3) Aggiornamenti da www.glassrbije.org
Traže pravdu za srpske žrtve na Kosmetu / Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM / Se Priština non formerà il Tribunale per i crimini dell’UCK, lo farà l’ONU / Il premier albanese Edi Rama: "Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico" / Belgrado: se Thaci viene in Serbia verrà arrestato
di Andrea Martocchia, segretario Coord. Naz. per la Jugoslavia ONLUS
http://www.lacittafutura.it/mondo/europa/kosovo-storia-di-un-fallimento-politico-e-militare.html
Tra allarme terrorismo, economia nulla e disoccupazione record, i kosovari fuggono dal Kosovo passando per Serbia e Ungheria. L'Europa non li vuole e presidia il confine serbo-ungherese. A Pristina comanda ancora l'UCK, che Nato e Onu, con la risoluzione 1244, dovevano smantellare. L'ISIS offre fino a 30mila euro ai giovani disoccupati per unirsi nei combattimenti. Intanto nel paese, dopo il fallimento di Eulex, c'è un problema da risolvere: la giustizia.
di Luigi Mazza
FUGA DAL KOSOVO
Si torna a parlare di Kosovo anche in Italia dopo che, dai Balcani, giungono notizie di “emergenza profughi”. Molti analisti, così come i giornalisti locali, parlano di “esodo” e “fuga”, ma i media nostrani non si sbilanciano troppo nonostante le parole chiave – profughi, albanesi, musulmani, allarme terrorismo, Isis ecc. - siano delle migliori per intossicare una narrazione. Il fatto è che il Kosovo è l'emblema più vicino a casa nostra del fallimento delle “missioni di pace” in cui l'Italia più si è spesa; il fatto è che, nella favola balcanica degli anni Novanta, i kosovaro-albanesi erano i veri “buoni” da difendere; il fatto è che a decidere di bombardare Belgrado fu un imbarazzante Bill Clinton, uscito ammaccato dal Sexgate, e che fu Massimo D'Alema a decidere che anche l'Italia era pronta per impantanarsi in Kosovo.
Ogni giorno centinaia di kosovari fuggono dalla miseria e dalla corruzione di un paese nato già fallito. Sfidano il freddo, il rischio di una multa di 7.500 euro, e affrontano tortuosi viaggi in pullman o costosissimi passaggi in taxi, pur di raggiungere l'odiata Serbia (la cui polizia chiude un occhio) e superare la frontiera con l'Ungheria, presidiatissima da una task force speciale nelle ultime settimane, per entrare in Europa. Puntano soprattutto a Francia, Germania, Austria, Svezia e Olanda. Secondo l'Agenzia Statistica del Kosovo, il paese che si lasciano alle spalle questi nuovi “clandestini” ha una disoccupazione che oscilla tra il 35 e il 45%, per raggiungere il 60% tra i più giovani. E le prospettive future non sembrano buone perché gli investimenti internazionali, che rappresentavano l'unica vera fonte di introiti per la precaria economia nazionale, sono crollati.
A destabilizzare la situazione interna, e la percezione che se ne ha in Europa, la notizia che lo Stato Islamico - secondo quanto dichiarato proprio dal segretario della comunità islamica in Kosovo, Resul Rexhepi – starebbe offrendo tra i 20 e i 30 mila euro, a fronte di uno stipendio medio di 200 euro, ai giovani kosovari per combattere nelle proprie fila. 55 nuovi adepti sono stati arrestati tra agosto e settembre scorsi, mentre 200 sarebbero quelli partiti per combattere in Siria e Iraq, di cui un centinaio rientrati in patria e 34 morti sul campo. Queste notizie vengono maneggiate con molta cura tra New York, Pristina e Roma: non bisogna dimenticare che i musulmani kosovari, oltre a essere stati coccolati in chiave anti-sovietica, una volta iniziata la missione Nato erano stati lasciati liberi di distruggere e saccheggiare case, ospedali e scuole, così come chiese e cimiteri ortodossi della comunità serba. E non bisogna dimenticare che i kosovaro-albanesi credono in Allah ma anche in Clinton e Bush (a cui dedicano strade, piazze e statue) e nella bandiera a stelle e strisce.
A ottobre scorso, sulle mura trecentesche del bellissimo monastero ortodosso di Decani, patrimonio Unesco dell'umanità, sono comparse scritte inneggianti all'Isis e all'UCK. Il sito, pattugliato giorno e notte da militari italiani (per questo molto stimati dalla comunità serba locale) è da sempre bersaglio di blitz da parte di gruppi di kosovaro-albanesi, che nel 2007 addirittura lo presero di mira con un lanciarazzi bellico.
Il KOSOVO OGGI, TRA POLITICA E CRIMINALITÀ
Sono passati sette anni dalla dichiarazione d'indipendenza del Kosovo e sedici dall'intervento delle forze Nato, che il 12 giugno 1999 entrarono nella “Piana del merlo” per sedare i violenti scontri tra la polizia serbo-jugoslava e le forze militari e paramilitari kosovaro-albanesi dell'UCK (Esercito di liberazione del Kosovo). Il Kosovo oggi è molto più che un paese povero che deve gestire un dopoguerra. Zona franca per contrabbandieri e criminali prestati all'imprenditoria, snodo strategico per i traffici illegali di ogni tipo: da armi e droga, a organi e prostitute. Il tasso di disoccupazione è fuori controllo, e la corruzione impregna a tutti i livelli il tessuto istituzionale: molti degli uomini che dominano la scena politica oggi vengono direttamente dai vertici dell'UCK, formalmente sciolta nel 1999.
È dalle ceneri dell'UCK che nasce il Partito Democratico del Kosovo (PDK) di Hashim Thaçi, attuale ministro degli esteri ed ex primo ministro (dal 2007 al 2015), che guidò l'UCK finanziandola grazie al commercio di eroina e cocaina. Così come dall'UCK è stato riciclato Ramush Haradinaj, nominato premier nel 2005 e poi costretto a dimettersi perché accusato di crimini di guerra, con 36 capi d'imputazione, dal Tribunale dell'Aja. Haradinaj, oggi leader dell'AAK (Alleanza per il Futuro del Kosovo), è stato assolto in appello e in primo grado dopo che quasi tutti i testimoni sono morti in circostanze misteriose. Smantellare e disarmare l'UCK era uno degli obiettivi centrali della risoluzione 1244 con cui il 10 giugno 1999, con Belgrado ormai piegata dalle bombe della Nato, l'Onu diede mandato alle forze internazionali di entrare in Kosovo. Ma, secondo i serbi rimasti in Kosovo e molti giornalisti indipendenti locali, l'UCK sta tuttora governando il paese perché l'intervento Nato avrebbe spianato la strada proprio a personaggi come Haradinaj e Thaçi.
Il sistema giudiziario kosovaro è stato creato e gestito direttamente dall'ONU, in collaborazione con Osce e Unione Europea, tramite la missione Umnik. La responsabilità è passata, nel 2008, alla missione Eulex che, se secondo l'immaginario collettivo occidentale era ostacolata da Serbia e Russia, nella realtà ha sempre trovato gli ostacoli maggiori nella stessa classe politica del Kosovo, che non gradisce indagini e processi nei confronti di ex ribelli kosovaro-albanesi e reduci dell'UCK, oggi malamente ripuliti e incravattati. A parte questioni di microcriminalità, Eulex non è riuscita a incidere per aiutare il Kosovo a conquistare uno stato di diritto, ed è finita prima nel mirino della Corte dei conti dell'Unione Europea perché i risultati raggiunti non giustificherebbero le spese sostenute dalla comunità internazionale, e poi è finita nel caos quando la procuratrice britannica Maria Bamieh, membra della stessa EULEX, ha accusato pubblicamente alti funzionari della missione di intascare tangenti per archiviare le procedure avviate.
Così lo scorso anno l'Unione Europea si era detta pronta a stanziare 150 milioni di euro per istituire un tribunale penale internazionale, simile a quello dell'Aja, ma con sede (anche) in Kosovo. La notizia è sempre rimasta più o meno ufficiosa, ma gli incontri dell'anno scorso tra l'Ufficio del Rappresentante dell'UE in Kosovo Samuel Zhbogar e i leader kosovari, così come la visita di Jonathan Moore per conto del Dipartimento di Stato Usa, lasciavano credere che si sarebbe arrivati presto a una svolta. Che nei fatti non c'è stata.
La sicurezza interna del neonato stato, ad oggi riconosciuto da 110 paesi delle Nazioni Unite, è praticamente affidata al lavoro dei 5000 uomini (di cui 500 italiani) della missione Kfor, oggi guidata dal generale italiano Salvatore Farina, che lavorano in sinergia con la Kosovo Police, presidiando e pattugliando le zone più a rischio, dalle enclavi serbe alle zone del nord kosovaro e portando avanti missioni diconfidence building e intermediazione tra la cittadinanza serba e quella kosovara.
Ad oggi in Kosovo, secondo l'organizzazione Humanitarian Fund Law, si sono celebrati 85 processi per crimini di guerra, con 62 imputati albanesi e 22 serbi. Pochissimi, se si pensa che solo tra il 1998 e il 1999 ben 13.146 persone sono morte o sparite nel nulla. E restano impuniti trafficanti di organi, contrabbandieri, mafiosi (locali e non) che fanno affari con armi e droga, così come criminali che fanno viaggiare rifiuti tossici da e per il Kosovo.
Questo, il più giovane stato d'Europa, è il Kosovo che i kosovari non vogliono più e da cui fuggono passando per la Serbia.
Čet, 09/04/2015 - Opštinsko rukovodstvo Kosovske Mitrovice najoštrije je osudilo napad na srpskog mladića S. N. (17) koji je povređen u tom gradu kada su ga napale nepoznate osobe koje su prešle iz južnog u severni deo grada. Gradonačelnik Severne Mitrovice Goran Rakić poručio je počiniocima napada da će biti gonjeni i da na glavnom mostu koji su prešli da bi napali srpske mladiće postoje sigurnosne kamere. Pozivam građane da budu suzdržani, održaćemo sastanak sa kosovskom policijom i obavestiti o daljim koracima koje ćemo preduzeti u pravcu očuvanja mira u gradu, rekao je Rakić. Predsednik privremenog opštinskog organa u Kosovskoj Mitrovici Aleksandar Spirić izjavio je da su zbog poslednjeg incidenta građani Kosovske Mitrovice uznemireni i zabrinuti. U severnom delu Kosovske Mitrovice u blizini ibarskog mosta večeras oko 18.00 časova izboden je mladić srpske nacionalnosti S. N. (17) koji je zbrinut u mitrovičkoj bolnici. Regionalni šef opetrative kosovske policije Željko Bojić izjavio je da je nekoliko osoba sa kapuljačama na glavi prešlo glavni most na Ibru, koji razdvaja severni od južnog dela grada, i da je tom prilikom napadnut srpski mladić.
(Izvor: Tanjug )
Che succede a Kosovska Mitrovica?
Di Carlo Perigli
Nuovamente alta la tensione a Kosovska Mitrovica, la ‘città divisa’ del Kosovo settentrionale, teatro negli ultimi quattro giorni di diverse aggressioni. A far scattare la scintilla l’accoltellamento subito da un diciassettenne serbo da parte di un gruppo di cinque persone non identificate, a pochi metri dalla stazione di polizia sul ponte di Austerlitz, che separa la parte sud della città, a maggioranza albanese, da quella nord, una delle poche enclavi serbe rimaste intatte nella regione.
Mentre proseguono le indagini sull’aggressione, le autorità locali, secondo quanto riportato da Tanjug.sr, hanno avviato un’inchiesta per valutare un’eventuale condotta negligente da parte dei tre poliziotti che avrebbero dovuto vigilare sulla zona, al momento sospesi a tempo indeterminato. Nel frattempo, l’evento ha scatenato un rapido susseguirsi di aggressioni, che fino ad ora hanno portato al ferimento di tre giovani albanesi e di due bosniaci.
“I recenti incidenti a Kosovska Mitrovica – ha dichiarato alla RTS Milivoje Mihajlovic, direttore dell’Ufficio governativo serbo per le relazioni con i media – mostrano la necessità di una maggiore vigilanza sul fiume Ibar e meno tensione da parte di Pristina. Penso che questi eventi mostrino la tensione etnica che sta emergendo nuovamente, forse causata dai problemi economici, ma sicuramente da alcune idee circolate ultimamente”. Un chiaro riferimento alle dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa dal premier albanese Edi Rama, che aveva prospettato come “inevitabile” la futura unione con il Kosovo, “che all’Ue piaccia o no”. Un’idea che, secondo Mihajlovic, stimola passioni nazionaliste pericolose, anche a causa della mancata condanna da parte di Stati Uniti e Unione Europea. Sentimenti che forse per qualcuno sono utili, specialmente di fronte ad un Paese sull’orlo del baratro, dal quale negli ultimi mesi sono scappate circa 150.000 persone.
Così, l’atmosfera a Kosovska Mitrovica torna a farsi nuovamente incandescente, a distanza di quasi un anno dai tumulti del 22 giugno, quando un nutrito gruppo di nazionalisti albanesi ingaggiò violenti scontri con le forze di sicurezza internazionale, nel tentativo di raggiungere la parte nord della città. La dinamica degli ultimi fatti però, ricorda da molto vicino quella serie di omicidi – in parte mai chiariti – che scatenarono il pogrom anti-serbo del 17 marzo 2004,nel quale persero la vita 28 persone e migliaia di non-albanesi furono costretti ad abbandonare le loro case, buona parte delle quali distrutte insieme a monasteri e cimiteri.
Kosovska Mitrovica -- Mladić S. N. (17) srpske nacionalnosti uboden je nožem u grudi kod glavnog mosta u Kosovskoj Mitrovici. On je operisan, ali je još uvek životno ugrožen.
"Radi se o povredama nanetim oštrim predmetom od pozadi i to su ozbiljne povrede", rekao je Dimkić i dodao da su sedamnaestogodišnjem N.S. povređeni desna strana grudnog koša, desno plućno krilo, dijafragma i jetra.
Direktor bolnice u severnom delu Kosovske Mitrovice Milan Ivanovićrekao je nakon incidenta na mostu da je u tu bolnicu dopremljen mladić srpske nacionalnosti, star 17 godina, koga je napala grupa Albanaca koji su iz južnog dela prešli glavni most. Nakon operacije, povređeni mladić je u stabilnom stanju.
"Povređen mladić S. N. probudio se iz anestezije, a nakon operacije koja je trajala tri sata on se sada oporavlja u šok sobi. On je zadobio tešku povredu, opasnu po život, ali smo zaustavili krvarenje i sada, posle operacije, on se oseća stabilno. Očekujem povoljan postoperativni tok, iako se komplikacije ne mogu isključiti," rekao je za KoSSev, direktor bolnice u Kosovskoj Mitrovic.
Direktor gradske bolnice je ranije za B92 rekao da je povređeni mladić izgubio dosta krvi..
Napad na mladića srpske nacionalnosti dogodio se oko 18 h dok je bio sa još dvojicom mladića, koji su uspeli da pobegnu.
"Oko 17:50, u blizini glavnog mosta u Severnoj Mitrovici, iz pravca južnog dela, došlo je sedam lica koji su imali kapuljače na glavama. Tom prilikom nanela su povrede N.S., rođenom 1998, oštrim predmetom u predelu plećke. Lice je zbrinuto u bolnici", potvrdio je za KoSSev regionalni komandir Kosovske policije Željko Bojić.
Nakon incidenta napadači su pobegli u južni deo Kosovske Mitrovice, kazali su svedoci, javlja Beta.
Bojić je naveo i da su u blizini mosta bili pripadnici KPS-a, ali da niko nije uhapšen jer se sve desilo iznenada i bez povoda.
Kosovska policija će legitimisati sve koji prelaze glavni most na Ibru u Kosovskoj Mitrovici, rekao je Bojić.
Đurić: Ovo je zločin na nacionalnoj osnovi
Direktor Kancelarije za Kosovo i Metohiju Marko Đurić osudio je napad na mladića u severnom delu Kosovske Mitrovice, ocenivši da se radi o zločinu na nacionalnoj osnovi koji uznemiruje i obeshrabruje.
"Zločin koji je izveden na nacionalnoj osnovi, na mestu koje treba da bude simbol mira i koje treba i bukvalno da bude most pomirenja i zajedništva, uznemiruje i potpuno obeshrabruje. U predvečerje najvećeg hrišćanskog praznika, Vaskrsa, srpskom narodu na Kosovu i Metohiji se ponovo šalju poruke koje podsećaju na neka loša, a ne tako daleka vremena", rekao je DJurić.
On je ocenio da je taj napad uznemirio "sve stanovnike Severne Kosovske Mitrovice i sve nas koji ulažemo velike napore da u Pokrajini zaživi mir, tolerancija i bezbedan život za sve građane".
Kako se navodi u saopštenju Kancelarije, Đurić je pozvao pokrajinske organe i nadležne predstavnike međunarodne zajednice da hitno pronađu i kazne počinioce napada.
"Samo u tom slučaju ćemo moći da se nadamo da napori koje ulaže Vlada Srbije kako bi se na Kosmetu živelo bolje i bezbednije, nisu uzaludni", kazao je Đurić.
"Pronaći i kazniti napadače"
(...........)Gradonačelnik Goran Rakić ocenio je da je reč o "gnusnom zločinu" čije će počinioce "goniti do kraja".
"Onima koji pokušavaju da uruše ionako krhki mir u Mitrovici, poručujem da im to neće uspeti", kazao je gradonačelnik severnog dela Kosovske Mitrovice.
Rakić je pozvao sugrađane da ostanu mirni i pribrani i najavio da će čim dobije prve informacije iz operacione sale o stanju povređenog mladića, održati sastanak sa svim bezbednosnim strukturama u gradu gde će odlučiti o daljim koracima.
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Predsednik Srpske liste Aleksandar Jablanović najoštrije je osudio napad na mladića S.N. (17) koji je izboden u severnom delu Kosovske Mitrovice i zatražio hitnu reakciju Kfora i Euleksa..
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Traže pravdu za srpske žrtve na Kosmetu
Pon, 30/03/2015 – Predstavnici Udruženja porodica kidnapovanih i ubijenih na Kosovu i Metohiji razgovarali su sa ministrom odbrane Bratislavom Gašićem i predsednikom komisije Vlade Srbije za nestala lica Veljkom Odalovićem. Predsednik Udruženja Simo Spasić je, posle sastanka održanog u Ministarstvu odbrane, izjavio novinarima da porodice punih 17 godina traže istinu i pravdu za srpske žrtve na Kosmetu. Porodice žrtava ne mogu da prihvate da su oni koji su počinili zločine nad Srbima na Kosovu i Metohiji i dalje na slobodi, rekao je Spasić. (............)
Jedanaest godina od pogroma nad Srbima na KiM
Uto, 17/03/2015 - 08:51 -- MRS
Danas se navršava 11-ogodišnjica martovskog progoma nad Srbima na KiM, kada je 17. i 18. marta 2004. u talasu nasilja ekstremnih kosovskih Albanaca sa Kosmeta proterano još 4.012 Srba. Oni se uglavnom više nikad nisu vratili u svoje domove jer za to nemaju, pre svega, bezbednosne uslove.
Tokom nasilja na KiM 17. i 18. marta 2004. ubijeno je 19 osoba, a povređeno najmanje 170 građana srpske nacionalnosti, kao i desetine pripadnika međunarodnih snaga koji su se, štiteći Srbe i njihovu imovinu, sukobili sa s lokalnim ekstremnim Albancima. Tokom dva pomenuta dana porušeno je oko 800 srpskih kuća i zapaljeno 35 pravoslavnih verskih objekata, uključujući 18 spomenika kulture, među kojima je i čuvena crkva Bogorodice Ljeviške u Prizrenu, podignuta u periodu 1306-1307. godine, na ostacima svetinje iz 11. veka. Stradala je takođe i Prizrenska bogoslovija, koja je na tim prostorima delovala čak i pod Osmanlijama.
Hram Bogorodice Ljeviške, jedan je od najreprezentativnijih spomenika srdenjovekovne Srbije, episkopsko središte srpske crkve u srednjem veku, a monumentalni oblik dobio je u vreme Kralja Milutina (1282-1321), mada je i ranije bio arhijerejsko središte prizrenskog episkopa srpske crkve.
Crkva je nekoliko godina posle martovskog nasilja 2014. delimično obnovljena, prva liturgija u njoj služena je šest godina kasnije, ali tragovi devastacije i požara i danas nisu otklonjeni. Bogorodica Ljeviška u Prizrenu je od 2006. na listi spomenika pod zaštitom UNESKO-a. U prvo vreme hram je obezbeđivao Kfor, a sada ga čuvaju pripadnici Kosovske policijske službe. Prema podacima Eparhije raško-prizrenske SPC, iz aprila 2004, ukupan broj uništenih crkvenih zgrada SPC tokom martovskog pogroma 2004. bio je blizu 100.
Povod ili izgovor za pogrom bila je neosnovana kampanja tamošnjih albanskih medija prema kojoj su lokalni Srbi optuženi da su psima naterali preko reke Ibar grupu dečaka Albanaca iz sela Čabar kod Zubin Potoka, na severu KiM, pri čemu se jedan dečak utopio u reci. Unmik policija utvrdila je da su optužbe bile lažne, a portparol međunarodne policije Neridž Sing izjavio je tada da su albanski dečaci prethodno bili pod jakim pritiskom albanskih novinara i političara da optuže Srbe iz susednog sela. Pogrom albanskih ekstremista nad Srbima 17. i 18. marta 2004. na KiM osudili su Savet bezbednosti UN, kao i EU, a Parlamentarna skupština SE je 29. aprila 2004. donela odgovarajuću rezoluciju.
Petar B. Popović
19. 03. 2015. – I rappresentanti diplomatici degli USA, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Italia e il rappresentante speciale dell’UE a Priština hanno rilevato che se le autorità di Priština non formeranno il Tribunale speciale per i crimini dell’organizzazione torroristica dell’UCK, quel Tribunale sarà formato dall’ONU. Loro hanno indicato che se il parlamento kosovaro non dovesse riuscire ad adottare la decisione sull’istituzone del Tribunale speciale, quella questione saà subito mandata al Consiglio di Sicurezza, secondo la Risoluzione 1244.
Zapad: Ako Priština ne formira sud za zločine OVK, to će učiniti UN
Čet, 19/03/2015 - Diplomatska predstavnoštva SAD, Nemačke, Velike Britanije, Holandije, Italije i specijalni predstavnik EU u Prištini upozorili su prištinske vlasti da će, ako kosovski parlament ne uspe da formira Specijalni sud za zločine terorističke OVK, taj sud biti formiran pod okriljem UN. Oni su ukazali da će, ako kosovska skupština ne uspe da izglasa odluku o osnivanju Specijalnog suda, to pitanje bez odlaganja biti preneto na Savet bezbednosti UN, po Rezoluciji 1244.
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07. 04. 2015. – Il premier Aleksandar Vucic ha dichiarato che il Kosovo e l’Albania non saranno mai uniti. Vucic l’ha detto commentando la dichiarazione del premier albanese Edi Rama che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico se l’Unione europea non aprirà le strade per le loro integrazioni europee e la liberalizzazione del regime del rilascio dei visti. Prometto al premier Rama che il Kosovo e l’Albania non si uniranno mai in modo classico, come egli dice. I leader albanesi dovrebbero cessare di provocare l’instabilità nella regione, ha dichiarato Vucic.
Djuric: dichiarazioni di Rama sono un attacco contro la pace e la stabilità nella regione
07. 04. 2015. – Il direttore dell’ufficio dell’Esecutivo serbo per il Kosovo e Metochia Marko Djuric ha comunicato in conferenza stampa che le dichiarazioni del premier albanese Edi Rama sull’unione tra il Kosovo e l’Albania rappresentano un attacco contro la pace, la stabilità nella regione e un invito alla modifica delle frontiere sui Balcani. Tirana dovrebbe smettere di battere sui timpani di guerra. Le dichiarazioni del genere possono causare soltanto il deterioramemto della stabilità nella ragione, la quale è molto fragile. La Serbia non permetterà mai che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico, come ha annunciato Rama. Il premier albanese Edi Rama ha detto nell’intervista rilasciata alla TV di Pristina che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico se l’Unione europea non aprirà le strade per le loro integrazioni europee e la liberalizzazione del regime del rilascio dei visti ai loro cittadini.
M. Kocijančić, portavoce Commissione europea: Sono inaccettabili le provocazioni di Thaci e Rama:
Kocijančič: Neprihvatljive provokacije Tačija i Rame
08/04/2015 – Izjave premijera Albanije Edija Rame i kosovskog ministra spoljnih poslova Hašima Tačija o ujedinjenju Albanije i Kosova su neprihvatljive provokacije i nisu u skladu sa politikom saradnje u regionu, saopštila je portparolka Evropke komisije Maja Kocijančič. Zapadni Balkan ima jasnu evropsku perspektivu koja je utvrđena na najvišem nivou, poručila je Kocijančič, dodajući da Brisel očekuje od svih u regionu da vode politiku pomirenja i dobrosusedske saradnje. Sve provokativne izjave koje odstupaju od te politike su neprihvatljive, izjavila je portparolka visoke predstavnice EU za spoljnu politiku i bezbednost Federike Mogerini. Rama je nakon zajedničke posete sa Tačijem u Ulcinju rekao televiziji Klan Kosova da će se Kosovo i Albanija ujediniti na klasičan način ukoliko Kosovo ne bude imalo jasnu evropsku perspektivu.Ova izjava izazvala je juče oštru reakciju premijera Srbije Aleksandra Vučiča, koji je rekao da su Rama i Tači "prekardašili" i da se Kosovo i Albanija nikada neće ujediniti.
(Izvor: Tanjug)
08. 04. 2015. – Il premier Aleksandar Vucic ha detto che l’Unione europea ha reagito in modo piuttosto timido alla dichiarazione provocativa del premier albanese Edi Rama che il Kosovo e l’Albania si uniranno in modo classico. Deve finalmente terminare il processo del cambiamento delle frontiere sui Balcani, ha detto Vucic a Krupanj, dove ha presenziato all’apertura della fabbrica della compagnia tessile turca Jinsi. La Serbia continuerà a condurre la politica di pace. Noi però non possiamo non reagire alle centinaia di dichiarazioni del genere. Le dichiarazioni del premier albanese Edi Rama e del ministro degli esetri del Kosovo Hashim Taci sull’unione sono le provocazini inaccettabili che non sono in linea con la politca della collaborazione nella regione,ha dichiarato la portavoce della Commissione europea Maja Kocijancic.
Uto, 14/04/2015 - Spoljnopolitički odbor Evropskog parlamenta, u raspravi o izveštaju o napretku Bosne i Hercegovine i Albanije, ocenio je neprimerenom nedavnu izjavu albanskog premijera Edija Rame o ujedinjenju Kosova i Albanije, objavila je Al Džazira na svom veb sajtu. U nedavnom zajedničkom intervjuu Rame i kosovskog ministra spoljnih poslova Hašima Tačija prištinskoj televiziji "Klan Kosova", albanski premijer je rekao da "ujedinjenje Kosova i Albanije" ima dve alternative i da sve zavisi od pristupa EU. Predsednik parlamentarne grupe za Srbiju u EP Edvard Kukan rekao je za "Blic" da mu se ne dopada izjava albanskog premijera Edija Rame o ujedinjenju Kosova i Albanije.
(Izvor: Tanjug)
Belgrado, 16 apr. (AdnKronos/Dpa) - Il vice premier e ministro degli Esteri del Kosovo Hashim Thaci verrà arrestato se andrà in Serbia. Dopo le notizie secondo cui Thaci sarebbe pronto a prendere parte ad una conferenza a Belgrado, sia il ministro dell'Interno serbo, Nebojsa Stefanovic, che il procuratore Vladimir Vukcevic hanno affermato che se questo dovesse avvenire verrebbe arrestato con l'accusa di crimini di guerra durante il conflitto in Kosovo. "La polizia agirà in conformità con la legge e lo consegnerà alla giustizia", ha precisato Stefanovic. "L'inchiesta contro Thaci - ha spiegato da parte sua Vukcevic al quotidiano Blic - è stata sospesa perché è fuori dalla portata delle autorità serbe". (fonte: intopic / Il Tempo)