Care amiche, cari amici,
sono passati 17 anni da quando abbiamo iniziato questa straordinaria esperienza di solidarietà internazionale tra i lavoratori. Come è partita?
Nell'anno 1999 durante l'aggressione che la NATO condusse contro la Repubblica Federale di Jugoslavia fu bombardato anche complesso metalmeccanico Zastava a Kragujevac in cui lavoravano 36000 lavoratori. Questa città operaia, simbolo di convivenza multietnica e portatrice di sviluppo del Paese nel periodo della grande Jugoslavia, diventò così una città senza alcuna prospettiva, ridotta alla fame e miseria. Quando si bombardano fabbriche si toglie speranza nel futuro, le vittime sono i lavoratori, che perdono i posti di lavoro, e le loro famiglie. Non esistono guerre giuste, ingerenze umanitarie, angeli di misericordia come furono nominati i bombardamenti dai mass media... Gli effetti collaterali sono stati in questo caso 36000 lavoratori di questa fabbrica rasa al suolo.
Come opposizione alla guerra ed in nome della solidarietà è nato questo progetto di adozioni, gestito sempre con massima trasparenza e possibilità di contatto diretto con l'adottato.
In questi anni ho avuto l'occasione a parlare con molti adottanti e se riassumo le loro risposte alla mia domanda su cosa li ha spinti ad aderire posso dire: IL NO ALLE GUERRE. Cito le parole di un adottante: "L'aiuto economico che vi diamo lo sentiamo come dovuto perché crediamo nella solidarietà internazionalista e anche perché riteniamo responsabile il nostro Paese delle difficoltà che avete''.
Vi invitiamo a non far cessare questa esperienza comune e a continuare a costruire i ponti di amicizia al di là delle frontiere o barriere linguistiche. Recentemente mi è stata posta la domanda: vale la pena continuare dopo 17 anni? Assolutamente si! Non solo perché c'è ancora bisogno del vostro aiuto ma anche perché così non va dimenticato, perchè così non ci arrendiamo e continuiamo ad opporci alla guerra.
Buone feste di fine anno a tutti voi con augurio che il prossimo possa essere un anno di pace in un mondo migliore che potremo costruire per le generazioni future.
Rajka Veljovic - Zastava, Kragujevac
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JEDINSTVENA SINDIKALNA ORGANIZACIJA – Zastava
Benvenuti in Serbia, paese della manodopera a basso costo.
Il risultato di tutto questo dopo 20 anni è che oggi la differenza tra la Serbia e gli altri paesi in cui si vive in modo relativamente dignitoso, è che la popolazione in Serbia è in estrema povertà o al limite di povertà. I più vulnerabili sono i più giovani e gli anziani.
Il salario minimo per un'ora è di 121 dinari (un po' meno di 1 euro). Per 176 ore mensili 21.296,00 dinari equivalenti a 176 euro.
Secondo le statistiche il paniere mensile (il materiale di prima necessità per una famiglia media di 4 componenti) è di 68.000 dinari equivalenti a 560 euro, che la maggioranza delle famiglie in Serbia può solo sognare. Secondo le statistiche i lavoratori con salario minimo non sono poveri.
Ufficialmente, il cittadino è povero (se vive da solo) se ha il salario al di sotto dei 13.400,00 dinari (110 euro). Inoltre è definita povera una famiglia con 4 componenti con entrate mensili al di sotto dei 28.156.00 dinari.
Quindi, secondo l’ufficio nazionale di statistica, in una famiglia media (due genitori e due figli) 7,5 euro dovrebbero essere sufficienti per il cibo, il materiale igienico e scolastico, vestiario, bollette... Tali entrate in Serbia le ha il 25,6% della popolazione. Questo significa che 1 cittadino su 4 vive ufficialmente oltre la soglia di povertà.
In Serbia, il paese piu povero d'Europa, ci sono 76 cucine popolari che distribuiscono un pasto gratuito al giorno a 36.000 persone di cui un terzo sono bambini.
Kragujevac è una citta che condivide il destino del paese. Ci sembra che Kragujevac ancora non abbia calcolato tutti i poveri; il numero ufficiale degli utenti della cucina popolare presso la Croce Rossa è 700. Però è aumentata la richiesta per cui sono stati aperti altri 3 siti dove viene distribuito il cibo che avanza nella mensa universitaria, nel Centro anziani e nel Centro per persone con disturbi mentali “Male Pcelice”.
L’aumento della povertà a Kragujevac è causato dall'economia in crisi: in Fiat è stato licenziato un turno intero (850 lavoratori), sono stati licenziati 650 lavoratori dei fornitori Fiat, è incerto il destino del reparto Zastava INPRO (132 lavoratori da 3 mesi senza salario e con prospettiva di liquidazione dell'impresa), la Centrale termica ha enormi debiti e conto bloccato (su 500 lavoratori per la metà si prevede licenziamento), il reparto Selleria con oltre 400 lavoratori, generalmente donne, con grossi problemi e salari al di sotto del salario minimo e la previsione di licenziamento di metà impiegate, lavoratori in esubero negli uffici pubblici...
Nei decenni passati e nel periodo di transizione Kragujevac ha percorso la strada da gigante industriale a “pianura di fame”, per arrivare poi a essere la città che con l'arrivo della Fiat doveva avere possibilità positive. Questa città aveva anche una strategia ufficiale per riduzione della povertà finanziata dai donatori esteri la cui durata è scaduta 4 anni fa e che non ha dato nessun risultato. Forse perchè gli stranieri difficilmente riescono a capire come la perdita di lavoro durante il crollo decennale ha trasformato anche la fascia dei cittadini con maggiori sicurezze e con alti titoli di studio in contrabbandieri, utenti di negozi di merce usata, venditori ambulanti... È anche difficile capire come gli anziani che vivono in campagna e hanno una casa che sta per crollare e un pezzettino di terra non hanno alcun diritto di essere aiutati dallo Stato.
Lo Stato, in cui c'è una fascia di persone che si sono arricchite in modo molto sospetto, in cui i bambini poveri non vanno alle feste di compleanno perchè non possono comprare il regalo e non vanno alle gite scolastiche per lo stesso motivo e se ne vergognano, oggi offre invece speranza attraverso programmi televisivi con reality, fiction e simili. È il divertimento che viene offerto per dimenticare lo stomaco vuoto.
Rajko Blagojević
Relazione sullo stato economico della Serbia – Autunno 2016
Care amiche e cari amici solidali, in occasione della presentazione del libro
Non Bombe Ma Solo Caramelle – Storia di una ONLUS anomala (Casa editrice Kappa Vu Udine)
ci sembra opportuno inviare a tutti voi una relazione sullo stato economico generale sul Pese Serbia, dove operiamo da più di quindici anni.
Tutte le nostre informazioni vengono pubblicate regolarmente sui due siti che seguono; altri siti di tanto in tanto riportano le relazioni dei nostri viaggi oppure le schede informative che periodicamente inviamo.
Sul sito del coordinamento RSU trovate tutte le notizie sulle nostre iniziative a partire dal 1999 all’indirizzo:
http://www.coordinamentorsu.it/guerra.htm
I nostri resoconti sono presenti anche sul sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia
al link che questa associazione dedica specificatamente a alle nostre attivita’
Vi ricordiamo infine che nella nostra pagina facebook
https://www.facebook.com/nonbombemasolocaramelle
potete trovare informaaioni aggiornate sui progetti che stiamo portando avanti inieme alle altre associazioni con cui collaboriamo. Per poter visulaizzare questa pagina NON e' necessario essere iscritti a Facebook.
I dati contenuti in questa relazione sono stati ricavati per la maggior parte dai bollettini periodici dell’Ufficio Centrale Statistico della Repubblica di Serbia; qualora la fonte sia diversa viene esplicitamente indicata.
Alcuni dati generali sulla popolazione, sui rifugiati e sugli sfollati interni
La Serbia si conferma essere un paese a crescita demografica negativa: la popolazione e' in costante diminuzione da molti anni, ed e' passata da 7,500 milioni di persone del 2000 a 7,350 del 2008 e a 7,217 a gennaio 2012.. La popolazione risulta in costante calo di circa 35.000 unità l’anno, interamente attribuibile al saldo negativo tra nati e morti, e secondo gli ultimi dati ufficiali è scesa a metà 2015 sotto i 7.100.000 abitanti. L’aspettativa di vita è di 75,6 anni (78,4 donne 72,9 uomini), dato che colloca la Serbia al 60° posto nella graduatoria mondiale.
Ne emerge un quadro di un Paese in via di progressivo invecchiamento: il cosiddetto ageing index (rapporto tra gli over 65 e gli under 25) è infatti pari a 137, superato in Europa soltanto da Germania eItalia (160 – 155). Oltretutto lo sbilancio tra nascite e decessi non e’ compensato (come succede in tanti altri paesi europei, come ad esempio in Italia) da un ingresso di giovani immigrati. Questa situazione demografica si aggrava sempre piu’ e crea squilibri sempre piu’ pesanti per esempio a livello delle pensioni e di quello che resta della sanita’ pubblica nel Paese.
Negli ultimi anni il calo in termini assoluti della popolazione è inoltre accompagnato da una costante migrazione interna che porta migliaia di persone a spostarsi soprattutto da zone agricole verso le grandi città, Belgrado in primis (nel cui territorio si sono trasferite nel 2015 quasi 6000 persone) ma anche Novi Sad (2000 persone).
http://webrzs.stat.gov.rs/WebSite/public/PublicationView.aspx?pKey=41&pLevel=1&pubType=2&pubKey=3649
Per quanto riguarda i rifugiati (provenienti dalle altre repubbliche nate dal e gli sfollati interni ecco le cifre molto sconfortanti.
Dopo la dissoluzione della Jugoslavia e fino al 1995 la Serbia aveva ricevuto almeno 650.000 rifugiati dalle altre Repubbliche jugoslave, principalmente dalla Croazia e dalla Bosnia (rispettivamente 330.000 e 270.000). Circa 150.000 persone sono poi rientrate nei loro Paesi di origine, circa 250.000 hanno ricevuto la cittadinanza serba e moltissime sono emigrate.
Gli ultimi dati disponibili sono quelli pubblicati dall’agenzia per i rifugiati dell’ONU UNHCR relativi al mese di gennaio 2014 e che potete vedere in dettaglio alla pagina:
http://www.unhcr.org/pages/49e48d9f6.html
I rifugiati sono 57.000 e gli sfollati interni (provenienti dal Kosovo dopo i bombardamenti della NATO del 1999) sono 227.000,
Queste persone vivono in condizioni difficilissime, in molti casi senza documenti, senza lavoro, con servizi sociali e sanitari al di sotto del livello di sussistenza; molti di loro vivono ancora in centri collettivi, in condizioni assolutamente degradate e prive di un reale futuro perche’ non hanno alcuna possibilita’ di trovare un lavoro regolare.
Cambio dinaro/euro (fonte: comunicati periodici della Banca Nazionale di Serbia)
La Serbia e’ un Paese con un fortissimo deficit commerciale (come vedremo tra poco) e piu’ della meta’ del commercio con l’estero si svolge con la Unione Europea, Italia e Germania in primis.
Dunque, oltre che l’inflazione, il cambio del dinaro con l’euro ha una immediata influenza sui prezzi delle merci e sulle (scarse) capacita’ di acquisto delle famiglie.
Ripercorriamo la variazione del cambio negli ultimi anni.
Verso la fine del 2011 il cambio oscillava a 100-102 dinari per un euro.
Poi per tutto il 2012 la moneta ha subito un indebolimento continuo, dai 103 dinari per un euro a gennaio fino ai 119 dinari per un euro a inizio agosto, iniziando successivamente un rafforzamento che ha portato alla fine dell’anno ad un cambio di 113 dinari per euro.
Per i primi cinque mesi del 2013 il dinaro ha continuato ad oscillare intorno a questi valori (scendendo fino a 110,5 verso la fine di maggio) per subire un brusco aumento fino a circa 114 all’inizio di giugno, valore da cui non si e’ scostato fino alla fine dell’anno.
Da gennaio a luglio del 2016 la divisa serba e’ risultata abbastanza stabile intorno al valore di 123 dinari per 1 euro, con saltuarie oscillazioni tra i 121 e i 125.
La svalutazione della moneta è uno strumento di stimolo economico sostenuto da molti economisti, che lo identificano come un mezzo efficace e parzialmente indolore per rilanciare l’economia di un paese, specialmente quando paragonato a politiche restrittive: rendendo più vantaggiose le esportazioni di beni e più costose le importazioni, contribuirebbe a risanare la bilancia dei pagamenti. Allo stesso tempo, dato che le importazioni diventano più costose, la domanda interna dovrebbe spostarsi verso l’acquisto di beni e servizi prodotti localmente, dando così un’ulteriore spinta all’economia interna e un aiuto al ribilanciamento dei conti pubblici.
Esistono però vari effetti negativi correlati ad una svalutazione. Non tutte le merci importate sono infatti facilmente “sostituibili” con merci prodotte internamente. E’ il caso ad esempio di gas e petrolio, merci cioè che in mancanza di proprie risorse naturali la Serbia deve per forza importare. Dato che queste sono merci con prezzo stabilito in moneta internazionale, una svalutazione del dinaro comporta un aumento del costo relativo di tali merci che si traduce direttamente in un aumento dei prezzi interni.
Prezzi al consumo
Dopo un periodo caratterizzato da un’ inflazione piuttosto elevata, dal 2014 i prezzi si sono bruscamente raffreddati: questi gli indici annuali dal 2007 al 2015
Nella tabella seguente riportiamo l’inflazione media annuale rispetto all’anno precedente:Anno Inflaz. %
2008 11,7
2009 8,4
2010 6,5
2011 7,2
2012 12,2
2013 7,8
2014 2,9
2015 1,9
Il trend è proseguito nel 2016, con un’ulteriore contrazione delle variazioni dei prezzi rispetto al corrispondente mese dell’anno precedente:
mese 2016 Inflaz. %
Gennaio 2,4
Febbraio 1,5
Marzo 0,6
Aprile 0,4
Maggio 0,7
Giugno 0,3
Luglio 1,2
Agosto 1,2
Settembre 0,6
Ottobre 1,5
http://webrzs.stat.gov.rs/WebSite/repository/documents/00/02/31/76/cn11112016e.pdf
A fine dicembre del 2013 era comparso sul sito della radio Serbia un interessante articolo sul calo dell’inflazione nel secondo semestre del 2013; purtroppo il Governo serbo ha chiuso questa importante fonte di informazione e l’archivio internet della radio non e’ più accessibile.
Riportiamo qui le conclusioni:
Il calo dell’inflazione di quest’anno e’ la conseguenza del grande calo degli investimenti e del moderato calo dei consumi privati, e per la recessione nella maggior parte dei settori economici. D’altra parte per la diminuzione della disoccupazione la Serbia ha bisogno dell’aumento dei consumi, e questa non e’ l’unica contraddizione, perche’ la diminuzione del valore del dinaro influisce sulla crescita del debito pubblico. Infatti lo Stato si è in genere indebitato in valute estere, e il prodotto interno lordo è espresso in dinari, e quindi finché non saranno risolte le questioni di un alto disavanzo nella cassa statale e del debito pubblico, questo influirà sicuramente in futuro sul corso di valute estere in direzione di indebolimento della valuta nazionale.
Prodotto interno lordo (PIL) e indice della produzione industriale
Dopo aver registrato tassi di crescita vivaci del PIL a termini reali tra il 2000 e il 2008 (mediamente 6% annuo) l’economia ha mostrato negli ultimi 7 anni una brusca frenata (-1,8% nel 2014, +0,74% nel 2015)
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
PIL in miliardl Din a prezzi correnti
2.880,1 3.067,2 3.407,6 3.584,2 3.876,4 3.908,5 4.043,5
Variazione %
4,9% 6,5% 11,1% 5,2% 8,2% 0,8% 3,5%
Variazione % in termini reali
-3,1 0,6 1,4 -1,0 2,6 -1,8 0,8
PIL in milioni di Euro a cambi correnti
30.654,7 29.766,3 33.423,8 31.683,1 34.262,9 33.318,6 33.491,0
Cambio euro / dinaro
94,0 103,0 102,0 113,1 113,1 117,3 120,7
PIL pro capite in dinari
393.407,3420.659,3470.884,3497.707,0540.902,1548.035,1569.873,0
PIL pro capite in euro
4.187,3 4.082,4 4.618,8 4.399,5 4.781,0 4.671,8 4.720,0
Variazione % (euro)
-8,7% -2,5% 13,1% -4,7% 8,7% -2,3% 1,0%
(Dati 2015 definitivi)
A livello mondiale la Serbia si colloca intorno alla 90ma posizione sia in termini di prodotto lordo complessivo sia di Pil pro capite, allineata a Paesi come la Colombia o l’Algeria. Il valore pro capite è pari a poco meno di un sesto di quello italiano.
Per quanto riguarda il 2016, il primo trimestre mostra un incremento in termini reali (rispetto all’analogo trimestre 2015) del 3,8%, il secondo trimestre un incremento dell’1,9%, il terzo del 2,6%; i dati destagionalizzati degli ultimi 4 trimestri danno tuttavia una proiezione di crescita su base annua che supera di poco lo 0,5%.
L’economia sommersa probabilmente vale circa il 15% del PIL, come somma di lavoro nero classicamente inteso per il 5%, mentre il restante dall'economia illegale (droga e prostituzione) che inciderebbe per un 1%; poi le produzioni per autoconsumo (prodotti agricolo / zootecnici e costruzioni) che contano per circa il 3,3%; infine l'evasione / elusione fiscale (conseguita con la "sotto-dichiarazione dei redditi) che incide per un ulteriore 4,5%. Questi dati però sono veramente difficili da controllare, e le stime variano a seconda delle fonti dal 15% al 30% per lo stesso periodo di tempo.
A livello di macroregioni – sulla base di un’analisi condotta sui dati 2013-2014 – la regione di Belgrado risulta detenere una quota complessiva pari a poco meno del 40% del Pil nazionale, Vojvodina il 27%, Sumadija e Serbia occidentale il 20%, la Serbia meridionale e orientale il 14%. Nel biennio considerato la regione di Belgrado risulta la sola in flessione (di oltre il 2%), mentre la migliore performance si registra in Sumadija con un progresso di oltre il 5%.
I conti pubblici
Fino al 2008 i conti pubblici della Serbia avevano registrato un sostanziale equilibrio, caratterizzato da modesti deficit (intorno all’1,7% nel triennio 2006-2008): dal 2009 la situazione ha cominciato a deteriorarsi e il deficit dello Stato è saito al 3-4% nel triennio 2009-2011 per toccare i massimi nel 2014 con una percentuale del 6,3. Le politiche di riequilibrio adottate dal governo serbo in accordo con il FMI hanno permesso di invertire la tendenza, consentendo di riportare il saldo tra entrate e uscite al 2,9% nel 2015. Secondo notizie di stampa (Bloomberg.com) il 2016 dovrebbe confermare il miglioramento dei conti: grazie alle maggiori entrate fiscali registrate nei primi otto mesi il deficit a fine anno dovrebbe attestarsi sul 2%, cioè la metà di quanto originariamente previsto dal governo.
Ovviamente la forte crescita del deficit registrata nel quinquennio 2009-2014 ha fatto impennare l’indebitamento dello Stato, che dal minimo del 28,3% del PIL del 2008 è rapidamente salito sino all’attuale 75%, valore sul quale le politiche governative cercheranno di consolidarsi, anche se con notevoli difficoltà dovute alla debole crescita economica.
La produzione industriale
La tabella seguente contiene i dati dal 2007 al 2015, a valori costanti rispetto al 2010, posto come base 100.
La prima riga contiene l’indice complessivo per tutte le produzioni industriali, mentre la seconda riga e’ relativa all’industria manifatturiera.
2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Indice prod. ind. totale
111,5 113,1 98.8 100,0 102,5 100,2 105,6 98,8 107,1
Solo ind. manifatturiera
114,9 116,1 97,5 100,0 99,8 98,9 103,5 102,1 107,7
I dati del 2000, non riportati per mancanza di spazio, erano rispettivamente di 96,7 e 98.9, a dimostrazione che l’industria serba non riesce a risollevarsi dopo i bombardamenti della NATO del 1999, e che le privatizzazioni generosamente finanziate dalle casse governative, non hanno provocato alcun miglioramento del Paese.
L’ultimo dato disponibile e’ quello di agosto 2016: la produzione industriale dei primi otto mesi di quest’anno evidenzia una crescita dell’1,8% rispetto al dato medio del 2015.
Bisogna inoltre considerare che nel 2012 sono partite le produzioni nella FIAT AUTO SERBIA (FAS) che era sempre stata indicata come la fabbrica che avrebbe innescato la rinascita economica della Serbia, e che fino ad ora si è rivelata incapace di mantenere queste promesse.
Commercio con l’estero
Negli ultimi 5 anni l‘interscambio della Serbia con il resto del mondo ha oscillato tra i 30 e i 35 miliardi di dollari, con export in aumento nel biennio 2013/14, dovuto in gran parte alle vendite della FIAT 500L. Cronicamente la bilancia commerciale registra uno squilibrio a favore delle importazioni con un conseguente deficit, che nel 2015 è stato di 4.851 miliardi di dollari. In flessione rispetto ai due anni precedenti.
Import /Export della Serbia (milioni di US$)
20112012201320142015
export
11.779 11.228 14.611 14.843 13.365
import
19.862 18.929 20.551 20.609 18.216
deficit
-8.083 -7.701 -5.940 -5.766 -4.851
(FONTE Statistical Pocketbook of the Republic of Serbia)
I principali partner commerciali della Serbia sono Germania e Italia che insieme coprono un quarto dell’interscambio del paese, con una prevalenza dell’Italia per quanto riguarda l’export e della Germania per l’import. Circa due terzi degli scambi complessivi (import + export) avvengono nei confronti dell’Unione Europea.
Nei primi sei mesi del 2016 il commercio estero serbo ha mostrato segni di miglioramento: le esportazioni sono aumentate sensibilmente più delle importazioni (10,2% contro 5,8%) con il risultato che il cronico deficit commerciale ha registrato una contrazione di oltre il 7% rispetto all’analogo periodo del 2015. In un quadro generale di sensibile aumento delle esportazioni verso i paesi europei (tra cui spicca la Germania con un +25%) fa eccezione l’export verso l’Italia, in flessione del 3,3%, (probabilmente a seguito del calo di produzione della Fiat Auto Serbia).
L’Italia e’ diventata, per effetto della presenza di Fiat Auto Serbia, il primo Paese per l’interscambio commerciale, seguita da Germania, Bosnia-Erzegovina e Federazione Russa.
Il maggior deficit commerciale si verifica con la Cina, verso la quale la Serbia non esporta pressoche’ nulla e dalla quale invece importa telefoni cellulari e computers, con il Kazakistan e con la Federazione Russa, dai quali importa quasi tutto il petrolio e il gas naturale di cui ha bisogno.
Ecco piu’ in dettaglio i flussi economici con i Paesi con cui l’interscambio e’ piu’ alto per il 2014, per il 2015 e per i primi sei mesi del 2016 in milioni di dollari a valori correnti.
Commercio con l’estero, per differenti Paesi in milioni di dollari (valori correnti)
Export 2015Import 2015Export Gen-Giu 2016Import Gen-Giu 2016
TOTALE 13365 18216 7346,8 9505,4
Italia 2163 1923 1195,0 1028,9
Germania 1673 2256 979,8 1224,2
Bosnia-Erzeg. 1172 .. 593,8 187,0
Russia 724 1749 79,3 796,3
Cina .. 1541 12,3 773,6
Livelli occupazionali e salari
Nel corso degli ultimi 10 anni l’occupazione in Serbia ha risentito di un forte ridimensionamento, toccando il suo livello più basso nel 2014: nel periodo sono stati persi 270 mila posti di lavoro “registrati” (cioè regolarmente iscritti a fini contributivi). Soltanto a partire dal 2015 si è registrato un minimo recupero, confermato anche nel primo semestre 2016: a giugno di quest’anno il numero di lavoratori iscritti risulta infatti superiore di oltre 30 mila unità a quello di 12 mesi prima,
2006200720082009201020112012201320142015
Lavoratori iscritti
2.115.135 2.085.242 2.081.676 1.984.740 1.901.198 1.866.170 1.865.614 1.864.783 1.845.494 1.882.825
indice 2014=100
114,6% 113,0% 112,8% 107,5% 103,0% 101,1% 101,1% 101,0% 100,0% 102,0%
Tra i macrosettori maggiormente penalizzati dalla crisi, si segnalano l’agricoltura (che in dieci anni ha perso il 36% degli addetti), le costruzioni (-34%), il manifatturiero nel suo complesso (-40%) nonché, tra i servizi, quello alberghiero e della ristorazione (-22%). Per contro sono fortemente cresciuti gli addetti nel campo dei servizi amministrativi (+65%), dell’entertainment (+26%) oltreche, in misura più contenuta, nella pubblica amministrazione, educazione salute e libere professioni.
Secondo le statistiche ufficiali il tasso di disoccupazione nel periodo 2008-2014 si è evoluto come segue
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014
Tasso di disoccupazione
% su popolazione attiva 15-64 anni
14.4 16.9 20.0 23.6 24.6 23.0 19.7
Dati successivi, plausibilmente riconducibili alla stessa serie storica, riportano dal 2014 in avanti una tendenziale flessione del tasso di disoccupazione che nel terzo trimestre 2016 registrerebbe un minimo da molti anni pari al 13,8% (fonte: http://it.tradingeconomics.com/serbia/unemployment-rate )
In termini assoluti, secondo i dati ufficiali, il numero totale dei disoccupati a fine 2015 risultava pari a 724.096 unità in flessione del 2,5% rispetto al dato di fine 2014. A fine luglio 2016 la cifra dei disoccupati è ulteriormente scesa a 684.800 unità.
Per quanto riguarda i salari, i dati più recenti (giugno 2016), rilevano un importo lordo mensile medio di poco superiore ai 64.000 dinari (520 euro), corrispondente ad un salario mensile medio netto di 46.450 dinari (377 euro): entrambi i valori risultano in crescita del 4,3% sul dato medio del primo semestre 2015. Le retribuzioni risultano marcatamente differenziate a seconda dei settori di attività, con punte massime (lordo oltre i 100 mila din.) per i lavoratori dei comparti ICT, engineering, public utility e minerario e minime per i settori alberghiero e ristorazione (38 mila din.), piccolo commercio, agricoltura, sanità e scuola. Per potere valutare correttamente il significato di queste cifre sulla vita quoitidiana di una famiglia si consiglia di leggere il documento di Rajko Blagojevic, presidente della Jedinstvena Sindakalna Organizcija di Kragujevac, il Sindacato con il quale noi operiamo a Kragujevac dall’inizio della nostra attività, che ci è stato spedito a novembre 2016 e che fa parte integrante di questa relazione, anche se a voi viene inviato come documento a parte.
Pensioni
Mentre l’occupazione scende, il numero dei pensionati e’ in continuo aumento anno dopo anno, soprattutto per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia.
Numero pensioni erogate e incrementi rispetto anno precedente
2010 2011 2012 2013 2014 2011 2012 2013 2014
Numeri assoluti Variazioni %
vecchiaia 708.934 729.516 780.953 809.421 840.785 2,90% 7,05% 3,65% 3,87%
invalidità 322.934 314.488 311.314 302.276 291.335 -2,62% -1,01% -2,90% -3,62%
superstiti 313.865 313.842 328.625 326.319 322.212 -0,01% 4,71% -0,70% -1,26%
totale 1.345.733 1.357.846 1.420.892 1.438.016 1.454.332 0,90% 4,64% 1,21% 1,13%
L’importo medio mensile delle pensioni era pari nel 2014 (ultimo anno per cui sono reperibili dati ufficiali) a poco più di 26.000 dinari (circa 200 euro) per l’insieme dei trattamenti erogati, mentre risultava di oltre 29.000 dinari per quelli di vecchiaia. In media i trattamenti di invalidità risultano inferiori a quelli di vecchiaia del 10% quelli ai superstiti del 25%.
Importo medio mensile delle pensioni per tipo
20102011201220132014Variazione 2014/2010
Importi in dinari correntinominalereale
vecchiaia 25.195 26.683 28.585 29.452 29.293 16,3% -12,8%
invalidità 20.054 21.312 22.786 23.624 23.709 18,2% -11,4%
superstiti 16.048 17.131 18.920 19.739 19.657 22,5% -8,2%
totale 21.790 23.200 25.033 25.976 26.055 19,6% -10,4%
In termini nominali la pensione media ha registrato nel periodo in esame un incremento di circa il 20%, che depurato della variazione dei prezzi si traforma tuttavia in una diminuzione tra l’8% e il 12% a seconda dei trattamenti.
Commercio interno
Un interessante indicatore dello stato dell’economia e dell’andamento della vita quotidiana è rappresentato dal volume del commercio interno al dettaglio. Anche in questo caso i dati degli ultimi anni denunciano la situazione di crisi che colpisce da tempo la Serbia: dal 2010 i consumi di beni sono infatti rimasti pressoché invariati in termini nominali, in quanto il crollo registrato nel 2011 è stato riassorbito molto lentamente, e solo a partire dal 2014. Depurando i dati dalla variazione dei prezzi, le vendite al dettaglio risultano tuttora inferiori di circa il 20% ai livelli del 2010 e solo nel 2015 si registra una modesta ripresa in termini reali.
Fatturato del commercio interno al dettaglio in milioni di dinari
Indici di variazione in termini nominali e reali
2010 2011 2012 2013 2014 2015
milioni di dinari
1.229.1991.118.4411.196.0951.203.9661.253.9241.269.677
var. nominale
100,0%91,0%97,3%97,9%102,0%103,3%
var. reale
100,0% 82,0% 80,4% 76,3% 78,1% 79,2%
I dati parziali del 2016, dopo un inizio d’anno piuttosto debole, sembrano denotare una discreta ripresa a partire da aprile (anche se i dati sono parzialmente stimati). Il primo semestre dell’anno in corso sembrerebbe evidenziare un aumento del commercio interno del 8% a termini reali, grazie principalmente ai prodotti non alimentari, esclusi i carburanti il cui consumo rimane fermo.
(a cura di Giuliano)
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Sulla situazione alla GEOX, ditta italiana delocalizzata a Vranje, si veda anche:
https://www.cnj.it/AMICIZIA/sindacale.htm#geox2016
Синдикат у GEOX-u je podmukla prevara! (Извор: окрадио.рс, 10.01.2017.)
Председник Удружених синдиката Србије „Слога“ Жељко Веселиновић оцењује за ОК Радио да је формирање одбора Већа савеза самосталних синдиката (ВССС) у фабрици „Geox“ у Врању “подмукла превара менаџмента фирме”... Веселиновић у наставку синдикалне борбе најављује и сарадњу овог синдиката са колегама из Италије и Немачке, са чијим су представницима већ остварили контакт. Групација синдиката из ове две земље су изразили интересовање за помоћ у синдикалној борби својих колега из „Geoxa“ и још неких иностраних фабрика у Србији... синдикати у Италији ће бити обавештени о томе како се овде ради и очекујемо да са њима остваримо сарадњу у побољшању услова рада овдашњих радника – најављује Веселиновић.
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Lo squallore del manager della ditta GEOX
Mario Moretti, manager della ditta italiana GEOX, che ha delocalizzato da alcuni anni in Serbia, ha voluto concludere la sua conferenza stampa lo scorso 18 novembre 2016 a Vranje con un gesto di grande squallore. Ha regalato ai giornalisti dei buoni per l'acquisto di un paio di scarpe di loro scelta nel negozio GEOX recentemente aperto a Vranje.
L'atto è un palese tentativo di corruzione in un contesto in cui la libertà di stampa è già in discussione, a causa della privatizzazione di tutti i media (privatizzazione che la UE ha posto tra le condizioni per l'apertura delle trattative per l'adesione della Serbia alla UE, e che ha già causato la chiusura del servizio internazionale radiofonico e minacce di liquidazione dell'Agenzia Tanjug). Questo soprattutto considerato che la GEOK di Vranje è sotto i riflettori della opinione pubblica per le violazioni dei diritti dei lavoratori: alcuni di loro sono stati subito licenziati per avere posto domande terra-terra al datore di lavoro, su questioni riguardanti il contratto di lavoro e gli straordinari.
http://sloga.org.rs/i-cipele-se-kao-i-pelene-bacaju-nakon-nosenja/
И ципеле се као и пелене бацају након ношења
Objavio: sloga
Београд, 21.11.2016. – Удружени синдикати Србије „Слога“ најоштрије осуђују скандалозан чин руководства италијанског Геокса из Врања и председника те групе Мариа Моретија, који су у петак, 18. новембра након одржане конференције за штампу са ограниченим временом за постављање питања, новинарима поделили ваучере за куповину једног пара обуће по свом избору у њиховој новоотвореној продавници у Врању.
Поклањање ваучера након конференције за штампу је скандал, будући да би такав поступак у њиховој земљи Италији био кривично дело мита, што у Србији очигледно није, или су охрабрени великом подршком власти и државе да мисле да се у Србији за поклоне може купити све, па и ћутање јавности са једним паром ципела.
Посебну тежину има то што је фабрика „Геокс“ била у у медијској жижи као симбол кршења радних и људских права, компанија о којој се доста писало и говорило, јер тамо радници добијају отказе за најбаналинија и сасвим људски постављена питања послодавцу, попут питања зараде, уговора о раду или прековременог рада.
Ми овим не желимо да осуђујемо оне припаднике седме силе који су узели ваучере, а има и оних који нису (што нас посебно храбри), будући да добро знамо у којој се незавидној материјалној ситуацији они налазе, јер Србија је упркос хвалоспевима власти и даље по свим параметрима и истраживањима земља беде и сиромаштва, а њени новинари на самом дну социјалне лествице.
Ипак, позивамо оне који су узели ваучере за ципеле да наставе са објективним информисањем јавности о свему оном шта се догађа са радницима у Врању, јер се и ципеле троше и бацају након ношења, баш као и „пелене“ које радници у страху и тајности носе да се не би замерали бахатом послодавцу.
Информативна служба