Serbia
- Italia, aprile 2009: Operai Fiat
Zastava offrono sangue per i terremotati
dell'Abruzzo / Comunicato del sindacato
Zastava sull'accordo FIAT-Governo
Srbija -
Italija, april 2009: Radnici Fiat
Zastava nude se kao dobrovoljni davaoci
krvi za postradale od zemljotresa u
Regionu Abruzzo / Izveštaj sindikata
Zastava o sporazumu FIATa i Vlade Srbije
La italiana GEOX sfrutta gli operai e
licenzia i sindacalisti
La ditta GEOX, con sede a
Montebelluna (Treviso), ha delocalizzato
in Serbia – per la precisione a Vranje –
come tante altre aziende italiane. Da
alcuni mesi si sono accese le proteste dei
lavoratori. A inizio settembre 2016, mille
operai sono entrati in sciopero; hanno
delegato una di loro, laureata in
sociologia, a tentare una mediazione con i
padroni: i quali invece l'hanno licenziata
in tronco. Un altro lavoratore
sindacalizzato č minacciato di
licenziamento. (aggiornamento fine
ottobre 2016)
VIDEO: Govor
Vladimira Davidovića ispred fabrike
GEOX u Vranju (SKOJ, 22 ott 2016)
Protest Sloge, NKPJ i SKOJ ispred
fabrike GEOX u Vranju na protestu zbog
neljudskih uslova za rad,
maltretiranja i otpuštanja radnika
20.10.2016.
Mille in sciopero: l'operaia (laureata
in sociologia) che tenta una mediazione
con i padroni viene licenziata in
tronco:
06.09.2016 – Габријела Крстић је прва
радница компаније „Geox“ у Врању која
је, после краткотрајног штрајка у
фабрици у понедељак, већ у уторак
добила отказ.
Решење о отказу уговора о раду
Габријели Крстић уручено је нешто
после 15 часова, одмах по истеку
радног дана, потврђено је порталу
„Врањске“ од извора у фабрици.
Габријела Крстић је дипломирани
социолог, а у „Geox“-у се, пре годину
дана, запослила као радница на линији
за производњу обуће.
Извор портала Врањске из фабрике нема
информације о томе шта ће се наредног
радног дана, у среду, догађати у овој
компанији и да ли ће још неко од
радника сносити последице због
изражавања протеста.
- Габријела је у понедељак, док је
трајао штрајк, изашла испред радника и
бираним речима, без иједне увреде,
замолила представника компаније да се
обуставе тортура, шиканирање и
малтретирање радника – препричаао је
за наш портал овај извор.
Њено обраћање дуготрајним аплаузом,
додаје саговорник, поздравило је преко
хиљаду радника који су обуставили
производњу.
Како је портал Врањске раније јавио,
радници су ступили у штрајк пошто је
менаџмент фабрике истакао оглас о
обавезном прековременом раду за све
запослене од једног сата дневно који
им неће бити плаћен.
Овакав почетак обрачуна са радницима
запосленим у компанији у уторак
поподне осудили су Ружица Тошић,
председница Самосталног синдиката
Пчињског округа и Жељко Веселиновић,
председник Удружених синдиката „Слога“
из Београда.
Овај синдикат, поводом догађаја у
Врању тражи хитну реакцију државних
органа, а од ресорног министарства
захтева хитно слање инспекције рада у
компанију „Geox“.
- Отказ који је уручен радници
Габријели Крстић је скандал који ми у
синдикату „Слога“ оштро осуђујемо.
Сви синдикати у Србији, медији, а
јавност посебно, морају предузети
јединствену акцију да се оваквом
вандалском поступку менаџмента
„Geox“-а, али и неких других
компанија, стане на пут - рекао је
Веселиновић за портал Врањске.
Директор Марко Базилио ни у уторак
није био у фабрици, а директорка за
људске ресурсе Светлана Рајачићи и
даље се није јављала на телефон познат
редакцији.
"Geox" у Врању послује од ове године.
У фабрици наводно ради 1.200 радника.
Током лета, радница фабрике Гордана
Крстић отворила је у штампаном издању
Врањских аферу о наводној психичкој
тортури и мобингу оптуживши за то
пословодство "Geox"-а у Врању.
Инспекција рада током потоње контроле
није утврдила никакве пропусте на
страни менаџмента у односу на раднике.
Р. Ирић
Slovenia 2016
“Insurrezione” a Koper-Capodistria
contro la privatizzazione del porto /
Radnički
otpor u Luci Koper / Vstala Primorska,
vstani Slovenija
Slovenia:
“insurrezione” a Koper-Capodistria
contro la privatizzazione del porto
Nel corso degli anni in Slovenia si sono
susseguiti una serie di episodi di lotte
anche molto dure da parte di quella
classe operaia che a detta di molti
dovrebbe essere scomparsa. Da ultimi
erano stati i minatori delle miniere di
carbone di Trbovlje e Velenje, che nel
2014 si erano auto-organizzati e avevano
occupato le miniere per ottenere il
rispetto del contratto, il pagamento
regolare dei salari (che venivano pagati
con mesi di ritardo) e contro il taglio
delle ferie. Ora perň a muoversi sono i
stati i lavoratori di un settore
strategico per il capitale e di quella
che č la maggiore azienda slovena, il
porto di Koper-Capodistria. Con il
sostegno di buona parte della
popolazione della cittŕ.
Il porto di Koper-Capodistria ha
prodotto nel 2015 quasi 16 milioni di €
di profitti. E’ gestito da una SPA, Luka
Koper (Porto di Capodistria), che dal
2008 ha una concessione 35-ennale per la
gestione esclusiva del porto ed č al 70%
di proprietŕ diretta o indiretta dello
stato sloveno. Nato nel 1957, il porto,
che gode dello status di zona franca, č
cresciuto in maniera spettacolare
arrivando nel 2015 a 19 milioni di
tonnellate di merce movimentata.
All’epoca della Jugoslavia l’azienda
portuale aveva finanziato con mezzi
propri il collegamento dello scalo
marittimo alla rete ferroviaria slovena
con una tratta ferroviaria a binario
unico di una 30 di km (Koper- Divača),
divenuta da tempo inadeguata a garantire
il traffico generato dal porto. Da anni
viene chiesto allo stato il raddoppio
del tratto ferroviario, ma i governi
succedutisi non hanno fatto nulla, se
non proporre di affidare il raddoppio a
privati, che avrebbero goduto non solo
dei profitti della successiva gestione
dell’opera, ma pure di contributi
statali.
Di fronte a un atteggiamento generale
del governo di assoluto disinteresse
rispetto allo sviluppo del porto, la
goccia che ha fatto traboccare il vaso č
stata la richiesta dello Slovenski
državni holding (SDH, Holding statale
sloveno), la societŕ che gestisce le
numerose partecipazioni statali in
aziende ed enti, di modificare l’ordine
del giorno dell’assemblea degli
azionisti di Luka Koper del 1 luglio
aggiungendo la sostituzione di tre dei
componenti del massimo organismo della
societŕ, il Consiglio di Sorveglianza
(di cui fanno parte rappresentanti degli
investitori, del Comune di
Koper-Capodistria e dei lavoratori) con
tre nuovi membri. Tra i nuovi componenti
proposti c’era anche il tedesco
Jurgen Sorgenfrei, con una
carriera tutta svoltasi quale dirigente
del porto di Amburgo nonché coautore di
una relazione dell’OECD che affermava
che il raddoppio del binario ferroviario
non fosse necessario. A ciň si č poi
aggiunta la notizia che il Ministro
delle Infrastrutture aveva proposto giŕ
parecchi tempo fa al governo di
“spacchettare” la concessione a Luka
Koper per dare in concessione le singole
parti/attivitŕ a aziende private.
Di fronte a quello che appariva
chiaramente come un tentativo di mettere
alla guida dell’azienda chi doveva
smontarla per poi cedere le parti
migliori ai privati, i lavoratori si
sono mobilitati contro la
privatizzazione e la svendita del porto
e a difesa del loro lavoro, ed il 1
luglio, nel giorno della assemblea dei
soci di Luka Koper, hanno bloccato tutte
le attivitŕ portuali. A sostegno dei
lavoratori č sorta l’iniziativa civica ”Vstala
Primorska – Vstani Slovenija”
(Primorska (1) insorta – insorgi
Slovenia) che ha organizzato un
assemblea pubblica a Koper-Capodistria
“contro la privatizzazione del porto,
per il futuro nostro e dei nostri figli”
con la partecipazione di circa 4.000
persone (in una cittŕ che conta si č no
30.000 abitanti). Niente di strano,
visto che il porto da lavoro a buona
parte degli abitanti della cittŕ e del
circondario ed č una realtŕ economica
che č ad esempio tra i massimi
finanziatori dell’Universitŕ del
Litorale di Koper-Capodistria.
La lotta dei lavoratori, che hanno
bloccato il porto fino al 3 luglio (cosa
che ha portato anche alla paralisi
completa del traffico ferroviario in
tutta la Slovenia), ha avuto come
risultato immediato l’annullamento della
proposta di sostituzione di tre
componenti il Consiglio di Sorveglianza
e le dimissioni del presidente di SDH.
Ma i lavoratori, che hanno affermato di
essersi mobilitati perché stufi “della
distruzione delle nostre aziende e delle
nostre vite ...” e contro “le decisioni
di persone che servono esclusivamente
interessi lobbistici...”, hanno a quel
punto chiesto anche le dimissioni del
Ministro delle Infrastrutture e del
sottosegretario al Ministero delle
Finanze Dragonja, che aveva fornito dati
falsi circa la “non-profittabilitŕ” di
Luka Koper.
Interessante la risposta del capo del
governo sloveno, Cerar, che ha affermato
“non permetterň che i lavoratori guidino
l’azienda, e tanto meno lo stato”
rifiutando decisamente i loro inviti ad
un incontro. Rifiuto che si č perň ben
presto rimangiato incontrando i
lavoratori il 7 luglio a Lubiana. Un
incontro durante il quale i
rappresentanti dei lavoratori hanno
presentato a Cerar un documento con il
quale chiedono: il massimo appoggio del
governo allo sviluppo del porto, al
mantenimento e ampliamento delle
concessioni a Luka Koper e per la
realizzazione delle opere giŕ in
programma con la messa in atto entro
settembre di tutte le misure a ciň
necessarie; la rinuncia a qualsiasi
modifica del regime di concessione e
dello status della societŕ Luka Koper;
l’impegno a trovare in tempi brevi
soluzioni adeguate per assicurare i
collegamenti ferroviari del porto; una
presa di distanza ufficiale e totale del
governo dalle proposte del Ministro
delle Infrastrutture. L’incontro č stato
di carattere interlocutorio e la vicenda
rimane aperta, tanto che il segretario
del sindacato dei gruisti di Luka Koper
ha affermato che per ora i lavoratori
hanno ottenuto quanto volevano, ma che
la lotta e tutt’altro che finita,
concludendo con un “ora ci sono le
ferie, ci rivediamo a settembre”.
Ma l’”insurrezione” di Koper-Capodistria
rischia di espandersi: durante
l’incontro infatti qualche centinaio di
“insorti” di ogni parte della Slovenia
hanno manifestato davanti al palazzo del
governo contro la distruzione delle
condizioni di vita dei lavoratori e a
sostegno dei lavoratori del porto di
Koper-Capodistria. Vedremo a settembre.
(1) La Primorska č la regione piů
occidentale della Slovenia lungo il
confine con l’Italia e va dalle Alpi
Giulie al mare. Il nome č traducibile
come Litorale.
Sindikat
Žerjavistov Pomorskih dejavnosti Radnički
otpor u Luci Koper (Anej
Korsika - 07.07.2016. – i na
JUGOINFO-u od 13.7.2016.) Plan slovenske političke elite da
smjenama, postupnim komadanjem i
infrastrukturnim zanemarivanjem
postepeno likvidira poslovno
uspješnu Luku Koper naišao je na
odlučan radnički otpor. Ono što je
u cijeloj priči posebno porazno
jest činjenica da su te sluganske
elite gotovo pa otvoreno radile u
korist njemačkog i austrijskog
kapitala...
Kragujevac, Srbija, 21.07.2016.
Otvoren stečaj u "Zastava automobili",
protest radnika Privredni
sud u Kragujevcu danas je otvorio stečaj
nad fabrikom “Zastava automobili a.d.”
zbog prezaduženosti i blokade računa od
701 dan . Više od 300 bivših radnika
kojima se duguje 120 miliona dinara
protestovali su zbog stečaja ispred
Skupštine Kragujevca. VIDEO
Il Piccolo, 16 giugno 2016
(segnalazione di Gilberto Vlaic)
Serbia 2016
Alla ricerca di partner stranieri per
la Galenika
La questione del
partenariato strategico per la storica e
prestigiosa azienda farmaceutica statale
“Galenika”, che ha sede a Zemun e dŕ
lavoro a 1400 persone, dovrebbe essere
definita entro il 31 maggio 2016. A fine
gennaio l’amministratore delegato
dell’azienda americana “Pari Biomedical”
ha visitato la fabbrica... (fonte
- anche su
JUGOINFO)
Ma sulla GALENIKA si era concentrata
l'attenzione internazionale giŕ nei giorni
immediatamente precedenti la aggressione
della NATO alla RFJ (febbraio-marzo 1999).
La fabbrica divenne infatti una specie di
paradigma dello scontro in atto tra i
governanti serbi e jugoslavi, da un lato,
e il grande capitale transnazionale,
dall'altro, come chiarisce la sintesi che
facemmo all'epoca...
Montenegro 2015
Segreto di Stato sulla privatizzazione
di 13 compagnie pubbliche
RASPRODAJA
DRŽAVNE IMOVINE: KAD NEZNANJE I
KORUPCIJA POSTANU SLUŽBENA TAJNA: Svi na
pod - ovo je privatizacija
Zoran RADULOVIĆ – MONITORING
br.1282, 15 MAJ 2015 (i na
JUGOINFO-u) – Odluka donijeta
krajem januara obuhvata sledećih 13
kompanija (ili djelove njihove imovine):
Institut Dr Simo Milošević, AD
Montecargo, Montenegroerlajnz, Budvansku
rivijeru, HTP Ulcinjska rivijera,
Institut crne metalurgije Nikšić, Poliex
AD Berane, Pošte Crne Gore, Novi
du-vanski kombinat, fabriku oružja
Montenegro defence industry, hotel Park
u Bijeloj, fabrički krug nekadašnjeg
Gornjeg Ibra u centru Rožaja i, konačno,
,,sve aktivnosti na definisanju budućih
odnosa između Vlade i kompanije A2A u
vezi sa ugovorom o dokapitalizaciji i
djelimičnoj privatizaciji EPCG"...
MONTÉNÉGRO
: LA VENTE DES BIENS PUBLICS, SECRET
D’ÉTAT
Monitor (Monténégro) 15 mai 2015 –
Toutes les informations sur les
procédures de privatisation des
entreprises monténégrines seront
inaccessibles au public et considérées
comme secrets d’État pour les cinq
prochaines années...
Serbia, 31 luglio
2015
Il Governo spegne la Radio
Internazionale della Serbia / Radio
Jugoslavia
Vlada izključuje Medjunarodni Radio
Srbija / Radio Jugoslavija
Governo
spegne la Radio Internazionale della
Serbia! Gentili ascoltatori, il Governo serbo
ha deciso che il 31 luglio la Radio
Internazionale di Serbia – la Radio
Jugoslavia cesserŕ di esistere. In
questo modo sarŕ interrotta la nostra
lunga collaborazione con Voi. Sarŕ
interrotta anche la tradizione delle
nostre trasmissioni per la diaspora
serba e tutto il mondo, nelle quali
venivano riportate in dodici lingue le
notizie politiche ed economiche e gli
articoli sulle offerte turistiche
della Serbia e l'ex Jugoslavia, le
loro bellezze naturali e la cultura.
Le trasmissioni della Radio
Internazionale di Serbia – la Radio
Jugoslavia venivano trasmesse su onde
corte per piů di settantanove anni.
La UE impone la
privatizzazione dei media in Serbia:
La
privatizzazione dei media serbi
(di Dragan Janjić /OBC, Belgrado 12
agosto 2014 – anche su
JUGOINFO) La Serbia ha recentemente
adottato un set di leggi sui media,
in particolare sul servizio
pubblico, che prevedono l'uscita
dello stato dalla proprietŕ dei
media. Secondo le associazioni di
categoria la nuova normativa č
buona, ma [SIC] č stata introdotta
grazie alle spinte di Bruxelles...
Redazione Contropiano, 4
Agosto 2014 - Nello
stabilimento Fiat di Kragujevac in
Serbia (qui viene prodotta la
500L) gli operai sono entrati in
agitazione contro le condizioni di
lavoro giudicate sfavorevoli dal
contratto. “Inaccettabili”,
secondo il Consiglio
anticorruzione serbo, il quale fa
sapere di aver ricevuto solo una
parte del contratto stipulato nel
2008 tra Fiat e Belgrado. Una
mancanza giustificata dall’azienda
con una nota sui «segreti
industriali e commerciali cruciali
per il successo della joint
venture» impossibili da divulgare,
confermata poche ore fa anche dal
nuovo premier serbo Aleksandar
Vučić, il quale in campagna
elettorale aveva promesso che
avrebbe reso noti i termini dei
cosiddetti accordi segreti tra
cui quello tra il governo di
Belgrado e la Fiat. Passate
le elezioni si č rimangiato la
parola data sullo svelamento dei
segreti della Fiat in Serbia: “Per
quanto riguarda la Fiat, il
contratto non verrŕ purtroppo reso
noto. E’ l’accordo in cui lo Stato
serbo ha speso piů soldi” si č
limitato a dire Vucic. Fiat
Automobili Srbjia (Fas) pesa
nell’economia della Serbia con piů
di 1,2 miliardi di euro investiti
e oltre 3000 lavorati occupati. In
un paese dove la disoccupazione č
al 30% e solo a Kragujevac
interessa 20mila persone, molte in
cassa integrazione a 60 euro al
mese. Per contro la FIat riconosce
ai suoi dipendenti stipendi
impensabili in gran parte
dell’Europa e negli Usa, tra i 350
e i 400 euro al mese, questo
nonostante avesse ottenuto
all’atto del suo insediamento
agevolazioni statali per 10mila
euro per ogni posto di lavoro
creato e un investimento iniziale
serbo da 200 milioni oltre ai 500
per la Banca Europea di
investimenti. La situazione dei
lavoratori della Fiat a Kragujevac
č fatta di ritmi ossessivi e
bassissimi salari (poco piů di 300
euro nelle qualifiche piů basse
per dodici ore di lavoro). Nel maggio
dello scorso anno, un operaio
era "esploso" durante il turno
di notte danneggiando 31
autoveicoli per un ammontare
di 50.000 euro di danni alla Fiat.
(Fonti: Grande Cocomero, East
Journal)
IL
DISPERATO SCIOPERO AD OLTRANZA
DEI LAVORATORI DELLA ZASTAVA
KAMIONI
di Gilberto Vlaic, Trieste 13
luglio 2014
Care amiche e cari amici solidali,
come vi abbiamo comunicato con il
post del 4 luglio i lavoratori
della Zastava Kamioni sono scesi
in sciopero ad oltranza, perchč
non ci sono in vista soluzioni
positive per la crisi di questa
storica fabbrica.
Ricordiamo che la fabbrica ha al
momento attuale 392 lavoratori; in
passato erano piů di 3000. La
fabbrica č ancora di proprietŕ
pubblica e non trova acquirenti
sul mercato delle privatizzazioni
che hanno devastato le condizioni
di vita dei lavoratori e delle
famiglie serbe.
Come indicato nel loro comunicato
del 4 luglio, lunedi scorso 7
luglio i lavoratori hanno iniziato
un affollato presidio nella piazza
antistante il Comune di Kragujevac
che terminerŕ stasera. La presenza
dei lavoratori č stata massiccia,
cosě come la solidarietŕ di tutti
i lavoratori e gli abitanti della
cittŕ che non puň permettersi una
ulteriore perdita di posti di
lavoro.
Malgrado questa settimana di
mobilitazione non hanno ricevuto
alcuna risposta dal Governo. Se
domani lunedi 14 luglio non ci
saranno novitŕ nella vertenza lo
sciopero ad oltranza sarŕ spostato
a Belgrado nella grande piazza
davanti al Parlamento, ma c’e’
poco da stare ottimisti; i
lavoratori sono sconfortati e
depressi da questi lunghi anni
senza prospettive per il loro
futuro ed č difficile avere
speranze per un futuro migliore.
Esprimiamo a loro e alle loro
famiglie tutta la solidarietŕ
delle associazioni italiane che
hanno ancora a cuore un rapporto
di fratellanza ed amicizia con
questo popolo e con questi
lavoratori.
Da:
Rajko Blagojevic (CCC)
Oggetto: ZASTAVA KOVACNICA
(smithy)
Data: 30 giugno 2014
12:23:21 CEST
A: Gilberto Vlaic
We forced the Minister of Labour
mr. Vulin to come in Kragujevac to
help about the problem of Zastava
Kovacnica. Owner is from Bulgaria,
he overturned workers money for
food and holiday. The average
salary is reduced on 25,000 dinars
(220 euros) and workers are on
strike for two weeks. After the
talks and some promises from
the Minister the strike was
broken.
Il nuovo
Ministro dell'Economia Vulin si
č dovuto recare dai lavoratori
della Zastava Kovacnica per
tranquillizzarli dopo i gravi
provvedimenti presi dal padrone
bulgaro che tra l'altro ha
ridotto il salario medio a 220
euro!
Da:
Rajko Blagojevic (CCC)
Oggetto: ZASTAVA KAMIONI
Data: 4 luglio 2014
11:02:07 CEST
A: Gilberto Vlaic
Today we made syndicate Agreement
in Zastava Kamion about the
strike. For the last two months,
all of us employed in the
Z.Kamion, we only received for
17.000 dinars (total for both
months). From Monday we begin a
strike in front of the
Municipality of Kragujevac - about
five days.
If not results we will go to Belgrade on
strike in front of the
Serbian Parliament.
I lavoratori
della Zastava Kamioni, impresa
ancora non privatizzata e
sostanzialmente paralizzata da
alcuni anni, dopo avere ricevuto
un salario da fame di circa 200
euro per due mesi, si sono
riuniti in Assemblea ed hanno
indetto un presidio di 5 giorni
dinanzi al Municipio nonché la
partecipazione allo sciopero
generale nazionale contro il
progetto di Legge sul Lavoro.
Serbia 2014:
Mobilitazioni contro il progetto di
LEGGE SUL LAVORO / Protesti
protiv projekta ZAKONA O RADU
--- in ordine cronologico inverso:
---
Aggiornamenti sulle
privatizzazioni e la Legge sul Lavoro
in Serbia fine agosto / inizio settembre
2014
Fonte: Sindacato Samostalni Kragujevac e
Non Bombe Ma Solo Caramelle ONLUS,
(traduzioni a cura di Samantha M., Fulvio
P. e Gilberto V.)
Il 15 agosto
l’Agenzia per la Privatizzazione ha
annunciato una gara d'appalto pubblica
per la privatizzazione di 502 imprese
tra cui la piů grande cooperativa
Agricola, Combine BELGRADO, Kovin,
Azotara Pancevo, FARMACO Galenika ...
Alcune aziende hanno maggiori
responsabilitŕ per la dimensione delle
proprietŕ.
Questo gruppo comprende 156 aziende in
ristrutturazione che nel 2013 avevano
in bilancio meno di 310.000.000 Euro
ed un indebitamento complessivo ad
oggi verso lo stato di 2,4 miliardi.
Inoltre, ogni anno in termini di
sovvenzioni, queste aziende hanno
bisogno di circa 750 milioni di euro.
Il primo ministro serbo Aleksandar
Vucic, in una conversazione con il
presidente dei sindacati indipendenti
della Serbia Ljubisav ORBOVIĆ, ha
detto che potrebbe esserci una
soluzione per circa 40 aziende; tra
queste la fabbrica IMT trattori e la
fabbrica IMR motori che verrebbero
acquistate da TAFE, produttore indiano
di trattori; l’azienda di coltivazione
di vigneti Vrsac dalla Bonolo Italia;
l’azienda ŽUPA di Krusevac ha un
cliente dall'Inghilterra; Zelezara di
Smederevo č di interesse per il
gigante russo OTTOBRE ROSSO ...
Il periodo necessario per la
privatizzazione di queste imprese, che
occupano 93.000 lavoratori, si
concluderebbe alla fine del 2015.
Riguardo il metodo adottato dal
Ministero dell'Economia (per la
privatizzazione) e per ogni societŕ,
sarŕ richiesta una soluzione
specifica: un bando pubblico, o una
vendita all’asta, o una partnership
strategica oppure ancora la vendita
parziale della proprietŕ. Per le
aziende che non troveranno
un’acquirente si procederŕ al loro
fallimento o alla liquidazione delle
societŕ. I dipendenti saranno
licenziati ed accederanno al programma
sociale che prevede una indennitŕ pari
a 300 EUR per ogni anno di lavoro
svolto.
Si prevede che circa 40.000 lavoratori
perderanno il lavoro. La grande
questione č se lo stato ha il denaro
necessario, circa mezzo miliardo di
euro per il numero di lavoratori
licenziati che entreranno nel
programma sociale, mentre sappiamo che
il bilancio dello Stato Serbo presenta
un deficit di 1,5 miliardi di euro
all'anno.
Il bando pubblico per la
privatizzazione non si dovrebbe
applicare alle aziende che impiegano
persone con disabilitŕ e per le
aziende del settore della difesa
militare.
Ciň che certamente ricadrŕ su un
numero enorme di famiglie saranno le
misure del governo serbo, che
comprendono la riduzione degli
stipendi dei dipendenti della pubblica
amministrazione e delle pensioni di
circa il 10%.
Inoltre, con una nuova legge sul
lavoro, molte persone subiranno una
riduzione di stipendio a partire da
agosto a causa del nuovo calcolo del
lavoro passato, che azzera tutte le
anzianitŕ di lavoro precedenti e si
considera solo l’anzianitŕ del
rapporto di lavoro del dipendente con
l’ultimo imprenditore proprietario. Ad
esempio, a tutti i lavoratori della
FIAT che si sono spostati da Zastava
Auto e avevano piů di 30 anni di
anzianitŕ aziendale derivante dal
lavoro passato, verranno considerati
solo i 2-3 anni di lavoro presso la
nuova societŕ!
Tutto questo mentre si annunciano
nuovi aumenti dei prezzi dell'energia
elettrica di almeno il 10-15%, che,
come possiamo prevedere, comporteranno
i conseguenti aumenti di tutti i
prodotti il cui prezzo č influenzato
dall’uso di energia!
Non ci sono ancora effetti
sull'inflazione ed i primi risultati
sono attesi in uno o due mesi, in
particolare in settembre quando
inizierŕ la scuola e saranno necessari
i materiali scolastici per i bambini e
quando si cominceranno ad acquistare i
cibi per l'inverno.
Rajko Blagojevic (sindacato Samostalni
di Kragujevac)
-
Ecco i dati sulla Legge sul Lavoro entrata
in vigore il 29 luglio u.s.
Le differenze piů importanti tra la
proposta precedente e la Legge attuale
sono:
• Il lavoro a tempo
determinato al massimo puň durare fino
ai 24 mesi (se l’azienda esiste meno di
un anno allora puň durare fino ai 36
mesi). Finora al massimo erano 12 mesi.
• Per il lavoro a
turni (1.e 2. turno) nella Legge
precedente il salario veniva aumentato
di 26 %. Questa possibilitŕ non č
prevista dalla Legge attuale perň ora
questi 26 % vengono dati solo per il 3.
turno (turno di notte) come era anche
prima (quindi non c’č aumento per 1. e
2. turno). Il 3. turno si intende solo
dalle ore 2200 alle 0600.
• Liquidazione per la
pensione – nella Legge precedente erano
previsti 3 salari lordi, ora solo 2.
• Aumento per gli
scatti di anzianitŕ (anni di lavoro
compiuti) pari allo 0,4 % – rimane
uguale come prima ma ora vale solo per
gli anni compiuti dall’ultimo datore di
lavoro (prima si contavano tutti gli
anni compiuti dal primo impiego). Per
es.: il lavoratore che ha lavorato 30
anni alla Zastava ed č passato alla Fiat
ha perduto aumento per 30 anni di
lavoro, per cui se ne č approfittata
solo la Fiat.
• Assenza pagata per
matrimonio, nascita di bimbo, morte del
familiare, trasloco: č diminuita dai 7
ai 5 giorni.
• Se il lavoratore al
lavoro diventa invalido di lavoro ed il
datore di lavoro non riesce a trovargli
il posto di lavoro adeguato alle sue
capacitŕ lavorative, il lavoratore puň
essere licenziato. Nella Legge
precedente il datore di lavoro era
assolutamente obbligato a trovargli un
posto di lavoro.
• Se il datore di
lavoro licenzia il lavoratore ed il
Tribunale decide che non č stata
rispettata la Legge, il datore di lavoro
deve versare al lavoratore 6 salari
lordi come penalitŕ ma non č obbligato a
riassumerlo al lavoro. Nella legge
precedente era anche obbligato a
riassumerlo.
• Quando cessa il
rapporto di lavoro (al di lŕ del motivo)
il datore di lavoro ha il diritto di
tenere il libretto di lavoro fino ai 15
giorni, nella Legge precedente era
obbligato a consegnarlo al lavoratore
all’ultimo giorno di lavoro.
• Il rappresentante
sindacale puň essere licenziato subito
dopo la scadenza della sua funzione
sindacale. Nella Legge precedente il
rappresentante sindacale era protetto
dal licenziamento per un anno dopo la
scadenza della funzione sindacale.
Ora aggiungiamo il punto 10 che č molto
importante:
• Nella Legge di
lavoro precedente il datore di lavoro
poteva tenere il lavoratore a casa al
massimo per 45 giorni in un anno con 60
% del salario, nella Legge attuale puň
mandarlo a casa per il periodo senza
limite sempre con approvazione del
Ministro dell'Economia (la motivazione
addotta č che ora ci saranno meno
licenziamenti).
(a cura del Sindacato Samostalni,
Kragujevac)
28 luglio 2014:
nonostante le proteste, il governo
vara la Legge sul Lavoro
Informativna služba
SSSS: DA
LI HITNOST U DONOŠENJU ZAKONA SVEDOČI
O VANREDNOM STANJU U ZEMLЈI?
29. jul 2014 - Skupštini Srbije
je danas, po hitnom postupku, upućeno
pet novih zakona, među kojima su i
zakoni o stečaju i privatizaciji, od
kojih zavisi sudbina radništva Srbije.
Oni prethodno, i skoro po pravilu u
poslednje vreme, nisu prošli ozbilјnu
javnu raspravu, niti su u njihovom
donošenju učestvovali socijalni
partneri.
Poslati su vladajućoj većini u
parlamentu da ih usvoji, automatskim
dizanjem ruku i bez sagledavanje
njihove suštine i posledica, kao što
su to činili i sa prethodnim zakonima
o radu i PIO.
Naravno, i opet po pravilu - po hitnom
postupku.
Da li se to Srbija nalazi u vanrednom
stanju, a da mi građani Srbije o tome
ne znamo ništa ili se nekom strašno
žuri da ispuni data obećanja.
Donošenje zakona koja se tiču
budućnosti ove zemlјe, bez poštovanja
zakonskih procedura i isklјučivanja
stručne javnosti iz svih procesa –
sigurno ne donosi kvalitet i izaziva
strah među građanima.
Novi zakon o privatizaciji na jasan i
transparentan način omogućuje
rasprodaju svega, pa i prirodnih
bogatstava Srbije.
Neka naredna vlada će sigurno
kritikovati ovakve poteze aktuelne
vlasti, ali građani neće imati
satisfakciju zbog toga, već će
decenijama plaćati cenu tih grešaka.
Bez strategije izlaska zemlјe iz
krize, bez ulaganja u nove fabrike i
podsticanje domaćih proizvođača i
preduzetnika, kao i selјaka – nema
budućnosti za Srbiju.
Umesto toga, vlast nudi samo stezanje
kaiša i restriktivne mere, kao i
robovlasnički položaj radnika.
To je samo još jedan korak kako bi se
omogućilo tajknuima za još malo
profita.
Hoće li nam to doneti izlazak iz krize
i bolјi život naše dece?
U
SEPTEMBRU NASTAVAK BORBE PROTIV
TZV.REFORMSKIH ZAKONA
18. avgust 2014 - Kolegijum
Saveza samostalnih sindikata Srbije i
Izvršni odbor UGS Nezavisnost održali
su danas sastanak na kojem je
analizirana trenutna privredna i
politička situacija u zemlji, posebno
sa aspekta posledica primene u praksi
tzv ’’reformskih zakona’’ i ostalih
’’antikriznih’’ mera Vlade Srbije.
Na sastanku su dogovorene zajedničke
aktivnosti dve sindikalne centrale na
saniranju tih posledica i na pokušaju
da se, kroz zakonske metode i načine
delovanja sindikata, ospore i stave
van pravne snage doneti zakoni i druge
mere ekonomske i socijalne politike
koje sav teret krize i ’’reformi’’
svaljuju na leđa zaposlenih.
Planirane aktivnosti počeće početkom
septembra, i trajaće sve dok se ne
postignu željeni efekti.
Članovi oba reprezentativna sindikata,
kao i šira javnost, biće na vreme
obavešteni koje će konkretne
aktivnosti i mere biti preduzete.
SSSS: PREGLED
IZMENA I DOPUNA ZAKONA O RADU (7.
avgust 2014) Savez samostalnih sindikata
Srbije svojim članovima daje na uvid
Pregled izmena i dopuna novog Zakona
o radu, sa komentarima i
pojašnjenjima naših stručnih službi.
U Pregledu su boldiranim slovima
naglašeni delovi Zakona koji su
izmenjeni, kao i pravna tumačenja
naših pravnika…
17 luglio 2014:
SCIOPERO GENERALE Manifestazione a Belgrado Anche i lavoratori della
Zastava Kamioni, insieme ai loro
compagni delle industrie
metalmeccaniche serbe di proprietŕ
pubblica che rischiano la chiusura
secondo la Legge sulle
Privatizzazioni, hanno organizzato
una grande manifestazione davanti al
Ministero dell'Economia e
successivamente davanti al
Parlamento, dove i lavoratori della
Zastava hanno piantato le loro
tende.
Aggiornamenti
del 19 giugno 2014
a cura di Gilberto Vlaic
Ultima proposta (piů aggiornata)
dal Ministero sul lavoro a proposito
della Legge sul lavoro non č concordata
con i sindacati per cui non viene
approvata dai sindacati.
Nelle trattative precedenti con il
primo ministro Vucic č stata concordata
la base per la legge perň il Ministero
ha modificato gli articoli, il problema
sono 5 articoli:
1. Lavoro a tempo determinato –
Ministero ha proposto 3 anni, il
sindacato ha accettato 2 (nel passato
era 1 anno al massimo)
2. Liquidazione - proposta di
essere data al lavoratore solo per gli
anni passati dall’ultimo datore di
lavoro (precedentemente veniva data per
tutti gli anni di lavoro al di la del
datore).
Questa proposta colpirŕ molto
lavoratori che lavoravano nella Zastava
ed ora sono alla Fiat.
3. Minimo garantito – ora č 115
dinari/ora (1 €), il sindacato ha
richiesto di adeguare la somma ai costi
di vita e di continuare ad adeguarla
ogni anno entro il 31 Ottobre.
4. Licenziamento – Nella
proposta vengono previsti
licenziamenti a favore del datore di
lavoro (nel passato il datore di lavoro
poteva assumere lavoratore solo 6 mesi
dopo il licenziamento del lavoratore
precedente). Ora hanno ridotto ai
3 mesi.
5. Applicazione allargata del
Contratto collettivo cioč applicazione
del contratto anche dai datori che non
sono membri dell’Associazione
imprenditori – nella proposta si
chiede di cancellare applicazione del
Contratto sui datori di cui sopra.
---
Esempi di riduzione dei salari, in
base alle proposte di modifica della
legislazione sul lavoro
Gli esempi sono calcolati su una paga netta
di 43.615 dinari/mese per un operaio con 20
anni di contributi di cui 10 passati alle
dipendenze dell’ultimo datore di lavoro.
Fonte: Gilberto Vlaic, da un volantino
congiunto dei sindacati Samostalni e
Nezavisnost, gennaio 2014
24 gennaio 2014: manifestazione a
Belgrado Obiettivi raggiunti: temporaneo stop
ai progetti di Legge sul Lavoro, sui
Fallimenti, sulle Privatizzazioni.
Dimissioni del ministro dell'Economia
Radulović. LE FOTOGRAFIE
---
Aggiornamenti 22-23 gennaio
2014
a cura di Gilberto Vlaic
Il governo serbo ha sospeso la nuova legge
sul lavoro poichč temeva uno sciopero
generale indetto per il 23 gennaio.
Il Governo perň non intende rinunciare
alla legge sulle privatizzazioni,
che tanti sconvolgimenti ha creato ai
lavoratori serbi, tanta corruzione e
povertŕ, con svendita di tutto
l'apparato industriale del paese,
soprattutto a imprenditori (ma meglio
sarebbe dire pescecani) stranieri e con
la creazione di almeno 300.000 nuovi
disoccupati. Ormai rimane ben poco da
privatizzare, e ciň che resta rischia di
essere liquidato data la scarsa
appetibilitŕ. Questo č per esempio il
caso della parte ancora in mano pubblica
di ciň che resta del gruppo Zastava, che
non ha speranze di trovare compratori
nazionali o stranieri. In tutto il Paese ci sono 153 aziende
con 53000 dipendenti che rischiano la
liquidazione entro la fine di giugno.
Il ministro dell'Economia chiede che il
termine ultimo venga anticipato al 10 di
maggio. Il settore piů a rischio č
quello metalmeccanico. I
metalmeccanici dei due principali
sindacati serbi, Samostalni
e Nezavisnost,
hanno indetto uno sciopero generale e
una manifestazione nazionale a
Belgrado per il 24 gennaio CONTRO
le privatizzazioni, contro la nuova
legge sul lavoro nella attuale forma e
per chiedere le dimissioni del ministro
dell'economia.
BELGRADO Serbia, “Eldorado” per le
imprese straniere, che lě spostano la
produzione o “internazionalizzano” per
rimanere competitive. Serbia, Eldorado
grazie al basso costo del lavoro, alla
preparazione degli operai, agli
incentivi statali per ogni nuovo
assunto. Ma non basta. Per soddisfare le
esigenze delle imprese locali e
soprattutto per attrarre nuove aziende
straniere, Belgrado sta infatti
predisponendo una nuova legge sul
lavoro. Una legge, hanno messo in
guardia i sindacati serbi, che rischia
di trasformare il Paese balcanico in una
mecca per gli imprenditori, non certo
per i loro dipendenti. Sindacati, in
testa il Consiglio dei sindacati
indipendenti serbi (Ssss), che hanno
lanciato cosě l’allarme. Lavoratori,
state attenti. Il governo trama alle
vostre spalle. Trama, ha sintetizzato
una tabella pubblicata sul quotidiano
popolare a larghissima diffusione
“Blic”, per eliminare il «contributo
ferie» per gli occupati a tempo
indeterminato, con un risparmio di 150
euro all'anno. Pensa di calcolare gli
«scatti d'anzianitŕ» non in base
all'etŕ, ma al numero di anni impiegati
come prestatori d’opera esclusivamente
presso l'ultimo datore di lavoro.
Risparmio per gli imprenditori, un
migliaio di euro a operaio. Non solo.
Sarŕ ridotto a due stipendi medi dai tre
attuali il misero “extra” che viene dato
a ogni lavoratore che va in pensione per
adattarsi alla nuova condizione. In
questo caso, le casse delle aziende
liquideranno almeno 500 euro in meno per
ogni dipendente in uscita. C’č inoltre
il rischio che vengano detratti circa
100 euro dal salario di chi resterŕ
ammalato per piů di un mese. Infine, gli
“scivoli” per mandare in pensione
lavoratori in sovrannumero o resi
ridondanti da nuove tecnologie saranno
ridimensionati, consentendo risparmi
fino a 1.200 per ogni dipendente. Non č
finita. Secondo Ljubisav Orbovi„,
presidente dell’Ssss, la legge renderŕ
piů facile licenziare, aumenterŕ la
flessibilitŕ e contribuirŕ a trasformare
in oggetti «in leasing» i lavoratori,
trasferibili da un’impresa all’altra da
parte delle agenzie di lavoro
interinale, a tutto svantaggio del «
lavoro fisso». Obiezioni sempre respinte
dal governo e dal nuovo ministro
dell’Economia, Sasa Radulovic, che a
metŕ dicembre aveva specificato che «con
la vecchia legge abbiamo perso 300mila
posti di lavoro» e foraggiato
«l’economia grigia», mentre la nuova
darŕ una spinta all’economia. Secondo le
piů recenti statistiche, a ottobre 2013
il tasso dei senza lavoro in Serbia ha
toccato il 20,1%, ma in diminuzione di
addirittura quattro punti rispetto ad
aprile. Non la pensano cosě il sindacato
Ssss e i colleghi di UGS Nezavisnost,
che prima di Capodanno hanno avvertito.
«Sarŕ sciopero generale se la bozza di
legge per la modifica alla disciplina
sul lavoro», fortemente sostenuta da
gran parte delle organizzazioni
imprenditoriali straniere presenti in
Serbia, «non sarŕ ritirata».
Vedi anche: SERBIA,
UN COLPO ALLA CLASSE MEDIA (Dragan
Janjić - Belgrado 15 ottobre 2013) Il governo serbo vara un
sostanzioso pacchetto di riforme
economiche: serve infatti quasi un
miliardo di euro per evitare il
crollo finanziario. L'Fmi approva,
ma č a rischio la stabilitŕ della
coalizione di governo…
Srbija, još linkova 2013.:
NOVI
GOROD DALJE RUKE OD SRPSKIH
GRAĐEVINARA (23.novembar 2013.
god.) NKPJ najoštrije protestuje zbog
šikaniranja 27 srpskih građevinskih
radnika od strane kapitalističkog
poslodavca, firme Novi gorod,
registrovane u Rusiji, a kojoj je na
čelu državljanin Srbije Nenad Lukić...
SOLIDARNOST
SA RADNICIMA AUTOSAOBRAĆAJA I FAP
PRIBOJ (NKPJ 29. oktobar 2013.
god.) Nova komunistička partija Jugoslavije
(NKPJ) u potpunosti podržava opravdani
bunt radnika preduzeća Autosaobraćaj
iz Kragujevca i FAP Priboj koji su
revoltirani katastrofalnim socijalnim
položajem i nebrigom buržoaske države
o tim preduzećima blokirali dve
železničke saobraćajnice u Srbiji... [Gli autisti della Autosaobraćaj
(compagnia di pullman) di Kragujevac
bloccano le linee ferroviarie per
protesta (impedendo tra l'altro il
trasporto delle nuove FIAT verso il
porto di Bar in Montenegro)]
BURŽOASKA
REKONSTRUKCIJA BEZNAČAJNA ZA RADNI
NAROD (NKPJ 11. avgust 2013. god.) Rekonstrukcija Vlade Srbije, odnosno
izbacivanje iz njenih redova ministara
URS-a, neće doneti bilo kakvu dobrobit
proletarijatu Srbije, zbog toga što će
pro- imperijalistička koaliciona vlada
SNS-SPS nastaviti da vodi anti-narodnu
politiku istim onim intenzitetom kojim
je to radila dok je u njenim redovima
bila i stranka Mlađana Dinkića...
L’episodio di protesta č avvenuto
nello stabilimento del Lingotto di
Kragujevac, dove sono stati
intensificati i turni di lavoro. Il
danno arrecato alle vetture ammonta
a circa 50mila euro. Il lavoratore
disperato ha usato un oggetto
metallico per scrivere sulle
vetture: "Italiani andatevene
via" di Redazione Il Fatto Quotidiano
| 27 maggio 2013
Mentre le prime Fiat 500L destinate agli
Stati Uniti sbarcano nel porto canadese
di Halifax, dall’altra parte del mondo,
in Serbia, un operaio scontento del
salario e delle condizioni di lavoro ha
danneggiato 31 vetture dello stesso
modello. L’episodio di protesta č
avvenuto durante il turno di notte fra
venerdě e sabato scorso nello
stabilimento del Lingotto di Kragujevac
e il danno arrecato alle auto ammonta a
circa 50mila euro.
La direzione di Fiat Serbia ha avviato
un’inchiesta interna, interrogando tutti
gli operai attivi in quel turno.
L’operaio insoddisfatto avrebbe fatto
uso di un oggetto metallico per
graffiare pesantemente le parti di
carrozzeria in catena di montaggio,
scrivendo su alcune auto “mangiatori
di rane (termine dispregiativo per
indicare gli italiani, ndr) andate via
dalla Serbia” e “Russo (un
caporeparto, ndr), aumenta i salari”.
I giornali locali non escludono che il
lavoratore abbia avuto un litigio con il
caporeparto a causa di una
intensificazione dei ritmi di lavoro.
Zoran Mihajlovic, leader del sindacato
interno allo stabilimento di Kragujevac,
ha detto che la grafia dei messaggi
ostili č identica e per questo si pensa
che a danneggiare le auto sia stata la
stessa persona. La
paga media mensile a Fiat Serbia
ammonta a 34mila dinari (306 euro
circa), mentre il salario medio č
stato calcolato per aprile a 46mila
dinari (414 euro). Nelle ultime
settimane, a causa di una forte domanda
del nuovo modello di 500L, sono stati
intensificati i turni di lavoro.
All’impianto di Kragujevac lavorano
attualmente 2.400 operai, che saliranno
a 3mila entro l’anno.
“Condanniamo l’episodio, ma al tempo
stesso va detto che la situazione in
fabbrica non č affatto piacevole, con un
gran numero di lavoratori sottoposti a
forte pressione fisica e psicologica. Si
lavora a ritmi infernali e sotto forte
stress“, ha commentato Mihajlovic. Il
sindacato ha condannato l’episodio e
sollecitato un’inchiesta, ma ha tuttavia
sottolineato al tempo stesso una
situazione difficile in fabbrica e
un’atmosfera di crescente insofferenza
nei confronti del management. Per la
nuova Fiat 500L c’č infatti una forte
domanda, oltre all’Europa ha preso il
via in questi giorni anche l’export
negli Stati Uniti e in Canada, e i ritmi
produttivi aumentano in continuazione.
“Occorre maggiore collaborazione e piů
attenzione alle condizioni psicologiche
degli operai, alle relazioni interne”,
ha osservato Mihajlovic secondo cui i
ritmi di lavoro instaurati in fabbrica
sono eccessivi. “Nel management della
fabbrica ci sono circa 500 italiani, ma
tra loro e i nostri operai ci sono
incomprensioni che vengono spesso
sottovalutate, e ciň causa
insoddisfazione e litigi. Sarebbe meglio
che nel management ci fosse anche
qualche serbo, che conosce meglio la
nostra mentalitŕ”.
Belgrado,
all’ambasciatore Varricchio il
premio “Europeo dell’anno”
(www.viedellest.eu, 17 maggio 2013)
L’ambasciatore d’Italia a Belgrado,
Armando Varricchio, ha ricevuto a
Belgrado il premio “Europeo
dell’anno” per il 2012, sezione
cittadini stranieri, per il
contributo dato al processo di
integrazione europea della Serbia e
allo sviluppo della collaborazione
bilaterale con il nostro paese.
(...) E a dimostrazione dei
grandi progressi registratisi
nell’interscambio e negli
investimenti italiani in Serbia,
Varricchio si č riferito alla
prima nave carica di Fiat 500L
prodotte a Kragujevac salpata nei
giorni scorsi dal porto
montenegrino di Bar e diretta a
Baltimora, negli Stati Uniti.
“Non c’č un paese europeo che puň
affrontare i problemi da solo.
Soltanto insieme potremo vincere la
crisi”, ha concluso l’ambasciatore.
Serbia, febbraio 2013
Comunicato sulla situazione in Serbia
e a Kragujevac
(JSO - Organizzazione
Sindacale Unitaria,
Kragujevac)
«Turni di lavoro insostenibili», gli
operai serbi contro Marchionne.
10 ore per 4 giorni, che diventano
spesso 12. L'azienda insiste, ma intanto
cede su aumenti salariali del 13%
(appena 300 euro al mese, la paga base).
Il lavoro resta al centro del mondo
Fiat. Questa volta lo scontro non
riguarda gli stabilimenti italiani ma č
scoppiato in quello nuovo in Serbia, a
Kragujevac, una joint venture tra il
gruppo italiano e il governo di Belgrado
dove viene prodotta la nuova 500L, una
piccola monovolume destinata a essere
esportata anche in Nordamerica.
Secondo quanto riportato dai media del
paese, i sindacati serbi stanno
protestando da giorni per due motivi:
perché gli operai - circa 1.700 su 2.000
dipendenti - sono pagati poco, circa 300
euro al mese, e soprattutto perché
subiscono condizioni di lavoro
massacranti. «Turni insostenibili»
accusano, ma l'azienda per ora ha
risposto picche, perché questa č quella
che considera la «chiave della
produttivitŕ».
In discussione č l'orario di lavoro
della cosiddetta fase «sperimentale» di
sei mesi. Ne manca ancora uno prima di
andare alla verifica prevista: secondo
l'accordo, gli operai di Kragujevac
devono lavorare su due turni di 10 ore
al giorno per quattro giorni
settimanali, anziché per 8 ore
quotidiane su 5 giorni. Turni diventati
sempre piů «insostenibili» perché le 10
ore - lamentano i lavoratori - sono
molto spesso diventate 12 a causa degli
straordinari richiesti dal processo
produttivo, mentre per le stesse ragioni
- legate a esigenze di mercato - gli
operai sono stati chiamati in fabbrica
anche per il quinto giorno, seppure con
orari ridotti.
Insomma, un inferno. Ed č chiaro perché
la Fiat abbia accettato quasi subito di
mettere mano al portafoglio, concedendo
aumenti salariali per stipendi comunque
molto bassi. Secondo quanto riferito dal
leader sindacale Zoran Mihajlovic,
l'accordo raggiunto prevede un aumento
salariale del 13%. Con validitŕ a
partire da ottobre, piů il pagamento di
una tredicesima mensilitŕ e di un bonus
una tantum in due rate per un ammontare
complessivo di circa 36 mila dinari
(intorno a 320 euro). Tuto questo su
buste paghe tra i 32 mila e i 34 mila
dinari (285-300 euro) al mese, inferiori
- la stima č del sindacato - di cinque
volte rispetto a quelle dei colleghi
italiani e di tre volte a confronto con
quelle degli operai Fiat in Polonia. Ma
la differenza capestro č che, fuori
dalla fabbrica serba, di lavoro ce ne č
ancora meno che in Italia e in Polonia.
Fin qui il conflitto sul lavoro, che
potrebbe farsi piů aspro. Ma la joint
venture serba ha giŕ dato problemi
all'amministratore delegato di
Fiat-Chrysler Sergio Marchionne. Dopo
voci di ritardi nell'avvio del processo
produttivo a causa di problemi legati
alla qualitŕ, nel settembre scorso il
governo di Belgrado - che guida un paese
assai malmesso - ha fatto sapere di non
essere in grado di pagare subito i 90
milioni promessi nell'accordo.
Marchionne ha dovuto accettare un
compromesso, 50 milioni adesso e il
resto nel 2013. Ma certo č piů difficile
tirare dritto sul conflitto sul lavoro:
se la fabbrica si fermasse, la 500L non
arriverebbe nelle concessionarie secondo
i piani produttivi. Legati, per altro, a
un andamento piuttosto negativo dei
mercati europei e italiano.
Lunedě, invece, nel lontano Delaware,
Marchionne affronterŕ in tribunale il
fondo Veba del sindacato dei
metalmeccanici americani. Perché Uaw ha
rimesso in discussione la cifra che
Marchionne deve pagare per acquisire un
altro 3,3% della Chrysler ancora in mano
operaia.
da "La Stampa":
La direzione di Fiat Serbia e il
sindacato hanno raggiunto un accordo
per un aumento salariale del 13% a
favore dei 2.500 operai impiegati nello
stabilimento di Kragujevac, dove si
produce la nuova 500L.
Livelli salariali e orario di lavoro
sono i due punti sui quali i 2.500
lavoratori hanno espresso
insoddisfazione alla dirigenza del
gruppo. Sulle paghe - che oscillano fra
i 32 mila e i 34 mila dinari (pari a
280-300 euro al mese), un livello che
per il sindacato serbo č di cinque volte
inferiore a quello degli operai Fiat in
Italia, e di tre volte piů basso
rispetto ai loro colleghi polacchi - č
stato rapidamente raggiunta un’intesa
per un aumento del 13%.
L’accordo, valido a partire da ottobre,
prevede anche il pagamento di una 13/ma
mensilitŕ e di un bonus una tantum in
due rate per complessivi 36 mila dinari
(circa 320 euro). Nessun accordo ancora,
invece, sull’orario di lavoro introdotto
nei mesi scorsi e che prevede quattro
giorni di attivitŕ con turni di dieci
ore, che spesso diventano 12 e piů con
straordinari al venerdě. La direzione lo
scorso luglio aveva motivato tale orario
di lavoro con la necessitŕ di garantire
una maggiore produttivitŕ e una migliore
flessibilitŕ nell’organizzazione del
lavoro, oltre a garantire il massimo
utilizzo e fruttamento dei nuovi
maccinati installati. Ma il presidente
del sindacato Zoran Mihajlovic ha detto
che i lavoratori sono del tutto
insoddisfatti di tale sistema di orario
e turnazione, definito “insopportabile”,
e chiedono di tornare al regine di
cinque giorni di lavoro con turni di
otto ore. Su questo punto la trattativa
con la direzione prosegue.
10 NOVEMBRE 2012
- Si infiamma la vertenza allo
stabilimento di Kraguievac che produce
la nuova 500L. Accordo sulla parte
economica: i 2500 operai, con le
retribuzioni piů basse del gruppo,
ottengono un aumento, tredicesima e
incentivi. Ma dicono: "Ritmi
insostenibili" - da "Repubblica
online"
giovedě 8
novembre 2012 - Prima minaccia di
sciopero nella storia dell'azienda a
Kragujevac, rientrata dopo un aumento
degli straordinari: per gli operai i
ritmi di lavoro sono troppo duri - da
italintermedia.globalist.it (anche su
JUGOINFO)
2012: La FIAT
lamenta di non percepire abbastanza
soldi dal governo serbo!
L'articolo
(anche leggibile su
JUGOINFO), pur
contenendo elementi
interpretativi criticabili
(il nuovo governo serbo
definito di centrodestra
come se il precedente fosse
stato di centrosinistra,
mentre vale casomai il
contrario; l'uso acritico
delle patenti di
affidabilitŕ per i governi,
secondo una tipica
concezione colonialista; e
cosě via), č di notevole
interesse in giorni in cui
la stessa FIAT č al centro
di polemiche in Italia per i
suoi comportamenti
altrettanto sprezzanti. (a
cura di IS)
18 april 2012
Masovni generalni štrajk u
Sloveniji (Sciopero generale di massa in
Slovenia)
100,000 radnika i poruka: "moramo se
oduprijeti mjerama
koje nam uvode MMF i Europska banka
putem naših političara !" D.
Marjanović (advance.hr) - 19.
Travanj 2012 - i
na JUGOINFO-u Aprile 2012
FAS, Marchionne riscuote i
dividendi dei bombardamenti del
'99
LA FIAT AUTO SERBIA (FAS) A
KRAGUJEVAC IN SERBIA a
cura di Non Bombe ma Solo Caramelle
ONLUS - Trieste, 15 aprile 2012 scarica
il testo in formato PDF
Marzo
2012: "La Repubblica" con un ampio
dossier multimediale ci descrive per
filo e per segno lo sfruttamento
neo-coloniale praticato dalle imprese
italiane in Serbia - dalla FIAT a
GOLDEN LADY passando per BENETTON e
tutte le grandi banche. "Bassi salari,
sovvenzioni e partecipazioni...
Sindacato spalle al muro". A pagare
a caro prezzo questa "Eldorado delle
aziende" non sono solo i lavoratori
serbi, ma anche quelli italiani
vittime delle delocalizzazioni...
Ci
rivolgiamo a voi a nome delle nostre
aziende e dei nostri 2165 lavoratori, di
cui 250 invalidi, e 4500 membri delle
loro famiglie a causa dell’irrisolto
problema dell’assicurazione sanitaria di
quest’anno. Le
nostre fabbriche sono in
ristrutturazione giŕ da molto tempo e il
lavoro si svolge in condizioni
eccezionalmente difficili (per esempio
senza riscaldamento e adeguate
protezioni individuali); noi abbiamo
sempre rispettato gli impegni lavorativi
e tutti gli accordi presi con ministeri
competenti e abbiamo cosi’ contribuito
alla stabilitŕ sia delle nostre
fabbriche che piů in generale del Paese. Nonostante
i frequenti contatti con i
rappresentanti della Repubblica e con i
ministeri di competenza la soluzione del
problema dell’assicurazione sanitaria č
solo all’inizio. Chiediamo
che sia risolto al piů tardi entro il 27
di febbraio prossimo. In caso
contrario saremo costretti a
radicalizzare la lotta sindacale che
comprende il blocco degli istituti della
cittŕ e dei punti nevralgici del
traffico e infine la marcia degli operai
a Belgrado. Aspettiamo
che entro la fine di questa settimana
che ci convochiate per risolvere in
maniera collegiale questo problema
scottante. Kragujevac,
22 febbraio 2012.
[seguono le firme dei rappresentanti
sindacali di varie aziende di Kragujevac]
---
A seguito
delle mobilitazioni, a inizio marzo i
lavoratori della Zastava hanno ottenuto
il pagamento dell'assicurazione
sanitaria fino a giugno prossimo: si
legga l'articolo RADNICIMA
"ZASTAVE" OVERENE ZDRAVSTVENE KNJIŽICE
DO JUNA (Ai lavoratori della
Zastava garantiti i libretti sanitari
fino a giugno).
Al Presidente della Repubblica di Serbia
Tadic, al presidente del Consiglio dei
MInistri Cvetkovic e al Ministro
dell’Economia Ciric
Ai Sindacati dei lavoratori del gruppo
Zastava di Kragujevac
Le nostre associazioni agiscono da piu’ di
dieci anni in Serbia, cercando di portare
solidarieta’ materiale ai lavoratori e
agli ex lavoratori del gruppo Zastava di
Kragujevac e alle loro famiglie attraverso
la forma degli affidi a distanza dei loro
figli e piu’ generalmente sviluppando
progetti che vadano incontro a reali
bisogni sociali della popolazione nel
campo della scuola, della salute e del
disagio fisico e mentale, in modo da
sostenere gli ultimi, quelli che non hanno
voce.
Esprimiamo la nostra piu’ convinta
solidarieta’ ai lavoratori del gruppo
Zastava che sono in lotta per chiedere che
a loro e alle loro loro famiglie venga
garantito il diritto primario alla salute,
attraverso il pagamento dei contributi
sanitari.
Non riusciamo a capire come un Governo,
cosi’ generoso nel sostenere gli
investimenti esteri nel proprio Paese,
attraverso la creazione di zone franche,
l’esenzione dalle tasse, altissimi
contributi economici per la creazione di
posti di lavoro che non si sa quanto
dureranno, non sia in grado (o non voglia)
garantire ai propri cittadini i diritti
fondamentali, tra cui quello alla salute.
Da diverse citta’ d’Italia, 1 marzo 2012
A,B,C
Solidarieta’ e Pace, ONLUS di Roma
ALJ Aiutiamo la Jugoslavia ONLUS di
Bologna
Associazione Adottanti di Torino
Associazione Mir Sada - Progetto per la
Pace di Lecco
Associazione Most za Beograd - Un ponte
per Belgrado in terra di Bari
Associazione SOS Yugoslavia di Torino
Associazione Zastava Brescia per la
Solidarieta’ Internazionale ONLUS
Non bombe ma solo caramelle ONLUS di
Trieste
Un ponte per... ONLUS di Roma
Serbia:
Devastante de-industrializzazione. Il
caso OMSA / Srbija: Užasna
de-industrijalizacija. Slučaj "OMSA"
Da
Gilberto Vlaic della onlus Non Bombe
Ma Solo Caramelle riceviamo e
diffondiamo:
Al telefono
con Rajko il 22 febbraio 2012
Ho parlato a lungo con Rajko ieri per
discutere problemi connessi alla
campagna affidi e nuovi progetti in una
scuola primaria.
Mi ha fornito informazioni importanti
sulla situazione economica generale e
dalla Zastava in particolare, pregandomi
di inviarle a tutti. Eccovi un
riassunto.
Ci si aspetta un grosso calo
(dell’ordine di 40-50 mila addetti)
dell’occupazione industriale e
dell’indotto in Serbia durante il 2012.
I punti di crisi piů grandi sono dati
da:
* acciaieria di Smederevo, della quale
avevo parlato nella relazione sulla
situazione economica della Serbia che
avevo spedito a tutti il 29 gennaio
scorso. La US Steel che aveva comprato
lo stabilimento nel 2003 ha appena
abbandonato la Serbia; i lavoratori
diretti che perderanno il posto sono
circa 5.500, mentre le ripercussioni
sull’indotto interesseranno almeno
10.000 lavoratori.
Per quanto riguarda Kragujevac, c’č un
grave problema nel gruppo Zastava, dove
per piů di 2000 lavoratori (circa 6000
persone con i loro familiari) non
vengono piů pagati i contributi
sanitari, per cui non hanno piů alcun
diritto (giŕ ce ne erano pochi...) sul
fronte della salute; č il sindacato che
cerca di sostenere le spese per i
medicinali dei lavoratori.
I lavoratori di Zastava Armi hanno
occupato il 21 gli uffici del servizio
di assicurazione sanitaria e ci
resteranno fino a che il problema non
sarŕ risolto.
Il Sindacato ha mandato al
Presidente della Repubblica e al
Presidente del Consiglio dei Ministri il
comunicato che
vi allego, sia in serbo che
tradotto in Italiano.
Un
cordiale saluto a tutte/i
Gilberto Vlaic
Trieste, 23 febbraio 2012
---
JEDINSTVENA SINDIKALNA ORGANIZACIJA
ZASTAVA
Adresa : Kosovska 4, 34000 Kragujevac
Telefon/Faks : 034/335 367 & 335 762
Elektronska posta : jsozastava @
open.telekom.rs
data: 24/2/2012
La situazione in Serbia č estremamente
drammatica. La crisi economica mondiale
ha contribuito al peggioramento della
situazione economica e sociale. Si
prevedono 50.000 licenziamenti nell’anno
corrente e secondo alcune analisi se ne
prevedono perfino 100.000. La situazione
nell’istruzione rappresenterŕ un
problema particolare perchč secondo i
dati dell’Unesco la Serbia č tra i paesi
europei che investono meno per
l’istruzione.
Ufficialmente, due terzi delle scuole
non sono in funzione, 40 % delle scuole
non hanno acqua. Per i salari dei
dipendenti viene speso il 95 % dal
budget destinato per l’istruzione mentre
dal resto per ogni allievo delle
elementari e medie giornalmente vengono
impiegati 13 dinari (0,1 euro).
Per quanto riguarda la situazione
economica, sono colpite di piů le cittŕ
dove nel passato c’erano le aziende
grandi – giganti che erano portatrici
dello sviluppo delle cittŕ intere. Ecco
alcuni esempi :
Kragujevac
: All’ epoca nella Zastava di Kragujevac
c’erano 36 000 lavoratori e con
l’indotto in Serbia e tutta l’ex
Jugoslavia il numero arrivava fino ai
200.000 lavoratori.
Dell’ex Zastava oggi sono rimaste 20
imprese con 7000 lavoratori mentre l’ex
Zastava Automobili che prima dei
bombardamenti aveva 13.500 lavoratori
oggi esiste come FIAT AUTO Serbia con
1150 addetti.
Valjevo
: Questa cittŕ con circa 95.000 abitanti
dipendeva dall’azienda ˝Krusik˝ dove
lavoravano circa 11.000 lavoratori.
Producevano batterie, componenti in
plastica, in metallo (fucinati) ed anche
il programma per l’industria militare.
Prima della privatizzazione questo
complesso era composto da 12 fabbriche
di cui parecchie privatizzate, la
maggiorparte senza successo. Il numero
totale degli impiegati in queste 12
fabbriche č ora di 2100 lavoratori. A
Valjevo c’č una fabbrica di calze,
˝VALI˝, il proprietario italiano ha
assunto circa 1800 lavoratori con
salario medio di 25.000 dinari (pari ai
220 euro). Ha inziato la produzione 6
anni fa. Facciamo presente che in questa
fabbrica non esiste il Sindacato.
Trstenik
: In questa cittŕ con 30000 abitanti
c’era all’epoca un gigante ˝PRVA
PETOLETKA˝ con reparti anche fuori cittŕ
con oltre 14 000 lavoratori. Molti
lavoratori dai paesi nei dintorni
viaggiavano a Trstenik a lavorare.
Questa fabbrica, oltre il programma per
l’industria militare, piů precisamente
le componenti per gli aerei, produceva
anche componenti idrauliche e freni,
servosterzi come pure il materiale
idraulico completo. Oggi a ˝PRVA
PETOLETKA˝ lavorano 3.500 lavoratori.
Smederevo
: Nella cittŕ, con 95.000 abitanti,
c’era la grande acciaieria ˝SARTID˝
(produzione acciai e lamiere) che dopo
la privatizzazione e vendita alla
compagnia americana ha cambiato nome in
˝U.S. STEEL˝. Si riteneva che questa era
stata una delle migliori privatizzazioni
in Serbia. Verso fine dell’anno passato
dopo che era pubblicata la notizia sulla
perdita giornaliera di circa mezzo
milione di euro, gli americani hanno
semplicemente abbandonato l’acciaieria.
Ora č a carico del governo serbo con
circa 5000 lavoratori ai quali nel
periodo prossimo saranno dati i salari
dal bilancio della Repubblica della
Serbia, tutto con preoccupazione di una
catastrofe sociale che potrebbe colpire
questa cittŕ.
Segretario
Rajko Blagojevic
Novembre
2011:
Il governo serbo mente spudoratamente
sull'accordo con la FIAT /
Srpska vlada bahato laže o ugovoru s
"Fijatom"
Accuse di «censura» e di «arroganza».
Non č stata presa bene dal Consiglio
anticorruzione serbo la
decisione del governo nazionale di
consegnare al locale “watchdog” una
versione edulcorata del contratto
siglato nel 2008 tra Fiat e Belgrado.
Quello, per intendersi, che ha portato
il Lingotto (67 per cento) ad acquisire
in joint venture con la Serbia (33 per
cento) l’ex “Zastava” di Kragujevac, la
Mirafiori serba.
Il principale organo di lotta alla
corruzione in Serbia voleva esaminare il
contratto Fiat e tutti i documenti
collegati «per verificare se l’accordo
fosse favorevole ai cittadini serbi», ha
illustrato Danilo Sukovic, membro del
Consiglio, dalle colonne del quotidiano
belgradese “Blic”. Come risposta, l’esecutivo
ha fornito «venti chilogrammi di
documenti» in gran parte censurati,
ha spiegato Verica Barac, capo del
Consiglio. I contorni di quello che era
stato definito «l’affare del secolo»
rimangono dunque ancora opachi. La
censura č «inaccettabile», ha aggiunto
Barac, prima di rafforzare il giudizio
parlando di un picco di «arroganza o
perfino di cinismo» delle istituzioni
nazionali. «Č stupido marcare come
segreto di Stato tutti i dati sui
capitali investiti, sugli investitori e
sulle concessioni date dalla Serbia. Non
penso che ciň sia avvenuto su richiesta
di Fiat, ma che l’intesa sia servita per
fini di marketing politico», ha
rincarato Sukovic. Fiat, con una nota,
ha invece precisato venerdě che alcuni
dei dati occultati comprendevano
«segreti industriali e commerciali
cruciali per il successo della joint
venture» e che esistono clausole di
riservatezza ideate per «proteggere il
successo dell’investimento congiunto».
«Non penso che il governo sia il maggior
ispiratore delle cancellazioni. Ma
l’esecutivo non ha comunque cercato di
rendere trasparente il contratto ai
cittadini e alle organizzazioni
interessate, e con esso le decisioni
politiche e i processi economici»,
chiarisce Zoran Stojiljkovic, acuto
analista politico serbo. «Č un diritto
ed č necessario che la gente sia
informata, con l’eccezione dei dettagli
puramente tecnici o dei segreti
industriali», aggiunge l’analista. Ma
come mai cosě scarsa trasparenza?
Assieme all’Accordo di stabilizzazione e
associazione con l’Ue, l’intesa
Belgrado-Fiat con annessi sogni di boom
economico «fu uno degli eventi
determinanti che resero possibile, poco
prima del voto, la vittoria dell’attuale
maggioranza. Al tempo l’intesa ebbe un
forte valore politico, che sarebbe stato
minore se giŕ allora fosse stato chiaro
quanto era importante l’investimento del
governo e che le risorse che Fiat
avrebbe investito sarebbero state
limitate. La gran parte del denaro
arriva da Belgrado e da fondi europei»,
quelli della Banca europea per gli
investimenti (Bei), suggerisce
Stojiljkovic.
L’affare Fiat in Serbia prevede un
investimento totale di circa un miliardo
di euro: oltre 200 i milioni giŕ erogati
da Belgrado, 900 quelli assicurati dal
Lingotto. Ma di questi, 500 milioni
arrivano da un prestito deciso dalla
Bei, in parte garantito dalla Serbia.
Torino invece ha sborsato per ora solo
100 milioni a fine 2010 e ha mantenuto
sempre un gran riserbo su quanto sta
spendendo per la ristrutturazione degli
stabilimenti di Kragujevac. Alla fine,
l’azienda dovrebbe fabbricare 200mila
veicoli l’anno, almeno secondo le stime
Fiat, mentre la produzione dei nuovi
modelli dovrebbe partire a inizio 2012.
A Belgrado perň si sussurra che, nel piů
roseo dei casi, la previsione potrebbe
addirittura essere dimezzata.
---
Dichiarazione
Fiat
Automobili Serbia
Belgrado, 4 novembre 2011
Riguardo i commenti nei media serbi
ultimamente pubblicati, Fiat Group
Automobiles S.p.A. di Torino Italia
dichiara:
Il contratto di investimenti comuni tra
la Repubblica Serba e la societŕ Fiat
Group Automobile S. p. A. contiene delle
clausole segrete come richiesto da parte
della societŕ FGA spa e con l’intenzione
di proteggere l’investimento comune
della RS e della societŕ FGA spa di
Kragujevac, Serbia, perché alcuni dati
sui progetti e sull’ordine di
presentazione sono i cruciali segreti
commerciali e industriali necessari per
il successo del progetto comune.
Riteniamo che queste clausole sono a
favore sia della societŕ fondata insieme
alla RS sia dei suoi soci.
La societŕ FGA spa era d’accordo con la
pubblicazione del contratto, escludendo
solo le clausole segreti le quali
rappresentano i segreti commerciali e
industriali di chiave, per sodisfare le
aspettative dei cittadini di essere
informati sull’investimento industriale
maggiore nella Serbia negli ultimi anni.
In questo modo vogliamo sottolineare
l’importanza del segreto delle clausole
del contratto riferenti ai segreti
commerciali ed industriali necessari per
il successo dell’investimento comune.
Cordialmente.
FAS
Serbia,
ottobre 2011: La situazione generale
nel paese e a Kragujevac
FIGLI DELLA FIAT
(RaiNews24
- 27 ottobre 2011 - 18') video-reportage
di Danilo Licciardello, Simone Ciani e
Bruno Federico. Traduzioni a cura di
Carlotta Caldonazzo
Nel 2011 inizia il piano di
allargamento all'Est Europa della
FIAT, guidata da Sergio Marchionne:
dopo anni di trattative, i vertici
aziendali italiani decidono di
"azzerare" il comparto auto della
storica Zastava di Kragujevac in
Serbia, la "Torino dei Balcani",
duramente provata dai bombardamenti
NATO del 1999, assumere solo alcuni
operai in una "nuova azienda", una
NewCo sul modello di Pomigliano,
sostenuti da soldi pubblici dello
stato serbo, molti altri invece vanno
a cassa integrazione.
Vedi anche al
sito degli autori o su
YouTube
Sintesi
delle interviste a Zoran Markovic
segretario
del Sindacato Samostalni di Fiat Auto
Serbia a Kragujevac
raccolte
il 13 ottobre 2011 da parte di
Associzione Zastava Brescia ONLUS e
il 22 ottobre 2011 da parte di Non
Bombe ma solo caramelle ONLUS
Quanti
sono i dipendenti attuali nella FAS
(Fiat Auto Serbia)? La
sindacalizzazione?
I dipendenti Fiat attuali sono 1201
(1001 operai e 200 impiegati)
956 erano stati in passato dipendenti
della Zastava auto; poco piu’ di 200
sono stati assunti utilizzando l’agenzia
nazionale per l’impiego.
A luglio scorso i lavoratori erano 1296;
i 95 posti di lavoro in meno sono dovuti
ad altrettanti auto-licenziamenti, a
fronte di una liquidazione di 550 euro
per anno lavorato. Ci saranno altri
auto-licenziati entro la fine del 2011.
La liquidazione ha avuto un aumento
molto rilevante rispetto ai dati delle
liquidazioni degli anni precedenti, che
erano di 300 euro per anno lavorato; si
dice, senza averne certezza, che queste
liquidazioni sono state pagate dalla
Fiat (che come vedremo ha interesse ad
assumere nuovo personale), mentre
precedentemente le liquidazioni erano a
carico del Governo. Gli operai piu’
anziani possono giungere fino a 11.000
euro di liquidazione, (somma abbastanza
alta per la Serbia). Quelli
autolicenziati sono per lo piu’ di
operai anziani, probabilmente incapaci
di reggere il sistema di produzione WCM,
con livelli di professionalita’ e di
istruzione piuttosto bassi.
A marzo 2012 dovrebbero cominciare altre
assunzioni fino ad un totale circa di
1000 nuovi lavoratori entro settembre
2012, esclusivamente dall’agenzia
nazionale per l’impiego; svaniscono
cosi’ le residue speranze dei lavoratori
Zastava licenziati a gennaio 2011 di
tornare il lavoro.
Il totale finale dovrebbe essere di 2200
lavoratori, diminuito di quelli che si
licenzieranno in questo periodo.
Secondo le dichiarazioni ufficiali della
FAS i lavoratori a pieno regime
dovrebbero essere 2433.
Attualmente gli iscritti al Samostalni
sono 743; 86 sono iscritti ad altri
Sindacati.
Quali
sono i salari medi? Quanti
lavoratori sono in cassa
integrazione? Quanto
percepiscono mediamente di cassa
integrazione rispetto al salario?
Il salario medio di un lavoratore che
lavora a tempo pieno č di 30-35 mila
dinari al mese.
Il salario medio č di 250 euro/mese,
tenuto conto anche della cassa
integrazione.
Tutti gli operai sono in cassa
integrazione, e ricevono l’80% del
salario.
Dove č
stata collocata la linea di
montaggio della Punto? Ci
sono idee sul suo utilizzo futuro?
La linea Punto era stata smontata per
fare spazio alle nuove linee; la
previsione era di non riutilizzarla.
Attualmente la linea č in via di
re-installazione nel reparto Meccanica
da parte di tecnici Comau, insieme a
ditte esterne d’appalto; solo un piccolo
numero del tutto trascurabile di
lavoratori viene dalla FAS.
La FAS prevede di montare circa 10
unita’ al giorno, fino a che ci saranno
fondi di magazzino in Italia. Questo
pero’ solo in base alla richiesta del
mercato.
Attualmente ci sono 4000 Punto invendute
sui piazzali; se ne vendono meno di 100
al mese; le esportazioni sono pessochč
inesistenti (meno di 10 pezzi al mese).
A che
punto č il montaggio di nuove linee
di produzione? Quali
modelli verranno prodotti? Quali
sono i tempi previsti per l‘inizio
delle produzioni? Quale
sara’ a regime il numero di auto
prodotte?
Per quanto riguarda le nuove linee di
produzione, da circa un anno si parlava
di una produzione di Musa e di Idea,
senza pero’ che ci fossero conferme.
Ora si torna a parlare di un nuovo
modello denominato LZero, che dovrebbe
essere prodotto in due diverse versioni
a cinque e sette posti. La Fiat
considera questa vettura un segreto
industriale; la scocca č gia’ pronta, ma
č proibito diffondere informazioni e
tanto meno fotografie.
Secondo la Fiat la nuova vettura sara’
presentata al salone dell’auto di
Ginevra, a marzo 2012.
Il reparto carrozzeria č pronto.
Il reparto verniciatura deve avere venti
unita’ di verniciatura automatica.
Al momento sono pronte due cabine, con
le quali saranno verniciate le prime 40
vetture entro febbraio 2012; queste
saranno le vetture di test e se saranno
raggiunte le specifiche definite per gli
standard dei Paesi in cui ci si aspetta
di venderle (Europa, Stati Uniti e
Russia), saranno installate le
successive 18 cabine; per questa fase si
prevedono sei mesi di lavoro; il reparto
verniciatura dovrebbe quindi essere
completato entro la fine dell’estate
2012.
Il reparto montaggio č pronto.
I motori e il cambio saranno importati
dall’Italia. Non si conoscono ancora le
cilindrate.
Ma chi ha pagato le spese fino ad ora
sostenute?
Si dice che tutte le spese fin qui
realizzate sono state sostenute dal
Governo serbo (con la sua tranche di 300
milioni nella joint venture con la Fiat)
e da un prestito della Banca Europea
degli Investimenti di 500 milioni di
euro, garantito da un credito ipotecario
aperto dal Governo sui capannoni.
INDOTTO
Ricordiamo che inizialmente l’indotto
Fiat doveva essere collocato a Korman
Polje, su 70 ettari, a meta’ strada tra
l’autostrada Belgrado-Nis e Kragujevac.
Le prime informazioni (ottobre 2009) su
quell'area erano trionfali: secondo
l'allora ministro dell'economia Mladan
Dinkic in quell'area avrebbero dovuto
installarsi 14 imprese diverse (Magneti
Marelli, Sigit, Delphi, Proma, Sbe,
Adler, Toscana Gomma, Faurecia, Lear,
Johnson Controls e Axcent) con circa
10.000 addetti.
A gennaio scorso lo stesso ministro (che
poi si dimise di li a poco) annuncio’
che il progetto di Korman Polje era
finito in quanto non si era riusciti ad
espropriare i terreni (i contadini
avevano rifiutato la cifra offerta di 3
centesimi di euro a metro quadro) e che
l’indotto Fiat sarebbe stato collocato
in un’area di circa 20 ettari a
Grosnica, usata in passato come deposito
di mezzi dell’esercito serbo.
Grosnica si trova a poche centinaia di
metri dallo stabilimento FAS.
A fianco passa una linea ferroviaria a
doppio binario.
Si continua a parlare della costruzione
della circonvallazione sud e del tunnel
sotto la citta’, che si prevedono per il
2014.
A Grosnica lavorano molte imprese di
movimento terra e costruzioni edili; il
supervisore dei lavori č una impresa
privata, la MIS, che ha firmato un
contratto sia con il Governo che con la
Fiat, ed č di proprieta’ di una delle
persone piu’ ricche della Serbia,
Miroslav Miskovic, proprietario della
piu’ grande holdig serba, la Delta
Holding: banche, assicurazioni,
supermercati, costruzioni, e molto
altro.
Al momento sono in via di realizzazione
le strutture in cemento armato di alcuni
grandi capannoni, oltre che molti lavori
di sbancamento.
I costi della realizzazione di Grosnica
non sono conosciuti; non si sa
ufficialmente chi paga i lavori, ma il
Sindacato sostiene che sia sempre il
Governo serbo.
Si confermano i benefits che dovrebbero
ricevere le aziende dell’indotto:
- almeno 5000 euro per ogni nuovo
assunto
- esenzioni delle tasse di qualunque
tipo per 10 anni
- zona franca doganale
Nella migliore delle ipotesi verso la
fine del 2012 potranno essere al lavoro
nell’indotto circa 1000 operai,
suddivisi in sei aziende diverse, tra
cui Magneti Marelli e General Control,
le quali si sono registrate in Serbia.
Secondo GlasSrbije, nell’articolo citato
precedentemente, le aziende dell’indotto
saranno quattro; secondo altre fonti
potrebbero essere cinque o sei.
Come si vede siamo lontanissimi dai
numeri assolutamente irrealistici di 14
imprese e 10.000 operai di cui si
parlava all’inizio di tutta questa
vicenda.
Le due imprese sopracitate hanno
cominciato a chiamare i lavoratori della
ex-Zastava, iscritti all’Agenzia
pubblica per l’impiego, per iniziare la
selezione del personale futuro.
Le selezione la fa l’Ufficio Risorse
Umane della Fiat, che si occupa sia
delle assunzioni per FAS che per
l’indotto.
Si sta costituendo un ulteriore ufficio
che si chiamera’ Fiat Service che si
occupera’ dei contratti dei lavoratori
sia per i lavoratori FAS che per i
lavoratori dell’indotto.
Si tratta dunque sempre della Fiat, che
agisce sotto altri nomi!
Riportiamo
infine le parole con cui Zoran
Mihajlovic (allora segretario del
Sindacato Samostalni di Fiat Auto
Serbia) concludeva l’intervista che
Non bombe ma solo caramelle gli fece
nel marzo 2011, sette mesi fa:
Se
non arriva l’indotto della Fiat tutto
quello che č stato fatto finora si
risolvera’ in un disastro.
La
fabbrica da sola non dara’ lavoro ad
un grande numero di persone, sono
previsti in totale 2433 lavoratori con
una produzione massima di 200.000
automobili a pieno regime.
Ma
questa non č una grande produzione, e
non si risolverebbe neppure il
problema della disoccupazione a
Kragujevac. Saremmo solo un piccolo
granello di sabbia nell’impero Fiat.
Senza
l’arrivo dell’indotto il pericolo č
che qui a Kragujevac si assembleranno
pezzi di provenienza dall’Italia; si
faranno lavorare 2500 lavoratori
avendo perduto 7500 posti di lavoro.
In questo modo avremo regalato anche
300 milioni di euro (l’investimento
del governo serbo) e creato 5000 posti
di lavoro in Italia.
Qui
non c’č produzione, non ci sono
investimenti, siamo ad un passo dal
baratro.
Trieste, 7 novembre 2011
(a cura di Non Bombe ma solo caramelle
ONLUS)
28 aprile -
1 maggio 2011 Udine - Trieste - S.
Giorgio di Nogaro
incontri e
iniziative con i delegati Zastava da
Kragujevac
Da: Gilberto Vlaic
<gilberto.vlaic @
elettra.trieste.it>
Oggetto: [CNJ]
Delegati di Kragujevac in Friuli VG
Data: 20 aprile 2011
19.59.02 GMT+02.00
ONLUS Non bombe
ma solo caramelle - Trieste
Care amiche, cari amici
e’ con grande piacere che vi informiamo
che una folta delegazione di delegati
sindacali dei lavoratori della Zastava
di Kragujevac sara’ in Friuli Venezia
Giulia la settimana prossima, per
informarci sulla situazione REALE della
fabbrica, della citta’ di Kragujevac e
piu’ in generale sulle REALI condizioni
della Serbia. In questo modo intendiamo
anche rafforzare ed estendere la nostra
piu’ che decennale campagna di
solidarieta’ con questi lavoratori, le
loro famiglie e con tutta la citta’.
Di seguito gli appuntamenti che abbiamo
definito e ai quali siete caldamente
invitati:
Giovedi’
28 aprile, ore 18.00 a Udine, in sala
Ajace
Incontro con la CGIL e la FIOM friulana;
sara’ presente anche Giorgio Airaudo
della FIOM di Torino.
Titolo dell’iniziativa:
Dalla fabbrica alla scuola, il modello
Fiat, le alternative per uno sviluppo
globale sostenibile.
Maggiori dettagli nel documento
in
attachment.
Venerdi’
29 aprile, ore 11 e 30 nella sede
della Regione in Piazza Oberdan
[Trieste]
Conferenza Stampa in modo da illustrare
LA REALE SITUAZIONE della citta’ e della
fabbrica, dopo le menzogne sparse a
piene mani dalla stampa italiana
sull’intervento della Fiat in Serbia
Venerdi’
29 aprile, vari incontri a San Giorgio
di Nogaro (UD),
comunita’ che da molti anni e’
fortemente coinvolta nella nostra
campagna di affidi a distanza e nello
sviluppo di molti progetti nella citta’
di Kragujevac
Ore 17 Incontro con l’amministrazione
comunale in sala consiliare
Ore 17.30 incontro con Daniela Corso
Presidente della casa di riposo "Chiabŕ"
Ore 19.00 incontro con il Presidente
Lorenzo Mattiussi e con i volontari
della Misericordia della Bassa Friulana
nella loro sede.
Domenica
PRIMO MAGGIO mattina prenderanno parte
con le loro bandiere al corteo
sindacale a Trieste
Domenica
Primo Maggio pomeriggio alle ore 17 saranno
presenti al tradizionale concerto del
Coro Partigiano Triestino Pinko
Tomazic a Opicina.
Vi ricordiamo ancora di sottoscrivere il
5 per mille per la nostra ONLUS
Il codice fiscale e’ 90019350488
Sperando di incontrarvi numerosi vi
inviamo i piu’ cordiali saluti
Continuate a sostenerci!
Gilberto Vlaic
Non bombe ma solo caramelle ONLUS
Trieste, 20 aprile 2011
Il video della
Organizzazione Sindacale Unitaria (JSO)
della Zastava di Kragujevac
sulle attivitŕ che numerose associazioni
italiane hanno realizzato dal 1999 in poi
a sostegno delle famiglie dei lavoratori
bombardati dalla NATO:
10 godina rad Jedinstvene
Sindikalne Organizacije - Kragujevac
https://www.youtube.com/watch?v=3Y0kLfFcP8U
JEDINSTVENA
SINDIKALNA ORGANIZACIJA ZASTAVA SAVEZ SINDIKATA SRBIJE - SINDIKAT
METALACA SRBIJE
Con la decisione del
governo serbo marchio ZASTAVA non esiste
piů dal 5. gennaio 2011. Fabbrica
ZASTAVA č andata nella storia.
Rimangono altri reparti dell’ex Gruppo
ZASTAVA (in totale 15 fabbriche ZASTAVA)
che rimangono unite nelle attivitŕ
sindacali con riferimento al Sindacato
ZASTAVA (la struttura con la quale avete
rapporti diretti). Questa struttura
continuerŕ a svolgere tutte le attivitŕ
precedenti pur essendo ridotto lo staff
sindacale per le persone che erano
lavoratori della Fabbrica Auto (Radoslav
Delic – segretario generale, Dragan Corbic
– informatico dell’ Ufficio adozioni e
relazioni estere e Rajka Veljovic).
Per quanto riguarda segretario generale,
le elezioni sindacali saranno il 18.marzo
ed č gia concordato all’ Assemblea
sindacale che segretario generale sarŕ
Rajko Blagojevic (ex vicesegretario). Per
quanto riguarda l’Ufficio relazioni estere
e adozioni a distanza tutte le attivitŕ
finora svolte saranno continuate fino a
quando le associazioni italiane ci saranno
vicine.
Nella Fabbrica Auto Serbia e nelle
fabbriche ZASTAVA dell’ex Gruppo 85% sono
le iscrizioni al nostro sindacato ma
ciononostante il sindacato si trova nella
situazione economica molto difficile come
pure tutti i lavoratori, innanzitutto
quelli licenziati.
Per tutto ciň vi invitiamo di non far
cessare la vostra solidarietŕ tra i
lavoratori e di contribuire alla lotta
comune nella difesa dei diritti acquisiti
nel passato.
Ed infine, vi ringraziamo per la
solidarietŕ finora espressa e della quale
purtroppo abbiamo bisogno ancora.
Vicesegretario
Rajko Blagojevic
(I
dati riportati di seguito contengono
diverse precisazioni rispetto a quanto
da noi reso noto in data 31/12/2010-4/1/2011
"BRUTTE SORPRESE DI CAPODANNO". NdCNJ)
ZASTAVA
ULTIMO ATTO
Riccardo
Pilato Brescia Gilberto
Vlaic Trieste
Care
amiche, cari amici, le
notizie che ci sono giunte in questi
giorni da Kragujevac sono pessime.
Ricorderete
che la fabbrica di automobili Zastava
era stata divisa a febbraio 2010 in
due parti: -la
FIAT Auto Serbia (FAS), proprietaria
degli stabilimenti di produzione delle
auto, che aveva assunto con un nuovo
contratto individuale circa 1000
operai -la
Zastava Auto, che risultava in pratica
una scatola vuota, rimasta di
proprietŕ pubblica a cui venivano
affidati i restanti 1600 lavoratori
non assunti dalla Fiat.
E’ il
nuovo modello Marchionne: la creazione
di una new company a cui conferire le
produzioni e gli stabilimenti e una
bad company su cui scaricare debiti e
lavoratori in eccesso.
Il
Governo serbo, a ridosso della fine
dell’anno, attraverso il suo Ministro
dell’economia, il tristemente noto
Mladan Dinkic, ha improvvisamente
dichiarato la chiusura totale della
Zastava Auto e la conseguente messa in
mobilitŕ di tutti i lavoratori a
partire dal 5 gennaio.
Nel
documento intitolato Zastava
ultimo atto che vi
alleghiamo a questa mail sono
contenuti i dettagli di questa
operazione; qualche numero potrŕ
cambiare di qui alla fine di gennaio,
ma la sostanza č quella indicata.
La
situazione č pessima per tutti questi
lavoratori, che si vanno ad aggiungere
agli oltre 23.000 disoccupati censiti
a Kragujevac. E’
evidente che per loro ci sono
pochissime speranze di trovare
una occupazione regolare e sono
condannati ad una lunghissima
situazione di precarietŕ.
Quando
si sono sparse le prime voci i
lavoratori hanno reagito
immediatamente entrando in sciopero e
effettuando un tentativo di
occupazione del Comune di Kragujevac,
ma non č servito a nulla.
La
Fiat se ne č ovviamente lavata le
mani, ha detto che era una questione
che riguardava il Governo. In realtŕ
ha ottenuto quello che le occorreva,
la cancellazione del marchio Zastava,
la proprietŕ degli impianti e un ampio
serbatoio di lavoratori pagati
pochissimo a cui attingere, a seconda
del bisogno.
Tutti
comprenderete che in queste condizioni
la solidarietŕ concreta fino ad oggi
espressa dalle nostre associazioni
acquisisce un ancor piů alto valore,
sia sotto l’aspetto materiale che
psicologico.
Ci
appelliamo pertanto alla sensibilitŕ
di tutti voi per continuare l nostra
campagna di affidi a distanza ed
estendere il nostro aiuto a questi
lavoratori e alle loro famiglie.
Riccardo
Pilato Associazione
Zastava Brescia per la Solidarietŕ
Internazionale ONLUS
Gilberto
Vlaic Non
Bombe ma Solo Caramelle ONLUS
Brescia
e Trieste, 7 gennaio 2011
---
Dati
raccolti nell'intervista telefonica
a Delic Radoslav,
segretario generale del sindacato dei
lavoratori del gruppo Zastava JEDINSTVENA
SINDIKALNA ORGANIZACIJA:
Queste sono le informazioni che siamo
riusciti ad ottenere sulla situazione a
Kragujevac al momento attuale
Fiat
Auto Serbia al 31-12-2010: 1120
lavoratori
Zastava
Auto (di proprietŕ pubblica) al
31-12-2010: 1592 lavoratori
Il Governo serbo ha deciso di chiudere
Zastava Auto il 5 gennaio 2011 ed ecco
come si presenta il destino di questi
lavoratori, dopo un serrato confronto
con il sindacato; la somma dei numeri
successivi porta ad un totale di 1537
lavoratori; significa che per 55 non č
ancora definito il gruppo di
appartenenza.
Alcuni numeri presenti in questo
documento potranno cambiare, ma la
sostanza resta questa che descriviamo.
53
lavoratori passano a Fiat Auto Serbia
60
lavoratori (direttori vari e impiegati
di alto livello) passano a ZASTAVA AD,
che č la Direzione Generale che
controlla le attivitŕ industriali ancora
esistenti del gruppo Zastava, non ancora
privatizzate, che gestisce il patrimonio
immobiliare eccetera.
10
lavoratori vanno subito in pensione.
A
due anni dalla pensione: sono
65 lavoratori; entreranno nelle liste
dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego e
riceveranno il seguente trattamento
economico:
9 mensilitŕ del loro salario netto
attuale come indennitŕ di licenziamento
60% del salario medio netto serbo (circa
20.000 dinari/mese – 1 € uguale 106,5
dinari) fino alla pensione;
i loro contributi sanitari e
pensionistici fino alla pensione saranno
a carico del Governo
Fino a
5 anni dalla pensione: sono 249
lavoratori
Trattamento economico:
6 salari lordi come indennitŕ di
licenziamento (pagheranno loro le tasse)
per circa 2500 euro a lavoratore.
Entreranno nelle liste dell’Agenzia
Nazionale per l’Impiego
riceveranno un sussidio di circa 250
euro/mese netti ma dovranno pagarsi da
soli i contributi (circa 60 euro/mese)
Ci sono
inoltre 97 lavoratori con al massimo
sei anni dalla pensione:
per questi il sindacato ha ottenuto che
gli venga pagato il proprio salario
lordo (su cui pagheranno i contributi)
fino al raggiungimento del quinto anno
dalla pensione, dopo di che rientreranno
nel trattamento economico relativo ai
lavoratori del gruppo precedente.
Lavoratori
invalidi del lavoro: sono 65,
passano all’azienda Zastava INPRO, che
produce piccoli rimorchi per auto.
938
lavoratori non rientrano in nessuna
delle categorie sopra elencate;
riceveranno 300 euro di liquidazione per
anno lavorato come indennitŕ di
licenziamento; entreranno nelle liste
dell’Agenzia Nazionale per l’Impiego.
Riceveranno un sussidio di 22000
dinari/mese per un anno e 19.000
dinari/mese per un successivo secondo
anno indipendentemente da anzianitŕ e
qualifica.
In questi due anni i contributi sanitari
e pensionistici saranno pagati dal
Governo.
Fiat Auto Serbia dovrebbe arrivare ad
avere circa 2500 dipendenti alla fine
del 2012; non ha pero’ nessun obbligo
contattuale rispetto alla riassunzione
di lavoratori Zastava in mobilitŕ.
C’č stato un grande inganno sui test di
ingresso che la Fiat aveva svolto su
tutti i lavoratori del gruppo auto;
sembrava che il passaggio a Fiat Auto
Serbia fosse condizionato al superamento
questo test di ingresso; si sa invece di
lavoratori che non hanno passato il test
e che sono giŕ stati assunti cosě come
di lavoratori espulsi che avevano
passato il test. Per moltissimi
lavoratori non sono mai stati comunicati
i risultati dei test e non c’č mai stato
su questi argomenti un confronto con il
Sindacato.
Ed č su questo grande equivoco che il
Ministro dell’economia Mladjan Dinkic ha
giocato le sue carte per giustificare
l’espulsione di questi lavoratori, come
č riportato nelle sue dichiarazioni del
24 dicembre a Radio B92. (*)
Il
regalo del governo serbo in cambio
di... niente
Zastava
Auto chiude: a casa 1.600 operai.
Il Lingotto ringrazia
La Zastava Auto chiude i battenti. Il
governo della Serbia, che doveva
aprire una trattativa con il sindacato
sul destino di circa 1.600 lavoratori,
ha improvvisamente comunicato la
chiusura della societŕ e il
conseguente licenziamento di tutto
l'organico. La notizia arriva
direttamente da membri del sindacato
Samostanli di Kragujevac, cittadina a
poche decine di chilometri da Belgrado
dove ha sede la Zastava. La Zastava fu
bombardata dagli aerei della Nato
durante la guerra del Kosovo con la
scusa che nell'impianto si producevano
armi.
Il licenziamento č in qualche modo
legato alla vicenda della Fiat in
Serbia. La Zastava Auto, infatti, č
quel che rimane della vecchia societŕ
che Sergio Marchionne ha deciso di
prendersi nel tentativo di aprire un
polo produttivo all'Est. Attualmente,
quindi, le aziende sono due: Fiat Auto
Serbia (Fas), cioč la parte acquisita
dalla Fiat (tutti gli stabilimenti e
1000 lavoratori) e Zastava Auto (la
"bad company", cioč quella parte dei
lavoratori rimasti a carico del
governo). I lavoratori Fas sono circa
1000, come prima, mentre in Zastava
Auto sono circa 1600. La fabbrica al
momento č un grande cantiere dove
entrano sia lavoratori Fas che Zastava
Auto. I lavoratori Fas assemblano la
Punto nella unica linea rimasta,
mentre gli altri lavorano sulla
ricostruzione dei reparti. Il salario
attuale medio per un lavoratore Fas č
di 320 euro per un mese completo di
lavoro, cosa che non accade mai
(ottobre 2010). In Zastava Auto i
salari medi sono di 250-260 euro al
mese. La situazione anche in Fas č
molto tesa.
A ottobre il Sindacato ha chiesto un
aumento dei salari in Fas e proclamato
uno sciopero per il 19 ottobre. La
Fiat ha risposto dichiarando il 19
ottobre giorno non lavorativo. Per il
2010 la Fas aveva previsto il
montaggio di 30.000 Punto, ma la Fiat
č ancora molto lontana dagli obiettivi
per i quali ha preso molti soldi dal
governo serbo. Per il 2010 c'č stato
il bonus governativo di 1000 euro per
vettura nuova; nulla si sa per il
2011. Comunque in relazione alla crisi
economica sempre piů forte sono calate
anche le vendite e il governo ha
abbassato le tasse sulla importazione
di macchine usate, perchč la
popolazione ha sempre meno risorse
disponibili.
Secondo il sindacato fino ad ora
l'investimento reale della Fiat č
stato pari a zero. Hanno versato 100
milioni, che sono in qualche conto di
qualche banca, ma non sono stati usati
per lo stabilimento; tutti gli
investimenti attuati finora sono
avvenuti con fondi del governo, il
resto sono chiacchiere.
Rajka
Veljovic, sindacato della Zastava
auto Samostalni in Serbia:
«Lanciamo
un appello dalla Serbia a tutti i
lavoratori italiani»
Fabio
Sebastiani
«Lanciamo un appello a tutti i
lavoratori italiani e alle loro
organizzazioni sindacali perché ci
siano vicini in questo drammatico
momento». Rajka Veljovic č una
lavoratrice e sindacalista della
Zastava auto di Kragujevac. Il governo
della Serbia ha messo la parola fine
sull’azienda di automobili lasciando a
casa centinaia di tute blu.
A febbraio scorso la Fiat era entrata
in possesso degli stabilimenti della
fabbrica Zastava per farne un polo
produttivo per l’Est creando una nuova
societŕ la Fiat Auto Serbia (FAS) ed
aveva assunto 1000 lavoratori (facendo
firmare un contratto individuale) sul
totale di 2600 che erano ancora in
carico all’azienda. Il salario medio
in FAS č di circa 320 euro.
Cosě si erano create due aziende, la
FAS proprietaria degli stabilimenti e
con 1000 dipendenti ed una azienda
(chiamata Zastava Automobili), che
risultava in pratica una scatola
vuota, rimasta di proprietŕ pubblica a
cui venivano affidati i restanti 1600
lavoratori. Stipendio medio 250 euro.
E’ il nuovo modello Marchionne: la
creazione di una new company a cui
conferire le produzioni e gli
stabilimenti e una bad company su cui
scaricare debiti e lavoratori in
eccesso. La scelta improvvisa č
arrivata proprio nei giorni di ferie.
In Serbia il Natale ortodosso si
festeggia proprio in questi giorni. In
poche parole, il Governo serbo ha
fatto il classico “lavoro sporco”
chiudendo la parte pubblica del gruppo
Zastava. Per i 1600 lavoratori della
Zastava Auto si sono spalancate le
porte della disoccupazione. Circa 600
di loro, i piů anziani, saranno
”accompagnati’’ verso la pensione con
ammortizzatori economici molto deboli,
ma circa 1000 riceveranno 300 euro di
liquidazione per ogni anno lavorato e
un sussidio di meno di 200 euro al
mese per un anno e di meno di 150 per
un secondo anno. Visto che in Serbia
la disoccupazione viaggia sopra il 20%
significa condannarli ad una
condizione di precarietŕ che durerŕ
per tutta la loro vita.
Che cosa č accaduto precisamente?
«E’ comparso un articolo sui giornali
che parlava di circa 800 lavoratori
della Zastava auto, che dovevano
essere considerati in eccedenza. In
realtŕ i dipendenti sono il doppio,
quindi č come se gli altri 800 fossero
stati cancellati.»
Come erano gli accordi con Fiat?
«Gli accordi erano che solo per far
ripartire le produzioni avrebbe
assorbito subito circa 1.000
lavoratori la cui selezione č avvenuta
tramite un test di cui perň non
conosciamo i risultati. Quel programma
ha avuto molti ritardi.»
Quando la Fiat avrŕ bisogno di altri
lavoratori dove li prenderŕ?
«Me lo chiedo anche io. Mi sono fatta
una idea precisa, perché č giŕ
accaduto anche in altre parti della
Serbia, che li prenderŕ attraverso
l’Ufficio di collocamento pubblico e
questo gli frutterŕ, da quello che
abbiamo sentito, intorno ai 5000-7000
euro di contributo governativo per
agni assunto. E’ chiaro il giochino?
Adesso il governo della Serbia toglie
alla Fiat la patata bollente e poi la
premierŕ dando ulteriori contributi.
Contributi che vanno ad aggiungersi a
quelli giŕ incassati.»
«Il vostro sindacato, il Samostalni,
cosa ha detto?»
Per quello che ne so č stato preso
alla sprovvista. Quando si sono sparse
le prime voci abbiamo reagito
prontamente entrando in sciopero e con
un tentativo di occupazione del Comune
di Kragujevac.
«La Fiat come ha reagito?
La Fiat se ne č lavata le mani, ha
detto che era una questione che
riguardava il Governo. In realtŕ ha
ottenuto quello che le occorreva, la
cancellazione del marchio Zastava, la
proprietŕ degli impianti e un ampio
serbatoio di lavoratori a cui
attingere pagati pochissimo.»
Quel
che la Fiat ha in serbo. Intervista
a Rajka Veljovic, responsabile
affari internazionali e adozioni a
distanza del Sindacato serbo
Samostalni
La svolta era arrivata nel settembre
del 2008 con la firma tra Marchionne e
il ministro dell'economia Mladjan
Dinkic dell'accordo tra Zastava e Fiat
per uno dei piů importanti
investimenti in Serbia, con la
creazione di una societŕ mista, la
Fiat Automobili Srbja (Fas) al 67%
Fiat e al 33% dello stato serbo, con
l'obiettivo di produrre una nuova
monovolume. Con la promessa di
investire 700milioni di euro - quasi
l'equivalente di quello promesso a
Pomigliano - la Fiat portava a casa un
grosso premio: 50 milioni di capitale
dal governo di Belgrado, piů 150
milioni in incentivi, e dalle autoritŕ
locali l'esenzione dai dazi e dalle
tasse locali per dieci anni; e gratis
dal Comune di Kragujevac i terreni per
i nuovi stabilimenti. Intanto si
costituiva una «new corporation»,
Zastava automobili, che incorporava la
vecchia fabbrica, per andare alla
liquidazione della societŕ e mettere
in mobilitŕ tutti i suoi lavoratori,
ma con l'impegno della Fiat e del
governo serbo ad una loro riassunzione
nella nuova societŕ, pur azzerando
mansioni e anzianitŕ. Gli operai e i
sindacati, gli stessi che avevano
difeso le linee della Zastava dai
bombardamenti «umanitari» della Nato
nel 1999, ricostruendone larga parte,
sono stati insieme scettici - migliaia
di lavoratori del settore auto nel
frattempo sono stati licenziati - e
pieni di speranza per questo «ritorno»
della Fiat che giŕ dal 1953 aveva
contribuito ad impiantare la
produzione della mitica «Yugo». Cosě
hanno cominciato a lavorare per
attivare la nuova produzione. Poi la
doccia fredda, a fine anno. La Zastava
automobili - ufficialmente non la Fiat
ma il governo serbo, vale a dire il
premier Mirko Cvetkovic e il ministro
dell'economia Mladjan Dinkic - ha
licenziato tutti i 1.600 dipendenti.
In Italia - tranne Liberazione - non
se n'č accorto nessuno. Ne parliamo
con Rajka Veljovic, responsabile
affari internazionali e adozioni a
distanza del Sindacato serbo
Samostalni, che ci risponde da
Kragujevac.
Che sta accadendo e come avete passato
la fine dell'anno e l'inizio del
nuovo?
Sě, č stato proprio il governo che ci
ha licenziati e quando i giornalisti
hanno chiesto al portavoce della Fiat
in Serbia, Giuseppe Zaccaria - (ex
inviato de La Stampa nei Balcani ndr)
- ha risposto «giustamente» che Fiat
non c'entrava per nulla perché sono
affari tra la Zastava e il governo
serbo. Sono state le uniche parole che
si sono sentite dalla Fiat. Fiat non
c'entra perň noi abbiamo capito molto
bene che si tratta di una truffa.
Perché nel contratto firmato nel 2008
tra il governo serbo e la Fiat si
diceva che non saremmo stati assunti
nella prima ondata dalla Fiat, ma
successivamente sě. O dalla Fiat o dai
fornitori che sarebbero dovuti
arrivare a Kragujevac. Invece, cinque
giorni prima di capodanno, č apparso
un articolo su Politika, il giornale
piů diffuso in Serbia, che annunciava
il nostro licenziamento. Parlando, fra
l'altro di «programma sociale» per 800
lavoratori, e che comunque Zastava
automobili sarebbe stata chiusa,
ufficialmente dal 5 gennaio 2011.
Quanti erano i dipendenti della
Zastava automobili e che lavoro
svolgevate?
Quelli rimasti ancora non assunti
dalla Fas, la Fiat serba, erano 1.600.
Si č spesso parlato di soli 800
lavoratori, perché 800 sono quelli piů
giovani, ai quali mancano piů di 5
anni per la pensione. Altri 800 -
allora giŕ invisibili - sono quelli a
cui mancano meno di 5 anni alla
pensione. Dopo l'accordo del 2008, il
governo serbo e la Fiat hanno
incaricato imprese d'appalto per la
ricostruzione e solo una piccola parte
dei lavoratori della Zastava. Su
questo il nostro sindacato ha
combattuto molto, perché una delle
nostre richieste era che la
ricostruzione degli impianti per la
nuova produzione della Fiat, venisse
avviata dai lavoratori qualificati
della Zastava.
Peraltro voi avete ricostruito le
linee produttive della fabbrica dopo
la distruzione dell'azienda da parte
dei bombardamenti della Nato...
Certo, siamo stati noi a presidiare la
fabbrica anche sotto i bombardamenti,
e a rimetterla in piedi. E ora non
chiediamo di ricostruire quel che
c'era ma di essere impegnati anche
sulle nuove produzioni previste dalla
Fiat serba.
Come avete reagito alle notizie di
«Politika» e che cosa chiedete al
governo serbo?
Abbiamo subito iniziato a scioperare,
abbiamo scioperato 5 giorni in piazza,
a temperatura sotto zero, abbiamo
presidiato il Comune e alla fine siamo
stati piegati. Dovevamo firmare perché
il governo, per bocca del ministro
dell'economia Mladjan Dinkic, ci ha
promesso una indennitŕ e ha detto: «Se
continuate con gli scioperi non avrete
nemmeno l'indennitŕ». Sono ventimila
dinari, 200 euro al mese. Per capire
le condizioni di vita in Serbia, qui
il paniere mensile č di 450 euro al
mese solo per comprare farina,
zucchero, le cose elementari per
vivere insomma. Al governo serbo
chiedevamo il prolungamento delle
sovvenzioni e il mantenimento
dell'occupazione per i lavoratori
della Zastava automobili ancora in
carica, di non fare licenziamenti.
Abbiamo perduto. Siamo stati costretti
alla resa dal nostro ministro
dell'economia, quello che ha firmato
l'accordo con la Fiat nel 2008. C'č
un'altra cosa che vogliamo denunciare:
la Fiat serba ha giŕ cominciato ad
assumere dall'ufficio di collocamento
qualche lavoratore perché loro
prenderanno - se davvero si realizza
la previsione di 200mila vetture
all'anno dal 2012 - una sovvenzione
statale per ogni nuovo assunto.
Insomma, i nuovi assunti Fiat saranno
praticamente pagati dal governo serbo,
lo stesso che scarica i lavoratori
Zastava.
Che messaggio inviate ai lavoratori
italiani della Fiat impegnati in
questo momento in uno scontro
decisivo?
Che almeno i lavoratori Fiat nel mondo
devono essere uniti e coordinare le
iniziative di lotta. Come uno sciopero
internazionale. Solo cosě si puň
vincere questa battaglia. Lo ripetiamo
dal '99. Insistiamo perché si realizzi
al piů presto un nuovo coordinamento
sindacale in Italia. Anche perché ora
si prevede che la Fiat serba, Fas,
monterŕ la Punto entro il mese di
maggio, per avviare la produzione di
9mila vetture di scorta, ma poi anche
la Fas sarŕ chiusa per sei mesi, per
finire tutte le ricostruzioni e le
preparazioni per la nuova produzione
prevista.
31/12/2010: Zastava Vozila, brutte
sorprese di Capodanno
L'anno
2011 comincia con brutte notizie
da Kragujevac
Il Governo serbo ha deciso di chiudere
Zastava Auto il 5 gennaio 2011 (*). Il
destino di questi lavoratori č
dettagliatamente descritto nel report di
Riccardo Pilato e Gilberto Vlaic, Zastava
Auto: Ultimo Atto.
Lo scorso 29 dicembre la manifestazione
del migliaio di lavoratori minacciati di
licenziamento č sfociata nel tentativo di
occupazione del Municipio di Kragujevac. A
seguito di questi fatti il dirigente
sindacale del sindacato Samostalni dei
metalmeccanici, Zoran Mihajlovic, č stato
ricoverato (come giŕ era successo in
passato) nel reparto di cardiologia
dell'Ospedale di Kragujevac per nuovi
problemi al cuore, chiaramente causati
dallo stress di questa vicenda drammatica,
che in pochi anni ha visto circa30mila
lavoratori sbattuti fuori dalla "Zastava",
e solo un migliaio re-impiegati dalla FIAT
a condizioni infami.
Le bombe della NATO del 1999 sono
servite a smantellare il regime di
difesa sociale della RFJ e a svendere il
paese alle multinazionali. E servono
oggi a ricattare gli operai FIAT di
Torino, di Termini Imerese, di
Pomigliano…
La politica delle multinazionali che
contrappone i lavoratori su base
nazionale va combattuta con
l’internazionalismo, costruendo unitŕ e
lotta comune a livello europeo e
mondiale
L’annuncio di Marchionne
Kragujevac, 23 luglio 2010. Siamo
nell’ufficio del sindacato “Samostalni”,
che organizza la grande maggioranza dei
lavoratori serbi, con Rajka Veljovic,
responsabile delle relazioni
internazionali, Zoran Mihajlovic
vicesegretario nazionale e Radoslav
Delic, segretario dei metalmeccanici
della Zastava. Come ogni anno, siamo qui
per la consegna delle donazioni delle
adozioni a distanza dell’associazione
“Most za Beograd – un ponte per Belgrado
in terra di Bari”, costituitasi nel 1999
contro la “guerra umanitaria” della NATO
alla RFJ. Ma non c’č quasi la
possibilitŕ di parlare. Il telefono del
sindacato č bollente, da ogni parte
d’Italia, e non solo, vogliono notizie
sull’annuncio-bomba di Marchionne: la
FIAT puň spostare la produzione da
Torino, dove i lavoratori scioperano, a
Kragujevac, dove dall’inizio dell’anno
la FIAT ha preso effettivo possesso
della Zastava automobili. I principali
quotidiani hanno titoli a molte colonne.
E con una certa precisione elencano
tutti i buoni motivi per spostare la
produzione in Serbia, le condizioni
davvero vantaggiose concesse dal governo
serbo: esentasse, capannoni e terreno
gratuiti, altri milioni di
finanziamenti. Salari da 300 euro.
Finalmente i serbi, dopo essere stati
bombardati, sono domati e pronti a
fornire forza lavoro qualificata a buon
mercato.
Cosě, a 11 anni di distanza, le bombe
lanciate su Belgrado sono servite non
solo a colpire la popolazione, ad
ucciderla, ferirla, affamarla,
stremarla, distruggendo la base
produttiva del paese, sottoposto a
pesanti ricatti, per piegarlo ai voleri
imperialisti, con il bastone della
sottrazione del Kosovo (che la
risoluzione del consiglio di sicurezza
dell’ONU del 1999 prevedeva parte
integrante della Serbia) e la carota di
una possibile ammissione nel club della
UE. Quelle bombe ora servono anche alla
feroce guerra che il padronato, la punta
di lancia del padronato italiano, la
FIAT, conduce contro gli operai in
Italia. Le bombe della NATO del 1999
sono servite a smantellare il regime di
difesa sociale della RFJ guidata da
Slobodan Milosevic e a svendere il paese
alle multinazionali, costringendo i
lavoratori serbi alle condizioni che
essE impongono. E servono ora a
ricattare gli operai FIAT di Torino, di
Termini Imerese, di Pomigliano: o
accettate il diktat della FIAT o
delocalizzo in Serbia. Il caso
Zastava-FIAT č un esempio da manuale di
globalizzazione imperialistica. Ci
illustra il legame tra guerra
guerreggiata e lotta economica e ci dice
anche che l’impegno contro la guerra
imperialista per la classe operaia non
si basa soltanto su un’alta coscienza
morale, ma anche su un diretto interesse
di classe. La guerra imperialista, in
una fase di grave crisi economica e di
sfrenata competizione mondiale, non
colpisce soltanto i popoli di altri
paesi – serbi, iracheni, afghani:
l’elenco delle aggressioni USA e NATO
del nuovo secolo potrebbe continuare –
ma anche il proletariato del paese
imperialista. Marchionne punta sulla
concorrenza tra lavoratori, sulla lotta
per la sopravvivenza tra chi č
impoverito e chi sta ancora peggio.
Con uno scatto d’orgoglio i segretari
del sindacato stilano un comunicato in
cui rifiutano il gioco al massacro dei
lavoratori contro lavoratori, invitando
all’unitŕ di tutti i lavoratori del
gruppo FIAT. L’internazionalismo tra
lavoratori č rimasto nel dna di alcuni
di loro, nonostante i bombardamenti
mediatici, l’assedio, la fame, i
ricatti, o anche grazie a questo. Hanno
provato a praticarlo seriamente i
compagni della Zastava. Non a caso hanno
promosso incontri internazionali e
stabilito un rapporto con la CGIL, con
la FIOM di alcune cittŕ e regioni
italiane, col coordinamento delle RSU.
Anni ’50-60: nasce l’industria
automobilistica jugoslava
Con la formazione della RFSJ la fabbrica
sorta nel 1851a Kragujevac (capitale
serba fino al 1839 sotto il regno di
Milos Obrenovic) come fonderia di
cannoni col nome di Vojno-Tehnicki
Zavod, e che aveva cominciato negli anni
1930 a produrre per l’esercito jugoslavo
camion su licenza Ford e poi, dopo la
Liberazione dal nazifascismo, jeep su
licenza di Willys-Overland, prende il
nome (1° gennaio 1946) di Crvena Zastava
(Bandiera rossa). Alla fine degli anni
1940, la RFSJ dopo la rottura col
Cominform e con l’URSS (1948) dibatte al
suo interno il modello di sviluppo. Con
il referendum del 26 agosto 1953 le
maestranze della fabbrica autogestita di
Kragujevac, rimaste senza lavoro per il
trasferimento di gran parte della
produzione di armi nelle altre
repubbliche jugoslave, si pronunciano a
larghissima maggioranza (96%) per la
scelta - inizialmente avversata da una
parte dei comunisti jugoslavi - di
costruire autovetture ad uso privato. Un
anno dopo, nell’agosto 1954, viene
siglato l’accordo con la FIAT. Si inizia
con la FIAT Campagnola, poi nel '55
arriva la Zastava 600 B, detta Fica, nel
1971 la Zastava 101 e poi l'utilitaria
Yugo 45, che monta il motore della FIAT
127; a fine anni '80 la Florida, la cui
linea č stata impostata dal designer
italiano Giorgio Giugiaro.
Anni ’70: la massima espansione
Gli anni 1970-80 vedono un crescente
sviluppo della fabbrica, che nel 1975
festeggia la produzione della
milionesima vettura. Circa 30.000
addetti producono nel 1977 200.000
vetture all’anno, soddisfacendo gran
parte della domanda interna jugoslava
(300.000 vetture). Dal 1971 la fabbrica
comincia ad esportare sul mercato dei
paesi occidentali, in Europa (Grecia,
Francia, Italia: la Koral col marchio
Innocenti) e negli USA, che importano la
Yugo 45. Alla fine degli anni ’70
l’organico a Kragujevac raggiunge le
40.000 unitŕ, la produzione 255.000
vetture, con un fatturato di circa 2,2
milioni di dollari. La Zastava collabora
con circa 200 imprese jugoslave; 500.000
persone in tutto il paese lavorano
direttamente o indirettamente con essa.
Negli anni ’80, nonostante il
rallentamento dei ritmi di sviluppo che
colpisce le economie socialiste europee
(sia quelle piů centralmente pianificate
di tipo sovietico che quelle
decentralizzate, come la Jugoslavia) la
Zastava di Kragujevac si mantiene
intorno a questi standard produttivi.
Nel 1989, alla vigilia del sanguinoso
disfacimento della federazione
jugoslava, la Zastava produce 223.000
veicoli, esportati in 70 paesi. Il
gruppo Zastava si compone di 47 imprese
presenti nelle diverse repubbliche
jugoslave e occupa 56.000 addetti.
Anni ’90: anche la Zastava va a pezzi
Con la dissoluzione della Jugoslavia va
a pezzi anche la Zastava. A Spalato, in
Croazia, la Jugoplastika produceva gli
interni e poi vi erano altri
stabilimenti in Kosovo, Slovenia e
Bosnia. Quelle che erano relazioni del
tutto interne alla fabbrica divengono
relazioni internazionali, per di piů tra
paesi in guerra. Si aggiunga l’embargo e
si comprende come debba essere
riorganizzata e reinventata tutta la
produzione, che nel 1991 crolla a meno
di 10.000 vetture. I salari reali, che
negli anni ’80, a paritŕ di potere
d’acquisto, non erano inferiori a quelli
di un operaio italiano e consentivano un
discreto tenore di vita, con le guerre e
le sanzioni contro la RFJ precipitano a
livelli infimi.
Nel frattempo, la campagna iconoclasta
anticomunista che ha investito l’URSS e
l’Europa centro orientale e non
risparmia i Balcani, porta a cambiare la
toponomastica delle cittŕ, che
riprendono i vecchi nomi di principi e
zar in luogo dei combattenti partigiani
e comunisti. Anche il nome della
fabbrica di Kragujevac viene “ripulito”
dal rosso e rimane soltanto Zastava,
bandiera.
1999. I bombardamenti della NATO
Nella primavera del ‘99 la NATO scatena
l’aggressione contro la RFJ, con
bombardamenti terroristici e
distruttivi. Il generale clintoniano
Wesley Clark dichiara di voler riportate
la Serbia 50 anni indietro. La fabbrica
di automobili diviene uno dei principali
obiettivi militari. Due massicci
bombardamenti, il 9 e 12 aprile, la
distruggono, nonostante i lavoratori si
pongano sul piazzale come “scudi umani”:
140 sono feriti durante il primo raid,
30 pesantemente, mentre altri 36 sono
feriti nel secondo. Colpiti in pieno il
reparto automatizzato di verniciatura e
il centro di informatica costato 10
milioni dollari, che gestiva i dati per
tutti gli stabilimenti Zastava in
Serbia. Colpita anche la centrale
teromoelettrica che serviva tutta la
cittŕ. 37.500 persone restano senza
lavoro:
… Tutte le foto, i film ecc. visti in
precedenza non hanno reso giustizia
nemmeno approssimativamente alla misura
della distruzione, dell'annientamento,
della violenza criminale di bombe e
missili. … Strano anche come proprio la
disintegrazione degli utensili, dei
banchi da lavoro, dei martelli, delle
tenaglie, delle morse, delle barre, dei
chiodi e delle viti (spianati e spezzati
persino gli elementi piů piccoli) mi
abbia colpito piů di quella dei grandi
macchinari. Era come se con questi
utensili — una volta "utensile" non
significava "segno di umanizzazione"? —
le criminali potenze celesti avessero
annientato in tutto il circondario il
lavoro, vale a dire ogni cooperare ed
esistere (l'esserci), per un tempo
indeterminato. E strano anche come la
vista delle centinaia di macchine
semifinite o quasi finite schiantate e
bruciate sulle loro sospensioni e catene
di montaggio mi abbia addolorato — io
che dalle automobili di solito distolgo
gli occhi -, mi abbia addolorato come se
si trattasse di esseri viventi ai quali
una potentissima entitŕ del Male avesse
in un colpo solo (in realtŕ i colpi sono
stati ben piů d'uno) disintegrato la piů
intima essenza. E al centro della
superba (sě) opera dell'uomo (sě)
l’altrettanto superba, nobile centrale
termoelettrica (toplana) che riforniva
l'intera Kragujevac (circa 200.000
abitanti) e adesso, invece che di
caldaie e tubi scintillanti, consiste
solo di brandelli e sfilacciature... da
un pezzo questa non č piů un'azione
militare, ma un paralizzare, peggio
ancora, un colpire-al-cuore, peggio
ancora, un mandare alla malora e
spazzare via dall'area di conquista un
intero paese, un intera Parte della
Terra![1].
Stato
degli stabilimenti
Zastava di Kragujevac
dopo l'attacco NATO
Resistenza operaia e internazionalismo
Tuttavia, un mese dopo la cessazione dei
bombardamenti, si avvia la ricostruzione
della fabbrica. Uno straordinario lavoro
volontario di migliaia di operai spazza
via le macerie, recupera tutto il
recuperabile. Giŕ nell’estate del 2000
la fabbrica riprende a funzionare.
Ma la volontŕ di resistenza č espressa
chiaramente anche dal sindacato
Samostalni, che il 28 luglio 1999
promuove tra le macerie della fabbrica
bombardata un’assemblea sindacale cui
partecipano rappresentanti sindacali
italiani, belgi, della Macedonia, della
Repubblica Serba di Bosnia, e delegati
delle piů importanti aziende della
Jugoslavia. L’assemblea invita all’unitŕ
tra i sindacati delle repubbliche
jugoslave, indipendentemente
dall’appartenenza etnica, religiosa e
politica, e si appella ai sindacati
europei per azioni di solidarietŕ e di
lotta.
Ottobre 2000. Colpo di stato
neoliberista
Nella RFJ, pur sottoposta a un
pesantissimo regime di sanzioni, si
mantiene un sistema di difesa sociale e
garanzie per i lavoratori. Per quanto
riguarda prezzi, affitti, sanitŕ, il
governo tratta con il Sindacato e
stabilisce programmi sociali a costi
calmierati, contrattati tra le parti
sociali[2].
La struttura economica della RFJ sotto
la guida di Slobodan Milosevic č
indicata nei rapporti delle banche e
degli istituti di ricerca occidentali
come ancora troppo “socialista”. Cosě ad
esempio il potente International Crisis
Group, finanziato dall’Open Society
Institut di George Soros e composto dai
piů importanti uomini dell’economia,
della finanza, della politica
occidentali, scrive nel suo rapporto
dell’agosto 2000: “Fondamentalmente il
carattere dell’economia rimane
socialista e controllato dal centro. La
privatizzazione dei primi anni ’90 […]
ebbe come risultati il permanere di una
forte partecipazione statale – il 42% –
nelle imprese “privatizzate” e una
successiva ‘statalizzazione’
dell’economia. Una nuova legge fu messa
in cantiere nel 1997 non per ravvivare
il processo di privatizzazione ma per
mantenere il controllo statale sulle
imprese privatizzate. […] Alla fine del
1998 lo stato possedeva un terzo delle
industrie privatizzate, il 40% del quale
sotto forma di proprietŕ sociale, mentre
solo il rimanente 27% era in mano
privata. In base alle informazioni
disponibili, da allora non č cambiato
molto, e la nuova legge che sta ora
venendo redatta non fa altro che
confermare la situazione precedente,
dato che il 60% della proprietŕ
resterebbe comunque nelle mani dei
lavoratori, impedendo agli investitori
di acquisire il controllo della
gestione” [3]. Anche gli industriali
italiani lamentano “pregiudizi di natura
ideologica” e norme “in contrasto con la
normativa caratteristica di un’economia
di mercato. Tra queste va annoverata la
ripresa dell’istituto della
‘partecipazione dei dipendenti alle
decisioni per mezzo del consiglio dei
dipendenti’, la disposizione per cui il
governo federale, nel caso di un
pericolo di destabilizzazione del
mercato, potrŕ assumere la gestione
delle imprese in difficoltŕ e, molto
importante, il mantenimento della figura
dell'impresa di ‘proprietŕ sociale’”[4].
Anche per la European Investment Bank “a
differenza dei suoi vicini l’economia
serba conserva molto dell’ereditŕ
socialista. […] le spese pubbliche sono
2/3 del PIL. L’economia resta fortemente
regolata, dominata dalle imprese di
stato o a proprietŕ sociale. L’86% di
tutto l’impiego č nello stato o nei
settori a proprietŕ sociale[5].
Č fondamentalmente per questo che il 5
ottobre 2000 Slobodan Milosevic viene
rovesciato da un colpo di stato, sul
modello delle “rivoluzioni colorate”
promosse da Soros e dalla CIA nei paesi
ex socialisti, dalla Georgia
all’Ucraina. A Kragujevac la reazione
colpisce con azioni squadristiche i
sindacalisti legati al partito
socialista.
Il cambiamento di regime č l’inizio di
una lenta agonia della fabbrica. La
storia della Serbia degli ultimi 11 anni
č quella di un continuo pressante
ricatto delle “democrazie occidentali”
per assoggettare definitivamente il
paese e accaparrarsi le sue risorse.
Dopo l’arresto di Milosevic si avvia la
politica di privatizzazioni e svendita
delle grandi imprese pubbliche.
2001-2010. Massacro sociale e ricatti
imperialisti
Nell’aprile 2001 comincia il massacro
sociale dei lavoratori della Zastava. La
vendita della compagnia č una condizione
essenziale posta dal FMI nel pacchetto
di ristrutturazione economica della
Serbia. La privatizzazione della ZASTAVA
prevede la scomposizione del gruppo in
unitŕ produttive indipendenti l'una
dall’altra, con una fortissima riduzione
degli occupati: oltre 14.000 su 30.000.
La situazione peggiore č alla Zastava
Automobili, dove, su 13.500 lavoratori,
risultano 10.000 “esuberi”, ai quali
vengono offerte tre opzioni: 1.
Abbandonare definitivamente la fabbrica
con un bonus di 100 € circa per ogni
anno di anzianitŕ di fabbrica. 2.
Iscriversi all'Ufficio di mobilitŕ e
collocamento (occupazione e formazione)
del Gruppo Zastava (Zastava
Zaposljavanja i Obrazovanja – ZZO) con
il compito di tentare un pressoché
impossibile ricollocamento, con un
sussidio, pari al 45% del salario, per
un massimo di 4 anni. 3. I lavoratori
cui mancano 6 o meno anni al
pensionamento potranno solo iscriversi
all'ufficio di collocamento pubblico o a
quello del Gruppo Zastava, ricevendo
un’indennitŕ non superiore al 60% del
reddito medio sino ad un massimo di 24
mesi.
Nonostante forti e massicce
manifestazioni di operai, che in 4000
“assediano” il municipio di Kragujevac,
dove tre ministri serbi (finanze,
economia, lavoro) presentano il
programma del governo per il Gruppo
Zastava il piano di ristrutturazione
passa. A luglio 2001 il referendum
proposto dal governo (Marchionne a
Pomigliano non ha inventato nulla) č di
fatto senza alternative. Sulla scheda si
chiede agli operai se sono "a favore del
programma del governo", oppure "a favore
del fallimento della fabbrica”. Sul 74%
di partecipanti al voto, il 73% accetta
il piano. Si avvia il primo
licenziamento collettivo in Serbia dal
1945.
Corvi e avvoltoi
Sulla fabbrica agonizzante volteggiano i
corvi. L’11 ottobre 2002 il governo
Djindjic firma un preaccordo di cessione
della Zastava Automobili con
l’imprenditore americano Malcom
Bricklin, che negli anni ’80 aveva
importato negli USA la Yugo. Ma la cosa
non va in porto. Il successivo
pretendente, Stevan Pokrajac, un serbo
di mezza etŕ emigrato in Canada,
millanta disponibilitŕ finanziarie che
non possiede.
A fine luglio 2005 si annuncia un
accordo con la FIAT – siglato poi a
dicembre - per l’assemblaggio a
Kragujevac della “Punto”, che si prevede
di esportare in tutto l’est Europa, con
un occhio particolare alla Russia, con
cui la Serbia ha notevoli facilitazioni
doganali. La FIAT cancella parte del
debito della Zastava, che perň dovrŕ
versare i restanti 11 milioni e mezzo di
euro entro un anno (li procura con
l'alienazione della rete delle
concessionarie in Croazia e in Macedonia
e delle case vacanza al mare dei
lavoratori in Croazia). Con un
finanziamento di 15 milioni di euro
dello stato serbo si acquisteranno le
attrezzature necessarie per produrre la
Zastava10 (il nome serbo della Punto), e
per rinnovare il reparto verniciatura,
distrutto dai bombardamenti della NATO
nel 1999.
A giugno 2007 esce dallo stabilimento la
prima Zastava10. Ma si tratta solo di
assemblaggio, con l’impiego di appena
300 operai: tutti i pezzi vengono
portati dall’Italia.
Tra l’estate 2006 e 2007 scioperi e
manifestazioni promossi dal Samostalni
scuotono Kragujevac e Belgrado. I
lavoratori chiedono chiarezza sulla
politica industriale del governo serbo e
la prosecuzione di quel minimo di difese
sociali per gli “esuberi” all’Ufficio di
mobilitŕ-collocamento, che avrebbe giŕ
dovuto chiudere nel 2005 e ha invece
continuato ad erogare i sussidi grazie
alla mobilitazione dei lavoratori. Ma
nell’estate del 2007, nonostante
presidi, cortei, blocchi stradali e uno
sciopero della fame di alcuni
lavoratori, il governo serbo ne sancisce
la chiusura[6].
La joint venture FIAT Auto Serbia (FAS)
L’accordo per la Punto apre la strada
alla successiva costituzione della
societŕ tra Fiat e stato serbo, con il
passaggio della Zastava alla FAS (FIAT
Auto Serbia). Nel dicembre 2007 la
Zastava č pronta per la vendita sul
mercato internazionale, sono interessati
FIAT, GM, Ford, nonché indiani e cinesi.
Il 29 aprile 2008, due settimane prima
delle elezioni politiche (dopo la
dichiarazione unilaterale di
indipendenza del Kosovo le forze
politiche neoliberiste e filo
imperialiste serbe sono in difficoltŕ),
il presidente della Repubblica serba
Boris Tadic ed il vicepresidente della
Fiat Altavilla, alla presenza del
ministro dell'economia Dinkic, firmano
un preaccordo. Si annuncia con molta
demagogia la produzione di 300.000
vetture l'anno entro il 2010, con
l’assunzione di 5000 operai. Il
Memorandum del 6 maggio 2008 prevede che
la Fiat sia affrancata per 10 anni da
tutte le tasse locali, mentre, nel caso
in cui l'azienda mista serbo-italiana
desideri aumentare la propria capacitŕ
produttiva a Kragujevac - che nel
frattempo ottiene lo status di zona
franca doganale - potrŕ disporre
gratuitamente del terreno edificabile.
A fine settembre 2008 – mentre esplode
la crisi finanziaria mondiale col
fallimento clamoroso di banche USA ed
europee – il Sole24ore annuncia che con
l’intesa siglata il 29 9 2008 si
realizza il piů grande accordo economico
da quando Marchionne č arrivato al
Lingotto nel 2004, il piů grande
investimento estero in Serbia dopo
Milosevic: 940 milioni di euro, per
produrre 200.000 vetture l’anno. Nasce
la joint venture tra FIAT (67%) e
governo serbo proprietario della Zastava
(33%). Dopo la Polonia, scrive il
quotidiano di Confindustria, l’avvio
della produzione di auto in Serbia č un
tassello fondamentale per la FIAT.
L’intesa si estende anche a IVECO e
Magneti Marelli, si prevede la
produzione di 2200 autobus l’anno.
Naturalmente, occorrerŕ attenersi agli
standard FIAT: “zero scarti, zero
difetti, zero rotture, zero
inventari”[7].
Da marzo 2009 la Zastava smette di
produrre i suoi vecchi modelli,
mantenendo solo l'assemblaggio della
Punto Classic. Tonnellate di macchinari
sono ceduti come rottami all’acciaieria
di Smederevo, svenduta nel 2003, con i
suoi 8000 dipendenti, alla
multinazionale USA U.S. Steel Serbia.
Un anno dopo la firma dell’intesa con la
FIAT, un articolo del quotidiano
belgradese Politika denuncia una
situazione pesantemente svantaggiosa per
la Serbia. A settembre 2009 nessuno
degli impegni assunti dalla FIAT č stato
mantenuto, e le radiose prospettive di
una produzione di 200.000 unitŕ all’anno
con incremento di migliaia di posti di
lavoro appaiono molto fumose. La Fiat
non ha versato entro il 31 marzo 2009 i
200 milioni del capitale iniziale, non
fa partire per il 2010 la produzione del
nuovo modello, ma continua con
l’assemblaggio della Punto sugli
impianti che la Zastava aveva pagato nel
2006 14 milioni di euro: tutto a spese
dei serbi che pagano spese generali,
salari e contributi. La Fiat invece,
senza investire nemmeno un euro, incassa
il 10% per ogni vettura venduta. La sua
unica spesa č per le retribuzioni dei 35
manager Fiat residenti a Kragujevac[8].
Dov’č il contratto collettivo?
Il 23 dicembre 2009 si firmano gli
annessi al contratto della joint venture
per la creazione di FAS. Con il
passaggio effettivo della Zastava alla
FIAT agli inizi del 2010, il sindacato
non ha piů alcuna agibilitŕ in fabbrica.
Il passaggio delle maestranze dalla
Zastava alla FAS avviene attraverso una
selezione inoppugnabile della FIAT,
senza alcun intervento possibile del
sindacato. Dei circa 2500 lavoratori
rimasti, Fiat ne assume 1000, con un
contratto individuale, le cui clausole
sono ignote al sindacato: ogni nuovo
assunto ha dovuto firmare l’obbligo di
non fare dichiarazioni di alcun tipo
sull’azienda. I rimanenti, con un’etŕ
media di 46 anni, hanno ben poche
speranze di essere assunti.
Ma le prospettive di sviluppo del
mercato dell’auto sono piuttosto oscure.
Senza incentivi statali le Punto si
vendono meno. A fine luglio 2010 ve ne
erano 4500 sul piazzale della fabbrica,
con i lavoratori in cassa integrazione.
L’internazionalismo necessario
Intanto, si procede con la politica
degli annunci ottimistici. Il 10 ottobre
il ministro serbo Dinkic parla di 1400
nuove assunzioni e aumento della
capacitŕ produttiva con due nuovi
modelli da esportare nella UE e negli
Stati Uniti. Ma bisogna ricordare che la
FIAT ha annunciato spesso piani
industriali che ha piů volte cambiato di
sana pianta.
I lavoratori serbi, dal canto loro,
continuano a resistere e a lottare,
rivendicando un contratto collettivo
che, sulla base del contratto nazionale,
non calpesti la dignitŕ del lavoratore.
E sono consapevoli che la strategia
delle multinazionali che contrappone i
lavoratori su base regionale e
nazionale, italiani a serbi, serbi a
polacchi, va combattuta con
l’internazionalismo, costruendo unitŕ e
lotta comune dei lavoratori a livello
europeo, meglio, mondiale: “se sciopera
il nostro compagno in Italia o in
Spagna, bisogna trovare la forza di
scioperare in tutte le fabbriche Fiat
del pianeta, perché solo cosě č
possibile opporsi validamente al
padrone, che altrimenti ha gioco facile
ad isolarci, a contrapporci e a batterci
gli uni dopo gli altri”[9].
---
[1] Peter
Handke, Un
disinvolto mondo di criminali,
Einaudi, Torino, 2002, pp. 63-65.
[3] Cfr. il rapporto dell’ICG sulla
Serbia, in ICG Balkans Report, n. 99,
Belgrade/Washington/Brussels, 17.8.
2000. (corsivo mio, AC).
[4] Proposte dell’industria italiana
per la ricostruzione dei Balcani,
Quadro generale: Serbia (sito Bernabč,
dopo le sue indicazioni del 29 luglio
'99) redatto da DGR Consulting S.r.l.,
Trieste.
[5] Balkan Task Force, European
Investment Bank, Problemi di uno
sviluppo a lungo termine per il Sud
Est europeo, Luxemburg, 28 luglio
1999.
[6] Cfr. Enrico Vigna, “Serbia:
ennesimo durissimo attacco alle
condizioni di vita dei lavoratori
Zastava”, l'ernesto, 21/09/2007.
[7] Carlo Marroni, “Maxi-joint della
Fiat in Serbia”, Il Sole24ore,
30.9.2008, p. 23.
Segnaliamo che un
interessantissimo articolo sul
calvario della Zastava Auto di
Kragujevac, oggi requisita dalla FIAT
con un colpo di mano imperialista di
quelli da manuale, appare sul numero
3-4/2010 de L'ERNESTO:
E'
disponibile inoltre una nuova
intervista in serbocroato a Zoran
Mihajlovic, segretario
generale del sindacato Samostalni
della Fiat Auto Serbia e della Zastava
Automobili di Kragujevac e
Vicesegretario dei metalmeccanici
serbi del Samostalni:
Questa
intervista dovrebbe essere presto
disponibile anche in lingua italiana.
---
Lettera
dei sindacalisti Zastava agli
adottanti italiani
La lettera che segue č stata
inviata, in forma adattata per ciascun
referente specifico, alle associazioni
di solidarietŕ che da anni mantengono
progetti di sostegno alle famiglie dei
lavoratori della Zastava bombardata.
---
JEDINSTVENA
SINDIKALNA
ORGANIZACIJA ZASTAVA
Adresa : Trg Topolivaca 4, 34000
Kragujevac
Telefon/Faks : 034/335 367 & 335
762 - lokal : 22 69 - Elektronska
pošta : jsozastava @ nadlanu.com
Care
amiche, cari amici
Siamo
a distanza di 20 anni da quando č
iniziato il disastro nei Balcani, lo
sfascio di un grande paese che fu
l’esempio di convivenza multietnica;
poi arrivarono l’embargo e missili del
1999 che rasero al suolo la piccola
Yugoslavia giŕ distrutta e impoverita
dalle sanzioni.
Cosa č
cambiato in un decennio?
Il
nostro paese ora si chiama Serbia (dal
1882 fino ad oggi 9 volte ha cambiato
nome), la maggioranza della
popolazione si dichiara ancora come
yugoslavi, siamo in 7 milioni e
secondo le statistiche uno su 10 vive
sotto la soglia della povertŕ. La piú
colpita č la fascia dei bambini,
particolarmente i malati e figli dei
profughi.
Cos’č
la soglia della poverta in Serbia?
Sono 8.800 dinari cioč chi spende meno
di 80 euro al mese, piu precisamente
2,5 euro al giorno per cibo, bollette,
vestiario, istruzione, sanitŕ ecc.
Con
cambio dinaro/euro la povertŕ aumenta
ogni giorno e cresce il numero di
mense popolari dove alle famiglie
viene consegnato un pasto al giorno
(per queste famiglie l’unico pasto
nella giornata).
Il
salario medio in Serbia č 321 euro al
mese, la pensione media 193 euro al
mese (Istat – 25.11.2010.).
Secondo
l’ISTAT serbo il paniere mensile a
settembre del 2010 (di una famiglia
media di 4 membri) e stato 85.479,63
dinari cioé 810 euro.
Per
quanto riguarda “l’affare del secolo“
secondo il governo serbo riferito al
contratto con la Fiat, fino ad oggi
alla FAS (Fiat Auto Serbia) si fa solo
l’assemblaggio della vettura Punto con
i pezzi che arrivano dall’Italia; per
parecchi mesi la maggioranza dei
lavoratori č stata in cassa
d’integrazione 2 settimane al mese con
salario medio di 270 euro al mese. Ora
tutti lavorano (1050 lavoratori della
FAS) per assemblare le scorte di auto
entro Pasqua perchč dalla Pasqua fino
a novembre del 2011 saranno tutti in
cassa d’integrazione. Ora percepiscono
un salario di 300 euro al mese.
Nel
frattempo 1.600 lavoratori della
fabbrica Auto che non sono stati
assunti dalla FIAT aspettano una
soluzione per il futuro.
Cari
amici e compagni, speriamo che i dati
di cui sopra possano aiutarvi a
immaginare la vita in Serbia ed
innanzitutto a capire quanto sia
ancora prezioso il vostro contributo
di solidarietŕ. Noi sappiamo che una
grave crisi economica ha colpito pure
il vostro paese ma vi invitiamo a non
far cessare il vostro contributo di
solidarietŕ per aiutare questi ragazzi
sfortunati a finire gli studi e
costruire assieme ai vostri figli un
mondo migliore senza guerre, odio
etnico e con lavoro per una vita
dignitosa.
Rajka
Veljovic
Ufficio relazioni estere e
adozioni a distanza
Radoslav Delic
Segretario generale Sindacato
ZASTAVA
Intervista
a Zoran Mihajlovic,
segretario generale del sindacato
Samostalni della Fiat Auto Serbia e
della Zastava Automobili di Kragujevac
e Vicesegretario dei metalmeccanici
serbi del Samostalni
(a
cura di Gilberto Vlaic)
Domanda: c’č stata la riunione
dei Sindacati Metalmeccanici a Bruxelles a
settembre; come č andata?
Risposta: l’incontro di
Bruxelles era stato pensato come l’inizio
di una rete dei sindacati presenti nelle
fabbriche FIAT in tutta Europa; erano
presenti 32 rappresentanti sindacali di 12
Paesi di tutta Europa e Peter Scherrer
della Confederazione Europea dei Sindacati
(segretario della Fédération Européenne
des Métallurgistes).
Zoran č
stato invitato insieme ad un altro
rappresentante sindacale serbo del
sindacato Nezavisnost; la traduzione era
piuttosto carente e non č riuscito a
capire esattamente tutto anche se i
documenti preliminari erano stati
tradotti preventivamente in Serbo.
L’argomento principale era la
ristrutturazione della FIAT in due
strutture separate: industria auto da una
parte e camion e macchine agricole e
trasporti in genere dall’altra.
Ristrutturazione che dovrebbe essere
completata entro l’anno 2010.
C’č la preoccupazione che questo
comporterŕ la scomparsa di un
interlocutore unico e che dovranno essere
organizzati due luoghi diversi di
contrattazione, cosa che porterŕ ad un
indebolimento del Sindacato.
Altra preoccupazione: a chi saranno dati
in carico i debiti della Fiat?
La delegazione italiana voleva una
conclusione concreta della riunione ma non
c’č una visione comune tra tutti i
sindacati, questa volta a frenare erano
gli Spagnoli e come sempre i Polacchi;
l’incontro č stato interrotto a metŕ senza
alcun accordo.
Zoran č rimasto molto deluso perchč č la
seconda volta che si sono incontrati (il
precedente incontro era di settembre
2009) senza avere alla fine conclusioni
concrete perchč hanno sempre parlato di
quello che farŕ la Fiat e mai di una
strategia sindacale.
Non si č neppure parlato dell’accordo di
Pomigliano.
Domanda: l’accordo del Governo
serbo con il FMI (prestito di 2.9 miliardi
di euro) del febbraio scorso prevedeva il
blocco delle pensioni e licenziamenti
massicci nel pubblico impiego.
Risposta: non č successo niente
e non sono noti i meccanismi di impiego di
quei soldi.
Domanda: durante la vostra
permanenza in Friuli V.G. ad agosto scorso
si era detto di uno sciopero generale al
29 settembre.
Risposta: abbiamo organizzato
recentemente vari scioperi, fino ad ora
tre in tre cittŕ differenti, l’ultimo ieri
(il 22 ottobre) a Novi Sad, c’erano circa
10.000 persone.
Purtroppo noi abbiamo un boicottaggio
mediatico totale e nulla esce sulle
televisioni.
Sui nostri telegiornali si parla degli
scioperi in Francia, in Grecia, in Italia,
ma non se de dicono i motivi; in questo
modo č stata anche la manifestazione della
FIOM del 16 ottobre a Roma: non si sapeva
chi l’aveva organizzata e perchč.
La segreteria nazionale del Samostalni ha
deciso di lanciare un referendum contro la
legge proposta dal governo sulle pensioni.
Il Governo ha ritirato immediatamente la
legge, che prevedeva un aumento dell’etŕ
pensionabile, la cancellazione dei diritti
per lavoratori sottoposti a lavori
usuranti ed una modifica al ribasso per i
parametri per il calcolo della pensione,
che potrebbero arrivare addirittura al 30%
del salario medio.
Questo perchč questo referendum potrebbe
significare la caduta del governo.
Sulla Zastava (per accorciare la parte
scritta ometto di riportare le domande
che noi abbiamo posto, ma riporto solo
le risposte):
Zastava Kamioni
La Iveco non č interessata ad
entrare nella fabbrica, e la situazione č
totalmente incerta.
I lavoratori sono circa 700, la produzione
č bassissima, poche decine di camion
all’anno.
La paga media č di 320 euro.
Fiat Auto Serbia (FAS) e Zastava Auto
(cioč quella parte dei lavoratori
rimasti a carico del Governo)
I lavoratori FAS sono 1000, come
prima, e Zastava Auto 1600.
La fabbrica al momento č un grande
cantiere dove entrano sia lavoratori FAS
che Zastava Auto.
I lavoratori FAS assemblano la Punto nella
unica linea rimasta, mentre gli altri
lavorano sulla ricostruzione dei reparti.
Il Sindacato ha chiesto un aumento dei
salari in FAS e proclamato uno sciopero
per il 19 ottobre.
La Fiat ha risposto dichiarando il 19
ottobre giorno non lavorativo.
La risposta finale di Zoran č stata che la
Fiat non potrŕ dichiarare sempre giorni
non lavorativi e che comunque il primo
giorno lavorativo sarebbe stato un giorno
di sciopero.
A questo punto il nostro governo ha
reagito ed abbiamo avuto un incontro al
Ministero dell’Economia, dove č stato
deciso di continuare le trattative e
Giovanni De Filippis direttore dela FAS č
stato letteralmente portato per forza alla
fabbrica a trattare con noi e ci siamo
messi d’accordo per gli aumenti; questo
mese e a dicembre avranno due bonus pari
al 50% di una mensilitŕ e da novembre un
aumento del 10%.
Il salario attuale medio č di 320 euro per
un mese completo di lavoro, cosa che non
accade mai.
Questi aumenti sono solo per il lavoratori
FAS, non per quelli che sono in Zastava
Auto, dove i salari medi sono di 250-260
euro al mese.
L’orario di lavoro attuale č di 5 giorni
per otto ore giornaliere, mentre la Fiat
propone ora 4 giorni lavorativi con orario
di 10 ore; noi abbiamo rifiutato.
La proposta č tesa a risparmiare un giorno
di riscaldamento, luce, acqua e indennitŕ
di trasporto che č una voce della busta
paga.
I nostri lavoratori non riescono giŕ a
lavorare le otto ore, perchč i ritmi sono
alti e l’etŕ media č molto alta, e dopo
venti anni di una vita anormale non sono
piů in grado di lavorare cosě.
Se e quando inizieremo la produzione di
200.000 vetture anno i ritmi teoricamente
dovrebbero aumentare di 4 volte! Meglio
uccidere tutti i lavoratori subito.
A settembre e ottobre hanno lavorato metŕ
mese, la situazione č un po' migliorata e
la Fiat si č impegnata a fare orario
intero fino ad aprile, perchč poi da
aprile a ottobre sarŕ fermato
l’assemblaggio perchč dovrebbero arrivare
gli impianti nuovi che dovrebbero essere
installati nei capannoni.
Per questi sei mesi di fermo il salario
dei lavoratori FAS sarŕ dell’80%.
Per i lavoratori Zastava auto ci sarŕ una
trattativa con il governo a novembre
prossimo.
Quello che non va bene in questo momento č
che i subfornitori della Fiat non sono
ancora arrivati e noi abbiamo seri dubbi
che questi arriveranno; questo vuol dire
che l’assunzione di altri mille lavoratori
per la futura produzione del nuovo modello
potrŕ essere possibile, ma si tratterŕ
solo di montaggi di pezzi prodotti
altrove.
La vettura quindi non sarŕ un prodotto
serbo ma un prodotto italiano montato in
Serbia.
Per il 2010 la FAS aveva previsto il
montaggio di 30.000 Punto.
Ieri [cioč
il 22 ottobre, nota di Gilberto]
le televisioni serbe erano piene di
trasmissioni che celebravano il montaggio
della trentamillesima Punto, spacciandola
come produzione del 2010.
In realtŕ queste 30.000 Punto sono quelle
uscite dalla fabbrica a partire dal 30
marzo del 2009.
Nel 2009 sono state 18.000, e nel 2010
fino ad ora 12.000.
Totale 30.000!!!
Quest’anno esiste ancora il bonus
governativo di 1000 euro per vettura
nuova.
Comunque in relazione alla crisi economica
sempre piů forte č calata anche la vendita
e il Governo ha anche abbassato le tasse
sulla importazione di macchine usate,
perchč la popolazione ha sempre meno
risorse possibili.
Quindi adesso potrete comprare una vettura
della stessa fascia della Punto ad un
prezzo molto piů basso, perň usata.
Paradossalmente č cresciuto il mercato
della Yugo usata, che non č piů prodotta
dalla nostra fabbrica.
Fino ad ora l’investimento della Fiat č
stato zero. Hanno versato 100 milioni, che
sono su qualche conto in qualche Banca.
Tutti gli investimenti che si vedono sono
del Governo, il resto sono chiacchiere del
Sindaco di Kragujevac e della Fiat, ma con
le chiacchiere non si vive.
La nuova linea di produzione non esiste
ancora, non č arrivato nulla. Si dice che
la fabbrica sarŕ fermata da aprile fino ad
ottobre del 2011 per l’installazione dei
nuovi impianti.
Per quanto riguarda i mercati in cui le
Punto assemblate sono vendute: oltre alla
Serbia, le ex repubbliche jugoslave,
l’Africa del Nord, la Siria.
Tra Kragujevac e Batocina c’č l’area di
circa 70 ettari di Korman Polje, che
dovrebbe essere attrezzata (con spese a
carico pubblico) per ospitare i
subfornitori della Fiat [vedi nostra
relazione di
viaggio di ottobre 2009].
La previsione iniziale era che poteva
entrare in funzione intorno al 2017;
attualmente č tutto fermo, in quanto non
sono iniziati neanche gli espropri, se non
in minima parte. Se il problema non si
risolve entro novembre ci saranno penali
da pagare alla Fiat. I terreni al momento
sono stati seminati dai contadini
proprietari.
Per mettere in funzione Korman č anche
necessario finire la bretella
autostradale, che necessita di almeno un
altro anno e mezzo per essere finita.
Dovrebbe essere inoltre costruita una
circonvallazione della cittŕ e un tunnel
di alcuni chilometri che si dice sia stato
appaltato ad una azienda cinese, che
dovrebbe inviare 500 minatori.
In conclusione al momento non č arrivato
nulla dell’indotto Fiat.
---
Nota di Gilberto Vlaic
Su questo problema
esiste anche un interessante documento
del
25-5-2010 di Giovanni De Filippis,
Amministratore delegato della FAS, nel
quale si possono vedere gli schemi
dell’autostrada, del tunnel e di Kozman
e capire meglio ciň che dice Zoran in
questa intervista.
Secondo Zoran i 30.000 posti di cui
parla Garau sono probabilmente quelli
che il Governo dice che ci saranno per
tutta la Serbia nel prossimo anno
(Novosti, del 22 ottobre 2010).
Sempre nell’articolo di Garau si parla
della compagnia
koreana Yura che ha comperato
fabbrica di cablaggi per auto Zastava
Elektro a Raca, cittadina della Sumadija
a 30 kilometri da Kragujevac; questo
acquisto č paradigmatico di come
funzionano le privatizzazioni e conviene
descriverlo con un certo dettaglio.
La fabbrica era giŕ stata privatizzata
nel 2006 ed acquistata da un consorzio
di imprenditori privati con a capo Ranko
Dejanovic, marito della attuale
Presidente della Camera dei Deputati
Slavica Djukic-Dejanovic; questa
privatizzazione era poi stata dichiarata
nulla alla fine del 2008 per il mancato
rispetto degli obblighi contrattuali,
tra i quali acquisto di macchinari
vecchi come nuovi, mancato pagamento dei
salari per molte mensilitŕ. I lavoratori
avevano manifestato in tutti i modi per
sei mesi consecutivi.
Yura ha deciso di acquistare la fabbrica
ed ha pagato per questo acquisto 3
milioni di euro al Governo serbo.
L’impegno di Yura č di investire 8
milioni di euro a Raca.
Successivamente Yura ha assunto circa
mille lavoratori, ricevendo per ciascuno
di essi un contributo di 4.500 euro dal
Governo, e cioč 4.5 milioni!!!
sufficienti per pagare i salari per
circa due anni.
Il Governo serbo si č fatto anche carico
di tutte le spese legate al processo di
acquisto e di ulteriori 700.000 euro per
i costi di training.
Secondo il contratto di privatizzazione
la Yura non aveva obbligo di riassumere
i lavoratori precedenti e dunque tutti i
285 (meno che otto) si sono licenziati
per aderire al programma sociale di
tutela che prevede 300 euro di
liquidazione per anno lavorato
pregresso.
Il processo di privatizzazione č
iniziato alla fine di gennaio 2010 ed č
terminato due mesi dopo; a giugno la
fabbrica č entrata in funzione;
l’occupazione č cresciuta da circa 300
lavoratori ad aprile a 800 a settembre
con la previsione di 1000 dipendenti a
fine dicembre 2010.
I lavoratori sono assunti in prova con
un contratto di 195 euro/mese e
indennitŕ mensa di 30 euro/mese.
Se superano il periodo di prova e
vengono assunti a tempo indeterminato
hanno un aumento di circa 30-50
euro/mese.
La Yura ha proposto di costruire una
nuova fabbrica a Nis, durante il 2011,
con la prospettiva di impiegare 1500
lavoratori; il Ministro dell’economia
Mladjan Dinkic ha dichiarato che il
bonus governativo sarŕ portato a 7000
euro per posto di lavoro perchč
(testualmente dichiarato alla
televisione B92) ‘’Yura č un investitore
serio’’. Ecco uno piů realista del re...
Segnalo il sito in italiano della
agenzia governativa SIEPA che
sovvenziona le aziende che investono
in Serbia: http://www.siepa.gov.rs/site/it/home/
Si scoprono delle cose allucinanti!
Le ditte che investono in Serbia
ricevono a fondo perduto cifre
dell’ordine di 3-10 mila euro per posto
di lavoro creato, a seconda del numero
totale di lavoratori, della sede
geografica in Serbia e del settore
merceologico.
E’ impossibile riassumere qui tutti i
benefici fiscali previsti per queste
aziende; si consiglia a chi č
interessato di consultare il sito della
SIEPA.
«Non ci lasceremo usare contro gli
operai italiani»
di Lo. C.
Sono un migliaio, assemblano 15 mila
vecchie Punto l'anno con i pezzi
provenienti da Torino e guadagnano, in
teoria, 320 euro al mese. In pratica in
busta paga se ne ritrovano 270 perché da
mesi il mercato č saturo, la crisi
picchia duro e una settimana al mese
sono in cassa integrazione. Eccoli gli
operai della Fiat Auto Serbia, figli
della giŕ gloriosa Zastava con cui pure
la Fiat, fino agli anni Novanta, aveva
avuto molto a che fare. Altri operai
sono ancora parcheggiati in una sorta di
bad company che continua a chiamarsi
Zastava con lavoratori inattivi, in
attesa di entrare in Fiat quando (e se)
si materializzerŕ il nuovo progetto del
Lingotto: 300 mila vetture - una low
cost di fascia B e una city car per
complessive 200 mila unitŕ annue e un
modello di fascia C per altre 100 mila -
alla fine del 2012, un organico di 2.540
dipendenti. Se i progetti di Marchionne
incontreranno la domanda, naturalmente.
E allora molte cose cambieranno, dai
ritmi agli orari (oggi 40 ore
settimanali su 5 giorni), ai salari.
Mihajlovic Zoran č il segretario
generale del sindacato Samostalni alla
Fiat Auto Serbia, a cui aderisce il 75%
dei dipendenti, e ricopre numerose altre
cariche sindacali. Lo intervistiamo con
l'aiuto di Rajka Veljovic, piů che
traduttrice cuore della Zastava che
collabora con il manifesto dal '99 per
le traduzioni e le adozioni a distanza
dei figli degli operai «licenziati»
dalle bombe «umanitarie». «Siamo rimasti
molto sorpresi dalle decisione Fiat di
spostare da noi la produzione destinata
a Mirafiori e ci teniamo a sottrarci dal
gioco sporco che vorrebbe schierare
operai contro operai. Naturalmente
abbiamo bisogno di lavoro come il pane,
ma non togliendolo a degli altri
lavoratori. Siamo fiduciosi, ma non
comprendiamo fino in fondo la logica
della Fiat né si possono dare per
scontati i numeri di vetture e di operai
previsti nal mercato. L'allestimento
delle nuove linee č giŕ in ritardo.
Preciso che i motori delle future
vetture arriveranno dall'Italia, cosě
come le piattaforme comuni ad altri
modelli».
Mihajlovic č in Italia dove ha
incontrato, tra gli altri interlocutori,
il gruppo dirigente Fiom, proprio per
stabilire un legame e condividere alcune
scelte. «In Serbia abbiamo poche
informazioni, č importante per capire
con chi abbiamo a che fare sapere come
la Fiat si muove, a Melfi o a
Pomigliano. Abbiamo molte cose in comune
con voi: in Serbia stanno passando tre
leggi pesanti che colpiscono le
pensioni, il lavoro e il diritto di
sciopero». Quel che si č scritto
sull'interesse della Fiat per la Serbia
- l'assenza di tasse doganali con la
Russia faciliterebbe l'esportazione in
quel mercato - non risponde al vero:
«Tasse doganali non esistono (c'č un 1%
simbolico) per prodotti le cui
componenti siano costruite in Serbia al
70%. Per le auto Fiat non č cosě, noi
assembliamo pezzi italiani». Mille
operai per 15 mila auto l'anno, 2.540
per farne 300 mila: non pensi che dietro
questa sproporzione si celi una radicale
modifica delle condizioni, turni e
straordinari? «Certo, ma il problema
d'oggi č la cassa integrazione, non gli
straordinari».
Trieste e Fiumicello (UD), 27-29 agosto
2010: incontri con i delegati della
Zastava di Kragujevac
https://www.youtube.com/watch?v=g7VeYzJ5Z4w
Per
iniziativa della onlus Non bombe
ma solo caramelle Rajka
Veljovic coordinatrice dell’ufficio adozioni
internazionali del Sindacato Samostalni,
e Zoran
Mihajlovic segretario del Sindacato Samostalni
Zastava Auto e Fiat Auto Serbia e
vicesegretario dei metalmeccanici di
Serbia
saranno per alcuni giorni in
Friuli-Venezia Giulia, allo scopo di
illustrare in dibattiti pubblici la
situazione dei lavoratori di Kragujevac.
PRIMO
DIBATTITO: la sera di venerdi 27 agosto
alle 18 e 30, durante
la Festa della Sinistra, alla Casa del
Popolo di Borgo San Sergio (Trieste) FIAT:
IN ITALIA E IN SERBIA, LAVORATORI
ASSIEME CON UN UNICO OBIETTIVO, LA
DIGNITA' DEL LAVORO
coordinerŕ
il
dibattito
Francesca Scarpato.
CONFERENZA
STAMPA sabato
28 agosto alle 11 presso la sede della
Regione Friuli VG in Piazza
Oberdan a Trieste.
SECONDO DIBATTITO: la sera di
domenica 29 agosto alle 18, durante
la Festa Liberamente a Sinistra nella
Sala Consiliare del Comune di
Fiumicello (Udine) LAVORO
E DIRITTI NEGATI
interverranno
rappresentanti
dell'USB, della FIOM CGIL e della onlus
Non Bombe ma Solo Caramelle.
<<
Inutile sottolineare l’estrema attualitŕ
di questi dibattiti, anche in relazione
alle ripercussioni che potranno avere
sul lavoro e sui diritti dei lavoratori
in Italia le dichiarazioni dello scorso
21 luglio da parte di Sergio Marchionne,
amministratore delegato della Fiat,
relative ad un ventilato spostamento
delle produzioni di auto da Mirafiori
agli ex stabilimenti della Zastava di
Kragujevac, ora diventati Fiat Auto
Serbia.
Speriamo
di potervi vedere numerosi!!!
Un
cordiale saluto Gilberto
Vlaic (Non Bombe ma Solo Caramelle
ONLUS) Trieste,
22 agosto 2010 >>
Italia/Serbia, 22-23 luglio
2010: provocazioni di Marchionne
Jedinstvena Sindikalna Organizacija
Zastava Samostalni Sindikat Srbije - Savez
Metalaca Srbije
jsozastava @ nadlanu.com
Kragujevac, 23 luglio 2010
Per quanto riguarda gli articoli
pubblicati in questi giorni in Italia e
tradotti e pubblicati anche in Serbia,
comunichiamo che - sulla base delle
informazioni in nostro possesso - non
esiste nessun Accordo ufficiale ne'
informazione ufficiale del governo serbo
(che č proprietario del 30% della Fiat
Auto Serbia) relativa alle dichiarazioni
(intenzioni) di Marchionne.
I fatti sulla situazione attuale nella
fabbrica di Kragujevac:
* La fabbrica č ferma a causa delle
vetture non vendute ferme nel piazzale
(circa 450 unitŕ).
* Tutti i 1060 lavoratori della Fiat Auto
Serbia sono in cassa integrazione
(percepiscono il 65% del salario).
* La ricostruzione dei reparti viene
eseguita da imprese appaltatrici,
nonostante che migliaia di lavoratori
della Zastava [*] stiano a casa senza
lavoro. Proprio 2 giorni fa un lavoratore
di un'impresa appaltatrice č morto sul
lavoro.
* Circa il 70% dei lavoratori della Fiat
Auto Serbia sono sovvenzionati dal governo
serbo per arrivare al minimo garantito in
Serbia che č pari a 160 euro.
* Noi al Sindacato abbiamo seri dubbi per
quanto riguarda la decisione di
Marchionne, perchč in un anno ha cambiato
il piano 3 volte.
* Il sindacato della Zastava vede in
questo girotondo di annunci il tentativo
di dividere i lavoratori dei nostri due
paesi e invita all'unitŕ di tutti i
lavoratori del gruppo Fiat.
Il segretario
Radoslav Delic
[*] Quelli
cassaintegrati piů quelli licenziati e
forzati al prepensionamento in totale
ammontano a decine di migliaia: il
"kombinat" di Kragujevac era infatti il
piů grande complesso metalmeccanico dei
Balcani prima della aggressione della
NATO e dell'inizio delle selvagge
politiche liberiste alla fine del 2000
(ndCNJ).
Kragujevac 2010: la storica
Zastava
Auto č diventata free zone
dello sfruttamento coloniale
Da:
"Gilberto Vlaic" Data:
01 febbraio 2010 22:45:04 GMT+01:00 Oggetto:
Notizie (parecchio brutte) da
Kragujevac
Care
amiche, cari amici, oggi 1 febbraio
2010 la FIAT si č
ufficialmente impossessata della
fabbrica auto Zastava a Kragujevac,
che d’ora in avanti dovrebbe
chiamarsi Fiat Auto Serbia [FAS]. Ho
appena parlato al telefono con Rajka
Veljovic, dell’ufficio adozioni a
distanza del Sindacato Samostalni e mi
ha descritto una situazione
drammatica. La
FIAT ha mantenuto in produzione con
contratto a tempo determinato di due
mesi 500 operai e con contratto di tre
mesi cento impiegati; sul contratto
non č indicato il valore del salario.
I giornali Novosti e Politika
ipotizzano oggi che il salario medio
sarŕ di 250 euro.
Gli
altri lavoratori, oltre 2000, sono
fuori dalla fabbrica e per loro si č
genericamente parlato di cassa
integrazione, ma al momento senza
alcuna precisazione. Il
Sindacato non ha da oggi alcuna
agibilitŕ in fabbrica. La
situazione che si va delineando č la
piů drammatica vissuta da questi
lavoratori dai bombardamenti della
NATO sulla loro fabbrica nel 1999. Sostenere
poi (come fanno alcune trasmissioni
televisive italiane ed alcuni
giornalisti) che in questo momento i
lavoratori serbi stanno di fatto
togliendo il lavoro agli operai
italiani č inaccettabile. Non č
alimentando guerre fra poveri che si
battono le politiche liberiste e
selvagge del nostro tempo. Da
parte nostra cercheremo di portare a
questi lavoratori tutta la nostra
solidarietŕ materiale, come abbiamo
fatto sempre in questi dieci anni. Vi
terremo informati delle evoluzioni
della situazione.
Un
cordiale saluto Gilberto
Vlaic Trieste,
1 febbraio 2010
Italia/Serbia,
autunno 2009: delegazione dei
lavoratori Zastava a Brescia e a
Trieste
Nei
giorni scorsi č arrivata in Italia
una delegazione di sindacalisti
della Zastava, ospiti dell’ass. “Non
bombe ma solo caramelle”. Ha portato
la sua testimonianza e ha voluto
approfondire le reali intenzioni
della Fiat
Il
gioco č chiaro: sembra la fotocopia
di quanto giŕ accaduto in Italia:
profitti privati e oneri pubblici.
Con azzeramento delle relazioni
sindacali, condizioni di lavoro da
anni ’50, e clima di tensione
Un grande striscione con su scritto
"Bentornata Fiat". Un anno e mezzo fa
Kragujevac, cittadina industriale di
200mila abitanti a meno di cento
chilometri da Belgrado, aveva almeno
la speranza.
Dieci anni dopo i drammatici
bombardamenti sulla Serbia. Dieci anni
di povertŕ, malattie e disperazione.
Dieci anni a tenere in piedi quella
fabbrica, la Zastava, contro la quale
la Nato aveva riversato tonnellate di
bombe all'uranio impoverito perchč -
cosě sosteneva - in quel sito, che
dava da mangiare alle famiglie di
quasi quarantamila tute blu, in realtŕ
si producevano armi. In realtŕ vennero
quasi azzerati gli impianti di
produzione auto e la centrale termica.
L'accordo per l'arrivo della Fiat č
servito, almeno per il momento, a far
vincere le elezioni ai "neofurbi"
liberisti che in Serbia abbondano. Il
29 aprile del 2008 c'č stata la firma
tra il presidente della Repubblica
Boris Tadic ed il vicepresidente Fiat
Altavilla, alla presenza del ministro
dell'economia Dinkic, e l'11 maggio si
sono svolte le elezioni.
Un tempismo straordinario quello di
Tadic e Dinkic. Sul resto č ancora
buio pesto. Lo striscione, per decenza
č stato tolto. E il sogno di diventare
la piattaforma per un mercato
potenziale di 800 milioni di persone,
cosě continuano a scrivere i giornali
italiani, per il momento č meno di una
mera ipotesi.
Nei giorni scorsi č arrivata in Italia
una delegazione di sindacalisti della
Zastava, ospiti dell'associazione "Non
bombe ma solo caramelle". Ha portato
la sua testimonianza a Brescia e a
Trieste. Ed ha voluto approfondire le
reali intenzioni della Fiat.
Finora le auto prodotte sono state
quindicimila. Prodotte č una parola
grossa. Il modello č quello della
vecchia Punto, che i mille operai
serbi non fanno altro che assemblare
con componenti che arrivano dalle piů
svariate province dell'Impero Fiat.
Alla Zastava, insomma, non viene
prodotta nemmeno una vite.
"La Fiat entro il 31 marzo del 2009 -
scrive Nenad Popovic, presidente del
Consiglio economico del Partito
democratico serbo - doveva versare 200
milioni del capitale iniziale. L'anno
prossimo sarebbe dovuta partire la
produzione di un modello nuovo, per la
quale dovevano essere assunti circa
2.500 lavoratori. Cosa c'č da
festeggiare?"
Ma la beffa non č finita qui. I
lavoratori vengono retribuiti con le
sovvenzioni del Governo della Serbia,
che in questo accordo dovrŕ metterci
300 milioni. La Fiat ci mette solo i
componenti ed ha il 10% di contributo
statale garantito su ogni vettura. Se
l'azienda č ripartita č stato grazie
ai serbi, in realtŕ, che hanno speso
14 milioni per gli impianti e avevano
comprato per 3 milioni la licenza per
riscattare il marchio e chiamare la
vettura "Zastava10". Ora perň, se
l'accordo diventerŕ operativo la
proprietŕ tornerŕ in mano alla Fiat
con il 66% delle azioni. E quindi
anche la licenza di produzione di quel
modello di auto.
Il gioco della Fiat č chiaro. E sembra
la fotocopia di quanto č giŕ accaduto
in Italia: profitti privati e oneri
pubblici.
Senza metterci una lira di
investimento, Marchionne ha imposto lo
"stile Fiat": azzeramento delle
relazioni sindacali, condizioni di
lavoro da anni '50, soprattutto per
quel che riguarda la verniciatura, e
clima di tensione contro chi prova
anche soltanto a sollevare dubbi e
perplessitŕ. La Polonia non č cosě
lontana. E i manager lasciano capire
che a trasferire la misera quota di
produzione di circa ventimila vetture
all'anno, non ci vuole poi granchč.
La Serbia, intanto, si sta
letteralmente svenando per convincere
la Fiat a restare: terreni risanati e
regalati, zona franca e
infrastrutture. L'assalto all'Est
Europa č pronto. "Quattroruote" scrive
che il prossimo anno partirŕ la
produzione del nuovo modello, ma gli
impianti, fanno sapere i delegati del
sindacato serbo dei metalmeccanici,
non ci sono ancora. "Per montarli -
dicono - non ci si puň mettere meno di
due anni". Le previsioni economiche
dell'Istituto centrale di statistica
parlano chiaro: si passerŕ secondo le
previsioni da una crescita del Pil del
+5,4% del 2008 al -3% del 2009, sono
calati drasticamente gli investimenti
esteri, la disoccupazione č cresciuta
di 2 punti percentuali (dal 14,4 al
16,4%) ed in genere la Serbia spende
piů di quel che produce.
La Fiat non č certo una dama di San
Vincenzo.
Comunicazione di Non bombe ma solo
caramelle-onlus e Zastava Brescia - 20
novembre 2009:
Una
delegazione dei lavoratori Zastava sarŕ
a Brescia e a Trieste per informarci
sulla situazione REALE della fabbrica,
della cittŕ di Kragujevac e piů in
generale sulle REALI condizioni della
Serbia.
I giorni 8 e 9 dicembre saranno a
Brescia, mentre il 10 e 11 dicembre
saranno a Trieste.
Saranno presenti:
Delic Radoslav
Presidente della Jedinstvena Sindikalna
Organizacija ZASTAVA (Sindacato ZASTAVA)
Blagojevic Rajko
Vice presidente della Jedinstvena
Sindikalna Organizacija ZASTAVA (Sindacato
ZASTAVA)
Mihajlovic Zoran
Segretario sindacale Zastava Auto
Miletic Goran
Segretario sindacale Zastava Camion
Veljovic Rajka
Interprete e coordinatrice
dell'ufficio internazionale adozioni
A BRESCIA
Come molti sapranno, da
sabato 5 a domenica 13 dicembre si
svolgerŕ l'annuale
appuntamento con la
Tenda della Solidarietŕ,
a Brescia in via San
Faustino.
Intorno a questo
avvenimento farŕ perno
il programma degli impegni che li
vedranno partecipi in iniziative di
informazione e
sensibilizzazione sul tema
della solidarietŕ con le
famiglie dei lavoratori ed
ex lavoratori della
Zastava e sugli sbocchi
che si stanno
prospettando per questa
azienda, essenziale per il futuro
lavorativo di tanta gente.
Martedě 8
dicembre si prevede la loro
partecipazione al pranzo
etnico organizzato
dalla Tenda, con Rajka nelle vesti
di praparatrice di un piatto tipico di
Kragujevac, che farŕ parte del
menů etnico del giorno
insieme con le portate di altri
paesi del mondo.
Successivamente, nel
pomeriggio dell' 8 dicembre, alle
ore 16.30, presso la
Sala Pia Marta
(che si trova alle spalle
della Tenda), si svolgerŕ
una iniziativa pubblica
nel corso della quale
i rappresentanti dei lavoratori
della Zastava informeranno
sulla situazione oggi esistente,
soprattutto dopo l'ingresso
della Fiat come
proprietaria di maggioranza
dell'azienda Zastava-Auto.
La sera č prevista
una cena solidale
presso il ristorante «
Le Ali », della Coop
Lavoratori Uniti di Urago d' Oglio. Mercoledě
9 dicembre, nella mattinata,
avverrŕ un incontro tra la delegazione
sindacale serba e la segreteria della Cgil
di Brescia. Seguirŕ l'inaugurazione della
mostra
fotografica
realizzata da Bruno Maran, «
Zastava – Anno Zero »
presso la sede della Camera del Lavoro
di Brescia, via F.lli Folonari, 20.
ZastavA annoZERO
foto di bruno
maran
camera
del lavoro brescia
via folonari venti dal nove al
ventitre dicembre
inaugurazione
mercoledě nove
dicembre ore undici
collaborazione:
associazione zastava
brescia - cgil camera
del lavoro -
samostalni sindikat
kragujevac
La Zastava č
stata fondata nel 1862,
giŕ produttrice di cannoni
per l’impero ottomano e
austro-ungarico, divenne
nel secondo dopoguerra la
piů importante realtŕ
industriale dei Balcani. Produsse per anni
auto derivate da modelli
Fiat, da ricordare
l’equivalente della 600,
prodotta in quasi un
milione di esemplari.
Produsse poi modelli
elaborati direttamente
dagli uffici tecnici
interni, la piů famosa fu
la Yugo, esportata anche
negli Stati Uniti. Durante la guerra
“umanitaria “ del 1999 fu
pesantemente bombardata
con 36 missili Cruise.
Colpiti tra l’altro il
centro elaborazione dati e
la centrale termica, che
produceva energia per la
cittŕ, provocando una
preoccupante situazione
ambientale con pericolosi
effetti, ancora presenti,
nella popolazione oltre
che negli operai. I pochi operai
oggi impiegati montano il
modello Punto con motori e
materiali provenienti da
Italia e Polonia. La
situazione economica č
ulteriormente complicata
dai problemi di
capitalizzazione della
nuova Fiat Auto Srbija, in
cui Torino sta giocando un
pericoloso braccio di
ferro complice la crisi
mondiale dell’auto. Questa inchiesta
fotografica porta la
testimonianza sulla
fabbrica dopo i
bombardamenti, sullo
smantellamento degli
impianti delle ”vecchie”
linee, ancora formalmente
di proprietŕ degli operai
per gli effetti
dell’auto-gestione
jugoslava e la situazione
del lavoro nei reparti di
montaggio. Stimolare il
dibattito sulle condizioni
operaie, sui rapporti
sindacali, affinché certe
manovre aziendali vengano
alla luce, sollevando il
velo di oblio che č calato
sulla realtŕ serba.
Infine nel pomeriggio la delegazione
ripartirŕ alla volta di Trieste, dove
l'attendono altre iniziative riguardanti
la sensibilizzazione sulla condizione
economica e sociale dei ceti popolari
della Serbia e lo stato delle attivitŕ di
solidarietŕ nei confronti di una
popolazione della quale la maggior parte
dei media sembrano essersi dimenticati.
A TRIESTE
Giovedi
10 dicembre ore 11conferenza
stampa presso la sede della
Regione in Piazza Oberdan, in modo da
illustrare LA REALE SITUAZIONE della cittŕ
e della fabbrica, dopo le menzogne sparse
a piene mani dalla stampa italiana poco
piů di un mese fa.
Giovedě
10 alle 18 e 30assemblea
pubblica a San Giorgio di Nogaro
a Villa Dora (volantino)
Venerdi
11 alle 16 e 30 presso la Sala
Tessitori, in piazza Oberdan 5 incontro
pubblico con i delegati e le
strutture sindacali della FIOM CGIL del
Friuli Venezia Giulia (volantino):
FIAT
OGGI
= ZASTAVA DOMANI?
AVRA’ FINALMENTE FINE
LA LUNGA SOFFERENZA
DI QUESTA GRANDE
FABBRICA DEI BALCANI,
BOMBARDATA DALLA NATO? L’INGRESSO DELLA FIAT
COME PROPRIETARIA DI
MAGGIORANZA NON HA FINORA
PORTATO A
RISULTATI CONCRETI E
RISCHIA DI PROVOCARE UNA
NUOVA ‘GUERRA TRA POVERI’ TRA LAVORATORI
ITALIANI E DI ALTRI PAESI
NE
PARLIAMO CON
I RAPPRESENTANTI
DEL SINDACATO
SAMOSTALNI
DI KRAGUJEVAC (SERBIA)
E LE RSU DELLA
AUTOMOTIVE LIGHTING DI
TOLMEZZO
Radoslav
Delic
Presidente d Jedinstvena
Sindikalna Organizacija
(Sindacato ZASTAVA) Rajko Blagojevic
Vice presidente Jedinstvena
Sindikalna Organizacija
(Sindacato ZASTAVA) Zoran Mihajlovic
Segretario sindacale
Fabbrica Zastava Auto Goran Miletic
Segretario sindacale
Fabbrica Zastava Camion Rajka Veljovic
Interprete e coordinatrice
dell ufficio
internazionale adozioni del
Sindacato ZASTAVA RSU
Automotive Lighting Tolmezzo Gianpaolo
Roccasalva
Segretario regionale FVG
FIOM CGIL
Sala Tessitori,
Piazza Oberdan 5, Trieste Venerdě, 11 dicembre
2009 ore 16.30
L’incontro pubblico č stato
promosso ed organizzato da:
Non bombe ma solo caramelle
ONLUS
FIOM-CGIL del Friuli-Venezia
Giulia
Gruppo consiliare regionale La
Sinistra L’ Arcobaleno
a seguire CENA DI SOLIDARIETA’ venerdi
11 alle ore 20 presso la Casa del
popolo in Via Ponziana 14 a Trieste.
Il costo sarŕ di 15 euro (bevande escluse)
SERVE RIGOROSAMENTE la prenotazione.
Potete telefonare a
Gilberto 3396587490
Claudia 3472337381
Serbia,
novembre
2009:
incendio per 1 milione di euro di
danni alla linea montaggio della Punto
alla Zastava Kragujevac
M.
ĐOŠOVIĆ - M. LUKOVIĆ, 15.11.2009
13:47:30 Poslednja
promena: 15.11.2009 19:21:49
U
POŽARU, koji je u subotu zahvatio
“Zastavinu” Fabriku automobila, prema
prvim grubim procenama pričinjena je
šteta od oko milion evra, a čelnici
Fabrike su odlučili da za nedelju ili
dve počne i ručno sklapanje “punta”,
saznaju “Novosti”. Ovo
je siže dvadesetčasovnog rada
rukovodstva “Zastave”, stručnih timova
fabrike i predstavnika lokalne
samouprave, koje je nadgledala i ekipa
Ministarstva ekonomije, predvođena
državnim sekretarom Nebojšom Ćirićem. “Novosti”
saznaju da su, čim se raščistio dim,
stručne ekipe konstatovale da šteta
nije velika koliko se činilo u prvi
mah. Oštećeno je oko 700 kvadrata
“Montaže”, što je tek deseti deo
površine tog pogona. Ima manjih
havarija i na nekim mašinama, kao i na
devet školjki od “punta”. Pored toga
stradale su instalacije. Ekipe su
procenile da krš i šut u tom delu hale
može da se raščisti za nedelju dana.
Odmah nakon toga u drugom delu pogona
može da se krene sa ručnom
proizvodnjom “punta”. To znači da
automobili neće ići montažnom linijom,
već da će se gurati ručno i tako
sklapati. Za saniranje kompletne štete
biće potrebno bar tri nedelje. Prema
rečima Zorana Radojevića, generalnog
direktora Grupe Zastava vozila,
potražnja za “puntom” na tržištu je
velika, te će proizvodnja morati da se
organizuje što pre - određenim
premošćavanjem u procesu proizvodnje. U
Fabrici automobila do požara se
proizvodilo 120 “punta” dnevno - u dve
smene. Procenjuje se da će već sledeće
nedelje moći da se organizuje
proizvodnja i do 50 vozila dnevno.
ĆIRIĆ:
PROIZVODNJA ZA DVE NEDELJE DrŽavni
sekretar u Ministarstvu ekonomije i
regionalnog razvoja Srbije Nebojša
Ćirić izjavio je u nedelju da će
proizvodnja vozila u kragujevačkoj
fabrici automobila “Zastava” početi za
dve nedelje, a da će u međuvremenu
isporuka “punta” teći nesmetano. On je
naveo da se u “Zastavi” trenutno
nalazi oko 1.300 novih vozila, što je
količina koja bi trebalo za 15 do 20
dana da bude isporučena kupcima. -
Građani koji sada naruče “punto”,
dobiće ga na vreme. I pored činjenice
da ćemo 15-ak dana imati privremenu
obustavu proizvodnje, isporuka “punta”
će se nastaviti nesmetano - kazao je
državni sekretar.
U
PONEDELJAK UZROK ZVANIČNICI
“Zastave” i policijske uprave u
Kragujevcu kažu da će u ponedeljak
moći da se saopšti uzrok i konačna
visina štete nastale u požaru. Istražni
sudija Okružnog suda u Kragujevcu
Suzana Grujović izdala je nalog
Protivpožarnoj jedinici MUP da se
odredi tačna lokacija i uzrok požara,
jer to prilikom uviđaja nije moglo da
se utvrdi.
COMUNICATO
del sindacato ZASTAVA sulla FIAT
Da: "JSO Zastava"
<jsozastava @ nadlanu.com> Data: 08 ottobre
2009 12:15:11 GMT+02:00
Con riferimento
agli articoli recentemente pubblicati
nei giornali italiani tra i quali l’articolo del 25
settembre 2009 (quotidiano La Stampa –
Fiat sbarca a Belgrado con la nuova low
cost) il Sindacato
Zastava comunica: •
Fino ad oggi la Fiat non ha versato
nemmeno 1 euro dell’ investimento
previsto dal Contratto. •
Azienda Fiat Auto Serbia (ufficialmente
costituita) non ha ancora assunto
lavoratori. •
La vettura Punto viene assemblata a
Kragujevac con i particolari di
produzione italiana, quindi non si
tratta di produzione ma di assemblaggio. •
Per ogni vettura Punto venduta, la
Zastava guadagna 722 euro che servono
per coprire parte delle spese di
produzione (energia, fluidi, vernici
ecc.) e la parte dei salari (salario
medio nella Fabbrica Zastava Auto 300
euro), il resto viene sovvenzionato dal
governo serbo.
Di seguito
riportiamo la traduzione dell’articolo Srecan
rodjendan, dragi "Fiate" pubblicato il 24.09.2009. nel
quotidiano Politika, il piů diffuso in
Serbia:
BUON
COMPLEANNO CARA FIAT
Per la Zastava e la Serbia non ci sono
molti motivi per la festa. Per la Fiat
invece si
Nenad Popovic
Presidente del Consiglio economico,
Partito democratico serbo
La settimana prossima sarŕ un anno dalla
costituzione formale della Fiat Automobili
Serbia, uno dei progetti piů pubblicizzati
del governo attuale, progetto che doveva
riavviare l’industria automobilistica in
Serbia. Tale progetto č „il prediletto“ e
la speranza piů grande degli esperti
economici del governo attuale.
La sua realizzazione viene rappresentata
come l'investimento straniero piů grosso
nel settore industriale con un versamento
iniziale da parte della Fiat pari a circa
700 milioni di euro. Hanno annunciato la
produzione di 200.000 unitŕ all’anno e
l'esportazione di oltre 1 miliardo di euro
entro il 2011. Si prevedeva lavoro per
almeno 10.000 disoccupati e Kragujevac č
stata denominata Detroit serba.
Il primo compleanno č la bella occasione
in cui in una atmosfera piacevole si
incontrano le persone e si fanno auguri
reciproci per il successo comune. Temo che
questa avrŕ caratteristiche un po'
diverse. Non c’č motivo per festeggiare
perchč non possiamo dimenticare che la
Fiat entro il 31 marzo dell’anno corrente
doveva versare 200 milioni del capitale
iniziale, che l’anno prossimo doveva
partire la produzione del modello nuovo, e
che 2.433 lavoratori giŕ da sei mesi
dovevano essere assunti dall’azienda
nuova.
Che cosa c’č da festeggiare? Festeggiamo
il fatto che abbiamo lo stesso prodotto
con un nome diverso, assemblato con pezzi
importati? Oppure il fatto che tutta la
produzione viene eseguita sugli impianti
che la Zastava aveva pagato 14 milioni di
euro tre anni fa invece di lavorare sulle
attrezzature che la Fiat aveva promesso di
portare a Kragujevac? Forse festeggiamo
perchč abbiamo rinunciato alla licenza per
la produzione della „Zastava 10“ la quale
abbiamo pagato tre milioni di euro tre
anni fa, fino al punto di rinunciare al 50
percento del guadagno sul modello attuale
a favore della Fiat? Forse festeggiamo
perchč i salari ai lavoratori ancora
vengono pagati dal budget, perchč
rinunciando alla tradizione che dura da un
decennio forse potremmo attirare una
maledizione sul budget che cosě potrebbe
scivolare in deficit o qualcosa di simile?
Forse festeggiamo perchč 20.000 fornitori
della Zastava sono rimasti senza lavoro
mentre i fornitori della Fiat lavorano a
piena capacitŕ? Forse festeggiamo perchč
abbiamo un'altra zona franca per cui,
oltre a tutti i favori fatti per la Fiat,
la Serbia rinuncerŕ anche alle tasse
doganali e dazi relativi alle attivitŕ
della Fiat? Per la Zastava e per la Serbia
non ci sono troppi motivi per la festa.
Per la Fiat invece si. In base al
contratto redatto dagli esperti
socioeconomici del governo attuale, il
produttore italiano, pur non avendo
investito nemmeno un euro della somma
promessa, ha un guadagno significativo. La
Fiat ha il profitto garantito del 10
percento per ogni vettura venduta, e
siccome sugli impianti esistenti a
Kragujevac vengono assemblate 2.000
vetture al mese possiamo facilmente
calcolare che la Fiat in un anno incasserŕ
circa 17 milioni di euro. Tenendo presente
che di tale entrata vengono retribuiti
solo i salari per i 35 managers della Fiat
residenti a Kragujevac, quasi l'intera
entrata si puň ritenere profitto. Tutte le
spese di produzione sono sostenute dalla
Zastava e dallo Stato, la Zastava paga
mano d’opera e bolle alla cittŕ di
Kragujevac mentre lo Stato dal budget paga
i contributi per i lavoratori piů 10
milioni di euro all’anno per le
sovvenzioni per l’acquisto per la vettura
Punto.
Nessuno in Serbia dovrebbe essere contento
per l’insuccesso del governo relativamente
a tale progetto. A me personalmente
dispiace perchč un'idea bella che poteva
trasformarsi in un progetto efficace (se
il Contratto si fosse realizzato in modo
professionale e responsabile) si č
consumata, e perchč invece di essere utile
per lo Stato e per i cittadini serbi č
diventata il sinonimo l’imbroglio piů
grosso di questo governo dall’inizio del
suo mandato.
---
La Stampa
venerdě 25 settembre 2009, pagina 33
Fiat sbarca a
Belgrado con la nuova low cost
Emanuele Novazio
inviato a Belgrado
IL PROGETTO AL VIA IN UN MESE, PRODUZIONE
IN DUE ANNI - Il 13 novembre sarŕ
presentato a Torino il prototipo del nuovo
modello
Fra cinque-sei settimane partirŕ il
progetto per la produzione di un nuovo
modello Fiat negli stabilimenti serbi di
Kragujevac - dove giŕ si produce la Punto
Classic - probabilmente una city car low
cost, con un investimento dii 800 milioni
di euro. Lo ha annunciato a Belgrado il
ministro dell'Economia e vice primo
ministro serbo Mladjan Dinkic,
intervenendo all'apertura del Forum sugli
investimenti in Serbia insieme col vice
ministro allo Sviluppo economico Adolfo
Urso. La produzione comincerŕ fra un paio
d'anni. Dinkic ha aggiunto che sarŕ a
Torino insieme al presidente serbo Boris
Tadic il 13 novembre «su invito dell'ad
Fiat Sergio Marchionne per la
presentazione del nuovo modello». Lo
stesso giorno si svolgerŕ a Roma il primo
vertice intergovernativo italo-serbo.
Il progetto favorirŕ un forte sviluppo
dell'indotto. Urso e Dinkic hanno firmato
un accordo che prevede incentivi per gli
investimenti in Serbia da parte
dell'industria automobilistica italiana.
«L'intesa con la Fiat č di straordinario
interesse per l'Italia e l'economia serba.
Quella sull'indotto consente un ulteriore
salto di qualitŕ», ha commentato Urso. In
Italia fanno capo all'indotto auto circa
300 aziende, con 350 mila occupati:
Undici le imprese interessate a
investimenti in Serbia: Magneti Marelli,
Sigit, Delphi, Proma, Sbe, Adler, Toscana
Gomma, Faurecia, Lear, Johnson Controls e
Axcent. Chi investe riceverŕ dal governo
serbo fra i 4 e i 5000 euro per ogni nuovo
posto di lavoro; se l'investimento sarŕ
superiore a 8 milioni e darŕ lavoro a piů
di 100 persone, per un certo periodo non
si pagheranno tasse. Belgrado garantirŕ
inoltre il terreno gratis per gli
impianti. Intese simili riguarderanno
altri settori, dal tessile al
calzaturiero, dall'arredamento
all'agroalimentare.
La Serbia, riassume Urso, «ha tutte le
condizioni per diventare la piattaforma
produttiva dell'industria dell'auto
italiana al fine di penetrare nella
regione». La Serbia, fa eco Dinkic, offre
molti vantaggi: č l'unico Paese dei
Balcani ad avere un regime di libero
scambio con gli altri Stati dell'ex
Jugoslavia, la Turchia, la Russia e la
Bielorussia. Chi produce in Serbia puň
esportare senza pagare dazi verso questi
Paesi, un mercato di 800 milioni di
persone. Il regime esentasse non č valido,
nell'auto, per la Russia: ma, ha precisato
Dinkic, sono in corso trattative con
Mosca.
Operai
di "Zastava automobili Kragujevac"
propongono raccolta sangue per le
vittime del terremoto ad Aquila
KRAGUJEVAC, 6 april (Agenzia informativa
Serba - Tanjug) - Il Sindacato dello
stabilimento 'Zastava automobili' oggi ha
inviato una lettera al Governo d'Italia e
all'Ambasciata d'Italia in loro paese, con
le profonde condoglianze per la perdita di
vite umane causate dal terremoto , che
notte scorsa ha colpito alcune zone
d'Italia. "Tutti i lavoratori dello
stabilimento 'Zastava automobili'
esprimono loro estremo cordoglio per il
tragico evento che ha colpito vostro
paese, e inviano le piů sincere
condoglianze ai familiari delle vittime.
Il Sindacato di 'Zastava automobili' č in
grado di organizzare una campagna di
raccolta di sangue dai volontari, qualora
questo tipo d'aiuto vi fosse necessario",
si cita nella lettera.
http://www.tanjug.rs/RssSlika.aspx?24808 KRAGUJEVAC,
6. aprila (Tanjug) - Sindikat
kragujevačke fabrike 'Zastava
automobili' uputio je danas pismo vladi
Italije i ambasadi te zemlje u Beogradu,
u kojem, u ime radnika 'Zastave',
izražava najdublje žaljenje zbog žrtava
zemljotresa koji je jutros pogodio
Italiju. 'Svi zaposleni u Fabrici
automobila izražavaju najdublje žaljenje
povodom tragičnog događaja koji je
pogodio vašu zemlju i upuću najiskrenije
saučešće porodicama nastradalih',
navedeno je u pismu.
Operai
Fiat Zastava in Serbia offrono sangue
per i terremotati
"Tante
volte i cittadini di Torino e di
tutt'Italia ci hanno aiutato quando
vivevamo situazioni difficili - ha
aggiunto un sindacalista - ora vogliamo
aiutare noi"
Il sindacato dello stabilimento del Gruppo
Fiat in Serbia, la Zastava Auto di
Kragujevac, ha inviato oggi una lettera
esprimendo le piů profonde condoglianze al
governo italiano e all' ambasciata
d'Italia a Belgrado per il terremoto in
Abruzzo e offrendo donazioni di sangue. Lo
riferisce l'agenzia Tanjug.
"Tante volte l'Italia ci ha aiutato", ha
detto Lazar Popovic, un veterano della
cooperazione tra Fiat e la Zastava
limitandosi a ricordare le iniziative "di
adozione a distanza.
Tante volte i cittadini di Torino e di
quasi tutt'Italia ci hanno aiutato quando
vivevamo situazioni molto difficili - ha
aggiunto Popovic - In questo momento
possiamo offrire ai nostri amici italiani
il sangue per i feriti e mano d'opera per
la ricostruzione delle case distrutte".
(6 aprile 2009)
---
Comunicato del sindacato
Zastava sull'accordo FIAT-Governo
serbo
JEDINSTVENA SINDIKALNA ORGANIZACIJA
ZASTAVA
SUL CONTRATTO STIPULATO TRA LA FIAT E IL
GOVERNO DELLA REPUBBLICA DI SERBIA
(comunicato del 1/4/2009)
In conformitŕ al Contratto firmato
a settembre del 2008 la Fiat Group ha
costituito con lo stato serbo l’impresa
FIAT AUTOMOBILI SERBIA con capitale
sociale di 100.000 euro, e piu
precisamente nel rapporto 67% - 33% a
favore della FIAT.
Secondo il Contratto, la FIAT si e
impegnata di versare i primi 200.000.000
euro entro il 31.03.2009. Finora non
sono stati versati. Con tale versamento
noi potremmo investire nella
ricostruzione della fabbrica e nella
introduzione del modello nuovo che
sarebbe prodotto in serie di 200.000
unita all’anno. In compenso, il nostro
Stato ha rinunciato (senza rimborso)
alla licenza per la Punto (pagata da noi
3.000.000 euro) e all’apparecchiatura
completamente nuova per la produzione di
questo modello (pagata da noi 14.000.000
euro).
Siccome il Contratto si č trovato a
rischio, 2 mesi fa č stato fatto un
Contratto nuovo che si riferisce al solo
montaggio del modello vecchio della
vettura Punto.
Ora, grazie al nostro governo abbiamo
qui la FIAT che lavora sulla nostra
attrezzatura, con la propria licenza e i
NOSTRI lavoratori senza 1 euro di
investimento. E per completare la
commedia, la FIAT si comporta giŕ come
Grande Padrone e ci comanda di portare
via dalla fabbrica tutte le nostre
attrezzature il che noi come sindacato
assieme ai lavoratori abbiamo bloccato.
Facciamo presente che solo per la
Verniciatura rasa al suolo nei
bombardamenti del ’99 bisogna investire
200.000.000 euro. Ora tutte le
operazioni vengono fatte a mano eccetto
padiglione (verniciatura
semiautomatica).
La situazione in fabbrica e nello stato
di allarme con possibili disordini
perche i lavoratori stanno perdendo la
pazienza.
ZEMUN (SERBIA), FEB-MAR
1999: IL SEQUESTRO DELLA ICN GALENIKA
All'inizio di febbraio 1999 la
polizia serba ha fatto irruzione negli
stabilimenti della ICN GALENIKA, la
maggiore fabbrica chimica-farmaceutica del
paese, siti a Zemun, alla periferia di
Belgrado. Oltre al sequestro degli
stabilimenti, a fare le funzioni del
direttore, dopo la rimozione dall'incarico
di Dusan Mitetic, e' da quel giorno
subentrato il viceministro della Sanita'
Marija Krstaijc.
L'azione, che ha causato disorientamento
tra gli operai - circa 3000 - e' stata
motivata dalle autorita' statali con il
mancato adempimento da parte del "partner
straniero" dei suoi obblighi relativi
all'investimento promesso per l'azienda:
in questi anni sono giunti infatti 50
milioni di dollari in contanti, ma nessuno
ha ancora visto gli altri 220 milioni di
dollari che il "partner" avrebbe
dovuto fornire sotto forma di preparati
chimici secondo il contratto stipulato nel
novembre 1990. Inoltre, la ICN non ha
presentato il bilancio con la indicazione
del capitale totale, come sarebbe stata
tenuta a fare entro il 4/7/1998. Secondo
le autorita' l'Istituto per la Previdenza
Sociale della Serbia e' dunque a tutt'oggi
proprietario di 90 milioni di dollari
(64.3%) mentre il "partner" possiede 50
milioni di dollari (35.7%). Lo Stato
accusa anche la passata gestione della ICN
di avere ridotto la produzione, mettendo
in cassa integrazione a zero ore parte dei
dipendenti.
Ma chi e' "il partner straniero" con il
quale e' in atto questo contenzioso? "Il partner" e' la multinazionale ICN
Pharmaceutical Inc. del miliardario
americano di origine serba Milan Panic,
noto alle cronache anche per essersi piu'
volte affacciato alla scena politica serba
da una decina d'anni a questa parte,
diventando persino premier federale nel
1992-'93. Panic e' un personaggio di
spicco della lobby serbo-americana che
muove le fila della "opposizione
democratica" (liberista, filooccidentale,
nazionalista e monarchica): il Serbian
Unity Congress, alcuni leader della
ex-coalizione Zajedno ("Insieme"), certi
media "indipendenti", nonche' esponenti
dei settori clericali (cfr.
http://www.suc.org).
Secondo Panic non e' la sua multinazionale
ad essere in debito, bensi' la
amministrazione belgradese che dovrebbe
175 milioni di dollari alla ICN.
Cosicche', mentre un portavoce della ICN
annunciava che il caso sarebbe stato
sottoposto all'arbitrato di una corte
internazionale parigina, la ICN
Pharmaceuticals Inc. sporgeva denuncia
penale contro il Primo Ministro della
Serbia Mirko Marjanovic. Il governo USA immediatamente il giorno
dopo il sequestro degli
stabilimenti dell'azienda ha inviato
l'incaricato d'affari a Belgrado Richard
Miles a chiedere spiegazioni ai
rappresentanti del governo della Serbia,
i quali gli hanno risposto semplicemente
che solo le autorita' giudiziarie serbe
sono competenti in materia. Gli USA
hanno protestato ufficialmente anche
tramite il portavoce del Dipartimento di
Stato James Rubin.
(Fonti: Coordinamento Romano per la
Jugoslavia 19.3.1999 / B92
Open Yugoslavia, February 7-9 and March 8,
1999; "Il Manifesto" 11/2/99)
GALLERIA FOTOGRAFICA / GALERIJA SLIKA
Kragujevac - il monumento al metalmeccanico,
sito di fronte allo storico edificio delle
officine Zastava:
"Ai
pionieri della nostra industria e del
movimento operaio - nel 125.mo
anniversario - il consiglio di fabbrica
della Crvena Zastava - 20 ottobre
1978"
---
Dall'autogestione allo sfruttamento
imperialista A
sinistra: all'interno dello
storico edificio della Crvena Zastava
("Bandiera rossa") una targa ricorda
l'istituzione della autogestione operaia, il
2 febbraio 1950. A destra:
Kragujevac 2010, all'entrata delle
officine della Zastava Auto il cartello
proclama che al di lŕ del confine č free zone
(zona franca) per i capitalisti italiani.
---
L'ingresso della Zastava Camion, dove
campeggia anche il logo Iveco in base agli
accordi interaziendali risalenti agli anni
Settanta
---
Il monumento alle vittime dei
bombardamenti del 1999, sulla piazza
centrale dal lato opposto del Municipio di
Kragujevac.
Curiosamente sul monumento non č apposta
alcuna lapide esplicativa, a parte le due
che riproduciamo sotto,
con il secco elenco dei caduti e senza
nemmeno la menzione di una data; ricorre
invece la simbologia religiosa della croce.