http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/58486
Curiosa coincidenza. Il nascente governo di destra austriaco lancia, tramite i suoi componenti più nazionalisti, una proposta che ci stupisce più che preoccuparci: la concessione del passaporto austriaco agli altoatesini che abbiano optato per il gruppo etnico tedesco.
Dovremmo allora sapere che una proposta analoga, trasformatasi in legge un anno fa in un altro angolo d’Europa, ha innescato una reazione a catena che, proprio in questi giorni, sembra aver gettato le basi di un nuovo fronte Nato contro Russia nell’est europeo.
Pochi si stanno infatti accorgendo che la Romania (governo filo Nato), si sta orientando a un assorbimento di fatto della vicina Moldavia (governo filo occidentale, ma Presidenza della Repubblica filo russa e alla Russia legata da forti rapporti economici).
Tutto iniziò, per l’appunto, un anno fa, con la concessione del passaporto rumeno ai moldavi di “parte” rumena.
La Moldavia, per la cronaca, è un paese con una forte minoranza di lingua russa e una maggioranza di lingua moldava. Sul fatto che il moldavo sia una lingua e non solamente una variante dialettale del rumeno i linguisti sono disposti a battersi a duello.
Venendo ai giorni nostri, per tagliare corto, su evidente pressione di Bucarest, il governo moldavo ha recentemente deciso che sia il rumeno, non il moldavo, a rappresentare la lingua di Stato.
Se si somma questo provvedimento a quello di un anno fa, relativo alla possibilità di un passaporto rumeno per i moldavi (modello Austria per i sudtirolesi/altoatesini, per intenderci) il gioco è fatto.
Ne esce un combinato disposto o se preferite un effetto cumulativo che cambia i connotati della povera Moldavia.
Da paese in miseria che cerca però di tutelare la distensione tra le sue due anime (rumena e russa) a paese strategicamente oggetto dei desideri della Nato a causa della sua collocazione strategica nei pressi del Mar Nero, che potrebbe perdere la sua identità multietnica e venire risucchiata, quanto meno militarmente, sul fronte occidentale. In omaggio a quella che Yurii Colombo, su il Manifesto, definisce un’iniziativa “neo-coloniale” del governo rumeno.
Spaccatura in Moldavia, tra il Presidente Dodon socialsta e filorusso e governo di centrodestra e filo Nato.
Possibile preludio a un nuovo fronte di guerra fredda da brividi, che andrebbe a sommarsi con la guerra calda nel Donbass e con le tregue mai definitive nei Balcani (è di poche settimane fa la denuncia del Ministro degli esteri serbo Dacic contro i tentativi Nato di inglobare la Serbia nell’Alleanza a dispetto delle sue scelte di equidistanza).
Ulteriore particolare inquietante: l’assorbimento della Moldavia nella Romania e la sua eventuale scomparsa determinerebbero il probabile riconoscimento da parte dei russi della autoproclamata repubblichetta secessionista della Transnistria, di cui le moltitudini del pianeta hanno ben scarsa conoscenza.
Solo una cosa è certa: la Transnistria risulta essere un vero e proprio arsenale di armi, nucleari probabilmente comprese.
Come si può ben vedere si comincia coi passaporti e si può finire con le bombe atomiche. La politica estera italiana è bene che ci rifletta sopra, anche se al momento a Vienna si balla un valzer che potrebbe apparire innocuo.
Il nord Italia è stato per moltissimi anni sotto al giogo dell\'Impero austro-ungarico, non solo il \"Tirolo Storico\", ma anche il resto della Lombardia e del Veneto, nonché tutto il Friuli Venezia-Giulia. Gli attuali confini sono stati perlopiù definiti in seguito alla Prima Guerra Mondiale, con la quale l\'Italia si riproponeva di raggiungere due obiettivi: annettere tutte le regioni a maggioranza popolate da italiani e contenere gli austriaci al nord delle Alpi. Sebbene questo secondo obiettivo avesse un chiaro senso strategico di legittima difesa, entrava tuttavia in contraddizione con il primo, sia perché alcuni luoghi a maggioranza italiana erano rimasti aldilà dei nuovi confini, sia perché non vi era reciprocità. Infatti, con il nuovo confine alpino, regioni a maggioranza tedesca si ritrovarono in Italia.
Nonostante la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e il crollo dell\'Impero austro-ungarico (il cui motto era \"indivisibilmente e inseparabilmente\"), l\'Austria non cessò mai di provare a estendere nuovamente il proprio dominio sui territori perduti.
Con la Seconda Guerra Mondiale si presentò l\'opportunità di riunire il Tirolo, ma Hitler per non far saltare l\'alleanza con Mussolini accantonò il progetto, limitandosi a siglare un\'intesa con cui si dava la possibilità di optare per la cittadinanza tedesca ai tirolesi del sud che ne avessero fatto richiesta (l\'idea era di usarli come coloni per il Reich). Questo sistema fu un vigore fino al 1943, quando con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana, Mussolini di fatto cedette la provincia di Bolzano ai tedeschi. A quel punto moltissimi tirolesi del sud si arruolarono nell\'Esercito tedesco o nelle SS, di norma vennero impiegati in Italia per la repressione anti-partigiana.
Dopo esser stata sconfitta anche nella Seconda Guerra Mondiale, l\'Austria si separò dalla Germania e venne occupata dalle forze vincitrici fino al 1955, quando cioè venne siglato il Trattato di Stato Austriaco. Nonostante il patto sottoscritto, dall\'anno successivo nel Tirolo del sud iniziarono a operare dei gruppi secessionisti armati che godevano di sostegno e coperture in Austria. La lotta armata nel Tirolo del sud era un fenomeno variegato, c\'erano gruppi ultra-nazionalistici d\'estrema destra, ma anche movimenti (talvolta progressisti) che si battevano per temi pienamente condivisibili.
Negli ultimi tempi, in spregio allo spirito europeo, l\'Austria ha schierato le proprie forze armate lungo il confine italiano, di fatto disponendone a discrezione esclusiva.
Come se tutto ciò non bastasse, dall\'Austria ora arriva la proposta di dare la cittadinanza a italiani d\'etnia tedesca. Dopo il bagno di sangue dei Balcani, l\'imperialismo austriaco ancora spinge sulle contrapposizioni etniche: come allora, si vogliono espandere a sud e usano la strategia del \"dividi et impera\". Così facendo rischiano di accendere lo scontro etnico in Italia.
Le pulsioni imperialistiche austriache non sono mai cessate, vogliono rimpossessarsi di tutti i loro vecchi territori. D\'altronde, il nome ufficiale dell\'Austria è ancora Osterreich, che significa \"Impero orientale\".
Ormai l\'Austria ha calato la maschera, non cerca più di coprire le proprie mire, ma la prima vittima sarà proprio l\'indipendentismo del Tirolo del Sud, è ovvio che l\'Italia non può permettere un\'espansione imperialista a sud delle Alpi.
Si parla d\'indipendentismo quando una regione decide di essere indipendente e di andare da sola. Se invece un Paese attua delle ingerenze in un altro, al fine di staccarne una parte di cui poi intende appropriarsi, allora si tratta di \"espansionismo\" (che è una componente fondamentale dell\'imperialismo).
A prescindere dal concetto d\'integrità territoriale (a cui si può essere o meno interessati) e nella speranza che le mire di Vienna si limitino al Tirolo del sud, il problema più grave è che l\'imperialismo austriaco potrebbe portare la guerra in Italia. Alla luce del fatto che l\'Austria non ha mai accettato l\'esito della Prima Guerra Mondiale e che per un secolo ha cercato di stravolgerlo, non ci si può sentire per nulla tranquilli. L\'imperialismo austriaco è una minaccia alla pace, deve essere immediatamente fermato.
Alberto Fazolo
\"Eine eiserne ethnonationalistische Faust\"
Die Pläne der neuen Rechtsaußen-Regierung Österreichs, deutschsprachigen Italienern aus der italienischen Autonomen Provinz Bolzano-Alto Adige (\"Bozen-Südtirol\") die österreichische Staatsbürgerschaft zu verleihen, sind am heutigen Dienstag erstmals Gegenstand eines Gesprächs auf Regierungsebene. Wie berichtet wird, wird die österreichische Außenministerin Karin Kneissl (FPÖ) die Angelegenheit im Verlauf ihres Antrittsbesuchs bei ihrem italienischen Amtskollegen Angelino Alfano thematisieren. Rom hat bereits mit offener Ablehnung auf die entsprechende Passage im österreichischen Regierungsprogramm reagiert. \"Europa\" habe \"viele Mängel, aber es hat die Ära der Nationalismen hinter sich gelasssen\", erklärte etwa der italienische Präsident des Europaparlamentss, Antonio Tajani.[1] Das entspricht zwar nicht den Tatsachen, dafür aber der in der EU gängigen Ideologie. Benedetto della Vedova, Staatssekretär in Italiens Außenministerium, hat im Zusammenhang mit dem Wiener Vorstoß von einer \"eisernen ethnonationalistischen Faust\" gesprochen.[2] Heftige Auseinandersetzungen sind nicht auszuschließen.
Der Doppelpass
Tatsächlich hat die neue Regierung aus der Neuen Volkspartei und der völkisch-nationalistischen FPÖ sich in ihrem Programm nicht nur auf die \"aktive Wahrnehmung der Schutzfunktion für Südtirol\" geeinigt; eine Rolle als \"Schutzmacht\" für deutschsprachige Bürger Italiens macht Wien seit der Unterzeichnung des Pariser Abkommens im September 1946 durch die Außenminister Karl Gruber (Österreich) und Alcide De Gasperi (Italien) geltend. Der neue Koalitionsvertrag sieht darüber hinaus vor, \"den Angehörigen der Volksgruppen deutscher und ladinischer Muttersprache\" in der Provinz Bolzano-Alto Adige \"die Möglichkeit einzuräumen, zusätzlich zur italienischen Staatsbürgerschaft die österreichische Staatsbürgerschaft zu erwerben\".[3] Anspruch darauf hätten mutmaßlich alle Italiener, die sich in der sogenannten Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung zur deutschen oder zur ladinischen Sprache bekannt haben; die Erklärung muss von allen erwachsenen Einwohnern der Provinz Bolzano-Alto Adige abgegeben werden, um den Proporzbestimmungen des Pariser Abkommens Rechnung tragen zu können. Aktuell ordnen sich 69,4 Prozent der gut 520.000 Provinzbewohner der deutschen, 4,5 Prozent der ladinischen Sprachgruppe zu.
Nord, Ost und Süd
Wien treibt den Vorstoß, der einer alten Forderung der FPÖ entspricht [4], systematisch voran. Am Sonntag haben führende Politiker aus Österreichs westlichen Bundesländern (Nord- und Osttirol, Vorarlberg, Salzburg) gemeinsam mit Vertretern der österreichischen Regierung und der Wirtschaft den Landeshauptmann der italienischen Provinz Bolzano-Alto Adige, Arno Kompatscher, zu umfangreichen Gesprächen in Wien empfangen. Kompatscher erklärte anschließend: \"Mit dem heutigen Treffen haben wir das starke Signal abgegeben, dass der Westen eng zusammenarbeitet und sich gemeinsam für große politische Agenden einsetzt\".[5] Südtirol ordnet sich damit verbal in das westliche Österreich ein. Parallel hat die Partei \"Süd-Tiroler Freiheit\" Ende der vergangenen Woche zahlreiche Gespräche in Wien geführt; unter anderem ist sie mit Infrastrukturminister Norbert Hofer (FPÖ) zusammengetroffen. Während es dabei offiziell - mit Blick auf Hofers Amt - vor allem um Verkehrsprojekte gehen sollte, nahm die Staatsbürgerschaftsfrage tatsächlich einen zentralen Platz in den Verhandlungen ein. Hofer habe der Süd-Tiroler Freiheit zugesichert, man sei entschlossen, die Südtirol-Vorgaben der Koalitionsvereinbarung nun auch zügig umzusetzen, hieß es nach der Zusammenkunft. Details werden bereits besprochen; so ist laut Hofer ein freiwilliger Wehrdienst italienischer Doppelstaatler in den österreichischen Streitkräften angedacht; eine Wehrpflicht soll allerdings ausgeschlossen sein.
Gesamttirol
Um Druck zu machen, hat die - italienische - Süd-Tiroler Freiheit nun einen ersten Entwurf für ein österreichisches Gesetz zur Verleihung der Staatsbürgerschaft an deutschsprachige Norditaliener vorgelegt. Das ist aus zweierlei Gründen bemerkenswert. Zum einen steht die Süd-Tiroler Freiheit, deren europaweite Dachorganisation \"European Free Alliance\" [6] im Europaparlament in einer Fraktion mit Bündnis 90/Die Grünen kooperiert, in direkter Tradition zu völkischen Attentätern, die mit Sprengstoffanschlägen sowie Schusswaffenüberfällen die Abspaltung Bolzano-Alto Adiges von Italien und seinen Anschluss an Österreich herbeizwingen wollten (german-foreign-policy.com berichtete [7]). Sie strebt ihrerseits die Sezession von Italien und die Angliederung Bolzano-Alto Adiges an Österreich an. Zum anderen steht einer der Autoren des Gesetzesentwurfs in derselben Tradition. Franz Watschinger, Rechtsanwalt einer bekannten Innsbrucker Kanzlei, war zumindest zeitweise Mitglied der Innsbrucker akademischen Burschenschaft Brixia. Die Brixia wiederum war tief in den Südtirol-Terrorismus der 1950er und 1960er Jahre involviert; ihr gehörte auch Franz\' Vater Rudolf Watschinger an, der wegen Anschlägen in Bolzano-Alto Adige verurteilt wurde und ein enger Mitarbeiter von Norbert Burger war, einem führenden Kopf der Südtiroler Terrorszene. Franz Watschinger zählte zu den Organisatoren des \"Gesamttiroler Freiheitskommerses\" von 1994, einer Veranstaltung, die maßgeblich von der Brixia getragen wurde und bei der Burschenschafter der äußersten Rechten forderten, das österreichische Bundesland Tirol mit \"Südtirol\" zu vereinigen.[8] Der von ihm mitverfasste Gesetzesentwurf ist laut Berichten der Süd-Tiroler Freiheit jetzt in Wien auf breite Zustimmung gestoßen. Laut dem Entwurf würden Einwohner Bolzano-Alto Adiges die österreichische Staatsbürgerschaft in Innsbruck beantragen - in der Hauptstadt des ersehnten \"Gesamttirol\".
Mit deutscher Unterstützung
Mit dem Vorstoß zur Verleihung der österreichischen Staatsbürgerschaft an bis zu 390.000 Italiener erreicht die einst von Bonn, heute von Berlin unterstützte Deutschtumspolitik in Norditalien einen neuen Höhepunkt. Völkische Vorfeldverbände der deutschen Außenpolitik haben deutschsprachige Organisationen in Bolzano-Alto Adige regelmäßig gefördert und sie politisch wie materiell unterstützt (german-foreign-policy.com berichtete [9]). Die bedeutendste Partei der Provinz, die Südtiroler Volkspartei, kooperiert seit je eng mit der deutschen CSU. Selbst die Südtirol-Attentäter der 1950er und 1960er Jahre unterhielten enge Beziehungen in die Bundesrepublik, ohne dass damals Bonn - ihren Straftaten entsprechend - repressiv gegen sie eingeschritten wäre. Recherchen von Experten zufolge waren zeitweise sogar hochrangige Politiker wie etwa Franz-Josef Strauß in Unterstützungsmaßnahmen zugunsten der Attentäter involviert.[10]
Warnungen
Die jüngste Südtirol-Offensive erfolgt zu einem Zeitpunkt, zu dem völkische Organisationen in weiten Teilen Europas in der Offensive sind - unter anderem in Spanien, Belgien und Rumänien. Befürworter einer österreichischen Staatsbürgerschaft für deutschsprachige Norditaliener weisen darauf hin, dass Italien seinerseits ein entsprechendes Gesetz verabschiedet hat und italienische Pässe etwa Bürgern Sloweniens und Kroatiens mit italienischer Abstammung ausstellt. Zugleich warnen Kritiker, verabschiede Österreich das von der ultrarechten Regierungskoalition geplante Gesetz, dann sei eine Lawine ähnlicher Schritte in diversen weiteren EU-Staaten nicht auszuschließen; die jeweiligen Konflikte könnten jederzeit gefährlich eskalieren. german-foreign-policy.com berichtet in Kürze.
[1] Austria, cittadinanza ai sudtirolesi: prima polemica del governo di centrodestra con l\'Europa. repubblica.it 17.12.2017.
[2] www.facebook.com/BenedettoDellaVedovaOfficial/posts/10155989376364600
[3] Zusammen. Für unser Österreich. Regierungsprogramm 2017-2022. Wien, Dezember 2017.
[4] S. dazu Das deutsche Blutsmodell (III).
[5] Österreichs Landeshauptleute treffen sich - Südtirol dabei. unsertirol24.com 14.01.2017.
[6] S. dazu Europa der Völker und Unter Separatisten.
[7] S. dazu Völker ohne Grenzen.
[8] Christoph Franceschini: Der Freiheitskrampf. salto.bz 27.05.2017.
[9] S. dazu Das deutsche Blutsmodell (III), Der Zentralstaat als Minusgeschäft und Wie es der Zufall will.
[10] S. dazu Doppelrezension: Südtirol-Terrorismus.
\"Im europäischen Geist\"
Österreichs Außenministerin Karin Kneissl (FPÖ) kündigt die Einrichtung einer interministeriellen Arbeitsgruppe an, die die Modalitäten zur Verleihung der österreichischen Staatsbürgerschaft an bis zu 390.000 Bürger Italiens regeln soll. Der Vorstoß zielt auf alle Einwohner der norditalienischen Provinz Bolzano-Alto Adige (Südtirol) ab, die Deutsch oder Ladinisch als Muttersprache sprechen (german-foreign-policy.com berichtete [1]). Wie Kneissl am Dienstag nach ihrem Antrittsbesuch bei ihrem italienischen Amtskollegen Angelino Alfano mitteilte, werden der Arbeitsgruppe Beamte des österreichischen Außen- wie des Innenministeriums sowie nichtbeamtete \"Experten\" angehören; man werde die Vorbereitungen \"immer im Austausch mit Italien\" vorantreiben - im \"europäischen Geist\".[2] Italiens Außenminister reagiert offiziell betont zurückhaltend. Man habe \"gegenseitig die Standpunkte dargelegt\", erklärte Alfano über das Gespräch mit Kneissl: Rom vertrete auch weiter \"die historische Position, wie sie immer war\". Dies bezieht sich darauf, dass die deutschsprachige Minderheit bereits jetzt weitreichende Sonderrechte genießt; Italien ist nicht bereit, drei Viertel der Einwohner Bolzano-Alto Adiges Österreich zu unterstellen. Er gehe davon aus, warnt Alfano, dass \"es keine unilateralen Schritte gibt\".[3]
Auslandsitaliener
Wiens aggressiver Vorstoß schließt an bestehende Vorbilder unter den großen Mitgliedsstaaten der EU an. Die Regierung Italiens etwa dürfe über den Vorstoß \"nicht beleidigt sein\" [4], äußerte Anfang Dezember der ehemalige Landeshauptmann von Bolzano-Alto Adige, Luis Durnwalder (Südtiroler Volkspartei): Rom verleihe zum Beispiel Bürgern Sloweniens und Kroatiens, wenn sie italienische Vorfahren hätten, ebenfalls den italienischen Pass. In der Tat schreibt das italienische Staatsbürgerschaftsrecht seinerseits ein ius sanguinis (\"Blutsrecht\") fest, dem zufolge Italiener ist, wer italienische Vorfahren hat, nicht jedoch - bzw. nur in Ausnahmefällen -, wer auf italienischem Territorium geboren worden ist.[5] Rom hat am 8. März 2006 ein Gesetz (\"Legge n. 124\") verabschiedet, das es ausdrücklich vorsieht, Menschen, die in Istrien, Fiume und Dalmatien - in Teilen Sloweniens und Kroatiens also - die italienische Staatsbürgerschaft zu geben, sofern ihre Vorfahren Italiener waren.[6] Das entspricht im Kern den aktuellen Plänen Österreichs.
Auslandsdeutsche
Vorreiter bei der Verleihung der eigenen Staatszugehörigkeit an Bürger der Nachbarstaaten ist allerdings Deutschland gewesen. Die Bundesrepublik hat bereits in den 1990er Jahren begonnen, Bürgern Polens, Tschechiens und anderer Staaten deutsche Papiere auszuhändigen, sofern sie eine deutsche Abstammung nachweisen können; Grundlage ist auch hier das völkische Blutsrecht (ius sanguinis). Zum Erlangen deutscher Papiere genügt in Polen ausweislich einschlägiger Unterlagen, die etwa auf der Website der deutschen Botschaft in Warschau abrufbar sind, ein sogenannter Volkslistenausweis, wie er von den NS-Okkupanten in der Zeit nach dem deutschen Überfall am 1. September 1939 an \"Blutsdeutsche\" ausgehändigt wurde. Die deutschen Behörden gehen bei der Verleihung der deutschen Staatsbürgerschaft an Bürger Polens ungewohnt großzügig vor. So erklärten bei der polnischen Volkszählung des Jahres 2011 gut 148.000 Menschen, \"deutsche Volkszugehörige\" zu sein. Zugleich bestätigten rund 239.300 Personen, neben der polnischen auch die deutsche Staatsangehörigkeit zu besitzen. Das Auswärtige Amt beziffert Polens \"deutsche Minderheit\" auf insgesamt 300.000 bis 350.000 Menschen - also auf weit mehr als das Doppelte derjenigen, die das für sich selbst in Anspruch nehmen.[7] Ähnlich verhält es sich in Tschechien. Während sich 2011 knapp 19.000 Bürger des Landes der deutschsprachigen Minderheit zurechneten, schätzte das Auswärtige Amt ihre Gesamtzahl auf rund 40.000. Damals hatten die deutschen Behörden bereits rund 20.780 Tschechen die deutsche Staatsangehörigkeit verliehen.[8]
Auslandsungarn
In noch größerem Stil nachgezogen hat mittlerweile Ungarn. Das Land gewährt auf Initiative von Ministerpräsident Viktor Orbán seit Anfang 2011 den Angehörigen der ungarischsprachigen Minderheiten in den Nachbarländern die ungarische Staatsbürgerschaft - wie im Fall Deutschlands und Italiens auf der Basis des völkischen ius sanguinis. Im Dezember 2017 wurde im Budapester Präsidentenpalast in Anwesenheit des ungarischen Staats- sowie des Ministerpräsidenten die millionste ungarische Staatsbürgerschaft an einen \"Auslandsungarn\" übertragen; es handelte sich um einen Bürger Serbiens. Die Budapester Praxis führt längst zu heftigen Auseinandersetzungen mit Rumänien, wo eine 1,5 Millionen Menschen starke ungarischsprachige Minderheit lebt; diese spitzt mittlerweile, verstärkt durch die Chance, die ungarische Staatsbürgerschaft zu erhalten und damit die Bindungen an den rumänischen Staat zu schwächen, ihre Autonomieforderungen zu.
Auslandsrumänen
Rumänien wiederum hat selbst begonnen, mit der Verleihung seiner Staatsbürgerschaft in einem seiner Nachbarstaaten zu wildern - in Moldawien. Laut offiziellen Angaben aus Bukarest haben von den rund 3,1 Millionen Moldawiern mittlerweile um die 300..000 die rumänische Staatsbürgerschaft erhalten - weil ihre Sprache als ein rumänischer Dialekt eingestuft und sie selbst von rumänischen Nationalisten als \"Rumänen\" bezeichnet werden.[9] In Rumänien ist die Forderung nach einem \"Anschluss\" Moldawiens populär; zu ihren bekanntesten Protagonisten gehört Ex-Staatspräsident Traian Băsescu.
Auslandskatalanen
Sogar katalanische Sezessionisten, die für die Abspaltung ihrer Region von Spanien und für die Gründung eines eigenen Staates kämpfen, haben bereits die katalanischsprachige Minderheit im Nachbarland Frankreich im Visier. Auf Demonstrationen in Barcelona hieß es im Herbst mit Blick auf die katalanischsprachige Minderheit in der Region um das südfranzösische Perpignan: \"Weder Frankreich noch Spanien, sondern ein Land Katalonien\".[10]
Territorialforderungen
In exemplarischer Weise hat Benedetto della Vedova, Staatssekretär in Italiens Außenministerium, nun vor der Vergabe der jeweiligen Staatsbürgerschaft an Sprachminderheiten eines Nachbarlandes gewarnt. Wie della Vedova schreibt, bedroht sie nicht nur \"das Zusammenleben in den Ländern\", die davon betroffen sind; sie droht zudem \"Territorialforderungen wiederauferstehen zu lassen\", auch in der EU. Della Vedova hat in diesem Kontext von einer \"eisernen ethnonationalistischen Faust\" gesprochen, mit der aktuell Österreich Italien bedrohe.[11] Seine Warnung wäre freilich glaubwürdiger, könnte Italien sich entschließen, selbst die entsprechenden Praktiken einzustellen. Am wirksamsten wäre es selbstverständlich, könnte die dominante Macht in der EU, Deutschland, sich dazu durchringen. Das allerdings kann als ausgeschlossen gelten: Berlin gibt seit je in Sachen völkischer Nationalismus den Ton an.
[1] S. dazu Die Ära der Nationalismen (I).
[2], [3] Kneissl: Keine Kritik aus Italien wegen Doppelpass-Plänen. kleinezeitung.at 16.01.2018.
[4] Durnwalder: \"Ich würde als Erster ansuchen\". unsertirol24.com 02.12.2017.
[5] Cittadinanza. interno.gov.it.
[6] Legge n. 124 del 0 Marzo 2006.
[7] Deutsche Minderheit in Polen. aussiedlerbeauftragter.de 02.05.2013.
[8] Deutsche Minderheit in anderen Staaten Mittelost- und Osteuropas. aussiedlerbeauftragter.de 02.05.2013.
[9] Karla Engelhard: Rumänische Pässe sind begehrt. deutschlandfunk.de 20.02.2014.
[10] S. dazu Die Macht in der Mitte.
[11] www.facebook.com/BenedettoDellaVedovaOfficial/posts/10155989376364600
\n