[srpskohrvatski / italiano]
 
La questione uranio depleto (U238) dopo la morte di Marco Diana
 
1) Rifondazione al fianco delle vittime dell’uranio impoverito / Una lettera dell’ANVUI: Serracchiani tolga il freno a mano alla proposta di legge che giace da un anno nella Commissione che presiede! (ottobre 2020)
2) Uranio impoverito, muore Marco Diana. L’ex deputato dem Scanu: «Il Pd blocca la riforma» (ottobre 2020)
3) FLASHBACK 2019: I bombardamenti al DU da parte della NATO hanno causato il cancro. Ora confermato anche da tribunali in Francia
4) FLASHBACK 2017: Militari all'uranio, sedici anni di silenzi: "Ci dicevano tutto ok, ora stiamo morendo"
 
 
Altri link segnalati:
 
Ekskluzivno! Stoltenberg o 1999: Lokaliteti sa osiromašenim uranijumom ne predstavljaju značajan rizik po zdravlje (19.09.2020.)
 
Per le vittime civili e militari dell'uranio depleto (U238) (Rassegna JUGOINFO 9 Settembre 2020)
 
Sezione sull'utilizzo di "URANIO IMPOVERITO" (DU / U238) nella vecchia sezione del nostro sito:
https://www.cnj.it/24MARZO99/criminale.htm#du
 
 
=== 1 ===
 
 

Rifondazione al fianco delle vittime dell’uranio impoverito. Una lettera dell’ANVUI

 
Gregorio Piccin*
 
 
La scorsa settimana è morto Marco Diana, 50 anni, ex maresciallo dell’Esercito. Con lui salgono a 381 i morti per esposizione all’uranio impoverito, mentre sono oltre 7500 gli ammalati.
Una strage di Stato prolungata che dura da vent’anni con un muro di gomma eretto da centrodestra e centrosinistra. Un muro per proteggere gli alti vertici militari e indirettamente la stessa Nato che, utilizzando questo maledetto metallo nei suoi proiettili, ha contaminato territori sconfinati in Bosnia, Serbia, Afghanistan e Iraq provocando vere e proprie pandemie di tumori nella popolazione civile.
Nemmeno i 5stelle, che avevano utilizzato la questione dell’uranio impoverito come cavallo di battaglia (tra gli altri No Tav e No F35) incassando consenso, hanno mantenuto fede alle loro promesse.
l’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito (ANVUI) ha pubblicato recentemente una lettera aperta indirizzata a Debora Serracchiani, Presidente della XI Commissione Lavoro, per chiederle di sbloccare l’iter della proposta di legge seguita all’esito della IV Commissione d’inchiesta parlamentare che già aveva messo in evidenza “sconvolgenti criticità, in Italia e nelle missioni all’estero nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari, che hanno contribuito a seminare morti e malattie”.
Con Pinotti (PD) prima e Guerini (PD) oggi, passando per Trenta (M5S) il Ministero della Difesa ha sempre negato il più possibile e osteggiato la verità e la giustizia, salvo perdere nelle aule di tribunale dove, in oltre 170 casi, è già stato dimostrato il nesso causale tra esposizione all’uranio e gravi patologie.
Nulla hanno mai fatto, del resto, gli esponenti della destra più becera che mentre si rivolgono ai soldati come ad “eroi che servono la patria” si girano dall’altra parte preferendo intrattenere buoni rapporti con gli alti vertici militari.
La recente nomina di Pinotti (definita dall’Associazione delle vittime “figura che da sempre ha avuto un atteggiamento negazionista, ostativo e a dir poco sgradevole sotto il profilo umano e politico”) alla presidenza della commissione Difesa del senato è uno schiaffo a tutti coloro che chiedono verità e giustizia.
Pinotti e Guerini, in cordata con personaggi come Alessandro Profumo (amministratore delegato di Leonardo) e Guido Crosetto (già parlamentare di Fratelli d’Italia nonché presidente della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza e di Orizzonte Sistemi Navali, una joint venture Leonardo-Fincantieri) sono tra i più attivi promotori/sostenitori dell’industria bellica nazionale considerata oramai uno “strumento della politica estera del Paese”.
La grande maggioranza delle missioni militari, spesso direttamente telefonate da Washington, vengono sempre giustificate con un supposto “interesse nazionale” da difendere o con una supposta “democrazia” da esportare ma l’unico risultato concreto che ottengono sono la chiusura di buoni contratti per l’industria militare e l’offerta di pacchetti di vendita tutto compreso (armi, addestramento e manutenzione) sulla pelle dei soldati, dei contribuenti e delle vittime civili.
La lettera dell’ANVUI che pubblichiamo e che sottoscriviamo in questo senso parla chiaro e ci fa sperare che una nuova consapevolezza si stia diffondendo tra i soldati.
Rifondazione Comunista, dentro e fuori il parlamento è sempre stata al fianco delle vittime dell’uranio impoverito, contro questo sciagurato muro di gomma istituzionale e contro l’uso neocolonialista e anticostituzionale delle Forze armate.
 
 
*Responsabile pace, PRC-S.E.
 
 
SERRACCHIANI TOLGA IL FRENO A MANO ALLA PROPOSTA DI LEGGE CHE GIACE DA UN ANNO NELLA COMMISSIONE CHE PRESIEDE.
VERITA’ E GIUSTIZIA PER LE VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO!
 
 
 
Egregia On. Serracchiani,
pochi giorni fa, nella Sua veste di Presidente della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, in occasione della “giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro” ha richiamato il Parlamento “ad esprimere maggiore impegno verso il flagello delle morti bianche e in genere degli incidenti e delle malattie professionali” assegnando a quest’ultimo “il compito di aggiornare la legislazione ai nuovi rischi”.
Quale migliore occasione quindi, proprio in virtù del Suo auspicio a far sì “che non ci siano solo giornate della solidarietà e dei buoni propositi”, per ricordarLe che, fatto stridente, proprio nella Commissione che Lei presiede giace da ormai oltre un anno la proposta di legge a firma del Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati On. Gianluca Rizzo <Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008 n.81 e altre disposizioni concernenti la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del personale delle Forze Armate> presentata il 25 settembre 2019, ancora in attesa di essere incardinata per la discussione che la porterebbe verso l’iter di approvazione finale. Si tratta di una legge auspicata da ormai vent’anni che rappresenterebbe “un momento di svolta” per i 381 deceduti e i 7500 malati di cancro a causa dell’esposizione all’uranio impoverito.
Il trecentottantunesimo, 50 anni, se n’è andato proprio qualche giorno fa. Lo saprà sicuramente, ne ha parlato tutta la stampa nazionale.
Noi del resto abbiamo registrato l’assordante silenzio da parte del Ministro della Difesa e delle Istituzioni.
Ci consenta di farLe notare che su questo tema e quello più generale del lavoro, il suo governo ed il Suo partito sembrano più interessati ai profitti dell’industria che alla salute di chi lavora. Quanta attenzione avete dato e continuate a dare all’industria nazionale della Difesa che considera il ministero competente “un cliente molto apprezzato grazie all’impegno che l’Italia ha espresso negli ultimi 30 anni su tutti i teatri del globo”? Forse che le missioni nelle quali i soldati sono caduti sul campo o deceduti in patria per gravi patologie legate all’esposizione da uranio impoverito sono le migliori vetrine per il made in Italy della difesa?
Abbiamo infatti notato, on. Serracchiani, la sorprendente rapidità con cui il suo governo nella persona del Ministro della Difesa pro tempore On. Lorenzo Guerini, attraverso la così detta norma “G2G” ha soddisfatto le pretese dell’industria di riferimento di trasformare lo stesso Ministero in un “agente di commercio” per i suoi prodotti con l’accondiscendenza degli stessi alti vertici militari che continuano a negarci verità e giustizia.
Egregia presidente Serracchiani, l’on. Gianluca Rizzo rispondendo ad una nostra recente missiva, ci ha assicurato che Le farà pervenire le nostre sollecitazioni.
L’on. Gian Piero Scanu, già presidente della IV Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, nostro presidente onorario, nonché membro del Suo stesso partito, ha recentemente affermato che l’approvazione della legge in oggetto rappresenterebbe “un salto di civiltà”.
Sbloccare, per la parte che Le compete, il percorso verso l’approvazione consentirebbe, egregia Presidente, di dare un senso alle parole da Lei stessa recentissimamente pronunciate, trasponendole in fatti!
 
 
Vincenzo Riccio – Presidente Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito
 
 
=== 2 ===
 
 
Uranio impoverito, muore Marco Diana. L’ex deputato dem Scanu: «Il Pd blocca la riforma»

In attesa della legge. Con l’ex maresciallo dell’Esercito salgono a 381 i morti per esposizione alle radiazioni, mentre sono oltre 7.500 gli ammalati. Intervista al presidente onorario dell’associazione delle vittime
 
di Gregorio Piccin 
su Il Manifesto del 09.10.2020
 

È morto Marco Diana, 50 anni, ex maresciallo dell’Esercito. Con lui salgono a 381 i morti per esposizione all’uranio impoverito mentre sono oltre 7.500 gli ammalati.

Il dossier «uranio impoverito» è stato uno dei cavalli di battaglia (tra gli altri No Tav, No F35..) con cui il M5S, in passato, ha fatto il pieno di voti e conquistato un consenso straripante.

La giustizia e la verità per le centinaia di morti e le migliaia di ammalati per esposizione all’uranio impoverito sono state ignorate quando non apertamente avversate da centrodestra e da centrosinistra ma di fatto sparite dal quadrante degli stessi pentastellati una volta raggiunto l’agognato governo.

È arrivata in questi giorni sulla scrivania del presidente della Commissione Difesa, Gianluca Rizzo (M5S) una lettera dell’Associazione nazionale vittime dell’uranio impoverito (Anvui).

Vincenzo Riccio, presidente Anvui, non fa sconti: «Nell’attuale legislatura tutti i posti “utili” a cambiare le cose sono stati occupati da figure appartenenti al movimento di cui lei fa parte». Il riferimento è alla proposta di legge, ancora tenuta nei cassetti, seguita alla relazione finale della Commissione d’inchiesta parlamentare presieduta da Gian Piero Scanu (Pd) che inequivocabilmente accertava «sconvolgenti criticità, in Italia e nelle missioni all’estero nel settore della sicurezza e della salute sul lavoro dei militari, che hanno contribuito a seminare morti e malattie».

Pur riconoscendo a Rizzo un contributo fattivo in sede di Commissione d’inchiesta, il presidente delle vittime gli ricorda che è arrivato il tempo di continuare «la battaglia iniziata da Scanu il quale, dopo aver manifestato stima nei suoi confronti, la pregava di intestarsi la proposta di legge per far si che l’iter parlamentare potesse finalmente iniziare e la invitava, soprattutto, ad avere il “coraggio politico” di portare a temine il percorso di approvazione».

Gian Piero Scanu è attualmente presidente onorario dell’Associazione vittime dell’uranio impoverito e rappresenta la «memoria storica» di una vicenda che, con la dovuta contestualizzazione, non ha nulla da invidiare ai depistaggi per le stragi di stato della prima repubblica.

In cosa consiste questa legge di cui bramano l’approvazione le vittime dell’uranio impoverito?

La legge nasce dalla relazione finale della IV Commissione d’inchiesta da me presieduta e farebbe molto in termini di prevenzione. Di fatto smantella la così detta giurisdizione domestica in materia di causa di servizio dove il controllore e il controllato sono entrambi militari che fanno capo al ministero della Difesa, e dove tra l’altro il controllore è gerarchicamente subordinato al controllato. La legge attribuirebbe la competenza del controllo ad un ente terzo come l’Inail e proprio da questo punto nasce la strenua resistenza alla sua approvazione. Il paradosso oggi è che i soldati che prestano servizio nelle così dette “missioni di pace” sono i meno tutelati.

Ma perché ha «affidato» all’on. Rizzo questa proposta di legge figlia della Commissione d’inchiesta che ha presieduto e che lei stesso aveva redatto?

Ho “invocato” il suo interessamento perché aveva partecipato attivamente ai lavori della Commissione d’inchiesta, aveva votato a favore della mia relazione finale a differenza di alcuni colleghi del mio stesso partito e perché nel frattempo era stato nominato presidente della Commissione Difesa. Rispetto a me, la mia partita si è chiusa con la bocciatura della proposta di legge da parte del governo e poi, finita la legislatura, con la mia estromissione dalle candidature voluta da Renzi. Devo dire che le cose sono andate malissimo col governo giallo-verde ma con questo governo stanno andando anche peggio.

Ma è solo colpa dei 5 stelle se la legge è ferma nei cassetti? 

Assolutamente no. Con questo governo devo rilevare che per la seconda volta il Pd, quello che nonostante tutto continua ad essere il mio partito, si sta opponendo a un atto di giustizia che ciascuna persona di buon senso dovrebbe invocare. È sconsolante ritrovare nell’attuale ministro della Difesa Guerini la stessa pervicacia ostativa che fu di Pinotti e poi di Trenta. E poi chiamiamo le cose col loro nome perché la colpa di questo stallo è del parlamento nel suo insieme: non c’è solo la commissione Difesa ma ci sono le due commissioni di merito Lavoro e Affari sociali dove questa legge dovrebbe essere incardinata. A presiedere la commissione lavoro c’è l’on. Serrachiani, sempre del mio partito, ma sono presenti tutte le forze politiche. Bene, le commissioni di merito stanno bloccando la proposta di legge perché quella volontà sovra ordinata che ha campeggiato durante la passata legislatura continua ad impedire un salto di civiltà che è sempre troppo tardi raggiungere. È un atteggiamento che non si addice a un Paese civile.

 
=== 3 ===
 
In English: DU bombings by NATO have caused cancer  – Now also confirmed by court in France
 
Fonte: Discorso libero / Zeitfragen (Zurigo, CH), N˚ 3, ottobre 2020
 
I bombardamenti al DU da parte della NATO hanno causato il cancro

Ora confermato anche da tribunali in Francia
 
ef. Un tribunale francese ha riconosciuto, dopo un processo durato quattro anni, che la morte di Henri Friconneau, capitano di gendarmeria, morto nel 2015 a causa di un raro angiosarcoma, è stata provocata dall’uranio impoverito (DU) al quale è stato esposto durante la sua missione OPEX1 in Kosovo. Lo ha riferito il quotidiano francese «La voix des gendarmes» (La voce dei gendarmi) il 31 maggio 2020.
  La rivista francese Marianne aveva riportato il 1° novembre 2019: «Lui [Friconneau] e i suoi colleghi sono stati alloggiati in una caserma dell’ex esercito jugoslavo, che porta ancora i segni dei bombardamenti. Nel maggio 2014 il funzionario inquirente [...] è stato ricoverato in ospedale per un dolore persistente alla natica sinistra, contro il quale i farmaci antinfiammatori erano inefficaci. Le analisi hanno mostrato che è stato divorato da un angiosarcoma osseo metastatico che colpisce il fegato, i polmoni e il cuore. Ne morirà un anno dopo».1
  A sua moglie, Loret Friconneau, è stato dato il diritto di aggiungere il nome del marito alla lista dei meritevoli «Mort pour la France» (Morto per la Francia). Le è stata anche assegnata una pensione di vedova, che il Ministero della Difesa francese in precedenza le aveva negato. Henri Friconneau nel 2000 era stato di stanza in Kosovo per sei mesi ed era entrato in contatto con il DU contenuto nei resti dei missili usati dalla NATO contro i serbi nel 1999.
  Grazie alle contro-inchieste della sua avvocatessa, Véronique Rachet-Darfeuille, un tribunale francese, dopo quelli italiani, ha ora riconosciuto il nesso tra i bombardamenti NATO con munizioni al DU e l’aumento dei casi di cancro nell’esercito, ma anche tra la popolazione civile.
  L’avvocato Srdjan Aleksic della città serba di Nis rappresenta da anni numerose famiglie che hanno perso parenti in seguito alla guerra in Jugoslavia del 1999 a causa di tumori multipli per lo più gravi. Attualmente sta preparando le cause legali in tutti i paesi membri della NATO che hanno partecipato alla guerra di aggressione contro l’ex Repubblica Federale di Jugoslavia e sta già negoziando con la magistratura serba.
  Aleksic ha formato un team di 26 avvocati e professori provenienti da Serbia, Germania, Francia, Italia, Russia, Cina, Gran Bretagna e Turchia per le cause internazionali. Numerosi medici sono anche impegnati a documentare e analizzare le gravi conseguenze dell’impiego di DU. Secondo il Ministero della Salute serbo, viene diagnosticato in media ogni giorno il cancro presso un bambino. In totale, il tasso di pazienti affetti da cancro, pari a circa 33.000 casi all’anno, è cinque volte superiore a quello precedente l’attacco (https://de-de.facebook.com/ratnasteta/). Aleksic aveva organizzato due conferenze 
internazionali su questo tema a Nis nel 2018 e nel 2019. Al giornale della diaspora serba «Vesti» del 3 giugno 2020 ha dichiarato: «La conferma del legame  di causa-effetto tra queste gravissime malattie e i proiettili all’uranio impoverito arriva ora oltre che dall’Italia da un altro Paese Nato, e questo è un fatto molto importante. Rappresenta la speranza di poter dimostrare il legame tra i bombardamenti della Repubblica Federale di Jugoslavia nel 1999 e la crescente diffusione del cancro nella Serbia meridionale, nel Kosovo e nella Metochia. È quindi una grande opportunità per i malati e le famiglie dei defunti dimostrare questa verità e ricevere un risarcimento». Secondo «Vesti», Aleksic ha presentato alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra 1’500 dossier con le cartelle cliniche di cittadini serbi che attribuiscono la loro malattia ai bombardamenti della NATO: «Ho spiegato i loro casi e ho chiesto che vengano inviati in Serbia investigatori indipendenti per indagare sulla tutela dei diritti umani e dell’ambiente».
 
1)  Marianne, magazine 1 nov. 2019, Jean-Claude Jaillette

(Traduzione Discorso libero)
 
 
=== 4 ===
 
 
Militari all'uranio, sedici anni di silenzi: "Ci dicevano tutto ok, ora stiamo morendo"

L'uranio impoverito ha fatto ammalare oltre 7600 militari malati e causato 340 vittime tra i nostri soldati: numeri di un "conflitto" passato alla storia come "sindrome dei Balcani" ma che ha assunto i contorni dell'ennesimo grande scandalo italiano: una nuova inchiesta fa breccia sul muro di omertà costruito da militari e politici
 
7 febbraio 2017
 
Andrea è morto a 26 anni sconfitto da un tumore al rientro dalla missione di pace nei Balcani. Sedici anni dopo la Giustizia ha riconosciuto ai genitori il risarcimento: ad ucciderlo erano state le polveri di uranio impoverito, il materiale radioattivo contenuto all'interno del munizionamento della Nato.
 
"Cari genitori, è il 180° giorno che sono a Sarajevo" scrive Andrea a casa in una lettera datata 26 febbraio 1999. Rimane in zona operazioni dal 1° settembre 1998 al 28 febbraio del 1999.. Il suo reparto si sistema nella caserma "Tito Barak ", un'ex caserma bosniaca tra le più bombardate, anche perché si trattava dell’Accademia Militare. Ed è proprio tra i militari che alloggiano alla "Tito Barak " che si riscontra, poi, la più alta concentrazione di malati e di decessi a causa dei linfomi.
Andrea comincia ad accusare colpi di tosse, senza capirne la causa. Dopo gli esami la diagnosi non lascia dubbi:  "Linfoma". Andrea si sottopone, così, alla chemioterapia e alla radioterapia. Nel frattempo muore Salvatore Vacca. E' il 9 settembre del 1999, la prima delle vittime della "sindrome dei Balcani"
 
Andrea Antonaci denunciò le strane morti dei colleghi ma le sue parole furono smentite da Sergio Mattarella che all'epoca era il titolare del Ministero della Difesa. L'attuale presidente delle Repubblica dovette poi rettificare dopo le precisazioni della Nato: come ricostruisce l'osservatorio militare l’uranio impoverito era stato utilizzato nei Balcani e i nostri soldati lo hanno respirato. 
 
 
Sotto accusa il Governo che adotta solo da novembre del 1999, le misure di sicurezza. Gli Stati Uniti replicano che sin dal 1993 gli alleati erano informati dell’uso di munizionamento DU (depleted uranium). Ma cosa fa un proiettile all’uranio impoverito? All’impatto di un proiettile DU sulla corazza di un carro armato, per esempio, si sviluppa una temperatura che supera i tremila gradi centigradi. Tutto quello che è lì vaporizza, diventa aerosol, il quale, naturalmente, si disperde nell’ambiente. E può essere inalato respirando l’aria circostante, oppure ingerito anche se solo si mangia la carne di un vitello o di una pecora che prima pascolava nei campi vicini.
Gli americani consegnano ai nostri comandi le mappe delle zone bombardate ma spesso le nostre truppe, vestite delle comuni mimetiche, si imbattono in militari che indossano tute adeguate alla guerra NBC (nucleare, batteriologica, chimica)
 

Quella di Andrea è solo una della decine e decine di sentenze che vedono i nostri soldati fare causa allo Stato che gli ha condannati a morte tra atroci sofferenze senza rimborsi: se la patologia non rientra nelle cause di servizio, il Ministero della Difesa non può pagare ciò che è collaterale alle cure. Spesso, anzi quasi sempre, il ministero si appella alle sentenze, i tempi della giustizia si dilatano, e nel caso di Andrea Antonaci, militare di Martano, vicino Lecce, sono trascorsi più di 16 anni prima di poter avere giustizia. 

Sono circa 76 le sentenze favorevoli ottenute dall’avvocato Angelo Tartaglia dell’Osservatorio militare, 76 storie contenute nel libro "Militari all’uranio" scritto dalla giornalista d'inchiesta Mary Tagliazucchi proprio insieme ad un ex pilota militare e ora Responsabile del centro studi del Comparto Difesa Osservatorio Militare.

"Spesso si pensa che i militari non siano lavoratori e che non abbiano diritto alle stesse tutele, una assurdità. I militari devono avere le medesime tutele di ogni lavoratore" commenta l'ex magistrato Raffaele Guariniello, in veste di avvocato "a fianco dei più deboli".
"In alcuni ambiente militari la Commissione è vista come un soggetto ostile,  quando invece noi ci battiamo per tutelare e salvaguardare la loro salute", ha spiegato il Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta Giampiero Scanu.

La vicenda uranio conta 7678 militari malati, 340 morti: un “conflitto” che dura ormai da quasi sedici anni. Appena cinque giorni fa Alghero piangeva la perdita del colonnello Claudio Caboni: è lui, 59 anni ex ufficiale sassarese l'ultima vittima della strage di Stato che lascia una moglie senza marito e una figlia senza padre dopo una battaglia di alcuni anni con la malattia. 

"Il libro nasce dall'esigenza di approfondire un argomento di fatto scomodo e poco conosciuto, trattato in maniera frammentaria- spiega l'autrice Mary Tagliazucchi - per un ostruzionismo che dura da quasi 17anni. Insieme a Domenico Leggiero,abbiamo cercato di dare un volto a questi militari che meritano rispetto e dignità per sé e i loro familiari. Perché dietro a 340 soldati morti ci sono delle storie che devono essere raccontate".