La scissione dai 5Stelle non è solo trasformismo. È una condizione per cui l’Alleanza possa continuare a vigilare sull’Italia senza ostacoli. Il precedente dell’Udeur nel 1998 per la guerra in Kosovo.
Sui fatti menzionati da Domenico Gallo nell'articolo che riproduciamo di seguito si vedano i materiali ed articoli originali raccolti sul nostro sito:
https://www.cnj.it/24MARZO99/politico.htm
di Domenico Gallo
da Il Fatto Quotidiano del 29 GIUGNO 2022
La scissione del Movimento 5 Stelle annunciata dal ministro degli Esteri Di Maio nella notte del 21 giugno è stata accolta calorosamente dai principali media, come una manna caduta dal cielo sulla testa del governo Draghi.
[…] Cossiga, che fino all’inizio del 1998 aveva svolto un ruolo di tutore del centrodestra, improvvisamente cambiò strada e intraprese una operazione politica in virtù della quale riuscì a staccare una frazione di deputati e senatori dal centrodestra, fondando l’Udeur, con il dichiarato scopo di far nascere una nuova maggioranza politica che sostituisse quella basata sull’alleanza dell’Ulivo più Rifondazione e guidata da Prodi. Tale operazione, che fu banalizzata come se fosse una manifestazione del peggiore costume trasformistico italiano, aveva un preciso obiettivo politico: quello di provocare un mutamento della posizione internazionale dell’Italia per ottenere la legittimazione della Nato al ricorso alla guerra, come strumento della politica di potenza americana. Tale operazione riuscì perfettamente per l’insipienza della sinistra italiana e al governo Prodi, battuto alla Camera il 9 ottobre 1998, successe un nuovo esecutivo guidato da D’Alema, con la missione di consentire l’attacco della Nato alla Jugoslavia, che si sarebbe materializzato il 24 marzo 1999. La conferma che le cose andarono proprio così è venuta da uno dei protagonisti di questa vicenda, l’ex ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, il quale sul Foglio del 4 ottobre 2000 ci ha fatto sapere che, per fare la guerra, è stato necessario cambiare governo in Italia. Polemizzando con James Rubin, l’ex portavoce di Madeleine Albright, Scognamiglio dichiarò testualmente: “A Rubin sfugge che in Italia avevamo dovuto cambiare governo proprio per fronteggiare gli impegni politici-militari che si delineavano in Kosovo… Prodi a ottobre aveva espresso una disponibilità di massima all’uso delle basi italiane, ma per la presenza di Rifondazione nella sua maggioranza non avrebbe mai potuto impegnarsi in azioni militari. Per questo il senatore Cossiga e io ritenemmo che occorreva un accordo chiaro con l’on. D’Alema”. In che cosa consisteva questo accordo? “Due parti. La prima era il rispetto dell’impegno per l’euro (…) la seconda era il vincolo di lealtà alla Nato: l’Italia avrebbe dovuto fare esattamente ciò che la Nato avrebbe deciso di fare”. L’operazione Udeur nel 1998 determinò la nascita di un gruppo politico funzionale alla Nato per consentirle di condurre l’attacco contro la Jugoslavia, punto di inizio della nuova guerra fredda che ci ha portato alla situazione attuale.
La scissione provocata da Di Maio è un’operazione simile a quella realizzata da Cossiga. In un contesto in cui si prospetta una guerra di lunga durata che, a prescindere dal pericolo di un’ulteriore escalation, sta portando conseguenze negative per tutti, è importante per la Nato assicurarsi la massima “fedeltà” dei Paesi membri. Quando il consenso di una importante forza politica, come il Movimento 5 Stelle, sull’invio delle armi in Ucraina ha cominciato a tentennare, quale occasione migliore per un mediocre uomo politico come Luigi Di Maio, per guadagnarsi i galloni della fedeltà atlantica e rafforzare la linea atlantista a oltranza del presidente del Consiglio?
Questa vicenda dimostra quanto sia profonda la stretta della Nato sul sistema politico italiano ma, se si rovescia la prospettiva, dimostra che l’Italia potrebbe giocare un ruolo importante nelle relazioni internazionali se solo trovasse il coraggio di liberarsi della tutela Usa e Nato.