Jugoinfo

Quella che segue e' la traduzione italiana del dispositivo della
sentenza con cui il Tribunale di Belgrado ha condannato a 20 anni di
detenzione ciascuno alcuni dei leader dei paesi della Alleanza
Atlantica per i crimini commessi con i bombardamenti della primavera
del 1999. Circa un mese dopo l'emanazione della sentenza, uno dei
condannati (Hubert Vedrine, ministro francese) veniva invitato e si
recava personalmente a Belgrado ospite della nuova presidenza
Kostunica. Nelle settimane successive il dialogo ed i rapporti
diplomatici sono ripresi anche con gli altri criminali sottoelencati.

Ringraziamo Ivan Pavicevac ed Aldo Bernardini per la versione italiana.

---

TRIBUNALE DISTRETTUALE di BELGRADO
Belgrado, 21/9/2000

COMUNICATO PUBBLICO

Nel procedimento penale contro gli imputati William Clinton, Madeleine
Albright, William Cohen, Anthony Blair, Robert Cook, George Robertson,
Jacques Chirac, Hubert V�drine, Alain Richard, Gerhard Schroeder, Josef
Fischer, Rudolph Scharping, Javier Solana e Wesley Clark
il Tribunale Distrettuale di Belgrado, dopo il dibattimento
giudiziario, tenutosi dal 18 al 20 settembre, ha emesso, in data 21
settembre 2000,

IN NOME DEL POPOLO
la seguente
SENTENZA

contro gli imputati
1. William Clinton, nato il 19/8/1946, a Hope, nello Stato di
Arkansas, USA
2. Madeleine Albright, nata il 15/3/1937,a Praga, Cecoslovacchia
3. William Cohen, nato nell�agosto del 1940, a Bangore, nello Stato
del Maine, USA
4. Anthony Blair, nato il 6/5/1953 a Edimburgo, in Gran Bretagna
5. Robin Cook, nato il 28/2/1946
6.George Robertson, nato nel 1946 a Port Ellen, in Gran Bretagna
7. Jacques Chirac, nato il 29/11/1932 a Parigi, in Francia
8. Hubert V�drine, nato il 31/7/1947 a St. Silvain Bellegard, in
Francia
9. Alain Richard, nato il 29/8/1945 a Parigi, in Francia
10.Gerhard Schroeder, nato il 7/4/1944 a Mosenberg, in Germania
11.Josef Fischer, nato il 12/4/1948 a Gerabron, in Germania
12.Rudolf Scharping, nato il 2/12/1942 a Niederelbert, in Germania
13.Javier Solana, nato il 14/7/1942 a Madrid, in Spagna
14.Wesley Clark, nato il 23/12/1944 a Little Rock, nello Stato di
Kansas, USA


ritenuti COLPEVOLI
William Clinton, in qualit� di Presidente degli Stati Uniti d�America;
Madeleine Albright, in qualit� di Segretario di Stato degli USA;
William Cohen, in qualit� di Segretario alla Difesa degli USA; Anthony
Blair, in qualit� di primo ministro della Gran Bretagna; Robin Cook, in
qualit� di ministro degli Affari Esteri della Gran Bretagna; George
Robertson, in qualit� di ministro della Difesa della Gran Bretagna;
Jacques Chirac, in qualit� di Presidente della Repubblica Francese;
Hubert Vedrain, in qualit� di ministro degli Affari Esteri della
Francia, Alain Richard, in qualit� di Ministro della Difesa della
Repubblica Francese; Gerhard Schroeder, in qualit� di Cancelliere della
Repubblica Federale di Germania; Josef Fischer, in qualit� di ministro
degli Affari Esteri della Repubblica Federale di Germania; Rudolf
Scharping, in qualit� di ministro della Difesa della Repubblica
Federale di Germania; Javier Solana, in qualit� di segretario generale
dell�Organizzazione del Patto del Nord-Atlantico; e Wesley Clark, in
qualit� di comandante delle Forze armate della Nato in Europa
perch� durante il 1999, hanno,
per interessi economici, politici e militari dei loro Stati, violato la
sovranit� della Repubblica Federale di Jugoslavia, e tentato di
dislocare le proprie forze armate sul suo territorio, con lo scopo di
prendere il controllo sulla sua economia nonch� di conformare ai propri
interessi il suo ordinamento sociale ed economico;
fornito aiuto politico, finanziario, tecnico e altro, ai terroristi
albanesi nel Kosovo e Metohija, nel tentativo di modificare, con l�uso
della forza, l�ordinamento costituzionale della Repubblica Federale di
Jugoslavia nonch� di stabilirvi un regime che avrebbe permesso loro la
realizzazione degli obiettivi suindicati; e con ci�
sono intervenuti negli affari interni della RFJ, agendo in contrasto
con la Carta delle Nazioni Unite (cap. I, art.2, comma 4), e con la
Dichiarazione sulla non ingerenza negli affari interni degli Stati e
sulla difesa dell�indipendenza e la sovranit� (art. l), approvata con
Risoluzione dell�Assemblea Generale delle NU, no. 2131 XX del
21/12/1965;
con l�uso di tutti i mezzi di propaganda, e attraverso la
disinformazione, hanno fatto s� che la legittima lotta delle forze di
sicurezza della RFJ contro i terroristi albanesi venisse percepita
dall�opinione pubblica mondiale quale violenza contro la cittadinanza
inerme di etnia albanese, e hanno contribuito a creare la convinzione
generale che la stessa si trovasse in pericolo; con lo scopo di
promuovere ed organizzare una trattativa tra le Parti a Rambouillet, in
Francia, nella quale hanno preteso che la delegazione della Jugoslavia
firmasse un documento in forma di Accordo, con cui la RFJ si sarebbe
obbligata al ritiro immediato di tutto il suo esercito e delle forze di
polizia dal Kosovo e Metohija; si sarebbe obbligata a consentire il
dispiegamento delle forze armate del Patto Nord-Atlantico, assicurando
loro la completa libert� di movimento su tutto il territorio della
RFJ, compreso l�uso indisturbato e gratuito degli aeroporti, delle vie
di comunicazione, dei porti; si sarebbe parimenti obbligata a garantire
la completa immunit� legale agli appartenenti delle forze della NATO in
tutte le controversie legali, nonch� a permettere loro di intromettersi
nell�economia del Kosovo e Metohija; in rapporto con queste condizioni,
alla Repubblica Federale di Jugoslavia � stato intimato un ultimatum
inaccettabile, che come tale � stato respinto; perci�,
nel tentativo di raggiungere lo stesso obiettivo, attraverso l�uso
della forza, dispiegata contro la sovranit�, l�integrit� territoriale e
l�indipendenza politica della RFJ, agendo in contrasto alla Carta delle
NU (cap.1, art.2, comma 4),
i loro Stati di appartenenza, membri del Patto Nord-Atlantico, hanno
preso la decisione di bombardare il territorio della RFJ, compiendo
cos� un atto di aggressione, tale considerato secondo la definizione di
aggressione (art.3, comma B) allegata alla Risoluzione dell�Assemblea
Generale delle Nazioni Unite no. 3314 XXIX del 1974; e in tal senso,
hanno pianificato i mezzi, le modalit� e le fasi dell�attacco,
incuranti delle norme del diritto internazionale, con lo scopo di
distruggere i beni naturali, economici e culturali nonch� le Forze
armate serbe, di portare sofferenza ai civili, di attentare alla vita
del Presidente della RFJ, e di minacciare l�ordinamento costituzionale
e la sicurezza della RFJ;
nel tentativo di nascondere i veri obiettivi dell�aggressione,
pianificata in anticipo, hanno ingannato l�opinione pubblica in modo da
riceverne il consenso, usando gli strumenti dei media e convincendo in
questo modo l�opinione pubblica della giustificabilit� nonch� della
necessit� e inevitabilit� dei raids aerei da compiere sulla RFJ sia per
fermare la catastrofe umanitaria provocata dalla repressione
esercitata sull�etnia albanese nel Kosovo e Metohija dall�Esercito
jugoslavo sia in seguito al rifiuto opposto contro la richiesta di
cessazione della repressione in atto, avanzata alle autorit� jugoslave
a Rambouillet; perci� hanno
dato ordine ai rappresentanti degli Stati di appartenenza, membri del
Consiglio della NATO, e ai loro subordinati nella gerarchia politica di
ogni singolo Paese, di votare a favore dei raids aerei sulla RFJ nel
quadro del Consiglio del Patto; e, nel contempo,
in qualit� di leaders degli Stati pi� importanti e potenti tra i membri
della NATO, hanno influenzato, grazie alle loro posizioni e
suggestioni, anche il voto di altri Stati, membri nel Consiglio del
Patto Nord-Atlantico, inducendoli a votare a favore; di conseguenza,
il Consiglio della NATO, in data 30/1/1999, ha votato all� unanimit� a
favore dei raids e ha incaricato Javier Solana di assumere la decisione
esecutiva sull�inizio degli attacchi aerei, compito da lui adempiuto,
in data 23/3/1999, con l�autorizzazione data a Wesley Clark di decidere
il momento dell�inizio degli attacchi; in base a tale autorizzazione,
che dall�incaricato militare venne tradotta in ordine di attacco aereo
immediato, eseguito secondo il Piano elaborato gi� in precedenza,
contro gli obiettivi nella Repubblica Federale di Jugoslavia, e nella
piena consapevolezza da parte degli imputati, nonch� nella loro
conoscenza e controllo sulle operazioni militari,
dal 24 marzo al 10/07/ 1999 le Forze armate del Patto Nord-Atlantico
hanno effettuato 25.119 attacchi aerei e lanciato 600 missili di
crociera sul territorio della RFJ, colpendo obiettivi militari e civili
con l�uso contestuale di mezzi non convenzionali, ci� che ha causato un
gran numero di morti e feriti tra la popolazione, nonch� la distruzione
dell�ambiente naturale e ingenti danni materiali; e

In questo modo

I.
Hanno promosso la guerra di aggressione, dato che prima e durante gli
attacchi aerei contro la RFJ, nei loro interventi pubblici, si sono
dichiarati favorevoli all�uso della forza, affermando la necessit�
dell�intervento militare umanitario, con lo scopo di mantenere
l�appoggio dell�opinione pubblica per la guerra in atto;

II.
Infrangendo le norme del diritto internazionale e della Carta delle
Nazioni Unite, hanno ordinato alle Forze armate del Patto Nord-
Atlantico di penetrare sul territorio della RF di Jugoslavia, il ch� �
avvenuto nel periodo tra il 24/3 e il 10/6/1999, attraverso l�uso dei
missili guidati a distanza e degli aerei da bombardamento, i quali, in
pi� occasioni, hanno oltrepassato la frontiera della RFJ, partendo
dagli Stati confinanti, ed hanno attaccato sia obiettivi civili, che
obiettivi e mezzi delle Forze armate jugoslave nonch� quelli del
Ministero degli Interni della Repubblica di Serbia; i raids hanno
causato 546 morti e 1457 feriti tra le forze dell�Esercito jugoslavo,
nonch� la morte di 138 e il ferimento di 523 addetti del Ministero
degli Interni della Repubblica di Serbia, e danni materiali su un gran
numero di strutture e mezzi dell�Esercito jugoslavo e del Ministero
degli Interni della Repubblica di Serbia; in questo modo hanno dunque
effettuato, tra gli altri, i seguenti attacchi:

A) sulle strutture dell�esercito della RF di Jugoslavia;
B) sulle strutture del Ministero degli Interni della Repubblica di
Serbia;
descritti nel dettaglio al punto V (atto di accusa), in conseguenza dei
quali vi sono stati morti e feriti:

a) appartenenti all�Esercito jugoslavo, secondo le liste dei
deceduti e dei feriti citate negli Atti del Tribunale Distrettuale di
Belgrado cat. 420/99 del 19/9/2000, e
b) appartenenti al Ministero degli Interni della Repubblica di
Serbia, secondo gli Atti del Tribunale Distrettuale di Belgrado cat.
420/99 del 15 e 19/9/2000;

III.
Allo scopo di attentare all�ordinamento costituzionale e alla sicurezza
della RFJ hanno dato ordine alle Forze armate del Patto Nord-Atlantico
di minacciare la vita del Presidente della RFJ, Slobodan Milosevic,
tentativo eseguito in data 22/4/1999, verso le ore 03,10, attraverso il
lancio di tre missili di crociera, del tipo tomahawk BGM-109, che hanno
centrato e distrutto la residenza del presidente della RFJ, sita in via
Uzicka no.115.

IV.
Violando le disposizioni del diritto internazionale, della Convenzione
di Ginevra sulla tutela dei civili in tempo di guerra del 12/8/1949, e
il Protocollo Aggiuntivo della Convenzione di Ginevra sulla tutela dei
civili in tempo di guerra del 12/8/1949 (protocollo 1) e le
consuetudini di guerra, hanno ordinato di effettuare:
a) gli attacchi contro i civili e i centri abitati, che hanno
provocato la morte e gravi ferimenti tra la popolazione, descritti al
punto II/a dell�Accusa, dato che gli obbiettivi dei raids erano le
colonne dei rifugiati, centri abitati, ed alcune strutture occupate
dai civili;

b) gli attacchi che colpissero la popolazione civile, le cui
conseguenze sono state morti e feriti tra i civili, nonch� danni
inferti agli obiettivi civili, comprese le strutture tutelate dal
diritto internazionale, di cui al punto II/b dell�Atto di Accusa;

c) la distruzione ostinatamente perseguita ed illegale dei beni
materiali, mirata a provocare il maggiore danno possibile, che ha
portato all�attacco e alla distruzione di beni immobili e strutture
economiche, di infrastrutture ed altro, di grande valore, mentre un
numero cospicuo di civili � stato ucciso o ferito, come al punto II/c
dell�Atto di Accusa;

d) gli attacchi sugli obiettivi protetti dal diritto
internazionale, quali ospedali civili ed altre strutture indispensabili
per la sopravvivenza dei civili, come impianti per la distribuzione
dell�acqua, dell� elettricit� e del riscaldamento, la distruzione dei
quali non solo ha lasciato un grande numero di civili privi delle
condizioni minime di vita ma ha provocato sia morti che feriti, come al
punto II/d dell�Atto di Accusa;

e) il danno ingente all�ambiente con conseguenze di lungo
termine, che potrebbero rivelarsi pericolose per la salute e la
sopravvivenza umana, e che ha contribuito alla creazione di condizioni
favorevoli per il sorgere di malattie letali e il loro sviluppo, in
quanto sono stati colpiti gli impianti industriali, i depositi di
materiali pericolosi e dannosi per la salute umana, cos� come alcuni
impianti, la cui distruzione sistematica ha provocato la fuoriuscita di
grandi quantit� di sostanze tossiche, che a loro volta hanno causato la
morte e il ferimento dei civili, come al punto II/e dell�Atto di Accusa;

V.
Hanno ordinato l�uso di mezzi di guerra non convenzionali, vietati dal
diritto internazionale, con conseguenti danni materiali e numerosi
morti e feriti tra i civili, come ai punti III/a e III/b dell�Atto di
Accusa;

e in concorso fra loro hanno commesso i seguenti atti criminali:
I
Istigazione alla guerra d�aggressione (art. 152 in relazione all�art.
22 del Codice Penale della RF di Jugoslavia)

II
Violazione della sovranit� territoriale (art. 335 in relazione all�art.
22 del Codice Penale della RF di Jugoslavia)

III
Tentativo di uccisione dei titolari dei pi� alti organi dello Stato
(art. 122 in relazione agli artt. 19 e 22 del Codice Penale della RF di
Jugoslavia)

IV
Crimini di guerra contro la popolazione civile (art. 142 par. 1 e 2 in
relazione all�art. 22 del Codice Penale della RF di Jugoslavia)

V
Uso di mezzi di guerra non convenzionali (art. 148 par. 2 in relazione
al par. 1 ed in relazione all�art. 22 del Codice Penale della RF di
Jugoslavia).

Per questi fatti il Tribunale, in base alle norme menzionate e alle
norme contenute negli artt. 5, 33, 38, 41 e 48 del C.P. della RFJ, e
con riferimento alle pena singole per ogni reato suindicato

CONDANNA

ogni singolo imputato
alla pena complessiva di detenzione carceraria nella misura seguente:

WILLIAM CLINTON a 20 anni di detenzione
MADELEINE ALBRIGHT a 20 anni di detenzione
WILLIAM COHEN a 20 anni di detenzione
ANTHONY BLAIR a 20 anni di detenzione
ROBIN COOK a 20 anni di detenzione
GEORGE ROBERTSON a 20 anni di detenzione
JACQUES CHIRAC a 20 anni d� detenzione
HUBERT VEDRINE a 20 anni di detenzione
ALAIN RICHARD a 20 anni di detenzione
GERHARDT SCHROEDER a 20 anni di detenzione
JOSEPH FISCHER a 20 anni di detenzione
RUDOLF SCHARPING a 20 anni di detenzione
JAVIER SOLANA a 20 anni di detenzione
WESLEY CLARK a 20 anni di detenzione

La pena per gli imputati varr� a decorrere dal giorno e dall�ora
d�inizio dell�arresto.
Ai fini del riconoscimento del loro diritto al risarcimento dei danni
subiti, le parti lese vengono rinviate all�apertura di uno specifico
procedimento.
Gli imputati sono obbligati a pagare le spese processuali entro 15
giorni dal momento in cui la sentenza diventer� esecutiva; in caso di
inadempienza si proceder� in via coattiva alla imposizione dello stesso.

In base all�art. 353 par. 1 del Codice di Procedura Penale, la Corte
emana il seguente

DISPOSITIVO

ai colpevoli:
William CLINTON, Madeleine ALBRIGHT, William COHEN, Anthony BLAIR,
Robin COOK, William ROBERTSON, Jacques CHIRAC, Hubert VEDRINE, Alain
RICHARD, Gerhardt SCHROEDER, Joseph FISCHER, Robert SCHARPING, Javier
SOLANA, Wesley CLARK (i cui dati personali sono su indicati),
viene applicata la misura della custodia cautelare in carcere, a
decorrere dalla data di arresto degli stessi.
Un eventuale ricorso contro la condanna di cui sopra non sospende
l�esecuzione della misura.
Ai sensi dell�art. 551 par. 1 e 2 del Codice di Procedura Penale

VIENE DISPOSTA L�EMISSIONE DEL MANDATO DI CATTURA NEI CONFRONTI DEGLI
IMPUTATI
MOTIVI
La Carta delle N.U., quale atto giuridico pi� importante delle Nazioni
Unite, all�articolo 2, par. 4, detta esplicitamente che "I membri
devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o
dall�uso della forza sia contro l�integrit� territoriale o
l�indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra
maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite".
L�art. 53 della stessa Carta recita che "nessuna azione coercitiva
potr� venire intrapresa in base ad accordi regionali o da parte di
organizzazioni regionali senza l�autorizzazione del Consiglio di
Sicurezza".
E� un fatto ampiamente noto che nessuna autorizzazione o consenso
all�uso della forza contro la Jugoslavia sia stato dato, e neanche
richiesto, ci� che rivela l�intenzione di ricorrere all�uso illegittimo
della forza contro uno Stato sovrano, realizzata aggirando l�unico
organo competente, ovvero il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite. Di conseguenza i membri del Patto Nord-Atlantico con preparativi
di vasta portata prima e poi con varie pressioni sul nostro Paese,
quali la richiesta di adempiere condizioni inaccettabili, hanno
iniziato, senza preavviso n� dichiarazione di guerra, l�aggressione
criminale contro la RFJ, iniziata il 24.03.1999, e durata
ininterrottamente sino al 10.06.1999.
Con questa azione i membri della NATO, capeggiati dagli USA, hanno
calpestato le disposizioni fondamentali della Carta delle N.U., sulle
quali si fondano sia il diritto che il moderno sistema politico
internazionale.
"L�intervento umanitario armato legittimo", come lo definiscono gli
stessi protagonisti della vicenda, non si pu� qualificare altrimenti
che come �aggressione� armata illegale non consentita contro uno Stato
sovrano e indipendente".
Con l�uso dei pi� moderni mezzi di guerra, e adottando le invenzioni
scientifico-tecnologiche pi� all�avanguardia in questo momento, quegli
Stati hanno abusato dei mezzi a disposizione a scopo di guerra.
Applicando tali mezzi, essi hanno effettuato oltre 25.000 attacchi con
i pi� moderni aerei da guerra equipaggiati con gli strumenti
maggiormente distruttivi, con il lancio di circa 600 missili da
crociera, indirizzati su obiettivi militari e civili, mirando alla
distruzione degli strumenti di lavoro e di sopravvivenza della
popolazione, all�annientamento di tutti i potenziali sia militari che
economici, contro la popolazione civile e militare, senza distinzione
nei modi e nei mezzi per realizzare i loro obiettivi.
Hanno tentato di uccidere il Presidente della Repubblica; hanno usato
strumenti di distruzione proibiti dalle Convenzioni internazionali,
tali da produrre conseguenze anche a lungo termine e imprevedibili per
le generazioni presenti e future.
Nel loro "intervento umanitario" hanno ucciso 546 militari, 138
poliziotti e 504 civili, tra i quali 88 bambini, che non hanno potuto
godere il bene della vita. Hanno riportato ferite gravi e meno gravi
molti cittadini, militari e poliziotti, circa 3.000.
Molti fra loro sono rimasti invalidi per sempre.
Dietro di s� quegli Stati hanno lasciato le rovine, l� dove una volta
erano fabbriche moderne, scuole, ospedali, asili-nido, fonti di energia
per il riscaldamento, ponti che collegavano le rive dei fiumi. Molte
famiglie sono state colpite da disgrazie e lutti e un grande numero di
cittadini sono rimasti senza tetto e senza posto di lavoro. Le
conseguenze dell�aggressione colpiscono ancora tutti i cittadini della
Serbia e della Jugoslavia. Abbiamo invitato gli imputati a presentarsi
personalmente, o tramite difensori da loro scelti, al dibattito per
esporre le loro difese. Sono stati anche nominati difensori d�ufficio,
affinch�, secondo lo spirito della nostra Legge di Procedura Penale,
esponessero le difese degli imputati, compito da loro assolto. Gli
imputati hanno per� ignorato il Tribunale o hanno avuto timore di
confrontarsi con la realt� e con la propria coscienza.
In questo processo penale nella fase istruttoria sono state presentate
le prove per ognuno degli atti criminali individuali posti a carico
degli imputati.
Sulla base di un accurato esame di ognuna delle prove individuali e in
mancanza di prove a difesa degli imputati, il Tribunale ha accertato
che gli stessi hanno compiuto gli atti criminali loro addebitati. La
valutazione di ogni prova individuale e collettiva relativa ad ogni
atto criminale verr� esposta in una successiva motivazione scritta,
mentre nella presente viene indicato soltanto il seguente punto:
I bombardamenti sul nostro Paese sono stati effettuati dalle forze NATO
e tutti gli imputati, secondo le loro funzioni politiche e militari,
ricoprivano in quel momento le pi� alte cariche istituzionali nei Paesi
membri della NATO, e quindi erano i pi� alti responsabili negli organi
del Patto.
Insieme essi hanno preso tutte le decisioni relative alla preparazione
dell�intervento militare, facendo propaganda ed esercitando diverse
pressioni ai fini dell�intervento militare stesso contro la RFJ,
decidendo le modalit� di questo intervento militare con la scelta degli
obiettivi e dei mezzi usati, ed avendo coscienza di quali conseguenze
si sarebbero avute, precisamente un grande numero di morti e di beni
materiali distrutti.
Non esistono testimonianze circa la contrariet� di qualcuno degli
imputati rispetto alle decisioni prese; ne consegue che tutte queste
decisioni sono state assunte all�unanimit�, pertanto risulta
l�esistenza di una responsabilit� individuale degli imputati per tutti
i singoli atti criminali a loro contestati e riportati in elenco.
La conclusione di questo Tribunale � che tutti gli imputati fossero
consapevoli di quanto stavano facendo, che essi avevano preparato e
pianificato questa azione in un lungo arco di tempo, avevano scelto gli
obiettivi e le azioni e che, tenendo presenti i mezzi impiegati, essi
volevano che si verificassero le conseguenze ottenute in seguito.
Elencando le prove abbiamo tenuto presenti le conseguenze di questa
aggressione brutale, i morti, compresi donne e bambini, e i beni
materiali distrutti.
Sono periti civili innocenti, tra cui appunto donne e bambini, sui
luoghi di lavoro e nelle loro case mentre dormivano, sulle strade, sui
ponti, e tutti hanno perso la vita senza nessuna colpa. Secondo la
valutazione di questo Tribunale in nessuna legge penale del mondo, e
neanche nella nostra, esiste, n� pu� esistere, una disposizione che
escluda la responsabilit� penale degli imputati che hanno partecipato
alle decisioni assunte per intraprendere tali atti, con le conseguenze
che ne sono derivate. La conclusione di questo Tribunale � che chiunque
intraprenda tali atti illegali e prenda siffatte decisioni si espone
anche all�eventualit� di venir dichiarato colpevole e condannato
secondo la legge. Per tali motivi questo Tribunale ha concluso che gli
imputati sono responsabili per tutte le azioni per le quali sono stati
dichiarati colpevoli.
Gli atti criminali per i quali gli imputati sono dichiarati colpevoli
sono stati compiuti in concorso. Pertanto il Tribunale ha prima di
tutto, in base all�art.48 della Legge di Procedura Penale, stabilito le
pene individuali per ogni singolo atto, per poi decidere per ciascuno
degli imputati una pena complessiva. Nello stabilire le pene per ogni
imputato, il Tribunale ha tenuto conto di quanto disposto dall�art. 41
del Codice Penale.
Gli imputati sono stati dichiarati colpevoli per avere effettuato
cinque atti criminali individuali ciascuno. Si tratta di atti criminali
contro la Costituzione e la sicurezza della RFJ e contro l�umanit� e il
diritto internazionale.Si tratta dei pi� pericolosi atti criminali
contro la societ�. Per tali atti sono previste pene di reclusione da
due a dieci anni in due casi e per gli altri da tre fino a venti anni.
La nostra legge penale basata su principi umanistici non ha considerato
pene pi� alte, dato che non si sarebbe potuto prevedere che si sarebbe
arrivati a compiere crimini tanto pesanti, per i quali si dovrebbero
comminare pene legali pi� gravi in termini di reclusione. Di
conseguenza, il Tribunale ha emesso condanne a pene di detenzione per
una durata di venti anni, constatando che solo in questo modo pu�
essere realizzato lo scopo della condanna.

---

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WHAT ARE THE MEDIA FINALLY?
Michel COLLON

In the G-17 program, prepared for the electoral coalition DOS, it was
said that Yugoslavia should take example from the modern and democratic
Western media.
Now, yesterday, president Kostunica made an interesting statement,
saying he's �surprised that his country's image abroad has changed so
quickly for the better, after the change of government in October. He
told the Tanyug news agency he'd expected the ugly picture of Yugoslavia
which, he said, had been created by the western media, to last for some
time.�
Mr Kostunica suggested that the change in the way other countries
viewed
Yugoslavia showed that the media in the democratic countries was to a
large
extent controlled by their governments. (1)

Mr Kostunica is completely right. But this raises interesting questions:
1. Does Mr Kostunica, and DOS, still want to copy the Western media
model?
2. If those media manipulated the opinion, by demonising Serbs since
1991, is it possible that the Western policy against Yugoslavia was
based on a false image?
3. So, maybe the war against Yugoslavia was unjust and illegal and the
Western powers should be judged for that and condemned to pay damages?
4. If those Western media manipulated until now, have they just
suddenly stopped? Do they say, for example, that the situation in
Kosovo is terrible for the Serbs, the Roms and all other minorities,
ethnically cleansed, and that the terrorism of the KLA forces they
supported means now maffia and murders also against many Albanians? So
that Nato occupation brought a terrible situation, while the real aim
was to put Yugoslavia on his knees and justify the installation of the
huge US military base 'Camp Bondsteel'.
5. The West seems to be the model for DOS. Is the West a wonder, with
controlled and manipulating media?
6. And maybe, it's not only about media? President Kostunica often
speaks about �our Western friends�. But may we believe that there exist
two Madeleine Albright, two Clinton, two Chirac, two Schr�der? One who
is now �the friend of the Serbs�, and one who has been lying against
those same Serbes since ten years, through controlled media?

(1) Friday, 22 December, 2000, 09:10 GMT BBC World Service.

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De : "selda" <noisolation@...>
À : <Undisclosed.Recipients@...>
Objet : URGENT APPEAL!!!
Date : Jeu 21 déc 2000 17:13


URGENT APPEAL

DECEMBER 21, 2000:

HOW THE TURKISH STATE FORCES "SAVE LIVES":

MORE THAN 800 PRISONERS WERE ON HUNGER STRIKE AGAINST
ISOLATION
DETENTION. 249 OF THEM FOR 61
DAYS.

THE STATE DECIDED TO "SAVE THEIR LIVES" AND BREAK THEIR
RESISTANCE

HUNDREDS OF POLICE AND MILITARY FORCES RAIDED 20 PRISONS,

THEY COULD "SUCCEED" IN 18 PRISONS, SLAUGHTERING AT LEAST 30
PRISONERS
WITH
INCENDIARY BOMBS AND FIREARMS.

THE OTHERS WERE TRANSFERRED INTO THE NEW 'F-TYPE' (ISOLATION)
PRISONS.

THE OPERATION TO "SAVE LIVES" IS NOT FINISHED...

THERE ARE STILL TWO PRISONS LEFT - ÜMRANIYE (ISTANBUL) AND
ÇANAKKALE.

ALL THE PRISONERS ARE STILL ON DEATH FAST. TODAY IT IS THE
63`rd DAY OF THE DEATH FAST.
FROM THE BEGINNING THEY HAVE
SAID THAT THEY'LL DIE,
BUT NEVER ACCEPT THE ISOLATION CELLS.

THE TURKISH STATE NOT ONLY LET THEM DIE, BUT COMMITTED AN OPEN
MASSACRE
AND STILL IS NOT SATISFIED WITH THE BLOOD IT HAS SHED.

WE CALL UPON ALL DEMOCRATIC AND SENSITIVE PEOPLE AND
INSTITUTIONS:

SEND DELEGATIONS TO TURKEY - TAKE THE NEXT PLANE TO ISTANBUL
AND
CONVINCE YOURSELF ON THE BASIS OF REALITY ITSELF.

WE ARE THE ONES WHO CAN SAVE THE LIVES OF THE PRISONERS,

THE TURKISH STATE ARE THE ONES WHO ARE KILLING THEM!

For the coordination of an international delegation you can
contact the
following bureaus in Europe:

BELGIUM: phone/fax: 0032-2-230.08.66

GERMANY: phone/fax: 0049-40-280.53.625



In the past few days delegations from different countries in
Europe have
been in Turkey already. Among them there are members of the
Federal
Parliament of Germany, the European Parliament, lawyers,
journalists and
other public figures and people. Any support is welcome.


---

FERMIAMO IL MASSACRO IN ATTO NELLE PRIGIONI
TURCHE!
Solidarieta' coi prigionieri antimperialisti di tutto il
mondo!

Dal mese di ottobre piu' di un migliaio di rivoluzionari e
antimperialisti prigionieri nelle
carceri turche sono in sciopero della fame contro il
trasferimento, deciso dalle autorita'
fasciste, in celle di "tipo F" (vere e proprie tombe)
appositamente costruite per annientare i
prigionieri stessi.
Alle quattro di questa mattina il regime ha inviato, armate
fino ai denti, truppe d'assalto e
"teste di cuoio" in tutte le 20 prigioni in cui e' in corso
lo sciopero della fame (Ulucanlar,
Canakkale, Bursa, Umraniye, Cankiri, ecc.)
Trovatisi difronte ad un'accanita resistenza, gli sgherri
hanno gia' fatto 14 morti tra i prigioneri
(tra cui una compagna che si e' data fuoco pur di non farsi
trasferire). La situazione e' dunque
gravissima e richiede la piu' vibrata e ampia protesta a
livello internazionale.
Occorre fermare questo massacro! Occorre la piu' forte
solidarieta'!
Occorre organizzare sit-in di protesta, a cominciare
dall'ambasciata turca a Roma e sotto i vari
consolati!

Ultim'ora

Afapp e Tayad informano:

- Alle ore 17,00 i prigionieri politici che si sono arsi vivi
per protesta contro il feroce attacco alle carceri sono
saliti a 14.

Il numero dei prigionieri assassinati dalla polizia è
altissimo, ma non si sa ancora esattamente quanti siano.
In tutta la Turchia la gente è scesa in piazza per protestare:
la polizia attacca i manifestanti, pestandoli a sangue;
non è noto il numero delle persone arrestate in piazza, come
non è noto il numero dei familiari che sono stati
prelevati dalle loro case e imprigionati.




Mentre in Turchia i prigionieri, stremati da uno sciopero
della fame che dura da due mesi
resistono all'aggressione, in altre parti del mondo, altri
prigionieri rivoluzionari e
antimperialisti conducono in queste stesse ore una lotta
disperata tra l'indifferenza della
societa' borghese.

#In Perù, dopo le sommosse del 30 novembre all'interno del
Carcere di Canto Grande che
hanno visto ammutinarsi oltre 400 Prigionieri Politici, i
Prigionieri Politici del Movimento
Rivoluzionario Tupac Amaru, dal carcere di Yanamayo, hanno
lanciato un drammatico appello
chiedendo: la chiusura immediata della prigione militare della
base navale del Callao (le cui
celle sono a 8 metri sotto il livello del mare) e delle
carceri di Yanamayo e Challapalca
(entrambe costruite sopra i 4000 metri), la libertà di tutti i
Prigionieri Politici del Paese ed una
soluzione per i gravi problemi che colpiscono il paese (la
corruzione fujimorista ha
dissanguato il paese).

# In Cile, i militari stanno portando avanti i loro interessi
per una legge di "Punto Finale", che
garantisca l'impunita' per tutte le violazioni dei diritti
umani che hanno commesso. In questo
scenario pero' i numerosi Prigionieri Politici del Cile
rimangono nelle carceri di massima
sicurezza. Domenica 17 dicembre l'ennesimo episodio di
violazione dei diritti fondamentali: i
familiari dei Prigionieri Politici avrebbero dovuto spogliarsi
nudi e subire perquisizioni
fisiche qualora avessero voluto incontrare i propri cari. Due
settimane prima gli stessi
Prigionieri avevano sofferto le efferate torture della
gendarmeria condotta da Hugo Espinoza,
famoso per le torture inflitte ai prigionieri già nel 1998
(quando la vicenda approdò al Senato
Italiano grazie ad una interrogazione parlamentare presentata
dal senatore Giovanni Russo
Spena). Ai Prigionieri Politici si aggiungono 7 Prigionieri
Politici Mapuches, colpevoli di
rivendicare come proprie le terre che il governo cileno usurpa
regalandole agli investitori
stranieri.

# In Brasile, dal 14 dicembre 6 Prigionieri Politici
appartenenti al Movimento Sem Terra
(ancora in attesa di processo dopo essere stati arrestati il
10 novembre del 1999), sono in
sciopero della fame.

# In Argentina allo sciopero della fame dei Prigionieri
Politici de La Tablada, oramai a 106
giorni di sciopero della fame, si sono aggiunti vari
Prigionieri Politici, tra cui Emilio Alí
(dirigente sindacale dei disoccupati), cui il governo De la
Rúa nega i diritti di cui dovrebbero
godere tutti i cittadini di fronte alla "Giustizia Argentina".

# In Spagna, mentre sono 600 i baschi rinchiusi nei
penitenziari di massima sicurezza (altri
giovani baschi sono stati arrestati a Nizza per avere
partecipato alla manifestazioni contro il
vertice europeo), Prigionieri Politici di GRAPO sono
anch'essi entrati in sciopero della fame
in solidarietà con i Prigionieri Politici Turchi. Ad essi si
aggiungono quelli degli anarchici
italiani Claudio Lavazza e Michele Pontolillo, condannati
recentemente ad 11 anni di carcere
per la presunta partecipazione ad un raid all'interno del
Consolato Italiano di Malaga,. Essi
chiedono tra l'altro: la chiusura dei moduli di isolamento e
l'abolizione dei moduli FIES
(moduli di carcerazione che
violano i diritti fondamentali che dovrebbero essere garantiti
ad ogni essere umano) e la
libertà immediata per tutti i prigionieri e le prigioniere
affetti da malattie incurabili.

Campo Antimperialista - Italia
Comitato Internazionalista Arco Iris

Per adesioni immediate e informazioni:
campo@...
www.antiimperialista.com (il sito e' gia' aggiornato sui fatti
turchi)
arco@...
www.comite-arcoiris.com

---

Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia - U.I.K.I. -
Onlus Via
Quintino Sella 41, 00187 Roma

Tel. 0642013576 Fax. 0642013799 E.mail: uiki.onlus@... -
Banca Popolare
di Milano Ag.252, Via V. Veneto 1, C/c bancario n.12257. In
abbonamento
25.000£ annue.

DECINE DI MORTI NELLE CARCERI,

OFFENSIVA MILITARE TURCA NEL KURDISTAN IRAKENO:

APPELLO PER UNA MOBILITAZIONE NAZIONALE

Proponiamo a tutti i democratici italiani e alle comunità
kurde una giornata
di mobilitazione nazionale venerdì 22 dicembre, con presìdi e
delegazioni in
tutte le prefetture e a Roma alle 15 presso la sede delle
Nazioni unite.

E' intollerabile il silenzio quasi totale dei governi e delle
istituzioni
internazionali rispetto alla gravità del massacro dei
prigionieri politici
in Turchia.

Testimonianze convergenti delle associazioni di tutela dei
diritti umani
fanno ascendere a molte decine il numero dei detenuti morti
nelle venti
prigioni assaltate dall'esercito all'alba del 19 dicembre, in
maggioranza
non suicidi ma stroncati, dopo sessanta giorni di digiuno,
dalla violenta
irruzione con largo uso di gas e armi da fuoco. Anche
all'esterno delle
prigioni la polizia ha attaccato con violenza i familiari dei
detenuti,
molti dei quali anch'essi in sciopero della fame.

Nello stesso tempo migliaia di militari turchi hanno varcato
la frontiera di
Habur attestandosi con artiglieria e blindati presso le città
kurdo-irakene
di Ranya e Cakurna. Il contingente appare destinato a
intervenire nel
drammatico conflitto interkurdo in corso nell'area di
Suleymaniye, con l'
obiettivo di annientare militarmente la resistenza kurda e
seppellire ogni
speranza di pace e di dialogo sia turco-kurdo, sia interkurdo.

La comunità internazionale deve muoversi immediatamente da un
lato per far
cessare il massacro nelle carceri e imporre un'amnistia
generale, dall'altro
per fermare l'aggressione militare turca e la guerra
fratricida nel
Kurdistan irakeno.

In particolare le Nazioni unite, che hanno responsabilità
formali nel
Kurdistan Sud (irakeno), e in particolare l'Unhcr e l'Alto
commissariato per
i diritti umani di Ginevra, non possono continuare a ignorare
una tragedia
che fra l'altro moltiplicherà l'esodo disperato dei profughi.

Un documento in questo senso sarà consegnato venerdì a Roma al
delegato dell
'Onu in Italia, mentre documenti consegnati a tutte le
prefetture
chiederanno che il governo italiano:

- esprima al governo turco non diplomatica preoccupazione o
rammarico, ma
ferma protesta per le violazioni dei diritti umani e della
legalità
internazionale, e chieda con chiarezza una seria amnistia,
l'abrogazione
della pena di morte, delle leggi liberticide e dello stato di
emergenza, il
ritiro delle truppe entro i propri confini, come condizioni
imprescindibili
per ogni ulteriore passo avanti dell'integrazione europea
della Turchia;

- legittimi esplicitamente in Italia tutte le organizzazioni
kurde e
promuova, come si impegnò solennemente a fare quando Ocalan
era a Roma,
processi di dialogo internazionale per una soluzione politica
della
questione kurda in Turchia e negli altri paesi in cui si pone;

- ponga nelle sedi europee e Onu, e in particolare a Ginevra
presso le
agenzie Onu per i diritti umani, l'infanzia e i profughi, il
problema kurdo
e la questione dei diritti umani in Turchia, proponendo
l'invio di
osservatori internazionali che abbiano accesso anche alle
prigioni;

- inverta l'attuale tendenza di collaborazione di polizia con
la Turchia e
di negazione strisciante dell'asilo politico, riconoscendo il
diritto dei
profughi kurdi alla protezione umanitaria e all'asilo in
Italia, e ad un
ritorno in patria in condizioni di dignità e libertà.

Promuovono:

Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia (Uiki-Onlus)

Associazione Azad

Prime adesioni:

Associazione per la pace

Federazione nazionale dei Verdi

Partito dei Comunisti italiani

Partito della Rifondazione Comunista

L'Avamposto degli Incompatibili

Per adesioni telefonare al numero di U.I.K.I. 06-42013576

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")

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SI STRINGE IL CAPPIO AL COLLO DELLA RF DI JUGOSLAVIA


Fondo monetario internazionale
WASHINGTON - La Jugoslavia è stata riamessa oggi nel Fondo monetario
internazionale. Lo ha reso noto con un comunicato lo stesso Fmi. "Il
comitato esecutivo - si legge nel documento - ha approvato l'ammissione
della Repubblica federale jugoslava. I paesi membri sono ora 183". La
Jugoslavia, durante il regime di Slobodan Milosevic, era stata
estromessa
dal Fondo nel 1992 e dalla Banca Mondiale nel 1993.
(Da repubblica on line del 20/12/00)


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