Informazione

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http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2582)

Perché si fanno queste guerre?

di Michel Collon

Pubblicato in "Contrastes", rivista delle "Equipes" Popolari,
maggio-giugno 2003.
Traduzione di Curzio Bettio


Perché si fanno queste guerre? Lasciamo la parola al Presidente
Clinton, in un discorso davanti a funzionari USA a Washington, il 23
marzo 1999, nel momento in cui si accingeva a scatenare i bombardamenti
sulla Yugoslavia : «Se vogliamo ottenere delle relazioni economiche
stabili, che ci consentano di vendere in tutto il mondo, è necessario
che l'Europa ne sia la chiave…Ed è proprio da là, dal Kosovo (sic!) che
bisogna agire rispetto a questa situazione.»
In breve, la guerra ha come obiettivo quello di installare la NATO come
gendarme necessario per la dominazione USA sul continente Europeo.
Allo stesso momento, questo viene confermato da un editoriale del "New
York Times": «Perché la globalizzazione marci, l'America non deve avere
timore di agire come la superpotenza onnipotente qual è. La mano
invisibile del mercato non potrà mai funzionare senza un pugno nascosto
.
McDonalds non può prosperare senza McDonnel Douglas, il costruttore
dell'aereo da combattimento F-15.
E il pugno nascosto che garantisce un mondo sicuro per le tecnologie
della Silicon Valley, questo pugno si chiama Esercito degli Stati
Uniti, con la sua Forza Aerea, la Marina e i Marines.»

Chi controlla il petrolio, può continuare a governare il mondo

Di fatto, dopo la caduta del Muro tutte le guerre USA sono avvenute al
servizio della
«globalizzazione». In definitiva, per il diritto delle multinazionali
di continuare ad imporre le loro regole economiche e sociali ingiuste,
il diritto di non pagare le materie prime e di saccheggiare il mondo
intero.

E in primo luogo, il petrolio e il gas.
Chi controlla le vie del petrolio, può bloccare i rifornimenti dei suoi
rivali (Europa, Giappone…), ricattarli e continuare a governare il
mondo. Questo è l'obiettivo permanente di Washington.
La guerra contro la Yugoslavia mirava a rovesciare l’autogestione dei
lavoratori e di fare piazza pulita in favore delle multinazionali. Ma
anche per controllare lo strategico
«corridoio energetico n° 10 » che passa per Belgrado.
Qual è stato il risultato per i lavoratori? Il governo che la NATO ha
imposto a Belgrado è quello del FMI.
Il prezzo del pane è passato da 4 a 30 dinari, quello dell'elettricità
(in via di privatizzazione) è stato moltiplicato per quattro, la Banca
Mondiale esige il licenziamento di 800.000 lavoratori e il diritto di
sciopero sta per essere eliminato!

Il sostegno a Ben Laden e ai Talebani, poi il rovesciamento di costoro,
miravano a consentire la costruzione in Afghanistan di un gasdotto
della multinazionale USA Unocal destinato al rifornimento di tutta
l'Asia del Sud.
Il «Presidente» Afghano Karzaï è un dipendente di Unocal e dieci suoi
ministri hanno passaporto USA. Risultato? Il traffico di droga è
aumentato!

Il sostegno al regime brutale e corrotto della Colombia certamente ha
lo scopo di garantire il dominio sullo strategico Canale di Panama, ma
anche di controllare prima il petrolio Colombiano, poi quello
Venezuelano, contrastando una qualsiasi alleanza fra questi due Paesi e
quelli Equatoriali.
Quelli che pretendono di imporre la democrazia in Iraq, non hanno
esitato nel tentare un colpo di stato contro il Presidente eletto dal
popolo, Chavès.

Il sostegno USA alle milizie islamiche, in particolare a quelle di Ben
Laden, attive in Cecenia, e il loro approvvigionamento di armi ha
l'obiettivo di indebolire la Russia e di cacciarla dalle così tanto
lucrative vie del petrolio in quella regione.

In definitiva, dovunque, i petrolieri multinazionali USA cercano di
imporre dei percorsi tracciati per gli oleodotti, sotto il loro stesso
controllo: Afghanistan, Kurdistan, Caucaso, Bulgaria – Macedonia–
Albania, e attualmente si è cominciato a parlare nello specifico della
Corea e di diversi Paesi dell'Africa.
E in ciascuna di queste regioni, gli Stati Uniti manovrano per
installare le loro basi militari. Dunque, ma dappertutto in forma
clandestina, gli Stati Uniti provocano o suscitano dei conflitti,
sostenendo i peggiori razzisti, i peggiori terroristi, i peggiori
fanatici.

Tutto questo ha bisogno di pretesti e di mediamenzogne, che la sinistra
non ha saputo sempre smascherare!
Ad esempio, in Kosovo, i loro protetti dell'UCK applicano impunemente
il loro programma annunciato: pulizia etnica con l'espulsione di tutte
le minoranze (Serbi, Ebrei, Rom, Turchi, Musulmani, Gorani …) e
traffici mafiosi (droga, armi, prostituzione). Sotto gli occhi e con la
benedizione degli Stati Uniti che hanno insediato, a fianco del futuro
oleodotto, la base militare enorme di Camp Bondsteel : delle piste per
bombardieri(!), in affitto per 99 anni, che permettono di raggiungere
immediatamente il Medioriente, il Caucaso, Mosca. E un giorno, l'Europa?
     
La causa delle guerre è il sistema economico
In quanto la guerra per l'oro nero ha anche come bersaglio la
privazione della Francia e della Germania dei loro sbocchi e
approvvigionamenti in Iraq, in Iran, ecc. Lo stesso vale per la
strategia militarista e la corsa agli armamenti che hanno il proposito
di ostacolare la formazione dell'Euro-Esercito. Questo permetterebbe di
condurre le stesse guerre dell'Esercito USA, ma per conto delle
multinazionali europee.

Il militarismo e la moltiplicazione delle guerre non cascano dall'alto
dei cieli e non dipendono proprio dalla personalità di questo o quel
presidente.
Sono le multinazionali USA che hanno deciso di favorire l'elezione di
Bush, l'imbroglione non eletto. Di fatto, la causa delle guerre è
dovuta all'aggravarsi della crisi economica. Inevitabile in questo
sistema, dato che il "miglior padrone", applaudito dalle Borse, è
quello che annuncia un piano di licenziamenti di dieci o quindici mila
lavoratori in giro per il mondo.
Ma se licenziate e abbassate i salari quanto più potete, a chi andrete
a vendere ?
     
Questa assurdità scalza la base economica di uno sviluppo armonioso
generale.
Questa contraddizione non aggirabile impone una battaglia crescente per
il controllo delle regioni e delle materie strategiche, con l'obiettivo
di privarne i rivali.
Il mondo viene suddiviso come una torta. E come è diviso da tanto
tempo, la sola maniera per una grande potenza per migliorare la sua
situazione è arraffare pezzi di dominio di altri. Attraverso la guerra!

Le molteplici guerre annunciate da Bush (Iran, Siria, Corea, Colombia,
Cuba ecc…) non sono altro che dei capitoli di una guerra globale. La
ricolonizzazione brutale di tutto il pianeta corrisponde
all'imposizione di una dittatura ancora più estesa di quella sognata da
Hitler. La preda decisiva è costituita dalla Cina, con il suo immenso
mercato, e il suo tasso di crescita fenomenale. Prima di conquistarsi
un giorno l'Europa?

Ma sostenere l'Esercito Europeo non è certamente la soluzione. Quando
Chirac invia l'armata francese in Africa per sostenere le peggiori
dittature e favorire la Total o Bouygues, lui fa le medesima operazione
di Bush, solo in tono minore.
E se Bush avesse offerto a TotalFina la sua parte della torta Irachena,
non avremmo sentito parlare Chirac.

Un fronte internazionale contro la guerra

Spetta dunque ai lavoratori e alle loro organizzazioni di definire la
loro propria alternativa: la solidarietà di quelli che stanno in basso
contro quelli che stanno in alto.
« Quando i ricchi si fanno la guerra, sono i poveri che muoiono »,
scriveva Jean-Paul Sartre. Perciò l’urgenza sta nella creazione di un
fronte internazionale contro la guerra, per il diritto
all'autodeterminazione, vale a dire per il diritto di ciascuna nazione
a scegliersi il proprio destino, il proprio sistema sociale, il proprio
modo di sviluppo economico. Sviluppare dappertutto (fabbriche,
associazioni, quartieri e soprattutto scuole) comitati di informazione,
di discussione e di mobilitazione. In quanto l'umanità sta correndo un
pericolo terribile.
 
Ecco, questo è tutto! E mi scuso per il carattere schematico del
presente testo. Comunque, non è stato possibile argomentare e provare
con fatti concreti le tesi proposte in certi passi. Allora questo testo
venga accolto come un appello per tenere vivo il dibattito in seno al
movimento operaio e progressista.

michel.collon@...

---

Qual è la situazione nel Kosovo,
a quattro anni dalla fine della guerra umanitaria ?

Un libro e un film rompono l'assedio del silenzio
e ci forniscono documentazione e testimonianze dirette sulla situazione
attuale.

GUERRE INFINITE
IERI : Jugoslavia, Somalia, Afghanistan, Iraq
OGGI : Cuba, Iran, Corea ?
DOMANI: &&.?!

Esiste un filo conseguente che lega ogni volta ciascuna aggressione a
questi popoli e paesi, ed è quello di obbiettivi economici, politici e
geostrategici prefissati.

Così come ogni volta simile è lo schema metodologico per preparare e
giustificare ogni aggressione, esso passa attraverso la disinformazione
strategica, definita negli scorsi anni dal Pentagono la Quarta Forza
Armata, senza la quale, ai giorni nostri, non si può vincere nessuna
loro guerra.

Ma come sono le condizioni di un Paese e la vita di un popolo, DOPO una
guerra umanitaria ?

Il video di Michel Collon e Vanessa Stojilkovic, "I dannati del
Kosovo", ed il libro di
E. Vigna, "Kosovo liberato", ci aiutano a capire e ci forniscono gli
strumenti e la conoscenza necessari per contrastare le devastanti e
distruttive politiche di guerra, costruite attraverso le menzogne e per
riaffermare le ragioni per lottare per la pace.

Ieri, come oggi e domani, a fianco dei popoli e paesi aggrediti.

CONOSCERE per SAPERE
SAPERE per CAPIRE
CAPIRE per OPPORSI e RESISTERE

Proiezioni, dibattiti e presentazioni del video "I Dannati del Kosovo",
di M. Collon e V. Stojilkovic, a cura dell'Associazione SOS Yugoslavia.
Presentazione e dibattiti sul libro "Kosovo Liberato", ed. La Città Del
Sole, di E. Vigna, sempre a cura dell'Associazione SOS Yugoslavia.

Contattare 328/7366501 _ 338/1755563, oppure Posta@...
Tutto il ricavato dalle vendite andrà ai profughi di Pec-Kosovo, a
Kragujevac

Informazione e solidarietà concreta
a cura di "SOS Yugoslavia" - Torino

Enrico Vigna "Kosovo liberato" - Ed. La Città del Sole- 6E

Il breve lavoro di E. Vigna fornisce tutta una serie di dati e aspetti
giuridico- costituzionali, politici, culturali e sociali, legati a ciò
che era di fatto il Kosovo Methoija, fino al 12 Giugno 1999, con alcuni
elementi storico- identitari relativi alla regione.

Nella seconda parte, utilizzando esclusivamente dati e documentazioni
di mass media e fonti di centri strategici occidentali, viene seguito
lo svilupparsi degli eventi, delle contraddizioni, delle falsificazioni
e delle menzogne utilizzate con l'obiettivo della ingerenza negli
affari interni di uno Stato e per distruggere la sovranità e
l'integrità nazionale di questo Paese.
Tutto questo è stato indirizzato non al superamento e alla risoluzione
delle problematiche della regione, bensì al contrario, con una sola
logica di dominio e asservimento.

Il terzo capitolo è una cruda e terribile cronaca di quale è la
situazione della vita quotidiana in un Kosovo che si dovrebbe ritenere
liberato e reso "democratico".

L'ultima parte presenta una raccolta di foto, che testimoniano la
realtà kosovara dell'oggi, senza alcun commento, foto che parlano da sé.

Nel testo è compresa una sintetica appendice sulla situazione relativa
alla questione dell'Uranio impoverito, nella regione, curata da F.
Rossi.

Sia la versione italiana del video, curata dallo stesso E. Vigna e
prodotta dall'Associazione "SOS Yugoslavia" di Torino, che il libro
sono interni al Progetto di Solidarietà con l'Associazione "Profughi
Zastava di Pec in Kragujevac" ( come da locandine allegate).
Quindi lo scopo e l'obiettivo di questi lavori, oltre all'aspetto
informativo, consiste nel portare una solidarietà concreta, alle
popolazioni che hanno subito gli eventi del 1999, uscendone da
sopravvissuti, vedove, orfani, senza più casa né terra, insomma come
profughi, o come "dannati", come appare nel titolo del film di M.
Collon e V. Stojilkovic : "I Dannati del Kosovo".
Pertanto tutto ciò che verrà ricavato dalla vendita del libro e del
film sarà devoluto al Progetto SOS Yugoslavia, "Associazione Profughi
Zastava di Pec in Kragujevac".

Alla coscienza ed alla sensibilità concrete di ciascuno :
comprarli, diffonderli e divulgarli il più possibile!

Per contatti, info e presentazioni : 328/7366501 _ posta@resistenze .org

Interviste degli autori del film : michel.collon@...

http://www.lernesto.it/

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l'ernesto 3/2003 - indice: 

Una nuova tirannia incombe sul mondo
Fidel Castro

Editoriale

Prima di tutto, la pace
F. Sorini

Politica

La fase sociale e politica e il ruolo del partito
A. Burgio

L'intervista

La guerra, la resistenza, la pace
intervista a Pietro Ingrao, a cura di F. Giannini

Capitale / Lavoro

Privatizzazioni e fine della grande industria in Italia
V. Giacchè

Piani Fiat: per i lavoratori un'agonia infinita
C. Stacchini

Il diritto commerciale contro il diritto del lavoro
D. Greco

Internazionale

Medio Oriente: la tragedia del conflitto permanente
G. Lannutti

Jugoslavia: la cancellazione di un paese e di un popolo
A. Martocchia

Nazioni Unite: presente e futuro
F. Marcelli

Palestina: nessuna pace senza giustizia
S. Cararo

Zimbabwe: una lotta popolare di liberazione
intervista a Blade Nzimande, a cura di S. R.

Cuba

"La rivoluzione cubana non può abbassare la guardia"
intervista a Maria De Dos Angeles Florez Prida, a cura di R. Di Fede

Cuba e la cattiva coscienza dell'Europa
B. Steri

Rivoluzione e controrivoluzione
D. Losurdo

L'internazionalismo non è un pranzo di gala
M. Casadio

Il partito unico a Cuba e la questione della sovranità nazionale
M. Harnecker

Imperialismo / Dibattito

Sulla categoria di imperialismo
F. Germinario

A chi serve la teoria dell'impero?
L. Cavallaro

L'attuale fase dell'imperialismo
L. Vasapollo

Recensioni

"Gramsci storico. Una lettura dei Quaderni del carcere "
Alberto Burgio Gramsci storico - Una lettura dei Quaderni del carcere
di G. Liguori

L'Europa in camicia nera
Pierre Milza Europa Estrema
di S. Ferrari

Memorie

Enrica Collotti Pischel: il libro e la lotta
S: Ricaldone

Il giornalismo e la politica buona
ricordo di Luigi Pintor, di V. Parlato

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FESTA DE L'ERNESTO

A Cantiano (Pesaro) dal 20 al 24 agosto 2003

Tutte le informazioni su:
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http://www.artel.co.yu/sr/izbor/jugoslavija/2003-07-10_2.html

Spomenka Deretic:
SOLUN BEZ KNJIZARE

Beograd, 10. jul 2003. godine

ZAPIS SA ANTIGLOBALISTICKIH DEMONSTRACIJA 19. JUNA U GRCKOJ

Na Aristotelov trg u Solunu, gde se odrzavao miting, prvo je stiglo
troje neorganizovanih Srba i dvadesetak veoma dobro organizovanih
Italijana. Italijani su nosili nacionalne i zastave sa srpom i cekicem.
Gromko su pevali "Bandijera rosa" i "Cao bela". Prodavnice u obliznjim
ulicama i u aveniji Egnatija, bile su zatvorene i okovane metalnim
sipkama ili citavim blokovima metala. Televizijske i radio stanice u
svim emisijama vesti objavljivale su informacije da ce demonstranti
razoriti centar Soluna. Preplaseni Solunjani svoje prodavnice
pretvorili su u kaveze. U minut do pocetka mitinga pocela je, sa
istocne i zapadne strane Aristotelovog trga, da pristize nepregladna
reka demonstranata. Viorile su se crvene zastave i Solun je odjekivao
od revolucinarnih i antiimperijaslistickih pesama. Na Trg se slilo oko
400.000 ljudi. To nisu bili obicni ljudi to su bili mladici i devojke,
obuceni skromno, nasmejani i raspevani. Gotovo 80% ucesnika
demonstracija imalo je od 16 do 25 godina. Vecinu je cinila Ujedinjena
levica Evrope. Starim rimskim drumom, solunskom ulicom Egnatija,
prolomila se "Internacionala".

NATO - NAPOLJE SA BALKANA

Nisam verovala da cu videti, a u Solunu sam videla, Turke i Kurde kako
zagrljeni pevaju, Nemce, Ruse i Litvance, Britance i Srbe.
Svi su se zajedno zalozili za Evropu ravnopravnih naroda i suverenih
drzava. Na Trgu nisu drzani dugi govori, mladi su uzvikivali svoja
htenja i protivljenje porobljavanju i neokolonijalizaciji Balkana i
Istocne Evrope. Marksisti-lenjinisti iz Turske i njihovi drugovi,
kurdski levicari, objasnjavali su drugovima iz Nemacke da ne zele da
ratuju protiv irackog naroda. "Turska vlast je imerijalisticka i mi ne
zelimo da ubijamo nevine Iracane da bi Ankara okupirala deo
Mesopotamije"- objasnjavali su turski i kurdski levicari mladome Nemcu.
Na odlicnom engleskom jeziku okupljeni nemacki levicari izrazavali su
gadjenje zbog odluke nemackih vlasti da prekrsi Ustav i ucestvuje u
napadu na Jugoslaviju 1999. godine. Ukrajinci i Kazahstanci sporili su
se oko predsednika Rusije Vladimira Putina. Mladi Kazahstanci zamerali
su Putinu da mnogo popusta Amerikancima. Ukrajinci su objasnjavali kako
je Putin veliki drzavnik i kako ceka da Rusija ojaca pa da pokaze
imperijalistima u Vasingtonu da je Rusija najveca evroazijska sila.
Grcka komunisticka omladina glasno je trazila slobodu za Slobodana
Milosevica, heroja u borbi protiv NATO-a. Gledam mlade iz cele Evrope,
hrabre, odlucne i plemenite. Pitam se da li ce dekadentni evropski
vlastodrsci uspeti ikada da potkupe ove devojke i mladice? Da li ce oni
jednoga dana postati novi Fiseri, nove Solane, i novi Srederi. Ukoliko
odole potkupljivanju, za Evropu ima nade. Ucesnici antiratnog i
antiimperijalistickog bloka "Solun 2003", mogu Evropu da ucine boljom,
lepsom i srecnijom.

DEMONSTRANTI I PROVOKATORI

Prvog i drugog dana demonstracija 400.000 ljudi nije zgazilo ni jedan
cvet niti je razbilo i jedan izlog. Onda je pocelo programirano
divljanje. Paljevinu i rusenje 78 radnji organizovali su, po mom
misljenju, provokatori, deca novog svetskog poretka. Oko 2000 navodnih
anarhista, a ustvari huligana iz raznih zapadnoevropskih zemalja,
napalo je najpre omladinu Grcke komunisticke partije a onda su krenuli
da ruse prodavnice i da se tuku sa grckom policijom. Demolirali su
"Mekdonalds" i nekoliko grcko-americkih banaka, nekoliko supermarketa,
prodavnice odece i tehnicke robe. Ovi zapadnoevropski huligani nisu
ucestvovali na koncertima i mitinzima u znak solidarnosti sa narodima
Iraka, Srbije, Kube, iAvganistana. Provokatori su zapalili Babisovu
knjizaru, jedan od kulturno prosvetiteljskih simbola Egnatije i Soluna.
U izlogu te knjizare nalazila su se dela ne samo najvecih grckih, nego
i najvecih evropskih pisaca. Ovi huligani pokusali su da obescaste
antiamericke, antikolonijalisticke i antimperijalisticke demonstracije
u Solunu. Medjutim, anketa je pokazala da Solunjani i Grci dobro
razlikuju provokatore od 400.000 demonstranata, mladih ljudi cistih
namera. Za Evropu ima nade !

NERO SU BIANCO I FINANZIAMENTI AD OTPOR


<<...Chiunque abbia frequentato Otpor ha dichiarato che le
enormi spese da essi sostenute nei loro convegni e incontri erano
assolutamente inimmaginabili, nelle condizioni di miseria della
Jugoslavia di allora, senza pensare a sostegni finanziari esterni, e
rappresentavano anzi uno schiaffo in faccia alla poverta' dilagante;
cosi come la debolezza estrema del loro discorso politico e dei
presunti leader lasciava trasparire senza ombra di dubbio l'esistenza
di un manovratore esterno...>>

<<...Per quanto riguarda i finanziamenti ricevuti dalla National
Endowment for Democracy (NED) ... è possibile verificare sul sito della
suddetta organizzazione (direttamente dipendente dal Dipartimento di
Stato degli USA) che Otpor ha ricevuto:
anno 2000
$189,600 + $47,790
http://www.ned.org/grants/00programs/grants-cee.html
anno 2001
$228,000 + $45,085
http://www.ned.org/grants/01programs/grants-cee.html
La NED è "un'organizzazione non governativa che riceve dei fondi
pubblici per portare avanti iniziative democratiche" (non-governmental
organization that receives public funding to carry out democracy
initiatives).
ttp://www.ned.org/about/nedhistory.html
Sempre sulla pagina che fornisce le informazioni riguardo
all'organizzazione si scrive:
"Oggi, la Guerra Fredda è un ricordo lontano, e la promozione della
democrazia è diventato un campo fisso dell'attività internazionale e un
pilastro della politica estera americana." (Today, the Cold War is
almost a distant memory, and democracy promotion has become an
established field of
international activity, and a pillar of American foreign policy.)
http://www.ned.org/about/about.html ...>>

In effetti, la NED nacque negli USA per "sganciare" alcune operazioni
politiche dalla competenza troppo imbarazzante della CIA, rendendole
"scoperte" attraverso una patina di intervento "culturale" ed
"umanitario". Sulla questione dei finanziamenti USA ad Otpor si vedano
anche gli articoli:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1440 (Tute e
guerre, F. Grimaldi)
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/963
("Otpor " ed il "National Endowment for Democracy )
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/593 (Come gli
Stati Uniti hanno creato un'opposizione corrotta in Serbia )
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/517 (Corsi di
formazione per attivisti OTPOR organizzati dalla CIA)


(Estratti dal dibattito in corso sulla lista del Bologna Social Forum:
http://liste.bologna.social-forum.org/wws/arc/forum/2003-06/thrd8.html )

Governatore numero uno: Paddy Ashdown

IL GOVERNATORE COLONIALE ("ALTO RAPPRESENTANTE") DELLA
BOSNIA-ERZEGOVINA, PADDY ASHDOWN, LICENZIA I POLITICI CHE NON GLI VANNO
A GENIO SENZA DOVER RENDERE CONTO A NESSUNO

---

Da: Rick Rozoff
Data: Mar 8 Lug 2003 19:39:36 Europe/Rome
Oggetto: [yugoslaviainfo] Republika Srpska President Denounces
Ashdown's Violation Of Human Rights

http://www.rferl.org/newsline/2003/07/4-SEE/see-080703.asp

-[R]epublika Srpska President Dragan Cavic called
Ashdown's directive, in which the high representative
also sacked two Bosnian Serb legislators, a "violation
of human rights and the principles of democracy,
[including] the right to work and [to express] one's
own political opinion."

Radio Free Europe/Radio Liberty
July 8, 2003

HIGH REPRESENTATIVE FREEZES BOSNIAN SERBS' FUNDS...

High Representative Paddy Ashdown announced in
Sarajevo on 7 July that he has frozen the bank
accounts of four family members of indicted war
criminal Radovan Karadzic and 10 additional people
believed to have helped him evade capture and
extradition to The Hague, RFE/RL's South Slavic and
Albanian Languages Service reported. The U.S. Embassy
to Bosnia said in a statement that it has added three
of those 10 names to President George W. Bush's recent
Balkan blacklist of people on whom the United States
has imposed political and economic sanctions. The EU
recently announced a Balkan blacklist of its own, but
it does not include economic sanctions. PM

...WHICH BRINGS ANGRY RESPONSES

In Banja Luka on 8 July, Republika Srpska President
Dragan Cavic called Ashdown's directive, in which the
high representative also sacked two Bosnian Serb
legislators, a "violation of human rights and the
principles of democracy, [including] the right to work
and [to express] one's own political opinion,"
RFE/RL's South Slavic and Albanian Languages Service
reported. Elsewhere, Milenko Vracar, who heads Nova
Banjalucka Banka and is included on Ashdown's list,
said he has resigned his post pending clarification of
how he came to be included, Deutsche Welle's Bosnian
Service reported. He suggested that "certain people in
the Republika Srpska," whom he declined to name,
wrongly supplied his name to Ashdown. PM

Da: Rick Rozoff
Data: Sab 5 Lug 2003 09:07:47 Europe/Rome
A: Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.
Oggetto: [yugoslaviainfo] Viceroy Ashdown 'Running Bosnia Like A
European Raj'

http://www.ptd.net/webnews/wed/cu/Qbosnia-ashdown.R4CB_Dl5.html

Ashdown "running Bosnia like a Raj" says thinktank

-The office of the high representative (HR), which
Ashdown has been running since May 2002, can "dismiss
presidents, prime ministers, judges and mayors without
having to submit its decisions for review," the study
said.
"It can impose legislation and create new institutions
without having to estimate the cost to Bosnian
taxpayers. The HR is not accountable to any elected
institution at all," it added.


LONDON, July 5 (AFP) - The top international
representative in Bosnia, Paddy Ashdown, is
frustrating the state's development into a functioning
democracy through his exercise of absolute power,
according to a study by a leading thinktank on Balkan
affairs, a British newspaper reported Saturday.

The study by the European Stability Initiative (ESI)
accuses Ashdown -- the former leader of Britain's
Liberal Democrats -- of turning Bosnia into a
"European Raj", deploying the methods and lessons of
the British in India in the 19th century.

The 15-page report, leaked to The Guardian ahead of
its official publication next week, is an analysis of
seven years of western efforts to turn Bosnia into a
liberal democracy following the 1992-95 war there.

The thinktank, based in Berlin and Sarajevo, said the
sweeping powers vested in Ashdown are enfeebling the
state, discouraging local political initiative, and
entrenching a culture of international dependency,
according to the broadsheet.

The thinktank's central criticism of the international
regime in Bosnia is that there are no checks and
balances on Ashdown's powers, and no accountability,
whether locally or internationally.

The office of the high representative (HR), which
Ashdown has been running since May 2002, can "dismiss
presidents, prime ministers, judges and mayors without
having to submit its decisions for review," the study
said.

"It can impose legislation and create new institutions
without having to estimate the cost to Bosnian
taxpayers. The HR is not accountable to any elected
institution at all," it added.

Gerald Knaus, director of the ESI and one of the
study's authors, told The Guardian that "you can't
create a stable democracy by these authoritarian
methods".

"There's a fundamental flaw in the system," he said.

Ashdown's spokesman, Julian Braithwaite, defended the
Briton's record.

"Bosnia is not a European Raj, as they say
provocatively. This is a polemic, but there's an
important debate going on, and it is a contribution,"
he told the daily.

The study is said to warn the international community
that the Bosnian model should not be copied in the
rebuilding of Afghanistan and Iraq following the
recent wars there.

The ESI's study is to be followd by a lengthier report
of peacekeeping and nation building in Bosnia, the
paper said.

Muslims, Serbs and Croats fought a ruinous ethnic war
in Bosnia from 1992-1995. A total 12,000 international
peacekeepers are now deployed there under the terms of
the 1995 peace agreement.


http://www.makfax.com.mk/news1-a.asp?br=44455

MakFax (Macedonia)
July 10, 2003

UN report says there are 500.000 pieces of illegal
weapons in Kosovo


Civilians in Kosovo possess 330.000 to 460.000 pieces
of illegal weapons, such as heavy machine-guns, rifles
and guns, which is a serious problem in the province,
says the new United Nations report, worked out by a
group of independent experts. The report was made upon
a request of the United Nations Development Program
(UNDP).

The report contains data on types of weapons, the way
the weapons get in Kosovo, who owns such weapons and
what is the public opinion on possession of illegal
weapons.

The report was presented at the UN biennial meeting of
states on small arms, taking place in New York, 7-11
July. The meeting addresses the national, regional and
global implementation of UN Plan of Action (PoA) to
prevent, combat and eradicate the illicit trade in
small arms and light weapons, agreed at the 2001 UN
conference on small arms.

(english / italiano)

Governatore numero due: Michael Steiner

IL BOSS DELL'UNMIK, MICHAEL STEINER, FINALMENTE SE NE VA

Nessuno lo rimpianga. "Degno" successore di Kouchner, Steiner rimarra'
nella memoria degli albanesi kosovari soprattutto per le avventure da
squallido playboy con le loro ragazze, e nella memoria dei serbi
kosovari solo come l'ennesimo despota straniero corresponsabile di
ulteriori lutti, miserie, e della ulteriore distruzione del patrimonio
artistico, storico e spirituale.
Steiner lascia dietro a se una provincia sempre piu' economicamente e
politicamente integrata nella Repubblica di Albania e segregata dallo
Stato di appartenenza, grazie anche ai suoi provvedimenti ispirati al
criterio: "Kosovo will
never again be a part of Serbia". Criterio esplicitamente formulato in
maggio, ad incoraggiamento dei "patrioti" UCK che hanno fatto a pezzi
con l'accetta una famiglia di tre persone. E poi: la legge sulle
privatizzazioni, l'intervento in difesa del "Serpente" Thaci, arrestato
in Ungheria...
Riportiamo di seguito qualcuno degli ultimi suoi atti da governatore
coloniale del Kosovo, e le relative polemiche.

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http://www.euobserver.com/index.phtml?aid=11703

EU Observer - June 13, 2003

US opposes EU candidate for Kosovo administration

Despite unanimous support from the enlarged EU, Swedish UN ambassador
Pierre Schori is not expected to become the new chair of UNMIK, UN
Interim administration mission in Kosovo.
According to the German newspaper Frankfurter Rundschau, Mr Schori is
seen as "too critical towards the US" and would therefore face strong
opposition from Washington.
The UN Interim Administration Mission in Kosovo, UNMIK, needs a new
chairman from August 2003 when the mandate of the current head of the
mission, German Michael Steiner, ends.
Mr Pierre Schori has unanimous support from Russia and the enlarged EU
that is expected to have 25 members from May 2004, reports Frankfurter
Rundschau.
However, the former Swedish deputy Foreign affairs minister and leader
of social democrats in the European Parliament is seen as "too critical
towards the US" and "too sympathetic" towards such countries like Cuba
and Nicaragua.
The official reason for opposing Mr Schori's nomination is the fact
that Sweden is not a NATO member.
Another obstacle would also be the fact that Mr Schori is representing
Sweden. The US does not want another" reports the Swedish media,
referring to the UN chief weapons inspector.
The decision on the new head of UNMIK will be taken by UN Secretary
General Kofi Annan. But it is unlikely that Mr Annan would go against
the will of the US, the German newspaper wrote.

Press Articles Frankfurter Rundschau
Written by Dace Akule
Edited by Andrew Beatty

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STEINER COMPLETES MISSION IN KOSOVO-METOHIJA 

        PRISTINA, June 30 (Tanjug) - UNMIK chief Michael Steiner will 
leave on Monday Kosovo and Metohija, officially ending his mission 
that lasted one and a half years, Tanjug has learned from sources 
close to UNMIK.
        Steiner is leaving for New York where, Pristina electronic
media  reported, he will submit his last report on the situation in 
Kosovo-Metohija on July 3.  Steiner will speak about the
political-security situation, about  the position of minority
communities and about the future dialogue  of Belgrade and Pristina,
which is expected to start next month in  Brussels. 
He will then return to Kosovo-Metohija where on July 5 he will 
organize a farewell reception for his associates, ending in that  way
his stay in Kosovo-Metohija.

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http://www.seeurope.net/en/Story.php?StoryID=41765&LangID=1

Seeurope.net - July 7, 2003

Kosovo and Albania Sign Free Trade Agreement

A free trade agreement has today been signed by UNMIK officials, the
Kosovo-Albanian leadership and the Albanian Government.
The agreement was signed by outgoing UNMIK governor Michael Steiner,
who is scheduled to make his departure from the province tomorrow,
Kosovo Trade Minister Ali Jakupi and Albanian Economy Minister Arben
Malaj.
The Albanian delegation, which arrived in Pristina yesterday, succeeded
in securing the first free trade agreement signed by Kosovo's
authorities, B92 radio reported.

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http://www.serbia.sr.gov.yu/news/2003-07/08/329992.html

Serbia Info - July 8, 2003

Kosovo-Albania free trade agreement against UN Resolution 1244

Belgrade/New York, July 8, 2003 - Serbia-Montenegro's Foreign Minister
Goran Svilanovic said that the
signing of a free trade agreement between the Serbian
province of Kosovo and Albania is in contravention of
international documents guaranteeing Serbia-Montenegro's integrity in
Kosovo-Metohija.
He said that for Serbia-Montenegro, the signed free trade agreement is
against UN Security Council Resolution 1244 and Kosovo-Metohija's
Constitutional framework.
Ambassador of the Serbia-Montenegro Mission to the UN
Dejan Sahovic protested to the UN Secretariat in New York over
Steiner's last-day signing of the Criminal Code and the Criminal
Procedures Act, reports a statement from the Serbia-Montenegro
permanent Mission to the UN.
The statement says that such activities do not contribute to the
creation of a positive atmosphere before the expected dialogue between
Belgrade and Pristina.
UNMIK chief Michel Steiner signed the free trade agreement on July 7
with Kosovo Minster of Trade and Industry Ali Jakupi and Albanian
Minister of Economy Arben Maljaj. Steiner's term in office expires on
July 8.

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STEINER SIGNS KOSOVO CRIMINAL LAW 

        PRISTINA, July 6 (Tanjug) - Just a day before he is to end his 
one-and-a-half-year mission, UN Kosovo mission chief Michael Steiner 
signed on Sunday two laws - Criminal Law and Law on Criminal 
Proceedings in Kosovo-Metohija.  According to Steiner, the laws, in
keeping with the  Constitutional framework and Resolution 1244, replace
the former  Yugoslav Criminal Law, which was applied in Kosovo. 
       The laws are to come into force nine months as of the date of
the  signing.  At the time when the Kosovo government was drafting the
law,  officials of the coordination centre pointed out on several 
occasions that they would oppose to it, because Kosovo was an  integral
part of Serbia, and because of the fact that during the period of
international protectorate, the criminal laws of the  Republic of
Serbia and Federal Republic of Yugoslavia (SRJ), now  state union of
Serbia and Montenegro, had to be applied.      Steiner confirmed at a
Sunday press conference that he would end  his mission tomorrow, and
leave Kosovo on Tuesday.

STEINER'S DECISION IS THOUGHTLESS - COVIC 

        PRISTINA, July 7 (Tanjug) - Coordinating Centre for 
Kosovo-Metohija Head Nebojsa Covic has said that the decision by  UNMIK
Chief of Administration Michael Steiner on Sunday to sign the  Criminal
law in Kosovo-Metohija is thoughtless and with a lack of  seriousness,
adding that Steiner is ending his carrier the way he  started it.
        I hope a new UNMIK chief will we will be able to cooperate
with  and will implement the UN resolution 1244 within the triangle 
Belgrade-Pristina-international community, Covic told Tanjug, 
underlining that over the past year and a half Steiner has been 
working to the disadvantage of Kosovo, Serbia and all of its  citizens,
regardless of whether they are Serbs or Albanians. 
        Kosovo Parliament Presidency member Oliver Ivanovic expressed
his  dissatisfaction with this act and said he would not be surprised
if  Steiner signed some new laws on Monday, which is the last day of
his  office in Kosovo.

MULTIETHNIC SELF-GOVERNMENT TO BE SET UP IN KOSOVO, STEINER 

        PRISTINA, July 5 (Tanjug) - A basic and multiethnic 
self-government has to be set up in Kosovo, in keeping with  resolution
1244, and we have to work to that effect, outgoing UN  Kosovo mission
chief Michael Steiner said in Pristina on Saturday,  and pointed out
that, regardless to its final status, Kosovo should  become part of the
EU.
        Steiner said that Pristina and Belgrade should prepare
themselves  for a dialogue, and that they were not to wait long for
that.  There are some who do not find such progress as suitable, and 
they are the people who are against changes, the UN Kosovo mission 
chief said, and added that if you want to sit with someone at the 
negotiating table, than you cannot call him names that will prevent 
him from coming to the talks. 
        Commenting on the recent appeal of Kosovo ethnic Albanian
leaders  that Serb IDPs returned to their homes, Steiner said that they
had  said the truth in the appeal, because if they had said - we 
guarantee security and employment, they would have violated the
Constitutional framework.

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Da: Rick Rozoff
Data: Mer 9 Lug 2003 07:18:33 Europe/Rome
Oggetto: [yugoslaviainfo] Kosovo's Third UN Chief Leaves Province Amid
Belgrade Protests

http://www.ptd.net/webnews/wed/cu/Qserbia-montenegro-
kosovo.RKja_Dl8.html

Kosovo's third UN chief leaves province amid Belgrade
protests

Nebi Qena

-On the very eve of his departure, Steiner infuriated
Belgrade which accused him of overstepping his
authority by signing a free trade agreement between
Kosovo and Albania, the first deal of its kind for a
UN-administered province.
-Belgrade, already angry over Steiner's decision
Sunday to sign into law a new criminal code for
Kosovo, said Monday it would protest to the United
Nations over the trade deal with Albania, arguing it
was in the contrary to UN resolutions.
-[N]ebojsa Covic, the Serbian Deputy Prime Minister in
charge of Kosovo, accused Steiner of working during
his mandate "to the detriment of Kosovo, Serbia and
all citizens, regardless if they are Serbs or
Albanians."
-[L]ast month's murder of three Serbs has raised
tensions between the ethnic communities as the worst
attack on the Serb minority in almost three years.


PRISTINA, Serbia and Montenegro, July 8 (AFP) -
Kosovo's controversial UN administrator Michael
Steiner wrapped up his mission on Tuesday amid angry
protests from Belgrade authorities over his actions in
the troubled province.
On the very eve of his departure, Steiner infuriated
Belgrade which accused him of overstepping his
authority by signing a free trade agreement between
Kosovo and Albania, the first deal of its kind for a
UN-administered province.
During his 18 months at the head of the UN mission
known as UNMIK, Steiner pushed for greater autonomy
for Kosovo but repeatedly came under fire from both
Serb authorities and leaders of the ethnic
Albanian-dominated province.
The German diplomat, the third UN administrator for
the province who is known for his blunt style, managed
to bring closer political rivals in the province,
insisting on getting the two rival ethnic communities
to work together after a bloody 1998-99 war.
Steiner, 53, had previously courted controversy after
allegedly insulting soldiers on a flight from Moscow
in an infamous "caviar" scandal which cost him his job
in 2001 as foreign policy adviser to Chancellor
Gerhard Schroeder.
Belgrade officials and Kosovo's Serbs have criticized
him for failing to prevent pro-independence moves by
the ethnic Albanian majority, while the Albanians
accused him of blocking their aspirations.
Kosovo is part of the loose union known as Serbia and
Montenegro, but has been a UN protectorate since 1999
after NATO bombed Belgrade to stop a crackdown by
Slobodan Milosevic's forces on ethnic Albanians.
Under UN Security Council resolution 1244, Belgrade
retains sovereignty over Kosovo but it is granted a
high degree of autonomy.
It has a parliament, president and a prime minister
but most decision-making remains in the hands of
UNMIK, which is also responsible for foreign affairs
and security.
Kosovo's leaders have often complained that most vital
decisions still remain within UNMIK's realm and have
demanded more power, something Belgrade has vehemently
opposed.
Belgrade, already angry over Steiner's decision Sunday
to sign into law a new criminal code for Kosovo, said
Monday it would protest to the United Nations over the
trade deal with Albania, arguing it was in the
contrary to UN resolutions.
However, Tanjug news agency quoted a UN spokesman in
New York as saying: "After examining all documents, we
have concluded that the agreement on free trade is in
accordance with the resolutions and documents related
to Serbia and Montenegro and Kosovo."
It was just the latest in a series of verbal sparring.
On Monday, Nebojsa Covic, the Serbian Deputy Prime
Minister in charge of Kosovo, accused Steiner of
working during his mandate "to the detriment of
Kosovo, Serbia and all citizens, regardless if they
are Serbs or Albanians."
However, the German diplomat did succeed in planting
the seeds of dialogue between Pristina and Belgrade
four years after the conflict.
EU foreign policy chief Javier Solana announced in
June that the two sides were set to launch a joint
dialogue this month, although no date has been set and
it appears neither side is interested in talking until
a new UN administrator is appointed.
No-one has yet been named to replace Steiner, who is
being transferred to Geneva as Berlin's UN
representative there. His deputy at UNMIK, Charles
Brayshaw of the United States, will stand in until a
replacement is chosen.
A dozen names ranging from Italian to French and Dutch
diplomats have been circulating in the Kosovo media.
The new administrator is however expected to be meet a
calmer political climate in Kosovo as Steiner has
managed to iron over political differences between
rival ethnic Albanian parties.
In addition, UN police say that ethnically motivated
incidents that have plagued the province since it came
under UN and NATO control in June 1999, have
decreased.
However, last month's murder of three Serbs has raised
tensions between the ethnic communities as the worst
attack on the Serb minority in almost three years.

---

HTTP://WWW.STOPNATO.ORG.UK

http://www.rferl.org/newsline/2003/07/4-SEE/see-090703.asp

U.S. DIPLOMAT TAKES TEMPORARY CHARGE IN KOSOVA...

In New York on 8 July, UN Secretary-General Kofi Annan
thanked Michael Steiner for his work as head of the UN
civilian administration in Kosova (UNMIK),
international and regional media reported. Annan said
he will soon appoint a successor to Steiner, adding
that U.S. diplomat Charles Brayshaw, who is Steiner's
deputy, will hold the post in the meantime. The German
diplomat moves on to head his country's mission to the
UN in Geneva amid speculation that he ultimately wants
a prominent role in determining German foreign policy.
PM

...AS SPECULATION CONTINUES OVER THE PERMANENT JOB

The EU's nominees to head UNMIK are said to be Swedish
Ambassador to the UN Pierre Schori and veteran Italian
diplomat Antonio Armellini, international and regional
media reported on 8 July. The EU has the right to
nominate the head of UNMIK because it is by far the
largest donor of aid to Kosova. Brussels recently put
forward two names instead of the usual one because of
U.S. objections to Schori, who has been an outspoken
critic of U.S. policies toward Iraq. The Milan daily
"Corriere della Sera" reported recently that Annan
wants someone with a more prominent political profile
than Armellini has for the post. Veteran Balkan U.S.
diplomat Jacques Klein, who had been considered a
dark-horse candidate for the post, has just been named
UN special representative in Liberia. PM

Neonazismo: il Vaticano e la Croazia (8)
DALLA CROAZIA ALLA REPUBBLICA SERBA DI BOSNIA, SENZA MAI CITARE
JASENOVAC NE' ALCUNO DEI CRIMINI COMPIUTI DAGLI USTASCIA

1. Alcuni dispacci ANSA sulle due visite di Wojtyla
2. Lettera aperta ad "Avvenire" e J. Navarro Wals

LINKS:
http://www.pavelicpapers.com
http://www.reformation.org/holocaus.html
http://www.vaticanbankclaims.com/home.html

Letter to the Editor of "The Independent" relating to a Pope visit to
Republic of Srpska (by Boba Borojevic)
http://www.artel.co.yu/en/reakcije_citalaca/2003-06-23_4.html


=== 1 ===


*** LA VISITA NELLA REPUBBLICA SERBA DI BOSNIA ***

dal sito: http://www.ansa.it/balcani/bosnia/bosnia.shtml

25-06-2003 11:19
PAPA: BOSNIA; HO CONSTATATO VOLONTA' DI SUPERARE IL PASSATO

24-06-2003 14:18
PAPA: BOSNIA; ESTREMISTI SERBI PREPARAVANO ATTENTATI

23-06-2003 17:34
PAPA: DISCORSO BANJA LUKA, GRANDE ATTENZIONE MEDIA SERBI

22-06-2003 19:55
PAPA: BOSNIA, PAPA PARTITO DA BANJA LUKA PER ROMA (2)

22-06-2003 19:54
PAPA: BOSNIA, PAPA PARTITO DA BANJA LUKA PER ROMA

22-06-2003 19:16
PAPA: BOSNIA, LE DIECI ORE DI UNA VISITA DIFFICILE / ANSA

(di Angela Virdo') (ANSA) - SARAJEVO, 22 GIU - Era una visita
difficile: il papa che oggi e' arrivato nella Banja Luka
serbo-ortodossa e' lo stesso che per tre anni ha invocato, in nome
dell'''ingerenza umanitaria'', un intervento militare contro quei
serbi che avevano messo a ferro e a fuoco la Bosnia ed e' il capo di
quella chiesa che, durante la seconda guerra mondiale, ha sostenuto
e anche praticato la persecuzione contro i serbi ortodossi. La
volonta' di riconciliazione di Giovanni Paolo II e la realpolitik dei
dirigenti della Repubblica Srpska hanno reso possibile questa visita,
un altro passo dei serbi per uscire dall'isolamento e per lavare quel
marchio di sangue che la fine della guerra non ha cancellato.
Era una visita a rischio e questa mattina un auto sospetta,
parcheggiata a quattro chilometri dall'aeroporto, ha fatto scattare
l'allarme. Si temeva ci fosse all'interno una bomba, la polizia ha
bloccato tutti i pulmann e le auto di fedeli che si stavano dirigendo
verso Banja Luka, ma si e' rivelato un falso allarme. Per la
visita del papa i dirigenti serbo-bosniaci hanno organizzato un
imponente servizio di sicurezza impegnando oltre 4000 uomini e
dettando rigide regole alla popolazione. Tutti i bar sono rimasti
chiusi, era vietato ogni assembramento, e' stata annullata la
manifestazione a Drakulic dove gli abitanti volevano ricordare le
vittime di frate Miroslav Filipovic Majistorovic, il religioso che
guido' un massacro contro la popolazione serba durante la seconda
guerra mondiale. A vegliare discretamente sulla sicurezza del papa
c'erano anche trecento carabinieri della Msu e i soldati del
contingente britannico della Sfor (Forza di stabilizzazione della
Nato). Alla messa del papa hanno assistito circa 45.000 persone
venute da tutte le parti della Bosnia e dai paesi vicini, soprattutto
dalla Croazia che a Wojtyla hanno gridato ''Noi siamo del papa, il
papa e' nostro'' lo stesso slogan con il quale per decenni hanno
acclamato il maresciallo Tito. Non c'erano gli abitanti di Banja Luka
che sono rimasti a casa ne' sono mancati i segnali di ostilita' per
l'arrivo di Giovanni Paolo II. Sui manifesti del papa sono apparse le
'U' di ustascia, il governo filonazista di Ante Pavelic, le quattro
'S' simbolo del movimento nazionalista cetnico e anche la data 1942-
2003 per ricordare il massacro di 2297 civili, tra cui 550 bambini,
condotto da Filipovic. La televisione di Banja Luka oggi ha
intervistato nel villaggio di Drakulic alcuni sopravvissuti di quel
massacro. ''Filipovic ha sgozzato mio padre e 11 fratelli'' - ha
detto un vecchio e una donna, che portava una candela al monumento
delle vittime del fascismo, ha raccontato di aver perso 38 familiari
in quell'eccidio. ''Non ho niente contro il papa - ha detto - ma non
doveva scegliere Petricevac per la messa''. Sarebbe stata proprio
la scelta di Petricevac a dissuadere il patriarca della Chiesa serbo
ortodossa Pavle a non recarsi a Banja Luka. Proprio dal convento
accanto alla spianata dove Wojtyla ha celebrato oggi la messa,
Filipovic prese la comunione prima di partire per il massacro. E'
anche vero che accanto al convento c'e' una spianata di cemento, la'
dove c'era la chiesa di San Antonio distrutta dai serbi il 7 maggio
del 1995. Un intreccio sanguinoso di guerre in una regione che produce
piu' storia di quanto riesca a consumarne secondo una vecchia
definizione dei Balcani. Il papa oggi a Banja Luka ha cercato di
interrompere questa scia di sangue chiedendo ''perdono per i crimini
commessi dai figli della chiesa cattolica'' ma ''implorando anche
l'Onnipotente di donare a tutti i desiderio del reciproco perdono''.
Un passo importante verso la chiesa serbo-ortodossa di Belgrado e
un'implicita richiesta a compiere un gesto analogo verso la
riconciliazione, l'unica strada possibile oggi restituire un futuro
alla Bosnia e a Balcani. (ANSA). VD
22/06/2003 19:16

22-06-2003 18:22
PAPA: BOSNIA; POLIZIA HA FATTO UN BUON LAVORO, EUPM

(ANSA) - SARAJEVO, 22 GIU - La Missione di polizia europea in Bosnia
(Eupm), che ha il compito di monitorare e assistere le forze di
sicurezza bosniache, ha giudicato molto positivamente l'attivita'
svolta finora dalla polizia di Banja Luka per la sicurezza della
visita di Giovanni Paolo II. Lo ha dichiarato, riferisce l'agenzia
di stampa Fena, il portavoce dell'Eupm Allun Roberts, precisando che
la valutazione finale sara' data solo dopo che il papa e tutti i
fedeli avranno lasciato Banja Luka. ''Visto come ha lavorato la
polizia fino alle ore sedici - ha detto -, la sicurezza della spianata
del convento di Petricevac dove il papa ha celebrato la santa messa ed
ha beatificato Ivan Merz in presenza di alcune decine di migliaia di
fedeli, cosi' come le misure di sicurezza in tutta la citta', possiamo
dire che la polizia che ha fatto un buon lavoro''. A Petricevac,
ha aggiunto Roberts, non c'e' stato un solo incidente e sembra che
questo sia il frutto di un buon coordinamento e cooperazione della
polizia serbo bosniaca con tutte le altre forze di sicurezza della
Bosnia. Il ministero dell'interno della Republika Srpska (Rs,
entita' a maggioranza serba di Bosnia) ha dispiegato oltre 4mila
agenti che hanno il supporto dei militari della Nato (Sfor), tra cui
anche di tre compagnie di carabinieri dell'Msu, Unita' multinazionale
specializzata della Sfor, sotto il comando del col. Antonio Colacicco.
(ANSA) COR*VD
22/06/2003 18:22

22-06-2003 18:15
PAPA: BOSNIA; QUANDO GIOVANNI PAOLO II CHIEDE PERDONO/ANSA

22-06-2003 17:16
PAPA: BOSNIA; LE VIE DELLA PACE, PERDONO ED EUROPA /ANSA

(dall'inviato Gianluca Vannucchi) (ANSA) - BANJA LUKA (BOSNIA), 22
GIU - Il futuro della Bosnia Erzegovina passa attraverso il perdono
per i crimini passati e recenti, commessi anche da parte di
componenti della Chiesa Cattolica. Un ''perdono reciproco'' chiesto
dal Papa, necessario per interrompere per sempre la scia di sangue
che ha intriso questa terra ed arrivare in tempi brevi a far parte
dell'Europa unita. Per ottenere cio', e' pero' necessario che i
bosniaci siano in prima persona i costruttori del loro futuro. E' il
messaggio di pace e di riconciliazione lanciato oggi da Giovanni
Paolo II a Banja Luka, capoluogo della Republika Srpska, l'entita' a
maggioranza serbo-ortodossa, che con la Federazione croato-musulmana
forma la Bosnia-Erzegovina uscita dagli accordi di pace di Dayton.
Un viaggio particolare, diverso dai bagni di folla di Madrid e della
Croazia, vissuto in un ambiente sterilizzato da un imponente servizio
di sicurezza, con decine di migliaia di persone alla messa, ma, allo
stesso tempo, strade vuote e indifferenti nel resto di Banja Luka.
Per Wojtyla, attento ai rapporti con la chiesa ortodossa serba molto
vicina al patriarcato di Mosca, quella di oggi e' stata un'
importante occasione per affrontare pubblicamente il difficile tema
dei crimini commessi dai membri della chiesa cattolica croata proprio
contro i serbi. Il ''Signore onnipotente'', ha detto all'omelia della
beatificazione del croato Ivan Merz, abbia ''misericordia per le
colpe commesse contro l'uomo, la sua dignita' e la sua liberta' anche
dai figli della chiesa cattolica'' nella difficile terra dei Balcani
e ''infonda in tutti il desiderio del reciproco perdono''. Un
passo che, unito al ''saluto fraterno'' inviato durante l'omelia
all'assente patriarca di Belgrado Pavle, potrebbe risultare gradito
alla chiesa ortodossa serba, in vista di una visita del papa nella
capitale dell'ex Jugoslavia. Visita a cui si sta lavorando a livello
politico a Belgrado, ma che non e' considerata facile dal clero
ortodosso. Segnali di tensione non sono comunque mancati da parte
ortodossa bosniaca: il metropolita di Sarajevo Nikolaj ha, ad
esempio, rinunciato all'incontro interreligioso del pomeriggio con il
Papa, mandando al suo posto il vescovo di Bania Luka Jefrem.
Critiche sono inoltre state fatte per la scelta di celebrare la messa
pontificia nella spianata del Petricevac, che ospito' alcuni dei
cattolici piu' compromessi con le stragi perpetrate dagli ustascia',
tra cui un francescano, conosciuto come 'frate Satana', che fu
addirittura a capo di un campo di concentramento durante la seconda
guerra mondiale. Nonostante queste polemiche, Wojtyla ha ricordato
il ''nuovo vigore che, in tempi recenti'', ha acquistato il ''cammino
verso la mutua comprensione'' fra cattolici e ortodossi, quel
''reciproco rispetto e fraterna solidarieta' motivo di gioia e di
speranza per questa regione''. Il Papa ha voluto portare una parola
di riconciliazione e di concordia in una terra che ancora vive forte
le contraddizioni di un passato fatto di pulizia etnica e di stragi,
dove per i cattolici la vita non e' facile, tanto che solo il 3%
degli oltre 200 mila profughi e' tornato a casa. La Chiesa cattolica
rischia addirittura di scomparire, ha detto il vescovo di Banja
Luka, mons. Franjo Komarica. Il presule, che e' rimasto
coraggiosamente al suo posto negli anni della pulizia etnica, oggi
piangeva di commozione mentre il papa arrivava nella spianata di
Petricevac, colorata dal bianco e giallo di bandierine vaticane e di
cappellini. Anche Komarica si e' unito alla richiesta di perdono per
i crimini del passato. Sul prossimo futuro del paese e sulla strada
per uscire dalla pesante crisi sociale ed economica Giovanni Paolo II
non ha dubbi: la Bosnia-Erzegovina puo' trovare una ''felice
soluzione'' per i problemi esistenti se verra' ''accolta
positivamente la sua aspirazione di far parte dell' Europa unita in
un contesto di prosperita', di liberta' e di pace''. Wojtyla si e'
detto al fianco del popolo bosniaco nel ''chiedere alla comunita'
internazionale'' di continuare ad impegnarsi perche' si giunga al
piu' presto ad ''una situazione di piena sicurezza nella giustizia e
nella concordia''. Parole ascoltate attentamente dal rappresentante
internazionale Paddy Ashdown, presente stamane alla messa. Il
Papa ha anche parlato della ''grave responsabilita''' che a questo
proposito spetta a tutti quanti coloro che ''esercitano
democraticamente il governo'': non desistano, ha chiesto, per le
difficolta' ''del momento'' ne' ''si lascino sopraffare da interessi
di parte''. E a questa ''impresa comune'' la Chiesa cattolica, ha
concluso il Papa, intende apportare il proprio contributo mediante
''l' impegno fattivo dei suoi figli''. Prima di ripartire per Roma,
al termine di un viaggio-lampo di solo 10 ore, Giovanni Paolo II ha
in programma un incontro con il consiglio interreligioso della Bosnia
Erzegovina, che oltre a cattolici ed ortodossi vede anche presenti i
leader religiosi musulmani ed ebrei. Un risultato concreto
intanto la visita del pontefice sembra averlo gia' ottenuto: la
Bosnia Erzegovina restituira' a cattolici, ortodossi, musulmani ed
ebrei i beni confiscati durante il periodo comunista della Jugoslavia
di Tito. E' quanto hanno assicurato a Giovanni Paolo II i tre
componenti della presidenza collegiale del Paese, Borislav Paravac,
Dragan Covic, Sulejman Tihic. ''Bosnia, ti auguro giorni di
prosperita' e pace'', ha detto il Papa, accomiatandosi dai fedeli.
(ANSA). VN
22/06/2003 17:16

22-06-2003 14:30
PAPA: BOSNIA; DONA CROCE A GIOVANI E VA AL VESCOVADO

22-06-2003 13:23
PAPA:BOSNIA,CONTROLLO AUTO SOSPETTA BLOCCA FLUSSO FEDELI

22-06-2003 13:15
PAPA:BOSNIA;FALSO ALLARME BOMBA, CAPO POLIZIA BANJA LUKA

22-06-2003 13:14
PAPA:BOSNIA;SARANNO RESTITUITI BENI CONFESSIONI RELIGIOSE

(ANSA) - BANJA LUKA (BOSNIA), 22 GIU - La Bosnia Erzegovina
restitutira' a cattolici, ortodossi, musulmani ed ebrei i beni
confiscati durante il periodo comunista della Jugoslavia di Tito. E'
quanto hanno detto i tre componenti della presidenza collegiale della
Bosnia Erzegovina, Bosislav Paravac, Dragan Covic, Sulejman Tihic,
nell'incontro riservato avuto con il papa al suo arrivo all'aeroporto
di Banja Luka. Lo ha reso noto il portavoce vaticano, Joaquin Navarro
Valls. (ANSA). VN
22/06/2003 13:14

22-06-2003 13:13
PAPA: BOSNIA; MERZ,IL BEATO CHE EBBE SUCCESSO CON DIO/SCHEDA

22-06-2003 13:13
PAPA:BOSNIA;INVOCA MISERICORDIA DIO PER COLPE CATTOLICI

22-06-2003 13:12
PAPA:BOSNIA; FRATERNO SALUTO A PATRIARCA BELGRADO PAVLE

22-06-2003 13:10
PAPA: BOSNIA;MONS.KOMARICA,PERICOLO ANNIENTAMENTO CHIESA

22-06-2003 13:08
PAPA: BOSNIA; L'EUROPA E' LA NOSTRA AMBIZIONE, PARAVAC

22-06-2003 13:07
PAPA: BOSNIA, ARRIVATO A BANJA LUKA (2)

(ANSA) - SARAJEVO, 22 GIUGNO - Giovanni Paolo II e' stato accolto
all'aereoporto dai tre esponenti della presidenza collegiale della
Bosnia, Bosislav Paravac, serbo, Dragan Covic, croato, e Sulejman
Tihic, musulmano. Ai piedi della scaletta c'erano anche
l'arcivescovo di Sarajevo cardinale Vinko Puljic, il vescovo di Banja
Luka Franjo Komarica, il vescovo di Mostar Ratko Peric, il vescovo
ausiliare di Sarajevo Pero Sudar e il nunzio apostolico Santos Abril y
Castello Era presente anche Paddy Ashdown, Alto rappresentante per
gli affari civili della Bosnia-Erzegovina. (ANSA). VD
22/06/2003 13:07

22-06-2003 13:07
PAPA:BOSNIA;SIA ACCOLTA ASPIRAZIONE PAESE ENTRARE IN UE

22-06-2003 13:07
PAPA: BOSNIA; PERDONO RECIPROCO PER CURARE FERITE GUERRA

22-06-2003 13:06
PAPA: BOSNIA, ARRIVATO A BANJA LUKA

22-06-2003 13:06
QUIRINALE:MESSAGGIO CIAMPI AL PAPA PER VIAGGIO IN BOSNIA

22-06-2003 13:05
PAPA: BOSNIA; GIOVANNI PAOLO II IN VOLO PER BANJA LUKA

22-06-2003 13:05
PAPA: BOSNIA; MESSAGGIO DI SALUTO A CIAMPI

22-06-2003 13:05
PAPA: BOSNIA; GIOVANNI PAOLO II IN VOLO PER BANJA LUKA (2)

21-06-2003 19:59
PAPA: BOSNIA, INGENTI MISURE DI SICUREZZA A BANJA LUKA /ANSA

(ANSA) - SARAJEVO, 21 GIU - Dopo i manifesti e volantini di protesta
contro la visita di Giovanni Paolo II, apparsi a Banja Luka negli
ultimi giorni, il ministero dell'interno della Republika Srpska (Rs,
entita' a maggioranza serba di Bosnia) ha deciso di aumentare il
numero dei poliziotti dispiegati per la sicurezza dell'evento.
Saranno quindi oltre 4.000 gli agenti impegnati a garantire la
sicurezza al papa ed alle circa 36.000 persone che arriveranno da
tutta la Bosnia e dall'estero. Anche il comando della Forza di
stabilizzazione della Nato (Sfor) ha fatto arrivare a Banja Luka da
altre parti della Bosnia, centinaia di rinforzi alla Brigata
multinazionale nord-ovest, a comando britannico. E domani, oltre
all'aereo papale, sul cielo di Banja Luka voleranno solo aerei ed
elicotteri della Sfor. Ieri mattina, la polizia ha effettuato
diverse operazioni in citta' e nella zona nord-ovest della Rs, a
Laktasi, Prijedor, Celinac e Gradiska. Alcune persone sono state
fermate perche' sospettate di poter rappresentare una minaccia, tra
cui il presidente del 'Movimento dei cetnici di Ravna Gora' della Rs,
Nedjo Osap, ma il portavoce della polizia Zoran Glusac non ha voluto
fornire dettagli. ''Sara' fermato o arrestato - ha detto - ogni
persona di cui si sospetta che possa incidere sulla sicurezza della
visita del papa''. Giorni fa anche il presidente della Rs Dragan
Cavic ha ammonito che la polizia ''avra' poteri enormi e il compito
di valutare ogni possibile avvenimento, con tutte le conseguenze, e
prevenirlo tempestivamente entrando in azione''. Sono mobilitate
anche le forze di sicurezza della Federazione Bh (Fbh, la seconda
entita' bosniaca, a maggioranza croato musulmana), che hanno
intensificato i controlli del traffico ed hanno istituito posti di
blocco per verificare se a bordo delle automobili non vi siano
esplosivo o armi. Il capo della polizia della Fbh, Zlatko
Miletic ha dichiarato che sono stati individuati gruppi e individui
che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza del papa.
''Sono 'coperti', seguiamo i loro movimenti - ha detto - e siamo
pronti a prendere misure necessarie, siamo pronti anche per gli
imprevisti''. Domani, in una parte di Banja Luka, lungo tutto il
percorso del corteo papale dall'aeroporto fino al vescovado e al
convento di Petricevac, e' interdetto il traffico a tutte le
automobili non munite di autorizzazione, tutti i bar devono rimanere
chiusi ed e' vietata la vendita di alcolici, come anche la
possibilita' di assembramenti. I dirigenti della Rs temono che
anche un piccolo incidente possa far ricordare ''quello che e'
successo in occasione della posa della prima pietra per la
ricostruzione della moschea Ferhadija a Banja Luka'', quando, due
anni fa, una folla di manifestanti impedi' la cerimonia prendendo a
sassate le autorita' bosniache, i diplomatici occidentali e i fedeli
musulmani, di cui uno rimase ucciso. Il presidente Cavic, anche
oggi, ha invitato tutti i cittadini a dimostrare domani che ''questa
citta' e la Rs oggi rappresentano una terra aperta a tutti gli uomini
di buona volonta'''. Ai preparativi e all'organizzazione della
visita del papa collaborano funzionari, impiegati ed agenti di
entrambe le entita', quella a maggioranza serba e quella a
maggioranza musulmano-croata, e anche il costo della visita di 5
milioni di marchi convertibili (2,4 milioni di euro) sono divisi tra
lo stato centrale che mettera' 1,7, e le due entita' che
parteciperanno ciascuna con 1,75 milioni di marchi. (ANSA)
COR*VD
21/06/2003 19:59

21-06-2003 19:49
PAPA: BOSNIA, PER SECONDA VOLTA TRA I FANTASMI DELLA GUERRA

(ANSA) - SARAJEVO, 21 GIU - A due settimane dalla visita in Croazia,
il papa tornera' domani nei Balcani per un viaggio di 10 ore in
Bosnia , il secondo che compie in questo Paese dalla fine del
conflitto piu' sanguinoso della recente storia europea che, dal 1992
al 1995, ha provocato 200.000 morti e 2,3 milioni di profughi. La
prima visita, a Sarajevo, risale al 1997, dopo che nel 1994, in piena
guerra, Wojtyla aveva dovuto rinunciare al progetto di recarsi nella
martoriata citta'. I caschi blu dell'Onu avevano dichiarato di non
poter garantire la sua incolumita' per le minacce dei serbi di
Radovan Karadzic che, da due anni, tenevano sotto assedio l'abitato
cittadino. Domani Giovanni Paolo II arriva a Banja Luka, proprio
tra quei serbi-ortodossi che avevano minacciato di sparare contro il
suo aereo e contro la folla che assisteva alla messa. Questa volta
la presidenza della Repubblica Srpska (Rs, l'entita serba della
Bosnia) ha mobilitato l'intera citta' per la sicurezza del papa.
La visita e' altamente simbolica per la dirigenza serbo- bosniaca: a
parte l'ex presidente jugoslavo Vojislav Kostunica, Giovanni Paolo II
e' l'unico capo di stato a recarsi in visita a Banja Luka dagli
accordi di Dayton che misero fine alla guerra e sono in molti a
sperare che l'implicito riconoscimento contribuisca a far uscire la Rs
da un isolamento politico ed economico che li ha portati alla miseria.
Dopo anni di rifiuti, i serbo bosniaci hanno cominciato ad
accettare l'idea di integrare la propria entita' alla Federazione
croato-musulmana (Fbh) per creare uno stato che non sia solo
un'astrazione sulle carte di Dayton. Una necessita' imposta dalla
svolta a Belgrado e da una situazione economica che che e' ormai alla
mera sopravvivenza con un pil per abitante che supera di poco i mille
euro l'anno. La visita del papa sta, pero', riaprendo vecchie
ferite di quel passato che nei Balcani sembra non passare mai. Negli
ultimi due giorni si sono visti numerosi segnali di ostilita' per
l'arrivo del capo della chiesa di Roma. Sui manifesti di Giovanni
Paolo II sono apparse, in caratteri cirillici, le quattro 's', simbolo
del nazionalismo cetnico, il movimento serbo che durante la seconda
guerra mondiale collaboro' con le truppe naziste. E sono apparse
anche le 'U' ustascia del governo croato di Ante Pavelic, anch'essi
alleati dei nazisti, ma anche persecutori dei serbi. Altri manifesti,
di color nero, ricordano un eccidio del 1943 quando il frate
francescano Tomislav Filipovic, prese la comunione a Petricevac, dove
il papa domani celebrera' la messa, prima di guidare un massacro di
2.297 civili serbi nei villaggi vicini. Se i dirigenti politici
aspettando con ansia il papa, la chiesa serbo-ortodossa ha preso
invece le distanze dalla visita. Due settimane fa si e' saputo che il
patriarca serbo-ortodosso Pavle non si sarebbe recato a Banja Luka.
Solo oggi e' stato annunciato che all'incontro interreligioso del papa
con le quattro comunita',cattolica, ortodossa, musulmana ed ebraica,
sara' presente il vescovo di Banja Luka Jefrem e non il metropolita
Nikolaj. Nel 1997 Nikolaj aveva incontrato Giovanni Paolo II, anche se
in un colloquio separato. In quel caso fu il santo sinodo della chiesa
ortodossa a pronunciarsi a favore dell'incontro. Secondo fonti
bosniache il placet da Belgrado questa volta non e' arrivato. (ANSA).
VD
21/06/2003 19:49

21-06-2003 17:22
PAPA: BOSNIA, METROPOLITA NIKOLAJ NON INCONTRERA' WOJTYLA

21-06-2003 15:53
PAPA: BOSNIA; O.ROMANO, UN VIAGGIO NEL CUORE DEL DOLORE

21-06-2003 15:22
PAPA: BOSNIA, DI CORSA DA MOSTAR PER VEDERE WOJTYLA

21-06-2003 15:20
PAPA: BOSNIA, FRANCOBOLLO PER LA SECONDA VISITA

21-06-2003 15:18
PAPA: BOSNIA, MANIFESTI PER RICORDARE STRAGE DI SERBI NEL '42

(ANSA) - SARAJEVO, 21 GIU - Dopo quelli con la 'U' di ustascia e le
quattro 'S' serbe, sono apparsi sui muri di Banja Luka manifesti di
colore nero con la scritta, in rosso e bianco, ''Petricevac
1942-2003'', lo stesso luogo dove il Papa domani celebrera' la messa.
Secondo il quotidiano 'Nezavisne novine' di Banja Luka, i manifesti
rappresentano la protesta degli ortodossi per le persecuzioni subite
dai serbi ad opera dei croati cattolici durante la seconda guerra
mondiale. E' stato proprio a Petricevac che il frate Tomislav Filipovic
prese la comunione, il 7 febbraio 1942, prima di guidare il massacro
dei civili serbi dei vicini villaggi di Drakulic, Sargovac e Motike. In
questi villaggi gli ustascia croati del governo filonazista di Ante
Pavelic, uccisero 2.297 civili serbi, di cui 550 bambini.
Il portavoce del ministero dell'interno della Republika Srpska (Rs,
entita' a maggioranza serba di Bosnia) Zoran Glusac ha dichiarato che
la polizia non ha ancora accertato chi sia l'autore dei manifesti e di
alcuni volantini ritrovati in alcuni condomini.
Glusac ha detto oggi che la polizia la notte precedente ha fermato per
accertamenti, e poi rilasciato, alcune persone, ed ha perquisito le
loro case in cui sono state ritrovate delle armi illegali. ''Alcuni si
sono dichiarati - ha detto - appartenenti al movimento dei cetnici, ma
e' difficile dire se si tratti di un gruppo organizzato''. Anche in
questo momento, ha aggiunto, sono in corso simili operazioni.
''Sara' fermato o arrestato - ha sottolineato il portavoce - ogni
persona di cui si sospetta che possa incidere sulla sicurezza della
visita del papa''. (ANSA).
COR*VD
21/06/2003 15:18

21-06-2003 15:15
PAPA: BOSNIA; FERITE ANCORA APERTE TRA SERBI E CROATI /ANSA

(di Angela Virdo')
(ANSA) - SARAJEVO, 21 GIU - La lettera 'U' di ustascia scritta
provocatoriamente da mani ignote sui manifesti del papa a Banja Luka
riporta alla luce una storia di persecuzioni dei croati contro i serbi
durante la seconda guerra mondiale alla quale non furono estranei
esponenti del clero cattolico in Croazia e in Bosnia.
Molti tra i francescani e i preti diocesiani sostennero il governo
filonazista di Ante Pavelic e la religione cattolica fu uno dei
caposaldi dell'ideologia ustascia tanto che il suo simbolo divenne una
croce, una pistola e un pugnale incrociati sull'altare. E, nel
settembre 1994, il riferimento a quelle vicende storiche e' stato il
momento piu' significativo della prima visita del papa in Croazia.
''Dovete perdonare, ma dovete chiedere perdono'', disse Giovanni Paolo
II in un chiaro riferimento agli anni bui di Pavelic.
Ci furono religiosi che si macchiarono di crimini di guerra come il
francescano Miroslav Filipovic Majstorovic che, per quattro mesi tra il
1942 e il 1943 guido' il campo di concentramento di Jasenovac dove
morirono decine di migliaia di serbi, ebrei, rom e oppositori politici.
Nel 1943 quello che fu chiamato 'Frate Satana' per aver ordinato la
liquidazione di migliaia di persone e in non pochi casi aver provveduto
personalmente alle uccisioni, fu sospeso a divinis dal Vaticano e, alla
fine della guerra, fu processato e condannato dalla Jugoslavia di Tito.
Fu impiccato con il saio da frate perche' in quella veste ''si era reso
colpevole di misfatti senza nome''.
Nel dopoguerra anche il cardinale di Zagabria Aloiz Stepinac fu
condannato alla prigione e, in seguito, agli arresti domiciliari per il
suo sostegno al governo ustascia. Durante il processo fu ricordata
l'accoglienza di Stepinac a Pavelic al suo arrivo a Zagabria, il 13
aprile 1941, in camicia nera e scortato dai blindati italiani, e il
brindisi che il cardinale fece con il 'poglavnik' per la nascita del
nuovo Stato indipendente croato (Ndh).
Nel 1941 il Vaticano rispose in modo interlocutorio alla richiesta di
Stepinac e Pavelic di riconoscere il NdH, ma invio' un proprio
rappresentante, mons. Ramiro Marcone, riconoscendo di fatto governo e
stato croati.
Una delle accuse dei serbi contro Stepinac fu quella di aver costretto
molti alle conversioni forzate al cattolicesimo. Accusa che pero' il
Vaticano ha sempre respinto e quando, nella seconda visita in Croazia
nel 1998, Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato e martire del
comunismo, la chiesa di Roma disse che Stepinac aveva avviato la
conversione degli ortodossi per salvare loro la vita.
Anche durante il conflitto nella ex Jugoslavia la chiesa cattolica in
Croazia e in Bosnia si e' schierata a fianco dei croati contro i serbi
e anche contro i musulmani quando, nel 1993, scoppio' in Bosnia la
guerra tra le due comunita' sino ad allora alleate contro le truppe
serbe. Negli anni della guerra i francescani benedicevano i cannoni dei
combattenti croati e, in alcuni casi, quei cannoni hanno sparato
proprio da quei conventi. A testimonianza di questo clima si puo'
ricordare che due settimane fa i militari della Sfor (la forza di pace
della Nato) si sono presentati al convento di Scit, in Erzegovina, dove
secondo notizie di intelligence, si sarebbe trovato il generale croato
Ante Gotovina accusato dal tribunale dell'Aja dell'uccisione di 150
civili serbi negli ultimi mesi della guerra in Croazia. I francescani
non hanno permesso ai soldati di entrare e non c'e' alcuna certezza che
Gotovina, latitante da due anni, si trovasse effettivamente
nell'edificio, ma e' significativo che per i bosniaci e per i militari
della Nato non fosse inverosimile l'ipotesi che il generale potesse
aver ottenuto rifugio nel convento. (ANSA).
VD
21/06/2003 15:15

20-06-2003 19:27
PAPA: BOSNIA, TRAGEDIA CATTOLICI RACCONTATA DAL LORO VESCOVO

20-06-2003 18:35
PAPA: BOSNIA; IVAN MERZ, ESEMPIO DI APOSTOLO LAICO / SCHEDA

20-06-2003 18:29
PAPA: BOSNIA; PELLEGRINO DI PACE IN UNA TERRA SOFFERTA /ANSA

20-06-2003 12:26
PAPA: BOSNIA; A BANJA LUKA IMBRATTATI MANIFESTI CON WOJTYLA

(ANSA) - SARAJEVO, 2O GIU - Segni ostili sono apparsi ieri sui
manifesti di Giovanni Paolo II nel centro di Banja Luka, il capoluogo
della Repubblica Srpska (Rs) dove il papa arrivera' in visita
domenica. Su alcuni sono state disegnate, in caratteri cirillici,
le quattro ''S'' che significano ''Samo Sloga Srbina Spasava'' (Solo
l'unita' puo' salvare i serbi) da secoli slogan dei nazionalisti
serbi. Altri, accanto alle quattro S, mostrano a caratteri cubitali,
la lettera 'U' che sta per ustascia, i nazionalisti croati del governo
filonazista di Ante Pavelic che, durante la seconda guerra mondiale,
perseguitarono e uccisero i serbi a causa dell'etnia e della religione
ortodossa. Nei manifesti accanto al papa appare anche Ivan Mertz
che domenica sara' proclamato beato e il messaggio che annuncia la
beatificazione e' stato modificato. Cancellando tre lettere la frase
''beato con il cuore puro'' diventa ''mente con il cuore puro''.
Due giorni fa la polizia serbo-bosniaco ha arrestato il proprietario
di un nigth-club, Stojan Banjac, che aveva fatto stampare cinquanta
magliette con la scritta ''Drakulic: 7-2-1942'' luogo e data di un
eccidio perpetrato, durante la seconda guerra mondiale, dai croati
nazionalisti ai danni dei serbi. Drakulic e' un sobborgo di Banja
Luka dove, secondo la polizia, stavano organizzando una
manifestazione di protesta. Sul dorso della maglietta c'era la
caricatura del papa cancellata con una X e la scritta ''pa-pa'' che
nel linguaggio colloquiale significa ''ciao-ciao''. (ANSA). VD
20/06/2003 12:26

19-06-2003 16:56
PAPA: BOSNIA; MONS. KOMARICA, VISITA ATTESA CON INTENSITA'

18-06-2003 19:43
PAPA: BOSNIA; IL PAESE E' MOBILITATO PER LA SUA SICUREZZA

18-06-2003 19:31
BOSNIA: CARICATURA PAPA SU MAGLIETTA, ARRESTATO

(ANSA) - SARAJEVO, 18 GIU - Un ristoratore di Banja Luka, Stojan
Banjac, e' stato arrestato oggi per aver stampato delle magliette con
la scritta ''Drakulic, 7.2.1942'', luogo e data di un crimine degli
ustascia croati ai danni dei serbi durante la II guerra mondiale, e
sul retro una caricatura del Papa con una 'x' sulla faccia. Lo ha
reso noto oggi il capo della polizia della Republika Srpska (Rs,
entita' a maggioranza serba di Bosnia) Radomir Njegus, riferisce
l'agenzia di stampa Fena. Njegus ha dichiarato, nel corso di una
conferenza stampa, che un gruppo di persone ha pianificato
l'organizzazione di una manifestazione di protesta a Drakulic, Donje
Gradine e Klasnice, alla periferia di Banja Luka, domenica prossima,
il giorno della visita di Giovanni Paolo II. Il capo della polizia
ha anche reso noto che la scorsa notte ignoti hanno preso a sassate il
luogo, nel centro della citta', dove sara' ricostruita la moschea di
Ferhadija, minata durante la scorsa guerra in Bosnia (1992-95).
Njegus ha invitato tutti i cittadini di Banja Luka a non tentare di
provocare incidenti perche' la polizia li impedira', e i fedeli che
verranno da fuori citta' a non portare con se' armi, coltelli,
ombrelli, telefonini o latri oggetti che potrebbero essere offensivi,
e nemmeno simboli nazionalistici di qualsiasi tipo. (ANSA)
COR*VD
18/06/2003 19:31

18-06-2003 17:28
PAPA:BOSNIA;AIUTARE CAMMINO RICONCILIAZIONE E CONCORDIA/ANSA

18-06-2003 16:51
PAPA: BOSNIA; VESCOVI, IVAN MERZ ESEMPIO PER EUROPA MODERNA

18-06-2003 16:32
ILO: IL PONTE DI MOSTAR ILLUSTRA IL DIALOGO SOCIALE

(nota: il ponte di Mostar fu distrutto dagli estremisti cattolici. CNJ)

18-06-2003 10:53
PAPA: BOSNIA; AFFIDA PROSSIMO VIAGGIO ALLA MADONNA

17-06-2003 18:56
PAPA: BOSNIA; VESCOVO COMARICA,VISITA E' TEST PER BANJA LUKA

13-06-2003 17:38
SERBIA: KARADZIC E MLADIC, PRIMULE ROSSE DEL TERRORE

13-06-2003 16:48
'IL VENDICATORE' ,NUOVO THRILLER DI FORSYTH NELL'ORRORE BOSNIACO

11-06-2003 17:17
BOSNIA: DENUNCIATO PRESUNTO AUTORE MINACCE AL PAPA

(ANSA) - SARAJEVO, 11 GIU - La polizia bosniaca ha sporto una
denuncia penale contro un giovane di 23 anni di Zenica (Bosnia
centrale), indicato con le sole iniziali A.A., sospettato di essere
l'autore del messaggio elettronico del 6 giugno che conteneva ''serie
minacce alla sicurezza del Papa'' che allora si trovava in visita in
Croazia. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Fena, precisando che
la polizia non ha fornito altri particolari sul giovane denunciato
per reato di terrorismo e che le indagini sono tuttora in corso. Il
6 giugno via internet e' arrivato a diversi indirizzi e-mail in
Croazia, tra cui a due agenzie di stampa, un messaggio di minacce da
un non meglio identificato 'Fronte islamico el mujaheddin', inviato
dal mittente Ali Muhammed. La polizia croata ha dichiarato che non
''c'e alcun pericolo per la sicurezza del papa e del suo seguito e
per i fedeli'', ed anche il Vaticano ha minimizzato dicendo che
quanto alla credibilita' di tali minacce ''e' molto dubbia e molto
spesso risulta chiaramente falsa''. (ANSA). COR*VD
11/06/2003 17:17

09-06-2003 15:16
BOSNIA: CARABINIERI, OPERAZIONE CONTROLLI IN ERZEGOVINA

(ANSA) - SARAJEVO, 09 GIU - I carabinieri dell'Msu, Unita'
multinazionale specializzata della Forza di stabilizzazione della Nato
in Bosnia (Sfor), hanno iniziato ieri sera un'operazione di controllo
della zona di Prozor/Rama, cento chilometri circa a ovest di Sarajevo,
in Erzegovina. Lo ha reso noto l'agenzia di stampa Fena. Secondo
la Sfor, si tratta di un'attivita' di routine che la Forza di pace
intraprende regolarmente nell'ambito del suo mandato di garantire un
ambiente di sicurezza, ma gli abitanti del posto sono convinti che i
militari cercassero il generale croato Ante Gotovina, ricercato per
crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell'Aja (Tpi) e che
secondo la 'vox populi' viene spesso dalla Croazia in Erzegovina.
In diversi punti di controllo del traffico i militari hanno fermato
delle automobili e ieri sera hanno anche perquisito alcune abitazioni
alla periferia nord di Rama, mentre degli elicotteri hanno sorvolato
il convento francescano di Scit, e secondo la polizia locale sono
state fermate per accertamenti due persone, Jozo Mestrovic e Luka
Valetar, rilasciate stamani. Il padre guardiano fra Mate Topic ha
detto che i carabinieri ed i soldati spagnoli hanno tentato ieri sera
di perquisire anche il convento di Scit. Dopo aver circondato
l'edifico con almeno cinque blindati - ha raccontato - hanno bussato
alla porta verso le 22.00 ed hanno chiesto di entrare per un
controllo. Dopo aver chiesto di vedere un mandato di perquisizione che
i militari non avevano, fra Mate ha negato il permesso data la tarda
ora in cui ''i fratelli piu' anziani - ha detto - stavano gia'
dormendo e le suore si erano ritirate nella parte femminile del
convento''. Il generale Gotovina, 47 anni, e' latitante da due
anni. E' stato incriminato dal Tpi per il suo ruolo di comandante
nell'operazione militare 'Tempesta' che nell'agosto del 1995 permise
alla Croazia di riprendere la regione della Krajina, dal 1991 sotto il
controllo dei separatisti serbo-croati. Durante l'operazione furono
uccisi almeno 150 serbi, mentre circa 200.000 fuggirono dalla
regione. (ANSA) COR*VD
09/06/2003 15:16

*** LA VISITA IN CROAZIA ***

dal sito: http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

16-06-2003 17:07
PAPA: BOSNIA;NUOVO VIAGGIO NEI BALCANI IN CERCA DI PACE/ANSA

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 16 GIU - Durera' circa 10 ore la visita
che Giovanni Paolo II compira' domenica 22 giugno a Banja Luka,
capoluogo della Repubblica Srpska, l'entita' serba che con la
Federazione croato-musulmana forma la Bosnia-Erzegovina uscita dagli
accordi di Dayton che misero fine alla guerra (1992-1995). Si tratta
del secondo viaggio nel paese, dopo la visita nella Sarajevo
martoriata dalle guerra dell'aprile 1997. Un nuovo viaggio nei
Balcani, il numero 101 del pontificato, dopo i cinque giorni passati
ad inizio mese in Croazia. E se per il Papa il centesimo viaggio e'
stato un ennesimo bagno di folla come anche il precedente con
l'incontro dei giovani a Madrid, la visita a Banja Luka presenta
alcuni aspetti piu' complessi: in primo luogo si tratta di un
territorio che porta i segni ancora troppo recenti della guerra degli
anni Novanta. Inoltre, e' una regione a maggioranza ortodossa, ma
proprio questo consentira' al Papa di avere una nuova occasione di
incontro, dopo Romania, Bulgaria e Grecia, con il mondo ortodosso. Ma
gia' da Belgrado e' venuta l'indicazione che il patriarca serbo Pavle
non dovrebbe essere presente alla messa di beatificazione di Ivan
Merz, che sara' celebrata al convento della Ss. Trinita' di
Petricevac. - L'INCONTRO CON LE RELIGIONI: Il papa incontrera' per una
visita di cortesia il consiglio interreligioso della
Bosnia-Erzegovina, che nelle diverse entita' vede forte la presenza
islamica e ortodossa. In occasione di una visita in Bosnia di
preparazione del viaggio, mons. Renato Boccardo, capo del Protocollo
vaticano con incarichi speciali, ha ricordato che il papa andra' a
Banja Luka in primo luogo per incontrare la comunita' cattolica
bosniaca (che conta circa circa 460 mila persone, pari a 11,3 ogni
cento abitanti). Ma anche per incontrare tutti i cittadini bosniaci e
in particolare i fratelli cristiani appartenenti alla Chiesa
ortodossa, alle altre chiese cristiane ed i fedeli islamici.
Un'occasione per la ricostruzione del paese e per il ''ritrovamento
della comprensione reciproca''. - LA BEATIFICAZIONE: Ivan Merz, che
il Papa beatifichera' in occasione del viaggio, e' un teologo laico
(1896-1928), nativo proprio della citta' al centro dei Balcani. Dopo
aver studiato lettere a Parigi, Merz inizio' dal 1922 il suo lavoro
di docente nel liceo classico cattolico di Zagabria, dove mori'
all'eta' di soli 32 anni, nel 1928. Con Merz saranno 1.318 i beati
proclamati da Wojtyla dall'inizio del pontificato, a cui si
aggiungono 474 nuovi santi. - SICUREZZA: Un aspetto particolare sara'
dedicato alle misure di sicurezza: il presidente della Republika
Srpska, Dragan Cavic, ha dichiarato che prima e durante la visita del
Papa a Banja Luka saranno impegnate tutte le forze e le istituzioni
del sistema di sicurezza. In un avvertimento a tutti quelli che
''mossi da traumi personali o collettvi intendono provocare incidenti
durante il soggiorno del Papa'', Cavic ha fatto sapere che le
istituzioni intraprenderanno tutte le misure, anche quelle piu'
rigorose, per evitare ogni piccolo incidente. Le preoccupazioni
della presidenza prendono corpo da alcuni precedenti: in particolare,
due anni fa, in occasione della posa della prima pietra per la
ricostruzione della moschea Ferhadija a Banja Luka, una folla di
manifestanti impedi' la cerimonia prendendo a sassate le autorita'
bosniache, i diplomatici occidentali e i fedeli musulmani, e
uccidendo una persona. ''Tutti siamo coscienti - ha aggiunto Cavic
- della complessita' della Bosnia e di diversi sentimenti circa
questo avvenimento, ma vogliamo uniti accogliere in Papa nel migliore
dei modi''. Durante la guerra in Bosnia (1992-1995) Banja Luka e'
stata teatro di una feroci pulizia etnica e decine di migliaia di
croati e musulmani sono stati cacciati dalla citta' e dai villaggi
circostanti. - PROGRAMMA DEL VIAGGIO: La partenza e' prevista
dall'aeroporto di Fiumicino alle 8,15, con arrivo all'aeroporto
internazionale di Banja Luka intorno alle 9,40. Dopo la cerimonia di
benvenuto e' previsto un incontro privato con la presidenza
collegiale della Bosnia- Erzegovina. Alle 11,30 il papa
celebrera' la messa di beatificazione di Ivan Merz nel terreno
antistante il Convento della Santissima Trinita'. Alle 14,30
incontrera' nel vescovado i vertici della chiesa di
Bosnia-Erzegovina. Alle 17.30 e' in programma la visita di cortesia
del presidente della repubblica Serba e del presidente della
Federazione della Bosnia-Erzegovian. A seguire, visita di cortesia
del consiglio inter-religioso della Bosnia-Erzegovina. Prima di
ripartire, una visita privata alla cattedrale cattolica di Banja
Luka. Alle 19,15 e' prevista la cerimonia di congedo, mentre l'aereo
papale decollera' intorno alle 19,45. Arrivo previsto a Ciampino per
le 21. - LA CHIESA ORTODOSSA DI SERBIA: La chiesa ortodossa serba
attraversa in questo periodo rischi di scismi sia in Montenegro,
alcuni vorrebbero istituire una chiesa indipendente, che in
Macedonia, dove un tale passo ha gia' ricevuto qualche avallo
politico soprattutto da parte della vicina Bulgaria. Per contrastare
questa tendenza Belgrado h bisogno del pieno appoggio della chiesa
ortodossa russa, finora la piu' negativa nei confronti delle aperture
ecumeniche del Vaticano. Fra la chiesa romana e quella serba
tuttavia, negli ultimi tempi, si e' instaurato un intenso dialogo,
coronato recentemente da scambi di visite di delegazioni di alto
livello: diplomaticamente, il patriarcato serbo non ha percio' voluto
ufficializzare ne' la disponibilita' iniziale di Pavle, ne' la sua
successiva marcia indietro. (ANSA). VN
16/06/2003 17:07

09-06-2003 16:27
PAPA: CROAZIA; LA BENEDIZIONE PER FUTURO DI NORMALITA'/ANSA

(ANSA) - ZAGABRIA, 9 GIU - Ha dato un contributo decisivo all'
indipendenza e alla nascita del nuovo stato e ora Giovanni Paolo II
ha offerto la sua benedizione all'ingresso della Croazia nell'Unione
Europea. L'integrazione di Zagabria e' stato il primo argomento
affrontato da papa Wojtila all' arrivo a Fiume per la terza visita
dal 1994. E il papa ha espresso '' l'augurio di una felice
realizzazione'' del sogno europeo dei croati poche ore prime che la
sua Polonia festeggiasse la vittoria del si al referendum. A
invitarlo per la sua terza visita e' stato questa volta il governo di
centrosinistra e il papa ha risposto scegliendo per il suo centesimo
viaggio proprio la Croazia, paese slavo e cattolico baluardo per
secoli di fronte alle minacce della Sublime Porta. Come nelle
visite precedenti Giovanni Paolo II ha portato il suo sostegno a
Zagabria, ma ha lanciato gli stessi moniti sulla necessita' della
riconciliazione, della lotta alla poverta' e alla diseguaglianza. A
Osijek, dove durante la guerra serbo-croata correva la linea del
fronte, il papa ha chiesto al ''coraggio ispirato dalla fede'' di
adoperarsi per una nuova convivenza dopo i tempi difficili della
guerra che ha lasciato ferite non ancora completamente rimarginate.
Anche se privo di ogni accento nazionalista, il governo di Ivica
Racan non e' ancora riuscito ad avviare una vera riconciliazione
soprattutto nella Slavonia orientale dove croati e serbi vivono
un'esistenza separata, sospesa in un limbo mentale dove la guerra e'
finita e la pace non e' ancora arrivata. Secondo un recente sondaggio
del settimanale 'Globus' oltre il 40 percento dei croati e' contrario
ad ogni riconciliazione con serbi e musulmani. Come in passato
Giovanni Paolo II ha posto l'accento sulla poverta' e sulla
diseguaglianza toccando un tasto dolente per il governo croato che ha
di fronte a se' una situazione economica preoccupante. La
disoccupazione non riesce a scendere al di sotto del 20 percento e il
debito estero supera i 16 miliardi di dollari, cifra inquietante per
un paese di 4,5 milioni di abitanti. Per presentarsi alle
prossime elezioni, in autunno o al piu' tardi in primavera, Ivica
Racan spera nel turismo, da sempre la risorsa principale del paese
annientata nei dieci anni del lungo conflitto della ex Jugoslavia.
Nelle speranze dell'esecutivo di Zagabria il papa potrebbe essere
''lo sponsor'' speciale della prossima stagione turistica. Un
auspicio espresso anche dall'arcivescovo di Zagabria Josip Bozanic
secondo cui ''la visita del papa sara' un momento importante per il
paese, dal punto di vista culturale, economico e turistico, data la
presenza di tutti i media internazionali''. E con la visita il papa
ha mostrato al mondo Dubrovnik e Zara, due citta' di grande bellezza
che, con le oltre mille isole, fanno parte del tesoro croato.
Con la visita del papa il governo spera anche di raccogliere consensi
nel serbatoio della destra moderata che ha perso del tutto con la
cacciata del partito socialiberale di Drazen Budisa dall'esecutivo.
Ma il nazionalismo e' ancora forte in molte parti del paese dove non
perdonano a Racan di aver deciso l'estradizione al Tribunale
internazionale dell'Aja (Tpi) di ''eroi della guerra di
indipendenza'' come il generale Ante Gotovina, latitante dall'estate
del 2001. Oggi a Zara, roccaforte dell'Hdz, il partito fondato dall'ex
presidente Franjo Tudjman, il messaggio al governo era molto chiaro.
Accanto alle immagini del papa campeggiava un gigantesco poster di
Gotovina con la scritta ''un eroe, non un criminale di guerra''.
(ANSA). VD
09/06/2003 16:27

09-06-2003 16:23
PAPA: CROAZIA; IN UE RICONCILIATA E SALDA NELLA FEDE /ANSA

09-06-2003 14:08
PAPA: CROAZIA; SONO SICURO CHE ARRIVERANNO GIORNI MIGLIORI

09-06-2003 13:56
PAPA: CROAZIA; PARTITO DA ZARA PER ROMA

09-06-2003 13:27
PAPA: CROAZIA; A ZARA POSTER DI GENERALE RICERCATO DA TPI

(ANSA) - ZAGABRIA, 9 GIU - Un poster gigante del generale Ante
Gotovina, ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aja, campeggiava
oggi a Zara accanto alle immagini di Giovanni Paolo II con la scritta
''un eroe, non un criminale di guerra''. Gotovina, 47 anni,
originario di Pakostane nei pressi di Zara, e' accusato del ruolo
avuto nell'uccisione di almeno 150 civili serbi durante l'operazione
'Tempesta', l'offensiva contro i secessionisti serbi che permise a
Zagabria di riprendere il controllo della Krajina. Gotovina, al
quale e' stata offerta la cittadinanza onoraria di Zara, e' latitante
dall'estate del 2001 e si ritiene che si nasconda in Erzegovina, la
regione meridionale della Bosnia a maggioranza croata.(ANSA).
VD
09/06/2003 13:27

09-06-2003 12:27
PAPA: CROAZIA; SIATE TESTIMONI CREDIBILI DELLA FEDE

09-06-2003 12:20
POLONIA: REFERENDUM; PAPA SPERA CHE PORTI IN UE SUOI VALORI

09-06-2003 11:24
PAPA: CROAZIA; IN 50.000 FESTANTI L'ACCOLGONO A ZARA

09-06-2003 10:47
PAPA: CROAZIA; ARRIVATO A ZARA

09-06-2003 10:14
PAPA: CROAZIA; PARTITO DA AEROPORTO DI RIJEKA PER ZARA

08-06-2003 20:18
PAPA: CROAZIA, STANCO, PREGATE PER ME IN VITA E DOPO MORTE (3)

08-06-2003 20:17
PAPA: CROAZIA;GESTI CONCRETI PER BENE PREZIOSO FAMIGLIA

08-06-2003 20:05
PAPA:CROAZIA;PREMIER RINGRAZIA PER SOSTEGNO A INGRESSO IN UE

(ANSA) - ZAGABRIA, 8 GIU - Durante un'udienza privata oggi a Rijeka il
primo ministro croato Ivica Racan ha ringraziato oggi Giovanni Paolo
II per il suo sostegno all'ingresso di Zagabria nell'Unione Europea.
Lo ha reso noto l'agenzia cattolica 'Ika'. ''Ho ringraziato
Giovanni Paolo II per essersi espresso a favore dell'adesione della
Croazia all'Ue'' ha detto Racan al termine del colloquio precisando
che e' stato lo stesso Wojtila ad affrontare l'argomento. ''Ho anche
detto al papa che questo paese e' deciso a mostrare l'appartenenza
alla civilta' cristiana, democratica ed europea, indipendentemente da
chi e' al governo'' ha aggiunto il primo ministro. Racan ha detto
che ''il papa e' apparso in buona forma, con gli occhi aperti e molto
attento alla conversazione''. ''Sono rimasto impressionato dalla forza
spirituale, dalla sua vitalita' e dal suo interesse per la Croazia e
per la regione''. Il primo ministro croato ha anche ringraziato il
pontefice per aver scelto la Croazia per il suo centesimo viaggio.
Giovanni Paolo II, arrivato giovedi', oltre a Rijeka ha visitato
Dubrovnik, Osijek e Djakovo e concludera' il suo viaggio domani a
Zara. (ANSA) VD
08/06/2003 20:05

08-06-2003 19:57
PAPA: CROAZIA; STANCO, PREGATE PER ME IN VITA E DOPO MORTE (2)

08-06-2003 19:55
PAPA: CROAZIA; STANCO, PREGATE PER ME IN VITA E DOPO MORTE

08-06-2003 18:36
PAPA: CROAZIA; EVENTO STORICO PER COMUNITA' ITALIANA, RADIN

08-06-2003 17:12
PAPA:CROAZIA;ITALIANI,MINORANZA PICCOLA E SIGNIFICATIVA

08-06-2003 15:13
PAPA: CROAZIA; AGGREDITI ATTORI CHE INSCENANO SESSO

(ANSA) - ZAGABRIA, 8 GIU - Una performance provocatoria di un teatro
ambulante francese davanti alla cattedrale di Zagabria e' stata
interrotta con violenza ieri da alcuni passanti offesi dalla
simulazione di un atto sessuale e dal tentativo dei due attori di fare
il bagno in una fontana ornata dalla statua della Madonna. Lo
riferisce il giornale croato 'Jutarnji list'. Contro Pascal
Larderet e Josy Corrieri, attori della compagnia ambulante Cacahuete,
alcuni abitanti della capitale hanno gridato: ''Questo e' un paese
cattolico. E in questo santo giorno, quando il papa e' in Croazia, non
saranno gli infedeli a passeggiare per Zagabria.'' Alcuni uomini hanno
aggredito i due attori cercando di separarli dopo che si erano
svestiti fingendo un atto sessuale sul prato davanti alla cattedrale.
Per bloccare i croati che stavano aggredendo i due attori e' dovuta
intervenire la polizia. ''E' chiaro che i croati - ha detto
l'attrice commentando l'accaduto - preferiscano di piu' il papa che
un'arte un po' eccentrica.'' (ANSA). COR*VD
08/06/2003 15:13

08-06-2003 13:55
PAPA: E' REALE ASPETTARSI VISITA SERBIA,METROPOLITA ZAGABRIA

08-06-2003 12:11
PAPA: CROAZIA; IN ITALIANO, FAMIGLIE RINSADATE VINCOLI

08-06-2003 12:10
PAPA: CROAZIA; NAVARRO, MONGOLIA E KAZAN STANNO MATURANDO

08-06-2003 12:09
PAPA: CROAZIA; PROVVEDIMENTI CONCRETI IN AIUTO FAMIGLIA

08-06-2003 12:09
PAPA: CROAZIA; FAMIGLIA FONDATA SUL MATRIMONIO

(ANSA) - RIJEKA (CROAZIA), 8 GIU - La famiglia e' ''una comunita' di
vita fondata sul matrimonio, cioe' sull'unione stabile e fedele di un
uomo e sii una donna, tra loro legati da un vincolo pubblicamente
manifestato e riconosciuto''. L'ha ribadito il Papa nel corso della
messa che sta celebrando a Rijeka (Fiume), dedicata al tema della
famiglia. Giovanni Paolo II ha chiesto ai presenti anche ''di farsi
carico delll'educazione umana e cristiana - ha detto - dei vostri
figli, affidandovi anche all'aiuto esperto di educatori e catechisti
seri e ben formati''. Nella odierna societa' ''drmmaticamente
frammentata e divisa'', e per questo ''disperatamente insoddisfatta',
ha osservato il Papa, il cristiano '''non si rassegna alla
stanchezza e alll'inerzia. Siate il popolo della speranza. Siate un
popolo che prega''.(ANSA). PSA
08/06/2003 12:09

08-06-2003 12:08
PAPA: CROAZIA; VESCOVO, ANCHE ITALIANI HANNO COSTRUITO FIUME

08-06-2003 12:07
PAPA: CROAZIA; OLTRE 100 MILA ALLA MESSA DI FIUME


=== 2 ===


Egregio Signor Direttore "Avvenire"
Egregio Signor J. Navarro Wals

Giustamente si levano proteste per un altro viaggio di Papa Wojtyla, e
questa volta nientemeno che nella Repubblica Serba di Bosnia dunque
(dopo le pulizie etniche imposte dagli USA) una parte prevalentemente
abitata da serbi ortodossi.
Dopo il riconoscimento di Papa Wojtyla (due giorni prima dell'UE) della
secessione della Slovenia e della Croazia, non aver mai chiesto alla
chiesa ortodossa serba il perdono per quello che hanno fatto gli
ustascia croati contro i serbi, e non soltanto, dal 1941 al 1945, con
il, più o meno, tacito consenso del clero cattolico, anzi beatificando
alla fine il cardinale Stepinac, atto che è un affronto contro i veri
credenti; giustificando la barbara aggressione della NATO contro la
Jugoslavia federata (Serbia e Montenegro); non accogliendo nemmeno
l'appello del Patriarca serbo di intervenire presso la NATO per
smettere i bombardamenti durante la Pasqua
ortodossa (ma, tanto per ricordarVi, gli alleati angloamericani
bombardarono Belgrado anche nell'aprile 1944, nei giorni della
Pasqua)... E dopo tutto questo affronto come si può predicare la
Conciliazione tra le due Chiese?
Come si può definire questa insistenza a fare quest'altro viaggio?!...
Ci è difficile veramente credere nel Papa come patrono della Pace.
Mi basterebbe una Vs risposta a questa precisa domanda:
Con la beatificazione di Stepinac, non è stato forse dato ancor più
incoraggiamento alla gerarchia croata cattolica di essere nel giusto,
nel tacere sulle persecuzioni dei serbi nel 1941 - 1945 (ma anche
ebrei, rom...) e ora nel continuare a seminare odio tra gli Slavi del
Sud?
"Non chiamando le cose (e le persone) con il proprio nome, si seminano
disgrazie tra la gente". Si leggano i santini distribuiti dalla chiesa
croata a Roma, dove il Monsignor A. Stepinac viene presentato come
martire del comunismo. Potrei continuare e continuare...

Distinti saluti Ivan Jugoistrijan
Roma, 18.6.03

CROATIA COUNTS COST OF PAPAL BLESSING

The church's support will be vital if Ivica Racan's coalition is to
stay in power.

By Drago Hedl in Osijek

Pope John Paul II's successful visit may have boosted Prime Minister
Ivica Racan's hopes of joining the European Union, but it has also
reminded him of a debt Croatia is yet to pay.

The papal visit - which covered several towns from June 5-9 - appears
to have strengthened Racan's position as he prepares for parliamentary
elections in the autumn.

However, one senior member of the governing coalition, who did not want
to be named, told IWPR, "We realise just how important the Pope's visit
to Croatia was, but we are also aware of the fact that the backing we
have received comes with a price.

"Racan will have to meet his obligations towards the church sooner
rather than later - and they are not at all insignificant."

In 1990, after repeated requests from Rome, the Croatian Democratic
Union, HDZ, government of the late president Franjo Tudjman agreed to
return all church assets seized during the communist era. However, this
proved problematic, as several buildings had since been converted to
schools or
state institutions.

When the current coalition government came to power, Racan offered the
church shares in highly-profitable companies in lieu of the property.
This offer was accepted, but Croatia is yet to fulfil its side of the
bargain.

In addition, budget troubles have led to a 24 million euro shortfall in
state funding for the church - though a luxury office for the senior
most army cleric was recently constructed in Zagreb at a cost of five
million euro, financed by the defence ministry.

In spite of these issues, the Holy Father's visit was hailed as a great
success after he voiced support for Croatia's bid to join the European
Union.

Now Racan is hoping that during the EU enlargement process the Pope
will employ the same influence and moral authority that he used in
1992, when the Vatican was the first to recognise Croatia as an
independent state.

Following his meeting with the pontiff in Rijeka on June 9, the prime
minister said, "If we managed to win our independence in difficult
circumstances, thanks to the Pope's backing, we are certain to succeed
now with his support to our accession to the European Union."

Zagreb filed an official request for accession to the EU in February,
and Racan hopes that Croatia could become a member by 2007 - and he has
a strong desire to be in power if this happens.

His chances have been boosted by the papal visit, which has left
Racan's left-centre coalition in a far stronger position in the run up
to the parliamentary elections expected later this year.

Their most dangerous rivals, the HDZ, can no longer boast that the Pope
had visited Croatia twice during its reign. Observers say that this
third trip has proved that the Holy Father is not really interested in
who is currently in power.

Public opinion surveys carried out prior to the papal visit showed that
the three strongest parties in Racan's coalition - his own Social
Democratic Party, the Croatian People's Party and the Croatian Peasant
Party - enjoy the support of 34 per cent of voters, with the HDZ
trailing with 23 per cent.

But Racan, as a pragmatic politician, will be aware that the opening of
a newly-built highway between Zagreb and Split, a drop in unemployment
and an increase in production may not be enough to win the election for
him.

Analysts say that if the coalition is to get another term in power,
Racan will now have to maintain the church's perceived support for his
government by solving some of the problems that have angered the
Vatican over the years.

As well as completing the process of transferring the promised shares
to the church, the authorities must also work to rectify the
ecclesiastic budget problem.

In the meantime, the church is extending its influence in everyday life
in Croatia.

Having insisted on the introduction of religious teaching in all state
schools, it is now putting pressure on the government to ban all work
on Sundays. Racan's coalition is looking for a compromise on this
issue, and has responded by drafting legislation to limit working hours
on the Sabbath.

The church is also pushing for religious programming to be switched
from late evening to prime time slots.

All of which has raised concerns amongst some international observers
who believe the Vatican is having far too much influence over domestic
affairs.

Drago Hedl is a regular IWPR contributor in Osijek.

(from: IWPR'S BALKAN CRISIS REPORT, No. 437, June 13, 2003 -
http://www.iwpr.net)

MERCOLEDI 9 LUGLIO A ROMA

Siete tutti invitati alla festa che il Comitato contro la guerra
dell'Universita' di Roma "Tor Vergata" sta organizzando per festeggiare
i bambini jugoslavi, dall'ultima settimana di giugno ospiti di famiglie
di dipendenti dell'Università. La festa è mercoledì 9 luglio, dalle
ore 17,30 presso la sala "Gismondi", Facolta' di Scienze (Sogene).
Si chiede di diffondere l'invito.

Comitato Contro la Guerra - Università di Roma "Tor Vergata"

--- PROGRAMMA ---

L'iniziativa di solidarieta' e' organizzata per il secondo anno
consecutivo in collaborazione con “ Un ponte per...” e con il
patrocinio dell’Università

La festa e' mercoledi 9 luglio dalle 17.30 in aula “Gismondi”
(Sogene) per incontrare i bambini jugoslavi ospiti di famiglie di
dipendenti dell’ateneo

Programma della festa:

saluto del Rettore

proiezione di un breve documentario sul campo profughi di Kraljevo
dove vivono i bambini e sul progetto di ospitalita'

proiezione di “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin con sottotitoli
italiani e serbocroati e musica balcanica

mostra sulla guerra alla Jugoslavia

Il Comitato contro la Guerra – Università di “Tor Vergata”

--- COME ARRIVARE ---

Alla Facolta' di Scienze si arriva da Anagnina
(ultima fermata della linea Metro A) con l'autobus 500 oppure 046
(chiedere all'autista di scendere alla Facolta' di Scienze ex Sogene;
in ogni caso e' la prima fermata dopo che l'autobus passa sotto il
cavalcavia dell'autostrada Roma-Napoli).
Davanti alla fermata c'e' il cancello della Facolta' e, sulla destra,
delle scale che salgono al corridoio centrale delle aule
didattiche.

http://www.antiwar.com/malic/m-col.html

ANTIWAR, Thursday, July 3, 2003

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

Liars, Halfwits, Inquisitors and Thieves

A Balkans Tragedy in Four Scenes

None of the events or statements that follow should come as a surprise.
What is surprising is the lack of reaction by their victims, or those
who unwittingly support the perpetrators. As with everything, the
ongoing Balkans drama will have consequences yet impossible to foresee.

Ancient Greeks used to say, "Whom gods would destroy, they first make
mad." Throughout the former Yugoslav federation, madness and
destruction ride together. For those who have to deal with the wreckage
in their wake, tragedy is not an artistic term. It is life.

I: Whitewashing the KLA

Between the ongoing process of debunking the lies about Kosovo and the
May proclamation that the most recent incarnation of the KLA was a
terrorist organization, it was only a matter of time before the
professional apologists for the "Kosovo Liberation Army" and its cause
would strike back.

Last week, AFP ran a story about Albanian "tolerance" in Obilic, a town
where last month an entire Serb family was murdered in the middle of
the night. Brimming with official KLA propaganda, rehearsed platitudes
and deliberate misquotes, the unsigned article stands out from the
usual AFP fare.

So "informative" is the article, it fails to mention that Albanians
renamed the town "Kastriota" after a medieval Albanian prince, since
Obilic is the name of the Serb knight who killed Sultan Murad in the
1389 battle of Kosovo. Tolerance, indeed.

On Monday, the noxious London IWPR published a lengthy report on
"necessary reforms" in the Kosovo Protection Corps, one of the KLA's
heirs. It was co-written by an editor of Koha Ditore, a flagship
Pristina newspaper whose racist Serbophobic screeds have become so
routine they don't faze even the Imperial censors. As a result, the
IWPR report whitewashes the KPC and KLA involvement in terrorist
activities, and chooses to vilify the FARK militia organized by Ibrahim
Rugova's faction. If in some places it reads like a glorified history
of the KLA, that's because it is. Only a few paragraphs amidst the
paeans to "liberation from the Serbs" deal with murders and mayhem the
KLA and KPC have perpetrated over the years, and even then with
considerable circumspection.

Meanwhile, Kosovo's outgoing Imperial viceroy had to rescue former KLA
fuehrer Hashim Taqi, who was arrested in Hungary on an outstanding
criminal warrant. Hungarian police ended up playing catch-and-release,
since Taqi has friends in infernal places. The warrant for his arrest
was dismissed as "issued by the Milosevic government," but nowhere does
it say that the change of government means people accused of murder get
a free pass. But if the person in question is Empire's golden boy, who
cares about such trifles as the law?

II: Build A Better Nation?

An opinion piece in Tuesday's Christian Science Monitor purports to
criticize the nation-building in Bosnia: namely, it claims there isn't
nearly enough of it, and that more is needed. The author, Sara Terry,
exemplifies the ill-informed Westerner who attempts to pontificate on
Balkans issues but only manages to sound embarrassing.

For example, she classifies Bosnians by religion, indicating her belief
in the "Bosnian" nation of three different faiths. That such a nation
has been shown as mythical as the unicorn is a bothersome fact Ms.
Terry is either unaware of, or chooses to ignore.

Another ignorant claim is that the Bosnian Serbs, "incited by
neighboring Serbia, had tried to take over the entire country, or at
least to split it with Croatia." No one needed any more incitement than
Izetbegovic's oath-breaking declaration of independence in April 1992,
or what is written in his 1971 "Islamic Declaration." No one (until
now, that is) has ever accused the Serbs of trying to take over the
entire country; not even Izetbegovic could tell such an obvious
whopper. As for the split with Croatia, she'd really need to ask
Izetbegovic, because he invited Croatian troops in as early as 1992.

Terry's clumsy attempt to compare Bosnia's entities with American
states reveals not so much her ignorance of Bosnia as of the United
States, for unlike Bosnia's entities (or Bosnia itself, for that
matter), the original 13 states were truly sovereign and independent at
one time.

Over seven years since Dayton, and delusions still persist.

III: "Bring me the head of Radovan Karadzic!"

This past weekend, the Hague Harpy Carla delPonte screeched on the
pages of the New York Times an appropriate venue for her opinions, by
the way - that the very fabric of the universe would unravel if the
Serbs did not turn over Radovan Karadzic and General Ratko Mladic to
her gentle ministrations.

Not seizing the wartime political and military leader of the Bosnian
Serb Republic, the High Inquisitor hectored, would "send a signal to
other, similar nationalist leaders that the world does not mean what
it says when it comes to international justice."

There is a unified World? And it speaks with one voice? Isn't there
supposed to be a memo about these things!? Far more likely that
DelPonte is suffering from delusions of grandeur, presuming to speak
for the imaginary World even though she is but a lowly flunky of the
Empire. Why, even the Empire is trying to limit its exposure to the
toxic morass that is the Inquisition: two weeks ago, American lawyers
were banned from representing clients before the ICTY.

That the High Inquisitor speaks of "international justice" even as
naked aggression goes unpunished such as, say, in Kosovo or Iraq
means she really doesn't care for the concept those words represent.
The only greater glory she aspires to lies in falsifying history.

IV: Kleptocrats Unleashed

Every government is by definition a kleptocracy, i.e. the governing
steal the property of the governed. But there are few places in the
world where this arrangement is so glaringly obvious, and yet tolerated
by the victims, as in Serbia.

The DOS government is implementing a World Bank/IMF-backed plan to
"stimulate" the economy by fraudulently selling plundered property to
foreign investors while taxing the air out of entrepreneurs. This is
not only irrational and against all economic sense, it's downright
criminal. Yet the workers who recently took to the streets in Belgrade
did not seek to end government abuses, but demanded that it "fix"
things.

Every day, the public finds out more about the government's complicity
in the sugar-exporting scam that skimmed off millions from EU import
subsidies into the pockets of government-connected "businessmen." The
high degree of government control over every aspect of life guarantees
that the scam was organized, not merely assisted, by the DOS regime.

Steeped in disdain for wishes or values of the people they rule, the
Dossies haven't yet seen a social engineering program they didn't like.
Another of their recent schemes is dismantling the military to levels
acceptable to NATO officials, for the purpose of becoming a "partner"
of the Alliance.

It isn't very libertarian to oppose the dismantling of standing armies,
but since the Serbian government enforces strict gun control amongst
the common folk, there is no one to pick up the slack. From Biblical
times to the present, a government's basic function was national
defense - or, to be blunt, waging war. The Serbian government is now
endeavoring to fail in its basic function, in order to accomplish
"reforms" and "integrate" the country with those who attacked it just a
few short years back. That is the behavior of quisling regimes, not
"democratic" governments.

It is by now clear beyond any doubt that DOS is a gang of thieves.
Again, that is not unusual, and DOS would normally be about par for the
modern Balkans, but it gets worse. Though as all other politicians,
they desire power and plunder, they owe their current position - and
the ability to acquire both - to foreign masters they must (and wish
to) loyally serve.

The continuation of their reign of chaos depends on successfully
deceiving their subjects into believing Dossie drivel about the
necessity for "reforms" and "integration," and the equally nonsensical
argument that opposing DOS means supporting Milosevic. If Serbians ever
come to their senses and realize that their choices are far more
numerous, and that they do not need to put up with a kleptocracy -
whether foreign-backed or domestic - there will be hell to pay.

Here's to hoping that happens soon.

Epilogue

There really isn't one. Apologists, inquisitors, various halfwits and
thieves continue to run rampant across the Balkans, claiming to
champion truth, justice, knowledge and prosperity. As long as they do,
things will continue to get worse. The solution, as it happens so
often, is self-evident.

1. urge sangue
2. a.a.a. cercasi adottante a distanza


=== 1 ===


Da: Alessandro Di Meo <alessandro.di.meo@...>
Data: Lun 7 Lug 2003 15:20:02 Europe/Rome
A: "Coord. Naz. per la Jugoslavia"
Oggetto: appello x marko milanovic

Appello per Marko Milanovic, 12 anni, malato di Anemia Aplastica,
proveniente da Kraljevo, ora in day hospital presso il S. Camillo.

Chiunque sia disponibile e abilitato alla donazione di piastrine (e di
sangue) dovrebbe telefonare allo 06-5870 2480 oppure
2486 oppure 2487 e chiedere del dott. Del Monte (o di Vacca o
Chiarioni) per un appuntamento.
Se ci sono analisi recenti meglio portarle. E' possibile donare lo
stesso giorno dell'appuntamento, andando presto (ore 8,00-9,00) presso
il centro trasfusionale del Forlanini (entrata lato via Ramazzini, a
sinistra, primo piano, fino alle 11,00).
Bisogna dire che si dona per Marko Milanovic, in day hospital al S.
Camillo, ematologia oncologica - padiglione Morgagni (dott.ssa
Locasciulli)

Sono presenti e stanno per arrivare, altri pazienti dalla Serbia e dal
Montenegro. Sarebbe buono creare una sorta di rete a sostegno di queste
persone che, una volta qui, hanno bisogno di tante piccole cose (dalle
richieste in questura, all'interprete durante le prime visite,
all'espletamento di pratiche burocratiche varie, alla sistemazione
logistica, ecc).

Chiunque fosse disponibile può scrivere a: alessandro.di.meo@...

un saluto a tutti
alessandro di meo (Un Ponte per...)


=== 2 ===


Lo scorso anno il CNJ ha simbolicamente "adottato a distanza" Milica,
una ragazza di Kragujevac appartenente ad una famiglia particolarmente
disagiata.
Nella nostra ultima riunione interna abbiamo deciso di affidare la
"adozione a distanza" di Milica ad una persona di buona volonta', allo
scopo di riservare i pochi fondi del CNJ alla organizzazione di
iniziative, lasciando le adozioni piuttosto alla iniziativa dei
singoli.
I nostri aderenti generalmente gia' hanno una o piu' "adozioni" a
carico personale. Siamo percio' in cerca di chi voglia farsi carico del
sostegno per Milica. Chi fosse interessato a questa "adozione" o,
meglio, "borsa di studio" (si tratta di una ragazza di 18 anni) e'
percio' pregato di contattarci subito (jugocoord@... ), in
modo che alla prima occasione si possa portare a Kragujevac la quota
di Milica di quest'anno.
L'iniziativa, ricordiamo, comporta da una parte un impegno economico
annuale di poco piu' di 300 euro, dall'altra consente l'instaurarsi di
uno scambio a livello personale con una famiglia jugoslava, con la
possibilita' di conoscere quella realta' "dal di dentro". Per noi 300
euro in un anno sono poca cosa, ma per una famiglia jugoslava 300 euro
sono un aiuto indispensabile per andare avanti, vista la tragica
situazione attuale.

Ciao,

desideriamo farti sapere che, nella sezione File del gruppo
crj-mailinglist, troverai un nuovo file appena caricato.

File : /IMMAGINI/pontedicarla.jpg
Caricato da : jugocoord <jugocoord@...>
Descrizione : PONTE DI CARLA DEL PONTE

Puoi accedere al file dal seguente indirizzo:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/files/IMMAGINI/pontedicarla.jpg

Per ulteriori informazioni su come condividere i file con gli altri
iscritti al tuo gruppo, vai invece alla sezione di Aiuto al seguente
indirizzo:
http://help.yahoo.com/help/it/groups/files


Cordiali saluti,

jugocoord <jugocoord@...>