Informazione

>
http://www.ilpiccolo.kataweb.it/ilpiccolo/arch_25/trieste/co01/tito.html

POLA Quattordici pullman partiranno domenica dall�Istria per andare a
rendere omaggio al Maresciallo, nel suo villaggio natale Nostalgici di
Tito in pellegrinaggio a Kumrovec

POLA - Bench� sia scomparso 21 anni fa, Josip Broz Tito � capo
indiscusso della defunta Federativa � continua ad essere rimpianto in
Croazia. Una prova tangibile dell�affetto che lega tanta gente all�ex
Maresciallo si avr� domenica prossima, quando solo dall�Istria
partiranno quattordici pullman che si dirigeranno nel villaggio natio
di Tito, a Kumrovec, per celebrare la giornata della giovent�. Si
tratta di una ricorrenza che veniva festeggiata ai tempi del regime
jugoslavo e che coincideva col compleanno del �pi� grande figlio dei
popoli e delle nazionalit� della Jugoslavia�, come veniva all�epoca
definito Josip Broz.
A organizzare il pellegrinaggio a Kumrovec � la societ� croata �Josip
Broz Tito�, che ha diverse sezioni anche in Istria. Il coordinatore di
queste sezioni � Ruggero Faraguna di Porto Albona, il quale ha
dichiarato al giornale zagabrese Vecernji list che finora si celebrava
solo la data in cui Tito scomparve (il 4 maggio, nda), mentre d�ora
innanzi verr� ricordata anche la giornata della giovent�. �Vogliamo
custodire tutti quei valori che Tito ci ha insegnato � ha detto
Faraguna � e nel contesto citer� la convivenza, che allora chiamavano
fratellanza e unit�, come pure l�autogestione. Ci hanno ferocemente
criticato per il fatto che la staffetta di Tito veniva portata in media
da 25 mila giovani. Ma si dimenticano che allora erano milioni i
giovani in Jugoslavia che avevano un lavoro�.
Intanto all�Assoturistica di Kumrovec si fregano le mani dalla
contentezza. Domenica nel sonnolento villaggio dello Zagorje croato
dovrebbero arrivare almeno duemila fans di Tito, provenienti da pi�
parti della Croazia ed anche da Slovenia e Bosnia Erzegovina. Previsto
un programma artistico-culturale, mentre i cacciatori e i vigili del
fuoco locali provvederanno a cucinare il gulasch con carne di
selvaggina in enormi pentoloni. A conferma di un mito che non tramonta
mai (ma pure gli acerrimi denigratori di Tito sono tanti nel Paese),
ecco che a Fiume � sorta una sezione della societ� Josip Broz Tito. A
presidente � stato eletto Vitomir Grbac, che avr� il compito di
dirigere un�organizzazione che conta 300 iscritti.

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PRESENTAZIONE DEL CANDIDATO SINDACO DI ROMA
PER LA COALIZIONE DI CENTRO-SINISTRA-DESTRA

<<Milioni di uomini, nell'Europa dell'Est dominata dal comunismo, hanno
perduto la libert� individuale e collettiva che avevano riconquistato,
tra immensi sacrifici, liberandosi dall'oppressione nazista. Ecco
perch� non ci sono, non possono esservi, frasette ambigue, doroteismi
verbali, ambiguit� di comodo tra noi. Per questo ribadiamo che nel
Novecento, nella sua concreta realizzazione storica, il comunismo �
stato incompatibile con la libert�>>

<<Del liberalismo democratico abbiamo fatto nostra, in modo
irreversibile, la cultura dei diritti umani, il valore universale della
democrazia, la centralit� del tema della libert�, la considerazione
dell'individuo, il valore dell'inclusione, l'accettazione senza riserve
dell'economia di mercato, la valutazione positiva della competizione>>

<<Dall'aprile del '96, le imprese italiane hanno risparmiato oltre 50
mila miliardi di lire per minori oneri di indebitamento. E i profitti
delle pi� grandi societ� sono aumentati di oltre 30 mila
miliardi.Contrariamente a quanto sostiene la propaganda della destra,
il centrosinistra ha realizzato una politica di progressiva riduzione
del carico fiscale sulle imprese: in base ai dati Mediobanca,
l'aliquota fiscale media effettiva sul reddito d'impresa � scesa,
nell'ultimo triennio, di ben 14 punti. Il risanamento finanziario ha
cos� creato tutte le condizioni favorevoli per spostare risorse dalla
rendita agli investimenti, non solo nel bilancio pubblico - dove la
spesa per interessi � scesa di ben 50 mila miliardi all'anno - ma anche
in quelli di tutte le aziende italiane>>

<<Per noi la flessibilit� � un opportunit� con cui fare i conti, per
farne aumento di occupazione e non di sfruttamento. L'incremento dei
posti di lavoro � un primo risultato significativo. E continuo a
pensare che per un giovane, per la sua condizione di vita materiale, un
lavoro flessibile sia comunque un'opportunit� preferibile alla
disoccupazione. Ma so che questo non basta. Perch� la flessibilit� non
deve essere solo del lavoro, ma anche delle organizzazioni, delle
imprese, dei tempi. E su queste dimensioni della flessibilit� il
sistema Italia � ancora indietro>>

<<La sinistra italiana che sosteneva il principio della non ingerenza e
della sovranit� nazionale sta facendo un grande salto di maturit�. non
siamo lItalietta, non siamo il paese che ha paura delle decisioni che
prende. Noi siamo in unalleanza internazionale, la rispettiamo
pienamente e non faremo nulla, assolutamente nulla che possa rompere
questa solidariet� e questa alleanza. Il dramma � questo: se anche i
bombardamenti cessassero, non cesserebbe la guerra, il massacro, la
pulizia etnica.. E questo paradosso mette fuori causa il pacifismo
tradizionale. Non � che se non ci sono le bombe italiane il problema
si risolve. Ci saranno le bombe tedesche, o francesi, o britanniche, e
la cosa non cambia molto sul piano generale e dei principi>>

<<Vogliamo sia data coerenza e universalit� allemergente diritto-
dovere di ingerenza umanitaria; vogliamo che ordine internazionale e
democrazia non siano pi� piani separati e a volte distanti; vogliamo
sia data certezza e uniformit� al principio per cui nessun governo ha
il diritto di nascondersi dietro la sovranit� nazionale>>

<<Dinanzi alla catastrofe umanitaria che da mesi si andava consumando
in Kosovo il 26 marzo scorso abbiamo espresso in quest'aula il nostro
sofferto ma convinto consenso ad un'iniziativa internazionale di
pressione militare sulla Serbia volta a restituire alle popolazioni
kosovare il diritto alla vita, alla sicurezza, all'autonomia. Il
precipitare della situazione umanitaria nei Balcani con
l'intensificarsi delle feroci e brutali operazioni di pulizia etnica ci
ha posto quasi due mesi fa nella drammatica condizione di dover
accettare il ricorso alla forza come elemento necessario di un'azione
efficace di difesa dei pi� deboli. Si � trattato di una decisione
dolorosa e sofferta che, tuttavia, abbiamo assunto con serena coscienza
e che abbiamo difeso, con fermezza e pacatezza. L'ingerenza umanitaria
era e resta per noi l'unica ragione e l'unica finalit� che possa
giustificare un limitato e controllato uso della forza da parte delle
nazioni alleate nel delicato e complesso scacchiere balcanico>>.

Walter Veltroni

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* 29 maggio: concerto a Milano, spettacolo sportivo a Belgrado
* 6 giugno, Firenze: presentazione del
Festival Mondiale della Gioventu' di Algeri
* Due nuove liste per gli jugoslavi: "Mostovi-Bridges" e "Spiritual
Mountain"
* Ultime su Radio Jugoslavia


---

MILANO 29 MAGGIO

L'Associazione Italo-Jugoslava
Consolato Generale della RF Jugoslava, Milano
Editoriale Jaca Book, Milano
Con il sostegno del Comune di Milano

Hanno il piacere di invitare la S.V. al

Conterto del Coro Accademico di Belgrado
IVO LOLA RIBAR

Milano - Chiesa di San Marco, Martedi 29 maggio 2001
ore 20:30 - Piazza San Marco 2 - Ingresso libero

In programma musiche di: Kedrov, Rachmaninov,
Arkhangelskij, Bortnamski, Mokranjac, Bozic,
O. di Lasso, Scandello, Gastoldi, Banchieri, Verdi

---

BELGRADO 29 MAGGIO

Subject: Un invito a tutti quelli che sono in Serbia
Resent-Date: Wed, 23 May 2001 15:39:34 +0200
Resent-From: pck-yugoslavia@...
Date: Wed, 23 May 2001 15:42:30 +0200 (CEST)
From: Olgica Andric
Reply-To: pck-yugoslavia@...
To: pck-yugoslavia@...


Il 29 maggio, esattamente 10 anni dopo la famosa vittoria della
Stella Rossa a Bari, si svolger la partita tra l'attuale rosa
della Stella Rossa e la squadra che vinse il Coppa dei campioni
10 anni fa e in questo evento prenderanno parte quasi tutti i
vincitori della Coppa: Stojanovic, Jugovic, Marovic,
Sabanadzovic, Belodedic, Najdoski, Prosinecki, Mihajlovic,
Pancev, Savicevic (Stosic), Binic.
Prima dello spetaccolo si svolger la partitella tra i pulcini
della Stella Rossa, nati nel 1991 e i loro coetanei della
squadra Rudar di Kosovska Mitrovica.

I bigletti saranno in vendita da sabato, e il prezzo 50 dinari
per la curva nord e 100 dinari per le tribune est e ovest. La
curva sud sar riservata per i bambini che si sono iscritti alla
tifoseria rossobianca durante l'azione "Anch'io sono di Stella
Rossa".
Un grande evento di buona volont
Complimenti da parte mia
Olgica

---

FESTIVAL MONDIALE DELLA GIOVENTU'
FIRENZE 6 GIUGNO
ALGERI 8-16 AGOSTO

Presentazione del XV Festival Mondiale della Giovent e degli Studenti

Mercoled 6 giugno 2001 ore 15

Con un Responsabile del Comitato Nazionale Organizzativo del Festival
Mondiale

Aula Magna

Facolt di Scienze della Formazione - Via di Parione n 7 - Firenze
Fip: Bollettino - Collettivo d'Informazione Universitaria
http://bollettino.firenze.net

per ulteriori info tel allo 055 691327 oppure visita i siti web:

http://festivalgeria.freehomepage.com

o

http://www.festivalgeria.it (in allestimento)

---

Subject: I Ponti nella Rete
Resent-Date: Tue, 10 Apr 2001 18:27:41 +0200
Resent-From: pck-yugoslavia@...
Date: Mon, 9 Apr 2001 00:49:25 +0200
From: "Dk"
Reply-To: pck-yugoslavia@...
To: pck-yugoslavia@...

Si che alcuni ci sono stati distrutti, ma noi gli stiamo costruendo da
anni nella grande Rete, oltre qualsiasi barriera politica - dove stiamo
rinforzando i neuroni di collegamenti perduti di centinaia migliaia di
Jugoslavi sparsi nel mondo, insieme con gli nuovi amici dai svariati
paesi. Ed abbiamo bisogno dell' Italia.

Questi, ed alcuni altri, sono i posti molto amichevoli:

"Mostovi-Bridges" http://groups.yahoo.com/group/mostovi-bridges
"Spiritual Mountain" http://groups.yahoo.com/group/spiritual-mountain

Dragomir Kovacevic

---

RADIO JUGOSLAVIJA

SITO INTERNET: http://www.radioyu.org/indexRJ.htm

Subject: Radio Jugoslavija di nuovo
Resent-Date: Mon, 21 May 2001 13:15:37 +0200
Resent-From: pck-yugoslavia@...
Date: Mon, 21 May 2001 13:18:22 +0200 (CEST)
From: Olgica Andric
Reply-To: pck-yugoslavia@...
To: pck-yugoslavia@...

Cari compagni,
Mi ha scritto di nuovo la giornalista della Radio Jugoslavija
Sandra Pekic e mi ha inviato le nuove informazioni. Purtroppo
sempre scoppia qualche problema. In questo caso, la frequenza
della Radio Jugoslavia, che stata usata da 65 anni, oggi
occupata dalle radio Europa Libera e Voce dall'America che
stanno oscacolando la trasmissione di questa voce libera
jugoslava. Fra qualche giorno Sandra vi informer delle nuove
frequenze e dell'orario del programma in lingua italiana e cos
potrete sentire anche voi questa stazione, la pi ascoltata in
Jugoslavia nel periodo dei bombardamenti '99.
A presto
Olgica

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On TFF from May 21, 2001
http://www.transnational.org

This PressInfo 121 on TFF's site:
<http://www.transnational.org/pressinf/2001/pf121_MacedoWestPress.html>http:
//www.transnational.org/pressinf/2001/pf121_MacedoWestPress.html

Please forward this to someone you think would like to receive the
TFF PressInfos. To subscribe/unsubscribe send a request to
<TFF@...>



T F F P r e s s I n f o 1 2 1

May 21, 2001



M A C E D O N I A A N D T H E W E S T E R N P R E S S


By Jan Oberg, TFF director


PressInfo 118 offers an independent analysis of 11 reasons why
Macedonia is at the brink of war. Number 119 deals with the way the
United Nations was forced out of Macedonia and not employed in Kosovo
at the time when it could have made a difference. In short, there was
a hidden agenda. PressInfo 120 deals with how Macedonia is also
responsible, and not only a victim, in the process towards its fatal
crisis now.
This one deals with insufficient, or deceptive, media coverage, and
with Western democracies.


Where is the free press?
********************

We have explained that the 43,000 NATO/KFOR "peace"-keepers can not
control or seal off the border around the territory it has occupied
and is tasked with stabilising and controlling. Has it turned the
blind eye to Albanian military activity all the time? This mission is
much larger than the UN ever was in former Yugoslav territories and
much more heavily armed.

If a UN mission had failed to the same extent, hundreds of
journalists, experts and commentators would have renewed the anti-UN
chorus of the 1990s: the UN is incompetent, bureaucratic, too
expensive and inefficient, it's too weak. There is no peace to keep!
We need more muscle!

Now it is NATO, private American mercenaries, CIA in bed with more or
less criminal, hardline elements in the Balkans and no chorus is
heard. One may wonder: who controls the free press?

Will future historians reveal to us that journalists, NGOs, clergy
and Peace Corps volunteers have functioned as cover for CIA and
possibly other intelligence agencies and their cloak-and-dagger
covert operations, that citizens around the world are targets of
psychological warfare?

If you think this is to carry it too far, this is what a former CIA
analyst, Melvin Goodman, says in a recent study from the Center for
International Policy in Washington:

"The report of the (US) Council of Foreign Relations in 1996 took a
step backward with its implicit endorsement of expanded use of CIA
cover to include journalists, clergy, and Peace Corps volunteers.
This suggested misuse of the Peace Corps would destroy its integrity
as a "non political" humanitarian organization, and would greatly
increase the danger to its volunteers. The House Intelligence
Committee, in its 1996 report, also recommended that the clandestine
services apply journalistic cover to their operators abroad.
There is no justification for the use of spies posing as reporters or
the employment of bona fide reporters for intelligence missions,
practices that developed during the Cold War. Both practices should
be banned. The press has constitutional protection because it is the
chronicler of and check on the government, not its instrument.
Unfortunately, recent CIA directors have insisted that the Agency
have the option of using journalists in sensitive clandestine
operations."
Ed. Craig Eisendrath, National Insecurity. U.S. Intelligence After
the Cold War, Temple University Press, Philadelphia 2000, p36.

Given their history and purposes, there is no reason to be surprised
at the presence of CIA and similar agencies in a place like the
Balkans. You may have wondered why your media does not cover their
role or other darker aspects such as those you find in some TFF
PressInfos (and the critical, dissident press). One reason may be
that there is a politico-military-media-intelligence complex that
does not see it fit to tell the truth, the whole truth and nothing
but the truth.

Media manipulation and psychological warfare is nothing new as we
know from the writings of intellectuals such as Noam Chomsky,
Chalmers Johnson, William Blum, and John Pilger to mention a few. It
does not prevent the United States and other Western nations from
teaching the virtues of the free press wherever they can.


Peace-prevention is linked to debate-prevention
***************************************

The same governments and leaders who now condemn the Albanian
extremist activities have armed these forces and supported them, and
do so today. One of the closest allies of UNMIK and KFOR in Kosovo is
(former KLA) commander Agim Ceku. He had a leading position at the
time in the Croatian Army when it drove out some 200.000 legitimate
citizens from Croatia of Serb origin, in Operation Storm and Flash in
1995. Allegedly, he is under investigation by the War Crimes Tribunal
in the Hague; but it would be an utter embarrassment to NATO/KFOR and
the UN - - whose partner he is - - should he (and some of his
colleagues) be brought to the Tribunal. That would shed light on
Western-supported ethnic cleansing in Croatia and on the question as
to why at least 200.000 non-Albanians have left Kosovo since NATO and
the UN arrived.

If a major war breaks out in Macedonia, some of the weapons the
parties will use to fight each other come from the same supplier; and
the parties will be assisted by the same "advisers" and mercenaries
(see PressInfo 118).

The same politicians who now rush to Skopje are those who were
absolutely central in creating the havoc in the first place: then
NATO Secretary-General Javier Solana who is now the "Foreign
Minister" of the EU, Lord Robertson who was then British Secretary of
Defence, now NATO Secretary-General. The new Head of Mission of UNMIK
is former Danish defence minister Hans Haekkerup who was responsible
for Danish F16 participation in the actual bombing of Yugoslavia.
Their moral capital and legitimacy in this situation and their
competence in conflict-management in general should not be beyond
scrutiny, debate and critical evaluation in a free press.

One highly relevant word for Western policies outlined here is
peace-prevention. (See TFF report by that title). Either there is a
hidden agenda for the destruction of Macedonia too or the official
plan to provide stability and peace in Yugoslavia and Macedonia is
yet another conflict-management failure of Himalayan proportions.

Those who want to look into the matter might find that the policies
of EU and NATO countries, particularly as they relate to Kosovo and
the policies of the missions there, make up the most important factor
of instability in today's Balkans.

Macedonia's ability to survive the consequences of ten years of
conflict-mismanagement in the Balkans has been impressive, but it is
coming to an end. There has been no lack of early warnings from
experts such as Misha Glenny, international government mission heads
in the region and independent expert teams such as that of TFF.

Unfortunately, top politicians in the US and Europe lack every
willingness to listen. They do not learn lessons, they teach them.
They have too little humility and too much missionary zeal. They see
others as standing on the lower rungs of the civilisational ladder,
themselves (on its top) as chosen to civilise the savages. Or to make
others their disciples. It's the classical colonial mind-set: the
noble white man's shouldering his burden while regretting that now
and then he needs to use the sword to make them understand his
altruism and fundamental goodness.

The importance of independent research and media work grows by the day.






This is what TFF wrote about preventing war in Macedonia about two years
ago:

Your ideas for peace in Macedonia wanted (1999)
http://www.transnational.org/pressinf/pf79.html

A Bouquet of peace ideas to Macedonia...and Kosovo (1999)
http://www.transnational.org/pressinf/pf80.html


� TFF 2001

Please reprint, copy, archive, quote or re-post this item, but please
retain the source.

---

THE DANGEROUS GAP
A legacy of the Clinton Era

R. K Kent
Emeritus Professor of History
University of California at
Berkeley.
(17 May 2001)


When ballots cast in secret eliminated the United States from
U.N.�s Commission
on Human Rights reactions ranged from disbelief to outrage. It was
immediately
pointed out that �rogue� states and gross violators of Human Rights
had, as such,
no moral right to block the United States, sustained champion of
Human Rights
everywhere �Cut-off all U.S. funds to the U.N.,� said some. Others
suggested that the
time has come to �pull out of the U.N. altogether,� as the U.S. did with
the League of
Nations. For the more cynical observers, this act of �expulsion� was
the price of
being the sole remaining super-Power, a target for the small fry to
�bite� the Tall
Uncle Sam. Yet, hardly anyone argued seriously that this was a
symbolic and
actually well-intended message to the American People that something
had gone wrong
with those who govern them, that something had, in fact, tarnished the
United States,
and that the gap between self-perception in Washington and the way the
U.S. is widely
perceived today has grown too wide. It did not just happen to �come
with the
territory.�

It is actually an attempt to ring alarm bells and virtually impose
the
understanding of an acute and very real gap between the outer-world
realities and the
self-perception in Washington, New York and Los Angeles. This is a
problem that the
ruling American elite refuses to acknowledge. It is consumed by
America�s own
unquestioned primacy and might. It has discovered the heady brew of
�re-arranging�
matters in the �old countries� without being really accountable to
anyone. It is
becoming addicted to foreign petitioners, fund-raising ethnic lobbies
at home, and
�ethnic� nationalists seeking U.S. help to hurt their own local
adversaries. All of
this has served to enhance both venality and �American
Exceptionalism,� the id�e
maitresse of the home-grown Nationalist ethos. The basic rule is
that �we� cannot,
by definition, be wrong. When �we� do happen to be proven wrong by
events these are
disregarded or passed over in silence as the basic rule reminds everyone
that Might
alone makes Right. To this must be added the irritating tendency from
the Clinton Era to
�iron-out� all foreign-policy contradictions with arrogance and the
lofty
�Humanitarian� rhetoric which hardly jibes with actual applications of
the U.S. military
and economic might abroad.


During the intense Human Rights drive of the Nineties, its leaders
in the U.S.
Government and the American corporate media endowed themselves
with moral purity
and made it a practice to depict various interventions abroad as a
humanitarian
duty. A widely noted example of this self-inflicted malady was
Madeleine
Albright�s TV retort to Leslie Stohl that the U.S. sanctions on Iraq
were �worth� the
deaths of 500,000 local children, with a subsequent explanation that
�we care more
about the Iraqi people than Saddam.� But. such arrogance and
contradiction in logic
were hardly confined to Madeleine Albright. She simply displayed
and articulated
them in a way calculated to get a craved public attention. There
is a far more
consequential legacy of the Clinton-era foreign policy, inherited by
the Bush
Administration. Its most revealing segment is the unprecedented U.S.
entry into the
Balkans and, more specifically, into ex-Yugoslavia. It began in
1992-1993 to be
capped some seven years later with the so-called �Victory at Kosovo.�


One key contradiction is to be found in the simultaneous support for
multi-ethnic
national arrangements and the right of self-determination. As a true
reflection of a
pluralist America, Washington�s foreign policy should have preserved
the Yugoslav
federal arrangement, by refusing a priori to recognize any seceding
component.
Instead, the Clinton foreign policy team actively supported the
break-up of
Yugoslavia, a major European achievement as a multi-ethnic and
multi-religious nation.
It accorded, at the same time, the right of self-determination to all
of the
ethnicities within the Federal structure except the Serbs. Equally, as
the official
propaganda castigated the � Great Sin � of Nationalism, especially its
narrower
manifestations, U.S. support went to the extreme nationalists in
Croatia, Muslim Bosnia
and Kosovo. It was a performance abroad all tied-up in knots. It did
not even deserve
to be called a �policy.� A brief look at the results should be enough
to convince.


In Bosnia, which was a mini-Yugoslavia in composition, reflected in
large numbers of
inter-marriages, the U.S. diplomatic intervention served to force
all the diverse
elements to submit to an illegal Muslim government required to step
down from
Bosnia�s presidency. . This was done despite the European Union�s
success in
arranging, at Lisbon in February 1992, for an acceptable peace treaty
in Bosnia. Two
months later and two days apart, both Germany and the U.S. recognized
Bosnia as an
independent state under a Muslim government .The civil war became
inevitable at this
point. The reality today is that Bosnia is effectively sub-divided into
three parts,
despite the official fiction of progress and �emerging� �federative
unity.� Bosnuan
Muslims continue to be favored despite widespread corruption and theft
of funds for
reconstruction. . The why of this favoritism of the Muslim �side� in
Bosnia is not
difficult to decipher. Two factors went into play. A number of
influential
foreign-policy persons, including Anthony Lake, Sanford Berger and
Madeleine Albright,
convinced themselves that this would somehow aid U.S. efforts at
attaining peace in
the Middle East. It did not matter again that the logic here was
again faulty and
working in total disregard of Israeli-Arab relations during more than
half of the
Twentieth Century. The second factor reflected what the astute
French journalist
Louis Dalmas has called the �Cult of Minorities.� (1)


While Washington supported Croatia�s right to self-determination
as a � budding
Democracy� with a free market economy, in opposition to the �
Communist Serbia,� the
attempt of the Yugoslav Federal Army to prevent the unilateral and
violent exit of
Croatia served conveniently to transform Serbia into an �enemy� of the
West. In the
process, as the Serbs came do be deformed by propaganda beyond
recognition, the
�International Community� overlooked the first massive �ethnic
cleansing� in the
Yugoslav space. It was carried out by the New Croatia�s Army and
para-military in
Western Slavonia between August 1991 and February 1992. About 40,000
ethnic Serbs fled
in panic. Their properties were looted and taken away, their
Orthodox churches were
systematically destroyed and their elderly, who could not or would not
run, were simply
executed. Nor did the �International Community� manage to lift a finger
to counter the
mistreatment and myriad human-rights abuses against the Serb minority
in Croatia. It
used to be at 14 percent of the total population. In August 1995, an
even larger
�ethnic cleansing� of Krajina�s 250,000 Serb civilians established
Croatia as an
ethno-religiously �pure� mini-state .In this action it had full U.S.
support. U.S. jets
within NATO even strafed the Serb radar positions around Knin, the
Capital of Krajina as
the Croat Army carried out its blitzkrieg.


Finally, the U.S./NATO intervention at Kosovo has produced yet another
case of �ethnic
cleansing,� right under the eyes of 40,000 NATO troops. Altogether some
300,000 Serbs,
Romas, Turks, Greeks, pro-Yugoslav Albanians, and a number of
numerically smaller
minorities have fled from Kosovo since June 1999. Except for a handful
of Serb ghettos
guarded by NATO troops in central and southern Kosovo, the last
concentration of some
120,000 Serbs is holding out at Kosovska Mitrovica. There is an almost
ethnically pure
Kosovo now, courtesy of the U.S. clandestine (CIA) and open(Pentagon
and State
Department) support of the so-called �Kosovo Liberation Army� (KLA).
What is happening
inside Kosovo may no longer be mentioned in polite company and,
whatever happens, it
is clear that Kosovo has been taken de facto away from Serbia by
Washington�s diktat.


It is no longer possible to hope for any real reconciliation at
Kosovo. The U.S./NATO
�humanitarian intervention� has poisoned for a long time to come the
soil and the
water. It has virtually made sure that an already moribund human soul at
Kosovo cannot
recover any deeper sense of humanity. A sub-rosa control of Kosovo by
the �ex-KLA�
translates also into illegal commercial enterprise as 80 percent of the
heroin for
Western Europe goes through the hands and minions of Kosovo�s Caids
and Albanian
Mafiosi. Looking the other way at �justifiable retribution?� But, what
the Serbs were
being accused of doing at Kosovo, before NATO�s � Humanitarian�
intervention as well
as during the eleven weeks of the so-called �air war,� has proven to
have been at
considerable odds with local realities. The claims of endless mass
graves and 100,000
executions were dead on arrival of NATO�s occupying force. The
accusation that the
Serb Army and Police targeted the Kosovo Albanians as a �Race�
subjected to �Genocide�
became subsequently exposed as untenable. Between 1998 and the
beginning of 1999 some
300 Serb policemen were killed, almost exclusively from ambush. In
acting against
the KLA ambushers and assassins.( transformed by propaganda into
�freedom fighters�)
the Serb authorities did nothing more sinister than to exercise another
basic right,
the right of self-defense and its legitimate internal application
against a guerrilla
mounted and financed from outside. All of this is dismissed with such a
quip as �the
first victim of war is Truth.� Since lies dominate in all wars
�deforming� truth at
Kosovo is nothing to get excited about. Or, as a U.S. Army Generl
countered the
emerging contradictions within Kosovo, �the claims made represent the
best information
available at the time.� How could anyone be unfair and disagree with
�our men in
uniform,� �risking their lives to defend freedom.� Few could recall that
not a single
American life was lost in the eleven weeks of bombing Serbia and
Kosovo. But, when
disinformation is enveloped in rather transparent �Patriotism� and the
managerial
�explanations� to questioin it is always an uphill struggle.

The U.S. entry into the Balkans began first in secret and amid denials
from the
Pentagon. Only the European and primarily British press exposed the
clandestine
engagement. At the time. American Public opinion did not favor a U.S.
entry into
another conflict that was not generally understood and for which no
time-frame was
in sight. .Therein lies the source of a most ruthless campaign by
official propaganda
and its sometimes sycophantic and at other times even more aggressive
corporate-media. Only, almost all of it was not directed at a
foreign �enemy� but
at an American People that partly did not care and partly distrusted
the government
anyway. It probably was not a coincidence that the bombings by �NATO�
(mainly USAF) in
Yugoslavia ended one day before mass demonstrations against the �air
war� were scheduled
to take place in most major American cities.


So far, the U.S. Treasury is short by over 25 billion dollars,
squandered in the
would-be mirific enterprises in the Balkans. Lasting �Victories� have
been proclaimed
in Bosnia and in Kosovo and William Jefferson . Clinton left the White
House. On his
last visit to Europe before stepping down he promised to �de-Balkanize
the Balkans.�
He forgot or never really knew that what he had done was to Balkanize
Yugoslavia a
classic world-power �engagement� in the region. Italian Fascists and
German Nazis
�worked hard� (a Clinton phrase) to Balkanize Yugoslavia too and the
legacies of both
have not entirely played themselves out Neither has the Clintonian
variant. Strap on
the seat belts. The game is hardly over. Amid the seeming �victories�
and successes The
Clinton Legacy , with its economic and military arrogance, is an
increasing disgust
with U.S. leadership in the world. The new Administration is preparing
all kinds of
defenses against unseen but �developed� foreign enemies. Despite all
the talk about the
need for �humility� and �respect� in foreign- affairs dealings, the
same Nationalist
Hawks are sucking the American People into their web of �
geo-political strategies�
discredited long ago as appendages of Nazi Germany�s intended Global
Hegemony. Only the
overt arrogance is missing.

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From: "francesco iannuzzelli" <francesco@...>
Organization: peacelink
Date sent: Mon, 21 May 2001 01:14:46 +0100
Subject: Aggiornamento uranio impoverito


Come gia' segnalato in lista, (riporto il messaggio in coda)
il documento della Commissione Mandelli sull'uranio impoverito
contiene un grave errore nell'analisi statistica; il documento del
prof. Barsotti che evidenzia l'errore e' disponibile nella pagina
documenti scientifici sull'uranio impoverito
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/documenti
sia in formato html che pdf

Ne approfitto per segnalare anche:

1. Il punto sulla situazione del "Dopo Mandelli",
a cura di Falco Accame, dell'ANAVAFAF,
che pubblichiamo a questo indirizzo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/varie/anavafaf.shtml

2. "Quelle bombe hanno ucciso mio marito...", la lettera aperta
a Veronesi da Anna Bidan, vedova del maresciallo Pizzamiglio,
morto dopo aver partecipato alla missione "di pace"
in Somalia nel 1993.
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/u238/varie/averonesi.shtml

3. Un documento del prof. Durakovic
"On Depleted Uranium: Gulf War and Balkan Syndrome"
pubblicato sul Croatian Medical Journal
http://www.vms.hr/cmj/2001/4202/05.pdf (62k)

4. Il documento aggiornato del Ministero della Difesa britannico
sullo screening dei soldati inglesi impiegati nei Balcani,
reperibile sul sito della Society for Radiological Protection
http://www.srp-uk.org/consdu.html

5. Sono stati diffusi i primi dati riguardanti i soldati spagnoli
che sono stati colpiti da varie patologie dopo essere stati
in servizio nei Balcani.
Si tratta di 53 soldati, dei quali 8 sono morti e 36 sono gravemente
malati per vari tipi di cancro. Altri 9 sono sotto osservazione,
mentre sono stati rilevati anche 4 casi di cancro tra volontari
della cooperazione internazionale.



francesco iannuzzelli francesco@...
associazione peacelink - sez. disarmo
http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo
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Date sent: Mon, 21 May 2001 00:04:42 +0200
From: Francesco
Subject: Errori metodo statistico commissione Mandelli
sottostimano linfomi


da Il Manifesto del 20 maggio 2001

** Uranio, che errore **

Vi ricordate la relazione della commissione Mandelli, nominata dal
Governo italiano, che aveva stabilito che non vi era alcun nesso
evidente tra l'esposizione all'uranio impoverito e le malattie che
hanno colpito i militari in Bosnia e Kosovo? Ebbene, a svelare gli
<<errori>> del metodo statistico utilizzato dalla commissione, e'
un professore del Dipartimento di Statistica di Torino, Lucio
Bertoli-Barsotti. Errori parzialmente ammessi da un epidemiologo
che fa parte della commissione, che ora sta preparando un nuovo
rapporto che sara' pronto entro giugno. Il nuovo calcolo
stabilirebbe percentuali ben oltre la media di linfomi Hodgkin.

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La tesi di Laurea "Pericolosit� dell'utilizzo dell'uranio impoverito a
scopi militari", discussa da Luca Boschetti alla Facolt� di Ingegneria
del Politecnico di Torino, relatore Massimo Zucchetti, si puo' scaricare
dalla rete. E' stata suddivisa in due file Microsoft Word zippati, che
si trovano alle URL:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/996 e
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1001

In caso di problemi il file puo' anche essere richiesto direttamente al
prof. Zucchetti (zucchetti@...)

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QUALCUNO SI RICORDA DI "OSLOBODJENJE"?

...ma come non vi ricordate? Quel quotidiano che era diventato famoso
durante la guerra fratricida in Bosnia, del quale si diceva che "veniva
stampato in condizioni proibitive negli scantinati di Sarajevo" (ma si
poteva acquistare anche nelle edicole delle stazioni di tutte le grandi
citta' europee), che "era la voce di Sarajevo multietnica" (ma sul quale
veniva elaborato il nuovo vocabolario della lingua "bosgnacca",
distinguando artificiosamente tra gli idiomi delle varie comunita'
bosniache), che anzi "rappresentava tutte le etnie della Bosnia unitaria
di Izetbegovic" (benche' la sua redazione si fosse scissa ed i serbi,
chissa' perche' contrari alla "Bosnia di Izetbegovic", avessero creato
un loro "Oslobodjenje" in cirillico, che esce tuttora)?

Ebbene: ha chiuso. Finita la guerra fratricida, la sua funzione di
specchietto per le allodole si era esaurita. La propaganda occidentale
ed antijugoslava non ne aveva piu' bisogno.

"L'Oslobodjenje, il quotidiano simbolo della resistenza della Bosnia, ha
dovuto ieri chiudere. Il giornale Oslobodjenje ha dovuto soccombere ad
una disputa sindacale. Fondato da partigiani comunisti durante l'ultimo
conflitto mondiale, l'Oslobodjenje aveva visto la sede ridotta ad un
cumulo di macerie durante la guerra civile, dal 1992 al 1995; i
redattori lavoravano nello scantinato al lume delle candele, per
produrre un giornale da un foglio, sotto il fuoco dei serbi che
assediavano Sarajevo. Due redattori furono uccisi dai cecchini.
All'Oslobodjenje furono assegnati 16 premi giornalistici internazionali,
ma le difficolta' economiche hanno avuto il sopravvento: le vendite
erano calate di un quarto, e l'indebitamento si era fatto pesante" (AGI;
tratto da "Metro", Roma, 21/5/2001)

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Ex Jugoslavia: Il gioco si chiama PETROLIO!
di Karen Talbot (11/5/2001; fonte: Stop Nato)

dal sito della Lega Antimperialista del Belgio:
>
http://www.lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdABBBACAD&object_id135



Former Yugoslavia:
The name of the
game is OIL!

Karen Talbot

The Bush administration, with its spectacular connections to oil and
energy corporations, is telling the U.S. people they need more oil, gas
and
nuclear power to meet the so-called "energy crisis." It is becoming
unmistakable that events in the Balkans, including the recent terrorist
attacks in Macedonia, have been directly related to this drive for
ever-greater sources of oil and profits.
Not only do the people of the former
Yugoslavia continue to pay an enormous human price, but U.S.
consumers and taxpayers also are
shelling out huge sums which ultimately enrich these corporations.
The intensifying "civil war" in Macedonia is a case in point.

Terrorist assaults in the Former Yugoslav Republic of
Macedonia (FYROM) by the so-called
"National Liberation Army"(NLA) have resumed and greatly
escalated in recent days with major
ambushes including against security forces near
Kumanova. The FYROM government troops have
responded with a major offensive to counter the
terrorists. (1) The ethnic Albanian terrorists have
been engaging in fierce attacks in the rugged
mountains of Macedonia, not only targeting Serbs and
Macedonians, but also Albanians who oppose them.
Their actions have been criticized by Western
powers as threatening to ignite a wider Balkan
conflict. (2) But is there a hidden agenda?

Though the U.S. administration says it opposes the
recent terrorism in this region, they have not
stopped these attacks which are initiated from the
Serbian province of Kosovo. This is despite the
overwhelming KFOR presence, including U.S. forces
based at the huge military base, Camp Bondsteel
in Kosovo, conveniently located in this vital area.

These NLA forces are openly acknowledged to be
connected with the Kovoso Liberation Army (KLA)
which has consistently been backed by the U.S.
and NATO troops occupying Kosovo. This alliance has
persisted despite the KLA's continuing widespread
attacks on Serbs and other non-Albanians in
Kosovo and its widely known criminal and drug
trafficking activities. The KLA was nominally
transformed into the Kosovo Protection Corps (KPC)
which is trained by Military Professional
Resources Inc (MPRI), made up by former U.S.
military officers, based in Alexandria, Virginia. The
MPRI also had been involved in the training and
command of the Croatian military that forced over
200,000 ethnic Serbs from the Krajina region of
Croatia in 1995. (3)

It is curious, therefore, that NATO
Secretary-General George Robertson described the ethnic
Albanian NLA fighters as "a bunch of murderous
thugs whose objective is to destroy a democratic
Macedonia and who are using civilians as human
shields." Are they not thugs when engaging in similar
behavior in Kosovo? (4)

Contingents connected with the KLA also have
been stirring up intense fighting in the Presevo Valley
in southeast Serbia. This valley is a narrow
strip of land between lofty mountains bordering Kosovo
on the west and a high range bordering Bulgaria
on the east. It is a strategic route used for centuries for
commerce and to provide passage for armies
between Europe to the Middle East. Hitler's fascist
armies relied heavily on this passageway. The
current attacks in Macedonia have centered very near the
boundaries between Macedonia, Kosovo and the Presevo Valley.

Trans-Balkan oil pipeline

It is now becoming clearer than ever that one
primary reason the U.S. has been so involved in Kosovo,
Bosnia, and throughout Yugoslavia, has much to
do with the immense wealth to be gleaned from oil.

Construction of a major "trans-Balkan" pipeline is
underway from Burgas in Bulgaria on the Black
Sea, through Macedonia, to the Albanian Adriatic
port of Vlore. It is being built by U.S.- owned
Albanian-Macedonia-Bulgarian company (AMBO) and
is scheduled to be operational by 2005. (5)

The trans-Balkan pipeline passes through what
is known as corridor 8-traversing very near the
borders between Macedonia, Kosovo and the Presevo
Valley. (see map http://www.lai-aib.org/images/319.gif)
Furthermore, it is to be
connected with another series of pipelines,
some of them Soviet-era pipelines. A major one of these
will pass down the Presevo Valley-known as corridor
10- connecting with the AMBO pipeline
precisely at these same critical borders.
This system of pipelines not only is designed to transport
petroleum to sea ports for shipping abroad,
but extends into the heart of Europe. Two branches of the
AMBO line jut into Greece-one to Thessalonika,
the other to a terminal on the west coast.

All of this has to do with the enormously rich
petroleum fields of the Caspian Sea basin. In order to
get that oil to market, one of the best routes
is to pipe it to the Black Sea, ship it in tankers across the
sea, and then pipe it again across the Balkans
to the Adriatic Sea. This by-passes the treacherous
narrow Bosporous Straits near Istanbul, which Turkey
claims could not safely accommodate the heavy
tanker traffic from the Black Sea to the Mediterranean.
By restricting this route, Turkey is also
limiting Russian oil transport through the straits
and boosting its own interest in the construction of
a pipeline from Baku on the Caspian Sea to the
Turkish terminal at Ceyhan, which would also by-pass
Russia. This route also has fluctuating support by the U.S.

The AMBO Trans-Balkan pipeline "will make all
countries from the Caspian Sea to the Balkans
politically and economically dependent on the U.S." (6)
The transport of oil through the Balkans is
not the only consideration for the giant oil cartels.
They are also pursuing the development of rich
petroleum fields in various parts of the Balkan region itself,
especially in Albania.

The feasibility study giving the green light to
the AMBO project was largely paid for by U.S
taxpayers. Was it mere coincidence that the terrorist
attacks in Macedonia began just after the
successful completion of the study and the
go-ahead was given for the pipeline?

Journalist Richard Norton-Taylor, writing in the
[London] Guardian, put it this way: "While the
U.S. and NATO-and now the EU-hold out the prospect
of untold wealth for the Caucasian states of
the former Soviet Union, the West will also have
an important economic stake in Albania and
Macedonia...The implications for Kosovo, a Serbian
province with an overwhelming ethnic Albanian
population, and for Macedonia, with armed groups
from Kosovo stirring up trouble among the ethnic
Albanian population, are potentially immense." (7)

General Michael Jackson, who eventually took over
command of KFOR in Kosovo, when speaking of
Macedonia, said: "[W]e will certainly remain here a
long time so that we can also guarantee the
security of the energy corridors which traverse this
country." (8)

Bush administration ties

Somehow it comes as no surprise that the pipeline
being built by AMBO is headed by CEO, E.L. "Ted"
Ferguson, former Director of Oil & Gas Development
for Europe for Brown and Root, part of
Halliburton, - Vice President Dick Cheney's
old company! The oil giants already moving into place to
operate under the umbrella of AMBO are Texaco,
Chevron, Exxon, Mobil, BP, Amoco, Agip and
TotalElFina. (9) Interestingly, the gargantuan
Camp Bondsteel was also built by Halliburton. It is
the largest U.S. military base constructed
since Vietnam. Furthermore, the troops stationed in the
Balkans are being serviced by Halliburton and the
feasibility study for the AMBO pipeline was
conducted by Brown and Root Ltd. of London.(10)

There is tremendous pot of "Black Gold" at the
end of this pipeline rainbow. Such a massive project as
the trans-Balkan pipeline requires enormous
amounts of U.S. government money in the form of
investment guarantees from the Export-Import Bank,
loans from the World Bank, and other backing.
It needs the sword to march along with the
dollar, even if that sword is wielded by surrogate forces.
It needs NATO troops and the massive U.S. "Fort"
Bondsteel in the "frontier" outpost of Kosovo, to
protect the investments. Who better to guarantee
all of these things than the Bush Administration
team with its connections to corporations like
Halliburton, and big oil? They are dripping in oil and
energy profits."

Europe-U.S. rivalry

The European Union, with Germany leading the way,
since the early 1990s has been projecting several
corridors not only as energy corridors, but to
provide a vast complex of communications- highways,
railroads, airports, maritime ports and
rivers-critical to the economy and corporate profits in Europe.
These plans have created one of a number of
substantial rivalries between the U.S. and the E.U. with
the U.S. balking at several of the pipeline and
corridor plans that would carry oil from the Caspian and
Russia, (including through Ukraine) into Europe.
Another pipeline competing with the AMBO
corridor is projected to carry crude from Russia
to Greece via Bulgaria. (11) Hundreds of billions of
Euro dollars are at stake. (12)This competition
has been reflected in recent years in differences over
Kosovo, Bosnia, and Macedonia, among other disputes.
However, it appears that the AMBO pipeline,
with its connection to the corridor 10 pipeline,
will give the U.S. control over a considerable amount
of the oil coming into Europe from the Caspian basin.

Greater Albania

The goal of the ongoing terrorism led by the
KLA has been, and now is openly proclaimed to be, the
establishment a "Greater Albania." The only
time such an entity ever existed was under the fascist rule
during World War II. This objective again is
being espoused by the neo-fascists of today. Is the
success of the AMBO pipeline project dependent
on going along with this aim? The map of "Greater
Albania," includes parts of Greece. Is it mere
happenstance that the AMBO line includes branches into
Greece and that the Presevo Valley is the only
possible route for a pipeline between Europe and the
Greek port of Thessalonika? (see map)

The agony of the people of Yugoslavia who were
steadily bombed by the U.S. and NATO for 78 days,
and hard hit by the severest economic sanctions
for years, coupled with the fragmenting of the former
Yugoslavia, requires viewing against the backdrop
of corporate profits, particular oil profits. Upon
close examination, one discovers that the giant
oil companies continue to be deeply involved in most of
the conflicts in the world including in efforts
to destroy national sovereignty, breakup nations,
Balkanize, and create tiny "emirates" and "banana
republics." More often than not, U.S. government
and military policies back them up. In the case
of the southern Balkans, the intent may well be to
establish a "Greater Albania" to advance the
interests of the oil conglomerates.


This article is an update to several articles
by Karen Talbot including "Backing up Globalization with
Military Might," CovertAction Quarterly, fall/winter, 1999;
"Chechnya: More Blood for Oil,"
CovertAction Quarterly, Spring/Summer,2000.

The map is from
http://www.scarabee.com/EDITO2/070699.html

Notes (1) "Macedonians Fear Impending Civil War," Danica
Kirka, Associated Press, May 3, 2001
(2) "Macedonian Conflict Reignites World Worries,"
Reuters, May 4, 2001.
(3) "The U.N. Appoints an Alleged War Criminal," Michel
Chossudovsky, Mar. 17, 2000,
www.tenc.net [emperors-clothes]
(4) "Rebels push Macedonia to 'the brink,'" Juliette
Terzieff, San Francisco Chronicle, May 8, 2001.
(5) "AMBO Pipeline to Start Raising Funds in July,"
Reuters, June 15, 2000.
(6) "Trans-Balkan Pipeline Complicates U.S.-Turkey
Relations," Global Intelligence Update, Jan.
14, 2000.
(7) "The New Great Game," Richard Norton-Taylor, Guardian
(London), Mar. 5, 2001.
(8) Sole 24 Ore, Apr.13, 1999.
(9) Op. cit. no. 4.
(10) see MILSNEWS, Skopje, Jan. 23, 1997.
(11) Op. cit. no. 4.
(12)"Caspian Sea's Oil Reserves," Michel Collon,
http://www.iacenter.org/warcrime/mcollon.htm

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Il Tribunale ONU sulla Jugoslavia: la vergogna internazionale di un
organismo che dovrebbe essere imparziale e che invece � un docile
strumento in mano alla NATO per colpire i nemici dell'alleanza

Louise Arbor, una criminale di guerra che nessuno ha ancora portato sul
banco degli imputati

L'articolo che riproduciamo, pubblicato in italiano anche dal Manifesto
del 27 e 28 maggio 2000, � stato scritto nei primi giorni di febbraio
da Christopher Black, uno degli avvocati canadesi che hanno chiesto al
Tribunale ONU per la Jugoslavia di accusare i dirigenti della NATO di
crimini di guerra, e da Edward Herman, canadese, autore di saggi sui
mezzi di comunicazione di massa.

Tra i molti paradossi della guerra della Nato contro la Jugoslavia c'�
il ruolo del Tribunale Penale Internazionale e della sua ex
procuratrice generale, Louise Arbour, elevata dal primo ministro
canadese Jean Chretien all'Alta Corte del Canada nel 1999. Come avremo
modo di dimostrare, quel premio si giustifica interamente per i servizi
politici resi alle potenze della Nato, ma � una monumentale presa in
giro se si considera la questione della corretta amministrazione della
giustizia. In realt�, poich� la Arbour e il suo Tribunale hanno giocato
un ruolo chiave nel favorire crimini di guerra, ci sono eccellenti
motivi per sostenere che in un mondo giusto la Arbour si dovrebbe
trovare sul banco degli imputati piuttosto che nella veste di giudice.

La Arbour corre in aiuto della NATO

Il momento della verit� per la Arbour e il Tribunale � venuto nel bel
mezzo della campagna di bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia
durata 78 giorni, quando la Arbour � apparsa una prima volta in una
conferenza stampa del 20 aprile 1999 insieme al ministro degli esteri
britannico Robin Cook per ricevere da lui la documentazione sui crimini
di guerra serbi. Successivamente, il 27 maggio, la Arbour annunciava
l'incriminazione del presidente serbo Slobodan Milosevic e di quattro
suoi collaboratori per crimini di guerra. L'inappropriatezza di questo
comportamento da parte di un organo presumibilmente giudicante nel bel
mezzo della guerra in Kosovo, e mentre la Germania, la Russia ed altre
potenze stavano cercando di trovare una soluzione diplomatica al
conflitto, � sconcertante.
Presentandosi pubblicamente il 20 aprile 1999 con Cook, la Arbour
dichiar� che "sarebbe inconcepibile... che noi di fatto accettassimo di
essere guidati dalla volont� politica di gente che pu� avere propri
scopi da perseguire". Ma la sua apparizione con Cook e le
incriminazioni che l'hanno seguita corrispondevano perfettamente ai
bisogni politici dei dirigenti della Nato. Le critiche ai bombardamenti
Nato, sempre pi� intensi e mirati a colpire le infrastrutture civili,
stavano crescendo, e nei media britannici Blair e Cook fustigavano i
loro critici per il loro insufficiente entusiasmo per la guerra.
L'intervento della Arbour e del Tribunale, che dichiarava la dirigenza
serba colpevole di crimini di guerra, era una mossa di relazioni
pubbliche per giustificare la politica della Nato e facilitare la
continuazione e l'escalation dei bombardamenti. I dirigenti e i
propagandisti della Nato l'hanno sottolineato spesso: Madeleine
Albright rilevava subito che l'incriminazione "chiarisce al mondo
intero e all'opinione pubblica dei nostri paesi che questa [politica
della Nato] � giustificata dai crimini commessi, e penso anche che ci
consentir� di continuare a portare avanti tutti questi processi [cio� i
bombardamenti]" (Cnn, 27 maggio). Il portavoce del Dipartimento di
Stato James Rubin dichiarava da parte sua che "questo passo senza
precedenti... giustifica nel modo pi� chiaro possibile quanto abbiamo
fatto negli ultimi mesi" (Cnn Morning News, 27 maggio).

Bench� il Tribunale fosse insediato sin dal maggio 1993, e le atrocit�
pi� gravi nelle guerre jugoslave fossero state commesse nel quadro
della disgregazione della vecchia Federazione, tra il giugno 1991 e i
colloqui di pace di Dayton alla fine del 1995, non c'era stata nessuna
accusa contro Milosevic per nessuna di quelle atrocit�.
L'incriminazione del 27 maggio si riferisce esclusivamente a 241 morti
di cui si avrebbe avuta notizia nei primi mesi del 1999.
L'incriminazione appare preparata frettolosamente in risposta a qualche
bisogno urgente. Il 20 aprile la Arbour aveva persino dichiarato di
avere "fatto visita alla Nato" per "dialogare con potenziali fornitori
di informazioni per creare un sostegno senza precedenti, di cui il
Tribunale ha bisogno se vuole ottemperare al suo mandato in una cornice
temporale che lo renda rilevante per la risoluzione di un conflitto...
delle dimensioni di quello attualmente in attoa nel Kosovo". Ma la sua
azione ha impedito una soluzione negoziata, anche se ha contribuito ad
accelerare una soluzione attraverso l'intensificazione dei
bombardamenti.

La Arbour stessa si diceva "preoccupata dell'impatto che questa
incriminazione pu� avere sul processo di pace", e dichiarava che,
bench� le persone incriminate abbiano "diritto alla presunzione di
innocenza fino alla condanna, le prove su cui l'incriminazione si fonda
sollevano seri dubbi sulla loro adeguatezza ad essere garanti di
qualunque intesa, per non parlare di un accordo di pace". (Cnn Live
Event, Special, 27 maggio). In questo modo la Arbour non solo ammetteva
di essere assolutamente consapevole del significato politico della
incriminazione, ma insinuava anche che l'interferenza con eventuali
sforzi diplomatici era giustificata perch� le persone incriminate,
sebbene non ancora dichiarate colpevoli, non sarebbero state adeguate a
negoziare. Questo giudizio politico largamente extragiudiziale, insieme
al momento scelto per le incriminazioni, indica il ruolo altamente
politico della Arbour e del Tribunale.

Cosa c'� dietro la politicizzazione del Tribunale

Il servizio reso dalla Arbour alla Nato con l'incriminazione di
Milosevic � stato il risultato logico del controllo di fatto sul
Tribunale e sulle sue finalit�. Il Tribunale fu istituito dal Consiglio
di Sicurezza all'inizio degli anni '90 per servire agli scopi della
politica balcanica dei suoi membri dominanti, specialmente degli Usa
(Cina e Russia li hanno seguiti come partner silenziosi e impotenti,
forse in cambio di concessioni economiche). Il finanziamento e la
relazione di interdipendenza funzionale con le principali potenze Nato
ne hanno fatto uno strumento della Nato.
Sebbene, secondo l'art. 32 dello Statuto, le spese del Tribunale
debbano essere previste nel bilancio generale dell'Onu, questa clausola
viene regolarmente violata. Negli anni 1994-1995 il governo Usa ha
elargito al Tribunale 700.000 dollari in contanti e 2,3 milioni di
dollari in attrezzature (e ci� mentre si rifiutava di far fronte al suo
debito con l'ONU che avrebbe cos� potuto assicurarne il finanziamento).
Il 12 maggio 1999 la giudice Gabrielle Kirk McDonald, presidente del
Tribunale, dichiarava che "il governo degli Stati Uniti ha accettato
molto generosamente di dare 500.000 dollari [per un
progetto "Outreach"] e di incoraggiare altri stati a contribuire".
Molti altri enti governativi e non governativi con sede negli Usa hanno
fornito risorse al Tribunale.

L'articolo 16 dello Statuto del Tribunale stabilisce che il procuratore
deve agire in modo indipendente e non deve chiedere o ricevere
istruzioni da alcun governo. Anche questa disposizione � stata
sistematicamente violata. Le fonti Nato hanno regolarmente avanzato la
pretesa di avere autorit� sul Tribunale: "Decideremo se le azioni della
Jugoslavia contro le persone di etnia albanese costituiscano un
genocidio" dichiara un foglio informativo dell'Usia (United States
Information Agency), e nella conferenza stampa tenuta insieme alla
Arbour il 20 aprile Cook dichiara: "Concentreremo la nostra attenzione
sui crimini di guerra che vengono commessi in Kosovo e siamo
determinati a consegnare i responsabili alla giustizia", come se lui e
la Arbour fossero un organismo che decide collettivamente, e in
collaborazione, chi debba essere accusato dei crimini di guerra, ed
ovviamente escludendo se stesso dai potenziali accusati. In precedenza,
il 31 marzo, due giorni dopo che Cook le aveva promesso informazioni
utili a sostenere le accuse, la Arbour aveva annunciato
l'incriminazione di Arkan.

I funzionari del Tribunale si sono persino vantati del "forte sostegno
da parte dei governi interessati e di singoli individui come la
segretaria di stato Albright", citata poi come "madre del Tribunale"
(da Gabrielle Kirk McDonald). In una conferenza stampa del settembre
1999 la procuratrice generale succeduta alla Arbour, Carla Del Ponte,
ringraziava l'americana Fbi per aver aiutato il Tribunale, ed esprimeva
riconoscenza per "l'importante sostegno fornito al Tribunale dal
governo degli Stati Uniti". La stessa Arbour aveva informato
personalmente Clinton dell'imminente incriminazione di Milosevic due
giorni prima del resto del mondo, e nel 1996 la procuratrice si era
incontrata con il segretario generale della Nato e il suo comandante
supremo per "stabilire contatti e cominciare a discutere le modalit� di
collaborazione e assistenza". Gli incontri tra il procuratore del
tribunale e la Nato, a cui � stata affidata la funzione di polizia,
sono stati numerosi. Anche nella raccolta dei dati, il procuratore �
stato fortemente dipendente dalla Nato e dai governi Nato, il che
ancora una volta rimanda alla relazione simbiotica fra il Tribunale e
la Nato.

Nel mirino ci sono praticamente solo i serbi

Le potenze della Nato hanno concentrato la loro attenzione quasi
esclusivamente sulla condotta dei serbi nel quadro della
disintegrazione della Jugoslavia, e il Tribunale ha proseguito sulla
scia della Nato. La gran parte delle incriminazioni del Tribunale si
riferisce a serbi, e quelle, pochissime, dirette contro croati e
musulmani hanno dato l'impressione di arrivare al momento giusto per
controbattere le accuse di pregiudizio anti-serbo (ad esempio, la prima
incriminazione non serba [Ivica Rajic], annunciata durante i colloqui
di pace a Ginevra e il bombardamento della Nato nel settembre 1995).
La stessa Arbour affermava (20 aprile) che "il vero pericolo � quello
di cadervi [di perseguire gli scopi politici di qualcuno]
inconsapevolmente, dipendendo interamente da fornitori di informazioni
che potrebbero avere loro scopi che noi potremmo non essere in grado di
riconoscere". Ma anche un imbecille si sarebbe potuto accorgere che la
Nato aveva i propri scopi e che il solo fatto di accettare la marea di
documenti offerti da Cook e Albright significava proprio subordinarsi a
quegli scopi. Arbour ha persino riconosciuto la sua volontaria e quasi
esclusiva "dipendenza... dalla buona volont� degli stati" per fornire
informazioni che "guideranno la nostra analisi del contesto criminale".
E il suo riferimento del 20 aprile alla "moralit� dell'impresa [della
Nato]" e le sue osservazioni sulla possibile mancanza di carattere di
Milosevic, che lo renderebbe inidoneo a un negoziato, cos� come la sua
prontezza ad aiutare la Nato con un'incriminazione, rimandano a un
servigio politico del tutto consapevole.

Un drammatico esempio della non imparzialit� della Arbour e del
Tribunale, viene da un rapporto del Tribunale stesso intitolato "The
Indictment Operation Storm: A Prima Facie Case", che descrive i crimini
di guerra commessi dalle forze armate croate con l'espulsione di pi� di
200.000 serbi dalla Krajina nell'agosto 1995, durante la quale "almeno
150 serbi hanno sub�to esecuzioni sommarie, e molte centinaia di loro
sono scomparsi". Il rapporto, fatto trapelare al New York Times (con
costernazione dei funzionari del Tribunale), affermava che gli omicidi
e gli altri atti disumani commessi dai croati erano "diffusi e
sistematici", e che era disponibile "materiale sufficiente" per
chiamare a risponderne in base al diritto internazionale tre generali
croati di cui veniva fatto il nome. (Raymond Bonner, "War Crimes Panel
Finds Croat Troops 'Cleansed' the Serbs", New York Times, 21 marzo
1999). Ma l'articolo del Times riferisce anche che gli Stati Uniti, che
sostenevano la pulizia etnica condotta dai croati contro i serbi in
Krajina, non solo hanno difeso i croati presso il Tribunale, ma si sono
rifiutati di fornire le foto satellitari delle aree della Krajina
attaccate dai croati e altre informazioni che erano state loro
richieste. Il risultato � stato che generali croati nominati nel
rapporto su "Operation Storm" non sono mai stati incriminati dal
Tribunale dell'Aja nel momento in cui le rivelazioni avvenivano, e
sebbene il numero dei serbi uccisi e scomparsi in soli quattro giorni
in quella pulizia etnica sia stato almeno pari alle 241 vittime dei
serbi menzionate nell'incriminazione di Milosevic, nessuna
incriminazione parallela del leader croato Tudjman � stata mai emessa
dal Tribunale. Ma non si � trattato di una mancata raccolta di elementi
di accusa: il fatto � che gli Stati Uniti si sono opposti
all'incriminazione dei loro alleati, per questo il Tribunale non li ha
accusati.

I processi farsa del Tribunale

La Arbour ha dichiarato che il Tribunale � "soggetto a regole
estremamente severe per le prove rispetto all'ammissibilit� e alla
credibilit� del lavoro che presenteremo alla corte" per cui sarebbe
stata cauta rispetto a "accuse non confermate, non verificabili, non
provate" (20 aprile). Parole che non rendono affatto la realt� di
quella che John Laughland su The Times (Londra) ha descritto come
una "corte disonesta con regole truccate" (17 giugno 1999). Il
Tribunale v�ola virtualmente ogni standard di giusto processo: esso non
mantiene separata l'accusa dal giudizio; non accorda il diritto alla
libert� provvisoria o a un processo celere; non ha una definizione
chiara dell'onere della prova richiesto per una condanna; non ha un
organismo indipendente presso cui ricorrere in appello; v�ola il
principio secondo cui un imputato non pu� essere processato due volte
per lo stesso reato (l'art. 25 d� diritto al procuratore di presentare
appello contro l'assoluzione); le persone sospette possono essere
trattenute 90 giorni senza processo; secondo la norma 92 le confessioni
sono considerate libere e volontarie a meno che il prigioniero non
dimostri il contrario; i testimoni possono testimoniare anonimamente e,
come ha osservato John Laughland, "le norme contro il 'sentito dire',
profondamente radicate nella giurisprudenza, non vengono osservate e
l'ufficio del procuratore ha persino proposto di non chiamare i
testimoni per produrre le prove, ma soltanto gli investigatori del
Tribunale stesso".
Come abbiamo gi� osservato, la Arbour presuppone la colpevolezza prima
del processo; il concetto di "innocenza fino alla condanna" viene
respinto, e la Arbour pu� dichiarare che le persone collegate ad
Arkan "saranno macchiate dalla loro associazione con un personaggio
imputato di crimini di guerra" (31 marzo). Chiaramente la Arbour non
crede nelle regole fondamentali della giurisprudenza occidentale, e
Laughland cita le sue parole: "La legge, per me, dovrebbe essere
creativa e usata per far funzionare le cose". E nel giro di un mese
dalla sua elezione alla Suprema Corte canadese, la Arbour faceva parte
della maggioranza di giudici che introduceva nella legge canadese la
pratica iniqua e pericolosa di consentire nei processi un uso pi�
liberale delle prove per sentito dire. La corruzione del sistema della
giustizia canadese, sia per la sua nomina che per il suo operato,
rispecchia quella del sistema politico, i cui rappresentanti hanno
appoggiato senza problemi la guerra della Nato.

I crimini della NATO

Bombardando la Jugoslavia dal 24 marzo al giugno 1999, la Nato si �
resa colpevole del grave crimine di violazione della disposizione della
Carta delle Nazioni Unite che vieta l'uso della forza senza
l'approvazione del Consiglio di Sicurezza. La Nato si � anche resa
colpevole di un'aggressione criminale attaccando uno stato sovrano che
non stava travalicando i propri confini. A propria difesa, la Nato ha
sostenuto che preoccupazioni "umanitarie" richiedevano tali azioni e
giustificavano violazioni cos� gravi del diritto. A prescindere dal
fatto che questo argomento sancisce la possibilit� di violare la legge
sulla base di un proprio giudizio, contraddicendo la preminenza del
diritto, essa � contraddetta anche dai fatti sul suo stesso terreno. In
primo luogo, i bombardamenti Nato hanno "trasformato un problema
umanitario interno in un disastro", secondo le parole del canadese
Rollie Keith, di ritorno dalla missione Osce per la tutela dei diritti
umani in Kosovo. In secondo luogo, � ormai provato, che la Nato si �
rifiutata di negoziare un accordo sul Kosovo ed ha insistito per la
soluzione violenta e che, per usare le parole di un funzionario del
Dipartimento di Stato, la Nato ha deliberatamente "fatto muro" e
impedito una soluzione di compromesso perch� la Serbia "aveva bisogno
di una buona dose di bombardamenti". Questi fatti suggeriscono che la
supposta base umanitaria delle violazioni di legge ha fatto da
copertura a obiettivi meramente politici e geopolitici.
La Nato si � anche resa colpevole di crimini di guerra pi�
tradizionali, inclusi alcuni che il Tribunale aveva ritenuto tali
quando commessi dai serbi. Cos� l'8 marzo 1996, il leader serbo Milan
Martic � stato incriminato per aver lanciato nel maggio 1995 un razzo
con bombe a grappolo su obiettivi militari a Zagabria, con la
motivazione che il missile "non era finalizzato a colpire obiettivi
militari ma a terrorizzare i civili di Zagabria". Il rapporto del
Tribunale sulla "Operation Storm" croata in Krajina ha fornito anche
prove concrete che nell'attacco croato di 48 ore contro la citt� di
Knin "furono lanciate granate soprattutto contro obiettivi civili"
(meno di 250 granate su 3.000 hanno colpito obiettivi militari), ma a
questa risultanza - come del resto per tutti gli altri arttacchi - non
ha fatto seguito nessuna incriminazione.

Lo stesso caso si � verificato in molti bombardamenti della Nato, in
cui sono stati colpiti obiettivi civili, come nel bombardamento di Nis
il 7 maggio 1999 in cui un mercato e un ospedale distanti da qualunque
obiettivo militare sono stati colpiti separatamente - ma la Nato non ha
sub�to alcuna incriminazione.

Ma la Nato si � resa colpevole del bombardamento di obiettivi non
militari anche come politica sistematica. Il 26 marzo 1999, il generale
Wesley Clark dichiarava: "Lavoreremo con molta sistematicit� e in modo
progressivo sulle sue [di Milosevic] forze militari... [per vedere]
quanti danni � disposto a subire". Ma questa focalizzazione
sulle "forze militari" non ha avuto effetto e cos� la Nato si �
rapidamente dedicata a "demolire... l'apparato economico che sostiene"
le forze militari serbe (parole di Clinton), e gli obiettivi della Nato
si sono gradualmente estesi a fabbriche di tutti i tipi, centrali
elettriche, infrastrutture idriche e fognarie, tutti i trasporti,
edifici pubblici, e molte scuole e ospedali. Di fatto, la strategia
della Nato � stata di mettere in ginocchio la Serbia con una escalation
graduale di attacchi contro la societ� civile.

Questa politica ha palesemente violato il diritto internazionale, di
cui un elemento fondamentale � che gli obiettivi civili siano "off
limits". Il diritto internazionale proibisce la "distruzione arbitraria
di citt� o villaggi o la devastazione non giustificate da necessit�
militari" (Sesto principio di Norimberga, formulato nel 1950 da una
commissione sul diritto internazionale sotto l'egida delle Nazioni
Unite). La "necessit� militare" non consente, evidentemente, la
distruzione di una societ� civile al fine di rendere pi� difficile, per
un paese, appoggiare le sue forze armate, non pi� di quanto non
consenta l'uccisione diretta dei civili perch� essi pagano le tasse con
cui si sostiene la macchina bellica, o perch� un giorno potrebbero
diventare soldati. Tenere in ostaggio un'intera popolazione � una
flagrante violazione del diritto internazionale, e le azioni che mirano
a questo obiettivo sono crimini di guerra.

Il 29 settembre 1999, in risposta alla domanda se il Tribunale avrebbe
investigato sui crimini commessi in Kosovo dopo il 10 giugno, o su
quelli commessi dalla Nato in Jugoslavia, la procuratrice Carla Del
Ponte dichiarava che "l'ufficio del procuratore deve dedicarsi
prioritariamente a indagare e perseguire i cinque leader della
Repubblica Federale di Jugoslavia e della Serbia che sono gi� stati
incriminati". Per quale motivo questa "debba" essere la priorit�, tanto
pi� considerando la mole delle prove gi� raccolte nella fase di
preparazione delle incriminazioni, non � stato spiegato. Alla fine di
dicembre, � stato infine riferito che la Del Ponte, su pressione della
Russia e di molte altre "parti interessate", stava prendendo in esame
la condotta della Nato ("U.N. Court Examines Nato's Yugoslavia War",
New York Times, 29 dicembre 1999). Ma l'articolo stesso indica che
l'attenzione � concentrata sulla condotta dei piloti Nato e dei loro
comandanti, non sui capi della Nato che hanno operato la scelta
decisiva di colpire le infrastrutture civili. L'articolo lascia capire
inoltre la natura pubblicitaria delle dichiarazioni destinate
a "smentire la convinzione... che il tribunale sia uno strumento usato
dai leader occidentali per sfuggire alle proprie responsabilit�".
L'articolo infine sottolinea la delicata questione che il
tribunale "dipende dall'alleanza militare per arrestare e consegnare i
sospetti". In esso si citano anche le seguenti parole della Del
Ponte: "Non � la mia priorit�, perch� devo occuparmi di indagini
riguardanti un genocidio, e corpi in fosse comuni". Possiamo essere
sicuri che da questa indagine non scaturir� nessuna incriminazione.

Un tribunale imparziale si sarebbe sforzato di bilanciare la marea di
documenti della Nato con ricerche sul posto e accogliendo la
documentazione rivale. Ma pur avendo ricevuto denunce sui crimini della
Nato, sia dalla Jugoslavia sia da una quantit� di gruppi di giuristi
occidentali, il Tribunale non se ne � mai occupato fino a questa presa
in considerazione tardiva e sicuramente nominale che "non � la mia
priorit�", poich� il Tribunale "deve" perseguire i cattivi serbi, per
ragioni che sono fin troppo chiare.

Al di l� di Orwell

I leader della Nato, frustrati nell'attaccare la macchina militare
serba, si sono applicati piuttosto scopertamente a distruggere la
societ� civile della Serbia, un mezzo per ottenere la rapida vittoria
auspicata prima dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario
della Nato. Sebbene questo abbia comportato che gli abitanti della
Serbia fossero trasformati in ostaggi e attaccati insieme ai loro mezzi
di sussistenza - in palese violazione del diritto di guerra - la Arbour
e il suo Tribunale non solo non hanno protestato con i leader della
Nato e non li hanno perseguiti per crimini di guerra ma, incriminando
Milosevic il 27 maggio, hanno fornito alla Nato una copertura morale
permettendo crescenti attacchi alla popolazione ostaggio.
La Arbour e il Tribunale ci presentano cos� lo sbalorditivo spettacolo
di una istituzione presumibilmente organizzata per limitare, prevenire
e perseguire i crimini di guerra, che di fatto li facilita
consapevolmente. Come se non bastasse, precise denunce sottoposte al
Tribunale durante la permanenza della Arbour avevano chiesto che il
Tribunale perseguisse i leader della Nato, compreso il primo ministro
canadese Jean Chretien, per crimini di guerra. Se fosse stata
procuratrice in Canada, Gran Bretagna o Stati Uniti, la Arbour sarebbe
stata soggetta alla radiazione dall'albo professionale per aver preso
in considerazione e poi accettato un lavoro da una persona che le era
stato chiesto di perseguire. Ma la Arbour � stata eletta alla Suprema
Corte del Canada da Chretien senza che questo conflitto di interessi e
questa immoralit� venissero neanche menzionati. In questo Nuovo Ordine
Mondiale post-orwelliano ci viene detto che viviamo in un contesto di
diritto ma, come ebbemodo di dire Sant'Agostino, "ci sono leggi giuste
e leggi ingiuste, e una legge ingiusta non � affatto una legge".

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Un tribunale che viola il diritto internazionale

Una giustizia tribale

di Raniero la Valle
da �Liberazione� del 4 aprile 2001

Se l'arresto di Milosevic fosse un affare interno della Repubblica
Jugoslava, non ci sarebbe niente da eccepire. Nessuno ha mai pensato
che nel conflitto jugoslavo, dove tutti hanno compiuto crimini, dai
capi delle fazioni armate ai negoziatori di Rambouillet, il presidente
jugoslavo fosse l'unico immune da colpe. L'obbligatoriet� dell'azione
penale e l'indipendenza della magistratura dal potere politico, che
rivendichiamo quando � sotto attacco in Italia, devono valere per
tutti, anche nei Balcani.

Ma l'arresto di Milosevic � intervenuto per una volont� esterna, e come
un'azione sostitutiva, escogitata dal nuovo potere di Belgrado, invece
della consegna di Milosevic al tribunale dell'Aja, che sarebbe stata
patita come un'umiliazione della sovranit� jugoslava. In questi
termini, questa giustizia � una vergogna. Lo � in quanto esercitata su
impulso del Tribunale dell'Aja, che dovendo giudicare i crimini
commessi nei conflitti jugoslavi, non ha giudicato la distruzione del
diritto compiuta dalla Nato, che ha violato tutte le norme del diritto
internazionale e del diritto umanitario di guerra, perfino ammazzando i
giornalisti, bombardando la sede della Televisione jugoslava. Il
Tribunale dell'Aja ha aperto e subito chiuso l'inchiesta sulla Nato,
non trovando nulla riguardo a cui procedere. Dunque � la giustizia dei
vincitori.

Ma prima ancora che dalla responsabile della Procura internazionale
dell'Aja, l'arresto � stato reclamato dall'America di Bush, e con un
ultimatum che scadeva il 31 marzo, giorno in cui � stato eseguito, in
cambio di una elargizione di 50 milioni di dollari, pari a 100 miliardi
di lire. Cento miliardi sono una cifra irrisoria, pari alla somma che,
secondo la prima delle notizie che ha voluto pubblicare L'Unit�
tornando in edicola, viene spesa da Berlusconi per la sua campagna
elettorale per acquistare il potere in Italia. Cento miliardi per
comprarsi la Jugoslavia e per venderla, � una cifra irrisoria; al
cambio sono meno di 30 danari.

Ma non � una taglia su un colpevole. E' una vendetta, per l'unico vero
delitto che l'America non pu� perdonare, che � il delitto di aver
resistito all'America, e che Milosevic non ha compiuto da solo. Si pu�
dire che anche noi, che ci siamo opposti alla guerra, ne siamo stati
complici. Un delitto che fin troppo a lungo non � stato perdonato al
Vietnam, che non � stato perdonato in Salvador a mons. Romero e a
quanti si sono opposti al regime voluto dagli Stati Uniti, che non �
stato perdonato a Saddam Hussein e all'intero popolo iracheno, che
continua a pagarne il prezzo in una guerra che per i vincitori non �
mai finita, e in uno strangolamento che ammazza i bambini e si perpetua
da una generazione all'altra di iracheni, anche nati dopo i fatti
imputati come reato. Dunque si tratta di una giustizia tribale, che
pretende la vendetta del sangue senza discernimento dei colpevoli e
senza distinzione tra i padri ed i figli.

Quando dopo una lunga storia di diritti negati e di popoli calpestati
la comunit� internazionale ha riconosciuto e affermato i diritti umani,
quando col patto di Roma si � tentato di istituire un Tribunale penale
internazionale permanente che gli Stati Uniti si rifiutano di accettare
e impediscono che nasca perch� non vogliono sottoporsi ad alcuna
giurisdizione, rivendicando l'impunit� dei loro poteri imperiali, si
pensava a una ben diversa istituzione e sovranit� del diritto, si
sperava in una ben diversa giustizia, si intendeva un'oggettivit� e
un'imparzialit� dei giudizi, senza vendette, senza imputati
precostituiti e senza sentenze manipolate dal potere. Nulla di tutto
ci� si riscontra nel modo in cui Milosevic, come si dice, viene
ora "assicurato" alla giustizia, grazie a un salario di cento miliardi
e con il mondo intorno a fare il tifo come in uno stadio. E' una brutta
pagina per la civilt� del diritto, � un'ulteriore umiliazione per
l'Europa.

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