Informazione

BOLOGNA 7 MAGGIO

Uranio... mai pi�!

Gi� dal gennaio del 1999, avevamo denunciato limpiego delle armi
alluranio impoverito, da parte degli Stati Uniti e dei loro
alleati, contro le popolazioni dellIraq e della Bosnia, e il
pericolo che potessero essere usate anche in Kosovo.

La storia della guerra "umanitaria" ha confermato i nostri
timori.
Un numero incalcolabile di proiettili alluranio impoverito �
stato utilizzato dalla NATO per "liberare" il Kosovo, creando un
danno irreparabile per gli esseri viventi e per le generazioni
future, nel cuore dellEuropa.

Il nostro partito si � impegnato, anche a livello parlamentare
per la messa al bando di queste armi, veri strumenti di
distruzione di massa, mentre la relazione della commissione
governativa guidata dal professor Mandelli, vorrebbe minimizzarne
gli effetti sulla salute dei militari come su quella dei civili.

PER SAPERNE DI PIU E CERCARE INSIEME DI IMPEDIRE CHE QUESTO
CRIMINE SI RIPETA
CI TROVIAMO

LUNEDI 7 MAGGIO 2001 ALLE ORE 20,30
ALLA SALA BENJAMIN
DI VIA DEL PRATELLO 53

CON :

GIULIA BARONE Docente di storia allUniversit� la Sapienza
LUCA NENCINI Comitato scienziate/i contro la guerra
MARCELLO GRAZIOSI P.R.C. Bologna

Partito della Rifondazione Comunista
Federazione di Bologna
Via Menganti 8
Tel.051311690

---

TORINO 11 MAGGIO

PROGETTO SOS ZASTAVA
Laboratorio Teatro Settimo
Presentano
BEPPE ROSSO

in

C A M M I N A N T I

Venerdi' 11 maggio 2001, ore 21.30
SALONE CAMERA DEL LAVORO
Via Pedrotti, 5 - Torino

Nel tempo che impiegherete a leggere queste righe, circa un migliaio di
persone saranno uscite dai confini del proprio paese, per approdare in
un
paese straniero.
I ''Camminanti'' moderni sono i pellegrini di un tempo. Il loro viaggio,
oggi come allora, e' l'espressione del desiderio universale di liberarsi
dalla schiavitu' di ogni sudditanza e di riscattarsi dalla miseria da
cui si
e' oppressi.
Persone che si spostano come un'infinita moltitudine di erranti; li
abbiamo
seguiti nei loro viaggi, attraverso le loro storie paradossali,
visionarie,
grottesche, al limite del possibile ma, nonostante tutto reali. La
storia
narrata percorre tutto il secolo come un unico racconto drammatico,
esilarante, a tratti tragicamente comico.

Lo spettacolo sara' realizzato a sostegno del progetto ''S.O.S.
ZASTAVA''.

La Zastava, in Jugoslavia, e' (e' stata) una fabbrica di automobili di
36.000 lavoratori/trici. Di questi/e, 24.000 lavoravano a Kragujevac,
citta'
di 230.000 abitanti, a 130 chilometri da Belgrado. Una parte e' di
propriet�
della Fiat. Era l'unica industria di automobili dei Balcani. E' stata
bombardata nel '99 e tutti i punti strategici del processo produttivo
sono
stati distrutti dai missili della Nato.
Ora a Kragujevac ci sono 20.000 disoccupati/e che vivono, insieme alle
loro
famiglie, con 13.000 lire al mese. 178 bambini/e appartenenti a queste
famiglie, ricevono periodicamente un sostegno economico dai lavoratori
di
Torino che aderiscono al progetto S.O.S. ZASTAVA, attraverso le adozioni
a
distanza. Dal 1999 il progetto ha portato il suo contributo in denaro
(50.000 lire mensili a bambino/a adottato/a), in medicinali,
apparecchiature
sanitarie, vestiario e quant'altro puo' essere utile ad alleviare la
totale
indigenza delle famiglie operaie.
Per mantenere il suo impegno e farlo crescere, S.O.S. ZASTAVA ha bisogno
di
allargare la base dei sostenitori per reperire nuove risorse e cercare
di
rispondere a necessita' sempre pi� urgenti.
Per informazioni: - tel 011/2442.234 oppure 011/2442.474

Torino 28 Aprile 2001
Le/gli aderenti al comitato piemontese
''SOS ZASTAVA''

---

Subject: Dossier Contro lo spionaggio elettronico
Date: Fri, 27 Apr 2001 01:03:02 +0200
From: "VOCE.OPERAIA" <voceoperaia@...>
To: <voceoperaia@...>

Dossier Contro lo spionaggio elettronico

manuale di autodifesa

- Microspiati
- Controllo Posta Elettronica
- Intercettazione telefonica
- Intercettazione ambientale
- Come trovare (con 10mila lire di spesa) una cimice in casa

Questo dossier � stato curato da un compagno che si � trovato una
microspia dentro una presa elettrica.
Lo pubblichiamo con il suo consenso, certi di fare cosa utile a tutto il
movimento rivoluzionario e antimperialista.

vai al sito:
http://www.voceoperaia.it

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Se restiamo uniti - aveva detto nel suo ultimo discorso -
non dobbiamo avere paura di niente


(Intestazione del fondo de "L'Unita'" del 5 maggio 1980,
riportante la notizia della morte di Jozip Broz Tito)


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1. FIRENZE 5-10 MAGGIO
2. Documentazione varia dal sito della LAIB


----- Original Message -----
From: "cpa" <cpa@e...>
To: <movimento@e...>
Sent: Tuesday, May 01, 2001 7:46 PM
Subject: [movimento] 5 maggio- Solidariet� ai compagni rinviati a
giudizio per gli scontri contro la guerra

13 Maggio 1999

Il sindacalismo di base convoca lo sciopero generale nazionale
contro l'aggressione NATO in Jugoslavia, Italia in testa. A Firenze
oltre 3000 lavoratori manifestano percorrendo le vie del centro fino al
Consolato Americano. Ma un paese in guerra non pu� tollerare che al suo
interno si sviluppi una chiara mobilitazione di condanna e in modo
particolare se alla sua testa si trovano i lavoratori e le loro
organizzazioni. La "fermezza" richiesta dalla on. Jervolino contro le
dimostrazioni davanti ai palazzi istituzionali Nato si traduce in un
violento pestaggio dei manifestanti.
Molti i feriti di cui alcuni gravi. I video, trasmessi dalle
televisioni, accusano chiaramente l'operato delle "forze dell'ordine".
Ma saranno 46 i denunciati tra i manifestanti mentre i veri colpevoli
diventano vittime.

10 Maggio 2001

A due anni dalla vile aggressione contro il popolo Jugoslavo, le
conseguenze sono distruzione e morte e una guerra ormai infinita che
si sta espandendo velocemente in tutta l'area Balcanica. Ma anche per
chi ha manifestato il proprio dissenso non � finita.
15 partecipanti alla manifestazione del 13 Maggio 1999 dovranno
subire un processo, con imputazioni che vanno dalla resistenza, alla
violenza, ai danneggiamenti. Ma a rendere ancor pi� pesante il clima
appare la scelta del luogo dove svolgerlo: l'AULA BUNKER. Cos� come
apparve subito chiaro, si vuol dare continuit� alla tesi della
"contiguit�" delle esperienze che si sono battute contro la guerra, ed
in particolare del sindacalismo di base, con il chiaro intento di
attaccarlo, mentre gli assassini di centinaia di civili ne escono
"puliti".

Cos� come � stato importante dare solidariet� a chi ha subito le
conseguenze della guerra, ai lavoratori della Zastava, cos� �
necessario continuare a sostenere chi subisce le conseguenze per la sua
giusta protesta

FLMU-Cub, FLTU Cub, RdB Sanit�, Slai Cobas PT, Cpa Fi Sud invitano
tutti i lavoratori e coloro che si sono schierati contro la guerra a
partecipare ad una serata di solidariet� agli imputati per sostenere le
spese legali.

Fip viale giannotti 79

Sabato 5 Maggio
Al Cpa Fi-Sud
Viale Giannotti 79 Firenze
Ore 20.30 Cena
Ore 22.30 Proiezione Video
dei pestaggi davanti al Consolato e sulle conseguenze della guerra in
Jugoslavia
Ore 23.30 Blackhearth Sound System

--- End forwarded message ---

DAL SITO DELLA LEGA ANTIMPERIALISTA DEL BELGIO:

Articles in English about DU or Nato

* The "NATO Syndrome" - Arms, Profits and Lies
(http://lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdABCD&object_id%32)
* �International War crimes Tribunal� financed by the United States
Government and US Multi-Nationals
(http://www.lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id)99)
* After Kosovo, Macedonia: What is left of the explanations of NATO?
(http://www.lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id)05)
* And now, dear voters, you're fired!
(http://www.lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id$65)

Books and Vid�os
Monopoly
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id043&spes=books_2)
Attention M�dias
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id042&spes=books_2)
Poker Menteur
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id074&spes=books_2)

'15 belges sous les bombes de l'OTAN'
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdABBB&object_id076&spes=books_2)
Otan, Kosovo et M�dias (d�bat av. Jamie Shea)
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdABBB&object_id077&spes=books_2)

Uranium - Victims speak
A video (80') was made of the exceptional meeting in Brussels last
March.
You can get it by sending 10 Euros or 10 $ to the bank account
001-19511388-18
of M�decine pour le Tiers Monde. With mention "Video Uranium".
Information: 00 32 (0)2 50 40 140.

En francais:

Sur l'uranium appauvri, je vous recommande ces
articles, brochures, vid�os:

* Le 'Syndrome de l'Otan' : armes, profits et mensonges
(http://lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdABCDAB&object_id$93)
* Uranium: comment r�pandre le brouillard
(http://lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdABCDBC&object_id(83)
* Uranium: victimes et experts parlent
(http://www.lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdABCD&object_id)30)
* Uranium appauvri : �L'Otan et l'arm�e tentent de nous faire taire�
(http://www.lai-aib.org/lai/article_lai.phtml?section%ef%bf%bdABCD&object_id%44)

Sur les livres & Vid�os:

Monopoly
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id043&spes=books_2)
Attention M�dias
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id042&spes=books_2)
Poker Menteur
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdAB&object_id074&spes=books_2)

'15 belges sous les bombes de l'OTAN'
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdABBB&object_id076&spes=books_2)
Otan, Kosovo et M�dias (d�bat que j'ai eu avec Jamie Shea)
(http://www.lai-aib.org/lai/listlai.phtml?section%ef%bf%bdABBB&object_id077&spes=books_2)

URANIUM - LES VICTIMES PARLENT
21 t�moins et experts venant de onze pays.
La cassette vid�o de cette soir�e exceptionnelle et
�mouvante, � Bruxelles
le 1er mars dernier, vous permettra d'informer autour de
vous.
- 80 minutes, 350 francs � verser au compte 001-19511388-18
de M�decine pour
le Tiers Monde. Mentionnez "Vid�o Uranium". Infos: 02 50 40
140."

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SOLUZIONE FINALE

Il signor Jovan Milanovic, generale, assistente del Ministro della
Difesa nel nuovo governo (anti)jugoslavo, ritiene che l'entrata della RF
di Jugoslavia nella NATO sia "non semplicemente un obiettivo, bensi' la
soluzione" vera e propria ai problemi che affliggono il paese. Anzi: la
stessa aggressione della NATO del 1999 sarebbe stata evitata se la RFJ
avesse aderito alla NATO sin d'allora (vedasi dispaccio Tanjug piu'
sotto).

A voler interpretare ancora meglio il pensiero di questo signore si
potrebbe anzi affermare che la aggressione della NATO contro la RF di
Jugoslavia sia stata dovuta precisamente al fatto che la RF di
Jugoslavia non era stata ancora inglobata nella NATO. Bombardamenti
umanitari da parte della NATO hanno dunque avvicinato la RF di
Jugoslavia alla NATO, portando in questo paese la Democrazia, cioe' la
prospettiva di entrata nella NATO. E' grazie ai bombardamenti della
NATO, quindi, che la RF di Jugoslavia ha ora la possibilita' di entrare
nella NATO, evitando di essere fisicamente cancellata dalla faccia della
terra in una eventuale prossima aggressione umanitaria.

YUGOSLAVIA AND PARTNERSHIP FOR PEACE
BELGRADE, April 29 (Tanjug) Assistant Yugoslav Defense
Minister, Lt.Gen. Jovan Milanovic said on Sunday that Yugoslavia's
joining the Partnership for Peace program was one of the country's
strategic goals.
"Yugoslavia's joining NATO's Partnership for Peace program
should be viewed within the context of our strategic state interests,"
Lt.Gen. Milanovic said in an interview to the Belgrade daily Vecernje
novosti.
The 1999 NATO aggression on Yugoslavia would have been avoided
if Yugoslavia had been involved in this program earlier, he said.
Asked if it was Yugoslavia's objective to become a full member of
NATO, he said: "Not only is it an objective, but it is the solution."

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"Politika", Belgrado, 25 luglio 2000

Il poeta sulla distruzione della ex RSFJ
LA CHIESA PROMOTRICE DEL PENSIERO DI GUERRA

Dal nostro inviato a Zagabria

Se Stepinac fosse stato un santo sarebbe lui stesso
morto a Jasenovac, insieme agli altri martiri, come
anche morivano i veri santi, dice Goran Babic
sulla beatificazione del cardinale croato [avvenuta il
3 ottobre 1998, ndT], che
definisce "uno stratagemma con aspetti comici e tragici".
Il poeta croato, socialista convinto, Goran Babic, all�ascesa al
potere di Tudjman e del suo partito HDZ si � rifugiato a Belgrado, ed
in Croazia finora sono state chiuse per lui tutte le porte dei media.
La prima volta che sono apparse le sue parole sul territorio croato
dopo tutti questi anni, � stato sull�ultimo numero del
mensile "Identitet", che a Zagabria viene edito dal Forum democratico
serbo. Qui Goran Babic parla delle sue preoccupazioni e del suo
modo di vedere alcuni avvenimenti essenziali che da lungo tempo hanno
segnato i nostri destini su questi territori.
Cosi, tra l�altro, Goran Babic ritiene che promotore ideale della
guerra sugli ex territori jugoslavi sia stata la Chiesa cattolica,
incarnata in Papa Pio XII, la quale non solo non si � distanziata
veramente dalle forze dell�Asse, ma ha anche collaborato con loro.
Se non fosse stato cosi', oggi Wojtyla non si sarebbe dovuto scusare
con gli Ebrei, n� richieste simili sarebbero state avanzate in Croazia.
In altre parole, alla fine della II guerra mondiale, cio� dopo la
sconfitta di Hitler e dei suoi alleati, il Vaticano non si � trovato
tra i vincitori ed e' stato necessario molto tempo perch� papa Giovanni
XXIII smuovesse la situazione da una fase di stallo. Siccome poi
Stepinac era un servo fedele del Vaticano, e poiche' la sua Chiesa �
detta "Chiesa nei Croati", in gran parte � stata anch�essa sconfitta.
Naturalmente non bisogna generalizzare, molti credenti e preti si sono
trovati con i partigiani, per� l�oligarchia, cio� l�alto clero, no.
Loro hanno dunque perso questa guerra, e per una cinquantina di anni
hanno fatto di tutto per poter vincere la successiva. In questo, cosi
come stanno le cose, conseguentemente alle circostanze, hanno avuto
successo, ma "io personalmente non ritengo che ci� sia un bene. Di
questo ho parlato in molti libri... Si puo' forse mettere un segno di
uguaglianza tra i seguaci del monsignor Milanovic e Dominik Mandic e
quelli del cardinale Stepinac?
Mentre i primi si sono strenuamente battuti in difficili circostanze e
per la propria fede e per il proprio popolo, i secondi, producendo e
difendendo i sanguinari ed i criminali, hanno ricoperto di vergogna sia
la fede sia il popolo, ed hanno provocato un danno che non si potr�
cancellare per centinaia di anni. O, ancora, forse che nei terribili
ultimi eventi Komarica e Kukic [vescovi della Croazia contemporanea,
ndT] non hanno fatto lo stesso? Mentre il primo salvava
il salvabile, rimanendo con il suo popolo fino alla fine, nei giorni in
cui, dopo 7OO anni, si stava distruggendo la "Bosnia d'argento", il
secondo benediceva le unit� di Gospic tra le quali, secondo la logica
delle cose, dobbiamo cercare gli aguzzini degli innocenti civili serbi.
Non vorr� mica adesso don Zivko sostenere che Norac, Oreskovic e Mercep
[quest�ultimo, criminale stragista di Vukovar, siede tuttora nel
Parlamento croato, ndT] hanno prodotto Kuharic [cardinale] E adesso
all�Aia andr� il coltello e non la mano che lo brandiva..." [si ricordi
l�uccisione recente avvenuta a Gospic e l�incriminazione dei 5
croati, ndT].
Commentando in questo contesto la recente beatificazione di Alojzije
Stepinac, Goran Babic dice : Ritengo che si tratti, per dirla
nel modo pi� pacato, di uno sciocco sotterfugio con aspetti
tragicomici.
[Prosegue, narrando che molto tempo fa lesse la biografia di
Stepinac... poi Babic riprende il discorso riportato nel sottotitolo
ricollegandosi alle vicende di Maximilian Kolbe...] Come si pu�
paragonare il comportamento di Stepinac con la vita e il destino che al
momento decisivo e nello stesso contesto storico ha avuto un altro
chierico, e vero santo - Maximilian Kolbe ? Il Vaticano dovrebbe
riflettere attentamente sul perch� nessun uomo onesto nel mondo abbia
detto, n� dir� nessuna parola contro Kolbe, bensi, sia credente o ateo,
come me, sempre e con maggior rispetto e stima si ricorder� di questo
grande uomo [vittima dei lager nazisti in Polonia].

(Trad. a cura di I.P.)

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CON PREGHIERA DI DARE LA MASSIMA DIFFUSIONE


pochi giorni fa, dopo 187 giorni di sciopero della fame moriva una donna
nelle prigione turche, per protesta contro
condizioni carcerarie inumane.

oggi la stampa italiana riporta in prima pagina la notizia di un lieve
malore di emma bonino al quarto giorno di
sciopero preelettorale teso a dare piu spazio a una battaglia politica
orientata, tra l'altro, a intensificare lo
sfruttamento nel nome della liberta' d'impresa.

sui morti in turchia niente o mezza riga.

emma bonino � una delle principali responsabili italiane dello scempio
dell'informazione al tempo della guerra nei
balcani, da lei voluta e sostenuta anche nelle sue forme piu' ripugnanti
di guerra cancerogena e di massacro
ecologico.

contro questo nuovo scempio dell'informazione che oscura le ragioni e le
sofferenze di un popolo oppresso facciamo
sentire la nostra voce.

diffondendo questo messaggio.

alberto.

FERMIAMO LA STRAGE NELLE CARCERI TURCHE!

La ventesima vittima: una donna di 32 anni

Fatma Hulya Tungan � morta nell'ospedale Numune di Ankara il 28 aprile,
dopo 187 giorni di sciopero della fame. Era in ospedale dal 19 dicembre
scorso, quando la
violenta irruzione della polizia la strapp� alla sua cella nel carcere
di Ulucanlar (Ankara).

Con Fatma sono venti le vittime dello sciopero della fame, ossia del
protervo rifiuto di ogni tipo di trattativa da parte del
regime turco. Prima di lei erano morti il 25enne Sedat Karakurt,
militante del partito Dhkp-c, al 177.mo giorno di digiuno nell'ospedale
di Edirne, e il 29enne Erdogan
Guler, militante dell'associazione di familiari dei prigionieri Tayad,
morto a Izmir nella casa in cui digiunava per solidariet� con i
detenuti.
Compreso Erdogan, sono giunti a quattro i parenti stroncati dallo
sciopero della fame fuori dalle prigioni.
I dati diffusi dall'Ihd (Associazioen turca per i diritti umani) e dalla
Tayad fanno oscillare fra cento e centoventi i prigionieri in sciopero
della fame "fino alla morte" negli
ospedali, e fra 300 e 400 i detenuti che digiunano "a tomba aperta"
nelle carceri, comprese le quattro prigioni "di tipo F" (a celle
d'isolamento) in cui sono stati deportati
oltre mille prigionieri dalle venti prigioni sventrate dall'irruzione
del 19 dicembre.
Ventiquattro di loro sono in coma, di cui almeno dieci ormai prossimi
alla morte.

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Subject: Bombe e ipocrisia
Date: Mon, 30 Apr 2001 12:14:14 +0200
From: 2001 <campo2000@...>
To: <posta@...>


Bombe e Ipocrisia


Il 10 aprile scorso una bomba ha distrutto a Roma l'ingresso
della sede dell' Istituto Affari Internazionali e del
Consiglio per le Relazioni Italia-Stati Uniti. Chi ha
compiuto l'attentato ritiene che questi due enti <<orientano le
posizioni della borghesia imperialista e l'iniziativa degli
equilibri politici di governo del nostro paese su un
indirizzo euro-atlantico>>. Ovviamente si tratta di una
deliberata esagerazione. Ben altri sono i luoghi dove la
NATO decide le sue strategie.
Nonostante questo l'attentato ha suscitato una poderosa
campagna allarmistica e di criminalizzazione dei
movimenti antimperialisti che da due settimane occupa le
prime pagine dei giornali e dei telegiornali.
E' questa campagna, non la bombetta, che ci suggerisce di
fare alcune considerazioni politiche.

1. Le forze politiche <democratiche>, di centro-sinistra e
di centro-destra, esecrano e si lamentano per
l'attentato. Ci sia concesso dissociarsi da questo coro
ipocrita. Chi ha voluto e giusitificato non piu' tardi di due
anni fa i devastanti bombardamenti aerei sulla Jugoslavia
(milioni di tonnellate di tritolo e uranio impoverito) con
il pretesto dell'intervento umanitario mentre oggi assiste
inerme al massacro israeliano dei palestinesi; non e'
autorizzato a piangere lacrime di coccodrillo perche'
qualcuno gli restituisce una infinitesimale dose di quel
potenziale distruttivo. Coloro che considerano la violenza,
il piombo, le guerre di sterminio metodi leciti per
risolvere i conflitti e imporre la loro supremazia, non
hanno alcun titolo per dichiarare illeciti gli stessi sistemi
solo perche' stavolta sono loro il bersaglio.

2. La spropositata campagna allarmistica ha un doppio scopo:
confondere le gia' torbide acque facendo passare i
carnefici asserviti alla NATO come vittime e, dall'altro,
criminalizzare la sinistra antagonista e antimperialista.
A quali scopi? Il primo immediato: creare un clima di
sospetto e di caccia alle streghe attorno alle mobilitazioni
contro il G8 a Genova (20-22 luglio) e al Campo
Antimperialista (28 luglio- 5 agosto); il secondo: premere per il
rafforzamento dello Stato di Polizia nel nostro paese.
Questa campagna dunque non e' solo terroristica, �
intimamente antidemocratica. E per questo la condanniamo,
chiamando tutte le forze antagoniste a stare in
guardia, a non far finta che nulla stia accadendo.

3. Proprio per questo non possiamo esimerci dall'esprimere
un giudizio politico sull'attentato del 10 aprile. Non
lo facciamo con l'intento di tranquillizzare le "forze
dell'ordine" le quali, quando vogliono colpire la sinistra
rivoluzionaria, come tutta la storia della Repubblica
mostra, non aspettano certo che qualche testa calda gli offra
l'occasione di farlo. Repressione e criminalizzazione
dell'opposizione anticapitalista sono elementi connaturati a
questo Stato, a prescindere dal fatto che esistano davvero i
"terroristi". Lo facciamo con l'intento di fare
chiarezza tra le fila del movimento antagonista e
antimperialista in particolare.

4. Non si giudica mai qualcuno in base a cio' che egli pensa
di se stesso. Ne' il significato di un atto cosi'
eclatante come il mettere una bomba al centro di Roma
dipende dalle intenzioni di chi l'ha compiuto. La strada
dell'inferno e' lastricata di buonissime intenzioni. Un atto
di guerra, come quello di usare una bomba, presuppone
la guerra. Altrimenti e' pericolosissimo avventurismo
politico. C'e' forse una guerra in Italia? Siamo forse in
Palestina o in Colombia? No, non c'e alcuna guerra in
Italia. Al contrario, la lotta di classe, che pur esiste, non ha
mai conosciuto livelli cosi' bassi e il fronte
anticapitalista non e' mai stato cosi' debole e diviso. Compiere azioni
di attacco in queste condizioni e' non solo velleitario, e'
il sintomo di di una galoppante magalomania politica. E'
una forma parossistica di soggettivismo politico che poco ha
a che fare con la tradizione comunista, semmai con
le piu' estreme forme di anarchismo individualistico. Quando
un piccolo gruppo pensa, usando la dinamite, di
mutare il segno della situazione, di invertire la difensiva
strategica in offensiva, esso ha perso la testa e presenta
tutti i segni di una patologia dilagante: la disperazione
politica. Anche sorvolando sull'amaro destino a cui questi
gruppi vanno incontro (non essere mai creduti poiche' in
questo paese di trame e misteri tutti pensano che le
bombe siano pezzi deviati dello Stato a metterle --sono in
molti, infatti, a ritenere che queste gesta siano
direttamente organizzate dallo Stato per colpire il
movimento antimperialista) , l'aspetto drammatico di queste
frastornanti azioni e' la sproporzione tra lo scopo
prefissato e il risultato ottenuto.

5. Questa bomba non solo non porta consenso alla lotta
antimperialista, non sposta di un millimetro i rapporti di
forza reali. Accresce anzi il rischio di pesanti ritorsioni
repressive contro tutti i veri antimperialisti che
potrebbero avere esiti fatali data la loro debolezza. Ad
essere piu' esatti ogni azione di questo tipo si risolve a
vantaggio del nemico, sia in termini di egemonia sociale che
in quelli dei rapporti di forza. Quando non c'e' una
proporzione tra il mezzo e il fine, ogni azione rischia di
essere una provocazione. Per questo noi la critichiamo,
come critichiamo tutte le iniziative sbagliate che
distolgono il movimento antimperialista occidentale dal
concentrarsi sui suoi difficili compiti di resistenza. Noi
combattiamo una difficile e snervante lotta dietro le linee
della guerra che si va combattendo altrove; siamo forze di
complemento di coloro che, nelle periferie dell'Impero,
sono costrette a battersi, armi in pugno, per la vita o per
la morte. Cio' potra' essere considerato troppo poco o
mortificante solo da quei rivoluzionari affetti dalla nota
malattia dell'impazienza.
Ci sia permesso dunque riaffermare che pensiamo di essere
nel giusto e chi pensa alla plauasibilita' della lotta
armata qui e ora nel torto marcio.
Non � ammissibile confondere le proprie aspettative con la
realta', la difesa con l'attacco. Nulla e' piu' dannoso
che azioni isolate che riconciliano le masse con la loro
impotenza.

Siamo gia' passati per la fine degli anni '70 e non vogliamo
ripetere gli errori compiuti. Allora di botti come quello
di Roma ce n'erano uno al giorno, ma essi non annunciarono
la rivoluzione, bensi' la disfatta.
Errare e' umano, perseverare e' diabolico.

Campo Antimperialista-Italia
http://www.antiimperialista.com


Ad Assisi, dal 28 luglio al 5 agosto
si svolgera' il Campo Antimperialista 2001
il piu' grande appuntamento internazionale degli
antimperialisti
per informazioni:
itacampo@...
per prenotazioni:
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NATIONAL ARCHIVES AND RECORDS ADMINISTRATION
(fonte ufficiale USA: documenti declassificati)

Le schede sui criminali nazisti:
Emil Augsburg
Klaus Barbie
Eugen Dollmann
Adolf Eichmann (see
detailed report)
Franz Goering (also
G�ring)
Wilhelm Harster
Adolf Hitler
Wilhelm Hoettl (also
H�ttl) (see detailed
report)
Michel Kedia
Horst Kopkow
Wilfried Krallert
Wilhelm Krichbaum (see
detailed report)
Josef Mengele
Heinrich Mueller (also
M�ller) (see detailed
report)
Friedrich Panzinger
Martin Sandberger
Franz Six
Hans Sommer
Kurt Waldheim
Guido Zimmer (see
detailed report)
con le informazioni sull'arruolamento di molti di loro nelle fila della
NATO o nell'ambito di strutture dei paesi occidentali:
"...Nine of the fourteen persons in
this second tier had some contact with the West German intelligence
organization established by General Reinhard
Gehlen, which was initially under the control of the U. S. Army and was
taken over in 1949 by the CIA. Later Gehlen's
organization became the Bundesnachrichtendienst (BND), West Germany's
foreign intelligence agency..."

>>> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/254

LE RADICI NAZISTE DELLA N.A.T.O.

* PREMESSA: dalle Ratlines alla nascita della NATO; l'"Operazione
Gehlen"; Borghese, Gelli, Heusinger...
* NATO AND THE NAZI CONNECTION
trascrizione di una trasmissione radiofonica della San Francisco
Liberation Radio: Heusinger, Gehlen, Allen...
* THE NAZI WEHRMACHT MOVES INTO NATO
Sul libro: "Heusinger del Quarto Reich", di Charles R. Allen, Jr,
Berkeley, California, Settembre 1963; introduzione del Generale di
Brigata in pensione Hugh B. Hester (US Army); altre citazioni di fonte
varia

>>> http://www.wbenjamin.org/neumannproject.html

THE FRANZ NEUMANN PROJECT: Beyond the Behemoth

Toward a Radical Reassessment of
the North Atlantic Treaty Organization

TABLE OF CONTENTS: [Updated: April 30, 2001]
I. Franz Neumann [Short biographical sketch and bibliography]
II. N.A.T.O. & the Balkans in the News [Updated: April 30, 2001]
III. Links: On Fascism, The Cold War, NATO & the Balkan Conflict
IV. NATO & Neo-Fascism:"The Origins of the North Atlantic Treaty, West
Germany & the Opportune Career of General Adolf Ernst Heusinger (1949 -
1964)"
V. Balkan Archives [Updated: March 27, 2001]
VI. WB_Kiosk: [Communiqu�s, News Bulletins & Announcements]

(...)

The Most Opportune Career of Adolf Ernst Heusinger
[From Hitler'sWehrmacht to Adenauer's Bundeswehr and on to NATO's
Permanent Military Committee]

A. Heusinger's Military Biography: 1914 - 1945 [Allen, pp. 27
- 195] [1]

1914 - 1918: World War I; Heusinger enters military service; becomes
2nd Lieutenant
1918 - 1933: Heusinger is P.O.W. of the British, 1918 - 1919; Post WWI
& Weimar: Heusinger clandestinely helps von Seeckt rebuild the
Wehrmacht [importance of the Truppengereralstab ]; 1932: Heusinger
promoted to Captain
1933 - 1939: Heusinger promoted to Major & is attatched to OKH in the
pre-war years of the Third Reich. 1938: Heusinger promoted to Colonel
1939 - 1944: Heusinger as OKH strategist; successful military campaigns
in Poland, France, Norway, Netherlands; the Barbarossa campaign; 1940:
Heusinger is promoted to Chief of Army High Command's Operations
Division; his constant contact with Hitler; his position vs. those of
Gen. Jodl
and Gen. Keitel; Heusinger's role at OKH in commanding the
Einsatzgruppen;
20. July 1944 - 1945: Heusinger's role as informer in the von
Stauffenberg assassination attempt

B. Heusinger in Bureau Gehlen, the Bundeswehr & NATO:

1945 - 1946: Heusinger's informing role at the Nuremberg Trials
1946 - 1949: Heusinger under military arrest and "incarceration" works
in Bureau Gehlen to rebuild the nucleus
of a resurgent General Staff
1949 - 1953: Heusinger becomes the first Chief of Staff of the Federal
Republic of Germany's Bundeswehr &
later Inspector General
1955 - 1963: The FRG joins NATO (May 6, 1955); Heusinger works to free
Nazi war criminals for use as
officers in the new Bundeswehr; expansion of the West German military;
Heusinger made Chairman of NATO's
Permanent Military Committee

(...)

---

Censura in Gran Bretagna sulla vicenda di ottomila criminali nazisti
dell'Ucraina presi sotto protezione nel 1947:

An unshown film

British complicity in covering up second world war crimes still seems to
be subject to censorship
Freedom of information: special report
Geoffrey Goodman
Monday June 12, 2000
The Guardian

Scarcely a day passes without an example of how the absence of a mature
Freedom of Information Act denies our so-called free society knowledge
we are entitled to have.
Under our current system the political deceptions and lies of history
remain undetected and undisclosed. I was, by chance, offered a
disturbing reminder of this the other day at a private showing of a
television documentary that remains on the blocked list. It is unshown
and unknown to the wider world, perhaps even censored by some hidden
hand. Until my chance invitation, it was simply not discussed, even by
the chattering classes.
Let me explain. In 1947 the Labour government of Clement Attlee approved
the bringing to Britain of the remains of an entire division of the Nazi
Waffen SS, numbering some 8,000 men. The 14th SS Division, called the
Galizien (Galicia), consisted entirely of Ukrainians, mostly from Polish
Ukraine which had been taken over by the Soviets after the
Molotov-Ribbentrop pact of August 1939.
The Ukrainian SS men's arrival was largely unpublicised at the time and
they were distributed around the country in temporary camps to await
resettlement. Fifteen hundred of them are still living in Britain today,
their history and background cloaked in mystery. Deep suspicions remain,
however, about their role as an important part of Hitler's war machine
on the eastern front.
The unused (suppressed?), hour-long documentary was produced by Julian
Hendy, a talented television writer and historian. It was scheduled to
be shown on Yorkshire TV last year but was pulled at short notice with a
promise that it would be shown this year. Since then there has been
silence. The BBC became involved in discussions about Hendy's film at
one point - but backed off.
The film is a stunning documentary about a phase of the second world war
that has yet to be explained. Hendy shows the Galizien SS Division
involved in horrendous war crimes in Ukraine and Slovakia. He provides
eyewitness accounts and documentation of the murder by shooting,
fire-bombing, hanging, mutilation and appalling torture of anyone who
stood out in resistance to the Nazis - be they Poles, Russians,
Ukrainians, Slovaks, Jews and non-Jews, partisan fighters or people just
going about village life. Whole villages were destroyed by fire bomb
ing; bodies were thrown into mass graves. The grim story is familiar
enough to those of us who know what happened on that war front - but
here is fresh evidence of something which has a new and sinister
connotation, namely the British connection.
At the end of the war the remnants of the 14th SS Division slipped away
from the Soviet occupying army into Austria to be made prisoners under
the British (a better option than the Soviets). They were encamped
firstly in Austria and later in Italy for interrogation - most of which
was done casually and without expert interpreters to check details.
The British Foreign Office asked the distinguished war hero Brigadier
Sir Fitzroy Maclean to cast his expert eye over the Ukrainians. He did
so but found the task extremely difficult without suitable back-up
resources. His report to London appears to have cleared the Ukrainians
for entry into Britain - though what Fitzroy Maclean actually reported
back to London is still far from clear. At any rate the former Waffen SS
men were shipped to Britain in 1947, with their Iron Crosses in their
pockets and Heinrich Himmler's praises still resting, privately, in
their memories (they were honoured personally by Himmler after one of
their more brutal escapades in Slovakia).
Not long after their arrival in Britain, once most of them had been
absorbed into British life, a number of the former SS men were alleged
to have been recruited by British Military Intelligence. The aim was to
infiltrate them into the USSR - after all, the cold war was reaching a
peak and these men had considerable knowledge and experience of a
particularly vulnerable area of the Soviet Union. There are no surprises
here, but we are far from knowing anything about that extraordinary
episode, assuming there is truth in the allegation.
The cold war is over, the Soviet Union has disappeared, the war crimes
commission has been wound up; only 1,500 of the old Galizien boys
remain. So why the fuss about the documentary? Was it pulled by
Yorkshire TV, and others, because it had negligible viewing power? Are
there still good reasons of national security which prevent the story
from being told? Or might the telling of this chilling tale raise
questions, and skeletons, that are better left in their solidly locked
cupboards?
No charges have ever been brought against the men of the 14th SS
Division. Perhaps that will never happen: maybe, by now, we have all had
enough of retribution. Yet none of this can adequately explain why a
remarkable documentary film remains shelved and mostly unknown.
: Geoffrey Goodman is editor of the British Journalism Review
comment@...

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Il nostro Primo Maggio e' dedicato
ai lavoratori della ZASTAVA di Kragujevac ed alle loro famiglie

RADNICIMA ZASTAVE KRAGUJEVCA: ZIVIO PRVI MAJ!

Fotografie ed interviste dalla manifestazione degli operai di
Kragujevac (28/4/2001):

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[Emperor's Clothes]

Illegal Tribunal - Illegal Indictment
Statement of the International Progress Organization on the Hague War
Crimes Tribunal's indictment of Serbian Leaders
Dr. Hans Koechler, President [posted 23 April 2001]

[The following statement was written just after the 'War Crimes
Tribunal' brought 'indictments' against Slobodan Miloshevich
(Milosevic) and other Serbian government leaders in 1999. The text was
sent to us recently by a contributor from Germany. It was published by
the International Progress Organization, an NGO (non-governmental
organization) which has worked in various associations with the United
Nations for almost 30 years. It makes excellent points, especially
about the sheer illegality of the "War Crimes Tribunal". We post it for
your information - Jared Israel.]

The International Progress Organization hereby presents the following
legal observations on today's "indictment" by the "International
Criminal Tribunal":

1. The "indictment" issued by the "Chief Prosecutor" of the so-
called "International Criminal Tribunal for the Former Yugoslavia" is
legally invalid because this "Tribunal" has no jurisdiction whatsoever
in the present or any other case.

2. The "Tribunal" derives its raison d'�tre exclusively from Security
Council resolution 827, adopted at the Council's 3217th meeting on 25
May 1993. In this resolution, establishing the so-called "International
Criminal Tribunal," the Security Council states that it acts "under
Chapter VII of the Charter of the United Nations."

3. When adopting the above resolution, the Security Council acted ultra
vires. According to the provisions of the U.N. Charter, the Council has
no competence whatsoever in judicial matters. The provisions of Chapter
VII determine the Council's competence in matters of international
security but not in matters of criminal justice or other judicial
matters. The sole authority in international judicial matters rests
with the International Court of Justice.

4. The "determination," in the preamble of Security Council resolution
827, paragraph four, that the "widespread and flagrant violations of
international humanitarian law" on the territory of the former
Yugoslavia "constitute a threat to international peace and security"
does not provide a sound legal basis for the Security Council acting as
a surrogate judicial authority or establishing an international court
with jurisdiction in this or any other case.

5. It is regrettable that the institution of the Security Council,
while being unable to stop the undeclared war waged by NATO countries
against Yugoslavia in violation of international law, and while being
prevented, because of the veto power of countries conducting the
present war, from restoring international peace and security in
Yugoslavia, is now being used to take a so-called "judicial" action
against the legitimate Head of State and other high officials of the
country under attack.

6. Under the present circumstances, the move by the "Chief Prosecutor"
of the so-called "Tribunal," Ms. Louise Arbour, can only be considered
of political nature. This interpretation is confirmed by today's
statement of the President of the United States who declared that
the "indictment" by the "Tribunal" can be seen as an endorsement of
NATO's campaign.

7. The purely political nature of the "indictment" and the lack of any
legal validity of this decision can further be seen from the fact that
the "President" of the so-called "Tribunal," Ms. Gabrielle Kirk
McDonald (United States of America), the "Chief Prosecutor," Ms. Louise
Arbour (Canada), and the investigating "judge" in the present case, Mr.
David Anthony Hunt (Australia), are citizens either of NATO member
countries directly responsible for the undeclared war against
Yugoslavia or of a country fully endorsing the NATO war. If
the "Tribunal" would have taken general legal standards of impartiality
seriously, it would have been obliged to determine that there is a
conflict of interest for "judges" from countries waging an undeclared
war against Yugoslavia to sit on such a panel initiating "judicial"
action against the Head of State of the country under attack.

8. The political nature of the "indictment" was further made obvious by
the "Chief Prosecutor's" press statement earlier today in which she
expressed her view that the "indicted" Head of State cannot be
considered a partner of any negotiations about a peaceful settlement of
the conflict. Such a statement makes a mockery of whatever legal
standards the so-called "Tribunal" claims to adhere to. By her
statement, the "Chief Prosecutor" has tried to act as a surrogate
politician and to influence political events in the interest of those
NATO countries presently waging war against Yugoslavia.

9. When, in violation of the United Nations Charter, a self-appointed
group of states claiming to act on behalf of international peace and
human rights, wages an all-out war against a sovereign member state of
the United Nations and deliberately destroys the civilian
infrastructure of that country with impunity, the present move by
functionaries of the so-called "Tribunal" to declare the legitimate
leaders of the country under attack as criminals, can only be seen as
an act to hamper the international community's efforts to settle the
conflict in Yugoslavia by peaceful means. This move undermines all
efforts to settle the conflict within the framework of the United
Nations and only prolongs the suffering of the people of Yugoslavia
including the Kosovar Albanians.

10. It would be fitting that the so-called "Tribunal"- if it wants, at
least, to prove its credibility in terms of basic moral standards, in
spite of its legal incompetence as explained above - should also turn
its attention to the practices applied by the NATO coalition in its
undeclared war against the people of Yugoslavia (including the province
of Kosovo).

The provisions of Article 3 of the so-called "Tribunal" identify, among
others, the following practices as "violations of the laws or customs
of war":

(a) "employment of poisonous weapons or other weapons calculated to
cause unnecessary suffering;" (c) "attack, or bombardment, by whatever
means, of undefended towns, villages, dwellings, or buildings;" etc.

NATO's use of depleted uranium missiles and of cluster bombs, NATO's
attacks on villages, civilian buses etc. fall clearly within the
definition of "violations of the laws or customs of war" as given in
the Statute of that very "Tribunal" not to speak of the numerous grave
breaches of the Geneva Conventions of 1949 committed by the NATO
alliance, for which the "Tribunal" also claims to be competent
according to Article 2 of its Statute. As long as the "Tribunal" does
not take action against those NATO politicians and military officers
responsible for these grave breaches of international humanitarian law,
the "Tribunal" can only be considered as one more futile exercise in
the political use of judicial procedures within the framework of
a "policy of double standards" which seems to be the essence of power
politics in NATO's "New World Order."

11. A dangerous precedent is being created by this new use of judicial
procedures for the purposes of power politics. The separation of
powers, one of the basic requirements of the rule of law, is being
completely neglected when a purely political organ of the United
Nations, the Security Council, arrogates to itself judicial powers by
establishing an "International Criminal Tribunal," and when the
functionaries of this "Tribunal" act as surrogate politicians
effectively hindering a political settlement of an international armed
conflict. The sole responsibility for whichever judicial matters in
international affairs rests with the International Court of Justice. It
is this institution alone that decides on the legal questions related
to aggression by one state or a coalition of states against another
state, and that decides on issues of international humanitarian law.

12. Because of the regrettable paralysis of the Security Council, the
member states of the United Nations as represented in the General
Assembly should take immediate action on the basis of the "Uniting for
Peace Resolution" (res. 377 A [V] of the General Assembly) in order to
prevent a further dangerous deterioration of the situation in
Yugoslavia. When otherwise invalid legal procedures are being used to
prevent a just political settlement and when the ongoing large-scale
bombing of Yugoslavia causes an ecological disaster rendering large
areas uninhabitable, urgent action is required by the international
community. If this new form of self-righteous power politics is not
being checked, similar action may be taken in the time to come against
other sovereign countries and their leadership. In this case, the "rule
of force" will replace whatever remains of the "rule of law" in
international relations. International anarchy will be the inevitable
result. All political leaders and people of good will should unite
against this most serious threat to the international order since the
end of the Cold War.

Dr. Hans Koechler, President

Reprinted from the IPO Website at http://i-p-o.org/yu-tribunal.htm

***

We may be free but we do need money...

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PRESENZA MILITARE ITALIANA NEI BALCANI

Personale impiegato in attivit� all�estero: 8.900 uomini
Secondo i dati ONU e NATO l'Italia e' al terzo posto nel mondo
come �contributrice di pace� nelle missioni internazionali, dopo gli
Stati Uniti e la Gran Bretagna. Nei Balcani, l'Italia e' preceduta solo
dagli USA.


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BOSNIA - ERZEGOVINA

1. Operazione NATO �SFOR - JOINT FORCE�
Totale circa 1.450 uomini - attualmente circa 1.100 uomini (Italian
Battle Group) del 2� Reggimento Alpini della Brigata
Alpina �Taurinense� . Comandante: Col. Celeste Rossi. Sede del Comando:
Sarajevo. Altre sedi del contingente: Sarajevo e Ploce (reparto
logistico). Il Reggimento italiano, come le precedenti Brigate
italiane, denominate Brigata Multinazionale Nord (BMN-N), � inserito
nella Divisione Multinazionale Sud Est (DMNSE) a comando francese. Il
Vice Comandante della Divisione � un Generale italiano.
Compito di SFOR: dare attuazione agli accordi di Dayton.
- Il contingente � presente fin dal dicembre 1995.
- Circa 350 uomini della MSU (Multinational Specialized Unit), reparto
di polizia militare a guida italiana, costituito nell�agosto 1998, e
composto in maggioranza da personale italiano dell�Arma dei C.C..
L�unit�, cui partecipano anche contingenti di altri Paesi (120 u.),
� dedicata alla gestione dei problemi connessi con l�ordine pubblico e
ha un campo di intervento esteso a tutto il teatro operativo.
- Alle attivit� terrestri si affiancano le componenti navale (la NATO
STANAVFORMED alla quale partecipa una fregata italiana) ed aerea,
alla quale l�Italia partecipa con propri velivoli e con la
disponibilit� di aeroporti per il rischieramento dei reparti aerei
alleati. Sono inoltre disponibili, con brevi tempi di preavviso, altri
assetti navali.
Attivit� svolta:
- monitoraggi dei movimenti delle Forze Armate delle fazioni;
- monitoraggi delle esercitazioni delle Forze Armate delle fazioni;
- sminamenti;
- pattugliamento per garantire la libert� di movimento; - vigilanza di
aree abitative;. sicurezza ed assistenza in favore delle Agenzie
civili operanti nel settore di responsabilit�;
- partecipazione alla campagna �Harvest� di SFOR volta ad incentivare
la consegna spontanea delle armi detenute dalla popolazione;
- sicurezza durante le riunioni dei Presidenti delle diverse etnie;
- sicurezza durante le visite delle personalit�;
- nei giorni 21 e 22.04.2000 il personale BOE ha distrutto 30.000
ordigni esplosivi rinvenuti nel tempo da SFOR.

2. Missione ONU IPTF (International Police Task Force)
23 uomini dell�Arma dei Carabinieri - il contingente � presente da
maggio 1997; - compiti dell�IPTF: assistenza e riorganizzazione delle
Forze di Polizia della Bosnia-Herzegovina.

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KOSOVO/FYROM

1. Operazione a guida NATO �KFOR - JOINT GUARDIAN�
Totale circa 5.350 uomini.
- Circa 300 uomini presso il Quartier Generale di KFOR, in relazione
all�assunzione del Comando della Forza da parte italiana.
- Circa 4.000 uomini della Brigata Paracadutisti Folgore, Comandante:
Brig. Gen. Pierluigi Torelli. Sede del Comando: Pec. Altre sedi del
contingente italiano: Pec, Banja, Dakovica, Dekane,, Klina, Kosovo
Polje e Katlanovo (FYROM - nucleo logistico). La Brigata italiana,
denominata Brigata Multinazionale Ovest (MNB-W), comprende anche una
componente spagnola (1200 uomini), una portoghese (340 uomini) e una
argentina (113 uomini). L�area di responsabilit� � di 2.400 Kmq;
- Il contingente dipende dal Comandante di KFOR, Ten. Gen. Carlo
Cabigiosu.
Compito di KFOR:
dare luogo ad un ambiente sicuro che consenta il ritorno dei rifugiati
e sfollati nonch� l�insediamento e le attivit� di presenza civile
internazionale (ONU).
- L�operazione KFOR � iniziata all�alba del giorno 12.06.99. Il
contingente italiano � entrato in Kosovo alla mezzanotte dello stesso
giorno e ha raggiunto Pec il mattino del 14 giugno.
Attivit� svolta:
monitorizzazione delle attivit� inerenti alla demilitarizzazione
dell�UCK e alla costituzione del Corpo di Polizia locale;
- controllo dei confini internazionali tra il KOSOVO e la FRY; -
continuano le attivit� di Ordine Pubblico, controllo del territorio,
sequestro di armi e munizionamento, individuazione di posti di blocco
non autorizzati, sminamento, spegnimento incendi, vigilanza ai luoghi
di culto ed alle aree sedi di minoranze etniche;
- assistenza umanitaria in supporto all�UNHCR e alla popolazione:
distribuzione di viveri e vestiario, assistenza sanitaria, concorso per
il ripristino di infrastrutture e strade, informazione nelle scuole ed
in favore del personale delle - Organizzazioni umanitarie sul pericolo
derivante dalla presenza di mine, partecipazione
all�attivit� �Winterization Effort� volta a fornire alla popolazione i
materiali necessari per affrontare il periodo invernale;
- collaborazione alle attivit� di KFOR per l�eliminazione di rifiuti e
macerie: operazione �Pec Pulita�;
- collaborazione con l�UNMIK e con l�OSCE, impegnate nelle attivit� di
censimento della popolazione per le prossime elezioni amministrative.
KFOR garantisce la sicurezza e la libert� di movimento.


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ALBANIA

1. Operazione NATO �KFOR COMMUNICATION ZONE WEST (COMMZ W)�
Totale circa 1.100 uomini.
Circa 1.100 uomini del Raggruppamento �Aquila� . Dal Comando del
Raggruppamento dipendono anche circa 140 uomini di altre nazionalit�,
inseriti in reparti organici o nello staff del Comando di COMMZ W; Il
Raggruppamento � stato costituito dal 2� Comando delle Forze di Difesa
(2� FOD) con reparti forniti dalle Brigate meccanizzate �Granatieri di
Sardegna�, �Aosta� e �Pinerolo� e con il concorso di altri reparti, tra
cui una componente elicotteristica dell�Esercito su velivoli AB-205.
Sono inoltre inseriti nel reparto una compagnia Carabinieri e 30 uomini
del 72� Stormo dell�Aeronautica Militare dotati di elicotteri NH-500.
Gli elicotteri sono idonei anche per soddisfare esigenze sanitarie. Il
contingente nazionale comprende anche un ospedale da campo, la prima
struttura militare giunta in Albania al momento dell�avvio
dell�operazione �Arcobaleno�.
Comandante: Brig. Gen. Amilcare Casalotto, che dipende dal Comandante
di KFOR Rear, Comando subordinato al Comandante di KFOR e responsabile
della componente logistica di KFOR in Albania, FYROM e Grecia. Sedi:
Durazzo (Comando), Tirana, Ure, Puke.Reparti: (Enti ed Unit�
dell'Esercito) Comandante Periodo Brigata Alpina �Taurinense� (1)
Brig.Gen. Pietro Frisone 01.09.1999 - 15.10.1999 Brigata
Meccanizzata �Friuli� Brig.Gen. Stefano Chiavarelli 15.10.1999 -
12.04.2000 Il contingente italiano � stato il primo a giungere in
Albania (9 aprile: advance party; dal 13 al 20 aprile: main body; 4
maggio: completamento dello schieramento). Ha operato fino al 28 aprile
in un contesto nazionale (in appoggio principalmente alla missione
umanitaria italiana �ARCOBALENO�), passando poi alle dipendenze del
Comando NATO di AFOR.
Compiti:
- mantenere la capacit� di far affluire rifornimenti e rinforzi a KFOR,
sia per via aerea (Aeroporto di Tirana-Rinas), sia via mare (porto
di Durazzo);
- controllo delle vie di comunicazione con il Kosovo, in particolare la
rotabile che collega Durazzo con il valico di confine di Morini (265
Km);
- in relazione agli aspetti umanitari, mantenere, tramite la propria
cellula CIMIC (Cooperazione Civile Militare), i necessari contatti
con le Autorit� albanesi e con le organizzazioni internazionali e non
governative presenti;
Attivit� svolta:
- sostegno in favore delle attivit� umanitarie nazionali e delle
organizzazioni internazionali e non governative presenti; -
mantenimento della capacit� ricettiva delle strutture portuali di
Durazzo;
- prosecuzione dei lavori per il miglioramento ed il mantenimento della
viabilit� lungo le principali vie di comunicazione; - mantenimento
della sicurezza lungo le linee di comunicazione, tramite sia
pattugliamenti stradali sia con missioni giornaliere di ricognizione
da parte degli elicotteri;
- periodiche lezioni alla popolazione sul pericolo delle mine e
collaborazione con le strutture impegnate nelle attivit� di
sminamento;
- lezioni di educazione sanitaria a favore di alunni di varie scuole.

2. Delegazione Italiana di Esperti (DIE)
25 uomini, comandati dal Brig. Gen. Cantone, in loco dal 1997 per
esigenze di ricostituzione delle Forze Armate albanesi in relazione al
processo di trasformazione ed adeguamento al modello NATO; - le
attivit� curate dalla DIE, sviluppate direttamente o con il concorso
delle FF.AA. italiane, riguardano una serie di progetti e di
realizzazioni che interessano le tre FF.AA. albanesi.
Principali attivit� finora svolte:
-corsi di addestramento in Italia e in Albania per qualificare
ufficiali e sottufficiali nell�impiego di mezzi e materiali
standardizzati NATO;
- seminari e conferenze per esaminare e risolvere problemi strutturali,
tra cui un nuovo Modello di difesa, il riordino della Giustizia
Militare, l�elaborazione di una nuova normativa finanziaria, logistica
ed amministrativa;
- visite presso infrastrutture ed enti italiani della Difesa;
- ricognizioni da parte del personale della DIE per esaminare necessit�
di intervento su strade, apprestamenti militari, zone di confine,
aree addestrative, fabbricati e zone rese pericolose dalla presenza di
ordigni esplosivi;
- consulenza per la legislazione in materia di soccorso marittimo ed
aereo, polizia militare e guardia costiera;
- in supporto all�attivit� concettuale ed addestrativa, sono stati
ceduti alle FF.AA. albanesi mezzi e materiali, tra cui dotazioni per
la bonifica di zone minate, materiale sanitario, automezzi e parti di
ricambio. Il supporto fin qui fornito ha consentito alle F.A.
albanesi di costituire un battaglione di fanteria, uno del genio ed uno
logistico, le cui capacit� di mobilit� sono state incrementate con
automezzi e motocicli forniti dall�Italia. La stessa ha fornito
equipaggiamento individuale per 5.000 uomini.

3. Operazione ALBANIA 2
Attivit� aeronavale in corso dal 1997 per prevenire l�emigrazione
clandestina dall�Albania (Sorveglianza M.M. anti immigrazione
clandestina).
- 28� Gruppo navale (GN28):
- 290 uomini con sede del Comando a Durazzo;
- opera nelle acque territoriali albanesi;
- dispone di mezzi navali della Marina Militare e di motovedette della
Guardia Costiera;
- dispositivo aeronavale d�altura anti-immigrazione, composto da una
unit� in navigazione in Adriatico Meridionale e da una seconda unit�
pronta a muovere da Taranto o Brindisi, per una media di 350 uomini
impegnati.
A tali dispositivi � collegato il dispositivo costiero nazionale anti-
immigrazione, che opera nelle acque territoriali con mezzi aeronavali
delle Forze di Polizia (motovedette CC, G. di F. e della Guardia
Costiera).Per la M.M. partecipa n.1 aliscafo pronto in 1 h. su base
giornaliera a Brindisi.

4 - Multinational Advisory Police Element (MAPE)
A ttivit� UEO cui l�Italia partecipa dal 1998 con un contingente
interforze (Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato) di cui
8 uomini dell�Arma dei Carabinieri; - la MAPE � finalizzata alla
ricostruzione della Polizia albanese attraverso un�opera di
modernizzazione e di addestramento della stessa.

5. Operazione �ALBIT�
Attivit� svolta dall�A.M.I. nell�ambito degli accordi bilaterali
sottoscritti da Italia e Albania nell�agosto 1997 (accordi che
originarono la DIE);
- circa 120 uomini a Valona inquadrati in un Gruppo Autonomo;
- un primo nucleo di 26 uomini aveva raggiunto Valona il 17.03.2000 con
il compito di predisporre gli apprestamenti logististici necessari. Il
rischieramento � stato completato il 06.04.2000.
Compito:
il Gruppo Autonomo � incaricato di curare la ristrutturazione della
Scuola di Volo di Valona e della vicina pista di volo di Pishporo. In
tali attivit�, che saranno realizzate con manodopera locale, il
personale italiano assicurer� la supervisione dei lavori, l�assistenza
tecnica e, se necessario, l�esecuzione di talune opere a scopo
dimostrativo ed addestrativo.
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ALBANIA - BOSNIA-ERZEGOVINA - CROAZIA - FYROM - FRY

28 uomini nella ECMM (European Community Monitor Mission), missione
della Comunit� (ora Unione) Europea volta a monitorizzare nei citati
Paesi gli sviluppi politici, economici ed umanitari.
La missione � in corso da luglio 1991 e l�Italia vi partecipa dalla
stessa data. Bonifica delle �Jettison Areas� in Adriatico
L�attivit� si � resa necessaria per bonificare le aree di mare
(�Jettison Ares� - JA) nelle quali i velivoli alleati, durante
l�operazione �Allied Force�, erano autorizzati a sganciare i carichi
esterni, le bombe in particolare, qualora si fossero trovati in
condizioni di avaria o di emergenza.
Per la bonifica dell'alto Adriatico, la Marina Militare tiene
attualmente disponibili in Adriatico due cacciamine. L'opera di
bonifica viene compiuta con l'ausilio di un team subacqueo costituito
da specialisti nella distruzione di ordigni esplosivi (appartenenti al
Comando Subacquei ed Incursori della Marina Militare) supportato,
quando necessario, da altro naviglio e con l'impiego di sonar a
profondit� variabile e di due veicoli subacquei filoguidati ("Pluto"
e "Min"), dotati di telecamere per l'identificazione degli oggetti
sul fondo e di un sistema meccanico per il posizionamento di oggetti.

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti della
ASSEMBLEA ANTIMPERIALISTA (ex Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'"):
> http://www.tuttinlotta.org
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono questa struttura, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
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IL RUOLO DELLA GERMANIA NELLA DISTRUZIONE DELLA JUGOSLAVIA

[l'articolo, di Rudiger G�bel, � comparso sui Marxistische Bl�tter -
Fogli marxisti - del marzo 1995]

Fonte:
> http://marx2001.org/nuovaunita/jugo/opuscolo/index.htm
> http://www.marx2001.org/crj/opuscolo.zip

Secondo la propaganda occidentale, la convivenza dei popoli della
Jugoslavia era stata imposta attraverso la repressione di Stato sotto
il "regime monopartitico", perci� lo sfascio ed i conflitti armati
erano inevitabili con la crisi del sistema socialista. Questa tesi �
priva di qualsivoglia fondamento. Viceversa: la Jugoslavia si form�
dopo la II Guerra Mondiale come unione libera e volontaria di tutte le
popolazioni. La guerra civile � iniziata in seguito alla divisione del
paese nel 1991/'92.

La crisi della Jugoslavia e la conseguente guerra civile nella ex
Bosnia-Erzegovina certo non si lasciano spiegare soltanto adducendo la
politica interventista degli Stati imperialisti, e da sola la spinta al
riconoscimento di Croazia e Slovenia da parte della diplomazia tedesca
non � certo ragione e cagione dello smembramento della Jugoslavia (1).
Tuttavia essa ha esercitato un influsso determinante per lo scoppio
della crisi e l'escalation di questi giorni, rendendo i problemi
connessi davvero irrisolvibili. Gli interessi perseguiti in questo caso
non sono cos� univocamente riconoscibili come ad es. nella guerra
contro l'Iraq. Gli Stati imperialisti perseguono chiaramente molteplici
obiettivi, in parte persino differenti. Erano tutti d'accordo sulla
necessit� di farla finita, anche in Jugoslavia, con i resti di una
societ� socialista, e sulla cancellazione del paese in quanto soggetto
autonomo nello scenario internazionale. Tutti gli Stati hanno ora la
possibilit� di avere un'influenza la pi� grande e diretta possibile
sugli avvenimenti dei Balcani.

Gli interessi pi� facili da riconoscere sono quelli dell'imperialismo
tedesco, che si riallaccia immediatamente alla sua politica per
l'Europa del Sudest dalla seconda met� del XIX secolo sino al 1945.
Proprio come allora, questo guarda ai Balcani come al suo
naturale "cortile" e ponte verso la Turchia e pi� avanti, fino al Medio
Oriente. Pertanto si � potuto riportare in vita il tradizionale
stereotipo dei "Serbi assetati di sangue", utile a sostegno della
politica estera tedesca.



GERMANIA - LA POTENZA CENTRALE D'EUROPA

Lo storico conservatore e biografo di Adenauer Hans-Peter Schwarz apre
il suo ultimo lavoro sul ruolo della Germania in quanto "potenza
centrale d'Europa" con la considerazione che tra le grandi svolte della
storia tedesca � da annoverare il 1 Settembre 1994, giorno della
partenza delle ultime unit� russe dalla Germania. "Con ci� un'epoca,
iniziata mezzo secolo prima, volge alla fine" (2). Cosicch�, quattro
anni dopo l'annessione della RDT, la RFT � di nuovo tre cose in una: �
uno Stato nazionale, � una grande potenza europea ed � la potenza
centrale d'Europa. "Perch� esiste un solo paese che, grazie alla sua
posizione geografica, alle sue potenzialit� economiche ed alla sua
influenza culturale, grazie alle sue dimensioni ed ancora grazie al
dinamismo di cui dispone pu� sentire il compito di una potenza
centrale - e questo � proprio la Germania" (3). La Germania � gi� una
grande potenza europea. Ma poich� il concetto di "grande potenza"
risveglia il ricordo di sfrenata politica egemonica, guerra ed
annientamento, Schwarz propone il nuovo concetto di "potenza centrale
d'Europa" - che vuol dire la stessa cosa.

E puntualmente, proprio il giorno della grande svolta, 1 Settembre
1994, il leader della frazione CDU/CSU Wolfgang Sch�uble insieme con il
portavoce per la politica estera del gruppo parlamentale, Lamers, hanno
pubblicato un documento strategico contenente "Riflessioni sulla
politica europea". Ivi sono formulati gli obiettivi della nuova
politica tedesca da grande potenza - proprio nello stesso senso di
Schwarz - e ci si pronunzia a favore della costruzione di un "nocciolo
duro europeo" comprendente Germania, Francia e gli Stati del Benelux
come nocciolo, mentre Germania e Francia sarebbero il "nocciolo del
nocciolo duro" - con l'intenzione di risorgere finalmente dopo quasi 50
anni d'astinenza come potenza ordinatrice nel continente. Di fianco
alla "stabilizzazione dell'Est" Sch�uble e Lamers citano l'accesso allo
spazio mediterraneo e lo sviluppo di una partnership strategica con la
Turchia come ulteriori obiettivi strategici.

Il loro testo di 14 pagine pu� essere considerato come abbozzo
strategico di base per il salto della RFT a potenza mondiale. I suoi
autori ritengono che il paese sia destinato a diventare una grande
potenza "in base alla sua posizione geografica, alle sue dimensioni ed
alla sua storia". E se la Francia e gli Stati del Benelux non dovessero
essere d'accordo sulla costruzione del nocciolo europeo, la RFT
potrebbe "essere tentata, in base a considerazioni sulla propria
sicurezza, di effettuare da sola la stabilizzazione dell'Europa
orientale, nella maniera tradizionale" (4). Le "tradizionali"
risistemazioni tedesche dell'Est in questo secolo hanno causato al
mondo per due volte milioni di morti ed anni di oppressione e
distruzione bellica.

Per le loro tesi sull'"Europa del nocciolo duro" Sch�uble e Lamers
hanno trovato sostegno nel portavoce della direzione della Deutsche
Bank, Hilmar Kopper, che nell'edizione domenicale della FAZ
[Frankfurter Allgemeine Zeitung, il pi� influente quotidiano tedesco,
legato all'apparato industriale-finanziario, ndt] rendeva noto che nel
documento della Unione era stato detto solamente ci� che tutti in
effetti gi� "pensavano, sapevano o temevano". Nello stesso tempo il
presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, riproponeva alla
discussione il concetto dei "cerchi concentrici", relativamente al
futuro della politica europea della Germania (5).

In conclusione del turno di presidenza tedesco della UE il governo
Kohl, in occasione del vertice di Essen del Dicembre '94, decideva
un "approccio strategico" per gli Stati dell'Europa orientale, mirante
all'estensione ad Est dell'Unione Europea - attualmente la Polonia, la
Repubblica Ceca, la Slovacchia, l'Ungheria, la Romania e la Bulgaria
sono associati all'Unione, mentre con gli Stati Baltici e la Slovenia
si preparano i relativi accordi. Sar� innanzitutto la RFT a trarre
profitto dall'allargamento della Unione, visto che il 50 per cento
degli scambi commerciali della UE con l'Europa dell'Est toccano alla
RFT. Pertanto l'Est � visto come "campo d'azione della politica estera
tedesca".



LA FINE DEL BLOCCO DELL'IMPERIALISMO TEDESCO

Con la fine della contrapposizione Est-Ovest e lo scioglimento
dell'Unione Sovietica, dopo circa 50 anni di interdizione in politica
estera nella RFT si discute apertamente delle ambizioni politiche da
grande potenza in direzione Est, e si passa anche alle azioni concrete.
Il riconoscimento di Croazia e Slovenia nel Dicembre 1991 - contro gli
intendimenti degli alleati occidentali - doveva dimostrare a tutti il
ritorno della Germania nella sua posizione di potenza mondiale a tutti
gli effetti. I vecchi piani di pressione verso Est poterono esser
nuovamente tirati fuori dal cassetto.

Gi� Friedrich Naumann sapeva bene che la costruzione di uno spazio
d'influenza economica sarebbe stata possibile solo sfruttando le
tendenze indipendentiste di parte dei Cechi, degli Slovacchi, dei
Croati, degli Sloveni e cos� via. A lui parevano essenziali due
elementi chiave: l'unione economica dell'Europa centrale e gli "Stati
del nocciolo mitteleuropeo" (6). Al presente questi due elementi chiave
sotto un certo punto di vista sono l'Unione Europea ed i gi� esposti
pensieri sugli Stati del nocciolo duro, attraverso i quali si
perseguirebbe una estensione ulteriore dell'egemonia tedesca. Dopo il
1945 tutto questo non era ancora stato possibile. La "'Mitteleuropa'
appariva come pallida immagine di una storia irriproponibile" (7).

Il pensiero di una "Mitteleuropa" torn� in auge solamente negli
anni '70 ed '80 - esso doveva essere usato solo in funzione della
destabilizzazione degli Stati del blocco dell'Est. La "Mitteleuropa" fu
invocata dagli intellettuali ungheresi, croati e polacchi tanto
apprezzati qui in Occidente, poich� d'opposizione, a partire dalla met�
degli anni '80. A ci� aveva contribuito l'allora Vicepresidente degli
USA, George Bush, che nel Settembre 1983 dopo un viaggio in Jugoslavia,
Romania ed Ungheria tenne una conferenza nella Hofburg viennese,
proclamandosi a favore di una politica della differenziazione
regionale, allo scopo di favorire l'indipendenza di questi Stati - gi�
allora quindi la sovranit� jugoslava era messa apertamente in
questione. Il concetto per mezzo del quale egli identificava questa
regione - Ungheria, Slovenia, Croazia, Cecoslovacchia, Polonia, ecc. -
era espresso dalla parola tedesca "Mitteleuropa" (8). Tra gli
intellettuali di quell'area "Mitteleuropa" divenne cos� una specie di
parola in codice che doveva segnalare che si sentivano parte della
cultura politica dell'Ovest.

Nel 1991 veniva pubblicato un discorso, nel quale si dava rilievo al
ruolo della Germania per il futuro. "Se le difficolt� dell'unificazione
verranno superate - tra cinque, dieci o venticinque anni - la Germania
non eluder� affatto la penetrazione economica dell'Europa orientale, e
probabilmente le toccher� su questa strada di arrivare a ci� che il
Terzo Reich con alcune centinaia di divisioni non aveva raggiunto - il
predominio su quelle aree estese a perdita d'occhio tra Weichsel, Bug,
Dnjepr e Don". Questa la predizione dell'editore conservatore Wolf
Jobst Siedler. E per di pi� questi sosteneva che la Germania sarebbe
nuovamente la potenza egemone di tutta la Mitteleuropa: "essa sar� per
i Cecoslovacchi, per gli Ungheresi ed in parte anche per i Polacchi la
potenza-guida" (9).

"Per lungo tempo in Europa orientale non ci sar� pi� di fatto alcuno
Stato veramente sovrano; tutti, chi pi� chi meno, si dovranno inchinare
dinanzi al dettato del Leviatano germanico. No, la futura, gi� avviata
germanizzazione dell'Europa orientale non avverr� pi� per mezzo della
guerra e della violenza, bens� sar� una versione allargata
della 'Mitteleuropa' concepita nei primi decenni di questo secolo da
Friedrich Naumann, una specie di costruzione k.u.k. ingrandita
[kaiserlich und k�niglich - imperiale e reale, detto dell'Impero
Austroungarico, ndt]", secondo il pubblicista spagnolo Heleno Sa�a nel
suo libro "Il quarto Reich - la vittoria ritardata della Germania"
(10).

I rapporti economici con la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia,
l'Ungheria, la Bulgaria e la Slovenia gi� oggi riportano al modello
degli anni '30: con bilanci commerciali asimmetrici, a favore della
RFT, che rappresenta in questa area l'effettiva potenza economica,
insieme alla Francia. Il consulente imprenditoriale tedesco Roland
Berger ha descritto il ruolo della Germania proprio nel senso della
politica dei "cerchi concentrici", di intensit� e pressione economica
via via minore, in una intervista allo Spiegel nel 1992: "I tedeschi
dovrebbero rendersi conto della propria forza ed innanzitutto lasciar
stare ci� che altri gi� possono (perdipi� con minori costi). (...) Noi
siamo forti in tutti i lavori ad alta intensit� di sapere ed in quelli
creativi, nell'inventare, nello sviluppare, nel costruire, nella
realizzazione di parti essenziali e prodotti tecnologici
all'avanguardia. (...) Il nostro futuro in quanto paese industriale �
quello di un cervello del sistema, non quello d'un produttore di
profilati in alluminio o d'un sarto di camicie. (...) Il mercato
mondiale diviene unitario, pertanto dobbiamo riorganizzare la divisione
del lavoro tra i vari paesi, secondo il motto: il know-how in Germania,
pi� componenti da fuori ed assemblaggio sul posto (dentro o fuori il
paese)" (11).



L'INTERVENTO DELLA RFT NELLA GUERRA CIVILE JUGOSLAVA

Negli ultimi anni uno slogan essenziale della politica tedesca riguardo
l'attuazione dei suoi interessi in Europa orientale e meridionale �
stato quello del "diritto all'autodeterminazione dei popoli". Con
questo la RFT cerca di ricollegarsi ai conflitti esistenti tra gruppi
di diversa lingua o Weltanschauung all'interno di uno stesso Stato o di
una Federazione di Stati. Conflitti, che riportano pi� che altro a
problemi e diseguaglianze di tipo economico - diverso livello di
sviluppo tecnico o industriale, mancanza di beni di consumo, ecc. -,
sono esplicitati per il loro carattere etnico (la "etnicizzazione del
sociale"). Cos� � stato ad es. per le Repubbliche baltiche della ex
Unione Sovietica o per le Repubbliche slovena e croata all'interno
dello Stato federale jugoslavo, che pure avevano una posizione
economica privilegiata. "La politica della RFT si riallaccia a queste
contraddizioni interne dei paesi, con l'obiettivo della frammentazione
o della riduzione dello Stato o Federazione, oppure con l'obiettivo
della cancellazione o separazione della parte in questione dalla
Federazione di Stati" (12). Questo tuttavia soltanto allo scopo di
portare le parti distaccate verso la dipendenza economica e politica.

Possiamo attualizzare meglio le riflessioni che fanno da sfondo
riferendoci forse alla teoria "dell'arancia" di Paul Rohrbach, politico
del colonialismo: essa intendeva portare l'Impero russo a sciogliersi
nelle sue varie componenti, o perlomeno ridurlo in parti controllabili
dalla Germania; l'Impero degli Zar, secondo Rohrbach, era scomponibile
nelle sue varie parti come un'arancia - se si suddivide abilmente
un'arancia non si ottiene un insieme caotico inutilizzabile, n�
distruzione, bens� i vari spicchi restano intatti ed appetibili (13).
Dietro la politica della RFT di sconvolgere la Jugoslavia tramite "il
piede di porco (...) del riconoscimento di Croazia e Slovenia" (14) nel
Dicembre 1991 non c'� nient'altro che l'antica tattica del divide et
impera - niente a che vedere con l'"umanit�", i "diritti umani" o
il "diritto all'autodeterminazione dei popoli".

A Slovenia e Croazia era assegnata una particolare e specifica funzione
nel mercato interno della Jugoslavia. Lo standard di vita di queste
regioni industrializzate era pi� alto che in qualunque altra parte
della Federazione jugoslava. Mentre durante la crisi politico-economica
degli anni '80 lo sviluppo era in stagnazione, i rapporti di scambio
con le Repubbliche pi� povere avuti fino allora furono percepiti
come "zavorra" e si cercarono prospettive nell'annessione al mercato
CEE o a quello mondiale.

Che la strada di Slovenia e Croazia verso la "autodeterminazione"
avrebbe portato alla rovina lo avevano pronosticato gi� il FMI e la
Banca Mondiale nell'estate del 1991. Il Vicepresidente della Banca
Mondiale, Wapenhans, aveva detto allora: "Secondo la nostra opinione
non sussiste alcun dubbio sul fatto che nessuna delle parti componenti
la Jugoslavia trarr� profitto dallo sfascio della Jugoslavia o della
sua economia nel breve e medio periodo" (15). In tale maniera egli
ammetteva indirettamente che con la salvaguardia della Federazione e
del mercato interno jugoslavo era s� dato un fondamento per la
sopravvivenza anche di Croazia e Slovenia, piuttosto che con uno status
slegato da questa base comune - cio� l'"indipendenza", che sfocia per
forza di cose nel legame con l'area tedesco-europea.

Sicuramente esiste anche una continuit� storica, che ha determinato la
spinta e l'appoggio di una grande parte della popolazione slovena e
croata alla svolta verso la Germania. L'antico legame nella "divisione
del lavoro" con l'economia globale tedesco-imperiale e pantedesca �
rimasta nella coscienza di parte di quelle popolazioni come un fatto
positivo. L'odierno Presidente croato Tudjman pot� trovare parecchi
sostenitori promettendo che alla separazione dalla Federazione
jugoslava sarebbe conseguito l'"appoggio" della Comunit� Europea, ed in
particolare della vecchia amica Germania. Gli slogan anticomunisti
hanno fatto il resto.

Il giornalista americano John Newhouse aveva reso noto sulla rivista
The New Jorker dell'agosto 1992 che "Genscher era stato quotidianamente
in contatto col Ministro degli Esteri croato. Egli incitava i Croati ad
abbandonare la Federazione e a dichiarare l'indipendenza" (16). E
questo bench� i leader politici della Bosnia premessero sulle potenze
occidentali perch� si ritirasse il riconoscimento di Slovenia e
Croazia, altrimenti sarebbero stati costretti essi stessi a chiedere
l'indipendenza. La loro sicurezza, dicevano, era fondata sull'esser
parte di uno Stato multinazionale (17).

Nel Novembre 1991 il Presidente bosniaco Izetbegovic' aveva fatto
visita al Ministero degli Esteri di Bonn. Egli si opponeva alla
politica dei riconoscimenti, poich� era convinto che questa
avrebbe "invitato" Serbia e Croazia ad aggredire la Bosnia, con la
conseguenza di un inimmaginabile bagno di sangue. Anche l'Ambasciatore
tedesco a Belgrado considerava il riconoscimento come una cattiva idea
ed aveva fornito ad Izetbegovic' argomenti per il suo colloquio con
Genscher, ci informa Newhouse (18). Ci� che ad Izetbegovic' fu promesso
da Genscher non ci � ancora dato di sapere: fatto sta che, dopo il
colloquio, egli aveva ripiegato dalla sua iniziale posizione apprensiva.

(1/2 continua)

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