Informazione

Nouveaux crimes contre l�humanit�:
l�utilisation militaire des armes � uranium appauvri

par Bruno Vitale (en francais)

Physicien; je remercie les responsables de la biblioth�que des Nations
Unies de Gen�ve, qui m�ont donn� acc�s � son espace informatique.
Traduit de l'anglais par Annemarie Gut.

WORD-Document:
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(WechselWirkung, vol.22, nr.105/106, Oktober 2000, pp.78-89)

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Subject: R: APPEAL FROM BELGRADE: DONT TARGET SLOBODAN MILOSEVIC!
Date: Sat, 31 Mar 2001 00:49:22 +0200
From: "Fulvio Grimaldi"
To: "Vladimir Krsljanin" <vlada@...>


All my solidarity and that of all honest Italian people for Slobodan
Milosevic. We shall immediately mobilise all our forces, in the media
and in
the streets, to protest against this further US crime, carried out by
sold-outs and renegades in Belgrade, against the Yugoslavian people, and
to
help stop the indecency of a trial of the man who defended his country
against the most brutal and cynical aggression of this half century. The
nazifascists have returned to take revenge for their defeat in the
fourties.
All freedom- and peace-loving people in the world must stand up against
this
imperialist and colonialist attack on innocent Yugoslavia and his former
president. Freedom of all of us is at stake.

Fulvio Grimaldi


-----Messaggio originale-----
Da: Vladimir Krsljanin <vlada@...>
A: Belgrade Forum <office@...>
Data: venerdì 30 marzo 2001 22.22
Oggetto: APPEAL FROM BELGRADE: DONT TARGET SLOBODAN MILOSEVIC!


New hundreds of defenders of President Milosevic are gathering around
his home.
Bane Ivkovic, Head of SPS parliamentary group have transmitted
President's
greetings to the gathered people, after meeting him.
Armed men in vehicles are still present, and still without action.
There is still no official statement.
Situation remains tense.
Urgently necessary action is to demand stopping or preventing any action
against President Milosevic!
ON THE SCENE IS AN OBVIOUS DEMONSTRATION OF LOYALTY OF BELGRADE NEW
REGIME
TOWARDS THE DEADLINE (MARCH 31) SET UP BY AMERICAN CONGRESS!
Any further step in that direction can be harmful and dangerous for all:
Serbia, Balkans, Europe, NATO, USA!

Vladimir Krsljanin
Head of SPS International Department

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http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the world of equals)
http://www.24casa.co.yu/ (the only free daily newspaper in Yugoslavia)


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Ramon Mantovani e' responsabile del Dipartimento Esteri del PRC.
Alla risposta di Mantovani seguira' presto una nostra replica.
Coordinamento Romano per la Jugoslavia

---

> Lettera aperta a Ramon Mantovani
> e per conoscenza alla Direzione del PRC
>
> Faccio riferimento alle parole che Mantovani mi disse alcuni anni fa,
> in seguito ad una mia critica relativa a certi titoli del
> quotidiano "Liberazione" sulla guerra in Bosnia : "Il titolo e' un po'
> infelice, ma sai quali sono le posizioni del partito e puoi ritrovarle
> nel contenuto dell'articolo..." Gia' allora fui scettico e
> risposi : "Ma in quanti vuoi che vadano a vedere il contenuto
> dell'articolo, con tutta la propaganda continua e a senso unico che
> devono sorbirsi da tutti i media: la gente si ferma al titolo e giudica
> in base a quello".
> Pochi giorni fa mi sono purtroppo dovuto ricordare di questo scambio di
> battute. Su "Liberazione" del 17 febbraio scorso si leggeva il
> titolo: "Mantovani, PRC : Il caso Telecom e' plausibile". Il contenuto
> svela chiaramente quali sono i referenti privilegiati da Mantovani e da
> una parte del PRC, nelle problematiche jugoslave: "Quando nell'estate
> del 1998 (prima dell'inizio del conflitto [per il Kosovo-Metohija]) mi
> recai nuovamente a Belgrado e a Pristina (...) trovai sia gli esponenti
> del Partito Socialista sia quelli della JUL, il partito della signora
> Milosevic [sic! Mira Markovic : "Per i compagni sono compagna, per gli
> altri ho un nome e cognome", dal libro-intervista "La risposta",
> Edizioni Internazionali Beta, Roma 1998, che voi avete opportunamente
> evitato di recensire su "Liberazione"...], molto freddi. Al contrario
> ho trovato buona accoglienza da parte dei leader pacifisti kosovari
> [vuol dire secessionisti pan-albanesi ?], Rugova in testa."
>
> A parte il fatto che qui Mantovani dimentica di parlare dell'accoglienza
> che gli riservarono i "combattenti" dell'UCK - ma come diamine puo'
> continuare
> a definire semplicisticamente "pacifisti" gli ambienti rugoviani,
> legati da sempre all'Occidente attraverso Germania e Vaticano, quando
> lo stesso Rugova ha ripetuto per l'ennesima volta a "Der Spiegel" lo
> scorso dicembre che la indipendenza e' il suo obiettivo, aggiungendo
> peraltro (come se non l'avessimo gia' capito) che "La NATO e' gia' il
> nostro esercito privato"?!? Dichiarazioni che ricalcano pari-pari
> le precedenti, ad esempio quelle del '92 a "Danas" (Croazia), nelle
> quali Rugova ha sempre sostenuto che quello di protettorato deve
> essere uno status transitorio in vista delle unificazione della
> Grande Albania. Avete pubblicato almeno queste ultime dichiarazioni
> a "Der Spiegel" su "Liberazione"? Perche' non ne traete mai nessuna
> conseguenza?
>
> In tutto il resto dell'articolo di Mantovani e' contraddittorio e
> dimostra apparentemente scarsa conoscenza delle questioni, ad esempio
> quando dice che la FIAT (Iveco) avrebbe fatto "il suo ingresso con
> quote consistenti nelle imprese di quel paese", il che e' semmai da
> riferire ai decenni precedenti ma resta comunque inesatto.
> Il recente "caso" della Telekom serba e' chiaramente, a mio avviso, una
> campagna tutta giocata a fini di politica interna italiana, con la
> quale pero' si cerca sempre di attribuire, in ultimo, le colpe peggiori
> a Milosevic che avrebbe "finanziato la pulizia etnica", pulizia etnica
> che e' una invenzione, dal punto di vista storico. La RF di Jugoslavia
> ha dovuto attuare una legittima repressione contro il movimento
> secessionista e terrorista, movimento che tutti gli internazionalisti
> ed i democratici avrebbero dovuto denunciare e combattere per il suo
> carattere nazionalista e reazionario e per la sua funzione
> disgregatrice nei confronti della Jugoslavia multinazionale, in questo
> affiancato dagli altri secessionismi.
> D'altronde anche nell'articolo a fianco, a firma Paola Pittei, si
> dimostra chi sono gli interlocutori del PRC sulle questioni jugoslave :
> Giulio Marcon, capofila di una delle tante ONG, istituzioni
> paragovernative (altro che "non governative..."), maestrine di
> democrazia ma con le mani in pasta nella gestione degli "aiuti"
> (predestinati verso si-sa-chi) e della ricostruzione. Da ben prima dei
> bombardamenti Marcon e altri come lui invocavano una
> internazionalizzazione della questione del Kosovo-Metohija, adesso che
> quello e' diventato un protettorato co-gestito da NATO e mafia
> nazionalista non sono ancora soddisfatti ?
>
> Ivan per il Coordinamento Romano per la Jugoslavia
> Roma, 23/2/2001

Caro Ivan, o meglio: cari compagni del Coordinamento Romano per la
Jugoslavia, visto che dalla firma mi pare di capire si tratti di una
lettera
inviata a nome del comitato,

rispondo volentieri alla tua del 23/2/2001 (che a me è giunta il 1°
marzo via
email). Mi scuso per il ritardo ma il periodo è piuttosto fitto di
impegni e di viaggi.

Francamente non ricordo l'episodio dell'articolo sulla Bosnia, ma mi
sembra
probabile visto che, come è risaputo, i titoli non vengono fatti da chi
scrive gli articoli. In ogni caso le posizioni che assunsi all'epoca
dell'intervento NATO in Bosnia credo parlino da sole.
Quanto alla mia dichiarazione pubblicata il 17 febbraio da "Liberazione"
si
tratta di un dispaccio ANSA. Non so nemmeno dire quante volte l'ANSA,
diramando dispacci relativi a mie dichiarazioni, abbia, nel corso di
questi
ultimi anni, definito il sottoscritto e/o il PRC filo-Milosevic.
Ma...tant'è, che ci posso fare?
Lo stesso dicasi per la questione "signora Milosevic". Il giornalista
ANSA,
che mi contattò per telefono, quando pronunciai la sigla Jul mi chiese:
"quello della moglie di Milosevic?" Risposi di si. Anche qui: che ci
posso
fare? Del resto non si troverà nessuno scritto di mio pugno nel quale la
Jul
venga definita in quel modo.
Ma passiamo alle questioni di sostanza.
Effettivamente ho definito, e definisco, Rugova pacifista. Il fatto che
propugni l'indipendenza non lo rende per questo un guerrafondaio. Ma
forse
Ivan potrebbe pensare che anche Tito fosse un nemico, visto che nella
Costituzione della Repubblica Federale Jugoslava (fino al 1989) il
Kosovo
godeva del diritto di autodeterminazione. Quando si afferma un diritto
lo si
fa, credo, sapendo che può essere agito. O no? A Rugova e agli altri (ma
poi
torneremo sugli altri) non andai, anzi andammo visto che si trattava di
una
delegazione ufficiale del PRC i cui obiettivi politici furono discussi
(senza obiezione alcuna) dalla segreteria nazionale del partito, a dire
che
noi eravamo per l'indipendenza. Andammo a dire che eravamo contro
l'intervento della NATO e contro l'escalation violenta portata avanti
dall'UCK. Rugova ci disse che disperava di poter controllare il
movimento
visto che l'intransigenza di Belgrado lo stava spingendo dritto nelle
mani
di un'UCK che nel frattempo andava trasformandosi nel cavallo di troia
dello
scatenamento della guerra. La stessa cosa ci disse Demacj, che di li a
qualche giorno diventò il portavoce ufficiale dell'UCK. Anzi, a dire il
vero
Demacj disse, a differenza di Rugova che un gesto di Belgrado, e cioè il
ripristino del diritto all'autoderteminazione, avrebbe evitato il
conflitto
armato e avrebbe riproposto il problema dell'indipendenza in termini
pacifici. Ma chi è Demacj? Un agente della CIA? Demacj è semplicemente
un
reduce da 18 anni di prigione trascorsi nelle galere jugoslave con
l'accusa
di essere filo-Enver Hoxha. Naturalmente la mia parola per Ivan non vale
nulla. Allora citiamo Domenico Losurdo: "una componente dell'UCK
pretendeva
di essere erede di Enver Hoxha, pretendeva e pretende di essere
marxista-leninista, pretendeva di richiamarsi a un dirigente che era
alla
testa della lotta contro il revisionismo e contro il trotskismo." Si
tratta di un discorso di Losurdo pronunciato in occasione di un convegno
a Torino per la costruzione di un vero
partito comunista e pubblicato da AGINFORM che è il bollettino della
Fondazione Nino Pasti.
Sebbene le affermazioni di Losurdo siano seguite da altre considerazioni
che individuano finalmente nell'UCK uno strumento dell'imperialismo (e
da altre secondo le quali il PRC
"non è e non sarà mai comunista") rimane il fatto che l'origine dell'UCK
non è così il frutto di una operazione dei servizi segreti occidentali
come si vorrebbe far intendere, bensì
qualcosa di molto più complesso. Del resto lo stesso Demacj rimarrà
portavoce dell'UCK per ben poco tempo, sarà presto sostituito da altri
ben più allineati con la NATO e con i
suoi progetti di intervento. Tu stesso, Ivan, parli di una Jugoslavia
multinazionale, ed infatti lo era, fino a che negli anni ottanta
l'applicazione delle ricette del FMI, accettate ed
implementate dalla Lega dei Comunisti non accentuarono le differenze,
come succede dovunque vengano applicate, fra le diverse repubbliche e
fra le classi sociali. Continuo a
pensare che l'elemento veramente disgregativo della Jugoslavia vada
ricercato nella politica economica applicata allora. Lo stesso è
successo in Italia con il Nord, ma a differenza
della Jugoslavia non si sono sommate questioni religiose ed etniche. Di
fronte a quella disgregazione regionale e sociale esponenti della Lega
dei Comunisti cominciarono a dividersi
fra serbi croati musulmani albanesi ecc. E alle mire separatiste delle
regioni più forti economicamente come la Croazia e la Slovenia, e non
abbiamo mai smesso di denunciare le
responsabilità vaticane, tedeche ed europee, la risposta di Belgrado fu
una sorta di serbizzazione di tutta la Jugoslavia. Una politica cieca
incapace di rimuovere o almeno modificare
le cause economiche e sociali del disastro e subalterna, invece, perchè
a nazionalismi oppose altri nazionalismi. E' esattamente in quel
contesto che viene rimosso il diritto
all'autodeterminazione del Kosovo, ed è esattamente in ragione di questa
concezione nazionalista che comincia una repressione culturale ed etnica
nei territori controllati da
Belgrado. Potremmo discettare all'infinito su questo punto ma resto
convinto che quando si scivola da posizioni di classe a posizioni
nazionaliste la sinistra, ed i comunisti in
particolare, siano sconfitti in partenza. Nel corso di tutti gli anni
novanta in Kosovo si sviluppa un movimento nazionalista che rivendica
l'indipendenza, Rugova ne è il leader e si
tratta di un movimento dichiaratamente pacifico. La risposta di
Belgrado, che infatti unifica il PSS, la Jul e tutti i gruppi
dell'opposizione compresa quella monarchica e fascista, è
improntata all'ideologia nazionalistica più bieca: il Kosovo è serbo da
non so quanti secoli, abbiamo salvato l'occidente dalla barbarie
musulmana ecc. Quando l'UCK, visti gli
insuccessi della linea pacifica di Rugova, sorge e comincia una qualche
attività il Dipartimento di Stato USA la classifica come gruppo
terroristico. Siamo all'indomani degli
accordi di Dayton sulla Bosnia e cioè nel momento in cui Milosevic è
considerato ufficialmente dagli USA e da tutta la banda un interlocutore
credibile. Noi, da soli e
nell'isolamento più totale, criticammo gli accordi di Dayton proprio
perchè fondavano nuove istituzioni sulla base della conquista etnica del
territorio legittimendo ogni
malefatta, e le malefatte furono una pratica di tutte le componenti
etniche. Allo stesso tempo eravamo contro l'embargo nei confronti della
Serbia e della Jugoslavia, anzi
consideravamo l'embargo uno strumento per indurre una maggiore
destabilizzazione della regione, oltre che un'ingiustizia contro le
incolpevoli popolazioni. E' in quella fase che
si produce l'affare Telecom ed è per questo che ho detto che considero
del tutto plausibile quanto è emerso in seguito. Sull'affare Telecom
avrai certamente letto il mio intervento
alla camera che Liberazione ha pubblicato integralmente. Sono stato
testimone diretto di un Congresso del PSS nel quale la parola d'ordine
era privatizzare tutto il possibile,
diventare un Partito socialista dell'Internazionale, entrare in Europa.
Poi c'è una svolta. Mentre sembra svanire l'embargo e molte
multinazionali cominciano a posare il loro
sguardo sugli enormi affari che si possono fare in Jugoslavia ecco che
compare l'UCK e comincia la lotta armata in Kosovo. Sull'UCK ho già
detto prima, ma come mai gli USA
cominciano a sostenerla? Come mai le aperture politiche europee a
Milosevic cominciano a richiudersi? Come mai? Perchè la Jugoslavia è un
baluardo del socialismo? Perchè la zona
è un boccone prelibato dal punto di vista economico? Per favore non
scherziamo! Di socialismo in Jugoslavia non c'era più nemmeno l'ombra
fin dagli anni ottanta. Pensare che si
scateni una guerra imperialista per conquistare ciò che si può
tranquillamente comprare con un centesimo della spesa è veramente
ridurre la teoria dell'imperialismo ad una
caricatura. La verità è che si coglie un'occasione per preparare una
guerra il cui obiettivo è di molto più ambizioso, e più grave!
Rilanciare la NATO come gendarme mondiale e dare
un ulteriore colpo all'ONU, umiliare ancora di più la Russia fino a
ridurla definitivamente a potenza regionale e indirizzare il processo di
unità europea in senso atlantico e
mercantile, riaffermare in tutto questo processo l'egemonia americana.
Tutti obiettivi raggiunti, purtroppo. Anche a causa del fatto, e non si
può ignorare, che un nazionalismo, che
per giunta commette crimini (e non si dica che siccome la pulizia etnica
in Kosovo è stata esagerata a dismisura dai media è stato un fatto
insignificante!), può anche resistere nei
confronti dei nuovi assetti imperialistici, ma è destinato a sicura
sconfitta visto che non rappresenta e non propone nessuna alternativa.
Gli USA hanno voluto la guerra, ma i paesi
europei membri della NATO non l'hanno subita, l'hanno voluta anch'essi.
Del resto basta guardare al fatto che la guerra è stata conclusa dal G8,
a dimostrazione che uno degli
obiettivi fondamentali della guerra era ed è fare del G8 il nucleo del
nuovo governo reale del mondo. Ma forse qui bisognerebbe aprire un'altra
discussione relativa al capitalismo
contemporaneo, alla globalizzazione e all'indirizzo ultraatlantico e
mercantile che ha preso l'Unione Europea. Ma questa è un'altra
discussione. Che però mi piacerebbe fare senza
che le mie/nostre posizioni vengano bollate con anatemi ideologici e
senza fare a gara a chi la spara più grossa. Fermo restando il fatto che
a me sembra molto più radicalmente
anticapitalista ed antimperialista la denuncia della costruzione di un
nuovo ordine mondiale unipolare che la denuncia di un imperialismo che
ha come obiettivo principale abbattere
Milosevic ed impossessarsi del Kosovo. Infine alcune precisazioni.
Liberazione è stata attaccata da più parti e per motivi opposti, come
filo-milosevic e come anti-milosevic.
Mah! Anch'io avrei delle critiche da fare a Liberazione ma questa
ginnastica muscolare di organizzare invio di fax a sostegno dell'una e
dell'altra tesi mi sembra, lo devo proprio
dire, une emerita stupidaggine. Marcon è stato uno fra quelli che
dirigono associazioni ed ONG a promuovere la NON partecipazione di molte
org non governative alla missione
Arcobaleno, proprio perchè considerata interna alla guerra e non
umanitaria. Come si fa descriverlo come fai tu? Mah! La pulizia etinica
è "un'invenzione da un punto di vista
storico". Si tratterebbe di una repressione antiterroristica? Allora ha
ragione la Turchia con i curdi? L'iran con i comunisti, i fedayn e i
mujaydin iraniani? Saddam con il Partito
comunista iracheno? Suvvia! Cerchiamo di essere seri e di non fare gli
struzzi che mettono la testa sotto la sabbia! La realtà è quello che è,
a nulla serve nasconderla o giustificare
crimini giudicandoli con due pesi e due misure. Ma non solo per una
questione etica. Per essere veramente efficaci contro chi commette
crimini ancor più grandi e più gravi. Infine,
nella tua lettera si parla di "una parte del PRC". Quale? Perchè vedi,
caro Ivan, ogni presa di posizione e decisione inerente la nostra
politica contro la guerra Nato in Jugoslavia e su
tutti gli avvenimenti seguenti, elezioni politche recenti comprese, sono
state discusse in segreteria del partito e in direzione. Non c'è mai
stato un voto contrario o la richiesta di
una riunione per esaminare altre posizioni. So bene che ci sono, sia in
segreteria sia in direzione compagne e compagni che hanno posizioni ben
diverse, basta leggerle su riviste di
corrente come l'Ernesto. E' loro diritto averle, esprimerle nei modi e
nelle forme che vogliono. E' loro diritto cercare di farle diventare
maggioritarie nel partito. Ma non si può
delegittimare ciò che viene deciso e praticato con il loro assenso o con
il loro silenzio dagli organismi dirigenti del partito, come se fosse il
segretario o il sottoscritto a prendere
posizioni e decisioni di parte. Del resto se non si presentano
emendamenti alle tesi dei congressi, se non si vota in dissenso quando
si prendono decisioni impegnative, se si
abbandonano silenziosamente le riunioni della direzione per non votare
documenti politici fondamentali, credo lo si faccia perchè si sa di
essere in minoranza. Io personalmente
sono stato molte volte in minoranza, sia nel PCI sia in Rifondazione
quando Cossutta, e la sua demagogia, andava per la maggiore. Penso si
possa e si debba rischiare il posticino per
una battaglia politica di grande valore. Ma non pretendo di applicare
questo principio a tutti. Se non fanno una battaglia aperta negli
organismi dirigenti del partito avranno le loro
buone ragioni. Ma finchè non la faranno non hanno il diritto di dire che
le posizioni del PRC sono di una parte o di parte.

ciao

Ramon Mantovani

PS siccome non so a chi sia stata spedita la lettera aperta spero tu
voglia far conoscere la mia risposta allo stesso indirizzario

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L'International Crisis Group - organizzazione sorosiana che da anni
diffonde analisi disinformative sulla situazione nei Balcani ed ha
appoggiato a livello propagandistico tutte le secessioni - scopre le
carte e proclama: bisogna smetterla di essere ipocriti ed appoggiare
apertamente la secessione del Montenegro.

Si noti per inciso che le veline dell'International Crisis Group vengono
spesso usate acriticamente da settori della "sinistra" e del "pacifismo"
italiano.

Il sito internet dell'ICG:
> http://www.crisisweb.org/ http://www.intl-crisis-group.org/

Cos'e' l'International Crisis Group / What is ICG :
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/98


---

http://www.europeaninternet.com/centraleurope/news.php3?id=325616

West Should Help Yugoslavia Split

LONDON, Mar 30, 2001 -- (Reuters) A respected watchdog
on the Balkans says the West should stop trying to
prevent the break-up of Yugoslavia and start trying to
assist it.

The International Crisis Group argues in a report
entitled "Montenegro: Settling for Independence?" that
Western efforts to stop Serbia's small sister republic
breaking away from the Federal Republic of Yugoslavia
(FRY) are counter-productive.

"The international community should discontinue its
approach of pressurizing Montenegro into abandoning
the aspiration for independence," the ICG said in the
study published this week.

A more realistic policy would be to encourage and help
Belgrade and Podgorica to negotiate their future
relationship, whether as two states or one, it said.

"On the status of Montenegro and the future
relationship with Serbia, the international community
should adopt a neutral stance, and should be prepared
to accept whatever arrangement Serbia and Montenegro
decide upon," the group said.

Montenegrin President Milo Djukanovic has vowed that
if his pro-independence coalition wins an April 22
general election, he will go ahead with a referendum
on independence, despite heavy pressure from the
United States and European Union not to do so.

Western powers, keen to bolster democratic Yugoslav
President Vojislav Kostunica, fear that the break-up
of federal Yugoslavia could trigger more demands for
changing borders in the volatile region and fuel
violence in Kosovo and Macedonia.

INEFFECTUAL POLICY, EXAGGERATED FEARS

"This is no time to be discussing redrawing Balkan
borders," said one diplomat in the six-nation Contact
Group of major powers involved in Balkan diplomacy.

Montenegro's status and the future of Yugoslavia will
be one of the agenda items when the United States,
Russia, France, Britain, Germany and Italy hold a rare
ministerial meeting of the Contact Group in Paris on
April 11, the diplomat said.

The Brussels-based ICG, a non-governmental body
specialized in anticipating and preventing conflicts,
noted that the West backed Montenegro's moves to
distance itself from Belgrade as long as former
Serbian strongman Slobodan Milosevic held power.

But once Milosevic was overthrown last October,
Djukanovic's decision to opt for independence rather
than patching up the Yugoslav federation caused
international consternation.

The ICG, headed by former Australian Foreign Minister
Gareth Evans, said Western opposition to Montenegrin
independence had been largely ineffectual and was
based on fears of wider destabilization that were
probably exaggerated.

The break-up of the FRY would have no immediate
consequences for Kosovo, which is under UN
administration pending final status negotiations with
Belgrade at some future date.

"Fears of a possible domino effect, with Montenegrin
independence encouraging separatism among the ethnic
Albanian community in Macedonia and among Serbs and
Croats in Bosnia are similarly misplaced," the report
said.

Peter Palmer, the ICG's researcher in Montenegro, said
this month's flare-up of violence with ethnic Albanian
guerrillas in Macedonia, the only republic to have
escaped war after the break-up of Yugoslavia in 1991,
had not altered that judgment.

He argued that the West was making matters worse
because its opposition to Montenegrin independence was
encouraging Belgrade not to negotiate seriously on new
ties with Podgorica.

The ICG is not alone in challenging conventional
diplomatic wisdom hostile to the creation of new
states in the Balkans.

The Berlin-based European Stability Initiative
think-tank came to a similar conclusion that the
European Union should mediate to promote new
functional and institutional ties between Serbia and
Montenegro.

"There are two outcomes that must be avoided: an
acrimonious divorce resulting from a breakdown in
negotiations; and a festering constitutional crisis,
leaving a dysfunctional federation under continuing
siege, distracting the attention of political elites
from the imperatives of political and economic
reform," the ESI said published in February.

The ICG said the international community should
continue financial and technical assistance to
Montenegro without linkage to the republic's status.


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DALLA PARTE DEL TORTO


Ci sedemmo dalla parte del torto perche' tutti gli altri posti erano
gia' stati occupati.
(Bertold Brecht)


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Il punto di vista personale di Michel Collon:
PROBABILMENTE CERCHERANNO DI UCCIDERE MILOSEVIC!

Michel Collon wrote:
>
> Personal standpoint of Michel Collon Saturday 30, 7 am
> They will probably try to kill Milosevic!
>
> The news we hear from Belgrade show a typical desinformation process.
> Announcing in the evening that Milosevic had been arrested - while he
> had not been - was a very usual technique of manipulation.

Le notizie che ci giungono da Belgrado sono l'evidente prodotto
di un processo di disinformazione. Annunciare in serata che Milosevic
e' stato arrestato - mentre non lo e' stato - e' una tecnica molto
consueta di manipolazione.

> All those provocations probably try to prepare some blodshed and
> achieve their goal: kill Milosevic! Let us remember that before
> October, many DOS leaders were speaking about Bucarest syndrome,
> although many differences were obvious between Milosevic and
> Ceaucescu.

Tutte quelle provocazioni probabilmente cercano di preparare il terreno
per qualche bagno di sangue e di ottenere il loro obiettivo: uccidere
Milosevic! Ricordiamoci che prima di ottobre, molti leader della DOS
parlavano di sindrome di Bucarest, benche' ci siano molte ovvie
differenze
tra Milosevic e Ceausescu.

> Nobody can believe one second that would be a decision of the Belgrade
> Justice. It has been decided in Washington and realized through
> pressure and blackmailing. The US International Tribunal of The Hague
> is by the way a mockery of justice. All experts agree that it does not
> respect one rule of real procedure of justice.

Nessuno puo' credere per un attimo che questa sia una decisione della
Giustizia belgradese. E' stato deciso a Washington ed e' stato
realizzato con le pressioni ed i ricatti. Il Tribunale Internazionale
statunitense dell'Aia tra l'altro e' una farsa di legalita'. Tutti gli
esperti concordano che esso non rispetta alcuna regola delle vere
procedure penali.

> But they know that Milosevic, if in trial, might have many things to
> explain: how the German BND manipulated Tudjman since 79 and gave him
> weapons before the war in order to provoke the split of Yugoslavia.
> The same about KLA sinc 98 or earlier. And the same from the CIA. The
> hidden role of US and Germany, behind all those wars So their best
> "solution" would be to kill him.

Ma loro sanno che Milosevic, se giudicato, potrebbe avere molte cose da
spiegare: come la BND tedesca [il servizio segreto] abbia manipolato
Tudjman
dal 1979 e come gli abbia dato le armi prima della guerra allo scopo di
provocare la frantumazione della Jugoslavia. Lo stesso per quanto
riguarda l'UCK dal 1998 ed anche prima. E lo stesso per la CIA. Il ruolo
dietro le quinte di Stati Uniti e Germania, dietro a tutte quelle
guerre.
Percio' la loro migliore "soluzione" e' ucciderlo.

> The events in Macedonia unmask all pretexts that were used for Nato
> aggression. They reveal the real goals of the US and their allies:
> control the Balkans, control the strategic corridors and pipelines and
> fot that they excite train, arm and manipulate the worst terrorists.

Gli eventi in Macedonia smascherano tutti i pretesti che sono stati
usati dalla NATO per l'aggressione. Essi rivelano i veri obiettivi
degli USA e dei loro alleati: il controllo dei Balcani, il controllo dei
corridoi strategici e degli oleodotti ed il fatto che essi incitano,
addestrano, armano e manipolano i terroristi della peggior specie.

> But this brings resistance in Macedonia, Greece and other Balkan
> countries. Also in the West I experienced that many honest people,
> including journalists, are now understanding that the Nato lied from
> the beginning.

Ma questo causa resistenza in Macedonia, in Grecia ed in altri paesi
balcanici. Io so per esperienza che anche in Occidente molte persone
oneste, giornalisti compresi, stanno comprendendo adesso che la
NATO ha mentito sin dall'inizio.

> You cannot believe that the USA who protected Pinochet, Mobutu, the
> fascists generals from Turkey and all dictatorships in the world since
> 50 years, are now trying to produce some justice. They just want to
> eliminate an obstacle for their empire on the Balkans.

Voi non potete credere che quegli USA che hanno protetto Pinochet,
Mobutu, i generali fascisti in Turchia e tutte le dittature del mondo
da 50 anni a questa parte, stiano adesso tentando di fare una qualche
giustizia. Semplicemente vogliono eliminare un ostacolo al loro
dominio imperiale sui Balcani.

> The Nato is not the solution, it is the problem. The only solution is
> the union of all progressive people in the Balkans and in the world to
> stop the Nato and their agents.

La NATO non e' la soluzione, bensi' il problema. L'unica soluzione
e' l'unione di tutti i popoli progressisti dei Balcani e del mondo per
fermare la NATO ed i suoi agenti.

> -- Michel Collon
> michel.collon@...

[NOTA: la tesi di Collon e' stata clamorosamente rafforzata
stamane alle 10 dalle inequivoche dichiarazioni del Ministro
dell'Interno della Serbia Dusan Mihajlovic in conferenza stampa,
battute da tutte le agenzie:
"Milosevic non si consegnera' mai vivo"]

---

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Cari amici e compagni,
prima della rassegna stampa su Cesena 24/3, vi allego uno scambio
di opinioni su come i giornali(sti) nazionali hanno trattato le
notizie delle manifestazioni che si sono tenute in tutta Europa,
da Stoccolma a Belgrado, da Cesena a Pisa, in occasione del
secondo anniversario delle bombe su Belgrado e dintorni.

yure

---------

Ivana K., 25-3 ore 15.20

Qualcuno può informarci: cosa hanno scritto i vari giornali,
soprattutto locali? Per ora ho ricevuto questo:

"sul resto del carlino, pagine locali, si parla di una
manifestazione a cesena del .... popolo di seattle (...!!!) con
600 persone, con una piccola foto. se conosco bene le usanze del
giornale dovreste essere stati un migliaio, o no?"

Altri? la Voce di Cesena? Quelli grandi?
Aspettiamo aggiornamenti, grazie,
Ivana

---

Marcello, 25-3 ore 21.20

Ho letto Il Manifesto [di domenica], ma la notizia della
manifestazione non è stata riportata, nè quella sull'assemblea.
Strano, visto che Ivana ed io siamo stati anche intervistati
dalla giornalista della redazione locale di Bologna, tale Manuela
Foschi che a suo dire avrebbe inviato alla sede centrale il suo
articolo sulla giornata di Cesena.

marcello

---

glr, 27-3

I giornali di domenica:

Il Manifesto è stato vergognoso. Nemmeno una riga o un accenno
alle mani di Cesena, Pisa (?), Belgrado, ecc., nulla
sull'"anniversario" delle bombe del 24 mentre una pagina era
giustamente dedicata all'anniversario del golpe argentino. Non
ho ancora visto il giornale di oggi, ma resta il buco enorme di
domenica.

Meglio Liberazione, con una pagina intera sulle iniziative del 24
senza però alcun richiamo in prima. Un accenno a Belgrado nelle
brevi del sommario a pag. 3, in cui si parla di 5-10.000 persone.
Una pagina intera con un articolo principale su Pisa (e ti
pareva, c'era il segr.) senza alcun accenno alla partecipazione
(saranno stati in pochi... chi ne sa di più?), un grosso 'target'
e un articolo per Cesena, ben evidenziato, in cui si parla di
2000 partecipanti elencando alcune realtà promotrici e presenti,
e brevemente dell'assemblea.

Niente su Repubblica, of course. Forse ci sarà qualcosa sulla
fenice Unità di domani...
Per il 'buco' del Manifesto suggerisco di inviare una letteraccia
collettiva.

yure

---------------

Rassegna stampa locale e commento del Pellerossa
su manifestazioni Cesena 24 marzo 2001

To: "JUGOLIST" <Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.>
From: "Caro-Ric" <caroric@...>
Date sent: Sun, 25 Mar 2001 23:29:11 +0200
Subject: [JUGO] 24/03 rassegna stampa locale

Cari compagni/e
dopo Ravenna e Napoli un'altra bella giornata, è stato un mese di
Marzo davvero straordinario dal quale dobbiamo ripartire verso
nuovi obbiettivi ben più luminosi. Cesena è stato un'altro segno
che ci siamo, siamo presenti e la gente non ci vede più solo in
televisione, ma se spesso non sfila con noi, almeno ci accompagna
ai lati delle strade.
Ieri a Cesena il corteo si ingrossava man mano che avanzava e
nell'ultimo tratto eravamo ben oltre le 500/600 persone indicate
dai giornali. Ma i numeri hanno poca importanza, potevamo essere
di più, ma anche di meno, ma c'eravamo ed abbiamo ricordato una
tragedia che ancora provoca morte, malgrado il colpevole silenzio
dI stampa e TV (Manifesto e Liberazione compresi). Ma non
importa, a Cesena ha ricordato, volente o nolente, tutta la città
e domani saremo a Perugia, Roma, Firenze, Padova........., perchè
non abbiamo altra scelta.
L'affollatissima (150 persone) assemblea pomeridiana ha stabilito
priorità ed impegni, ma comunque alla base rimane il lavoro che
ogni realtà ed ogni compagni sarà in grado di fare. Malgrado la
solita criminalizzazione di stampa e amministrazione comunale,
non c'è stato alcun incidente, ma il "manganello dell'Ulivo" ha
continuato il proprio lavoro a Palma Campana, guardacaso nella
stessa zona e sulle stesse teste del 17/03.
Qui di seguito una piccola rassegna della stampa locale

RICCARDO

PELLEROSSA - CESENA

-----------

DA "La voce di Forlì e Cesena" del 25/03/2001

Erano più le forze dell'ordine dei partecipanti al corteo: forti
critiche ai DS
Sfila un pacifico "popolo di Seattle"
Per le vie del centro 550 manifestanti contro la NATO

E' filato tutto liscio, il passaggio del rumoroso "popolo di
Seattle" è stato indolore. La mobilitazione delle forze
dell'ordine, invece, è stata probabilmente superiore al pericolo
reale, ma, secondo i vertici, sicuramente non ingiustificata.
A sfilare sono stati circa 500 pacifisti, soprattutto giovani,
provenienti da tutta Italia. Hanno manifestato contro la NATO e
l'imperialismo americano. Non ci sono stati disordini e tutto è
proceduto tranquillamente in un mare di bandiere rosse, ma con
forti contestazioni in particolare verso i DS. La tensione
comunque fin dalle prime ore del mattino in città è stata alta.
Alcuni negozianti al passaggio del corteo hanno anche abbassato
le serrande come temessero scoppiare una guerriglia da un momento
all'altro. Cesena, invece, si è dimostrata, come sempre, una
cittadina tranquilla dove rispetto e democrazia prevalgono sulle
provocazioni, spesso fini a se stesse.

CESENA (V.S.)

Altro che "sfascianegozi", lanciapietre e maleducati. Ad
accompagnare il "popolo di Seattle" - per cui si sono mobilitate
precauzionalmente le forze dell'ordine di Cesena, Forlì e Bologna
- è stata la musica tzigana di Goran Bregovic, una scrosciata di
colori, bambini a spasso in passeggino e qualche anziano a
contorno del corteo.
Tutto è filato liscio. A gran voce, i circa 500 manifestanti,
hanno urlato slogan contro la NATO, si sono sgolati contro la
politica ed i bombardamenti in Kosovo del governo DS, ma nessuno
ha pensato a provocare le forze dell'ordine o a innescare
polemiche pericolose. Venivano da tutta l'Emilia Romagna,
l'Umbria e anche da Roma. Si sono trovati ieri mattina alle 11 di
fronte alla stazione di Cesena e di lì sono partiti alla volta
del centro. La
città ha ospitato l'iniziativa predisponendo un cordone di
vigilanza da guerriglia e allertando i cittadini. Molti
commercianti delle zone interessate dal passaggio della
manifestazione hanno abbassato le serrande per paura, altri sono
stati più coraggiosi e si sono messi a guardare il corteo.
I partecipanti da parte loro, hanno voluto ricordare i morti in
Jugoslavia, uccisi dai caccia-bombardieri partiti anche dalla
vicina base di Pisignano: hanno protestato contro la presenza
NATO in Europa e criticato duramente la politica "imperialista"
della sinistra, "sempre più simile a quella della destra". Slogan
di protesta mescolati a cori di vecchi canti partigiani, mamme
con passeggini alla mano e cartelli sulla schiena in corteo
accanto ai ragazzi avvolti nei fazzoletti dei guerriglieri
palestinesi, giovani che rassicuravano le famiglie a casa
sull'assenza di incidenti: insomma un corteo eterogeneo,
osservato con interesse e qualche timore da commercianti dietro
le serrande abbassate, dalle forze dell'ordine (all'incirca 300
uomini schierati da Polizia, Carabinieri e Polizia Municipale) e
dai cesenati che gremivano le finestre del centro, postazioni
sicura, da cui avere una panoramica dell'evento. A loro, a chi
non partecipava direttamente, era rivolto il messaggio della
manifestazione, a chi - come afferma Ivana Kerecki, di Belgrado -
"è convinto che l'Italia sia un paese tranquillo, che da 60 non è
più in guerra".

"C'era anche un giornalista giapponese"...

CESENA - L'niziativa della manifestazione è partita proprio da
Cesena, organizzata dal centro sociale PELLEROSSA in
collaborazione con il Coordinamento Romagnolo contro la NATO e la
guerra. Le adesioni si sono allargate, raccogliendo appoggi a
livello nazionale. Hanno sventolato insieme le bandiere di
Rifondazione Comunista, dell'Unione Popolare, del partito
marxista-lenninista italiano, del Comitato Promotore per
l'Assemblea Antimperialista, di numerosi centri sociali come
l'associazione bolognese Primo Moroni- tra i fondatori del
Leoncavallo. Alcune adesioni nominali anche dall'estero: inoltre,
a seguire da vicino la manifestazione, è giunto da Roma il
corrispondente giapponese per l'Europa Meridionale del quotidiano
"AKAHATA" (Bandiera Rossa) organo ufficiale del partito comunista
giapponese.

Da "Il resto del carlino" cronaca di Cesena del 25/03/2001

Tanta tensione, ma vince la pace

Arrivano alla spicciolata. Capelli lunghi, barba incolta e fascia
rossa al braccio. Qualcuno sventola bandiere, altri più
semplicemente bevono Sangiovese. Alla fine sono circa seicento.
Il popolo di «Seattle» è sbarcato a Cesena ieri mattina per
manifestare in occasione del secondo anniversario della guerra in
Kosovo cantando slogan anti - Nato e anti - Ulivo e chiedendo la
chiusura della base militare divisa tra Pisignano di Cervia e San
Giorgio di Cesena. Ad aspettare i manifestanti c'era una città
blindata da 250 uomini delle forze dell'ordine e con tante
saracinesche precauzionalmente abbassate. I giovani (provenienti
soprattutto dalla Romagna) hanno iniziato a radunarsi nel
piazzale davanti alla stazione ferroviaria a partire dalle 8
mattino, ma fino a dopo le 10 le anime erano davvero poche: solo
un gruppo di ragazzi che suonava utilizzando come percussioni
barattoli di caffè, qualche striscione appeso alle transenne e un
centinaio di manifestanti che predicavano la loro fede ai
presenti. Il gruppo è cresciuto progressivamente fino alle 11
quando gli organizzatori hanno dato il via al corteo: lungo il
cammino che portava verso piazza Almerici, dove era in programma
un comizio (l'amministrazione comunale non ha dato il permesso di
passare per corso Sozzi e dunque i manifestanti hanno deviato per
viale Carducci e per via Serraglio), le forze dell'ordine
vigilavano e facevano
rimuovere dai carri attrezzi le vetture parcheggiate in
corrispondenza degli
improvvisati divieti di sosta. Inoltre controllavano da davanti,
da dietro e da postazioni fisse sui lati della strada lo
spostamento del corteo. Dal cielo vigilava pure un elicottero.
Molti negozi avevano deciso di chiudere i battenti perchè le
immagini degli scontri di due settimane fa a Ravenna facevano
gridare alla prudenza, ma la manifestazione in favore della pace
è stata pacifica. Per fortuna.
di Luca Ravaglia

Nel mirino pacifista l'ex sindaco Preger

L'ultimo capitolo della manifestazione anti-Nato è stato scritto
in piazza Almerici. Dopo l'arrivo del corteo si è infatti tenuto
un comizio volto a informare gli intervenuti sui motivi della
protesta e sui propositi futuri. Il mirino era puntato sul
governo di centro-sinistra che il 24 marzo 1999 decise di
supportare l'operazione Nato fornendo all'Alleanza Atlantica
basi, aerei, uomini e armi in grande quantità (solo Stati Uniti e
Francia mobilitarono più uomini e più mezzi). Lo 'j'accuse'dei
manifestanti ha puntato il dito contro l'allora sindaco cesenate
Edoardo Preger, al quale i 'pacifisti' si erano rivolti chiedendo
di chiudere la base militare di Pisignano - San Giorgio e
ottenendo come risposta un 'no' giustificato da motivi umanitari.
Quei motivi umanitari che, dicono, hanno portato al lancio di
proiettili all'uranio impoverito, alla distruzione di
infrastrutture, scuole, case e ospedali. Il popolo di «Seattle»
ha dichiarato di non essere più disposto ad accettare l'arrivo di
aerei ultra tecnologici 'made in Usa' nella base di Pisignano. In
caso contrario i 'pacifisti' si sono detti pronti a scendere in
campo senza badare alle buone maniere.

Chi paga il servizio?

Duecentocinquanta tutori dell'ordine, molti dei quali venuti da
fuori città, e un elicottero a vigilare dall'alto: per avere una
ragionevole sicurezza che la manifestazione pacifista sarebbe
stata pacifica è stato necessaria una mobilitazione della forza
pubblica che è costata almeno un centinaio di milioni. Non
capiamo perché a pagare questi soldi dobbiamo essere tutti noi e
non solo quelli che la manifestazione la organizzano.


-------------------------- END


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La documentazione e le foto della manifestazione di Cesena sono raccolte
sul sito:
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---

Ordine del Giorno finale

L’Assemblea Antimperialista riunita a
Cesena il 24.3.2001

- Esprime innanzitutto la soddisfazione per la positiva
riuscita dell’odierna manifestazione indetta dal Comitato Promotore per
l’Assemblea Antimperialista contro la NATO e per ricordare
l’anniversario della barbarica aggressione della Jugoslavia da parte
dell’imperialismo occidentale

- Ritiene che anche nelle odierne iniziative (manifestazione e
successiva assemblea) che hanno visto la partecipazione combattiva e
determinata di centinaia di compagni della sinistra rivoluzionaria ed
antagonista si sia evidenziato con nettezza che esistono i presupposti
per
dare luogo ad una più vasta unità delle forze antimperialiste ed
anticapitaliste. A tale scopo decide di riconvocare una riunione
nazionale fra tutte
le realtà oggi presenti e le altre che vorranno eventualmente aderire.
La data e il luogo saranno comunicati appena possibile attraverso i
canali
già predisposti dal Comitato Promotore

- Si impegna ad estendere le mobilitazioni per la lotta alla
globalizzazione imperialista e per il suo rovesciamento e per la difesa
degli
interessi legittimi dei popoli aggrediti dall’imperialismo



Allo scopo indice le seguenti scadenze
di lotta:

1) Organizzazione di manifestazioni/e in occasione della giornata
del 1 maggio, storico momento di lotta delle lavoratrici e dei
lavoratori di
tutto il mondo. Il carattere della manifestazione: locale, nazionale o
interegionale sarà valutato nei prossimi giorni.

2) Partecipazione al prossimo vertice del G-8 a Genova il 20
luglio. In occasione del vertice dell’imperialismo mondiale, vogliamo
far sentire
forte la protesta degli antimperialisti. La nostra presenza dovrà dunque
essere massiccia ed organizzata. Al riguardo l’Assembla Antimperialista
si impegna fin d’ora a raccogliere le adesioni e ad approntare gli
idonei strumenti di collegamento e di coordinamento fra tutte le realtà
interessate

3) Promuovere per i prossimi anni il 24 marzo come giornata di
lotta contro la NATO

Approvato per acclamazione dall’Assemblea Nazionale Antimperialista

Cesena 24.3.2001

---

Dopo Cesena possiamo dirlo con piu' forza
MAI PIU'

Noi non ce l¹aspettavamo cosi¹ tanti compagni al corteo (piu¹ di
mille!). Non ci aspettavamo, vista la campagna intimidatoria della
stampa locale,
tanti cesenati ai lati della strada a guardarci e anche a sostenerci.
Non ci aspettavamo un¹assemblea tanto partecipata il pomeriggio.
Non vi nascondiamo dunque la nostra gioia per il successo della giornata
di lotta contro la NATO del 24 marzo a Cesena
Anzitutto quindi vogliamo ringraziare le compagne e i compagni giovani
(tanti) e meno giovani i quali sono venuti al corteo, tutti gli
organismi e le
associazioni antimperialiste che hanno aderito e che non sono potuti
venire. I cittadini cesenati che ci hanno accompagnato curiosi e spesso
solidali, mentre sfilavamo per le strade.
La manifestazione per non dimenticare l¹aggressione NATO alla Jugoslavia
di due anni fa, non sarebbe stata possibile senza l¹impegno
spassionato di tutti coloro che compongono il Comitato promotore per
l¹Assemblea antimperialista. Chi in autobus, chi in treno, chi in
macchina,
da mezza Italia, nessuno ha disertato. Una manifestazione unitaria,
affiatata e combattiva, ma allo tesso tempo serena e piena di speranza.
La
speranza che con l¹impegno e la lotta sia un giorno davvero possibile
farla finita con le guerre neocoloniali, le bombe, le ingiustizie. Un
merito
grande ce l¹hanno avuto i compagni cesenati del coordinamento romagnolo
contro la guerra e la NATO, i quali non hanno solo curato la logistica,
ma pure attuato una efficace campagna di sensibilizzazione nella loro
citta¹.
In barba all¹ingente spiegamento di forze di Polizia la manifestazione
si e¹ svolta pacificamente, non perche¹ noi siamo pacifisti, ma perche¹
siamo gente seria, che antepone ad ogni altra considerazione il dialogo
coi lavoratori, la conquista della fiducia dei cittadini, senza i quali
nessuna battaglia puo¹ essere condotta e vinta. Come afferma il
comunicato diffuso dai compagni cesenati: ³Il corteo è sfilato
pacificamente
perchè e¹ nostra la scelta politica di decidere modi, tempi e luoghi di
una radicalizzazione della lotta alla NATO, di un movimento che deve
farsi
comprendere e crescere progressivamente, fuori dai luoghi comuni ed
etichette che non ci appartengono:"pacifisti","popolo di Seattle" ecc"
Non abbiamo spaccato alcuna vetrina, ne¹ incendiato negozi. Abbiamo
fatto qualcosa di piu¹ importante: abbiamo aperto una breccia nel muro
di
omerta¹ e silenzio che il centro-sinistra ha eretto in una citta¹, dando
voce ad una maggioranza, per ora solo silenziosa, che vuole la pace, che
vuole chiudere la basi della NATO, che dice no ai governi che seminano
la morte in nome di falsi principi umanitari. Siamo riusciti a farci
capire e
ad avere consenso, senza venir meno al nostro antagonismo irriducibile,
mettendo in stato d¹accusa la sinistra italiana che ha trasformato il
paese in una portaerei della NATO, rifiutando ogni ipocrita e
opportunistica posizione di equidistanza tra aggressori e aggrediti, tra
oppressori e
oppressi, tra la NATO e chi e¹ costretto a combatterla in ogni angolo
del mondo. Cio¹ dimostra quanto sia importante il lavoro di massa, tra
le
gente, citta¹ per citta¹, rifuggendo dall¹inseguire come ombre i summit
del nemico alla ricerca del puro e semplice impatto mediatico.
Non abbiamo quindi solo ricordato l¹attacco della NATO alla Jugoslavia,
abbiamo ricordato l¹Intifada palestinese, la resistenza contadina e
operaia in Colombia, tutti i popoli oppressi dalla tirannia del ³nuovo
ordine mondiale².
E quando siamo giunti davanti al monumento ai caduti alla resistenza
antifascista, emozionati, abbiamo deposto una corona di fiori,
ricordando a
tutti chi siamo e da dove veniamo: ³... ed il nemico attuale, e¹ sempre
ancora uguale, a quel che combattemmo sui sacri monti in Spagna! Uguale
e¹ la canzone che abbiamo da cantare, scarpe rotte eppur bisogna
andare². Tutti hanno capito: siamo i nuovi partigiani, quelli che
nessuno
stavolta disarmera¹ per consegnare il paese alla NATO e ai padroni.
Nessuno potra¹ accusarci di demagogia e di sterile ribellismo. Negli
interventi conclusivi abbiamo denunciato in modo lucido e appassionato
le
malefatte del governo di centro-sinistra, le ragioni della strategia
imperiale, il bellicismo imperialista, le cause piu¹ profonde delle
guerre di
conquista. E ci siamo infine tutti stretti attorno alla compagna
jugoslava quando ha condannato l¹imperialismo per aver squartato la
Jugoslavia,
quando, in serbo-croato, ha urlato l¹inno di battaglia dei vecchi
partigiani che sconfissero le armate hitleriane: ³Smrt fasizmu! Sloboda
narodu!!²
Morte al fascismo, liberta¹ ai popoli!².
Infine, quando hanno preso la parola il compagni greco e quello
nord-americano, abbiamo davvero mostrato che contro la globalizzazione
imperialista, anche noi ci globalizziamo, che l¹antimperialismo non e¹
solo internazionale, e¹ ancora e sempre internazionalista.
L¹assemblea del pomeriggio non poteva che raccogliere la sfida. L¹unita¹
che ci ha portato al successo della manifestazione ne e¹ uscita
rafforzata. Per acclamazione e¹ stato approvato un ordine del giorno che
ci vincola tutti a continuare la lotta. Il prossimo appuntamento e¹ a
Genova, quando i tiranni del G8 si riuniranno per concordare le loro
strategie di oppressione. Noi ci saremo! Ci saremo assieme a tutto il
³popolo
di Seattle², ma senza incedere in modernismi e civilismi alla moda. Noi
saremo il polo indipendente degli antimperialisti, di coloro che non
dimenticano che la globalizzazione e¹ imperialismo, quelli che non solo
lottano contro il capitalismo, ma affermano anche che il socialismo, un
nuovo e autentico socialismo, non solo e¹ possibile, ma necessario.

Il comitato Promotore
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DEMOCRAZIA


Finalmente un ulteriore passo verso la democrazia e' stato compiuto
nella Repubblica Federale di Jugoslavia, dove dallo scorso ottobre -
grazie all'assalto contro il Parlamento avvenuto sotto il vigile
controllo di navi da guerra straniere - e' al potere una coalizione di
partiti democratici. Nel rispetto dell'ultimatum imposto dal Senato
degli Stati Uniti d'America, le forze del nuovo Ministero degli Interni
jugoslavo hanno arrestato il capo dell'opposizione.

L'evento e' stato salutato in diretta TV (Rai Due, ore 23 circa) in
Italia da Massimo D'Alema, che ha parlato di "trionfo della democrazia
e della giustizia" e non ha mancato l'occasione per rivendicare il
carattere umanitario dei bombardamenti del 1999, e dunque la natura
terapeutica dell'uranio 238 e del vinile di cloruro monomero fatto
respirare alla popolazione di Belgrado. (Italo Slavo)

---

Questa lista e' provvisoriamente curata da componenti
dell'ex Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'",
oggi "Comitato Promotore dell'Assemblea Antimperialista":
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(CRJ) - crj@... - ne radi. Sve poruke do ovog adresa od
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molimo ko treba da kontaktira CRJ da napise ovom adresu:
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Yugoslavia (CRJ) - crj@... - has not been working. All messages
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Fuer Jugoslawien (CRJ) - crj@... - nicht funktioniert. Alle
Botschaften, die in der vergangenen Woche zu dieser Adresse geschickt
wurden, sind wahrscheinlich verlorengegangen. Wir warten noch auf eine
Erklaerung von dem Internet-Provider; in der Zwischenzeit sollen alle
Leute, die in Kontakt mit CRJ kommen wollen, zu dieser anderen Adresse
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