=== 1 ===
INTERNATIONAL
CONFERENCE,
200 FOREIGN PARTICIPANTS
Belgrade, March 23
A two-day international conference titled
“Objectives and consequences
of NATO aggression on Yugoslavia (Serbia and
Montenegro) – ten years
after” opened today in the Belgrade Sava
international conference
center.
Besides Serbian scientists and other public
figures it is attended by
about 200 foreign guests from over 40 countries
from all the
continents.
Today more than 20 speakers have presented their
papers, all
emphasizing that the aggression ten years ago
was an act against peace
and stability aimed at promoting the expansion
of NATO, spreading
militarization and interventionism on a global
scale and the
decomposing of sovereign states.
The Conference continues on 24rth of March. It
was preceded by the
opening of an exhibition of photographs, books
and documentary films on
the aggression.
The organizers are the Belgrade Forum for a
World of Equals and the
Association of Generals and Admirals of Serbia
founded by high-ranking
officers who lost their jobs after the
“democratic” changes in that
country in October 2000.
Zivadin Jovanovic
Belgrade Forum for a World of Equals
BELGRADE FORUM FOR THE WORLD OF EQUALS
BELGRADE
CONFERENCE SUCCESS
NATO TO BE
DESOLVED, HAAG
TRIBUNAL CLOSED
Belgrade, March 27. Two days International
conference in Belgrade
marking 10 years of the start of the NATO
aggression on Yugoslavia
(Serbia and Crna Gora) ended up with the calls
to dissolve NATO as the
aggressive global alliance aiming at replacing
the United Nations and
to close up the Hag tribunal (ICTY) as prolonged
NATO anti-Serbian arm.
The Conference initiated establishment of the
International Tribunal of
the Human Consciences (Tribunal International de
la Consciance Humaine).
The participants reiterated that the 1999 NATO
war on Yugoslavia was
the war to weaken Europe, dislocate American
troops in the Balcan,
control Caspian, Middle East and Central Asia
regions and to encircle
Russia. the precedent to be followed later by
aggression on Iraq. They
stated that NATO violated the UN Charter, the
OSCE Helsinki Final
document and basic principles of the
International relation in order to
create precedent and concluded that it was a
crime against peace and
humanity.
The Conference considered that the first War in
Europe after the Second
World War was waged to justify existence of
NATO, rise of military
expenditure and to impose the Alliance as global
police force.
The Conference supported the view that 1999
USA/NATO aggression has
been continuing through the past 10 years by
economic, political and
propaganda means culminating by imposed illegal
self proclamation of
independence of Serbia’s province of Kosovo and
Metohija in February
2008.
Referring to over 3.500 killed and over 10.000
wounded, two thirds of
which are civilians, to the economic damage of
over 100 billion of USD,
the Conference reiterated the right of Serbia to
the war compensation.
It also called that the consequences of the
massive use of nuclear
weapons (ammunition with depleted uranium)
during the aggression be
carefully studied and findings made public.
The Conference hosted by Belgrade Forum for the
World of Equals, an
independent, non-party, non-profit association
of Serbian intellectuals
was attended by over 600 scientists, writers,
diplomats, military
specialists and other public figures from over
40 countries, was also
attended by high Serbian State representatives
in spite of the fact
that the Government refused to assist its
organizers.
Among the speakers were the former US Attorney
General Ramsey Clark,
renown Swiss ecologist Franz Weber, Canadian
scientist Michel
Chossudovsky, Russian general Leonid Ivashov,
Former French minister of
defense General Pierre Marie Galois, Greek
politician Aleka Papariga,
British politician Alice Mahon, Bulgarian
scientist Velko Valkanov and
about 60 other speakers. Ten of them were
presented by special Belgrade
Forum Friendship Charter for their outstanding
contribution in
spreading the truth and upholding the principles
of Law and Justice.
BELGRADE FORUM FOR THE WORLD OF EQUALS
=== 2 ===
The following text in
english: Never
forget
The final document of the Belgrade
International Conference | Held in
Belgrade, 23 & 24 March, 2009
---
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose9d21-004892.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia
- 21-04-09 - n. 270
Forum di
Belgrado per un
Mondo di Eguali
MAI DIMENTICARE
Risoluzione
finale della
Conferenza Internazionale
Belgrado, 22/23
Marzo 2009
Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, in
collaborazione con
altre associazioni indipendenti della Serbia e
in coordinamento con il
Consiglio Mondiale per la Pace (WPC), ha tenuto
a Belgrado il 23-24
marzo 2009, una Conferenza Internazionale
intitolata “Obiettivi e
conseguenze dell’aggressione della NATO contro
la Repubblica Federale
di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) - 10 anni
dopo”.
La Conferenza ha riunito circa 700 scienziati ed
esperti di relazioni
internazionali della Serbia e di 45 paesi di
tutti i continenti,
eccetto l'Australia. Circa 60 partecipanti hanno
presentato i loro
documenti sui vari aspetti dell'aggressione e
delle sue conseguenze.
La cerimonia di apertura č stata tenuta dalla
prof. Slavica
Dukic Dejanovic, portavoce dell’Assemblea
Nazionale della Serbia, dal
sig. Petar Skundric, Ministro dell'Energia, cosě
come da
rappresentanti della chiesa ortodossa serba,
della gioventů, dei
veterani e di altre organizzazioni.
Il sig. Ivica Dacic, Vice-Primo Ministro e
Ministro degli Interni ha
rivolto un benvenuto alla Conferenza ed ha
salutato gli ospiti
stranieri a nome del Governo.
I partecipanti speciali del congresso erano la
signora Socorro Gomes,
Presidente, ed il sig. Thanasis Pafilis,
Segretario Generale, del
Consiglio Mondiale per la Pace.
Alla Conferenza hanno inoltre partecipato alcuni
ambasciatori e
rappresentanti diplomatici accreditati in
Serbia.
I partecipanti hanno tributato il loro rispetto
alle vittime dei 78
giorni di bombardamenti ed hanno portato corone
di fiori ai monumenti
dedicati alle vittime dell'aggressione. Il
dibattito č stato
organizzato in uno spirito di amicizia, apertura
e solidarietŕ
di tutte le organizzazioni e gli individui che
lottano per la pace, lo
sviluppo e il progresso.
I partecipanti
del
congresso di Belgrado hanno deciso quanto
segue:
L'aggressione della NATO contro la Jugoslavia
(Serbia e Montenegro) fu
un’invasione preparata molto tempo prima con i
seguenti obiettivi
globali: istituire un precedente per interventi
militari in tutto il
mondo; portare le truppe americane nei Balcani
ed ampliare ad est la
NATO; circondare la Russia; cambiare l'ordine
del Diritto
Internazionale, stabilito dopo la seconda guerra
mondiale imponendo la
regola che la forza č il diritto; l'imposizione
del sistema
capitalistico neoliberale; l’indebolimento
dell’Europa e il
deterioramento del ruolo delle Nazioni Unite.
Lo scopo finale č stato di rinforzare il
concetto statunitense
di un ordine mondiale unipolare, allo scopo di
stabilire il controllo
su tutte le risorse umane, economiche e naturali
del pianeta.
L'estensione della NATO in Europa ed in altri
continenti rivela la
volontŕ di essere il gendarme del capitale
multinazionale
globale.
L'aggressione č stata preceduta dalla diffusione
di menzogne e
falsitŕ, utilizzando tre tesi di fondo: “evitare
una catastrofe
umanitaria”; “le false trattative a
Rambouillet”; “il massacro di
civili a Racak”.
L'aggressione, assieme alla sua attuazione e
alle conseguenze, č
prova di una morale e di una civiltŕ delle elite
occidentali in
profonda crisi, mentre i suoi effetti
riemergono, dieci anni dopo, a
perseguitarli sotto forma di una grave crisi
economica globale, la cui
fine rimane oltre l'orizzonte.
I capi dei paesi NATO sono responsabili dell’uso
della forza armata
senza l'approvazione del Consiglio di sicurezza
dell’ONU, stracciando
la Carta delle Nazioni Unite, l’Atto finale di
Helsinki dell’OSCE, la
Carta di Parigi e le convenzioni internazionali,
unendo i crimini
contro la pace e l'umanitŕ.
Sono responsabili di piů di 3.500 morti e piů di
10.000
feriti, due terzi civili, per l'uso di armi non
autorizzate e disumane
quali le munizioni e le testate di missili
all'uranio impoverito,
cosě come l’uso delle bombe a grappolo. Sono
inoltre
responsabili delle perdite umane e delle
sofferenze all’indomani
dell'aggressione, dell'inquinamento del suolo e
delle acque, in
conseguenza dell'uso assai diffuso di proiettili
all'uranio impoverito
e del bombardamento intenzionale degli
stabilimenti chimici
determinando una guerra chimica. E sono
responsabili dei costi
economici dei danni, valutati a piů di 100
miliardi di dollari.
La Serbia č autorizzata alla richiesta di
compensazione per i
danni di guerra.
L'aggressione del 1999 di USA/NATO/EU č stata
inoltre, la prima
guerra in Europa dopo la seconda guerra
mondiale. Era non solo una
guerra contro un vecchio Stato sovrano europeo,
ma soprattutto una
guerra contro l’Europa. Paradossalmente, anche
se vi partecipava la
stessa Europa, č stata condotta in alleanza fra
un'organizzazione internazionale di stati (NATO)
e una nota
organizzazione terrorista (l’UCK).
L'aggressione č stato un errore storico
dell'occidente che,
prima o poi, sarŕ riconosciuto. Le conseguenze
dell'aggressione
si estenderanno per tutto il ventunesimo secolo.
L'occidente deve
chiedere scusa alla Serbia per tutte le vittime
e il dolore provocato,
per non dover affrontare una crisi morale e
generale ancora piů
profonda.
I partecipanti alla Conferenza hanno espresso la
loro piů alta
stima all'esercito jugoslavo e serbo per il suo
patriottismo, la
professionalitŕ e il valore nella difesa della
libertŕ
del loro paese contro l'assalto degli
aggressori.
L'aggressione č continuata in questi ultimi
dieci anni,
impiegando altri mezzi quali il ricatto
politico, economico e
propagandistico, smantellando l'esercito della
Jugoslavia (serbo) e,
infine eliminando la Federazione Jugoslava.
Il culmine della politica imperialista
anti-Serba č stato
raggiunto con la dichiarazione d’indipendenza,
illegale ed unilaterale,
del Kosovo e Metohija, il 17 febbraio 2008. Ciň
č stato
seguito dal riconoscimento di quella creatura
criminale da parte degli
stati membri della NATO e dell’EU, con
l'eccezione della Grecia, della
Romania, della Spagna, della Slovacchia e di
Cipro.
La secessione del Kosovo e Metohija ed il suo
successivo riconoscimento
da parte della maggioranza degli Stati membri
della NATO/EU,
rappresenta una violazione dei principi base nei
rapporti
internazionali e della risoluzione 1244 (del
1999) del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU. Come decisione vincolante,
questa risoluzione
rimane in vigore, con il diritto della Serbia ad
insistere sulla sua
esecuzione rigorosa e completa. Ciň si riferisce
specialmente
alle disposizioni riguardo alla sicurezza e la
libertŕ di
movimento della popolazione serba rimasta, che
ancora vive in ghetti
recintati, riacquistando le proprietŕ pubbliche
e private
illegalmente occupate, il diritto ad un libero e
sicuro ritorno di
220.000 profughi serbi e non-Albanesi, e il
diritto al ritorno dei
contingenti serbi della polizia e dell'esercito.
La Serbia non riconoscerŕ mai tale evidente
violazione della sua
sovranitŕ, integritŕ nazionale e dignitŕ
nazionale. La Serbia ha il diritto di difendere
univocamente la sua
sovranitŕ ed integritŕ attraverso tutti i mezzi
legittimi, come qualunque altro paese sovrano.
Dieci anni dopo, č diventato evidente che
l'obiettivo reale
dell'aggressione era destituire il Presidente
legittimo della
Repubblica Federale di Jugoslavia, Slobodan
Milosevic, allo scopo di
privare la Serbia del 15% del territorio dello
Stato, per ostacolare il
ruolo della Serbia come bastione politico dei
Balcani e per metterlo
sotto il controllo dell'occidente.
Gli stessi centri di potere che hanno avuto un
ruolo decisivo nel
distruggere la Repubblica Federale Socialista di
Jugoslavia, nel 1992 -
1995, hanno continuato a compiere le aggressioni
militari nel 1999 e in
seguito, per smembrare infine, nel 2006, la
Federazione di Jugoslavia.
Dopo l’illegale secessione del Kosovo e
Metohija, continuano ad
incoraggiare e a sostenere tacitamente le forze
separatiste in altre
zone della Serbia.
Dall'altro lato, l'occidente č stato coinvolto,
modificando
l'accordo di pace di Dayton-Parigi con
l’obiettivo di dissolvere la
Repubblica Serba di Bosnia e portandola, passo
dopo passo, alla
Bosnia-Erzegovina unica, contrariamente a quanto
sancito negli accordi,
garantiti dalla Serbia.
Smantellando la Jugoslavia, esistita come stato
multinazionale e
relativamente prospero per oltre 70 anni, la
politica dell'occidente ha
condotto alla creazione di 7 nuovi
stati-fantoccio. La sua
frammentazione ha causato decine di migliaia di
vittime umane, di
rapporti spezzati, di economia disastrata ed
ancora il problema
insoluto di oltre 500.000 rifugiati e profughi
serbi. La nazione serba
č stata spezzettata ed anziché nazione
costitutiva, quale
era, si č trasformata in minoranza non
garantita.
La politica generale dell'occidente, in questi
ultimi 20 anni, si
č rivelata come una rappresaglia verso la
nazione serba. Una
tale politica solleva molte domande sul futuro
della stessa Europa,
specialmente riguardo alla Serbia che ha sempre
svolto un ruolo
costruttivo nella moderna storia europea. Alla
conclusione del XX del
secolo, la Serbia ha resistito giustamente alla
politica della resa e
dell'occupazione introdotte dagli Stati Uniti e
dai suoi alleati, come
qualsiasi paese sovrano farebbe.
L'isolamento, le sanzioni, l'aggressione
militare ed infine il supporto
evidente alla secessione, sono stati volti a far
intendere al mondo
musulmano, che l'occidente protegge gli
interessi dei musulmani nei
Balcani, cosa chiaramente falsa.
I partecipanti alla Conferenza hanno sostenuto
che “il Tribunale Penale
Internazionale per l'ex Jugoslavia” dell'Aja,
l’ICTY, rappresenta un
braccio della NATO, lo strumento della vendetta.
Il suo obiettivo
č proteggere gli aggressori e giustificare i
loro crimini
trasformando la vittima, vale a dire l'intera
nazione serba, in
colpevole. Il Tribunale non ha mostrato
interesse né
volontŕ di esaminare le prove innegabili sui
crimini dei capi
dei veri criminali, i terroristi albanesi e la
NATO. I partecipanti
hanno richiesto la dissoluzione del Tribunale
dell'Aja come organismo
non giudiziario, ma politico, che esiste al di
fuori della legge,
contrario alla Carta delle Nazioni Unite.
Non ci sono motivi per accusare la nazione
serba, la Serbia e la loro
leadership per le passate guerre civili
nell’ex-Jugoslavia, né
per le conseguenze del separatismo e del
terrorismo albanesi.
La Conferenza ha chiesto l'inizio di
un'inchiesta indipendente sulle
cause e sulle circostanze della morte dell’ex
presidente della Serbia e
della Federazione di Jugoslavia, Slobodan
Milosevic, ed anche delle
morti di tutti gli altri serbi che sono avvenute
in circostanze poco
chiare mentre erano prigionieri del tribunale
dell'Aja. Hanno espresso
indignazione verso le recenti sentenze del
Tribunale dell'Aja contro
gli alti dirigenti politici, militari e della
polizia, serbi e
jugoslavi, ritenendole una rappresaglia, e
sottolineando che il
Tribunale non č riuscito a dimostrare le
responsabilitŕ
personali dei condannati.
Il cosiddetto “Kosovo indipendente” č una
estensione di “Camp
Bondsteel” ed una molla per l'espansione
militare degli Stati Uniti
verso l'est.
L'aggressione contro la Federazione di
Jugoslavia (Serbia e Montenegro)
ha dimostrato che la NATO non č né un'alleanza
difensiva,
né regionale. Ha il ruolo di organizzazione
militare che deve
imporre il dominio globale dei paesi piů ricchi,
guidati dagli
USA, sulla vasta maggioranza dei paesi meno
sviluppati che possiedono
risorse energetiche, materie prime strategiche,
o una posizione
geostrategica o nel mercato, particolarmente
rilevanti.
La politica aggressiva della NATO rappresenta un
pericolo per la pace e
la sicurezza nel mondo.
L'espansione delle basi militari estere nei
Balcani, in Europa e nel
mondo, l'aumento costante delle spese militari
della NATO e degli stati
membri dell’UE, la spirale della corsa agli
armamenti, devono
arrestarsi.
La militarizzazione del processo di decisione
politico, sta
considerevolmente mettendo in pericolo la
democrazia, inibendo lo
sviluppo sociale, violando in modo massiccio i
diritti umani, aprendo
cosě la strada al totalitarismo e al crepuscolo
della
civiltŕ.
I partecipanti alla Conferenza di Belgrado hanno
fatto appello a tutte
le forze della pace, della legalitŕ e della
giustizia, per
unirsi nell'impegno per l’abolizione della NATO,
per smantellare le
basi militari straniere e per fare diminuire le
spese militari a favore
dei poveri e degli oppressi. Hanno espresso il
loro apprezzamento e
solidarietŕ a tutti i movimenti ed associazioni
della pace che
partecipano alle varie attivitŕ in memoria delle
vittime
dell’aggressione della NATO alla Jugoslavia nel
1999.
L'aumento costante nelle spese militari conduce
ad una ulteriore
esasperazione dell’attuale crisi mondiale. La
riduzione delle spese
militari di USA/NATO/UE e di altri paesi č la
condizione chiave
per superare la crisi nel mondo.
I crimini della NATO non devono essere
dimenticati. Di conseguenza
č un obbligo morale iniziare la procedura per la
determinazione
delle responsabilitŕ dell’allora vertice della
NATO davanti alle
Corti internazionali e nazionali competenti,
puntando a stabilire le
responsabilitŕ specifiche e concrete.
Oltre a questo, la Conferenza ha indicato le
iniziative per attivare i
tribunali internazionali esistenti, per
giudicare i responsabili
dell’aggressione della NATO, cosě come per
attivare un Tribunale
Internazionale della Coscienza Umana (le
Tribunal Internationaux de la
Conscience Humaine) che dia soddisfazione morale
alle vittime
dell'aggressione ed all'intera nazione serba.
Č stato notato che la Serbia non č mai
appartenuta ad
alcuna alleanza militare, in 60 anni non si č
mai allineata ed
č l'unico paese europeo vittima dell'aggressione
della NATO.
Di conseguenza i partecipanti hanno espresso la
loro convinzione
profonda che la Serbia non dovrebbe cercare né
accettare
l'adesione alla NATO, che č un'alleanza
offensiva con ruoli e
obiettivi al di fuori dell’ONU e contrari
all'attuale ordine del
Diritto Internazionale. Si ritiene che la Serbia
dovrebbe sviluppare
una politica estera aperta ed equilibrata, con
buoni rapporti e una
cooperazione con tutti gli stati nei rapporti
internazionali, inclusi i
paesi non allineati, rimasti militarmente
neutrali.
La Serbia dovrebbe ospitare il Summit dei Non
Allineati nel 2011, nel
cinquantesimo anniversario del primo Summit dei
Paesi Non Allineati
(NAM) tenutosi nel 1961 a Belgrado, e ritornare
a cercare di avere lo
status di membro a pieno diritto del NAM.
Ricordando il prossimo settantesimo anniversario
dell'inizio della
Seconda Guerra Mondiale, i partecipanti hanno
espresso preoccupazione
per i tentativi sistematici di modificare la
storia, sia della prima
sia della seconda guerra mondiale e,
all'unanimitŕ, hanno
condannato la rinascita del fascismo e del
nazismo in determinati paesi
europei.
Un ammonimento č stata avanzato, e cioč che tali
avvenimenti non sono qualche cosa di
accidentale, ma cercano di
provocare conflitti, e di conseguenza tutti i
paesi hanno il dovere di
fermarli.
La Conferenza ha condannato l'abuso della lotta
contro il terrorismo
internazionale al fine di espandere gli
interessi esclusivi di una
superpotenza o di un gruppo di paesi ricchi. I
doppi standard non sono
accettabili nella lotta al terrorismo.
Il cosiddetto Kosovo indipendente, il terrorismo
albanese ed il crimine
organizzato rappresentano la fonte piů
pericolosa di
destabilizzazione dei Balcani e dell'Europa. La
stabilitŕ nei
Balcani dipende dal rispetto dei principi
universali dei rapporti
internazionali, in primo luogo il principio
della sovranitŕ e
integritŕ nazionale, senza eccezioni.
Il rinnovamento delle trattative sullo status
del Kosovo e Metohija che
rispettino la risoluzione 1244 del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU
č l'unico modo per arrivare alla pace, alla
stabilitŕ ed
al progresso. La Conferenza ha espresso la sua
solidarietŕ al
popolo palestinese che ha il diritto alla
libertŕ,
all’indipendenza e al controllo del paese, come
qualunque altra nazione
nel Medio Oriente.
L’occupazione militare illegale dell'Afghanistan
e dell'Irak non hanno
giustificazione alcuna e quindi dovrebbero
concludersi al piů
presto.
La Conferenza ha invitato i relativi governi
stranieri a ritirare le
loro truppe e a porre termine alle operazioni.
La pace, la sicurezza e
lo sviluppo sono inscindibili. L'aggressione e
le cosiddette guerre a
bassa-intensitŕ, in qualsiasi parte del mondo,
compromettono gli
altri paesi, nazioni e popoli. Di conseguenza,
la pace, la sicurezza e
lo sviluppo possono essere realizzati soltanto
con la piů vasta
cooperazione possibile delle forze intellettuali
e scientifiche dei
movimenti per la pace.
La Conferenza Internazionale del Forum di
Belgrado, in occasione del
decimo anniversario dell'inizio dell'aggressione
della NATO, č
un punto importante in tale prospettiva.
L'era dell’ordine mondiale unipolare sta
affondando. I processi dello
sviluppo dell'ordine mondiale multipolare stanno
progredendo.
Le condizioni tendono alla democratizzazione dei
rapporti
internazionali in base all'uguaglianza sovrana
di tutti gli stati e al
ristabilimento del rispetto dei principi
fondamentali dei rapporti
internazionali.
L'appello č stato indirizzato ai capi dei paesi
del Movimento
dei Non Allineati per rafforzarne l’azione e
l'unitŕ,
perché sostengono il ruolo delle Nazioni Unite e
dei principi
basilari dei rapporti internazionali.
Il processo di approfondimento della crisi
economica globale obbliga il
Movimento dei Non Allineati a rafforzare l'unitŕ
per impedire ai
paesi ricchi, ancora una volta, di scaricare le
difficoltŕ sui
paesi sottosviluppati.
I tempi sono maturi per l’unitŕ, la
responsabilitŕ e
l'azione di tutte le forze della e per la pace,
lo sviluppo e
l'uguaglianza. La Conferenza č stata preceduta
da mostre
fotografiche e di libri, cosě come dalla visione
di documentari,
organizzati dall'Associazione degli ex Generali
ed Ammiragli
dell'esercito (Jugoslavo) serbo.
I partecipanti hanno espresso il loro
apprezzamento e ringraziamento al
Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, per
aver intrapreso
l'iniziativa della convocazione di questa
Conferenza, per l'alto
livello dell'organizzazione e dell’ospitalitŕ
che ha garantito
ai presenti.
I Partecipanti
alla
Conferenza Internazionale di Belgrado. Marzo
2009
Traduzione a
cura del
Forum Belgrado per un Mondo di Eguali Italia
---
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose9c31-004784.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia
- 31-03-09 - n. 267
Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali
Dichiarazione
finale della
Conferenza Internazionale di Belgrado del
23-24 Marzo 2009:
- "La NATO deve
essere
sciolta",
- " Il
Tribunale dell'Aja
per l'ex Yugoslavia ( ICTY) deve essere
chiuso".
La Conferenza Internazionale di due giorni in
Belgrado che ricordava i
10 anni dell'inizio dell'aggressione della Nato
sulla Repubblica
Federale Jugoslava (Serbia e Montenegro) si č
chiusa con le
parole d'ordine dello scioglimento della Nato
come alleanza globale ed
aggressiva che mira a sostituire le Nazioni
Unite e della chiusura del
Tribunale dell'Aja (ICTY) come braccio
anti-serbo della Nato. La
Conferenza si č aperta con l'intento di
costituire un Tribunale
Internazionale delle Coscienze Umane.
I partecipanti hanno ribadito che la guerra
della Nato del 1999 contro
la Jugoslavia č stata una guerra per indebolire
Europa, per la
dislocazione di truppe americane nei Balcani,
controllare l'area
Caspica, il Medio Oriente e regioni dell'Asia
Centrali e circondare la
Russia.
Un precedente che poi č seguito con
l'aggressione sull'Iraq.
Gli interventi hanno evidenziato che la NATO
violň la Carta
dell'ONU, il documento finale di Helsinki
dell'OSCE e i principi di
base delle relazioni internazionali per creare
un precedente, e hanno
ribadito che č stato un crimine contro la pace e
l'
umanitŕ.
La Conferenza ha sottolineato come questa č
stata la prima
Guerra in Europa dopo la Seconda Guerra
mondiale, ed č stata
intrapresa per giustificare l'esistenza della
Nato, l'aumento della
spesa militare ed imporre l'Alleanza come forza
di polizia globale.
La Conferenza ha sostenuto il punto vista che
l'aggressione di USA/NATO
del 1999 č continuata attraverso questi 10 anni
passati
attraverso strumenti economici, politici e di
propaganda, culminati con
l’auto proclamazione illegale e imposta, di
indipendenza della
provincia serba del Kosovo Metohija nel febbraio
2008.
In merito agli oltre 3.500 uccisi e gli oltre
10.000 feriti, due terzi
dei quali civili, al danno economico di oltre
100 bilioni di dollari,
la Conferenza ha ribadito il diritto della
Serbia ad ottenere il
risarcimento dei danni di guerra.
Inoltre č stato ricordato che le conseguenze
dell’uso massiccio
di armi nucleari ( munizioni con uranio
impoverito), durante
l’aggressione sono state attentamente studiate e
i loro esiti sono
stati denunciati e resi pubblici.
La Conferenza organizzata dal Forum Belgrado per
un Mondo di Eguali,
una associazione indipendente, apartitica, senza
scopi di lucro,
costituita da personalitŕ serbe, č stata seguita
da oltre
600 accademici, scrittori, diplomatici,
militari, studiosi e altre
figure pubbliche provenienti da oltre 40 paesi.
Alla Conferenza hanno portato un saluto anche
alti esponenti dello
Stato serbo nonostante che il Governo avesse
rifiutato di sostenere la
sua organizzazione.
Tra i relatori vi erano l’ex ministro della
Giustizia USA Ramsey Clark,
il noto ecologista svizzero F. Weber, lo
studioso canadese M.
Chossudovsky, il Generale russo L. Ivashov, l’ex
ministro della Difesa
francese il Generale P. M. Galois, la deputata
greca A. Papariga, la
deputata inglese A. Mahon, l’accademico bulgaro
V. Valkanov e circa
altri 60 oratori.
Dieci di loro hanno ricevuto la speciale Carta
di Amicizia del Forum
Belgrado per il loro contributo straordinario
nella difesa della
veritŕ e dei principi della Legalitŕ e della
Giustizia.
Traduzione a cura del Forum Belgrado Italia
=== 3 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose9d01-004799.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia
- 01-04-09 - n. 267
Belgrado
22-23-24 Marzo
2009
A cura di
Enrico Vigna,
portavoce del Forum Belgrado Italia
La dichiarazione finale del Forum Belgrado
sintetizza in modo chiaro lo
svolgimento e l'esito della riuscita Conferenza
Internazionale
intitolata: “ 1999-2009: Per non dimenticare.
L'aggressione della NATO
10 anni dopo”.
L'apertura č avvenuta la sera di domenica 22
marzo, con
l'inaugurazione della mostra fotografica sugli
effetti dei
bombardamenti, con il saluto alle delegazioni
straniere ed una lettura
di poemi contro la guerra, recitati dall’attrice
attivamente impegnata
per il suo popolo, Ivana Zigon.
Lunedě, la Presidenza, oltre al Presidente del
Forum Belgrado Z.
Jovanovic, era composta dal segretario dello
stesso Forum, dal
segretario generale del World Peace Council e
dal segretario del WPC
Europa.
Dopo aver osservato un minuto di silenzio in
memoria delle vittime dei
bombardamenti ed una emozionante recita degli
“ambasciatori” del Kosovo
serbo: i bambini serbo kosovari del gruppo
teatrale “Peonie del
Kosovo”, diretti da I. Zigon, sono poi iniziati
gli interventi.
Come giŕ riportato il livello č stato altissimo,
con
deputati russi, greci, ambasciatori di vari
paesi, accademici, un
esponente della Chiesa Ortodossa serba,
economisti, generali e militari
serbi, greci, portoghesi, russi, brasiliani,
tedeschi, francesi,
storici, giornalisti, esponenti di movimenti
internazionali per la
Pace. Per l'Italia sono intervenuti F. Grimaldi,
J. Toschi Marazzani
Visconti ed E. Vigna per il Forum Belgrado
Italia.
Nella mattinata del 24, una delegazione della
Conferenza si č
recata al Monumento dei bambini vittime dei
bombardamenti della NATO ed
ha deposto una corona di fiori, a nome di tutti.
La Conferenza si č chiusa alle 18 di martedě,
anche per
permettere ai partecipanti di andare alla
manifestazione nella Piazza
della Repubblica, dove hanno parlato oltre a
numerosi relatori della
Conferenza, esponenti delle forze patriottiche e
nazionali serbe.
Nonostante un clima di forte tensione emotiva,
la realtŕ
č stata una manifestazione assolutamente al di
sotto delle
aspettative, anche per la situazione in Serbia
che vede una forte
divisione delle forze politiche della sinistra e
patriottiche, oltre a
quelle nazionaliste. Tutto questo, frutto di un
profondo lavoro di
disgregazione diretto dall'esterno, e dalla
mancanza di una forza reale
capace di orientare ed indirizzare anche
organizzativamente il popolo
serbo verso una ripresa politica e sociale.
Questa č una
tremenda realtŕ, con cui tutte le forze sane ed
oneste di quel
paese dovranno fare i conti, sicuramente per
molti anni a venire.
Questo preoccupa fortemente se si pensa al
possibile destino della
resistenza popolare serba nel Kosovo occupato,
ma questa č la
realtŕ su cui i compagni ed amici di lŕ
convengono
pienamente.
E solo da lŕ possono venire risposte,
progettualitŕ di
ripresa sociale e politica e…futuri vivibili.
Intervento/relazione
alla
Conferenza, 24 marzo 1999
Con questo intervento, intendo portare una
sintetica riflessione su
quale č la realtŕ del Kosovo Metohija oggi…a
dieci anni
dall'inizio dei bombardamenti e dell'aggressione
alla Repubblica
Federale di Jugoslavia…motivata dalla necessitŕ
di fermare una
“pulizia etnica”, un “genocidio” e ripristinare
i “diritti umani” nella
provincia. Queste furono le tre basi fondanti su
cui la cosiddetta
Comunitŕ Internazionale: cioč gli otto paesi piů
ricchi della Terra, cioč il loro braccio armato,
la NATO (in
quanto i governi dei 2/3 dell'umanitŕ tra voti
contrari e
astensioni, erano contrari alla guerra) hanno
decretato l'aggressione
alla Jugoslavia il 24 Marzo 1999.
“…Ho appena dato mandato al comandante supremo
delle forze alleate in
Europa, il generale Clark, di avviare le
operazioni d'aria (ndt:
bombardamenti aerei…) sulla Repubblica federale
di Jugoslavia…Tutti gli
sforzi per raggiungere una soluzione politica
negoziata alla crisi del
Kosovo sono falliti e non ci sono alternative
all'intraprendere
l'azione militare…”.
Cosě, il 23 marzo 1999, l'allora Segretario
generale della NATO
J. Solana, davanti ai mass media del mondo,
decretava l'inizio della
fine della “piccola” Jugoslavia e del popolo
serbo in particolare…
Molti autorevoli interventi in questa Conferenza
hanno spiegato
dettagliatamente quali erano e sono, le
strategie geopolitiche e
geostrategiche, che c'erano dietro la “crisi del
Kosovo” e Rambouillet;
io intendo soffermarmi sinteticamente sulle
menzogne e sulla
“disinformazione strategica” pianificate, che
oggi dopo 10 anni sono di
dominio pubblico, pianificate per cancellare la
RFJ e annichilire il
popolo serbo. Userň il mio tempo per parlare
della situazione
oggi nel Kosovo Metohija e della Resistenza del
popolo serbo kosovaro
per non essere annullato fisicamente,
socialmente, culturalmente e
moralmente.
Prima di tutto porto a questa prestigiosa
Conferenza i fraterni saluti
del Forum Belgrado Italia di cui sono onorato di
esserne il portavoce
per l’Italia e dell’Associazione di Solidarietŕ
SOS Yugoslavia-
SOS Kosovo Metohija.
Il nostro lavoro in Italia si fonda su due
aspetti che da sempre
abbiamo ritenuto indispensabili e legati tra
loro: un lavoro di
Informazione e uno di Solidarietŕ Concreta con
la popolazione.
L’Informazione č un arma per lottare per la
veritŕ contro
la disinformazione strategica, per costruire
coscienza. La
Solidarietŕ Concreta come passaggio conseguente
concreto,
č un arma per costruire legami, relazioni
conoscenza e amicizia
tra i popoli, ed anche questo pensiamo sia uno
strumento per la lotta
contro le guerre e per la pace.
Qual č oggi la realtŕ del Kosovo dopo 78 giorni
di
bombardamenti e dopo 10 anni di “ristabilita”
democrazia, di
“ristabiliti” diritti umani, “ristabilita”
multietnicitŕ,,, di
“ritrovata” libertŕ?
Sono da cinque anni coordinatore per i Progetti
di Solidarietŕ
con il Kosovo Metohija, quindi parlo di una
realtŕ che conosco
direttamente sul campo, vissuta in prima persona
con il popolo serbo
oppresso di lŕ (ma anche con famiglie rom, di
altre minoranze e
anche kosovari albanesi lealisti alla Jugoslavia
ed alla convivenza
multietnica), oltre che documentata e non basata
su racconti o Internet.
I nostri Progetti sono costruiti con profughi,
con lavoratori
disoccupati delle enclavi, con vedove di guerra,
con i figli dei rapiti
del Kosovo e con l’Associazione Sclerosi
Multipla del Kosovo Metohija.
La realtŕ sul campo č esattamente il contrario
delle
veritŕ ufficiali raccontate dalla NATO,
dall’UNMIK, dall’OSCE o
dalla cosiddetta Comunitŕ Internazionale.
Dopo 10 anni dove sono la cosiddetta “pulizia
etnica”, il “genocidio”,
“le fosse comuni” conle decine di migliaia di
albanesi kosovari dentro?
Quando, secondo i documenti CIA, FBI, OSCE,
Unmik, NATO….a tutt’oggi:
sono stati ritrovati 2108 corpidi tutte le
etnie; secondo l’UNCHR i
primi profughi sono stati registrati il 27 marzo
1999, cioč 3
giorni dopo l’inizio dei bombardamenti; sono
stati uccisi dal giugno
’99 ad oggi 3.000 serbi, rom, albanesi
jugoslavisti, e di altre
minoranze; sono stati rapiti 1300 serbi; oggi si
sa (tramite le memorie
della ex procuratrice del tribunale dell’Aja per
la Yugoslavia, Carla
Del Ponte) che loro sapevano di 300 serbi rapiti
dalle forze terroriste
dell’UCK portati in Albania per estirpargli gli
organi ad uno ad uno.
– Cos’č la democrazia quando per motivi etnici,
le persone
(serbi e le altre minoranze) non possono
lavorare, studiare, avere
l’assistenza sanitaria, camminare fuori dalle
enclavi (campi di
concentramento a cielo aperto) con il rischio di
essere assassinati?
- Che significato ha il termine “diritti umani”,
quando per motivi
etnici un uomo, un giovane, un bambino in ogni
momento puň
essere ucciso? Quando oggi nel 2009, tutti i
“diritti umani”
fondamentali sanciti nella Carta Universale dei
Diritti Umani fondante
l’ONU…sono ogni giorno negati per tutti i non
albanesi ed anche per
migliaia di kosovari albanesi?
- Cosa significa la parola multietnicitŕ, quando
oggi il Kosovo
č una provincia etnicamente pulita, mentre fino
al 1999 vivevano
lě 14 minoranze diverse, con gli stessi diritti
sanciti nella
Costituzione jugoslava? Quando 148 monasteri e
luoghi sacri ortodossi
sono stati distrutti dalle forze terroriste
dell’UCK?
- Che significato ha la parola “libertŕ”, quando
ad un popolo
per motivi etnici č negata la possibilitŕ di
lavorare,
studiare, essere curato, privato dei diritti
politici, civili o
religiosi? Quando in uno stato fantoccio creato
dalla forza militare
della NATO, la sua leadership č formata da
criminali,
terroristi, da trafficanti di droga, di armi, di
donne, di organi
umani, come indicato e documentato da svariati
organismi giuridici
internazionali e dalla stessa DEA (Agenzia
antidroga statunitense), che
ha definito il Kosovo un narcostato nel cuore
dell’Europa? Un
lavoratore e le persone oneste di qualsiasi
etnia, sono libere in una
realtŕ simile?
Come puň essere libero un popolo o una regione
quando sulla sua
terra costruiscono una base militare straniera,
come Camp Bondsteel, la
piů grande base militare americana dai tempi del
Vietnam? Per
cosa un tale investimento di denaro e forze? Per
controllare alcune
decine di migliaia di serbo kosovari chiusi
dentro alcune enclavi? O
forse (!) per i loro disegni ed obiettivi
geostrategici?
Menzogne! Menzogne! Menzogne!
Per questo dobbiamo lavorare per una
informazione di veritŕ e
per una solidarietŕ concreta per il popolo serbo
del Kosovo
occupato, che resiste nelle enclavi assediate
dalla violenza e
dall’odio.
La battaglia per la veritŕ č battaglia per la
giustizia.
Senza veritŕ non puň esserci giustizia. Senza
giustizia
non ci puň essere pace per nessun popolo.
Indipendenza nazionali, sovranitŕ nazionali,
integritŕ
nazionali, sono gli obbiettivi concreti e
realistici, oggi da difendere
e su cui costruire politiche di pace e reale
sviluppo, in Serbia
comeper ogni paese e popolo.
Cari partecipanti a questo importante e
prestigioso Meeting, come
modesta voce delle enclavi resistenti del Kosovo
Metohija usurpato, vi
chiedo col cuore e con la coscienza che
possedete di uomini e donne
liberi e consapevoli, di certamente non
dimenticare l’aggressione
criminale al popolo jugoslavo del 1999, ma
altrettanto fortemente di
non dimenticare la resistenza del popolo serbo
del Kosovo Metohija
occupato, OGGI.
Grazie per avermi dato la possibilitŕ di esporre
queste
schematiche parole, a nome di tutti coloro che
lavorano e si impegnano
in Italia con il Forum Belgrado Italia e con
l’Associazione SOS
Yugoslavia- SOS Kosovo Metohija; ma soprattutto
GRAZIE a nome dei
nostri fratelli e sorelle delle enclavi, un
popolo senza piů
voce, senza piů televisioni, senza piů giornali,
ma
ancora lŕ in piedi, tenace e fiero a difendere
la loro esistenza
ma anche il diritto di qualsiasi popolo ad
esistere.
Nel mezzo
della piana, la
piů ampia ampiezza.
Nel mezzo del
mare, il
fondo piů profondo.
Nel mezzo del
cielo,
l’altezza piů alta.
Nel Kosovo, il
campo di
battaglia piů alto.
(Poema epico popolare serbo)
Grazie.
Enrico Vigna
=== 4 ===
http://www.workers.org/2009/world/yugoslavia_0402/
Anti-NATO
forces in Serbia
mark 10th year since bombing of Yugoslavia
By Heather Cottin
Belgrade, Serbia
Published Mar 29, 2009 8:53 PM
March 23—Hundreds of representatives are meeting
in Belgrade on March
23-24 to commemorate the 10th anniversary of the
U.S.-led 78-day
bombing of Yugoslavia and the heroic resistance
of its people and
military during NATO’s aggressive and illegal
war. Participants came
from many European countries, including
Bulgaria, Belgium, Russia,
Germany, Greece, Italy, Ireland, Britain, Spain,
Portugal and Serbia,
as well as Palestine, Angola, Brazil, Venezuela
and the United States.
In 1999, thousands of courageous students
rallied at huge rock concerts
on bridges the U.S. and its NATO allies were
bombing in Belgrade.
Wearing shirts emblazoned with bull’s-eyes, they
protested the criminal
NATO violation of Yugoslavia’s sovereignty,
proclaiming themselves
“NATO targets.”
The Belgrade Forum met to “remember the defense
of the county” that
coincided with NATO’s first step of Western
military expansion into the
former socialist countries. The U.S.-led NATO
assault killed over 2,000
civilians and bombed chemical and water
treatment plants, resulting in
permanent destruction of the country’s ecology.
The Pentagon used bombs
and shells with depleted uranium in Kosovo and
the rest of Serbia 10
years ago. Now cancer rates there have
skyrocketed to over 300 percent
above prior rates.
Speakers at the two-day conference said the
U.S.-NATO war—allegedly to
“liberate” Kosovo—was designed to build Camp
Bondsteel, now the largest
U.S. military base in southeastern Europe. The
U.S.-NATO plan was to
transform the Balkans into a launching pad for
further military
expansion into Eastern Europe and Southwest
Asia, which has happened.
Ivan Dimitrov from Bulgaria, one of the speakers
at the Belgrade Forum,
apologized to Serbs for his nation’s role as the
military base from
which the U.S. launched many of the aerial
attacks during the 78-day
war on Yugoslavia. Belgrade, he said, is unique,
a city that was bombed
by both the Nazis and by NATO. He continued,
“The capitalist system is
the focus of all the evil in the world.”
In the Yugoslavia of 1989, some 20 million
people of many nationalities
lived in six republics. Some 70 percent of the
country’s productive
capacity was publicly owned.
Since Yugoslavia’s breakup, everything has been
privatized. The
factories are closing. The fancy Benetton, Gap,
Ann Taylor and computer
stores have few customers. Unemployment is in
double digits. In Kosovo,
a former province of Serbia that NATO has turned
into an abject colony,
unemployment is 70 percent.
Protests of NATO ‘celebration’ planned
Most speakers at the Belgrade Forum condemned
the world capitalist
press for suppressing the truth about what NATO
began in Yugoslavia,
but noted that this spring marked a new
beginning for a worldwide
fightback against NATO militarism and the
putrefying capitalist system
it protects.
The most pro-capitalist, rightist and
subservient politicians in
Georgia, Ukraine, Azerbaijan, Poland, Bulgaria
and other “new” NATO
member-states came into office after
establishing their loyalty to the
West and to neoliberal policies supporting
“globalization.” That is,
they backed U.S. and European Union imperialist
investment and control,
turning their countries into Western colonies to
defend their own
narrow interests.
The workers in Eastern Europe, robbed of free
health care, education,
the guarantee of jobs and culture, face
double-digit unemployment.
Now the U.S. and NATO look to the working-class
and farmer youth of
Eastern Europe’s “new” NATO members for cannon
fodder for its colonial
adventures. These youths’ job is to kill and die
for NATO in
Afghanistan, while NATO military expenditures
strain the budgets of
these poorer member nations.
The 60th anniversary of NATO in early April has
become the focus of
protest all over Europe and also in Canada,
beginning now. In Montreal,
Rome, Brussels and Belgrade people are gathering
to say no to NATO
expansion, with major protests planned for April
2-4 in and around
Strasbourg, France.
Articles copyright 1995-2009 Workers
World. Verbatim
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article is permitted in any
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preserved.
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http://www.workers.org/orders/donate.php
=== 5 ===
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose9c25-004742.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia
- 25-03-09 - n. 266
da Partito
Comunista della
Grecia (KKE) - inter.kke.gr - in
www.solidnet.org
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a
cura del Centro di
Cultura e Documentazione Popolare
La delegazione
guidata dal
Segretario generale č a Belgrado
24/03/2009
Una delegazione del Partito Comunista della
Grecia, guidata dal
Segretario generale del partito, la compagna
Aleka Papariga, č a
Belgrado per partecipare alla conferenza
internazionale organizzata dal
Forum di Belgrado e dal Consiglio Mondiale della
Pace [WPC] in
occasione del 10° anniversario dei bombardamenti
della NATO.
La conferenza vede la presenza dei
rappresentanti delle organizzazioni
e movimenti antimperialisti di 45 paesi.
La compagna Papariga, che ha incontrato il
Presidente del Parlamento
serbo Slavica Djukic-Dejanovic, ha affermato che
“Siamo a Belgrado per
ricordare e mostrare il nostro rispetto al
popolo serbo per i barbari
attacchi da parte di 19 stati appartenenti alla
NATO, e piů
specificamente dagli Stati Uniti, Unione Europea
e NATO, e per
rinnovare i rapporti di amicizia tra i due
popoli. Noi siamo uniti da
problemi comuni per via della crisi economica,
come per il fatto che la
guerra non ha abbandonato la nostra regione. Col
presidente del
Parlamento abbiamo discusso del nostro
contributo allo sviluppo delle
relazioni tra i due Parlamenti. Ciň che č
fondamentale e
concreto č che i popoli esercitino pressioni sul
Parlamento
affinché sia promosso l’aiuto disinteressato di
un popolo
all’altro nelle attuali pesanti circostanze”.
Nel primo pomeriggio di lunedě 23 marzo, la
compagna Papariga ed
i membri della delegazione del KKE hanno
visitato la cittŕ
natale dell’ultimo presidente Slobodan
Milosevic, Pozarevac, ed hanno
deposto una corona di fiori sulla sua tomba.
“Siamo venuti qua per ricordare che sono
trascorsi 10 anni dall'inizio
della guerra imperialista contro la Yugoslavia e
che i crimini non
hanno un inizio e una fine. In questo momento
ricordiamo il sostanziale
rapimento di Milosevic, il quale ha
demistificato il mito e svelato del
tutto la natura della cosiddetta democrazia
europea. Proprio su questa
terra di Europa, che apparentemente possiede
grande cultura e
umanesimo, ha avuto luogo il sequestro di una
persona per processarla
sulla base di menzogne e morire poco prima della
conclusione,
ricordando che la lotta di un popolo non ha mai
fine.
La morte di Milosevic arrivň prima della
sentenza finale, il
popolo della Serbia ed i popoli dell'Europa
devono condurre la lotta
per la definitiva condanna dell’imperialismo. Al
di lŕ del
castigo divino, in cui credono alcuni, esiste
anche il giudizio
popolare.
Il Segretario generale del CC del KKE, la
compagna Aleka Papariga,
lunedě 23 marzo ha incontrato le delegazioni del
Nuovo Partito
Comunista di Yugoslavia e del Partito dei
Comunisti Serbi, mentre
martedě 24 marzo ha pronunciato un discorso alla
conferenza
organizzata dal Forum di Belgrado in occasione
del 10° anniversario
dei bombardamenti NATO.
=== 6 ===
Dačić:
Priznavanje
jednostrane secesije Kosova - nastavak
agresije
23. mart 2009. 12:33
(Izvor: Međunarodni radio
Srbija)
Potpredsednik Vlade Srbije Ivica Dačić, ocenio
je da jednostrano
proglašenje secesije Kosova i njeno priznanje od
nekih država
predstavlja nastavak pritisaka i agresije,
koju je NATO izvršio
1999. godine na SRJ. Dačić je, obraćajući se u
ime Vlade Srbije
učesnicima dvodnevne međunarodne konferencije
"Agresija NATO na SRJ -
deset godina posle", podsetio da je
bombardovanje SRJ sprovedeno bez
odluke SB UN i da su njime prekršeni Povelja UN
i osnovni principi
međunarodng prava. Dačić je ukazao da je do
jednostranog priznavanja
nezavisnosti Kosova došlo takođe bez odluke SB
UN. Dvodnevnu
konferenciju koja se odžava u Centru "Sava"
organizovali su beogradski
Forum za svet pravednih i Klub generala i
admirala Vojske Srbije.
Otvaranju su, između ostalih, prisustvovali
predsednica Skupštine
Srbije Slavica Đukić-Dejanović, predsednica
Svetskog mirovnog pokreta
Sokoro Gomeš i predstavnici više ambasada u
Beogradu, među kojima i
ruski ambasador Aleksandar Konuzin.
---
http://www.b92.net/eng/news/politics-article.php?
yyyy=2009&mm=03&dd=23&nav_id=58033
Tanjug News Agency - March 23, 2009
Dacic: UDI is
"continued
NATO aggression"
BELGRADE - First Deputy PM and Interior Minister
Ivica Dacic on Monday
in Belgrade addressed a
conference dubbed, "NATO Aggression against
Serbia: Ten Years After".
Dacic said that the process of the unilateral
proclamation of the
secession of Kosovo and its recognition
by certain states presents "a continuation of
the bombing, pressure and
aggression" which NATO
carried out against Serbia and then Federal
Republic of Yugoslavia
(SRJ) for 78 days in 1999.
Tanjug news agency reports that he addressed the
gathering on behalf of
the government, to point out
that the air strikes on Serbia were carried out
without a decision of
the United Nations Security Council,
that they present a violation of the UN Charter,
the Paris Charter, the
closing acts of the Organization
for Security and Cooperation in Europe (OSCE),
as well as the
elementary principles of international
law.
"The bombing of Serbia was a consequence of a
false accusation of
genocide and ethnic cleansing,
because of a stage-managed massacre, and the
alleged guilt of the
Serbian forces in Racak," Dacic said.
The attacks against Serbia presented the closing
stage of all the
pressures put on the country since the
beginning of the 1990s, according to the
minister, who is also the
leader of the ruling Socialists (SPS).
"It is similar today. Just as then, it also
happened now that the
unilateral recognition of the
independence of Kosovo and Metohija took place
without a decision of
the UN Security Council," Dacic
said, pointing out that "the unilateral
proclamation of secession and
its recognition by certain states
present a continuation of the bombing, pressure
and aggression that
were in force at that time".
"On the grounds of the illegal manner of the air
strikes, the lack of a
UN Security Council decision, and
the consequences of the bombing for the Serbian
people, the NATO
aggression constituted a crime,"
stated the minister.
It was announced last week that the Serbian
government will on Tuesday
hold a special session
dedicated to Remembrance Day for the victims of
the NATO air strikes.
For the first time since 2000, throughout the
country citizens will
suspend their activities and observe a
minute of silence for the innocent victims as
sirens are sounded at
noon on March 24 -the 10th
anniversary of the beginning of the attacks.
The government session will be open to the
public and it will be
addressed by Prime Minister Mirko
Cvetkovic.
BELGRADE FORUM
FOR A WORLD OF EQUALS
11.000 Belgrade, Murska 14, Serbia
Tel. +381 11 24 52 071, 381 11 24 55
822
Belgrade,
August 2008
e-mail- beoforum@gmail.com
A
P P E A L
NOT TO FORGET
NATO AGRESSION AGAINST SERBIA, TEN YEARS AFTER
Belgrade Forum for a World of Equals, an
independent, non-party, and
non-profit association of citizens, has
initiated a program of
activities to mark the 10th anniversary of the
NATO aggression against
Serbia (the Federal Republic of Yugoslavia) in
1999.
The primary objectives are to
pay due respect to
human victims, to shed more light on the real
goals and consequences of
that aggression, and to spread messages of
peace, mutual respect and
equal rights of all nations and all human beings
on the Planet. The
framework is: NOT TO FORGET. Remembrance of
victims and consequences of
the aggression will contribute to upgrading the
overall responsibility
for the observance of the universal principles
of International Law and
the role of the international institutions,
headed by the United
Nations.
The activities will continue
throughout 2009,
culminating in March (the beginning) and June,
2009 (the end) of the
aggression.
The Belgrade Forum invites
all the state,
scientific, cultural and religious institutions
of Serbia, the Serbian
Academy of Science and Art (SANU), the Serbian
Orthodox Church (SPC),
associations of citizens, mass-media, and the
Serbian Diaspora (with
its associations and mass-media) to take part in
various activities
aiming not to
forget victims
and consequences of the 1999 NATO aggression.
Consequences are not felt
in Serbia and the Balkans only but also in
Europe, Caucasus, Middle
East, Asia, Africa, Latin America.
The Belgrade Forum believes
that marking this
anniversary will promote international
solidarity with Serbia and
Serbian people as victims of the aggression
which transformed NATO from
a defensive into an offensive alliance. The day
of the beginning of
NATO aggression, March 24th, 1999 set a most
dangerous precedent of
using military force of an regional organization
against a sovereign
state without authorization of UN Security
Council. It was a clear
violation of the universal principles of
International Law, the UN
Charter, the OSCE Final Helsinki Act and the
Paris Charter. It
represents also violation of the NATO 1949
founding act as well as the
constitutions of the member countries.
Uniqueness is reflected also
insofar that the aggression was conducted in an
alliance of NATO and
the terrorist UCK organization.
The
aggression left over 3.500 dead and about 10.000
wounded, out of
which more than two thirds are civilians,
including children and
disabled. In addition, many people died later as
a consequence of
deceases caused by use of depleted uranium and
other armament banned by
the International Law. The material losses –
destroyed bridges,
railways, highways, factories, transformers and
electricity
transmission lines, apartment buildings,
schools, hospitals, even 30 TV
stations and transmitters – amounted about 100
billion US dollars.
The goals of the 1999
military NATO aggression
have been incessantly pursued during the past
ten years. Their
continuity was reflected through sustained
support to the Albanian
terrorism and secessionism - that resulted in
thousands of killed and
abducted, ethnic cleansing of 270.000 Serbs and
other non-Albanians,
destruction of 150 Serbian medieval monasteries
and churches, massive
pogrom of Serbs in March 2004 - all the way to
open support to the
recently proclaimed illegal independence of
Kosovo (17th of February
2008). Notably, the US/NATO/UCK aggression
against Serbia and their
open support to the Albanian terrorism and
separatism in Kosovo and
Metohija (Serbia) led to the overall rise of
terrorism, separatism and
organized international crime in Europe and the
world, to the
occupation of Afghanistan (2001) and Iraq
(2003), to the threats of
military interventions in many other countries
all over the
world.
Following
the 1999 aggression USA and NATO have
established a network
of new military bases in Eastern Europe and the
Balkan countries
(Bulgaria, Albania, Rumania, Hungary, Bosnia).
This actually started by
establishment of Camp Bondstill, an American
military base in Kosovo
and Metohija (Serbia) in 1999 as the biggest
American base outside the
USA and the largest built since the Vietnam War.
To conclude, NATO aggression
against Serbia (FRY)
was not a local war, the least “humanitarian
intervention” but the
testing of a USA strategy with global objectives
threatening the whole
humanity.
Belgrade
Forum is addressing an
A
p p e a l
to peace movements, intellectuals, youth
organizations, leaders
of friendly countries and organizations, to
co-fighters for peace,
equal sovereign rights, and cooperation, to
friends – in Europe, Asia,
North and South America, Africa:
to
mark the 10th anniversary of the USA/NATO/UCK
aggression against
Serbia (FRY), demand abolishment of NATO and
foreign military basis,
condemn illegal secession and recognition of
Kosovo and Metohija (by
NATO and some EU countries), to support
sovereignty and territorial
integrity of Serbia, denounce USA double
standards on separatism and
terrorism.
The Belgrade Forum is
engaged in preparation
of the following -
Activities:
- International
Round
table on 23 of March, 2009, in Belgrade.
- Publication
of the of
the interventions
-
Photo, books,
audio/video exhibition on the aggression
- Review
of documentary
films of domestic and foreign production in
Belgrade and other cities
in Serbia
- Reconstruction of the
monuments to the
victims
- Laying
wreaths in
honor to the victims in Belgrade and other
places
- Opening
of the Library
for Study, Investigation and Documentation on
the aggression
- Peace meetings and
marches
-
Preparation of the
book “Friends of Serbia in the World”
- Cooperation with
associations of
Serbian Diaspora
- Placing a bronze
plaque of gratitude to
Greek People in Thessaloniki
How
you can
help?
-
Spreading information on the coming
anniversary
- Initiating activities
in your country,
town, and/or
association condemning
aggression and expressing solidarity with
Serbia’s rights to
sovereignty, territorial integrity and
compensation for the losses
caused by the criminal aggression
- Denouncing NATO as an
aggressive alliance aiming to
be above the UN and asking its
abolishment
Writing and publishing your own analyses,
experiences, and views on the
NATO aggression and its consequences
Asking the government institutions in your
countries to publicly mark
this anniversary and condemn arms race,
disregard of the International
Law and interventionism initiated by the 1999
NATO aggression
Asking civic and youth association, political
parties,
parliamentarians, independent intellectuals,
scientists, mass-medias to
mark this anniversary, condemn policy
manipulations, double standards
on separatism, terrorism and selective
justice
Taking part in public discussions, meetings, or
marches against the
aggressive policy of NATO
Collecting books, photos, CDs, DVDs, films, or
any other documents for
the future Library on the aggression
Nominating personalities for the “Book of
Friends of Serbia in the
World” with the basic biographic data
Donating Belgrade Forum, thus helping the
implementation of the
proposed activities.
P
R E S I D E N T
Zivadin
Jovanovic
http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose8i08-003633.htm
www.resistenze.org - popoli resistenti - serbia
- 08-09-08 - n. 240
da Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali
Traduzione a cura del Forum Belgrado Italia
Per non
dimenticare
Dieci anni dopo
l’aggressione
della NATO alla Serbia
Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali,
come associazione di
cittadini indipendente, apartitica e no profit,
ha stabilito un
programma di attivitŕ in ricordo del 10°
anniversario dell’aggressione della NATO
contro la Serbia (Repubblica
Federale Jugoslava) nel 1999.
Gli obiettivi primari sono: pagare un debito di
rispetto alle migliaia
di vittime umane; mettere in nuova luce i veri
obiettivi e le
conseguenze dell’aggressione; inviare un segnale
di pace, di reciproco
rispetto e uguali diritti, per tutte le nazioni
e tutti gli esseri
umani del pianeta. Il tema centrale č: non dimenticare.
Il ricordo delle
vittime e le conseguenze dell’aggressione
dovrebbero contribuire a
definire soprattutto le responsabilitŕ della
violazione del
Diritto
Internazionale ed il ruolo delle istituzioni
internazionali universali,
prima di tutto, le Nazioni Unite.
Le varie attivitŕ dureranno l’intero anno 2009,
ma naturalmente
saranno
focalizzate nel Marzo 2009, negli stessi giorni
in cui cominciň
l’aggressione il 24 Marzo 1999.
Il Forum di Belgrado fa appello a tutte le
istituzioni statali,
scientifiche, culturali e spirituali della
Serbia, all’Accademia Serba
delle Scienze e delle Arti (SANU), alla Chiesa
Ortodossa Serba (SPC),
alle associazioni civili, ai mass media, alla
Diaspora Serba (con le
sue Associazioni e riviste), di partecipare alle
varie iniziative con
lo spirito di non dimenticare le vittime e le
conseguenze
dell’aggressione della NATO del 1999.
Il Forum di Belgrado crede che il dare rilievo a
questo anniversario
possa incoraggiare l’unitŕ delle forze della
pace nel mondo e la
solidarietŕ internazionale con la Serbia ed il
popolo serbo,
denunciare
essi come vittime dell’aggressione e la
trasformazione della NATO da
alleanza difensiva ad alleanza offensiva. Il 24
Marzo 1999 ha segnato
il piů pericoloso precedente di rottura dei
principi universali
delle
relazioni internazionali, della Carta dell’ONU,
dei documenti OSCE
dell’Atto Finale di Helsinki del 1975 e della
Carta di Parigi del 1990.
L’obiettivo dell’aggressione militare della NATO
nel 1999 era stato
pianificato nei dieci anni precedenti. La
continuitŕ si č
espressa
attraverso il sistematico supporto al terrorismo
e secessionismo
albanese nel Kosovo Metohija, il quale ha
prodotto migliaia di
assassinati e di rapimenti, una pulizia etnica
per 270.000 serbi e
delle altre minoranze non albanesi, la
distruzione di 150 monasteri
medievali serbi e chiese ortodosse, un
terrorismo di massa pianificato
contro i serbi nel Marzo 2004, tutto indirizzato
all’aperto sostegno
alla recente proclamazione dell’illegale
indipendenza del Kosovo (il 17
Febbraio 2008). L’aggressione USA /NATO contro
la Serbia ed il loro
aperto supporto al terrorismo secessionista
albanese in Kosovo Metohija
(Serbia), ha generato una prospettiva globale di
terrorismo,
separatismo e crimine organizzato internazionale
in Europa e nel Mondo;
dalla guerra in Afghanistan, all’occupazione
dell’Iraq, alle minacce di
interventi militari in molti altri paesi nel
mondo. USA e NATO hanno
consolidato un intera rete di basi militari nei
paesi balcanici
(Bulgaria, Albania, Romania, Ungheria, Bosnia).
Questo processo,
che č avanzato parallelamente con
l’espansione della NATO
verso
Est, qui ha preso avvio nel 1999 con la
costruzione di Camp
Bondsteel, la base militare americana in Kosovo
Metohija (Serbia),
considerata la piů grande base statunitense
fuori dagli USA.
Il Consiglio Mondiale della Pace in Atene, ha
appoggiato l’iniziativa
del Forum di Belgrado. I delegati del Consiglio
Mondiale della Pace
alla Conferenza di Caracas nell’Aprile 2008,
hanno anch’essi approvato
l’iniziativa. Cosě pure il Forum per la Pace di
Berlino ha
giŕ aderito
all’iniziativa durante la Conferenza di Pace
Europea il 21 e il 22
Marzo 2008. Alcuni partiti parlamentari in
Germania, Grecia, Cipro,
Spagna, Portogallo, Italia, Russia, Ucraina,
Bielorussia, India, Cuba,
Venezuela e molti altri paesi hanno stabilito
alcune iniziative in
funzione di questo anniversario.
L’aggressione della NATO non č stata una guerra
locale ma una
prova per
testare una strategia con obiettivi intimidatori
verso l’intera
umanitŕ
e i principi di civiltŕ. Questo č il motivo per
cui
questo appello č
indirizzato ai movimenti della pace, ai paesi
amici, alle
organizzazioni di amicizia con la Serbia in
tutto il mondo: Europa,
Asia, Nord e Sud America, Africa.
Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali
propone:
Iniziative:
-
Tavola rotonda sul 24
Marzo 1999
-
Pubblicazione degli
Atti degli interventi della Tavola Rotonda in
Serbo, Inglese e,
eventualmente in altre lingue
-
Mostra fotografica ed
esposizione di libri nelle varie lingue
sull’aggressione
-
Rassegna di
documentari e film, di autori serbi e stranieri
relativi
all’aggressione
-
Visita a monumenti,
edifici bombardati e posa di corone in memoria
delle vittime
dell’aggressione
-
Creazione di un
Centro studi, di inchiesta e documentazione
relativi all’aggressione
-
Pubblicazione di un
libro intitolato: "Amici della Serbia
nel mondo"
-
Cooperazione con le
Associazioni della Diaspora Serba e le loro
pubblicazioni
-
Conferenza e Marcia
per la Pace
In funzione di questo programma il Forum
Belgrado ha giŕ
stabilito una
cooperazione con Associazioni dai comuni
orientamenti, con cui saranno
affrontati ulteriori dettagli e l’organizzazione
dei lavori.
Agosto 2008
Il Presidente
del Forum
Belgrado
per un Mondo di Eguali, Zivadin Jovanovic
beoforum@gmail.com
Per l’Italia
chiunque
intendesse collaborare a questo evento, di cui
č evidente
l’importanza,
che va molto oltre gli avvenimenti
dell’anniversario in sé, il
Forum
Belgrado Italia č il punto di riferimento
organizzativo, di
raccordo e
di comunicazione con il gruppo di lavoro a
Belgrado.
Chiunque
intendesse
partecipare
non solo all’evento ma anche cooperare alle
eventuali iniziative
locali, con idee, suggerimenti, proposte,
scriva a:
posta@resistenze.org con l’indicazione per
Forum Belgrado Italia, e
sarete subito ricontattati.
BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH
11.000 Beograd
Murska 14, tel. +381 11 24 55 822
+381 11 24 52 071, e-mail: beoforum@gmail.com
A
P E L
DA
SE NE ZABORAVI
AGRESIJA
NATO NA SRBIJU (SRJ) 10 GODINA POSLE
Beogradski forum za svet ravnopravnih,
nezavisna, nestranačka i
neprofitna asocijacija građana inicirao je
program za obeležavanje
desete godišnjice NATO agresije na Srbiju
(Saveznu republiku
Jugoslaviju), 1999. godine.
Primarni ciljevi su odavanje pošte žrtvama,
rasvetljavanje stvarnih
ciljeva i posledica agresije i slanje
poruke mira, međusobnog
poštovanja i jednakih prava za sve nacije i
ljude. Obeležavanje
godišnjice odvijaće se pod motom DA SE NE
ZABORAVI. Sećanje na žrtve i
posledice agresije će doprineti jačanju
atmosfere odgovornosti za
poštovanje iniverzalnih prncipa međunarodnog
prava i uloge međunarodnih
institucija koje predvode Ujedinjene nacije.
Aktivnosti će se odvijati tokom cele 2009.
godine s tim što će se
koncentrisati oko 24. marta kada je agresija
počela i oko 10. juna kada
je agresija okončana. Obeležavanje ove
godišnjice treba da ima najširi
društveni, državni i nacionalni karakter.
Beogradski forum stoga upućuje apel svim
državnim, naučnim, kulturnim i
verskim institucijama Srbije, Srpskoj akademiji
nauka, Matici srpskoj,
Srpskoj pravoslavnoj crkvi i drugim verskim
zajednicama, udruženjima
građana, medijima, udruženjima Srba i njihovim
medijima u rasejanju, da
uzmu učešća u aktivnostima na obeležavanju ove
godišnjice sa ciljem da
se ne zaborave žrtve i posledice agresije NATO-a
1999 godine. Posledice
se ne ne tiču samo Srbije i Balkana, već i
Evrope, Kavkaza,
Bliskog istoka, Azije, Afrike, Latinske Amerike.
Beogradski forum smatra da će obeležavanje ove
godišnjice promovisati
solidarnost i saradnju sa Srbijom i srpskim
narodom, kao žrtvama
agresije koja je NATO transformisala od
odbrambene u napadačku
alijansu. Dan početka agresije, 24 mart 1999.
godine je označio
uspostavljanje najopasnijeg presedana:
regionalna organizacija
upotrebila je oružanu silu protiv suverene
države, bez odobrenja saveta
bezbednosti UN. To je očigledno kršenje
univerzalnih principa
međunarodnih zakona, povelje UN, Finalnog akta
OEBS-a i Pariske
povelje. Agresija je preduzeta kršenjem
osnivačkog akta NATO iz 1949
godine kao i ustava zemalja članica.
Jedinstvenost se agresije ogleda
se i u tome što je izvedena u savezu NATO i
jedne terorističke
organizacije (OVK).
U agresiji je poginulo preko 3500 ljudi a oko 10
000 je ranjeno, od
kojih je više od dve trećine civila, uključujući
decu, žene i stare
ljude. Osim toga, mnogi su kasnije umrli od
posledica bolesti izazvanih
osiromašenim uranijumom i drugim oružjima koja
su zabranjena
međunarodnim zakonima (kasetne bombe).
Materijalni gubici - srušeni
mostovi, željezničke pruge, autoputevi, fabrike,
transformatori i
dalekovodi stambene zgrade, škole, bolnice, ček
i 30 TV stnica i
releja, iznose oko 100 milijardi US$.
Ciljevi započeti agresijom NATO 1999 sprovode se
tokom poslednjih 10
godina ekonomskim, političkim, propagandnim
sredstvima, javnim i
prikrivenim metodayma. Kontinuitet
politike iznurivanja i
drobljenja SRJ, zatim Srbije, se odražava
stalnom podrškom
albanskom terorizmu i secesionizmu, čije su
posedice hiljade ubijenih i
otetih, etničko čišćenje 270.000 Srba i drugih
ne-Albanaca, uništenje
150 srpskih srednjevekovnih manastira i
crkava, masovni pogrom
Srba u martu 2004. godine - sve do otvorene
podrške ilegalnoj
nezavisnosti Kosova, proglašenoj 17.februara
2008. Uočljivo je da su
agresija NATO protiv Srbije (SRJ), otvorena
podrška SAD, VB, Nemačke i
NATO-a albanskom terorizmu i separatizmu na
Kosovu i Metohiji doveli do
opšteg porasta terorizma, separatizma i
organizovanog kriminala u
Evropi i svetu, do širenja NATO na Istok, do
faktičke revizije
osnivačkog akta NATO od 1949, do okupacije
Avganistana (2001) i Iraka
(2003), kao i do otvorenih pretnji vojnim
intervencijama drugim
zemljama po celom svetu.
Posle agresije 1999 godine USA i NATO su
uspostavili mrežu novih vojnih
baza od Baltika, preko Crnog Mora do Anadolije i
Istočnog Mediterana.
Samo u Bugarskoj i Rumuniji tokom protekle dve
godine otvoreno je 8
američkih vojnih baza, po četiri u svakoj
zemlji. Ne treba izgubiti iz
vida da je taj proces otpočelo osnivanjem baze
„Bondstill“ na Kosovu i
Metohiji (Srbija) 1999. godine, kao najveće
američke baze van SAD i
najveće uopšte izgrađene posle vijetnamskog
rata.
Da zaključimo: NATO agresija protiv Srbije (SRJ)
nije bila lokalni rat
a najmanje "humanitarna intervencija" već
testiranje strategije SAD sa
globalnim ciljevima. SAD su same sebi pripisale
pravo da bilo koji deo
na planeti proglase svojim nacionalnim interesom
i da tamo upotrebe
vojnu silu bez bez mandata SB UN.
Stoga Beogradski forum upućuje
A P
E L
mirovnim pokretima, intelektualcima, omladinskim
organizacijama,
parlamentarcima, veteranima oslobodilačkih
ratova, medijima u Srbiji u
svuda u svetu da ujedine i ojačaju zajedničku
borbu za mir, jednaka
suverena prava svih država i naroda i
ravnopravnu saradnju bez pretnji
silom i ratovima, bez selektivne pravde i
arbitrarnih sankcija.
Forum apeluje da se u Srbiji, Crnoj Gori, u svim
zemljama Balkana i u
svetu dostojanstveno obeleži deseta godišnjica
agresije NATO/OVK na
Srbiju (SRJ), da se zahteva raspuštanje NATO i
stranih vojnih baza,
osudi ilegalno oduzimanje Kosova i Metohije od
Srbije i priznanje od
strane nekih članica NATO i EU zemalja, da se
pruži podrška
suverenitetu i teritorijalnom integritetu Srbije
i osude dvojni
standardi prema separatizmu i terorizmu.
Beogradski forum se angažuje u pripremi sledećih
AKTIVNOSTI
Međunarodni okrugli
sto 23.03.2009.
u Beogradu o ciljevima i posledicama agresije
NATO
Izdavanje zbornika
saopštenja
Izložba
fotografija,
knjiga, audi/vido zapisa o agresiji.
Smotra dokumentarnih filmova
domaće i strane proizvodnje u Beogradu i drugim
srpskim gradovima o
agresiji
Rekonstrukcija spomenika
žrtvama
agresije
Otvaranje
biblioteke za
izučavanje, istraživanje i dokumentaciju o
agresiji
Mirovni mitinzi
i marševi
Priprema knjige "Prijatelji Srbije u
svetu"
Saradnja sa organizacijama srpske
dijaspore
Postavljanje bronzane ploče zahvalnosti
Grčkom narodu u Solunu
Kako možete
pomoći?
Širenjem
informacija
o
predstojećoj godišnjici
Iniciranjem aktivnosti u vašoj zemlji, gradu
i/ili udruženju, osuđujući
politiku sile i hegemonizma i izražavajući solidarnost
sa naporima Srbije da
štiti svoj suverenitet, teritorijalni integritet
i pravo na naknadu za
štetu izazvanu kriminalnom agresijom.
Ukauzivanjem da je NATO-a od odbrambene
agresijom 1999. transformisan u agresorsku
organizaciju
koja silu stavlja iznad prava i sebe iznad
Saveta bezbednosti UN
Zahtevima za raspustanje
vojnih
blokova, ukidanje stranih vojnih baza,
zaustavljanje trke u
naoružavanju i preusmeravanje vojnih izdataka u
razvoj, ukidanje bede,
proizvodnju hrane i bolje zdravstvo
Pišući i publikujući
sopstvene
analize, iskustva i poglede na NATO agresiju i
njene posledice.
Zahtevom valdinim institucijama da javno obeleže godišnjicu
i žigošu
intervencionizam, politiku dvojnih standarda i
kršenje međunarodnih
zakona započeto NATO agresijom 1999.
Apelima građanskim i omladinskim organizacijama,
političkim partijama,
poslanicima, nezavisnim intelektualcima,
naučnicima i medijima da
obeleže godišnjicu, osude političke
manipulacije, dvostruke standarde
prema separatizmu, terorizmu, kao i selektivnu
pravdu.
Pokretanjem i učestvovanjem u javnim
diskusijama, mitinzima ili
marševima mira Sakupljanjem knjiga,
fotografija, CD/DVD, filmova i druge
dokumentacije za buduću
biblioteku za izučavanje aagresiji i
promovisanje mira.
Nominacijama za "Knjigu preijatelja
Srbije u svetu", sa osnovnim
biografskim podacima
Donacijama
Beogradskom
forumu radi implementacije navedenih aktivnosti.
P R E D S
E D N I K
Zivadin
Jovanovic
THE BELGRADE FORUM FOR THE WORLD OF EQUALS
14 Murska, Belgrade, 11000 SERBIA
Tel&Fax: +381-11-2455822, +381-11-2452071
e-mail: beoforum@gmail.com
(excerpt
from the letter
to invited speakers)
10th
Anniversary
Conference: NATO's War on Serbia
March 24, 2009 will mark ten years since
NATO’s military aggression
against Serbia (FRY). The US-led military
pact’s 78 days of bombing and
destruction was the first war of aggression on
European soil since
World War Two. The war undercut international
law and human rights,
violating the United Nations Charter, the
Helsinki Accords and basic
principles of international relations. The
unlawful use of force
exposed NATO as nothing but a vehicle for
depriving the UN Security
Council of its authority for international
peace. The war spawned the
current era of unilateralism, interventionism
and militarization.
Disguised as “humanitarian intervention,” the
war on Serbia set a
precedent for invasion since replicated in
Afghanistan and Iraq. The
consequent 2008 attempt to steal Kosovo and
Metohija from Serbia in
order to hand it over to NATO's KLA terrorist
Albanian allies from 1999
has dragged civilization back to Munich 1938.
NATO demolished the civil infrastructure of
Serbia -- a UN and OSCE
founding state -- causing economic devastation
that will take
generations to repair. The ‘humanitarian’
bombing killed between 3,500
and 4,000 people, most of them civilians. More
than 10,000 were
wounded. Men, women and children of all
ethnicities are still dying
today from the effects of NATO’s use of
depleted uranium munitions and
cluster bombs. The material damage has
exceeded 100 billion dollars.
The psychological damage to the innocent
civilian population cannot be
estimated.
We are inviting analysts, academics,
diplomats, military and other
experts worldwide to gather in Belgrade in
March 2009 to critically
examine the objectives and the unfolding
results of NATO’s 'Drive to
the East' that began with its bombing of
Serbia. We issue this call as
the United States is moving from building its
biggest new military base
in the world at Camp Bondsteel in Kosovo, to
setting up three bases
further east in Bulgaria, another three in
Romania, and missile bases
in Poland and the Czech Republic. Was Serbia
the end target of the
aggression of 1999, or was the war aimed just
at starting the erection
of a NATO Baltic-to-the-Mediterranean military
curtain dividing
Europe?
Does might really make right? Is the doctrine
of ‘humanitarian
interventionism’ a morally acceptable formula
for endless armed
crusades, or is it a perversion of the entire
framework of individual,
community and collective national rights? Is
the complete
militarization of international affairs
inevitable, or can we still
revive the concept of the inviolability of
peace? Are externally
conceived and funded terrorists and
fundamentalists destined to remain
a universal passkey for the division and
conquest of independent states
around the globe? The answers will define our
future…
The Belgrade Forum for a World of Equals most
respectfully invites you
to join us in a historic conference from March
23-24, 2009 in memory of
the victims of NATO’s War on Serbia (FRY)
1999.
We are soliciting papers on the following
themes:
1. NATO’s War on Serbia as aggression in legal
and political terms
2. The military-strategic implications of
NATO's new aims and character
3. Geopolitical, legal, economic and other
repercussions of NATO’s War
on Serbia
4. NATO aggression on Serbia as an advance
against Russia
5. Serbia’s defense against NATO, KLA
terrorists, and collaborating
neighbor countries
6. Kosovo: a precedent or a “unique case”?
7. Serbia’s future: East, West, or
Neutral?
Presenters will generally have about 10
minutes to deliver their
speeches prior to a discussion.
Sincerely,
(Mr.) Zivadin Jovanovic, President, ex
Minister of Foreign Affairs of
FR of
Yugoslavia
БЕОГРАДСКИ
ФОРУМ
ЅА СВЕТ РАВНОПРАВНИХ
Мурска
14,
11000 Б е
о г р а д
10 ГОДИНА
ОД ПОЧЕТКА
АГРЕСИЈЕ НАТО НА ЈУГОСЛАВИЈУ (СРБИЈУ)
КО СУ
ГОСТИ НА
МЕЂУНАРОДНОЈ КОНФЕРЕНЦИЈИ БЕОГРАДСКОГ ФОРУМА
ЗА СВЕТ РАВНОПРАВНИХ
У недељу,
22. марта
о.г. у 18 часова, у Сава центру, Милентија
Поповића 9, свечани улаз,
отвара се изложба фотографија и кнјига о
агресији НАТО на СР
Југославију (Србију и Црну Гору).
У
понедељак и уторак,
23. и 24. марта у сали 1/А Сава центра
одрѕава се Међународна
конференција „Циљеви и последице агресије
НАТО – 10 година после“, са
почетком у 10 часова (регистрација у 09 ч.).
Очекује
се да ће овим
догађајима, поред остлих личности,
присуствовати високи представници
Владе и Народне скупштине Србије, верских
заједница, културних и
научних институција, друштвених и других
организација и институција.
Такође ће
присуствовати и око 200 страних гостију из
око 50 земаљаља Европе и
света – познатих и утицајних личности из
јавног, политичког, културног
и научног живота.
Присуствоваће
угледне
и утицајне личности из српског расејања из
Немачке, Русије,
Јужно-афричке Републике, Велике Британије,
Француске, САД, Канаде,
Италије.
Међу
страним гостима
очекују се, поред осталих, руски генерал
Леонид Грегори Ивашов, грчки
политичари Алека Паприга и Вера Николаидоу
(потпредседница Грчког
Парламента), бугарски академик, писац и
политичар Велко Валканов, ,
амерчки борац за правду и људска права Ремзи
Кларк, канадски фиолозоф
Мишел Чосудовски, француско-аустријски
књижевник Петер Хандке, светски
борац за заштиту природне околине Швајцарац
Франц Вебер, председница
Светског савета ѕа мир, Бразилка Сокоро
Гомес, Француски писац Патрик
Барио, британска политичарка Алис Маан,
немачки писац Јирген
Елзесер и адмирал Елмар Шмелинг и
многе друге личности.
SOLIDARITY IN
BELGRADE
10 YEARS NATO AGGRESSION AGAINST SERBIA
PROGRAM
23 th
and 24 th of
March
2009
International
Round Table:
NOT TO
FORGET: NATO
AGGRESSION AGAINST SERBIA, TEN YEARS AFTER
Host:
BELGRADE FORUM FOR A WORLD OF EQUALS,
Zivadin Jovanovic, President of the Belgrade
Forum
and Former Foreign Minister of the Federal
Republic of Yugoslavia
Murska 14 - Belgrade, Tel & Fax:
+381 11 2455822
, +381 11 2452071 e-mail: beoforum
@gmail.com
Location (has
changed!):
The Round
Table will take
place on 23th
March (all day) and 24th March (in the
morning).
Sunday,
March 22nd |
Arrival
of foreign guests to Belgrade
Accommodation
18.00
Opening
of the Exhibition of photos
and books on NATO aggression,
“Sava”
conference center, Milentija
Popovica No. 9, New Belgrade.
Welcome
Cocktail.
|
|
Monday,
March 23rd |
08.30
Departure
from the hotel
09.00
Registration
of
the participants of the
Conference,
"Sava"
Center in front of 1/A conference
room.
10.00
Opening
of the International
Conference
"NATO
aggression on Yugoslavia (Serbia)
-
objectives and consequences - ten
years after".
Invited
foreign and
Serbian personalities from the
Yugoslavia
Solidarity speak.
14.00 – 15.00 Lunch in the
“Sava” center restaurant
15.00 - 19.00
Continuation of the Conference
Departure
to the hotels by bus/car
20.00 Review of documentary
films
on NATO aggression at the
"Sava" Conference Center.
(Foreign
guests are welcome but not obliged
to attend)
|
|
Tuesday,
March 24rth, 2009 |
08.30
Departure
from hotels to the “Sava” Conference
Center
09.00
Continuation
of the work of the International
Conference at the "Sava"
Conference Center
09.00
Delegation
of the International Conference lays
flowers
at the
Monument
to the children - victims
of the NATO aggression,
at
the Tashmajdan
Park.
14.00
Lunch
in the “Sava” Center restaurant
15.00
Continuation
of the work of the Conference
17.00
Adoption
of the Belgrade International
Conference Declaration
Free
time
20.00
Review
of the documentary films,
the “Sava” Center
(Foreign
guests are welcome but not obliged
to attend)
|
Events
organized by
others:
demonstration,
rally
and concert
Music
starting
at
15:00 in Trg Republike
(Republic Square)
- Beograd
Demonstration
starting
at 19:00 in Trg
Republike (Republic
Square)
- Beograd
NATO-TARGET-concert,
downtown Belgrade.
In
memory of the
Anti-NATO-concerts
that
expressed the
peoples
resistance to the 78-day bombing. |
Wednesday,
March 25th |
Departure,
or private program.
|
Events
organized by
others |
PROCEEDINGS FROM
THE
CONFERENCE
23.3. ujutro
/ morning:
Prevod
Živadina
Jovanovića (Beogradski Forum) : video
(kratka selekcija) MP4 40'
Pozdrav
Ivica
Dačića
(SPS) : Priznavanje
jednostrane
secesije Kosova - nastavak agresije /
UDI
is "continued NATO aggression"
Govor Mihajla Markovića (profesor)
: audio
MP3
17' (nepotpun - fali početak:
"Treba da se ne zaboravi...")
23.3. popodne
/ afternoon:
Govor
?
Govor Momira Bulatovića (bivši
predsenik SRJ-e): audio
MP3 15'
Govor
Leonida Ivašova
(general ruske armije)
Govor Smilje
Avramova (profesorica) : audio MP3
15'
Govor Veljka
Valkanova (profesor iz
Bugarske) : audio MP3
14'
Govor Vladislava Jovanovića (bivši MUP)
Govor Franca Webera
Govor ?
Govor Koste Čavoski
Govor Srđe Trifkovića
Govor Vere Nikolaidou
Speech
by Ramsey
Clark (IAC) : audio
MP3 7'30'' (not
complete)
Govor
Mišela Colona
24.3. ujutro
/ morning:
Govor
Spasoja Smiljanića
(general)
Govor ?
Govor Borislava
Miloševića
(ambasador) : audio
MP3 20'
Speech by
Michel
Chossudovsky (professor) : audio MP3
27'
Govor Aleke
Paparige (KKE - sa
prevodom) : audio
MP3
8'
Govor
E. Šmihlinga (EPF)
Govor Luiza Dalmasa (BI)
Govor Jelene Guškove
(nagrade:
A. Mahon, P.
Handke, R. Clark, V. Valkanov, ...)
Govor Mile Alečkoviće
(za P.-H. Bunel)
Speech by Diana Johnstone : audio
MP3 11'
24.3. popodne
/ afternoon:
Speech by
Jürgen
Elsässer : audio
MP3 16'
Speech by
Jean Toschi
Marazzani Visconti : text/testo
& audio MP3
8'
Speech by
Thanasis Pafilis (WPF)
Speech
by Dar (India)
Govor
Milanovića (supruga bivšeg
direktora RTS)
Speech by R.M. Rosa
(Portugal)
Govor
Ljubiše Svojinimirovića (VJ)
Govor Petkovića
(general u penziji - o zabranjenih oružija) : audio
MP3 13'
Govor
Ranjišića ?
Govor
Jovanovića
Govor ?
Speech by Jesus Mora (Cuba)
Speech
by Kosta Mihail (Cyprus)
Govor Vladimira
Kapuralina (SRP) : text/testo
& video
MP4 9'
(nepotpun) & audio
MP3 15'
Govor Stanislava
Stojanovića
Speech by Enrico Vigna : audio
MP3 5' (not
complete) / video
MP4
3'10'' (selection) / testo
in italiano
Speech by
Piotr Bein
...
Speech
by Mezayev
...
Speech
by Fulvio Grimaldi : text and video Flash
5'30''
The
Media Bombing Originated the Bombs
By
Jean Toschi
Marazzani Visconti
The
NATO
bombing started on the 24th
of March 1999. I arrived in
Belgrade some time later, on
Catholic
Easter day. After a
complicated journey trough
Romania, I finally
landed at a friend´s house
in Maike Jevrosima, fifty
metres from
the
State Television Station
which would be hit a few
days later. It was
a beautiful, warm day. The
city appeared
extraordinarily clean and
tidy. In an absolutely
normal climate, we chatted
until dinner. At 8
o’clock there an unusual
silence outside a few cars
were rushing
down the street.I was
tasting some Serbian
specialties, when at
20.21, a shrill noise from
the TV Station penetrated
the dining-room.
It was the air strike alarm.
Our appetites vanished, but
we went on
eating impassively, as
though defying our unknown
attackers even
though our ears were tensed
for the noise of the
fighter-bomber that
would drop its bombs.
Where?
How many
victims? Who would pass from
his dining table to his death?
That very
evening it was the Pancevo
refinery`s turn. It was one of
the first
of repeated bombings that
produced a chemical toxic
cloud over the
industrial area and the
civilian houses, a deadly
cloud similar to a
chemical weapon.
In
that precise
moment, my memory went back
to the past: I had not heard
that sound
since my early years during
the Second World War, and
felt again the
fear, the perception of
having no escape, of being
at the mercy of
fate.
How
could
it be happening again? After the
tragedy and horror everywhere a
cry
had been raised, Never Again
War in Europe! But here I
was, in a
European capital being
attacked by the United States
and European countries.
It had
been a declared war since 1990,
a systematically programmed
operation
carried out in consecutive
phases.
We
must
go back to the end of the ´80,
and to the meetings that some
high
American, European and Arab
politicians had with the rising
leaders
of Slovenia, Croatia, and the
Bosnian Muslim and Kosovo
opposition
representatives.
In
1998
the German Chancellor, Helmut
Kohl, and some of his most
important
ministers - among them the
Minister of Foreign Affairs,
Hans
Friederich Gensher - met with
the future president of Croatia,
Franjo
Tudjman, and the president of
the new course Slovenia, Milan
Kucan,
to establish a common strategy
for the break-up of Yugoslavia
and the
creation of two new, independent
States. Financial and Media
support
followed this meeting in order
to justify the events that were
to
take place.
The German Chancellor strongly
pressed the French
president, François Mitterand,
and the other European
governments,
to accept the dissolution of
Yugoslavia.
On 1
December 1918 by the Treaty of
Versailles, Yugoslavia was
declared a
recognized State within its
borders, and on 29 November
1945, a
Federation of six Republics
(Slovenia, Croatia, Bosnia-
Herzegovina,
Serbia, Macedonia and
Montenegro).
Germany
was about to reach an historical
unification. During the past
forty
years Germany had overcome
destruction and transformed
itself into
the major economic power in
Europe. At that time Germany
seemed to be
wanting to change the outcome of
the Second World War, by
appropriating again the regions
that had been under German
influence
and settling the accounts -
Serbia was an active opponent
during the
conflict.
Germany´s intention was to be a
leader in the European
Union. Actually, in the UE
Amplification Project, the
German theory
of splitting certain State
members as well as future ones
into
European regions supporting the
nationalist minorities, was
taking
form. Yugoslavia was one of
them.i
The
United
States gave the green light to
the German project. The George
Bush
(father) Republican
Administration wished to reward
Germany for
being, during the Cold War, a
valuable barrier against the
Soviet
Union, on the edge of
dissolution, and was favourably
considering the
disintegration of a communist
State. To underline the US
support, on the 5th
of November 1990 the US Congress
passed the 1991 Foreign
Operations
Appropriations law 101-513.
Suddenly and without previous
warning, a
section of this law cut off all
aid, trade, credits and loans
from
the US to Yugoslavia within the
next six months. Not only that,
the
legislation further required US
personnel in international
financial
institutions such as the World
Bank to control the law
application.
For a country in debt, this
meant catastrophe. The law also
ordered
separate multi party elections
in each of the six Republics.
The
State Department was to approve
the results before aid to the
separate republics would be
resumed. Only forces that the US
State
Department defined as democratic
forces
would receive financial support.
This meant an influx of funds to
small, right-wing nationalist
parties, causing a deep crisis
and
upset in the following year. A
CIA report, published on the
27th of
November 1990 in the New York
Times, predicted it would lead
to a
bloody civil war.ii
Beside
the
US decision, we must also
consider three other elements:
- The
Vatican was favourable to
Catholic Slovenia and Croatia
independence
and sought the elimination of
all forms of communism
and the consequent two regions
recovery to the church without
forgetting the ecclesiastic
properties nationalised after
the war.
-
NATO was
going through a difficult
period, with the fall of the
Berlin Wall
there was no longer a need for
an Atlantic Defence. NATO had to
find
a new setting.
- The United Nations
Organisation, after the
dissolution of the Soviet Union,
was facing a sole great power,
the
USA, without opponents that
seemed to ignore the UNO.
In
this interlacement of demands,
more than promoting a dialogue
among
the parties in order to reach an
eventual peaceful break-up, they
preferred to let the rapports
among the Republics deteriorate
to a
confrontation.
During numerous meetings among
the presidents of
the six Federated Republics, any
attempt to transform Yugoslavia
into
a Balkan Union failed for a lack
of real will on the sides of
Slovenia, Croatian and Bosnian
Muslims. These latter were
pursuing a
precise target concentrated on
redefining their areas - in
Bosnia-Herzegovina especially -
and a break away from
Yugoslavia.
If two
regions in a sovereign nation
tend to disappear, the central
government evidently sends the
army to make them respect the
national
integrity. In this specific case
the Yugoslav Federal Army
intervention in Slovenia and
Croatia was communicated to the
public
opinion as a Government absolute
and unjust action, similar to
that
of the Soviet Union when they
invaded Czechoslovakia and
Hungary
claiming their independence.
This
was
the prologue to what Serbia was
living with by March 1999.
In
order
to annul the Treaty of
Versailles without critics and
with the full
public opinion approval to the
contrary, it was essential to
invent
the necessary conditions to
justify the international law
violation.
They turned to a misinformation
producer mechanism for this
purpose
with the help of well known
communication agencies, powerful
lobbies
and political support,
especially in the Republican
party. A lot of
money at their disposal and
international assenting
politicians made
the game. In the course of the
years we would witness the
extraordinary careers of many of
those politicians.
The
Serbs
underestimated the power of
misinformation. At the beginning
of the
fierce campaign against the
Serbs they could have reacted;
in reality
the government at that time was
considering this new impalpable
weapon with despise. When they
realised what was happening and
the
damage it would produce, it was
too late.
News
was created enlarging some
ordinary incidents and
transforming them
into disproportioned events. To
move the Media war machine, a
huge
money investment was necessary,
but success was assured.
Although
everybody knew there were lies
being bandied about, nobody
would
contradict them. The Media
publishers were rewarded with
important
advertisement budgets and those
journalists who tried to tell a
different reality were
immediately sent away or
penalized. While
misinformation was developing,
journalists without any
professional
ethics were racing to find the
bloodiest scoop, the most
shocking
story: they knew that any fake
or unconfirmed story would grant
them
money and success.
On the
basis of my personal experience
I would like to recall the
different
phases through which the Media
machine transformed reality step
by
step, with the greatest success.
Actually the media work
succeeded so
well that nowadays in the US
motion pictures, the bad
guys are no longer the
Germans, but the
Serbs.
In
August, 1991, the Republic of
Croatia hired the Ruder&Finn
Global
Affairs Agency. During that
period the Croatian government
approved
the Constitution, by which six
hundred thousand Serbs and other
ethnics would become foreigners
in their own country. The
Serbian
exodus in 1992 included about
forty thousand people. It was a
real
ethnic cleansing, but only
stories about how the Serbs were
planning
to apply an unstrained ethnic
cleansing were reported to the
public.
Because
of the new Croatian Constitution
in 1991, the Serbian Krajina
separated from Croatia forming
the Republika Srpska Krajina.
What had
been right for Slovenia and
Croatia could not apply anymore
to the
Serbs of Croatia. The Media
called them srebels.
The
well organised communication had
already succeeded in instilling
in
public opinion, a simplistic
image of one side the victims,
on the
other side were the communist
persecutors: the Serbs.
I was
personally able to verify how
the news was often upside down.
In
August, 1992, to my dismay, I
met the new Ustasha in Zagreb.
They
were dressed in black, a big U
was printed on the front of
their T
shirts, they were wearing
military boots and Rayban
glasses. Their
garments were evidently produced
in Germany. These young men were
going in and out of a building
in the station square where
Dobroslav
Paraga´s extreme right party
seat was located - he held 6% at
the
Croatian parliament. I could not
believe my eyes when they
saluted me
with the roman salute, hymning
to Hitler, Mussolini and Ante
Pavelić.
That was evidence of a fascist
rebirth which should have been
wiped
off for good in 1945. Media were
silent about it and the Croats
resulted as the victims of the communist
Belgrade government.
In May, 1992, the Muslim
Republic of
Bosnia-Herzegovina requested the
services of the same agency.
Aljia
Izetbegović, president of the
Muslim Democratic party,
although not
elected during the first multi
party elections, had taken
power,
supported by Saudi Arabia, Iran
and Turkey. His aim was to
transform
Bosnia in to an Islamic State.
With
the civil war outbreak in Bosnia
the misinformation actions
against
the Serbs multiplied. As soon as
one story was on the way to
being
extinguished, another was
launched. In the summer of 1992
news about
the Serbian extermination camps
blossomed, the story about the
Muslim
women rape followed right
afterwards.
These
new stories always flourished
before an international meeting,
such
as is the case of the London
Convention on Former Yugoslavia
in
September 1992.
Right
after the negative propaganda
accelerated, starting in the
summer of
1992, there was a marked
escalation of objectives in the
provocations
performed by the Muslim forces
in order to instigate a major
military
intervention by the West against
the Serbs and, and to a lesser
extent, the Croats. Initially
these provocations were mainly
senseless attacks on their own
Muslim population, but they soon
expanded to include attacks on
Western and UN objectives.
A UN
investigation concluded that
several key events which
galvanized
public opinion and encouraged
governments in the West to take
bolder
action in Bosnia-Herzegovina,
were in fact staged
for the Western Media by the
Bosnian Muslims themselves in
order to
dramatize Sarajevo´s plight.
Investigations by the UN and
other
military experts count among
these self-inflicted actions:
the bombing of the
brad line
(27th May 1992), the
shelling of Douglas
Hurd´s visit
(17th July
1992),
the explosion in the cemetery (4th
August 1992), the killing of
US broadcaster
ABC´s producer David Kaplan (13th
August 1992), and the shooting
of an Italian
Air Force G.222 transport
aircraft on approach to
Sarajevo (3rd
September 1992). In all these
cases Serbian forces were out of
range,
and none of the weapons actually
used against the victims were
those
claimed by the Bosnian Muslim
authorities and the parroting
western
media.
Ironically
despite
evidence of the Izetbegović
Administration´s responsibility
for the killing of one of its
senior
staff, the American ABC network
continued supporting the
Sarajevo
leadership and to demonise the
Serbs. iii
The bombing of the
bread line
was worth the 757 Resolution of
the UN Security Council which
imposed
hard sanctions on Yugoslavia -
formed by this time only by
Serbia and
Montenegro - accused of
supporting the rebellion of
Serbs in Croatia
and Bosnia.
In
January 1993 a month before the
Conference on former Yugoslavia
organised in Geneva by the
American, Cyrus Vance, and the
British,
Lord David Owen, in Paris huge
posters were showing Slobodan
Milosević with Adolf
Hitler,
in the background a watch tower
of a concentration camp. This
campaign articulated with TV
interventions of famous show –
business people, was organised
by Médecins
du
Monde, the medical
institution
founded by
Bernard Kouchner. The message
they wanted to transmit to the
public
was that Serbs had to be
penalized in any case without
either the
right of defending themselves or
the right to reply. Why? Because
they were the new nazis.iv
Misinformation
operated also through omission,
this was the case of the
massacre in
the Medak Pocket and in other
Serbian villages in September
1993, the
ethnic cleansing and the killing
in the Western Krajina on the 1st
may 1995 during the Croatian
Flash Operation and in the
Kninska
Krajina on the 4th
August 1995 during the Storm
Operation. This latter provoked
the
flight of 250.000 Serbs who will
never be able to return to
Krajina.
A deep silence covered the
killing of over three thousand
civilians
by the 28th
Muslim
Legion located in Srebrenica,
these people were living in the
surroundings as far as the city
of Bratunac.
President
Clinton seemed to have promised
the Muslim Leader a military
support
against the Serbs if casualties
rose over five thousand. With
great
ability Aljia Izetbegović
was expressly exaggerating the
loss numbers, as he admitted to
Bernard Koucher who was visiting
him before his death.v
Then there was Srebrenica.
I
personally do not understand how
it can be defined as genocide,
the conquest of a town to whose
inhabitants it has been offered
to
stay or to leave. And those who
chose to go, were loaded on
buses and
transferred to the Muslim zone.
What happened to the Muslim
soldiers
trying to reach the Muslim area
through the woods is
unfortunately
obscure. The relatives rage of
the Serbian civilians killed in
the
region between 1992 and 1995 by
the troop of Naser Orić
probably caused a mechanism of
revenge. To what extent?
In
May
1996 I happened to travel
through Milići.
The US IFOR had arrested ten
armed Muslims who were suspected
of
slaughtering three Serbs. The
ten men were entrusted to the
Serbian
police of Pale. As there was no
evidence of guilt, their names
were
consequently put down on files
and released. The ten men
resulted
members of Laste, an extremist
Muslim group, and the names of
eight
of them were reported on the
International Red Cross missing
soldier
list of Srebrenica deposited at
the Zvornik Tribunal.
The
story
has been anchored in our
collective unconscious, it has
become a
legend. The invented history has
been ratified as real. So real
that
sometimes even the Serbs believe
it.
The
USA
interest in the Balkans had been
initially tepid, then, after a
certain period, in spite of
their closest allies alarm,
under the
pressure of the oil lobbies
working for the petrol Arab
countries,
the Clinton Administration
actually committed to forcing a
Muslim
victory on the entire
Bosnia-Herzegovina. The essence
of this victory
was empowering the Islamist
Sarajevo leadership which, at
the very
best, enjoyed around the 20%
support and recognition in a
country
where some 30 to 35% are Muslims
and at least one third of them
supported the moderate Islamic
group around the leadership of
Fikret
Abdić.
More than two thirds
of the population was Christian
and opposed to living in a
Muslim
State.5
The
Clinton Administration also saw
the opportunity of creating a
belt of
military bases surrounding
Russia. In this specific case
the US
acquired the huge underground
airport of Tuzla, in the Muslim
area.
This airfield was built by Tito
after the break up from the
Kominform
in 1948, fearing a Sovietvi
Union invasion.
The
Sarajevo Administration
organized two macabre settings
in order to
obtain a definite American and
NATO intervention.
At
the
market of Markale Street a shell
exploded on the 6th
of February 1994 accounting for
68 corpses and 200 wounded. It
did
not obtain the military
intervention.
Only
on
the 28th of
August
1995 after staging the same set
(37 dead bodies and 86 wounded)
at
the presence of the Muslim TV
cameras, the US bombed not only
the
heights around Sarajevo to ease
the pressure, but the entire
Republika Srpska.
On the
14th December
1995
Slobodan Milosević, - the
Muslim Leader had refused
dialogue with the President of
the Bosnian
Serbs Radovan Karadzic - Aljia
Izetbegović
and the Croatian Franjo Tudjman
signed the Peace of Dayton. From
that
moment the Bosnian Serbs were
officially treated as losers and
guilty.
Everybody
was hoping that peace and
tranquillity would finally be
established
in former Yugoslavia and the
propaganda accesses would stop,
recuperating normality -
although with suffering and
difficulty.
In
October 1992 the Kosovo Albanian
Opposition had signed a contract
with Ruder&Finn Global
Affairs Agency to develop its
image.
In
1998 the Media started talking
of organised Kosovo Albanian
groups
that attacked the Serbian
police. At the beginning they
defined UCK terrorists.
The same
year, in June, Richard Halbrooke
visited their camps located
above
Decani. After that visit Media
described UCK as guerrillas
and finally as Kosova freedom
fighters.
This
UCK promotion gave a more
acceptable image to the
international
public opinion. After this new
definition the Serbian police
was
accused of killing civilians in
the Albanian villages chasing
UCK.
Media never explained that UCK
was hiding behind the villagers
who
were running for their lives in
the woods. They did not tell the
public that more Albanians than
Serbs were kidnapped because
they
sought a mutual dialogue and
none of them was ever seen
alive. Media
started suggesting an army
intervention for humanitarian
reasons.
In
June 1998 I was in Kosovo where
the tension was almost
touchable.
Media were continuously invoking
a dialogue between the parties,
in
reality it was a pretext claim
waiting for the events to mature
until
the war, always pretending to
respect legality.
Slobodan
Milosević had accepted all
the points imposed by Richard
Halbrooke. Kosovo
Verification Mission meant a
Serbian Forces
reduction, NATO air control,
NATO Forces deployment in
Macedonia for
the OSCE checkers protection,
but the Clinton Administration
already
had the war on its agenda, they
had to accelerate the process.
On
Friday the 15th
of
January 1999 the international
public opinion was suddenly
confronted
with the horror of the Raćak
pit. It coincided with the
previous years misinformation,
the Serbian
Government had to be guilty
before the medical checks on the
tortured
corpses. The autopsies confirmed
that amputations had been
inflicted
after the death during a
conflict. The OSCE checkers did
not publish
the report and let the case
explode.
This macabre setting had to
be used as a Media lever to
organise the Peace Conference at
the
Rambouillet Castle, where the
direction of Madeleine Albright,
the US
Secretary of State, prevented
the Albanian and Serbian
delegations
confrontation on specific
issues. The Secretary of State
drove the
UCK leading group, ignoring the
Kosovo elected leader Ibrahim
Rugova,
to accept an agreement and
imposing the Serbian delegation
an
unacceptable comma by which
Serbia would have been
transformed in a
NATO protectorate.
On the
24th of March
1999
the bombing started on
Yugoslavia: Serbia and
Montenegro were
restlessly hammered for seventy
eight days. From the 24th
of March to the 8th
of June, thirty four thousand
air attacks were performed by
one
thousand airplanes.
When
Media could not withhold the
bombing on the open air markets
at noon,
on the fleeing refugees in
Kosovo, on the humanitarian aid
train from
Greece, on the hospitals, the
excellent job of communication
agencies
such as Ruder&Finn
Global
Public Affairs,
Hill&Knowlton,
Saachi&Saachi,
McCann&Erickson et Walter
Thompson formulated slogans
as humanitarian
war, international police
action, collateral damages to
minimize the impact on the
public opinion.
At
Kumanovo on the 10th
of June the Kosovo war came to
an end. The UNO Security Council
approved the 1244 Resolution
reaffirming the commitment of
the member
States to respect the
sovereignty and the territorial
integrity of
Yugoslavia, at that time formed
by Serbia and Montenegro. This
Resolution has never been
abrogated and remains the basis
of the
legal status of Kosovo described
as substantial autonomy,
significant
auto-administration, but not
independence.
In
that month the USA obtained from
the Albanian Kosovars one
thousand
acres of land close to the
borders between Macedonia and
Kosovo,
where they built the largest
American base in Europe. The
other bases
surrounding Russia will be
chosen in the former Soviet
satellite
States (Poland, Tzchek Republic,
Hungary, Romania, Bulgaria) that
the
USA will force into a United
Europe that was not yet
established, nor
had a common Constitution or an
effective centralised
government.
As in
previous cases misinformation is
also silence. Therefore the
least
possible has been told on the
bloody ethnic cleansing of all
the non
Albanian ethnies operated by the
Kosovars in the region. Very
little
information was diffused on the
hard life of the last few Serbs
that
remained in Kosovo, living in
ghetto villages, threatened and
often
killed. On two million
inhabitants in Kosovo, the 20%
of Serbs ran
away, as well as the 5% of other
ethnics.
On
the
16th of May 2006
I
took part in a ONG and OSCE
International Conference in
Brussels, my
work-shop was on Kosovo and the
other lecturers were an OSCE
officer,
Franklin Devrieze, who had just
come back after four years in
that
region, and the president of
Kosovo Romas, Nedzo Neziri. In
the
previous months some deadly
incidents had involved Serbs.
Devrieze
declared that the situation was
calm and under control, it was
only
necessary not to use a car with
a Serbian plate. Neziri replied
showing the photos of the
Kosovska Mitrovica district
where about ten
thousand Romas once lived in
their owned houses. The 1999
photos were
showing some damages due to the
bombing, the recent ones proved
the
total destruction of their
district.
On
the 4th
of February 2003 the Serbia and
Montenegro Union was born. It
was the
definite annulment of the
Versailles Treaty.
In
May
2006 the referendum organised in
Montenegro, approved by a narrow
margin the separation from
Serbia. Jack Abramof, the well
known
lobbist who made Washington
tremble for the money he paid
some
Congress members, had actively
worked for Milo Djukanović
to help obtain all the necessary
political and financial supports
for
the separation of Montenegro
from Serbia.
On
the 1st
of May 2007 the Bush
Administration Secretary of
State, Condoleezza
Rice, announced in Washington
the signature of a military
treaty
which allowed the United States
to dislocate military forces in
Montenegro, a friend and a
partner.
The
combined
work of misinformation and
lobbying had also dissolved the
Yugoslavia formed by Serbia and
Montenegro.
Montenegro
is
now an independent State free to
constitute a base for all kind
of
illicit traffic that depend on
some important political
personages of
the country, as it is signaled
by the Italian police and
Interpol.
Any news about it curiously had
no follow up.
As
the
independence declaration of
Kosovo was approaching, a 124
pages
research (Security Reform
Operability in the Western
Balkans)
commissioned by the German
Bundeswher - the research was
presented on
the 1st of
January
2007 and kept secret - reports
that ten years after the end of
the
war the region economy is based
on smuggling and crime. Justice
does
not function. The police is
dominated by fear, corruption
and
incompetence. The USA favoured
the criminals preventing the
European
investigators to operate. This
behaviour has obviously rendered
Americans vulnerable to
blackmailing. It is practically
a mafia
society, infiltrated at the
highest State levels. The multi
millionaire organised crime has
ties and experience to terrorism
and
espionage. Money coming from
Saudi Arabia, Iran and other
Muslim
countries is used to finance the
arrival of weapons and to build
mosques, not to ameliorate the
population condition.
The
United States did not respect NU
Resolution 1244 and violating
the
international law on the
territorial integrity of a
sovereign nation
recognised within its borders,
they consented for Kosovo
Albanians to
proclaim the independence of the
Serbian region on the 17th
February 2008. It was the
legalisation of an illegal act,
which could
set a dangerous precedent in
other nations with freedom
seeking
regions. In fact some EU members
did not recognise the new State.
Russia took advantage of the
situation some time afterwards,
adjusting what Joseph Stalin had
done in Georgia in 1934. In the
meantime, the father of the
Kosovo independence plan, Martti
Athtissari, received the Nobel
Price for Peace.
The
Serbian governments at that time
had certainly made some
evaluation
errors concerning the
international political
situation. But it was
hard to operate without a
powerful supporter. Russia was
not in any
condition to be their supporter.
Who knows now?
The
just complaints of Serbia could
obtain a result before the Haig
International Tribunal, the real
one, but I am convinced that
heavy
pressures are systematically
operated on the Serbian
government to
accept the fait accompli. Maybe with
subtle threats of encouraging
Vojvodina
and
Sandjak
independents or promising a
future EU membership. It is not
easy
requesting the respect of the
national rights after ten years
of
demonisation.
The
situation in Bosnia- Herzegovina
becomes more and more
complicated .
The famous democracy, USA wanted
to develop in the area, has
failed
with the three ethnies, taking a
radical defence position of
their
national rights. The Muslim
government´s intention to
transform
the
country in to an Islamic nation
from Croatia to the Drina river,
although keeping now a low
profile, worries.6vii
The financial support from Saudi
Arabia, the two hundred thousand
Arab mujahedin presence - they
arrived during the war to help
Izetbegovic who rewarded them
with citizenship and residence
for war
merit - are alarming. Many of
them are sleeping terrorists
coming
from the training camps
organised in Bosnia by Osama ben
Laden.
AIO
(Aktivna
Islamska Omladina- Activ Islamic
Youth) are operating as a
paramilitary group and their
chiefs are chosen among the
mujahedin.
Their aim is to create an
Islamic State based exclusively
on the Charia,
whose main
pattern is Saudi Arabia. Also
important politicians such as
Haris
Silajdzić and Hasan
Muratović have publicly
confirmed this tendency.
Two third of the population is
Christian,
Orthodox and Catholic, I wonder
what would happen if the Croats
and
Serbs claimed their
independence, or their will ask
to become EU
regions?
Anyway
the actual global crisis might
change everything, because it is
not
certain that United Europe will
not dissolve like Yugoslavia.
i
European Institute for Minorities
Issues, 1996
ii
Bosnia Tragedy, Sara
Flounders, New York 1995
iii
Offensive in the Balkans,
Yossef Bodansky
London 1995 page 54
iv Il Corridoio, Jean Toschi
Marazzani Visconti, La Cittŕ del
Sole, 2006
v Les guerriers de
la Paix, Bernard Kouchner,
Parigi 2003 – page. 372 – 374
vi
Offensive in the Balkans,
Yossef Bodansky
London 1995 page 13
6
Spiegel on line The prophets
fifth column – Islamist
gain
ground in Sarajevo – Walter
Mayr in Sarajevo
|
|
Il
bombardamento
mediatico all’origine delle bombe
Jean
Toschi Marazzani Visconti
I
bombardamenti NATO
iniziarono il 24 marzo 1999. Ero
giunta a Belgrado poco dopo nel
giorno della Pasqua cattolica.
Dopo un viaggio complicato
attraverso
la Romania ero approdata
finalmente a casa di un’ amica
in Maike
Jevrosima a cinquanta metri
dalla televisione di Stato, che
alcuni
giorni dopo sarebbe stata
colpita. Era un bella giornata,
calda. La
cittŕ mi era apparsa
straordinariamente pulita e
ordinata. Avevo
chiacchierato in un’atmosfera di
assoluta normalitŕ fino all’ora
di cena. In quel momento, fuori,
c’era un inconsueto silenzio,
poche auto passavano per la
strada. Stavo gustando a tavola
alcune
specialitŕ, quando alle 20 e 21
un suono lacerante proveniente
dalla
Stazione Televisiva penetrň
nella stanza. Era l’allarme
incursioni. Continuavamo a
mangiare impassibili, senza piů
appetito,
quasi a sfidare i nostri
sconosciuti attaccanti, ma le
nostre
orecchie erano tese a percepire
il rumore del cacciabombardiere
che
avrebbe sganciato le sue bombe.
Dove? Quante vittime? Chi
sarebbe
passato dalla tavola da pranzo
alla morte? Quella sera fu la
volta
della raffineria di Pancevo.Uno
dei primi ripetitivi
bombardamenti
che avrebbero creato una nuvola
chimica e tossica sul quartiere
industriale e sulle abitazioni
civili, una nuvola mortale
simile ad
un’arma chimica.
In
quel
preciso momento sono tornata
indietro nel tempo: non sentivo
quell’allarme dalla mia prima
infanzia durante la Seconda
Guerra
Mondiale e ho ricordato la
paura, la percezione di essere
senza
scampo, in balia del caso. Come
poteva succedere ancora? Dopo
gli
strazi e l’orrore si era ovunque
gridato mai piů la guerra in
Europa! In quel momento,perň, mi
trovavo in una capitale europea
attaccata dagli Stati Uniti e
dai Paesi europei.
Era
stata
una guerra annunciata fin dal
1990. Un’operazione programmata
e
messa in atto sistematicamente
in fasi successive.
Bisogna
ritornare alla
fine degli anni 80’ e agli
incontri che alcuni alti
personaggi
americani, europei e arabi hanno
avuto con i leader sorgenti
della
Slovenia, della Croazia, dei
Musulmani di Bosnia e
dell’opposizione
del Kosovo.
Nel
1988
il
Cancelliere
tedesco Helmut Kohl e alcuni
dei suoi ministri piů
importanti,
fra
cui il ministro degli Esteri
Hans Frederich Gensher,
incontrarono il
futuro presidente della
Croazia, Franjo Tudjman e il
presidente del
nuovo corso della Slovenia,
Milan Kucan, per stabilire una
politica
comune allo smembramento della
Jugoslavia e alla creazione di
due
nuovi Stati indipendenti. A
questo incontro sarebbero
seguiti
finanziamenti e appoggio
mediatico per giustificare
quanto sarebbe
avvenuto in seguito.
Il
Cancelliere
tedesco esercitň una forte
pressione sul Presidente
francese François Mitterand e
sugli altri paesi europei
perché
accettassero la dissoluzione
della Jugoslavia.
La
Jugoslavia
era uno Stato riconosciuto entro
i suoi confini, dal
Trattato di Versailles come
Regno il 1 dicembre 1918, e come
Federazione di sei Repubbliche (
Slovenia, Croazia, Bosnia
Erzegovina, Serbia, Macedonia e
Montenegro) il 29 novembre 1945.
La
Germania
era sul punto di una storica
riunificazione. Nel corso di
quarant’anni aveva risalito il
pendio della distruzione ed era
diventata una potenza economica
in Europa. In quel momento
sembrava
voler ritoccare l’esito della
Seconda Guerra Mondiale,
riappropriandosi delle regioni
che erano state sotto la sua
influenza
e rimettere a posto i conti - la
Serbia era stata un’ avversaria
attiva durante il conflitto.
La
Germania intendeva occupare la
posizione leader nell’Unione
Europea. Nel progetto di
ampliamento della UE stava
prendendo forma
la teoria tedesca della
suddivisione di molti Stati
membri in regioni
europee assecondando le
minoranze irredentiste. i
Gli
Stati Uniti diedero luce verde
al progetto tedesco.
L’amministrazione
repubblicana di George Bush
(padre) desiderava premiare la
Germania
per essere stata,durante la
guerra fredda, una valida
barriera
all’Unione Sovietica che si
stava sfaldando e vedeva
favorevolmente
la disgregazione di uno Stato
comunista.
Per sottolineare il suo
appoggio il
5 novembre 1990
il
Congresso approvava la legge
101-513 sugli stanziamenti per
le
Operazioni estere. Una sezione
della legge prevedeva il
taglio, senza
preavviso, di qualsiasi aiuto,
credito, prestito dagli USA
alla
Jugoslavia in sei mesi. Non
solo, elementi americani
presso la Banca
Mondiale dovevano controllare
l’applicazione della legge.
Per un
paese indebitato questo
significa la catastrofe. Il
documento
prevedeva inoltre elezioni
multipartitiche nelle sei
repubbliche. Il
Dipartimento di Stato USA
avrebbe controllato l’esito
delle
votazioni e riattivato i
canali finanziari in
conseguenza dei
risultati. Intanto prestiti
erano concessi ai piccoli
partiti
nazionalisti creando le basi
per il profondo disagio e lo
sconvolgimento che si
sarebbero prodotti l’anno
seguente in
Jugoslavia.
Un rapporto della CIA in
proposito, citato dal New York
Times il 27
novembre 1990, annunciava una
sanguinosa guerra civile.ii
A
questa
decisione americana si
aggiungevano anche:
-
Il Vaticano, favorevole
all’indipendenza delle
cattoliche Slovenia
e Croazia, auspicava
l’eliminazione di ogni forma
di comunismo
e il conseguente recupero alla
Chiesa delle due regioni senza
dimenticare i beni
ecclesiastici nazionalizzati
dopo la guerra.
-
La NATO,
in difficoltŕ, perché con la
caduta del Muro di Berlino
cessava la
necessitŕ di una difesa
atlantica, doveva trovare una
ricollocazione.
-
Le
Nazioni Unite con lo
scioglimento dell’Unione
Sovietica si
ritrovavano di fronte ad
un’unica grande potenza senza
oppositori,
gli Stati Uniti, che sembravano
voler fare a meno dell’ONU.
In
questo
intreccio di esigenze piuttosto
che cercare il dialogo fra le
parti
per arrivare ad un eventuale
scioglimento pacifico, si
preferě
lasciare deteriorare i rapporti
fra le repubbliche fino al
confronto.
Nel
corso
di numerose riunioni fra i
Presidenti delle sei Repubbliche
federate,
i diversi tentativi di
trasformare la Jugoslavia in un’
Unione
Balcanica fallirono per mancanza
di una reale volontŕ da parte
di
Slovenia, Croazia e Musulmani di
Bosnia. Queste ultime due
entitŕ
seguivano un progetto preciso
teso a ridefinire le loro aeree
–
specialmente in
Bosnia-Erzegovina - e a
staccarsi dalla Jugoslavia.
E’
evidente
che se due regioni di una
nazione tentano di distaccarsi,
il
governo centrale interviene con
l’esercito per fare rispettare
l’integritŕ nazionale. Nel caso
specifico l’intervento in
Slovenia e in Croazia
dell’Esercito Federale Jugoslavo
venne
comunicato all’opinione pubblica
come un atto assoluto ed
ingiusto
da parte del Governo, simile a
quello dell’Unione Sovietica
quando
invase Cecoslovacchia ed
Ungheria che chiedevano
l’indipendenza.
Questo
era
il prologo
di quanto stava
vivendo la Serbia in quel marzo
1999.
Per
annullare
il
Trattato di Versailles senza
sollevare critiche, al contrario
con la
piena approvazione
dell’opinione pubblica, era
necessario inventare i
presupposti per
giustificare la violazione della
legge internazionale. A questo
scopo
ricorsero ad un meccanismo per
produrre disinformazione con
l’aiuto
di note agenzie di
comunicazioni, potenti lobby e
appoggi politici,
soprattutto nel partito
repubblicano americano. Molto
denaro a
disposizione e politici
internazionali consenzienti
hanno fatto il
gioco. Nel corso degli anni si
sarebbe assistito alle
straordinarie
carriere di molti di loro.
I Serbi
sottovalutarono
il potere
della disinformazione.
All’inizio della feroce campagna
anti serba, avrebbero potuto
reagire, in realtŕ il governo
dell’epoca guardava a questa
nuova
arma impalpabile con un certo
disprezzo. Quando hanno
realizzato
quanto stava capitando e il
danno causato era ormai troppo
tardi.
Le notizie
venivano
create gonfiando
alcuni banali
incidenti e trasformandoli in
eventi dalle proporzioni enormi.
Per
far muovere la macchina da
guerra mediatica era necessario
un enorme
investimento in denaro, ma il
successo era assicurato. Sebbene
tutti
sapessero che si trattava di
un’invenzione, nessuno la
contraddiceva. Gli editori dei
giornali venivano premiati con
importanti budget pubblicitari e
i giornalisti che tentavano di
raccontare una realtŕ diversa,
erano subito rimossi o
penalizzati.
Con l’incremento della
disinformazione si era creata
una vera gara,
senza etica professionale, per
cercare lo scoop sanguinoso, la
notizia scioccante anche falsa o
non confermata perché comunque
pagava.
Sulla
base della
mia esperienza
personale vorrei ricordare le
diverse fasi con le quali
passo dopo
passo la macchina dei Media ha
trasformato la realtŕ. Oggi in
molti
film americani i cattivi
non sono piů i tedeschi, ma i
Serbi.
Nell’agosto
1991,
la
Repubblica
di
Croazia assunse l’agenzia Ruder
&Finn
Global Public Affaire.
Durante quel periodo il
governo della Croazia approvň
la nuova
Costituzione, secondo la quale
piů di 600.000 Serbi e altre
etnie si
ritrovarono stranieri in
patria. L’esodo serbo si
aggirň sulle
40.000 unitŕ nel 1992. Si
trattava di una vera pulizia
etnica,
ma
all’opinione pubblica si
raccontava solo la pulizia
etnica che i
Serbi avrebbero avuto
intenzione di fare.
Quando
nel
1991 a
causa della nuova
Costituzione croata la Kraijna
a maggioranza serba si staccň
dalla
Croazia formando la Republika
Srpska di Kraijna, quanto era
valso per
Slovenia e Croazia non era
applicabile ai Serbi di
Croazia. I Media
li definirono srebels.
La
comunicazione
ben
pilotata era giŕ
riuscita ad istillare
nell’opinione pubblica
un’immagine
semplicistica: le vittime da
una parte e i crudeli
persecutori comunisti
dall’altra: i Serbi.
Ho avuto occasione
di
verificare come
le notizie erano
comunicate all’inverso.
Nell’agosto
1992
con
sgomento
incontrai a Zagabria i nuovi
ustascia. Vestiti di nero con
una grande
U stampata sul davanti delle
loro magliette, stivaletti e
occhiali
rayban, uniformi evidentemente
provenienti dalla Germania,
entravano
ed uscivano da un palazzo in
Piazza della Stazione dove si
trovava la
sede del partito di estrema
destra di Dobroslav Paraga –
aveva il
6% al Parlamento croato. Non
potevo credere ai miei occhi
quando mi
fecero il saluto romano
inneggiando a Hitler,
Mussolini e Ante
Pavelić.
Era la prova della rinascita
di un fascismo che avrebbe
dovuto
sparire per sempre nel 1945. I
Media, perň non ne facevano
parola e
i Croati risultavano vittime
del governo integralista di
Belgrado.
Nel
maggio
1992,
la
Repubblica
musulmana
di Bosnia aveva richiesto i
servizi della stessa agenzia.
Alija
Izetbegović,
presidente
del Partito Democratico
Musulmano, pur non essendo
stato
eletto nelle prime elezioni
pluri partitiche, prese il
potere, forte
del sostegno dei Paesi Arabi,
dell’Iran e della Turchia. Il
suo
scopo era di fare della Bosnia
uno Stato islamico.
Con
lo
scoppio della guerra civile in
Bosnia si moltiplicarono le
azioni di
disinformazione contro i Serbi.
Non appena si spegneva l’eco di
una
notizia, veniva rilanciata
un’altra storia, Nell’estate
1992
uscirono le notizie dei campi di
sterminio serbi e degli stupri
in
massa di donne musulmane. Queste
trovate fiorivano sempre prima
di un
incontro internazionale, in
questo caso in preparazione
della
Conferenza di Londra del
settembre 1992.
In
seguito
la propaganda negativa subě
un’accelerazione. Fin
dall’estate 1992, c’erano state
delle marcate provocazioni messe
in atto dalle forze musulmane
per sollecitare un maggiore
intervento
militare occidentale contro i
serbi e, in misura minore contro
i
croati. Inizialmente queste
provocazioni erano costituite
principalmente da attacchi senza
senso alla stessa popolazione
musulmana, ma ben presto
inclusero attacchi ad obiettivi
occidentali
e delle Nazioni Unite.
Investigazioni da
parte
delle Nazioni
Unite e di altri
esperti militari inclusero fra
queste azioni auto-inflitte la
bomba
della fila del pane (27 maggio
1992), la sparatoria alla visita
di
Douglas Hurd (17 luglio 1992),
il tiro dei cecchini nel
cimitero (4
agosto 1992), l’uccisione del
presentatore e produttore
televisivo
americano della ABC, David
Kaplan ( 13 agosto 1992) e
l’abbattimento
di un velivolo da trasporto
dell’Aviazione Italiana G.222 in
avvicinamento a Sarajevo (3
settembre 1992). In tutti questi
casi le
forze serbe erano fuori portata,
e le armi usate contro le
vittime
non erano quelle lamentate dalle
autoritŕ musulmano-bosniache e
dai
ripetitivi media occidentali.iii
Ironicamente malgrado le prove
della responsabilitŕ
dell’Amministrazione di
Izetbegović nell’uccisione di un
loro
dirigente, l’americana ABC TV ha
continuato a sostenere la
dirigenza di Sarajevo e a
demonizzare i Serbi.
La
bomba della fila del Pane valse
la risoluzione 757 del Consiglio
di
Sicurezza dell’ONU che imponeva
dure sanzioni alla Jugoslavia,
formata ormai da Serbia e
Montenegro, accusata di
sostenere la
ribellione dei Serbi di Croazia
e di Bosnia.
Nel
gennaio 1993 un mese prima della
Conferenza sulla ex Jugoslavia
organizzata a Ginevra da Lord
David Owen e dallo statunitense
Cyrus
Vance, a Parigi comparvero
grandi cartelloni che mostravano
Slobodan
Milosević accanto a Hitler,
sullo sfondo la torre di
controllo di un
campo di concentramento. La
campagna, articolata con
interventi
televisivi, era stata
organizzata da Médecins du Monde
l’istituzione
fondata da Bernard Kouchner.
Il
messaggio che si voleva far
assorbire al pubblico era che i
Serbi
dovevano essere penalizzati
comunque senza diritto di difesa
o di
replica, perché erano i nuovi
nazisti.iv
La
disinformazione si sviluppava
anche attraverso l’omissione
come
nel caso
del
massacro
della Sacca di Medak e di altri
villaggi nel settembre 1993,
la pulizia etnica e i massacri
della Kraijna occidentale il 1
maggio
1995, durante l’Operazione Flash
e quelli della Kninska Kraijna
il
4 agosto 1995 durante
l’operazione Storm, che provocň
l’esodo
di circa 250.000 Serbi che non
hanno mai piů potuto far ritorno
in
Kraijna. Un grande silenzio
copriva anche l’uccisione da
parte
della 28° legione musulmana di
stanza a Srebrenica di oltre tre
mila
civili nella regione circostante
fino alla cittŕ di Bratunac.
Il Presidente
Clinton
sembrava avesse
promesso al Leader
Musulmano di intervenire
militarmente contro i Serbi
qualora le
vittime avessero superato il
numero di 5000. Molto
abilmente
Alija Izetbegović gonfiava le
cifre delle perdite
espressamente, lo ha ammesso a
Bernard Kouchner, durante una
visita
di questo al suo capezzale di
morte.v
Poi ci fu Srebrenica.
Personalmente
non
comprendo
come si
possa definire genocidio la
conquista di una cittŕ ai cui
abitanti
era stato offerto di rimanere
o partire. Coloro che avevano
scelto la
partenza erano stati imbarcati
su autobus che li avevano
trasportati
fino alla zona musulmana.
Quanto accadde ai soldati
musulmani nei boschi intorno
alla
cittŕ,
mentre tentavano di
raggiungere la zona musulmana,
rimane purtroppo
oscuro. Senza dubbio la rabbia
dei parenti dei civili uccisi
nella
regione fra il 1992 e il 1995
dalle truppe di Naser Orić
ha fatto scattare un
meccanismo di vendetta. In che
misura?
Nel
maggio
del 1996 ero transitata vicino a
Milići, gli americani della IFOR
avevano arrestato dieci
Musulmani armati, sospettati di
aver
trucidato tre Serbi. I dieci
uomini erano stati consegnati
alla
polizia serba di Pale. Non
c’erano prove evidenti della
loro
colpevolezza, conseguentemente
furono schedati e rilasciati. I
dieci
uomini risultarono appartenere a
Laste, un gruppo estremista, e i
nomi di otto di loro figuravano
nella lista degli scomparsi di
Srebrenica depositata dalla
Croce Rossa Internazionale al
Tribunale
di Zvornik.
La
vicenda si č ancorata
all’inconscio collettivo, č
diventata leggenda. La storia
inventata é stata sancita come
reale.
Cosě reale che a volte anche i
Serbi stessi ci credono.
L’interesse
degli
Stati
Uniti nei
Balcani era stato inizialmente
tiepido, in seguito malgrado i
dubbi
degli alleati piů stretti,
sotto la pressione delle lobby
del
petrolio in favore dei Paesi
Arabi, l’Amministrazione
Clinton volle
assumere la leadership del
conflitto e forzare una
vittoria musulmana
in tutta la Bosnia Erzegovina.
Il nocciolo di questa vittoria
era di
dare potere alla dirigenza
islamica di Sarajevo, sebbene
questa
godesse soltanto del 20% di
favore fra i Musulmani dei
quali un terzo
appoggiava il gruppo moderato
dell’ex presidente Fikret Abdić,
e senza considerare che due
terzi della popolazione del
paese č
cristiana. vi
L’Amministrazione
Clinton
vedeva l’opportunitŕ di creare
una cintura di basi
militari intorno alla Russia.
Nel caso particolare acquisě il
grande
aeroporto sotterraneo di Tuzla
in zona musulmana – voluto da
Tito
dopo il distacco dal Cominform
nel 1948 nel timore di
un’invasione
russa
Il
governo di Sarajevo per ottenere
l’intervento definitivo
americano
e della NATO organizzň due
macabre messe in scena al
mercato di
Markale, il 6 febbraio 1994 con
il lancio di una granata. Vi
furono
68 morti e 200 feriti ma non
ottenne l’intervento. Solo il 28
agosto 1995 con la ripetizione
dello stesso scenario (37 morti
e 86
feriti), sempre alla presenza
delle Telecamere, gli americani
bombardarono la Republika
Srpska, non soltanto le alture
intorno a
Sarajevo per alleggerire la
pressione.
Il
14 dicembre 1995 a Parigi
firmano la Pace di Dayton
Slobodan
Milosević, Aljia
Izetbegović
e il croato Franjo
Tudjman. Da quel momento i
Serbi di Bosnia sono
ufficialmente i vinti ed i
colpevoli.
Si
poteva sperare che la
tranquillitŕ si
ristabilisse nell’ex
Jugoslavia, che gli
eccessi propagandistici
rientrassero per poter
recuperare la normalitŕ
anche se sofferta e
difficile, ma
cosě non
era stato programmato.
Nell’
Ottobre
1992,
l’opposizione
albanese del Kosovo, aveva
firmato un contratto con
l’agenzia
Ruder&Finn Global Public
Affairs per
sviluppare
la propria immagine.
Nel
1998
si
iniziň a parlare di
gruppi organizzati di albanesi
kosovari che attaccavano la
polizia
serba. I Media internazionali
definirono l’UCK « terroristi »,
nel
giugno dello stesso anno
Richard Hallbrooke visitň i
loro
accampamenti situati sopra Dećani.
Dopo
di che i Media parlarono di « guerriglieri »
infine
di combattenti
per
la libertŕ di
Kosova.
Questa
promozione dell’UCK ha dato
un’immagine piů accettabile al
pubblico internazionale. Dopo la
nuova definizione la milizia
serba
fu accusata di uccidere la gente
nei villaggi albanesi nella
caccia
all’UCK. I Media non spiegarono
che l’UCK si nascondeva dietro
ai
civili albanesi che cercavano
salvezza nei boschi e non
raccontarono
che venivano rapiti piů Albanesi
che Serbi e che questi Albanesi
e
questi Serbi venivano rapiti
perché favorevoli al dialogo e
che
non
si sarebbero piů rivisti vivi. I
Media iniziarono a suggerire un
intervento armato per ragioni
umanitarie.
Nel
giugno 1998 mi trovavo in
Kosovo, il clima era molto teso.
I Media
continuavano ad invocare un
dialogo tra le parti, in realtŕ
una
richiesta pretestuosa in attesa
di far maturare gli avvenimenti
fino
alla guerra, sempre mantenendo
un’apparente rispetto della
legalitŕ.
Slobodan
Milosević
aveva accettato tutti i punti
imposti da Richard Halbrooke (Kosovo
Verification
Mission: diminuzione
delle
forze serbe, controllo aereo
della NATO, spiegamento di
forze
della NATO in Macedonia per
proteggere i verificatori
dell’OSCE),
ma l’Amministrazione Clinton
aveva giŕ la guerra in agenda,
bisognava accelerare il
processo.
Il
venerdě
15
gennaio 1999
improvvisamente l’opinione
pubblica internazionale si
confrontň
con l’orrore della fossa di Raćak.
Era
conseguente alla
disinformazione degli ultimi
anni che colpevole
fosse la dirigenza serba,
ancora prima d’accertamenti
medici sui
corpi martoriati. Le
autopsie
confermarono che le
amputazioni erano state
inferte dopo la
morte in battaglia. I
verificatori dell’OSCE non
pubblicarono il
rapporto dei medici e
lasciarono esplodere il caso.
Questa
macabra
scenografia doveva
servire da leva mediatica per
arrivare alla
Conferenza
di Pace al Castello di
Rambouillet, dove la regia del
Segretario di Stato US,
Margaret Albright, avrebbe
impedito alla
delegazione albanese e serba
di confrontarsi su degli
argomenti
specifici. Il Segretario di
Stato avrebbe pilotato,
ignorando il
leader Ibrahim Rugova eletto
dai Kosovari, il gruppo
dirigente
dell’UCK verso l’accettazione
di un accordo e imponendo alla
delegazione serba una postilla
inaccettabile che avrebbe
consegnato
la Serbia alla NATO come paese
occupato.
Il
24
marzo
1999, iniziarono i
bombardamenti sulla
Jugoslavia: la Serbia e
il Montenegro furono
martellati senza tregua per 78
giorni. Dal 24
marzo all’ 8 giugno,
trenta-quattromila attacchi
aerei furono
eseguiti da mille aerei.
Quando
i
Media non
poterono tacere i
bombardamenti sui mercati in
pieno giorno, sui
profughi in fuga o sui treni
con aiuti umanitari, l’ottimo
lavoro
di agenzie di comunicazione
come Ruder&Finn
Global
Public Affairs,
Hill&Knowlton,
Saachi&Saachi,
McCann&Erickson et
Walter Thompson
per minimizzare l’impatto sul
pubblico formularono slogan
come
“guerra
umanitaria”,
“azione
di
polizia
internazionale”, “danni
collaterali”.
Finalmente
a
Kumanovo il
10 giugno 1999 si conclude la
guerra
per il Kosovo. Il Consiglio di
Sicurezza dell’ ONU approva
la Risoluzione 1244
riaffermando l’impegno degli
Stati membri a
rispettare la sovranitŕ e
l’integritŕ territoriale della
Jugoslavia che all’epoca, era
formata da Serbia e
Montenegro. La
Risoluzione non č mai stata
abrogata e rimase la base
dello
stato
legale del Kosovo, regione
serba, descritto come
autonomia
sostanziale e significativa
auto gestione, non
indipendenza.
In quello stesso
mese
gli USA
ottengono dagli Albanesi
mille acri al confine fra Kosovo
e Macedonia, dove sorgerŕ la
maggiore base americana in
Europa: Campo Bondsteel. Le
altre basi a
contorno della Russia verranno
scelte nelle ex nazioni
satelliti
russe (Polonia, Repubblica Ceca,
Ungheria Romania, Bulgaria) che
gli
USA forzeranno a far entrare
nell’Unione Europea, quando
questa non
era ancora stabilizzata, non
possedeva una Costituzione
comune ed un
governo centrale efficace.
Come in altri
casi
precedenti la
disinformazione č silenzio, per
cui si č raccontato il
meno
possibile sulla cruenta pulizia
etnica che i Kosovari albanesi
hanno
operato verso tutte le etnie non
albanesi della regione. Poco si
č
raccontato sulla vita grama
degli ultimi Serbi rimasti in
Kosovo
inghettati in villaggi,
minacciati e spesso uccisi. Su
due
milioni d’abitanti,
il 20% dei Serbi
č fuggito, il
5% di altre etnie anche.
Il 16 maggio 2006
partecipavo a
Bruxelles ad una Conferenza
Internazionale ONG dell’OSCE, il
mio
laboratorio era sul Kosovo.
Partecipavano con me un
funzionario
dell’OSCE, Franklin Devrieze,
appena rientrato dalla regione
dove
era stato per quattro anni, e il
presidente dei Rom del Kosovo,
Nedzo
Neziri. Nei mesi precedenti si
erano verificati diversi mortali
incidenti con la popolazione
serba. Devrieze dichiarň che la
situazione era ormai tranquilla,
bastava semplicemente non usare
auto
con la targa serba. Neziri gli
mostrň allora le foto del
quartiere di Kosovska Mitrovica
dove avevano vissuto circa
diecimila
Rom. Le foto del 1999 mostravano
qualche danno alle case dovuto
ai
bombardamenti, quelle recenti
provavano la distruzione totale
del
quartiere.
Il
4
febbraio 2003 nasceva l’Unione
di Serbia e Montenegro. Era la
definitiva cancellazione del
Trattato di Versailles.
Nel
maggio 2006 il referendum
organizzato in Montenegro
sanciva di
stretta misura la separazione
dalla Serbia. Jack Abramof, il
noto
lobbista che aveva fatto
tremare Washington per lo
scandalo delle
mazzette ai membri del
Congresso, aveva lavorato
attivamente per Milo
Djukanović
ad ottenere gli appoggi
politici e finanziari
necessari alla
separazione del Montenegro
dalla Serbia.
Il
primo maggio 2007 il
Segretario di Stato del
governo Bush,
Condoleezza Rice,
annunciava a Washington, la
firma del
trattato militare che
permetteva agli Stati Uniti di
dislocare
forze
militari in Montenegro,
amico e partner».
Grazie
al
lavoro combinato di
disinformazione e lobbying era
stata smantellata
anche la Jugoslavia formata da
Serbia e Montenegro.
Il
Montenegro
č indipendente e libero di
costituire la base per
traffici illeciti di ogni genere
che fanno capo ad importanti
personaggi politici del paese,
secondo le segnalazioni della
polizia
italiana e dell’Interpol.
Curiosamente le notizie in
proposito non
hanno seguito.
Con
l’approssimarsi
della dichiarazione
d’indipendenza del Kosovo una
ricerca
di 124 pagine
(Operativitŕ
della riforma del
settore sicurezza nei Balcani
occidentali), commissionata dal
Bundeswher tedesco, presentata
il 1 gennaio 2007 e tenuta
accuratamente segreta, riporta
che a quasi 10 anni dalla fine
della
guerra l’economia della regione
si basa su contrabbando e
crimine.
La giustizia non funziona. La
polizia č dominata da paura,
corruzione e incompetenza. Gli
USA hanno favorito i criminali
impedendo agli investigatori
europei di operare. Questo
comportamento
ha ovviamente reso gli americani
vulnerabili al ricatto. In
pratica
č
una societŕ mafiosa infiltrata
ai piů alti livelli dello
Stato. Il
crimine organizzato,
multimiliardario, ha legami ed
esperienza di
terrorismo e spionaggio. Denaro
proveniente da Arabia Saudita,
Iran
ed altri paesi musulmani serve a
finanziare l’arrivo d’armi e la
costruzione di moschee, non per
migliorare le condizioni della
popolazione.
Gli
Stati
Uniti non rispettano la
Risoluzione delle NU 12 44 e
violando
la legge internazionale
sull’integritŕ di una nazione
sovrana e
riconosciuta nei suoi confini,
danno il consenso agli Albanesi
del
Kosovo di proclamare
l’indipendenza della regione
serba il 17
febbraio 2008.
E’
la
legalizzazione di un atto
illegale che puň creare un
precedente
pericoloso per altre nazioni con
regioni irredentiste.
Infatti
molti
membri della EU non riconoscono
il nuovo Stato.
La
Russia
ne approfitta poco dopo per
sistemare i cambiamenti che
Joseph Stalin
aveva apportato alla Giorgia
negli anni ‘30.
Intanto
il
padre del piano per
l’indipendenza del Kosovo,
Martti Ahtisaari riceve
il Premio Nobel per la Pace.
Il
governo
serbo dell’epoca aveva
indubbiamente commesso degli
errori di
valutazione. Ma era difficile
operare senza un potente
supporter. La
Russia non era in condizione di
farlo. Oggi?
Le
giuste
rimostranze della Serbia
potrebbero ottenere un risultato
davanti
alla Corte Internazionale
dell’Aja, quella vera, sono
convinta
perň
che grosse pressioni sono
sistematicamente operate sul
governo
perché
accetti il fatto compiuto.
Magari con sottili minacce di
favorire gli
indipendentisti della Vojvodina
o del Sandjiak e la promessa di
entrare presto in EU.
Non
č
facile chiedere il rispetto dei
propri diritti nazionali dopo
dieci
anni di demonizzazione.
La
situazione in Bosnia
Erzegovina diventa sempre
piů complicata.
La
famosa democrazia, che gli
USA intendevano insegnare,
ha fallito con
tutte le tre etnie,
arroccate in difesa dei
propri diritti nazionali.
La volontŕ del governo
musulmano di trasformare
il paese in una
nazione islamica dalla
Croazia alla Drina,
seppure mantenendo un
basso profilo, preoccupa.vii
I
finanziamenti dall’
Arabia
Saudita,
la presenza
di circa duecentomila
mujahedin arabi - giunti
durante la guerra per
aiutare Izetbegović, a cui
il leader musulmano aveva
conferito cittadinanza e
residenza per
meriti di guerra - sono
inquietanti. Molti sono
terroristi,
dormienti, provenienti dai
campi di addestramento
organizzati in
Bosnia da Osama Ben Laden.
E’
nata anche AIO (Aktivna
Islamska Omladina –
Gioventů Islamica
Attiva) un gruppo
paramilitare i cui
dirigenti sono scelti fra
i
mujaheddin. Il loro scopo,
č la formazione di uno
Stato islamico
in
Bosnia basato
esclusivamente sulla charia,
ispirandosi all’Arabia
Saudita. Personaggi
politici importanti come
Haris Silajdžić e Hasan
Muratović, hanno
dichiarato pubblicamente
e insistentemente il loro
proposito di trasformare
la
Bosnia-Erzegovina in uno
Stato islamico. Due terzi
della popolazione
č cristiana, ortodossa e
cattolica, mi chiedo cosa
succederebbe
se i
Croati e i Serbi
chiedessero ciascuno
l’indipendenza o di
diventare
regioni europee?
Forse
l’attuale
crisi globale cambierŕ le cose,
dato che non č
nemmeno
sicuro che l’Europa non si
sfaldi come la Jugoslavia.
i
European Institution for Minority
Issues, 1996
ii
Bosnia
Tragedy, Sara Flounders, New
York 1995
iii
Offensive in the Balkans,
Yossef Bodansky
London 1995 page 54
iv
Il Corridoio, Jean
Toschi Marazzani Visconti, La
Cittŕ del Sole, 2006
v
Les
guerriers de la Paix,
Bernard Kouchner, Parigi 2003 –
pag.. 372 – 374
vi
Offensive
in the Balkans, Yossef
Bodansky London 1995 pag. 13
vii
Spiegel on line The prophets
fifth column – Islamist
gain
ground in Sarajevo – Walter
Mayr in Sarajevo
|
|
Tema: Manifestacija povodom 10-e
godišnjice NATO napada na SRJ
Dragi prijatelji
Prije svega dozvolite mi da vas sve
skupa pozdravim ispred SRP-a
hrvatske i u svoje lično ime. Također
želim se zahvaliti organizatorima
ove manifestacije, na ovoj hvale
vrijednoj inicijativi, koja traje još
od samih brutalnih događaja, započetih
pred deset godina.
Agresija, koju je tzv. međunarodna
zajednica, a ustvari grupa
najbogatijih zemalja svijeta na čelu sa
NATO i SAD, izvršila u proljeće
1999. godine na SRJ je u svojoj biti,
klasičan primjer rata za prostor,
koji razvijeni centar vodi protiv
nerazvijene periferije. Nakon podjele
koju je još 70-ih godina prošlog
stoljeća zacrtala doktrina Brzezinski.
Taj rat je bio samo nastavak tektonskih
društveno političkih procesa iz
90-ih godina prošlog stoljeća, kojih je
cilj bio prodor krupnog
kapitala na istok i osvajanje novih
teritorija.
Tim prodorom je kapitalizam, koji se
našao u dubokoj krizi 80-ih godina
prošlog stoljeća ostvario svoja tri
cilja i odgodio svoj silazak sa
društvene scene i odlazak u povjest, za
jedan nedefinirani vremenski
period.
Ciljevi koje je kapitalizam postigao su:
-Ekonomski
-Politički
-Vojni
EKONOMSKI cilj sastojao se od:
Osvajanja novih tržišta.
Preuzimanja sirovinske, infrastrukturne
i financijske baze,
novoosvojenih pdručja.
Dobivanja jeftine radne snage, bilo
postojeće u zmljama u koje su
transferirali kapital ili one
imigrantske u vlastitim zemljama.
POLITIČKI cilj se sastojao od
eliminacije socijalizma u Evropi i
samoupravljanja u Jugoslaviji.
VOJNI cilj se sastojao od prodora na
istok sa krajnjim ciljem
približavanja i opkoljavanja Rusije i
Kine. I taj proces još traje.
Agresija na SRJ 1999. godine, osim što
je bila dio opće strategije
osvajanja prostora, na način kako je
izvedena po svojoj brutalnosti
imala je i zadatak kažnjavanja
neposlušnog protivnika. Naime moćnici
najbogatijih zemalaja, vješto i lako su
pronašli suradnike među
političkim elitama u zemljama bivšeg
socijalističkog bloka, za rušenje
dotadašnjeg društveno-političkog
uređenja koji su time vlastiti narod i
materijalne resurse predali globalnom
krupnom kapitalu. Problem je
nastao na Jugoslavenskom prostoru.
Posebno nepoželjan imperijalističkim
krugovima bio je njen model samoupravnog
socijalizma, kao primjer
prirodne pozicije rada u društvu i
dostojanstva radnika, koji bi bili u
stanju upravljat vlastitim sudbimama, uz
pun državni suverenitet.
U procesu koji je dirigiran izvana, a
realiziran iznutra, predani smo
na milost i nemilost svijetskim
moćnjcima, pri čemu su vodeću ulogu
odigrale secesionističke republike
Slovenija i Hrvatska, a po domino
efektu slijedile Bosna i Hercegovina i
Makedonija, bez iole racionalne
potrebe, koja bi imala pokriće u
ekonomskoj ili nekoj drugoj logici.
Jedinu prepreku osvajanju prostora,
predstavljala je tadašni ostatak
nekadašnje države, SRJ. Koja je iako sa
tada već promjenjenim
društveno-političkim uređenjem,
percipirana kao zadnji bastion na putu
imperijalističkim moćnicima i zbog toga
ju je trebalo kazniti. Da se
radi o kažnjavanju razvidno je već iz
činjenice, da je međunarodna
zajednica primjenjivala različite
kriterije, za pojedine republike i
narode bivše Jugoslavije. Uslijedila je
brutalna agresija NATO snaga,
koje nisu nanjele SRJ velike vojne
gubitke, usprkos činjenici, da je
odnos u ljudstvu i vojnoj opremljenosti
između agresora i napadnutih,
bio do tada nezabilježen u vojnoj
praksi. Iako su vojni gubici SRJ bili
relativno mali, zato su oni civilni i
materijalni bili vrlo visoki.
Uništavana je infrastruktura i ekonomska
supstanca zemlje, primjenom
najbrutalnijih sredstava, koja nemaju
nikakvo vojno opravdanje, nego su
namjenjena materijalnim razaranjem
civilnih objekata, često sa
katastrofalnim učincima. Vrhunac
brutalnosti postignut je upotrebom
municije sa osiromašenim uranom, koja
trajno kontaminira ambijent u
kojem žive ljudi, a o apsurdu upotrebe
tih sredstava svijedoći
činjenica o velikom broju stradalih
pripadnika agresorskih jedinica,
koje su manipulirale tom municijom.
Presedan par exelans učinjen je sada već
prema državi Srbiji otimanjem
dijela njenog teritorija, mimo svih
međunarodnih pravnih normi i
instaliranjem imperijalističkog
protektorata na Kosovu i Metohiji sa
najvećom NATO vojnom bazom. Tim činom
stvorena je jedna umjetna kvazi
državna tvorevina, bez vlastite
privrede, od koje bi njeni građani
živili i koju nije priznalo oko
tri červrtine zemalja u svijetu.
A čija je osnovna namjena biti odskočna
daska SAD i NATO na putu prema
Kaspijskom bazenu. Ta je teza potvrđena
lanjske godine u augustu, kad
su SAD i NATO stojeći jednom nogom na
Kosovu i Metohiji pokušali drugom
nogom zakoračiti na Kavkaz , što im na
sreću nije uspijelo.
Primjeri poput agresije na SRJ, rat u
Afganistanu, penetracija u
područje bivšeg SSSR-a, namjera
instaliranja raketnog štita u istočnoj
Evropi, generiranje kriza u svijetu,
permanentnim sprovođenjem
institucionalnoga terora, koji potiče
onaj očajnički
vaninstitucionalni, toleriranje Izraela
u njegovoj genocidnosti i
supstitucija UN. Govore suprotno od
onoga u što nas propaganda želi
uvjeriti, da NATO savez nije vojska mira
u koji bi se prema vlastitoj
savjesti trebali svrstati svi koji žele
mir, već vojska koja štiti spoj
načela i institucija kao što je
kapitalističko vlasništvo i tzv.
Slobodno tržište, koje osigurava
apsolutnu moć odabranih uskih
vlasničkih slojeva, nad najširim
eksploatiranim radnim masama unutar
razvijenih kapitalističkih društava, te
povlaštenih moćnih država nad
ogromnom većinom manje razvijenih država
trećeg svijeta. NATO dakle
nije izolirana nepolitička vojna
struktura, već sam kapitalistički
društveni sistem, odnosno njegov vojni
izraz. NATO stoga nije vojska
naroda u što nas uvjeravaju, već vojska
bogate manjine koja vlada
razvijenim društvima i svijetom i koja
se mora braniti od siromašne
većine. Zato i nije nestao nakon
ukidanja Varšavskog ugovora, kao što
su naivni očekivali, jer nestankom tog
saveza nije nestao i glavni
neprijatelj bogatih, a to je siromaštvo
i neravnomjerni razvoj svijeta,
kao neposredna posljedica svjetskog
kapitalističkog poretka.
Pošto štiti manjinu od većine NATO ima
nedvojbeno imperijalistički
karakter. Imperijalistički karakter NATO
saveza osobito proizlazi iz
činjenice, da SAD imaju dominantnu ulogu
u organizaciji svjetskog
kapitalističkog poretka, koju su
zadobile nakon II sv. rata, istisnuvši
svoje evropske konkurente. SAD podaruje
članstvo u NATO savezu i
određuju njegovu moć i strategiju. To
najbolje pokazuje najnovija
strategija nacionalne sigurnosti SAD-a,
u kojoj su javno iznesene
namjere najmoćnije države da svoju
prevlast ostvaruje putem
prijetnje i korištenjem vojne
sile, dakle oblicima moći u kojima
nema konkurencije. Osnovni cilj te
strategije je spriječiti sve oblike
i izraze prijetnje moći, položaju i
ugledu SAD u globalnom upravljanju
svijetom, radi održavanja nadzora nad
svjetskim izvorima, danas
energije, a sutra pitke vode i
sprečavanja socijalno-političkih gibanja
koje mogu ugroziti svjetski poredak
vladavine kapitala i vodeću ulogu
SAD u njemu. Tom strategijom SAD uzimaju
pravo, da po vlastitom
nahođenju vode «preventivni rat». Takvim
pristupom odredbe
o samoobrani država, zajamčene poveljom
UN, kao i cijelo međunarodno
pravo, postaju besmislene, a SAD
imperator, svjetski policajac i
najveća prijetnja za svjetski mir.
Mir kojeg NATO želi osigurati je neka
vrsta ograničenog mira za dio
Evrope i Sjeverne Amerike, kako bi se
očuvala stabilnost
kapitalističkog poretka, ali na ostali
svijet taj se mir ne odnosi. SAD
i ostale zapadne sile mogu pribjegavati
nasilju protiv nepodobnih,
neposlušnih i slabijih širom većine
svijeta.
NATO nije niti može biti zaštitnik
većine polurazvijenih i razvijenih
država i naroda, jer on brani poredak, a
ne zemlju. On brani
neravnopravnost i nikada ne bi branio
socijalizam. NATO može samo
štititi vlast onih manjina u tim
državama koje u svom interesu i
interesu svjetskog kapitala, a na štetu
najširih narodnih i nacionalnih
interesa održavaju i produbljuju
nejednakost.
Sve to naravno vrijedi i za zemlje
nastale na prostoru bivše
Jugoslavije. NATO može biti zaštita samo
onih snaga koje su uz
asistenciju svjetskog poretka opljačkale
sva materijalna i društvena
dobra, koja su radni ljudi stvorili do
secesije 90-ih i time stekle
ekonomsku i političku moć i tu moć
sistematski dalje reproduciraju i
jačaju.
Ni po svojoj prošlosti, ni po svojim
interesima, u budućnosti zemlje
nastale na prostoru bivše Jugoslavije ne
pripadaju krugu
imperijalističkih sila, niti mogu
očekivati da će ih razviti
multinacionalne korporacije i strane
banke, pa ne treba ni tražiti
zaštitu od tih krugova, a još manje
ratovati za njihove interese.
Naprotiv, kao male i polurazvijene
zemlje ako žele svoj opstanak i
razvoj moraju se svrstati na stranu one
većine koje svoj prioritet vide
u pravednijim ekonomskim i političkim
odnosima i autentičnom razvoju
izvan imperijalnog saveza moćnih koga
brani NATO. U NATO savezu svi mi
gubimo i posljednji atom svoje
suverenosti, ali i dostojanstvo naroda
koji se nekada borio za bolji i humaniji
svijet protiv svakog
imperijalizma.
Recentni događaji, koje eufemistički
nazivaju ekonomskom ili monetarnom
krizom, iako se radi o krizi sistema.
Upućuju na to, da je kapitalizam
odigrao svoju povjesnu misiju i nije
više u stanju odgovoriti na
potrebe čovječanstva, te je nužno
potrebno da siđe sa društvene scene,
jer je budućnost svijeta determinirana
alternativom, socijalizam ili
barbarstvo
Vicenza/Beograd, 22-24. III 2009.
Kapuralin
Vladimir
|
|
Tema: Manifestazione in occasione del X
anniversario della aggressione
della NATO contro la Repubblica Federale
Jugoslava (RFJ)
Cari amici,
Prima di tutto vorrei salutare tutti voi
a nome del Partito Socialista
degli Operai della Croazia ed a nome mio
personale. Inoltre, vorrei
ringraziare gli organizzatori per questa
manifestazione e per le loro
lodevoli iniziative che sono iniziate e
durano sin dal periodo di
questi brutali eventi, accaduti dieci
anni fa.
L'aggressione, che la cosiddetta
comunitŕ internazionale, ma in
realtŕ, un gruppo dei paesi piů ricchi
del mondo
capeggiati da NATO e Stati Uniti, ha
realizzato nella primavera del
1999 contro la Repubblica Federale di
Jugoslavia, rappresenta un
classico esempio di guerra per il
territorio, che un centro ricco
conduce contro la sottosviluppata
periferia. Dopo le divisioni
tracciate giŕ negli anni '70 con la
dottrina Brzezinski, quella
guerra era solo una continuazione dei
cataclismi sociopolitici degli
anni '90 del secolo scorso, che hanno
avuto per scopo l'avanzata del
grande capitale verso Est, assieme con
la conquista di nuovi territori.
Con questa sua avanzata, il capitalismo
con la sua crisi degli anni '80
del Novecento, ha realizzato i suoi tre
obiettivi, posticipando, per un
certo lasso di tempo, la propria uscita
di scena ed il proprio
inabissarsi nella storia.
Gli obiettivi che il capitalismo ha
conseguito, sono:
-economici
-politici
-militari
L'OBIETTIVO ECONOMICO č consistito
nella:
conquista di nuovi mercati.
Nell'impossessarsi di risorse, materie
prime, infrastrutture e basi
finanziarie nelle regioni appena
conquistate.
Nel reperimento di manodopera a basso
costo, sia quella nei paesi dove
il capitalismo ha trasferito i capitali,
sia quella arrivata con
l'immigrazione nei loro paesi.
L'OBIETTIVO POLITICO č consistito nella
eliminazione del
socialismo in Europa, cosi come
dell'autogestione in Jugoslavia.
L'OBIETTIVO MILITARE č stata la
penetrazione all'Est allo scopo
del ravvicinamento alla Russia e alla
Cina, e del loro accerchiamento.
Questo processo č ancora in corso.
L'aggressione del 1999 contro la
Repubblica Federale Jugoslava, oltre
ad aver fatto parte di una strategia
globale di conquiste territoriali,
per il modo brutale in cui si č svolta,
ha avuto il compito di
punire un avversario disubbidiente. I
governanti dei paesi piů
ricchi del mondo hanno avuto gioco
facile a reperire collaboratori tra
le élite degli Stati del blocco
ex-socialista, al fine di
smantellare l'attuale sistema
sociopolitico. Questi ultimi hanno
consegnato i propri popoli e le risorse
materiali nelle mani del grande
capitale globalizzato. L'osso piů duro
era rappresentato
dall'area jugoslava. Il modello
jugoslavo di socialismo autogestito era
particolarmente sgradito, dato che era
caratterizzato dal ruolo
naturale e dignitoso del lavoro e
dell'uomo lavoratore nella
societŕ, capaci di autodeterminare il
proprio cammino in una
piena sovranitŕ statale.
In questo processo, diretto dall'esterno
e realizzato all'interno del
paese, noi siamo stati consegnati alla
mercé dei potenti del
mondo. Il ruolo centrale in tutto ciň,
lo hanno svolto le
repubbliche secessioniste, Slovenia e
Croazia, seguite con effetto
domino e senza alcuna vera ragione
razionale, che avesse un fondamento
economico o di altro tipo, dalla
Bosnia-Erzegovina e dalla Macedonia.
La parte che allora rimaneva, la
Repubblica Federale di Jugoslavia, era
l'unico ostacolo residuo di fronte alla
conquista dei territori. La
Jugoslavia, che tra l'altro, in
quell'epoca aveva un sistema
sociopolitico ormai diverso, era
percepita come l'ultimo baluardo sul
cammino dei poteri imperialistici, e per
questo motivo era necessario
punirla. L'esistenza di un elemento
punitivo si evince dal fatto che la
comunitŕ internazionale ha applicato
criteri diversi per le
diverse repubbliche e popoli della
ex-Jugoslavia. In seguito si
č scatenata la aggressione della NATO,
che, tuttavia, non ha
inflitto grosse perdite militari alla
Repubblica Federale di
Jugoslavia, nonostante una sproporzione
mai registrata prima nella
tradizione bellica, tra le forze umane e
militari dell'aggressore e
quelle del difensore. Sebbene le perdite
militari della Repubblica
Federale Jugoslava siano state
relativamente piccole, le perdite umane
e materiali sono state molto alte. Con
l'impiego dei mezzi piů
brutali esistenti e senza alcuna
fondatezza dal punto di vista
militare, venivano in continuazione
distrutte l'infrastruttura e la
base economica del paese. Si
distruggevano edifici civili con
effetti,
spesso, catastrofici. Il colmo delle
brutalitŕ fu raggiunto con
l'impiego delle munizioni ad uranio
impoverito, che contaminano
l'ambiente dove vive la popolazione.
All'assurditŕ di questi
mezzi si aggiunge l'enorme numero dei
morti e degli ammalati tra i
militari delle unitŕ dell'aggressore che
hanno maneggiato questo
tipo di munizione.
Un precedente d'eccellenza č stato
stabilito a scapito dello
Stato di Serbia, con il sequestro di una
parte del suo territorio,
contro tutte le leggi internazionali, e
tramite l'insediamento di un
protettorato imperialista, con la piů
grande base NATO in Kosovo
e Metohija. Con tale atto si č
realizzata una creatura
artificiale para-statale, priva di base
economica per i propri
cittadini, e che non č stata
riconosciuta da circa due terzi
degli Stati del pianeta. Lo scopo
principale di questo Stato č
quello di fare da trampolino agli Stati
Uniti e alla NATO nella loro
avanzata verso il bacino del Caspio.
Questa tesi ha avuto la sua
conferma ad agosto scorso, quando gli
Stati Uniti e la NATO, tenendo un
piede in Kosovo e Metohija, hanno
tentato di allargare l'altra gamba
verso il Caucaso, fortunatamente senza
successo.
L'aggressione contro la RFJ, la guerra
in Afghanistan, la penetrazione
nell'area ex-sovietica, l'intenzione di
installare lo scudo
missilistico nell'Europa orientale, la
generazione di crisi ovunque nel
mondo, l'applicazione permanente del
terrore istituzionale che provoca
l'insurrezione del terrorismo
extra-istituzionale, la tolleranza nei
confronti di Israele riguardo ai suoi
comportamenti genocidari, la
sostituzione del'ONU - da tutti questi
esempi traspare l'opposto di
quello di cui la propaganda ci vorrebbe
convincere, e cioč che
la NATO sarebbe l'esercito della pace in
cui, seguendo la propria
coscienza, si dovrebbero arruolare tutti
coloro che desiderano la pace,
viceversa si tratta di una soldataglia
che difende principi e
istituzioni quali la proprietŕ
capitalistica e il cosiddetto
libero mercato, che garantisce il potere
assoluto ad una ristretta
classe di possidenti sulle masse dei
lavoratori sfruttati nelle
societŕ del capitalismo avanzato, ed
assicura il controllo sulla
stragrande maggioranza dei paesi del
terzo mondo, meno sviluppati. La
NATO, dunque, non č una struttura
militare apolitica ed isolata,
ma rappresenta il sistema sociale
capitalistico, ovvero la sua
espressione militare. Per la stessa
ragione, la NATO non č
un'armata popolare come ci vorrebbero
persuadere, ma č
un'esercito della minoranza ricca che
governa nel mondo dei ricchi, e
che dunque si deve difendere dalla
maggioranza povera. Questo spiega
perché la NATO non si č estinta dopo la
fine del Patto di
Varsavia, come molti hanno ingenuamente
creduto. Con la dissoluzione
del Patto di Varsavia non č scomparso il
principale avversario
dei ricchi: il mondo dei poveri, lo
sviluppo sproporzionato di varie
zone del mondo come conseguenza diretta
dell'ordine mondiale
capitalista.
Difendendo la minoranza dalla
maggioranza, la NATO ha, indubbiamente,
un profilo imperialista. Il carattere
imperialista della NATO deriva in
modo particolare dal fatto che gli Stati
Uniti mantengono il proprio
ruolo dominante nell'organigramma
dell'ordine mondiale capitalista,
conquistato dopo la II guerra mondiale,
declassando i loro concorrenti
europei. Gli Stati Uniti con il proprio
ruolo forniscono un elemento di
forza alla NATO e determinano la sua
potenza e la sua strategia. Queste
caratteristiche si rivelano nel modo
migliore nella nuova strategia
della sicurezza nazionale degli Stati
Uniti, per cui lo Stato
piů potente del mondo dichiara
pubblicamente i propri intenti
per realizzare la propria supremazia con
le minacce e l'uso della
forza militare; forme di potere su cui
non ha concorrenti. L'obiettivo
principale di questa strategia č
prevenire tutte le minacce
contro la potenza, il ruolo e la
reputazione degli Stati Uniti nella
gestione globale del mondo, allo scopo
di sorvegliare le risorse
mondiali quali l'energia, o l'acqua
potabile, e prevenire i movimenti
sociopolitici capaci di mettere in
pericolo l'ordine mondiale in cui
governano i capitali assieme con gli
Stati Uniti come Stato leader. Con
questa strategia, secondo la propria
volontŕ, gli Stati Uniti si
assumono il diritto di condurre una
"guerra preventiva". Con un tale
approccio, gli argomenti sull'autodifesa
degli Stati, garantita dalla
Carta dell'ONU, dal sistema del diritto
internazionale, perdono senso,
mentre gli Stati Uniti diventano
l'imperatore, il poliziotto del mondo
intero e la piů grande minaccia per la
pace nel mondo.
La pace che la NATO vorrebbe procurare č
una specie di pace
limitata all'Europa e all'America
Settentrionale, affinché si
mantenga la stabilitŕ dell'ordine
capitalista, e questa pace non
riguarda il resto del mondo. Gli Stati
Uniti ed altre potenze
occidentali hanno la facoltŕ di usare
violenza contro gli
scomodi, i disubbidienti e i deboli
nella stragrande maggioranza del
mondo.
La NATO non č, non puň essere il
difensore della
maggioranza dei paesi in via di sviluppo
e di quelli sviluppati,
perché difende un ordine e non gli
Stati. Essa difende la
disuguaglianza e non avrebbe mai difeso
il socialismo. La NATO č
in grado di difendere soltanto il
potere di quelle
minoranze che in tali Stati
preservano ed approfondiscono la
disuguaglianza allo scopo della
conservazione dei propri interessi e
degli interessi del capitale mondiale.
Tutto ciň, naturalmente, vale anche per
gli Stati creati sul
territorio dell'ex-Jugoslavia. La NATO č
soltanto in grado di
fungere da difesa per quelle forze che,
grazie all'ordine mondiale,
hanno rapinato tutte le risorse
materiali e sociali, create dai
lavoratori prima della recessione negli
anni '90. In questo modo,
queste forze hanno ottenuto il potere
politico e lo stanno
sistematicamente moltiplicando e
rafforzando.
Gli Stati creati sul suolo
dell'ex-Jugoslavia, per quanto concerne
il
loro passato e i loro interessi futuri,
non appartengono veramente alla
cerchia delle potenze imperialiste. Loro
non possono neanche sperare di
ricevere dalle multinazionali o dalle
banche straniere gli input per lo
sviluppo. Per questo motivo, non devono
cercare protezione da questi
ambienti e nemmeno devono partecipare
alle loro guerre. Tutt'altro;
siccome si tratta di Stati piccoli e
appena sviluppati, qualora
cercassero sopravvivenza e sviluppo,
dovrebbero schierarsi alla parte
di quella maggioranza che intravede le
proprie prioritŕ in
rapporti economico-politici piů
corretti, nello sviluppo
autentico, al di fuori delle alleanze
imperialiste dei potenti, difesi
dalla NATO. Nell'alleanza con la NATO,
tutti noi stiamo per perdere
l'ultimo atomo della nostra sovranitŕ e
dignitŕ come
popolo che un tempo ha combattuto per un
mondo migliore e piů
umano, contro tutti gli imperialismi di
questo mondo.
I recenti eventi, denominati
eufemisticamente come crisi economica o
finanziaria, sebbene si tratti di vera e
propria crisi del sistema,
indicano che il capitalismo ha ormai
concluso la propria missione
storica e non č piů in grado a
rispondere alle
necessitŕ dell'umanesimo. Per questa
ragione č necessario
che esca dalla scena della societŕ,
perchč il futuro del
mondo sta davanti ad un'alternativa:
socialismo o barbarie.
Vicenza/Beograd, 22-24. 03.2009.
Kapuralin
Vladimir
|
Speech by
Fulvio Grimaldi
Mr. Chairman, Ladies, Gentlemen,
Let me express my thankfulness for having been
invited to this
historical event, together with the joy to
find myself among people who
have never relinquished their commitment to
Serbia’s freedom and
sovereignty and their struggle against the
powers of imperialism in the
name of human kind.
And let me remember my first encounter with
the conflict between truth
and fraud regarding the events in the Balkans
from 1991 onwards. On
24th March 1999, as a special correspondent in
Italy’s State
Television, Rai Channel 3, our editors
explained to us the Nato
aggression on Serbia and the bombing of
Belgrade as a “humanitarian
intervention” that we journalists were called
to support. This
incredible, unethical order was to be the last
word I heard from my
editor-in-chief. On that very day I left RAI
TV for ever, got myself a
camera and travelled by bus to Belgrade so see
for myself. It became
one of my professional experiences that
emphasized to what degree the
world’s media had tuned in with the fraudulent
weapon of Nato, US and
imperialist propaganda. Everything that was
published in the West
turned out to be defamation, distortion, lie,
from the alleged
“ethnical cleansing” in Kosovo, which was
suffered by the Serb and
other minorities rather than by the Albanians,
to Milosevic’s
“dictatorship”, or Serbian “Nationalism”.
From that moment, on I committed my
professional and political efforts
to rectify what had been told to an
intoxicated public opinion,
realising a series of video documentaries on
events between 1999 and
2001, on Nato atrocities, the formidable
reconstruction in 2000, the
coup d’etat by Nato ant its quislings in 2001.
At the same time I
worked as a special correspondent in
Yugoslavia for “Liberazione”, the
Refounded Communist Party’s daily.
And in this capacity I was able to assess to
what degree even the
allegedly antimperialist Left in Italy and in
Europe had been
subjugated by the aggressor’s deceitful
propaganda, Though deploring
the “excesses” of the war, the bombing of
houses, hospitals, schools,
trains, industrial establishments, carried out
with the obvious
intention of polluting Serbia’s soil, air and
water and poisoning its
people, It accepted the false reasons of the
socalled “humanitarian
intervention”, thus depriving large masses of
the instruments and
arguments for solidarising with Serbia and its
leadership. A sign of
the more general political, cultural and
ideological decadence and
weakening of the Left in Europe. With a few
other well-informed
colleagues and friends, I tried to oppose this
wave of deception by
writing articles and books, showing my videos
around Italy and Europe,
holding conferences.
When the Cia-instructed gang of Otpor worked
to destabilize the Serbian
government and open it up to imperialist
domination, I witnessed in
Belgrade the entire operation and reported it
back to my newspaper. My
articles, though, were not published and upon
my return to Rome I was
informed that they had been thrown in the
dustbin for being “too
pro-Serbian and pro-Milosevic”. The editor of
“Liberazione” went as far
as calling the Otpor provocateurs and
saboteurs a “Serbian expression
of the no-global movement” and inviting it to
the gatherings of this
movement. I witnessed President Milosevic’s
arrest and subsequent
delivery to the enemies of his people and to
the cangaroo-court in The
Hague. I cherish the moving memory and the
privilege of having been the
last journalist to interview the president
before the traitors threw
him into prison. I had seen how the Otpor mob
had burned the ballots
that had given victory to the Serbian
left-wing parties. I honestly
reported this back to my newspaper, but,
again, I wasn’t believed and
my work was thrown away. To that extent had
so-called anticapitalist
and anti-Nato leaderships submitted their
independence of thought and
their honesty to the enemy. On the day of the
coup d’etat,
“Liberazione” titled its first page “Belgrade
laughs” and the other,
more authoritative daily, “il manifesto”,
wrote over its entire first
page “Belgrade’s spring”.
As a journalist who had witnessed all the
relevant events and was aware
of the enormous distortions and lies that were
inflicted on the general
public, I committed myself to oppose with all
my professional forces
the indecency of those who should have known
and acted better. This
activity, together with my position as
vice-chairman of the Committee
for the Defence of Slobodan Milosevic and as
member of the Belgrade
Forum, produced considerable changes in large
sectors of public
opinion, but also the final breaking of my
relationship with Italy’s
organised Left and its media. Our job, mine
and that of few other
honest fighters for truth and justice, also
through the constant
denounciation of the ransacking of Serbia by
foreign economic forces
and their local collaborators, as well as of
the criminal treatment of
president Milosevic on the part of the Hague
cangaroo court (headed by
Carla del Ponte, a shameless traitor to all
principles of legality and
justice), was not an easy job. It was used by
pro-imperialists and the
pseudo-left to demonize our efforts, together
with their objects. Some
groups, especially in Turin, Trieste and Bari,
were very active in
resisting those aggressions and provided
material solidarity to the
needy in Serbia, as well as a valid
contribution to the clarification
of events, a fundamental commitment. Italy
could have done better, had
it not been for the opportunism of the
official Left, the passivity of
the majority of the large Serbian diaspora in
this country and the
ineffectiveness of certain pro-Yugoslavia
groups, whose opportunistic
leadership preferred to abstain from
controversial issues, such as the
defence of president Milosevic and other items
relating to major media
distortions, and insisted rather on continuous
historical exacavations
concerning the distant past of the fascist
occupation in the Balkans.
This may have provided useful insights into
precedents of Nato’s and
Italy’s aggression, but did non affect the
much more urgent struggle
for rectification of present-day
disinformation on Serbia and for
solidarity with all those that the West has
successfully criminalised
in Serbia and in the Srbska republic.
The crimes successively committed by the US
and its allies in Nato,
unleashed by the extremely dubious excuse of
the 9/11 terror attacks,
in Afghanistan, Iraq, Pakistan, the atrocities
continuously inflicted
by the Zionist expansionist regime on its
Palestinian victims, the
general fascistisation process in the Western
countries through
impoverishment and repression of the weak and
poor at the hands of the
rich and powerful, have been an eye-opener for
many. The “infinite war
against terrorism”, the invention of the
“clash of civilisations” by
the extreme-right USraeli warmongers in order
to submit the world to
their oppression, devastation and
exploitation, has provided definite
proof of what the attack on Yugoslavia,
starting with the secessions of
the early nineties,
was to introduce. After the experience of
socialism, i.e. an
alternative and much better way of organising
societies under the
principles of just distribution of wealth and
of solidarity and peace,
and after the victorious liberation struggle
by many nations that had
been colonised, the imperialist powers were
trying, starting with the
first Gulf war and than with Somalia and the
Balkans, to regain what
socialism and those struggles had taken from
them.
But times have changed. The unbreakable
resistance of peoples like the
Palestinian, Afghan and Iraqi, the beginning
of social revolts in the
crisis-ridden capitalist countries, the
resurgence of an independent
and dignified Russia, aware of its role in the
world and a close ally
of the Serbian people, and particularly the
great, revolutionary
changes in Latin America, from Cuba to
Venezuela, from Bolivia to
Ecuador and other countries, seem to usher in
a new epoch in history,
marked by the decline of imperialism. Under
the cloak of the “clash of
civilisations” and the “war on terror”, which
tried to pit the
“superior” West against Islamic peoples and
the rest of the world’s
South, just as happened in past centuries with
the claim of civilising
so-called “savages” and “primitives”, appears
the reality of the
eternal aggression of the privileged élite
against those that
are to subjugated and robbed or, simply, those
that are in the way,
refuse to obey and defend their rights.
Exactly like Serbia did
providing a shining example to all.
On the occasion of the Belgrade Forum on the
tenth anniversary of
Nato’aggression, we in Italy who have
experienced the truth, as
citizens of a country that was decisive in the
destruction of
Yugoslavia and Serbia, consider it our
fundamental duty to for ever
support the Serbian people’s struggle to
recuperate its genuine
sovereignty, its social justice, its freedom,
the territories it was
deprived of, its historical role among the
world’s peoples that reject
war, unless it be for liberation. This means a
common struggle against
Nato, as the expression of an international
community whose character
is criminal and life-denying. We owe this to
ourselves, to the truth,
but above all, in my personal feeling, to
those that, defying
demonization and lies, committed themselves to
the defence of the
Serbs, in Kosovo, Croatia, Bosnia and Serbia
proper. Primarily to
Slobodan Milosevic who to the last moments of
a life of honour, dignity
and courage, stood up against his killers.
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