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Vicenza 24 febbraio 2008


5000 serbi in corteo /

5,000 in Vicenza protest Kosovo secession


Vicenza 2



Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

----- Original Message -----
From: soccorsopopolare @ libero.it
Sent: Sunday, February 24, 2008 9:47 PM
Subject: [no-ogm-ra] Vicenza 24 febbraio 5000 serbi in corteo

Una grande manifestazione di 5000 serbi è stata fatta passare al largo del centro di Vicenza. Anche la caserma Ederle è stata vietata dalle autorità italiane da Prefetto e Questore e dal Governo ( di sinistra!)premurosi della tranquillità degli americani della èpeggiore delle brigate imperialiste distintisi in tutte le aggressioni dalla Corea al Vietnam all'Iraq all'Afghanistan. Un servizio enorme di carabinieri baschi neri e polizia vigilava la manifestazione.
 
Molti serbi comunque sono andati all'appuntamento fissato in precedenza nei pressi della caserma Ederle di qui poi si sono recati a piedi allo stadio da dove è partita la grande manifestazione fatta passare all'esterno di Vicenza e fatta arrivare in Campo Marzio davanti alla stazione. Migliaia e migliaia di persone moltissimi uomini, giovani, ragazze nella assoluta maggioranza operai nelle concerie, nei cantieri nelle fabbriche di molti altri settori. E con loro anche molti ragazzi. E con loro anche degli anziani, distinte vecchie signore. Molti con la candela in mano. con le icone, con centinaia di striscioni  e cartelli che ripetevano quasi ossessivamente, il Kossovo è il cuore della Serbia, il 17 febbraio è stato un giorno terribile; basta col terrore Usa. Più di un cartello inneggiava anche a Putin. Un grande striscione portato da molta gente. IL KOSSOVO E' LA GERUSALEMME DELLA SERBIA. Molte sono le donne che lo portano e, al lato dello striscione, dei ragazzi loro figli.

Vicenza 1

Ma c'è anche un dolore cupo, una grande tristezza, una rabbia che per ora non trova risposte. Colpisce un ragazzo grande e grosso  con un maglione rosso con scritto sù Serbia e un espressione buona  triste, tutto intento a tenere accesa la sua candela che una bava insidiosa minaccia di spegnere. In questo pomeriggio incerto di febbraio la grande manifestazione si stringe attorno alle sue bandiere, al suo orgoglio, alle sue icone.

Ma quanto deserto intorno a questa grande manifestazione di uno spezzone fiero di classe operaia ! Nessun partito italiano è presente, nessun comitato, nessun sindacato. Assente tutta la pletora dei compatibili e dei politicamente corretti. Incredibilmente nessuna bandiera del Comitato No Dal Molin la cui direzione manca così completamente il segno. Si sono fatti parlare a suo tempo nelle manifestazioni i pacifisti americani, ma non si accolgono invece gli aggrediti e bombardati agli americani. I pochi compagni che siamo presenti con un paio di volantini e qualche decina di persone abbiamo abbondantemente di che vergognarci della situazione del movimento italiano.  I serbi sono circondati dai plotoni dei baschi neri e dall'isolamento politico assoluto in cui vengono confinati i reprobi che hanno osato di opporsi e che osano opporsi e magari bruciare anche un'ambasciata americana.
 
Ma i Serbi vanno avanti. Il corteo ogni tanto si ferma si riordina, mette a punto gli slogan. Molti sono le critiche ai dirigenti europei, riccorrono gli slogan contro D'Alema in particolare.  Non sono "migranti" da soccorrere con socialforum o associazioni altre misericordiose, sono una componente fiera, organizzata, popolare, con un servizio d'ordine composto da uomini che si capisce al volo essere abbastanza pratici allo schieramento e con esperienze alle spalle. Negli interventi alla fine della manifestazione ricorre anche l'esperienza del lavoro sfruttato, l'individuazione delle responsabilità dei grandi padroni e delle banche d'Europa in quanto è successo in Jugoslavia. Lo stesso capitale che rende le condizioni di lavoro sempre più micidiali anche qui in queste terre. Solo ieri un operaio di Padova, Luca Grassivaro è morto in una fabbrica metalmeccanica con la testa schiacciata sotto una pressa. di 40 anni. Questi che adesso sono in piazza sono al 90 per cento operai di fabbrica che ogni giorno subiscono quell'ordine capitalista che è lo stesso che ha fatto a pezzi il loro paese perchè non voleva accettare èppassivamente l'allargamento Nato. La crisi che ha fatto a pezzi la Jugoslavia proviene dalla crisi economica generale e dalla volontà storica del capitale di uscirne con la guerra. I serbi sono sotto il torchio ma non sono solo loro.Certo oggi il diavolo ha vinto mi dice una distinta signora di una certa età con un'icona in mano, ma esso perirà  e puntualizza, perirà nel fuoco.E' questa volontà di tenere aperta la partita che preoccupa i notabili occidentali.
Quella fila impavida di donne che reggono il grande striscione bianco, scritto da loro, Kossovo è Gerusalemme della Serbia. con accanto a loro i  piccoli significano molto. E' sui tempi lunghi che si gioca la battaglia una battaglia che i popoli, i loro comitati, le loro multiformi organizzazioni, devono dare sempre più coordinati e  uniti ai diavoli della guerra infinita. E la vittoria alla fina sarà dei popoli. La grande manifestazione dei serbi a Vicenza in questo 24 febbraio 2008 come le altre che hanno fatto in tutta Europa e nel mondo hanno il significato per me di una disponibilita, di un' apertura, di un appello del popolo serbo agli altri. Noi ci siamo, cordiniamoci e battiamoci davvero assieme contro la guerra e le sue basi!

Fausto Schiavetto
Vicenza 24 febbraio 2008
Vicenza 1




http://www.workers.org/2008/world/kosovo_0306/

5,000 in Vicenza protest Kosovo secession

Published Feb 27, 2008 10:41 PM

Some 5,000 people, about 90 percent of them originally from Serbia but now part of the working class in the factories in and around Vicenza, marched Feb. 24 through that northern Italian town to protest the secession of Kosovo from Serbia.

The Italian state police known as the carabinieri were out in force as a riot squad to keep the demonstration away from both the center of nearby Padua and from the gates of the large U.S. military base, Camp Ederle.

In the demonstration many carried candles through the cold February drizzle and banners reading “Kosovo is Serbia,” “Stop USA terror” and “Kosovo is the Jerusalem of Serbia”—referring to the concentration of historic churches for the many of the Eastern Orthodox faith in northern Kosovo.

—Report and photos from Vicenza by Fausto Schiavetto

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