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L’anno 1943 fu l’anno decisivo della
Seconda guerra mondiale. All’Oriente
l’Armata Rossa da Stalingrado procedeva
speditamente cacciando, nel corso di tutto
l’anno, sempre più davanti a se le divisioni
naziste. Gli Alleati ripulivano l’Africa dalle
truppe di Rommel, l’Italia era messa fuori
combattimento. Oramai era questione di tempo
quando Hitler avrebbe capitolato.
In Jugoslavia la gente desiderava con
tutto il cuore la fine dei patimenti, degli
incendi dei villaggi, dei bombardamenti, del
sangue... Le grandi vittorie degli alleati
destavano speranze che la fine della guerra
fosse vicina. Con quanta gioia erano celebrate
queste vittorie, e che cosa significava la
notizia della fine di Mussolini, e quanto si era
gioito per la liberazione di Kiev il 6 novembre
1943! Lo Stato maggiore allora si trovava a
Jajce. Milovan Djilas quella sera sentì lo
speaker Levitan mentre a radio Mosca leggeva
l’ordine del giorno di Stalin riguardante
la liberazione della capitale dell’Ucraina, e
corse su per le mura della città antica e da lì
sparò tre pallottole con la rivoltella, secondo
una vecchia tradizione montenegrina che si usava
per annunciare qualche notizia lieta.
Anche i partigiani nella città avevano saputo
della liberazione di Kiev, e quando Djilas diede
l’annunzio dalla fortezza, iniziarono a sparare
prima con le rivoltelle, poi dai fucili
automatici, e tutta la città rimbombava per gli
spari. La gente uscì nelle strade ed iniziò a
ballare, e gli spari non si placavano. Tito non
sapeva di che si trattasse: era uscito fuori
dalla stanza, mentre la sparatoria
diventava sempre più forte. Dalla città essa
aveva contagiato anche le nostre posizioni sui
monti, ed i partigiani cominciarono a
cannoneggiare dalle montagne vicine. La
sparatoria durò un'ora intera.Volavano gli
ordini per telefono, si pronunziavano
dichiarazioni. Quella serata si spesero tante
munizioni quanto in una intera battaglia. E ogni
pallottola continuava ad essere preziosa – tutto
bisognava strappare al nemico.
Questo era l'umore dell’esercito e della gente
nell’autunno del 1943, quando la Milizia di
liberazione partigiana, dopo esser riuscita a
superare le due ultime, durissime offensive,
potè contare il numero di 300.000
combattenti. Il territorio liberato
corrispondeva già alla metà del territorio
jugoslavo.
Nelle cerchie partigiane si era aperta la
discussione su come consolidare i risultati
raggiunti fino ad allora. Il Comitato Centrale
del PCJ (Partito Comunista di Jugoslavia) subito
dopo la capitolazione dell’Italia aveva concluso
che necessitava convocare l'AVNOJ (Consiglio
Antifascista di Liberazione Popolare della
Jugoslavia) per poter prendere le decisioni
relative alla creazione di un governo temporaneo
della nuova Jugoslavia.
Ancora nell’ottobre del 1943, quando si ebbe
notizia che a Mosca ci sarebbe stata una
riunione tra il Ministro degli esteri britannico
Eden, il ministro degli esteri americano Korder
Hal ed il commissario per gli affari esteri
Molotov, Tito mandò il seguente telegramma a
Mosca:
“Per quanto riguarda la Conferenza dei
rappresentanti di Unione Sovietica,
Inghilterra ed America si suppone che sarà
posta in discussione anche la questione
jugoslava.
Il Consiglio Antifascista della Jugoslavia, di
Croazia e Slovenia, e lo Stato Maggiore della
Lotta di Liberazione Jugoslava e del
Movimento di Liberazione Jugoslavo mi hanno
incaricato come plenipotenziario di rendervi
noto quanto segue:
Primo: noi non riconosciamo ne' il governo
jugoslavo ne' il re che si trovano all’estero,
visto che essi da due anni e mezzo ed
anche tutt'oggi aiutano i collaborazionisti
dell’invasore nonché il traditore Draza
Mihajlovic, e per questo sono responsabili di
tradimento verso i popoli jugoslavi.
Secondo: noi non permetteremo che costoro
tornino nella Jugoslavia, visto che questo
significherebbe la guerra civile.
Noi lo dichiariamo in nome della stragrande
maggioranza del popolo, che vuole una
repubblica democratica, basata sui comitati
popolari di liberazione.
Quarto: L’unico potere legale è il
potere del popolo - al giorno d’oggi
questo sono i comitati popolari di liberazione
capeggiati dei consigli antifascisti.
La stessa dichiarazione sarà consegnata
anche alla missione inglese che si trova
presso il nostro Stato Maggiore.
Il generale inglese già ci ha fatto capire che
il governo inglese non insisterà troppo sul re
e il governo in esilio.”
A Jajce, la vecchia capitale dei re di Bosnia,
nella valle del fiume Vrbas, dove si trovava lo
Stato Maggiore nell’ottobre del 1943, con
impazienza si aspettavano i risultati della
Conferenza di Mosca. Essa si era protratta dal
13 fino a 30 ottobre, ma il governo sovietico
non mise all’ordine di giorno la dichiarazione
di Tito.
Però in Jugoslavia fu deciso che si convocasse
l'AVNOJ. Come luogo di raduno era stata scelta
Jajce. Durante la Seconda guerra mondiale questa
città diverse volte aveva cambiato padrone. I
partigiani l’avevano liberata nel 1942, ma verso
la fine dello stesso anno i tedeschi la avevano
di nuovo ripresa, poi nell’autunno del 1943 fu
per la seconda volta liberata dai partigiani. In
questa città si era stabilito Tito con il suo
Stato Maggiore. Sotto la fortezza, su una piana,
erano state costruite due baracche con gli
uffici. In una cameretta accanto abitava Tito.
Jajce era spesso sotto il
tiro del bombardamento nemico. Allora Tito
generalmente scendeva verso la fabbrica, che
disponeva di un tunnel, dove la gente si
riparava. Proprio alla vigilia della Conferenza
dell'AVNOJ Jajce fu di nuovo bombardata. Tito si
trovava nel tunnel – si era rifugiato li
con molta altra gente e con i combattenti
partigiani. Qui si trovava anche la stazione di
primo soccorso. Una bomba che era caduta proprio
sull’entrata del tunnel aveva ferito alcuni
combattenti del battaglione di scorta dello
Stato Maggiore. A un partigiano la bomba aveva
fracassato lo stomaco. Subito, qui nel rifugio,
il medico lo aveva operato, mentre Tito reggeva
la testa del ferito.
- Gli sorreggevo la testa, ricorda
Tito, mente
grosse gocce di sudore gli bagnavano la
fronte. L’operazione si faceva senza
anestetico. Il compagno ferito tenne un
atteggiamento coraggioso. Tentavo di
consolarlo: “Non preoccuparti, l’operazione di
sicuro andrà bene.” Dopo alcuni secondi la sua
testa cadde priva di vita nelle mie mani.
I delegati alla seduta dell'AVNOJ arrivavano
dalle regioni più remote della Jugoslavia. Tutti
viaggiavano armati, essendo costretti a passare
dai territori liberati attraverso le terre
ancora sotto occupazione tedesca. Alcune
delegazioni erano costrette a farsi strada anche
combattendo. La strada più lunga toccò ai
montenegrini che dovevano fare un viaggio di 300
km superando le montagne e le gole, tutto a
piedi ed armati.
Il Politburo del Comitato Centrale del Partito
Comunista Jugoslavo discusse se fosse necessario
avvertire il Komintern del fatto che sarebbe
stato creato un governo provvisorio, che sarebbe
stato tolto al governo del re il diritto di
rappresentare il governo jugoslavo, e che al re
Pietro sarebbe stato vietato il ritorno nel
paese. Viste le esperienze avute con la Prima
seduta dell'AVNOJ, quando il governo di
Mosca con il suo intervento aveva vietato
la creazione di un nuovo governo jugoslavo
provvisorio, il che avrebbe potuto avere delle
conseguenze gravi per lo sviluppo ulteriore del
movimento, il Politburo del Comitato Centrale
del PCJ decise questa volta di limitarsi ad
avvisare il Komintern che sarebbe stato creato
il governo provvisorio, ma non che l'AVNOJ
avrebbe dovuto decidere di togliere la
legittimità al governo del re e proibire al re
il ritorno nella Jugoslavia.
Sicché Tito, il 26 novembre, mandò a Mosca il
telegramma seguente:
“Il 28
novembre inizia la seduta plenaria del
Consiglio Antifascista di Liberazione Popolare
della Jugoslavia. L’ordine del giorno:
Riorganizzazione del Consiglio in organo
legislativo temporaneo dei popoli
jugoslavi. Secondo: creazione del Comitato
Nazionale, in vece del potere esecutivo
provvisorio, responsabile al Consiglio.
Si sono svolte già le sedute dei Consigli
nazionali in Slovenia, Croazia,
Bosnia-Erzegovina, in Montenegro e in
Sangiaccato, e in queste sedute sono stati
eletti i delegati che prenderanno parte alla
Seduta Plenaria. Sono stati eletti anche i
delegati in Macedonia – fra loro Dmitar Vlahov
e Vlada Pop Tomov. Anche la Serbia ha mandato
i suoi delegati.
Sono arrivati già più di 200 delegati da varie
parti del paese. Sarebbe opportuno inviare
loro i saluti dal Comitato panslavo. Questo
avrebbe un effetto positivo per lo sviluppo
ulteriore della lotta di liberazione nella
Jugoslavia e nei Balcani.”
L'AVNOJ tenne la sua seduta plenaria
nella sala
della ex società ginnica di Sokol ("Il
falco"). L’edificio in cui si trovava
quella sala era stato incendiato durante
il primo attacco partigiano alla città, ma
appena fu liberata Jajce l’edificio fu
ristrutturato, e diventò Casa della
Cultura. In quella sala il Teatro
della liberazione popolare rappresentava “Il
Revisore” di Gogol ed altre pièces teatrali
che dipingevano la vita partigiana. Adesso
la sala era stata addobbata per la seduta
plenaria dell'AVNOJ. Il podio era avvolto
nelle bandiere: quella jugoslava con la
stella rossa in mezzo, poi la sovietica,
quella americana e l'inglese. La seduta si
svolse soltanto nel corso di una notte.
La
sala della ex società ginnica
Sokol ("Il falco"), poi Casa
della Cultura, gremita di
partigiani e di antifascisti
il 28-29 novembre 1943. La
scritta sotto la balconata
recita:
"Viva
la nostra eroica Armata Popolare
di Liberazione".
A destra: frontespizio di una
pubblicazione curata dalla
Presidenza dell'AVNOJ per
presentare l'evento della II
Sessione Plenaria.
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Proprio il giorno dell’apertura della Seconda
seduta plenaria dell'AVNOJ perse la vita
per una bomba tedesca Ivo Lola Ribar, membro
dello Stato Maggiore. Era stato designato,
insieme a Vladimir Velebit e Milivoje
Milovanovic, per la prima missione dello Stato
Maggiore partigiano mandata allo Stato maggiore
degli Alleati in Medio Oriente. Doveva partire
con un aereo per l’Italia, ma gli aerei
britannici non poterono atterrare. Proprio in
questi giorni un ufficiale dei domobrani
(collaborazionisti) da Zagabria era fuggito su
di un aereo tedesco “Dornier 17”. Fu presa la
decisione di inviare in Italia, con quell’aereo
recuperato, la delegazione jugoslava insieme ai
due ufficiali britannici. Da un improvvisato
aeroporto partigiano il nostro aereo era già
pronto per mettersi in volo, quando da dietro
una montagna spuntò un aereo di esplorazione
tedesco. Si precipitò subito sul gruppo di gente
che saliva sull’aereo e sganciò due bombe da un
centinaio di metri di altezza. Così persero la
vita Ivo Lola Ribar, il capitano inglese Donald
Night, il maggiore inglese Robin Wederlee e un
partigiano che si trovava li per caso. Il
fratello più giovane di Ivo Lola Ribar, Jurica,
pittore di fama, era caduto un mese prima in uno
scontro con i cetnizi in Montenegro.
Il padre di Lola Ribar,
dottore Ivan Ribar, proprio quel giorno era
giunto dalla Slovenia a Jajce per assistere alla
Seduta plenaria dell'AVNOJ. Lui non sapeva
affatto ne' che il figlio minore Jurica era
caduto ne' della tragica morte del figlio
maggiore Ivo, appena avvenuta. Quando giunse
presso Tito, questi gli disse che Lola era
caduto la mattina. Il vecchio padre non pianse,
chiese soltanto:
- Ma Jurica, che si trova lontano, sa
della morte del fratello? Quando sentirà che
il fratello è caduto, sarà molto
colpito...
Soltanto il quel momento Tito capì che il
vecchio non sapeva di aver perso anche il figlio
minore. Tito rimase in silenzio per alcuni
secondi, riflettendo su cosa dire, poi si
avvicino al vecchio Ribar, gli prese la mano e
gli disse piano:
- Anche Jurica è caduto in un scontro con i
cetnizi in Montenegro, un mese fa...
Il vecchio Ribar tacque, poi abbracciò
Tito:
- È molto dura questa nostra lotta -
disse...
La stessa sera si svolse il funerale di Lola
Ribar. Un battaglione della I brigata proletaria
era stato posto come guardia d’onore nel centro
di Jajce. Per ultimo, dal figlio si era
accomiatato il vecchio padre. Con una voce
forte, che soltanto qualche volta gli tremò, si
rivolse ai combattenti della Prima brigata
proletaria:
- “Nessuna forza potrà fermare il popolo di
questo paese nella lotta di
liberazione”...
Poi, la bara con il corpo di Lola Ribar
fu portata in un posto segreto, visto che
esisteva il pericolo che i tedeschi o cetnizi
scoprissero la tomba e distruggessero la salma.
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La
Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ è
stata per la Jugoslavia l’evento più
significativo nella Seconda guerra
mondiale. Essa ha, infatti, posto le
fondamenta del nuovo Stato. In questa
seduta, innanzitutto è stato creato il
Comitato Nazionale, organo esecutivo
dell’AVNOJ, con funzione di governo
provvisorio. Nella Seconda seduta
plenaria dell'AVNOJ è stata votata la
decisione che si togliesse il diritto,
al governo in esilio, di continuare a
rappresentare il governo della
Jugoslavia. È stato deciso ugualmente di
vietare al re Pietro e agli altri membri
della dinastia Karadjordjevic di tornare
in Jugoslavia. La forma definitiva del
governo del futuro stato – monarchia o
repubblica – sarebbe stata decisa dopo
la guerra. È stato proclamato che la
nuova Jugoslavia sarebbe stata
costituita su base federale.
È stato pure deciso di rivolgere un
appello al governo americano perchè
bloccasse le riserve auree della
Jugoslavia, che erano state portate a
Washington per sottrarle ad Hitler, e
che al momento venivano spese e sprecate
senza il minimo scrupolo dal governo in
esilio.
Su proposta di Josip Vidmar,
nell’esercito di liberazione è stato
introdotto il titolo di maresciallo. Già
quando era stato deciso da parte dello
Stato Maggiore che nell’esercito di
liberazione fosse introdotto il grado di
generale, Kardelj aveva proposto
che si introducesse anche il titolo di
maresciallo, ma Tito non aveva
accettato. Invece, nella Seconda seduta
plenaria dell'AVNOJ la delegazione
slovena ha portato la stessa proposta e
questa è stata accettata, con applausi
da tutti i presenti. Quando l'AVNOJ ha
attribuito a Tito questa carica egli è
stato molto commosso.
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Quando la Seconda seduta plenaria dell'AVNOJ fu
conclusa il CC del PCJ mandò a Mosca il
seguente telegramma:
“Alla fine di novembre si è tenuta a
Jajce la Seconda seduta plenaria
dell'AVNOJ, dopo che sono state tenute le
sedute territoriali dei Consigli della
Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, del
Sangiaccato e del Montenegro. Di 208 delegati,
eletti da tutti i popoli jugoslavi, ne erano
presenti 142 che portavano le deleghe per
altri 66 delegati assenti con diritto al voto.
La composizione delle delegazioni nazionali
indica che il movimento di liberazione
nazionale raduna nella maniera più larga
possibile componenti di tutti i gruppi
democratici, e i lavori della Seduta plenaria
si sono trasformati in una
manifestazione della profonda unità e
fratellanza di tutti i popoli della
Jugoslavia. La principale relazione sullo
sviluppo della lotta di liberazione dei popoli
jugoslavi, nonché sugli eventi internazionali,
è stata pronunciata da Josip Broz Tito ed è
stata accettata con i più grandi applausi ed
altrettanto entusiasmo. – Il delegato bosniaco
dottor Vojislav Kecmanovic, leader della SDS
(Partito Democratico Serbo), ha proposto tre
decisioni di massima importanza:
- Primo: l'AVNOJ si costituisce come massimo
organo legislativo e rappresentativo, la cui
presidenza nominata il Comitato di Liberazione
Jugoslavo con il carattere di governo
provvisorio.
- Secondo: Si pone il principio federale come
principio costituente della Jugoslavia.
- Terzo: Si tolgono tutti i diritti ai governi
in esilio e si vieta il ritorno nel paese al
re Pietro fino alla liberazione dell’intero
paese, quando sarà risolta definitivamente la
questione della monarchia o della repubblica.
- Sono state prese altre decisioni importanti:
- Su proposta della delegazione slovena è
stato introdotto il titolo di Maresciallo
della Jugoslavia nell’esercito di liberazione
popolare.
- Su proposta della stessa delegazione
slovena e con lunghi e calorosi applausi
dei delegati presenti al Consiglio, questo
titolo è stato assegnato al comandante supremo
Tito.
La presidenza eletta nel Consiglio è composta
da 63 delegati. Il presidente è il dottor Ivan
Ribar, i vicepresidenti sono Mosa Piade, Antun
Augustincic, Josip Rus, Marko Vujacic e Dmitar
Vlahov, il segretario Rodoljub Ciolakovic e
Radonja Golubovic e ancora 56 mombri della
presidenza.
La Presidenza ha nominato il Comitato
nazionale con la composizione seguente:
presidente e fiduciario della difesa popolare
Josip Broz Tito, vicepresidenti Edvard Kardelj
e Vladislav Ribnikar come fiduciario
dell’informazione con Bozidar Magovac;
fiduciario degli affari esteri il dottor Josip
Smodlaka, fiduciario degli interni Vlada
Zecevic, dell’istruzione Edvard Kocbek,
dell’economia Ivan Milutinovic, delle finanze
Dusan Senec, del traffico Sreten Zujovic-Crni,
della sanità Milivoj Jambresak, della ripresa
economica Teodor Vujasinovic, delle politiche
sociali dottor Ante Krzisnik, della
magistratura Frane Frol, delle risorse
allimentari Mile Perinicic, dell’edilizia
dottor Rade Pribicevic, delle foreste e delle
miniere Sulejman Filipovic.
30.XI.1943"
La seduta dell'AVNOJ si è tenuta
contemporaneamente con la Conferenza di Teheran
fra Churchill, Roosvelt e Stalin. In questa
conferenza, come è noto, accanto alle questioni
di strategia generale della guerra contro
Hitler, accanto alla questione dell’apertura del
Secondo fronte ed alla precisazione della data
dell'apertura, si è discusso anche del
contributo della Jugoslavia nella guerra contro
le forze dell’Asse. Roosvelt, Stalin e Churchill
hanno costatato che la forza principale che ha
combattuto contro i tedeschi è l’Esercito di
Liberazione Popolare sotto il comando di Tito.
Finalmente, dopo due anni e mezzo di tentativi e
lotte costanti, dopo una congiura da parte quasi
del mondo intero perchè la verità sulla
Jugoslavia non venisse fuori, questa ingiustizia
è stata finalmente rettificata.
Con la decisione di Teheran i partigiani nella
Jugoslavia sono stati di fatto accettati come
esercito di liberazione. E questo fatto è stato
approvato con la decisione formulata dai tre
capi della coalizione anti-hitleriana. Nella
dichiarazione sulle decisioni prese a Teheran al
primo posto è stato messo il punto del
riconoscimento dei partigiani jugoslavi, al
secondo l’entrata della Turchia in guerra, al
terzo la questione bulgara, al quarto – che
l’apertura del secondo fronte, cioè l’operazione
“Overlord”, debba iniziare nel maggio del 1944,
al quinto che gli Stati Maggiori degli Alleati
anche in seguito debbano consultarsi sulle
operazioni militari future delle loro armate. Il
testo completo sugli aiuti ai partigiani
jugoslavi è il seguente:
“La Conferenza è d’accordo che i partigiani
nella Jugoslavia debbano essere aiutati con
materiale bellico e provviste in massimo grado
nonché con le operazioni dei commandos.”
Questa formulazione l'hanno firmata
insieme Churchill, Stalin e Roosvelt il 1.
dicembre 1943.
Sulle decisioni concrete di Jajce Tito non aveva
avvisato in anticipo i rappresentati di nessuna
delle grandi forze mondiali, anche se nei tratti
principali le aveva comunicate sia al governo
dell’URSS, con il telegramma sopra citato, sia
al generale Fitzroe MacLean, capo della Missione
militare alleata presso lo Stato Maggiore.
Queste decisioni erano una questione jugoslava,
e spettavano come diritto esclusivo ai popoli
jugoslavi; queste decisioni erano basate sui
principi per i quali combattevano le Nazioni
Unite nella Seconda guerra mondiale. Nella
risoluzione dell’AVNOJ si dice testualmente:
“I popoli della Jugoslavia con gioia accettano
e salutano le risoluzioni della conferenza di
Mosca dei rappresentanti dei governi
dell’URSS, della Gran Bretagna e degli Stati
Uniti d’America, le quali garantiscono a tutti
i popoli il diritto di esprimere liberamente
la propria volontà e di decidere da soli della
propria organizzazione statale. Questa
decisione è di massima importanza anche per i
popoli jugoslavi che con la loro insistente ed
ostinata lotta di liberazione hanno dimostrato
la propria volontà nonché la capacità di porre
le fondamenta della loro comune futura patria,
di una vera democrazia e della vera
uguaglianza tra i popoli.”
FONTE: Vladimir Dedijer: TITO,
Kultura, Beograd, 1953
(pp.377-384)
Traduzione di JT, revisione del testo italiano
a cura di AM.
I nomi anglosassoni, riportati nella
trascrizione fonetica tipica del serbocroato,
potrebbero essere stati riprodotti qui in
maniera non rigorosa.
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