Secondo l'usuale copione, il presidente
(rieletto più volte) Milosevic è stato
personalmente demonizzato e calunniato come
preludio alla distruzione del suo Paese.
Dopo la sua morte, il Tribunale
Internazionale per i crimini nell'ex
Jugoslavia (ICTY) ha riconosciuto la falsità
di quelle calunnie (assolvendo i morti per
condannare quelli ancora vivi).
E' importante rompere le barriere del
vergognoso silenzio complice dei media di
regime su questo riconoscimento di
innocenza - il quale contrasta palesemente
con l'urlato unanimismo con cui vennero
sostenute le accuse due decenni fa. Ed è
importante trarne lezioni su come tutto
questo è finito. Lezioni che sono di
tremenda attualità. Nuove campagne
guerrafondaie dalle conseguenze
potenzialmente molto più drammatiche sono
oggi in corso.
L'asserito "genocidio" e la "pulizia etnica"
di cui la Jugoslavia e Milosevic sono stati
accusati sono come le "armi di distruzione
di massa di Saddam Hussein": una finzione
mostruosa. Un falso impianto accusatorio
preparato per sferrare poi l'offensiva
militare propriamente detta. Nel suo libro
"La crociata dei ciechi" (Caminho, 2002) la
giornalista nordamericana Diana Johnstone ha
fornito i numerosi dettagli di questa truffa
colossale.
La "necessità" per i guerrafondai di una
"pulizia etnica" era stata "confessata un
anno prima dell'inizio del conflitto dalla
rivista Time (23.3.1998). Parlando
dei conflitti a bassa intensità allora già
in corso nel Kosovo, e della resistenza
contro le operazioni militari condotte dalla
NATO contro la Jugoslavia, Time
aveva modo di affermare: "Gli USA e la
Gran Bretagna dovrebbero agire
unilateralmente o convincere altri ad
unirsi a loro. Nessuno di questi scenari è
probabile a meno che Milosevic non lanci
una campagna di genocidio o di pulizia
etnica". E dopo aver riconosciuto che
non vi era nulla che andasse in questa
direzione e che "appena dieci rifugiati
avevano riparato in Albania"
proseguiva la rivista americana: "Questa
può sembrare una buona notizia […], ma c'è
un problema. Se non c'è una vera e propria
pulizia etnica od una vera ondata di
profughi che attraversino i confini
internazionali con Albania o Macedonia ci
sono poche possibilità per un intervento
internazionale".
Un anno dopo, le potenze imperialiste
invertirono la questione: sono stati i
bombardamenti NATO iniziati il 24 marzo 1999
che hanno provocato l'esodo di massa degli
abitanti di origine albanese dal Kosovo,
come confesserà in un secondo momento l'ex
segretario generale della Nato Lord
Carrington (Diario de Noticias, 27.8.1999).
La propaganda guerrafondaia dei media
occidentali e dei grandi capitali si
incaricò del resto.
Per oltre un decennio si è riconosciuto che
non vi era nessuna base plausibile per
condannare Milosevic. Fox News
titolava il 28.2.2004: "Milosevic sarà
probabilmente assolto dalle accuse di
genocidio" e scriveva che dopo due anni di
processo alla Corte Internazionale per i
Crimini nell'ex Jugoslavia era "convinzione
comune" che i pubblici ministeri "non
erano riusciti" a sostenere le
accuse.
La coraggiosa difesa di Milosevic davanti
alla Corte Internazionale è stata un
ostacolo tremendo per i piani della NATO.
L'avvocato canadese di diritto penale
internazionale, capo della Commissione
Giuridica del Comitato Internazionale per la
difesa di Milosevic, Christopher Black, ha
sintetizzato la situazione: "il
processo [a Milosevic] era necessario alla
NATO per giustificare l'aggressione contro
la Jugoslavia ed il golpe supportato dalla
NATO [che destituì Milosevic nell'Ottobre
del 2000] […] e non poteva che finire in
uno dei due modi: o con la condanna o con
la morte del Presidente Milosevic […] Ma
una condanna del Presidente Milosevic era
diventata chiaramente impossibile dopo la
presentazione degli elementi di prova […]
la sua morte è diventata l'unica via di
uscita possibile per le potenze della NATO"
L'8 marzo 2006 Milosevic scriveva una
lettera ufficiale al Ministero degli Esteri
della Russia, dichiarando il sospetto che,
invece di esser curato per i suoi problemi
cardiaci, fosse stato avvelenato. Tre giorni
dopo Milosevic moriva nella sua cella dentro
le prigioni della NATO e della Corte
Internazionale. I legittimi sospetti di
omicidio si rafforzano se pensiamo al
destino che hanno subito altri obiettivi
delle potenze imperialiste come Saddam
Hussein e Muhammar Gheddafi.
La legge del più forte
La propaganda di guerra doveva essere
terroristica ed implacabile perché la
dimensione del crimine che si stava
perpetrando era enorme. La guerra di
aggressione contro la Jugoslavia è stata la
prima guerra in Europa dal 1945. E' stata la
prima guerra scatenata dalla NATO in
violazione aperta del Diritto
Internazionale. Ma fu soprattutto
l'affermazione da parte delle potenze
imperialiste di un nuovo legame tra le forze
risultanti dalla disintegrazione dell'URSS e
le vittorie controrivoluzionarie nell'Est
Europa le quali han permesso loro di
liberarsi dalle catene che la sconfitta del
nazifascismo aveva loro imposto nel 1945.
La Carta dell'ONU era cosa del passato. A
partire da oggi era in vigore la legge del
più forte. Ed il più forte era
l'imperialismo nordamericano. Questa era
l'essenza della nuova concezione strategica
della NATO, approvata nel pieno corso
dell'aggressione alla Jugoslavia (vertice di
Washington del 23-24 aprile 1999) nel quale
si gettò via la maschera di organizzazione
di sola difesa proclamando il "diritto" di
intervenire in qualunque parte del globo.
Questo era il significato della distruzione
con bombardamento dell'Ambasciata della
Repubblica Popolare Cinese a Belgrado,
asseritamente avvenuta "per sbaglio", ma che
fu "l'unico obiettivo prescelto dalla
CIA nelle 11 settimane di bombardamento
sulla Jugoslavia" (Reuters,
23.7.1999).
Ebbri delle vittorie dell'imperialismo
nell'inizio del decennio, i cronisti di
regime confessavano che "durante la
Guerra Fredda sarebbe bastato un unico
avviso del Cremlino per tenere le mani
della NATO fuori dai Balcani"
(Financial Times, 26.3.1999). Un altro
commentatore affermava che "nei giorni
in cui l'URSS era nel pieno del suo
potere, essa avrebbe impedito agli USA di
interferire, oggi siamo lì perché siamo
liberi con i nostri missili Cruise di
sostenere i nostri ideali e le nostre
simpatie". E' questo quello che
intendono quando parlano di "libertà".
Sarebbe stato difficile per la NATO
sdoganare i bombardamenti su Belgrado senza
la scandalosa legittimazione di questi
ultimi da parte delle forze politiche che si
autoproclamavano "di sinistra" o
"progressiste". Nel marzo del 1998 il
presidente USA era Clinton. In Germania
c'era un governo di coalizione tra
socialdemocratici e verdi. In Inghilterra, i
laburisti - con Tony Blair - erano al
potere. In Francia era Presidente il
socialista Jospin, a capo di un governo di
"sinistra pluralista".
L'Italia aveva avuto per la prima volta un
capo di governo proveniente dall'ex Partito
Comunista Italiano (1). In Portogallo
Antonio Guterres era a capo di un governo
retto dal Partito Socialista. Era allora
segretario generale della NATO il socialista
spagnolo Javier Solana, che all'inizio della
sua carriera politica si opponeva
all'adesione della Spagna alla NATO. La
promozione delle fandonie sulle "guerre
umanitarie" da parte di questi
"progressisti" è stata criminale - anche
perché ha generato alcune lucrose carriere
politico-affaristiche - ed ha contribuito a
confondere ed indebolire il movimento contro
la guerra. Questa patente di legittimazione
"progressista" delle guerre
dell'imperialismo ha avuto un seguito in
Libia, Siria, Ucraina e nelle operazioni in
corso contro la Russia, la Cina, la
Repubblica Popolare Democratica di Corea,
l'Iraq, l'Angola ed altri paesi.
Parliamo del presente
Come è avvenuto altrove, l'aggressione
imperialista ha distrutto la Jugoslavia. I
bombardamenti della NATO cessarono dopo 78
giorni, con un accordo di cessate il fuoco
che riconosceva la sovranità della
Jugoslavia sul Kosovo e prevedeva la
smilitarizzazione dei terroristi dell'UCK.
Ma i patti firmati dall'imperialismo
nordamericano non valgono nemmeno il prezzo
della risma di carta su cui sono stampati.
L'anno successivo all'accordo, la CIA
organizzava a Belgrado la prima delle sue
"rivoluzioni arancioni" che destituiva il
Presidente eletto Milosevic che veniva
consegnato nel 2001 alla Corte
Internazionale per i crimini in Jugoslavia.
Nel 2008 il Kosovo dichiarava la sua
indipendenza, immediatamente riconosciuta
dalle maggiori potenze della NATO.
Gli uomini dell'UCK, lungi dal disarmarsi,
si trasformarono nelle forze di "sicurezza"
del territorio ed occuparono le posizioni ai
vertici del potere del neonato paese. Il
giornale inglese Guardian
descriveva la situazione in Kosovo a meno di
un anno dopo l'occupazione da parte della
NATO (13.3.2000): "Le agenzie
internazionali che combattono il traffico
di stupefacenti avvertono che il Kosovo si
è trasformato in un "paradiso di
trafficanti", in grado di fornire fino al
40% dell'eroina venduta in Europa e Nord
America. Dal momento che le forze della
NATO […] non hanno mandato per combattere
i trafficanti di droga né per avversare
l'espulsione della polizia serba dal
Kosovo, ciò consente ai trafficanti di
gestire la 'rotta balcanica' in assoluta
libertà".
La "libertà" della NATO si estende ad altre
sordide attività. Nel 2011 il Consiglio
d'Europa approva la relazione del senatore
svizzero Marty che accusa "esponenti di
spicco dell'UCK di assassinare prigionieri
serbi ed albanesi-kossovari nonché di
traffico con i loro organi. Il primo
ministro del Kosovo Hashim Thaci figura tra
gli accusati"
(swissinfo.ch, 25.1.11).
E' importante ricordare questi fatti. Non
stiamo parlando del passato. Stiamo parlando
del presente. Stiamo parlando delle campagne
di demonizzazione di Assad, Putin o Kim Jong
Un. La crisi del sistema capitalista si
presta a conoscere una nuova esplosione. Non
ci sono palliativi che possano nascondere il
completo crollo del sistema finanziario. La
tentazione del sistema di rispondere con la
guerra è un enorme pericolo. E' questa la
natura dell'imperialismo. Scambiare in modo
opportunista la vera essenza
dell'imperialismo con semplici menzogne od
illusioni mediatiche significa disarmare i
popoli e fare il gioco dei veri signori
della guerra e del genocidio.
Note
1) Massimo D'Alema, a capo di un governo di
centrosinistra che, contrariamente a quanto
voluto dalla Costituzione, approvò la guerra
di aggressione ad uno Stato indipendente
Europeo senza portare la questione in
Parlamento ed autorizzò l'uso dello spazio
aereo. Dalle basi NATO localizzate in
Italia, Aviano ed altre, partirono i
massicci raid aerei di bombardamento.
(N.d.t.)
Altre fonti:
Avante!, 18.8.16
Death of President Slobodan Milosevic in
NATO prison remains a central question in
International Justice, 14.3.13
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