Informazione
REGGIMENTO DEGLI IMMORTALI
Il 9 maggio in tutti i paesi dell'ex Unione Sovietica si festeggia il GIORNO DELLA VITTORIA. Questa manifestazione è stata organizzata per la prima volta a Tomsk nel 2012 e da allora si svolge in moltissime città in Russia e dallo scorso anno, anche in molte città europee. Il 9 maggio 2017 vogliamo organizzare anche qui a Roma un appuntamento per questo giorno. Vogliamo ringraziare il Popolo Russo che ha sconfitto il nazifascismo, ricordando anche i caduti della Guerra di Liberazione.
Ci daremo appuntamento ai giardini di Piazzale del Verano e poi tutti insieme porteremo dei fiori al Sepolcreto dei Caduti nella Lotta per la Liberazione.
Evento facebook: https://www.facebook.com/events/174656103051633/
Eleonora Forenza, europarlamentare nelle fila del GUE, eletta nella Lista Tsipras - L’Altra Europa, partecipa alla terza carovana antifascista per il Donbass. La carovana, organizzata dalla Banda Bassotti, si recherà a Donetsk e a Lugansk per portare farmaci e aiuti di prima necessità alle popolazioni del Donbass...
"Non dovremmo dimenticare che il 1 Maggio, è soprattutto un giorno di lotta per i diritti dei lavoratori. E' per questo che c'è bisogno di parlare di più acuti e complessi temi che sono fonte di preoccupazione per tutti. Gli stipendi, le pensioni, i posti di lavoro, problemi di utilità delle città, prezzi e tariffe - davanti alla nostra gente ci sono molti problemi che devono essere affrontate " ha commentato all'evento il segretario dei comunisti di Lugansk, Maxim Chalenko.
La compagna Ekaterina Popova, membro del consiglio comunale di Lugansk , ha aggiunto:
"Il primo maggio ci ricorda la cosa principale - a proposito di solidarietà. Quando migliaia di persone si trovano nella stessa piazza, riconoscono di essere una enorme forza. Questa forza deve essere il punto di partenza dell' azione di qualsiasi autorità, che solo nel popolo può trovare legittimazione. Se la loro vita diventa migliore, la legittimazione sarà effettiva, altrimenti irrilevante ".
Pubblicato il 2 mag 2017
Si trova in questi giorni nel Donbass una delegazione composta dall’eurodeputata Eleonora Forenza, Andrea Ferroni, coordinatore dei Giovani Comunisti/e, Massimiliano Voza, sindaco di Santomenna, Antonio Perillo, con la terza edizione della Carovana antifascista promossa dalla Banda Bassotti e dall’Usb, con l’obiettivo di portare la solidarietà, anche concreta, alle popolazioni.
La carovana ha già avuto incontri con esponenti dei sindacati, in particolare nella giornata e in occasione della parata del Primo maggio, lavoratori, movimenti, e nelle prossime ore ci sarà anche quello con il presidente della Repubblica di Lugansk.
#DonbassResiste
COMUNICATO STAMPA
Rifondazione Comunista e Giovani Comunisti/e partecipano alla Terza Carovana Antifascista nel Donbass promossa dal gruppo musicale “Banda Bassotti”. La delegazione del partito della Rifondazione Comunista che si unirà alla terza carovana oltre a comprendere uno dei due portavoce nazionale dei Giovani Comunisti/e, Andrea Ferroni, vedrà la partecipazione della nostra eurodeputata Eleonora Forenza. Eleonora sarà la prima eurodeputata a recarsi nel Donbass, allo scopo di «riaccendere il più possibile i riflettori su un conflitto che continua a mietere vittime e nel quale continuano ad essere calpestati i diritti umani delle persone e di un popolo». La terza carovana antifascista – dal 30 aprile al 5 maggio – farà tappa, tra l’altro, a Lugansk e Donetsk, dove incontrerà esponenti delle Repubbliche popolari, delle organizzazioni antifasciste e delle realtà associative locali. Il primo maggio è previsto un concerto internazionalista. Lo scopo della Carovana Antifascista è quello di portare la propria solidarietà concreta alle popolazioni martoriate dalla guerra voluta dalle potenze occidentali, con a capo UE, USA e NATO, che vogliono estendere il proprio dominio politico, economico e militare verso est. In quanto comunisti, e quindi internazionalisti, sentiamo il dovere di esprimere la nostra solidarietà attiva prendendo parte a questa spedizione. Questa decisione è frutto di una presa di coscienza e di un duro lavoro politico da parte di molti nostri compagni e compagne che fin dall’inizio, ancora prima del golpe dal carattere nazifascista, denunciavano quali fossero i piani dell’occidente imperialista nei confronti dell’Ucraina e della Russia. Contro ogni forma di fascismo, sempre dalla parte del popolo che lotta!
#DonbassResiste
Acerbo Maurizio Segretario Nazionale Rifondazione Comunista
Ferroni Andrea Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
29 aprile 2017
Report del primo giorno della Carovana antifascista in Donbass
Arrivati all’ aeroporto di Rostov sul Don, si è composta pian piano la 3° Carovana antifascista, composta da compagni Antifascisti della Catalogna, della Grecia ed in particolare da compagne e compagni Italiani provenienti da più realtà politiche. Oltre ai compagni della Banda Bassotti, è presente una delegazione della USB e ci sono altri compagni e compagne di altre organizzazioni provenienti da tutta Italia.
A rappresentare Rifondazione Comunista c’è Eleonora Forenza, la prima europarlamentare a recarsi in Donbass, uno dei due Portavoce nazionale dei Giovani Comunisti/e, Andrea Ferroni, il sindaco di Santomenna Massimiliano Voza, Vincenzo Bellantoni della federazione di Roma ed Antonio Perillo della federazione di Napoli.
Dopo essere stati fermati per controlli per circa 5 ore alla frontiera tra la Russia e il Donbass, siamo riusciti a passare in direzione Lugansk! Lungo i circa 150 km di strade spesso non in perfette condizioni anche per gli scontri che le hanno attraversate in questi anni, siamo stati scortati dalla polizia e dall’esercito della repubblica indipendente.
Ci si accorge subito della difficoltà ed isolamento che vive questo popolo, ma è immediatamente evidente che anche in mezzo a mille problemi non è minimamente disposto a tornare indietro! Lungo la strada, in ogni luogo pubblico, che sia una scuola oppure un parco, si possono vedere i simboli dell’ orgoglio di questo popolo, dal classico nastro colorato di nero ed arancione, in ricordo del 9 maggio 1945, la giornata della vittoria sul nazifascismo da parte della gloriosa armata rossa, fino al carrarmato sottratto dalle milizie popolari all’esercito ucraino invasore e ora pieno di fiori freschi a ricordare il riscatto del popolo del Donbass in quello che fu il punto massimo di avanzamento dell’esercito ucraino!
Abbiamo concluso la giornata recandoci a Kirovsk ad incontrare il comandante in capo Alexey Markov della brigata comunista “Prizrak”, “la brigata fantasma”. Markov si è mostrato molto contento ed emozionato nell’incontrare i compagni/e della Carovana Antifascista ricevendoci all’interno del quartier generale della Brigata. Nel confronto con tutta la delegazione e soprattutto nella discussione con la nostra delegazione, ha tenuto a sottolineare lo spirito che dall’inizio lì ha guidati ed ancora lì guida. Per quei compagni non si tratta di una guerra nazionalista, non c’è necessità di conquistare territori ma quella di resistere in nome dell’antifascismo contro gli oligarchi neonazisti dell’attuale governo ucraino che provano a cancellare cultura e tradizione di questo popolo! Ha voluto anche sottolineare che la brigata non è composta da militari di professione, ma da militanti che hanno dovuto imbracciare le armi per poter resistere ma che si auspicano che il conflitto termini al più presto.
Andrea Ferroni Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
1 maggio 2017
Ho ribadito che la loro lotta contro il fascismo è la nostra lotta. Il fascismo è un problema complessivo dell'Unione Europea. La rappresentante della politica estera europea è italiana e socialista, Federica Mogherini, e sostiene il regime fascista di Kiev.
L'imperialismo Usa sta portando il confine della Nato e della guerra in queste terre.
Il loro confine è il nostro confine.
Distruggeremo il fascismo qui ed in tutto il mondo.
COMUNICATO STAMPA
Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dichiara:
«L'ambasciata d'Ucraina in Italia in una nota attacca la delegazione di Rifondazione Comunista che con la Carovana Antifascista promossa dalla Banda Bassotti sta visitando le repubbliche del #Donbass per una missione di #pace e #solidarietà. Ci riempie d'orgoglio essere oggetto di attacchi da parte di un governo anticomunista che ha approvato vergognose leggi liberticide e ha riabilitato e celebrato i complici dei crimini nazisti. Siamo orgogliosi che sia una nostra compagna, Eleonora Forenza, la prima parlamentare europea a visitare le regioni sotto attacco da parte del governo di Kiev e dei paramilitari nazifascisti. Purtroppo è vero quel che scrive l'ambasciata: la nostra presenza è in contrasto con l'orientamento del governo italiano, dell'UE e della NATO che fanno finta di non vedere quali caratteristiche pericolose abbiano i gruppi di potere che stanno supportando sul piano politico, economico e militare. E' assurdo invece che l'ambasciata d'Ucraina lamenti violazioni del loro codice penale in quanto noi siamo già dei fuorilegge per quel governo filonazista. Infatti in Ucraina i comunisti sono stati messi al bando ed è vietato persino sventolare una bandiera rossa o cantare l'Internazionale.
La nostra delegazione è in Donbass per costruire ponti di pace rifiutando la logica della nuova guerra fredda e del riarmo che ha condotto all'escalation del conflitto armato in Ucraina.
Per favorire un processo di pace chiediamo al governo italiano di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e di porre fine alle sanzioni economiche alla Russia».
«L’ambasciata d’Ucraina in Italia in una nota attacca la delegazione di Rifondazione Comunista che con la Carovana Antifascista promossa dalla Banda Bassotti sta visitando le repubbliche del Donbass per una missione di pace e solidarietà». Così Maurizio Acerbo, segretario del Prc, dopo la lettura del post dell’ambasciata ucraina che stigmatizza l’ingresso della delegazione nel settore fuori controllo dal governo di Kiev composto anche da ministri dichiaratamente nazisti ma fedeli amici del governo italiano e dell’Ue. E’ molto probabile che le “repubbliche popolari” non siano il paradiso socialista che pensano i novelli campisti ma il governo di Kiev è certamente il primo a vantarsi di ministri che si rifanno espressamente al Terzo Reich e occupano posti chiave. Riportava Infoaut:
Vice primo ministro, ministro della Difesa, segretario e vice segretario del Consiglio nazionale di Sicurezza e Difesa, ministro dell’Istruzione, ministro dell’Ambiente, ministro dell’Agricoltura, ministro della Gioventù e dello Sport, procuratore generale dell’Ucraina, presidente della commissione Anticorruzione.
E non è tutto. Due di queste persone sono legate a Doku Khamatovich Umarov (conosciuto col nome islamico di Dokka Abu Usman), uno dei più feroci comandanti dei ribelli ceceni, nonché autoproclamatosi ex Emiro dell’Emirato del Caucaso. Abu Usman ha rivendicato sia l’attentato del 29 marzo 2010 alla metropolitana di Mosca (quarantuno morti), sia quelo all’aeroporto di Mosca del 2011 (trentasette morti). L’Emirato islamico del Caucaso è iscritto dalle Nazioni Unite come organizzazione appartenente alla galassia di Al Qaida. Uno di questi due politici ha anche personalmente combattuto in Cecenia contro i russi.Ecco la nota dell’ambasciata:
«In riferimento alla recente visita dei rappresentanti del partito comunista italiano nel territorio occupato dell’Ucraina del Donbass, l’ambasciata dell’Ucraina in Italia condanna con fermezza questa provocazione e la violazione della sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina.
La visita di cittadini stranieri nella regione dell’Ucraina nel Donbass, di essere in contrasto con le norme del diritto internazionale, è una grave violazione del regolamento di procedura che norma di ingresso e di uscita temporaneamente occupato il territorio dell’Ucraina con l’eventuale responsabilità penale per violazione Della legislazione vigente in Ucraina (art. 332, comma 1 del codice penale dell’Ucraina).
Anche questa visita è in contraddizione con la posizione aperta sul tema da parte del governo italiano, e le norme e le decisioni delle organizzazioni internazionali.
Nonostante sia un grave atto provocatorio, questa pagina vergognosa di certo non avrà ripercussioni sui successi conseguiti nei rapporti tra l’Italia e l’Ucraina sul fronte degli scambi culturali, commerciali e gli esseri umani che hanno arricchito le due nazioni da sempre uniti da amicizia e valori condivisi».«Ci riempie d’orgoglio essere oggetto di attacchi da parte di un governo anticomunista – riprende Acerbo – che ha approvato vergognose leggi liberticide e ha riabilitato e celebrato i complici dei crimini nazisti. Siamo orgogliosi che sia una nostra compagna, Eleonora Forenza, la prima parlamentare europea a visitare le regioni sotto attacco da parte del governo di Kiev e dei paramilitari nazifascisti. Purtroppo è vero quel che scrive l’ambasciata: la nostra presenza è in contrasto con l’orientamento del governo italiano, dell’UE e della NATO che fanno finta di non vedere quali caratteristiche pericolose abbiano i gruppi di potere che stanno supportando sul piano politico, economico e militare. E’ assurdo invece che l’ambasciata d’Ucraina lamenti violazioni del loro codice penale in quanto noi siamo già dei fuorilegge per quel governo filonazista. Infatti in Ucraina i comunisti sono stati messi al bando ed è vietato persino sventolare una bandiera rossa o cantare l’Internazionale.
La nostra delegazione è in Donbass per costruire ponti di pace rifiutando la logica della nuova guerra fredda e del riarmo che ha condotto all’escalation del conflitto armato in Ucraina.
Per favorire un processo di pace chiediamo al governo italiano di riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e di porre fine alle sanzioni economiche alla Russia».
Il ministero degli Esteri italiano, dicono da Kiev, ha ricevuto il 28 aprile circa, la loro nota: «Abbiamo chiesto che sia arrestata e che il suo gruppo sia fermato prima di arrivare fisicamente al Donbass», ha detto la portavoce del ministro degli Esteri Maryana Betsa. E «come risultato di questi contatti, il ministero degli Esteri italiano ha inviato alle autorità competenti e agli organizzatori di questa provocazione le informazioni sulla responsabilità penale per violazione della legge ucraina. L'Italia ha sottolineato che il suo governo sostiene l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina e questa posizione rimane invariata».
Lunedì 8 maggio alle ore 12, si terrà una conferenza stampa della delegazione rientrata in Italia presso la sede del parlamento europeo in via IV Novembre.
Solidarietà all'europarlamentare Eleonora Forenza, alla Banda Bassotti e alla carovana antifascista di ritorno dal Donbass, ridicolmente accusati di terrorismo dal governo Ucraino che ne ha chiesto all'Italia l'estradizione per accusarli di aver incontrato le popolazioni, i partiti, i sindacati, gli atenei, di aver portato medicine, materiale scolastico e giocattoli...
Intervista di Maurizio Vezzosi. Roma, 6 Maggio 2017. Eleonora Forenza replica all'accusa di terrorismo ed alla richiesta di estradizione inviata dal Ministero degli Esteri ucraino al governo italiano in seguito alla sua partecipazione alla carovana di solidarietà con la popolazione del Donbass promossa dalla Banda Bassotti.
di Giorgio Cremaschi, 6 maggio 2017
Attendiamo un segno di vita da parte del governo italiano a cui vogliamo solo ricordare che tutto il governo che egli vergognosamente riconosce dovrebbe essere arrestato e condotto al tribunale de L'Aia per i loro crimini di guerra. Questi crimini noi li abbiamo visti ed è per questo che i signori di Kiev si sono inalberati. Abbiamo visto in ogni centro abitato delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk le foto delle donne, degli uomini, dei bambini uccisi dalle loro bombe. Abbiamo visto le case, le scuole e le università, la vie del passeggio crivellate dai colpi delle loro artiglierie, che continuano ogni giorno a terrorizzare la popolazione, anche noi li abbiamo sentiti. Siamo stati testimoni scomodi e in più abbiamo commesso un reato gravissimo per Kiev, abbiamo portato giocattoli e medicinali, quest'ultimo è una colpa per cui le bande fasciste del governo ucraino possono uccidere chi la commette.
Tell the truth, dite la verità ci hanno detto i cittadini delle repubbliche del Donbass ovunque li abbiamo incontrati. Anche coloro che sanno solo il russo, la lingua che tutti parlano da sempre lì, oggi sanno due frasi in lingue estere: No Pasaran e Tell the truth. La verità è che quella del regime di Kiev è una guerra di sterminio condotta ai fini della pulizia etnica e per questo non vogliono testimoni. Noi siamo prima di tutto questo, semplici testimoni di verità a cui speriamo si aggiungano molti altri. In modo di distruggere la bolla di fakenews con la quale UE e NATO giustificano il loro sostegno alla guerra dei golpisti ucraini, che devono finire nel solo posto che meritano: la galera.
[Nelle foto: L'università bombardata e gli studenti uccisi; e la festa del Primo Maggio a Lugansk:
9 maggio 2016 - 71° anniversario della Vittoria dell'Unione Sovietica sul nazifascismo. Il 23 maggio ricorrenza dell'assassinio del Com. Mozgovoy e della sua scorta, saremo presenti con una delegazione della Carovana Antifascista, in Donbass.
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/area-ex-urss/26865-comunicato-della-banda-bassotti
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=pLrwyKN-H0c
STATEMENT FROM BANDA BASSOTTI, 24.10.2016
English/espanol/euskera/german/french
https://www.facebook.com/bandabassottiband/videos/10153795759516574/
Since May 2nd 2014 we are active supporting the fight of the Donbass Antifascist, we share this fight with several other comrades that in such hard time haven’t left us alone.
Since the beginning of this war, Western media - like in many further cases - stand out for the silence and the falsification of the reality covering the crimes of the central Government of Kiev.
The truce of Minsk have not been enforced by the puppet Ukrainian Government; Bombs keep falling and kill civilians. Commanders and fighters of the Novorossia resistance are brutally killed. People keep living with the constant fear of bombs and of a new aggression of the nazi-fascist troups of Poroscenko Government.
The population of Donbass urges us to organize a new Antifascist Caravan to bring humanitarian aid.
We plan to visit them on the 1st of May, International Labor day. In that day we will deliver food and medicines to the population of the two Republic and we will play two concerts in Donetsk and Lugansk. With this statement, we invite all the Comrades that in Europe and in the World helped us and the Antifascist fight to collect food, medicines, copybooks, pens and pencils for children.
BANDA BASSOTTI – Roma -
PLANET EARTH OCTOBER 2016
NO PASARAN!
Бивши лидер терористичке ОВK, а данас лидер Алијансе за будућност Kосова, Рамуш Харадинај је одлуком суда на коју Србија више нема право жалбе, ослобођен и вратио се на Kосово. То су најновији показатељи вишедеценијске стратегије једне од водећих чланица НАТО и ЕУ. Француска је оглушивши се о начела права и правде, искористила политичке полуге да настави са понижавањем Србије и са вређањем жртава злочина једног од вођа терористичке ОВК.
Тиме се директно охрабрују екстремисти међу Албанцима, а девалвира и слаби утицај Србије као политичког и економског фактора на Балкану. Истовремено се награђују албански екстремисти за послушност у улози реметилачког фактора на Балкану и асистента глобалних империјалистичких пројеката. Само славље поводом овакве одлуке суда у Колмару, било је подстицајно за еуфоричну најаву оживотворења „Велике Албаније“ и скорашњег споразума из Тиране, за реафирмацију примитивне етно-спаситељске балистичке демагогије у којој се једном рађао и развијао фашизам у свом најсвирепијем лику, односно покретање новог балканског сукоба.
Отуда је оправдано питање - да ли ће Србија и даље пристајати на таква лицемерства водећих чланица ЕУ, истрајавајући на својој безрезервној „европској“ политици, и наставити поводљиву политику самопонижавања, самообмањивања и бесконачних уступака на рачун животних националних и државних интереса? Према реакцијама премијера Александра Вучића и официјалних структура, Србија је одлучна да истраје у одбрани истине, правде, права и националног достојанства. То и није увек у сагласности са праксом ЕУ.
Француска се на овај начин сврстала у ред оних држава које дискриминишу жртве када су у питању сукоби на КиМ и оних који селективно прилазе кажњавању починилаца најтежих ратних злочина. Није сувишно подсетити да се сам фашизам зачиње, рађа и живи као велика лаж. У Колмару је страдала истина а награђена лаж и злочин.
Француска је овим поступком открила део свог лица, за које, неспорни злочини, убијање, насиље, криминал, пљачка и тероризам, постају природан начин социјалне егзистенције. Иако смо веровали да су такви, деструктивни обрасци понашања цивилизацијски поражени, они и даље пулсирају и делују као прикривена опција. Да су радикални елементи Космета у минуле три деценије имали тајну подршку Француске, за већину и није неко посебно откриће, али је сада свака рукавица дугих француских руку поцепана.
Нама је стало до жртава, до истине о ратним злочинима, до правде, до међународног правног поретка... Тако су реаговали српски званичници, суочени са болном чињеницом, да право и правда нису успели да надвладају политику.
Французи су своје милосрђе према терористима ОВК показивали и кроз понашања Кушнера, Ширака и других званичника, који су директни саучесници почињених злочина на Косову и Метохији. Одлука Истражног већа Апелационог суда у Колмару се показала као наставак непромењене улоге француске политике на Балкану и њеног тријумфа над правдом и истином. Отуда су била илузорна очекивања да ће француско правосуђе проговорити језиком великог Де Гола, Сартра или Митерана, док савремена Француска носи терет кршења међународног права у виду НАТО агресије на Србију (СРЈ) 1999. године, етничког чишћење које је уследило и проглашења независности Косова.
Заиста је било илузорно очекивање да ће таква Француска признати своје грешке, јер то и није њој својствена особина и поред одговорности за многа страдања, ратове и милионе жртава широм света.
Изазивање немира у Македонији прети и осталим државама у региону, а уље на ватру долио је суд у француском Колмару који је одбио крајње објективан захтев државе Србије да изручи ратног злочинца Харадинаја. Та одлука је још један доказ непринципијелности појединих европских држава и кршење међународних прописа и правила и у исто време прети, као опасан преседан, читавом европском континенту да се претвори у зону безакоња и легализовања најтежих злочина попут оних што су албански терористи током деведесетих година прошлог века починили српском и другим народима на Косову и Метохији.
СУБНОР Србије, као активни и уважени учесник најважнијих светских ветеранских организација, обавестио је о овој тешкој и крајње забрињавајућој ситуацији челнике тих организација са седиштем у Паризу и Берлину, као и пријатељска удружења попут Сверуског савеза ветерана Руске Федерације.
СУБНОР Србије је уверења, остајући привржен антифашизму и миру и разумевању међу народима и државама, да ће и сродне ветеранске организације у том погледу реаговати и дати допринос стабилизовању стања у интересу човечанства.
La justice française a, pour la troisième fois, reporté son verdict dans l’affaire Ramush Haradinaj. La Cour d’appel de Colmar a annoncé cet après-midi qu’une nouvelle audience aurait lieu le 27 avril...
https://www.courrierdesbalkans.fr/Kosovo-la-justice-francaise-reporte-encore-son-verdict-sur-l-extradition-de
Lors de l’audience du jeudi 9 février, la Cour d’appel de Colmar a expliqué qu’elle rendrait sa décision sur l’extradition de Ramush Haradinaj vers la Serbie le 2 mars prochain...
Ramush Haradinaj, ancien commandant de l’UÇK et ancien Premier ministre du Kosovo, a été arrêté mercredi après-midi dans la partie française de l’aéroport international de Bâle-Mulhouse-Fribourg, sur la base d’un mandat d’arrêt international émis par la Serbie en 2004...
http://www.courrierdesbalkans.fr/le-fil-de-l-info/kosovo-ramush-haradinaj-arrete-en-france-sur-la-base-d-un-mandat-serbe.html
French police detained Haradinaj on arrival at Basel-Mulhouse airport from Pristina, according to sources who spoke to Reuters. He was reportedly travelling on his diplomatic passport.
A statement by Kosovo’s foreign ministry, cited by Reuters, said Haradinaj “was stopped by French authorities based on an arrest warrant issued by Serbia in 2004, which for us is unacceptable.” The ministry added it was doing everything in its power to secure Haradinaj’s release.
"With these primitive acts, Serbia is not only hurting the spirit of the dialogue to have good neighborly relations, but is proving that it is a destabilizing factor in the whole region”, Edita Tahiri, Kosovo's minister for dialogue with Serbia, is quoted as saying by Reuters.
Haradinaj will remain in custody until Serbia makes a formal extradition request, a French appeal court said on Thursday.
“Our prosecutor's office has numerous pieces of evidence against Mr. Haradinaj," Serbia’s Prime Minister Aleksandar Vucic said on Thursday, as quoted by AP.
Haradinaj, who currently heads the opposition party Alliance for the Future of Kosovo (AAK) was previously detained in Slovenia in 2015, but released two days later after diplomatic pressure from the EU.
The former prime minister has already been tried twice before the war crimes tribunal in The Hague but was acquitted both times, as witnesses against him turned up dead or unwilling to talk. He served as prime minister of Kosovo in 2004-2005, while the southern Serbian province was occupied by NATO and under UN administration.
NATO attacked Serbia in 1999 to aid the ethnic Albanian insurgency in Kosovo. The breakaway province unilaterally declared independence from Serbia in 2008, with the backing of Western powers.
L’ex premier kosovaro era stato arrestato all’aeroporto di Mulhouse in vrtù di un mandato di cattura internazionale richiesto dalla Serbia che lo vuole processare per crimini di guerra. Haradinaj deve restare a disposizione in attesa dell’esame della richiesta di estradizione presentata da Belgrado. L’ex leader delle milizia kosovara Uck è tra l’altro accusato dell’uccisione di 60 civili, di atti di tortura e rapimenti. Per i kosovari, invece, è un eroe.
[Fonte: da Intopic . Si decidessero, gli articolisti, definire chi sono, questi "kosovari"...! Ivan]
La Cour d’appel de Colmar a ordonné ce jeudi la remise en liberté de Ramush Haradinaj, arrêté le 4 janvier en France à la suite d’un mandat d’arrêt international émis par la Serbie, une décision qui avait provoqué la colère dans le monde albanais...
La réaction de Belgrade à l’annonce de la libération, jeudi, de Ramush Haradinaj par la justice française ne s’est pas faite attendre. La Serbie menace de « réciprocité » la France, notamment pour les affaires de terrorisme, si l’ancien commandant de l’UÇK n’est pas extradé...
« Il n’existe aucune archive secrète, aucun document relatif aux enlèvements et aux assassinats commis au Kosovo qui ne soit déjà entre les mains d’Eulex. » C’est en tout cas ce que soutient la Mission des Nations unies au Kosovo (Minuk). Pourtant, sur les douze cas de journalistes disparus durant la guerre de 1999 ou juste après, ni la Minuk ni Eulex n’ont traduit le moindre suspect en justice...
Dopo più di quindici anni dai fatti, né Unmik né Eulex sono riuscite a fare chiarezza sulla scomparsa di 12 tra giornalisti e operatori dell'informazione serbi durante e subito dopo il conflitto in Kosovo
(Originariamente pubblicato da Vesti , il 19 febbraio 2017, titolo originale Euleksu dokazi kucaju na vrata, nema ko da otvori )
"Non c'è alcun archivio 'segreto', nessun documento relativo alle indagini su rapimenti e omicidi contro la popolazione civile in Kosovo che non sia già in mano ad Eulex" sostengono alla missione UNMIK. Fino ad oggi però né Eulex né Unmik sono riuscite a portare davanti alla giustizia nemmeno un sospettato del sequestro e omicidio di 12 tra giornalisti e operatori dell'informazione scomparsi durante o subito dopo il conflitto in Kosovo.
Da Unmik a Eulex e ritorno
La Commissione consultiva per i diritti umani (Human Rights Advisory Panel), istituita nel 2006 sotto l'egida dell'Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo), divenne operativa nel 2008, anno in cui tutta la documentazione prodotta nel corso dell'attività investigativa di questa amministrazione provvisoria, ovvero le sue competenze in materia di tutela dello Stato di diritto furono trasferite all'Eulex (European Union Rule of Law Mission in Kosovo). Lo scopo della Commissione era quello di esaminare le denunce mosse dai familiari di persone uccise o scomparse, che erano convinti che la missione dell'Onu in Kosovo non avesse fatto nulla per scoprire la verità su quanto accaduto.
A rivolgersi a questa Commissione erano soprattutto i familiari delle vittime di nazionalità serba, tra cui anche quelli di quattro giornalisti e operatori dell'informazione scomparsi o uccisi in Kosovo. Dal momento che tutta la documentazione prodotta sia dall'Unità per le persone scomparse che dall'Ufficio legale dell'Unmik era già stata consegnata alla Procura di Eulex, la Commissione, ogni volta che doveva esaminare una denuncia, era costretta a chiederla indietro.
Come affermato dagli ex dipendenti del Segretariato della Commissione, il cui mandato è scaduto nel 2016, “nell'assoluta maggioranza dei casi relativi a persone scomparse, i documenti esaminati dalla Commissione sono stati ottenuti da Eulex, innanzitutto dall'Ufficio del procuratore speciale per i crimini di guerra. Non esiste nessun archivio 'segreto' dell'Unmik, che conterebbe documenti della cui esistenza Eulex non è a conoscenza. A prescindere da quali fossero state le conclusioni della Commissione consultiva – senza eccezione rese pubbliche e contenenti, tra l'altro, un resoconto delle attività investigative con informazioni dettagliate su possibili sospettati – Eulex è in possesso di tutti questi documenti, sia che si tratti di originali o di copie“.
Informazioni “non disponibili“ si trovano sul web
Queste affermazioni sono in netto contrasto con quanto dichiarato dall'attuale capo della missione Eulex Alexandra Papadopoulou durante una recente conferenza sulla sicurezza dei giornalisti organizzata dall'OSCE. In quell'occasione la Papadopoulou ha precisato che, per quanto riguarda i quattro casi di giornalisti rapiti e uccisi, Eulex non dispone di nessuna informazione, aggiungendo che nel loro archivio non vi è nessun dato su Mile Buljević, dipendente della RTV Pristina scomparso nel 1999. Il fatto che la Commissione consultiva, nel prendere posizione sulla denuncia presentata nel 2013 dalla sorella di Mile, Ljubica Buljević, si era avvalsa di informazioni fornitele proprio da Eulex, solleva però molte questioni. Innanzitutto quella di una presunta “sparizione“ di documenti dall'archivio di Eulex.
Il 13 dicembre 2013 la Commissione ha reso pubblica la propria posizione su questo caso, dopodiché, più precisamente il 2 aprile 2014, il Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Kosovo ne ha ufficialmente informato Eulex.
“Dopo che la Commissione ha constatato che l'Unmik non aveva adeguatamente indagato su questo caso, chiedendo al Rappresentante speciale di porgere pubbliche scuse alla famiglia [di Buljević] nonché di sollecitare Eulex a provvedere allo svolgimento di opportune indagini, egli ha accolto positivamente tali raccomandazioni, il 6 gennaio 2014 inviando una lettera di scuse alla famiglia della vittima e qualche tempo dopo, il 2 aprile 2014, informando Eulex dell’intera vicenda”, ha spiegato, fornendo documentazione al riguardo, Andrey Antonov, ex responsabile del Segretariato della Commissione.
Da alcune testimonianze, integralmente riportate nei documenti dell'Unmik, emerge che Buljević fu rapito in pieno giorno nel centro di Pristina: il 25 giugno del 1999, verso mezzogiorno e mezzo, nei pressi di un centro per i rifugiati, Buljević fu fermato da alcune persone che gli chiesero di aiutarle a caricare della merce su un camion. Pochi istanti dopo, apparve una jeep nera con dentro tre uomini e una donna che indossavano uniformi dell'Uçk (Esercito di liberazione del Kosovo). Questi aggredirono fisicamente Buljević e, dopo avergli fatto perdere i sensi, lo buttarono dentro alla macchina, insieme a M. J, marito di una testimone. Stando al racconto della donna, suo marito venne buttato fuori dalla macchina fermatasi a circa 50 metri dall'accaduto, mentre Buljević rimase dentro. La testimone e suo marito avevano immediatamente informato il fratello di Mile nonché la Kfor di quanto era avvenuto.
Diversi sospettati, nessuna indagine
Stando alle parole di Alexandra Papadopoulou, nemmeno sul caso del rapimento del giornalista Ljubomir Knežević, di cui i media hanno più volte parlato (appellandosi proprio alle conclusioni della Commissione consultiva, risalenti al 2014), ci sarebbero informazioni disponibili. Tuttavia, il testo del parere emesso dalla Commissione consultiva in merito a questo caso, e consultabile sul suo sito ufficiale, contiene un resoconto delle attività investigative svolte dall’Unità per le persone scomparse che include informazioni su due possibili colpevoli.
Nello stesso testo si fa riferimento anche ad altra documentazione prodotta nel corso delle indagini su questo caso, dalla quale emergono indizi su almeno altri nove possibili sospettati. Tra i vari documenti citati vi è un elenco, originariamente redatto dal Centro di coordinamento per il Kosovo e Metohija, contenente i nomi delle persone legate all’Uçk presumibilmente coinvolte in crimini contro la popolazione civile. Tra queste vi sono due membri dell’unità dell’Uçk di Vučitrn, un certo G.I. sospettato di aver preso parte al rapimento di 23 persone di nazionalità non albanese, tra cui anche Ljubomir Knežević, e un tale S.S., anch’egli sospettato del “rapimento e omicidio” di Knežević.
Giustizia inerte
Per quanto riguarda il caso di Aleksandar Simović, soprannominato Sima, giornalista di Media Action International e traduttore, sia l’Ufficio del procuratore speciale del Kosovo sia il capo di Eulex hanno confermato che l’indagine sul suo rapimento è stata sospesa il 22 luglio 2009. Entrambi i garanti dello stato di diritto in Kosovo hanno dichiarato che le indagini saranno riaperte qualora dovessero emergere nuove prove.
Aleksandar Simović fu rapito a Pristina il 21 agosto 1999 e da allora si perde ogni sua traccia. Suo padre Stevan ne aveva immediatamente denunciato la scomparsa a tutte le autorità internazionali, chiedendo una scorta che lo accompagnasse dal comandante dell’Uçk, presumibilmente coinvolto nel sequestro. Le autorità si rifiutarono di ottemperare a tale richiesta.
Nel corso delle indagini svolte dall’Unmik è emersa la testimonianza di V.S., che raccontò di aver visto Simović nel jazz bar “Ćafa”, dove era in compagnia di una donna che lo avvertì di essere prudente perché al tavolo accanto a loro erano seduti tre membri dell’Uçk che lei aveva “già visto a Tetovo, in Macedonia”. Simović fu rapito nel bar “Pikaso” a Pristina, insieme ad un amico albanese, che poi fu rilasciato. Una parte delle sue ossa venne trovata nel villaggio di Obrinje, nei pressi di Glogovac.
Nella parte conclusiva del suo parere in merito a questo caso, reso pubblico il 24 ottobre 2015, la Commissione consultiva ha chiesto all’Unmik di riconoscere pubblicamente, anche tramite i media, la propria responsabilità per il mancato svolgimento di adeguate indagini sul rapimento e l’omicidio di Simović, nonché di rendere pubbliche scuse alla sua famiglia, sollecitando inoltre Eulex ad avviare opportune indagini. Cosa, quest’ultima, che fino ad oggi non è avvenuta.
Lacune nell’operato dell’Unmik
Quanto invece al caso della scomparsa del giornalista Marjan Melonaši, esso è stato inoltrato al Tribunale di primo grado di Pristina il 3 maggio 2011. Melonaši, giornalista della redazione serba della Radio Televisione Kosovo, fu visto per l’ultima volta il 9 settembre 2000 nel centro di Pristina, mentre saliva su un taxi. Da quel momento di lui si perde ogni traccia. Nonostante sua madre avesse immediatamente avvisato (dell’accaduto) tutti gli organi competenti, l’Unmik ha aspettato cinque anni per avviare un’indagine. Nel frattempo nessuno fu indagato né furono eseguite perquisizioni nella casa e nel luogo di lavoro della vittima.
Fu solo nel 2005 che le informazioni sulla scomparsa di Melonaši vennero inserite nella banca dati della polizia, ma il caso fu subito chiuso. Resta ignoto se qualcuno ne fosse stato ritenuto responsabile. Il capo dell’Unmik ha informato Eulex riguardo a questo caso, seguendo le raccomandazioni della Commissione consultiva che, nel suo parere del 14 ottobre 2014, ha ritenuto che la polizia dell’Onu in Kosovo non si fosse dimostrata pronta a fare chiarezza sui crimini che si sospettava fossero stati commessi dai membri dell’Uçk.
La missione EULEX rimane sul campo in Kosovo fino al 2018, ma con responsabilità largamente ridotte. Per le istituzioni locali il passo indietro dell'UE è un'opportunità e una sfida
Sebbene sia stata duramente criticata per i risultati ottenuti nel processo di rafforzamento dello stato di diritto e nella lotta alla corruzione in Kosovo, la missione europea EULEX (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) continuerà ad operare nel paese almeno fino al giugno 2018. Il suo mandato è stato infatti rinnovato dal Consiglio Europeo per la terza volta, ma la missione avrà meno competenze nei prossimi due anni.
L'UE ha accolto le richieste del Kosovo di ridurre la portata di lavoro di EULEX, che da ora si limiterà al ruolo di controllore, guida e di consulenza delle istituzioni locali, pur mantenendo alcune responsabilità esecutive. Lanciata nel 2008 sulla scia dell'indipendenza del Kosovo, EULEX prevede di continuare a lavorare ai processi più delicati ancora in corso, relativi a crimini di guerra, terrorismo, criminalità organizzata e corruzione, e affronterà nuovi casi solo in circostanze eccezionali, con l'approvazione della magistratura del Kosovo.
Attraverso la sua funzione esecutiva, la missione sosterrà le decisioni della giustizia costituzionale e civile, così come il perseguimento e il giudizio delle cause penali selezionate. Allo stesso tempo, i casi EULEX saranno continuamente valutati e riqualificati come casi comuni, impegnando ulteriormente i tribunali kosovari, le procure e le autorità investigative al fine di migliorare le capacità del Kosovo in questi settori.
Missione a poteri ridotti
"In linea di principio, tutte le indagini e i nuovi processi penali saranno condotti da autorità kosovare, in camere giurisdizionali composte da giudici kosovari. Solo in circostanze eccezionali un caso può essere assegnato ad un procuratore dell'EULEX o ad una camera composta da una maggioranza di giudici EULEX", spiega un comunicato emesso dalla stessa missione in seguito alla decisione di estenderne il mandato.
La missione inoltre, in stretta cooperazione con il Rappresentante Speciale dell'UE in Kosovo, fornirà sostegno al dialogo tra Belgrado e Pristina al fine di facilitare l'attuazione di accordi riguardanti lo stato di diritto.
L'Ufficio UE in Kosovo/Rappresentante speciale dell'UE ha sottolineato che con il nuovo mandato EULEX, il Kosovo sarà responsabile dello stato di diritto e della lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione. L'Ufficio UE afferma: "Le autorità devono utilizzare il nuovo mandato per continuare il chiaro passaggio di proprietà e di responsabilità da EULEX al Kosovo. Dal momento che questo richiederà ancora del tempo, è importante che il cambiamento sia graduale, in modo da non mettere a repentaglio ciò che è stato realizzato finora per il rafforzamento dello stato di diritto".
Il Kosovo prende responsabilità
Dren Ajeti, ricercatore del Gruppo di Studi Giuridici e Politici a Pristina ha sottolineato che con le due nuove leggi introdotte, approvate dall'Assemblea del Kosovo, la nuova Missione EULEX dovrebbe essere soggetta alla perdita di diverse competenze, che saranno reindirizzate alle istituzioni giudiziarie del Kosovo, vale a dire, l'azione penale e i tribunali.
"EULEX continuerà a partecipare alla gestione di tali casi, tuttavia non avrà il ruolo principale nel processo. Secondo la nuova legge che regola il mandato di EULEX (che tra l'altro ha esteso il mandato della Missione in Kosovo fino al 2018), i tribunali saranno costituiti principalmente da giudici kosovari. Lo stesso vale anche per il pubblico ministero. In linea di principio, tutti i casi saranno oggetto d'indagine da parte del Procuratore di Stato, a meno che, con la richiesta del capo della Procura, il Consiglio giudiziario permetta che i casi siano oggetto di indagine da parte di EULEX. Quindi, il ruolo di EULEX è stato limitato tanto da poter prevedere che, dopo il 2018, la Missione potrà essere ulteriormente limitata o cessare di esistere", dice Ajeti.
Missione sotto accusa
EULEX è accusata di aver fallito nel soddisfare le aspettative della popolazione del Kosovo considerando sopratutto le centinaia di milioni spesi dall'UE per questa missione. La sua reputazione è stata danneggiata particolarmente nel 2014, quando un procuratore britannico di EULEX, Maria Bamieh, ha sostenuto che alcune prove di potenziale corruzione all'interno della Missione siano state insabbiate. EULEX veniva continuamente accusata di ignorare i casi relativi a personaggi di alto profilo e invece di concentrarsi su casi di basso livello. Ma la missione ha negato ogni accusa.
Nonostante il diffuso giudizio negativo dei cittadini sui risultati della missione EULEX, secondo le istituzioni del Kosovo il ritiro totale della missione sarebbe prematuro. Gli esperti legali concordano sul fatto che la presenza di EULEX in Kosovo sia ancora indispensabile. L'avvocato Kujtim Kerveshi ha detto a OBC che il ruolo di EULEX è un'occasione per far sopravvivere lo stato di diritto in Kosovo. "Nel corso degli ultimi anni alcune accuse sono state presentate alla corte di Pristina per reati gravi, tuttavia le indagini sono state condotte per lo più da EULEX, prima che il mandato venne rivisto. Credo che EULEX continuerà completando i casi in corso, tra cui quelli dei reati gravi ".
Dopo oltre 17 anni di amministrazione internazionale del Kosovo e dei poteri esecutivi esercitati da missioni come l'UNMIK prima e EULEX poi, la situazione dello stato di diritto, secondo gli esperti legali, rimane debole. Si ritiene che le istituzioni giudiziarie del Kosovo non siano ancora in grado di condurre indagini indipendenti contro alti funzionari presumibilmente coinvolti in casi di corruzione e nella criminalità organizzata.
"Ho paura che le missioni internazionali abbiano provocato un gap delle realtà locali nell'assumere competenze forti e fondamentali. Le istituzioni locali dello stato di diritto dipendono dalla missione EULEX ed è un dato di fatto che le istituzioni locali non siano attive nei casi di gravi reati come invece fa EULEX, anche se EULEX non ha più le ampie competenze che aveva prima. Credo che le istituzioni locali stiano usando la Missione EULEX come scudo di protezione per la loro mancanza di attività nell'esecuzione dei casi di corruzione e di criminalità organizzata, nascondendosi dietro la copertura di EULEX ", dice l'esperto legale Kujtim Kerveshi.
Dren Ajeti, del Gruppo di Studi Giuridici e Politici, concorda sul fatto che, anche se EULEX ha una cattiva immagine agli occhi dell'opinione pubblica kosovara, i cittadini del Kosovo considerano la presenza internazionale come necessaria per il processo di state building. "Inoltre il nostro sistema giudiziario ha bisogno del sostegno e dell'esperienza dei giudici internazionali in quanto è ancora ritenuto incapace di occuparsi di reati come la tratta di esseri umani, droga, ecc. per non parlare di crimini come la corruzione o l'abuso di potere".
Gli esperti avvertono che ora, con la riduzione delle responsabilità di EULEX, nessuna delle attività principali sarà condotta dalla missione dell'Unione europea e a partire da adesso, i nuovi potenziali fallimenti del sistema giudiziario kosovaro non potranno venire attribuiti ad altri, ma solo alle autorità locali.
Scritto da Enrico Vigna
Assaltata con bombe e armi automatiche una sala pubblica a Zubin Potok
A Zubin Potok il 2 aprile alle tre della notte, nella sala dove il giorno dopo doveva parlare il Primo Ministro serbo A. Vucic, è stata lanciata una bomba e sono state sparate raffiche di armi automatiche da una macchina. Nella sala al momento dell’attacco si trovavano dieci persone, che stavano preparando la sala, ma non ci sono stati feriti.
Al confine di Merdare è stato bloccato l'accesso ai camion e agli autisti diretti dalla Serbia centrale verso le enclavi del Kosovo, con il pretesto che le leggi kosovare di Pristina non riconoscono i certificati ADR per il trasporto delle merci.
Il Primo Ministro del Kosovo Isa Mustafa ha confermato che agli autocarri della Serbia non sarà permesso di entrare in Kosovo fino a quando non verrà raggiunto un accordo.
Prima della decisione del governo del Kosovo arrivavano ogni giorno tra 15 e 20 camion.
Il Kosovo, secondo i dati ufficiali locali, perde ogni giorno oltre centomila euro, la Serbia tra i 20 e i 70 mila euro.
Il Kosovo nei giorni scorsi ha aumentato il prezzo del petrolio tra i sette e i dieci centesimi al litro.
Militanti del Movimento Vetevendosje (Autodeterminazione) kosovaro, hanno assaltato e rovesciato un altro camion serbo
L’11 marzo attivisti del Movimento albanese Vetevendosje (Autodeterminazione) hanno assaltato e fatto andare fuori strada un secondo camion serbo, dopo quello attaccato 3 marzo.
Esponenti di Vetevendosje hanno detto che i suoi attivisti hanno sequestrato l'autocarro con targhe serbe su una strada in Kosovo, come protesta contro le politiche di Belgrado in Kosovo.
"Per questo motivo, gli attivisti del movimento Vetevendosje hanno ribaltato un camion con prodotti serbi sulla strada nazionale. Tali azioni proseguiranno fino a quando il governo della Serbia non cambierà la sua posizione nei confronti del Kosovo, e non smetterà di negare i diritti della nostra nazione", ha avvertito Vetevendosje.
Vetevendosje pratica simili azioni di protesta dal 2012, con diversi camion dalla Serbia rovesciati nel tentativo di impedire alle merci serbe di entrare in Kosovo.
La polizia EULEX ha arrestato dieci serbi e li ha portati a Pristina
22 aprile 2016
La polizia EULEX ha arrestato nella mattinata del 22 aprile (poco prima delle 11) dieci serbi e li ha portati a Pristina.
Nota soprattutto per le continue pressioni sui serbi e per la corruzione nel suo governo, emersa nello scandalo dello scorso anno, la polizia dell'Unione europea in Kosovo, EULEX, ha fermato e arrestato dieci serbi, verso le 11 del mattino. Il fatto è avvenuto nella zona di Leska, vicino al confine amministrativo di Vracevo.
Come riportato dai media locali, EULEX ha intercettato un pulmino di una ditta di trasporti proveniente da Kragujevac; il veicolo non era passato attraverso i confini amministrativi, controllati dalla polizia albanese kosovara. Con un dispiegamento di molte jeep, EULEXha arrestato i viaggiatori serbi che erano sul pulmino e li ha portati a Pristina.
Sul furgone fermato c'era anche il medico Aleksandra Djukic, che vive a Kragujevac e lavora nel centro di salute a Zubin Potok.
Gli arrestati sono accusati di essere "entrati illegalmente" nel territorio del Kosovo, perché non volevano rispettare i controlli della polizia kosovara ai valichi amministrativi tra Belgrado e Pristina, stabiliti in seguito dell'attuazione degli accordi di Bruxelles del 2013.
NKPJ I SKOJ OBELEŽILI GODIŠNJICU NATO AGRESIJE
NKPJ i SKOJ su obeležili 18. godišnjicu NATO bombardovanja na skupu koji je održan ispred spomenika Večne vatre. Na skupu su bili prisutni predstavnici ambasada Kube, Venecuele, Belorusije i Rusije.
Spomenik „Večna vatra“ je podignut u slavu i spomen svim žrtvama NATO agresije, a danas je u razočaravajuće zapuštenom stanju. Ovo stanje realno oslikava odnos koji buržoaske vlasti u Srbiji imaju prema velikoj tragediji i nepravdi koja je zadesila naš narod i našu zemlju. Podsećamo da su oni koji su najodgovorniji za brojna zlodela počinjena tokom i posle NATO agresije, i posle sedamnaest godina, i dalje na slobodi, da niko nije osuđen, a da su marionete zapadnog imperijalizma, buržoaske vlasti u Srbiji, povukle optužnicu pred Međunarodnim sudom pravde za zlodela koja su njihove gazde počinile.
Pored komemorativnog, ovaj skup je imao i jasan antiimperijalistički karakter jer su na njemu kritikovane i današnje okolnosti u kojima se nalazi naša država, koje su proizašle iz bombardovanja i kasnijeg poslednjeg udarca imperijalizma kojim smo potpuno pokoreni, petooktobarskim promenama.
Kritikovane su imperijalističke institucije kao što su MMF, Svetska banka, Evropska unija i NATO.
Naši aktivisti su delili novi broj Glasnika SKOJ-a i držali transparent sa porukom "Ne zaboravljamo, ne opraštamo, ne u NATO!"
Sekretarijat NKPJ,
Sekretarijat SKOJ-a,
24. 03. 2017.
Si vendica per il 1999! Il serbo Rade Stančić in un caffe' di Zurigo malmena l' inglese, ex pilota della NATO che si vanta di aver bombardato i "fucking serbian"...
Ubrzo nakon toga Stančić je napustio Švajcarsku.
- Englez je za susednim stolom sedeo sa jednim lokalnim političarem iz Ciriha, razgovarali su o svemu i svačemu. U jednom trenutku Englez je kazao da je bio vojni pilot, a njegov prijatelj ga je upitao da li je učestvovao u nekim ratnim operacijama - navodi naš sagovornik.
Maliciozni Englez je, kaže on, s ponosom pričao kako je 1999. bombardovao "jebene Srbe".
- U tom trenutku Rade i njegov drugar su prestali da pričaju, jer mu se učinilo da Englez pored njega pominje Srbe i 1999. godinu. Pre toga su bili nasmejani jer su dogovarali neki posao oko posete nekih srpskih pevača koje su hteli da dovedu u Švajcarsku. Međutim, Rade je zaćutao kad je čuo šta priča Englez i načuljio uši - priča on.
- Lepo mu se obratio, ljubazno. Izvinio se i rekao da je slučajno načuo da su pričali o bombardovanju Srbije i da je jedan od njih učestvovao u toj vojnoj akciji. Kada je Britanac rekao da je to tačno, Rade mu je rekao: "E sada ćeš dobro zapamtiti Srbe." Počeo je da ga udara šakama, a zatim je zgrabio staklenu posudu za šećer, pa ga je i njome izudarao u glavu. Englez je bio sav krvav, a njegov prijatelj je sve to gledao u potpunom šoku - ispričao je očevidac.
Gledali u šoku
- Tad mu je Rade rekao: "Kad god se budeš pogledao u ogledalo, setićeš se svih Srba i nedužne dece koje si pobio" - navodi naš sagovornik.
Nakon toga, Stančić je izašao iz kafića i pobegao. Nezvanično saznajemo da je odmah nakon toga napustio Švajcarsku.
Redakcija Informera je uspela da stupi u kontakt sa njim, ali on nije želeo da priča detaljnije o obračunu sa Englezom. Samo nam je kratko rekao: "Živela Srbija!"
Englez je sa brojnim podlivima i rasekotinama po licu završio u bolnici.
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http://www.informer.rs/vesti/drustvo/126857/RADE-STANCIC-SRBIN-KOJI-NAUCIO-PAMETI-BAHATOG-ENGLEZA-Prebio-sam-NATO-pilota-kad-rekao-smo
Ljiljana Žikić - Karadjordjević, nata a Kragujevac. E' stata eletta Miss Serbia nel 1978. Laureatasi all' Universita' di Belgrado in qualita' di Ingegnere di scienze organizzative.
Morta il 1. di aprile 1999 sotto i bombardamenti NATO vicino il villaggio di Ljubenić.
Nella poesia "Difendero' la Serbia anche da morta", pubblicata il 26 aprile 1999, avverte il suo popoloche e' importante salvaguardare almeno un grano di vergogna in noi. La raccolta delle sue poesie "Kako ti je" (Come stai) e' dedicata ai suoi sei bambini.
Braniću Srbiju i kad budem mrtva
I kad umrem ja ću nogom opet stati
da stojim k'o hrabra i visoka stena
pogled će večno granicu da prati
ni grob mi neće reći da me nema.
Izniknuću svuda gde se miče cveće
gde vazduha ima i gde nema, tamo
za sve ću biti i za šta se ne zna
i za ono kol`ko možemo da znamo.
Stražar ću biti surovi i strašni
tuđin i lopov da stalno plaši
jer Srbin ne može da se zove robom
Srbija tu su svi vekovi naši.
Čuvaću granicu srpske zemlje moje
oprost za grumen neću dati nikom.
Moje će ruke hleb svakom da nude,
al` Srbiju nikad, to je sve što imam!
Ni ognjišta, groblja, ni dedove moje,
zbog njih će pogača i otrov da bude.
I kad umrem ja ću nogom opet stati
da stojim k`o hrabra i visoka stena
pogled će večno granicu da prati,
ni grob mi neće reći da me nema
Uspomenu na Ljiljanu, njen život i hrabrost čuva njeno šestoro dece. Postoji inicijativa da neka ulica u Kragujevcu dobije njeno ime.
In an excerpt from his new memoir, A Fly in the Soup, Simic returns to the days when the Allied bombs rained on Belgrade. Excerpts from A Fly in the Soup, ©University of Michigan Press, 2000.
I bombed you long ago in Belgrade when you were five.
I remember. We were after a bridge on the Danube
hoping to cut the German armies off as they fled north
from Greece. We missed. Not unusual, considering I
was one of the bombardiers. I couldn’t hit my ass if
I sat on the Norden or rode a bomb down singing
The Star Spangled Banner. I remember Belgrade opened
like a rose when we came in. Not much flak. I didn’t know
about the daily hangings, the 80,000 Slav who dangled
from German ropes in the city, lessons to the rest.
I was interested mainly in staying alive, that moment
the plane jumped free from the weight of bombs and we went home.
What did you speak then? Serb, I suppose. And what did your mind
do with the terrible howl of bombs? What is Serb for “fear”?
It must be the same as in English, one long primitive wail
of dying children, one child fixed forever in dead stare.
I don’t apologize for the war, or what I was. I was
willingly confused by the times. I think I even believed
in heroics (for others, not for me). I believed the necessity
of that suffering world, hoping it would learn not to do
it again. But I was young. The world never learns. History
has a way of making the past palatable, the dead
a dream. Dear Charles, I’m glad you avoided the bombs, that you
live with us now and write poems. I must tell you though,
I felt funny that day in San Francisco. I kept saying
to myself, he was on the ground that day, the sky
eerie mustard and our engines roaring everything
out of the way. And the world comes clean in moments
like that for survivors. The world comes clean as clouds
in summer, the pure puffed white, soft birds careening
in and out, our lives with a chance to drift on slow
over the world, our bomb bays empty, the target forgotten,
the enemy ignored. Nice to meet you finally after
all the mindless hate. Next time, if you want to be sure
you survive, sit on the bridge I’m trying to hit and wave.
I’m coming in on course but nervous and my cross hairs flutter.
Wherever you are on earth, you are safe. I’m aiming but
my bombs are candy and I’ve lost the lead plane. Your friend, Dick.
…..Per NON dimenticare i bombardamenti NATO sulla Jugoslavia del 1999
Per ricordare e NON dimenticare questo 18° triste anniversario, ho ritrovato tra mille carte, queste righe che il grande scrittore tedesco scrisse nel lontano 1941.
Tragico è che dopo 56 anni, la tragedia si è ripetuta e ancora una volta ha lasciato, come in ogni guerra di aggressione: tragedie, morte, miserie, devastazioni sociali e odio.
Qualcuno dice che è il prezzo per la “democrazia occidentale”…
Forse quel qualcuno in quelle terre non ci va, o ci va da turista distratto e opulento.
Per chi ha vissuto sotto le bombe del ’99 e oggi continua in un legame senza fine con quelle genti fiere, dignitose e tenaci…nonostante tutto e tutti, la realtà è un'altra.
Vorrei portare quei “qualcuno” a conoscere, parlare, ascoltare le nostre vedove di guerra, le nostre madri dei rapiti del Kosovo Methoija, i figli dei disoccupati della Serbia, gli sventurati malati di sclerosi del Kosmet, i mutilati e i loro figli della guerra subita, i Padri del Monastero ortodosso di Decani, le donne, i bambini, gli anziani che vivono nelle enclavi…
Ma quei “qualcuno” ormai hanno altro da fare, altro su cui informare, altro di cui giudicare circa “democrazia”, “diritti umani”, “sviluppo”.
A loro delle condizioni di vita materiale della pena quotidiana del vivere delle persone, dei popoli, delle loro anime affrante, violentate ma non ancora dome…non interessa.
Forse sono gli stessi che si sono poi occupati, di Libia, Siria, Donbass, Yemen…ed i risultati sono davanti i nostri occhi…Situazioni terrificanti.
Eppure sono tutti popoli in ginocchio ma non piegati, neanche nella dignità.
E questo non fa dormire sonni leggeri ai potenti e ai dominatori del mondo.
…Eppure si prova una tristezza profonda quando si riflette su tutto questo, e ogni volta lascia buchi neri nell’anima. Perché in questa notte non c’è posto per sogni o illusioni, e la gente semplice e onesta non ha un rifugio per scappare da questi scenari di vampiri e avvoltoi, non ha ripari, trincee, ma quel che è più triste …. neanche con un sogno si va via, perché oggi in quelle terre è anche sempre più difficile sognare oltrechè ridere.
…Eppure con questo straordinario e fiero popolo si riesce ancora, qualche volta, a sorridere e a piangere, con l’anima ed il cuore, come si faceva “normalmente” non tanto tempo fa…., e come, forse, altri torneranno…un giorno, normalmente, a fare.
E come si diceva allora nelle strade e sui ponti della RFJ:
FORSE CI VINCERANNO. MA NON CI CONVINCERANNO!
“ Per attaccare i loro vicini,
i rapinatori hanno bisogno del petrolio
E purtroppo noi siamo sulla strada
che li porta ad esso ...
Il loro naso annusando il serbato del petrolio,
ha visto il nostro piccolo paese ...
Hanno chiamato i nostri capi: dopo due ore di discussione
Essi ci hanno venduto per una macchina da cucire e un assegno
Ma, quando siamo tornati, in carcere li abbiamo scaraventati ...
Una mattina, abbiamo sentito il rombo degli aerei su di noi
e il cielo è diventato nero;
il rumore era così forte
che non abbiamo potuto nemmeno sentire le parole dei nostri addii ...
Le bombe cadevano e alla sera davanti alle nostre case
c’erano crateri più grandi delle stesse case,
le nostre donne ei nostri bambini in fuga
ma i loro aerei volavano bassi su di loro e li braccavano
per tutto il giorno tutta la nostra terra,
le nostre colline e i campi venivano falciati;
ma nello stesso tempo hanno anche scavato la loro fossa ...
Ma su queste colline si è scolpito il vostro volto, la vostra immagine,
e i fiumi usciranno dalla vostra museruola
finchè non avrete stritolato tutto con i vostri denti bestiali!”
Bertold Breht Srpska poslanica
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