Informazione

Cari compagni, cari amici,
Invio la traduzione dell'appello del NKPJ (Il Nuovo Partito Comunista
Jugoslavo), con la preghiera di diffonderlo. (Ivan)


Appello dal Nuovo Partito Comunista di Jugoslavia

Il NKPJ è l' unico Partito comunista rimasto sul territorio della RSF di
Jugoslavia. Esso opera in tutte le Repubbliche ex Jugoslave. In Croazia e
Slovenia illegalmente, ed a causa della denominazione (e forse anche per il=

programma) non viene registrato. In Bosnia non riconosciamo "l'Accordo di
Dayton" perché lo riteniamo un atto con il quale viene sanzionata
l'occupazione della Bosnia ed Erzegovina da parte degli imperialisti, e
perciò non partecipiamo alle elezioni.
Il NKPJ è un partito marxista-leninista. Tutti gli altri partiti sul
territorio della ex Jugoslavia sono di fatto piccoli gruppi di orientazione=

social-democratica.
Noi abbiamo a suo tempo sostenuto la linea anti imperialista e patriottica
del Partito Socialista della Jugoslavia (di Milosevic, N.d.t.), ma eravamo
e siamo rimasti esplicitamente contro la loro politica di restaurazione
capitalista in Jugoslavia. I socialisti formalmente si comportano
correttamente verso di noi, ma hanno fatto opposizione affinché non entrass=
imo
a far parte del Parlamento. Inoltre, finora, per sette volte ci hanno sottr=
atto con
la forza i seggi da deputati nelle città di Zrenjanin, Pec (nel Kosovo e
Metohija) e Pozarevac. Il loro obiettivo era di bloccare l'affermazione del=

Partito comunista sia nelle questioni interne che in quelle esterne. Allo s=
tesso modo
hanno cercato di usufruire delle nostre relazioni con i partiti comunisti n=
el mondo.
La maggiorparte dei rappresentanti di questi partiti e' venuta ai
Congressi del Partito Socialista grazie proprio al NKPJ, per la cui
mediazione venivamo contattati dai socialisti stessi, che inoltre non
volevano inimicarsi questi partiti con l'eventuale estromissione dei
comunisti.
Dopo la controrivoluzione del 5 ottobre 2000 il NKPJ si è trovato in una
situazione molto critica. Il nuovo governo ci ha imposto vari doveri e
tasse, amministrative e finanziarie.
La sede del NKPJ si trova in locali di proprietà statale. Il nuovo
governo ci ha imposto un affitto, per le nostre possibilità molto elevato,
oltreché varie tasse finanziarie.
Una parte della nostra sede, insieme ai computer ed altro materiale tecnico=
,
e' stata distrutta nella notte tra il 5 e il 6 ottobre, da parte dei teppis=
ti dei
partiti della destra. E' stato dato alle fiamme tutto l'inventario, le port=
e, le
finestre, gli armadi, tutto distrutto. All'indomani la stima dei danni è
stata effettuata dalla polizia e poi anche dagli organi competenti. Abbiamo=

rinnovato le stanze ed abbiamo chiesto allo Stato che ci venga
ricompensata la spesa. Lo Stato ce lo ha promesso a voce, ma la promessa
non è stata mantenuta.
Nel frattempo, certamente non per caso, un utente "sconosciuto" si è inseri=
to
nel nostro contatore di elettricità e nel corso di un anno ci ha danneggiat=
o per
6mila euro. Non ci è stato permesso di aprire una traccia nel muro per scop=
rire
chi è questo "sconosciuto", ma la bolletta l'abbiamo dovuta pagare. Sono st=
ate
inventate tante multe per noi, e cosi via.
Nel 2000 non ci è stato permesso di presentarci alle elezioni repubblicane
e nemmeno nel 2002 a quelle presidenziali, anche se avevamo i candidati e
le firme necessarie. I Tribunali circondariali (eccetto quello di Belgrado)=

non hanno voluto nominare gli impiegati (con una somma ingente da pagare)
per verificare le firme, benché, dicevano, non hanno un numero sufficiente
di impiegati.
Ora si sta preparando una nuova forma di pre-registrazione dei partiti
politici, con il necessario pagamento di ingenti tasse per ogni membro
che viene registrato davanti al Tribunale.
Lo Stato ci ha imposto un ultimatum per cui entro il 15 giugno dobbiamo
pagare tutti gli obblighi e tasse molto elevate, altrimenti verremo
cacciati dalla sede e verremo cancellati da tutte le liste dei partiti
politici.
Noi stiamo riuscendo a raccogliere una certa somma, ma ci serviranno
ancora 5 -6 mila euro. A causa del lungo embargo, dei bombardamenti e
di altre ragioni, il nostro paese si è molto impoverito, e i suoi abitanti
(particolarmente operai, studenti, impiegati) a malapena riescono ad arriva=
re
alla fine del mese.
Perciò preghiamo i partiti e le organizzazioni a cui ci rivolgiamo di
sostenerci, nei limiti delle loro possibilità. Invitiamo nello stesso tempo=
i
compagni a venirci a trovare, per conoscere il nostro paese, per rendersi
conto della situazione in quale si trova il nostro paese, e tenere conferen=
ze
o incontrare i nostri attivisti a Belgrado. Se necessario possiamo inviare =
gli
inviti ai rappresentanti di questi partiti e organizzazioni.
Chiediamo un prestito, non regalo. Oggi ci aiuterete, domani sicuramente lo=

potremo fare noi. Pensiamo anche che l'internazionalismo è sempre una cosa
concreta e che non esiste soltanto nelle parole.
Il NKPJ si trova in una situazione molto delicata. Ci aspettiamo la vostra=

comprensione come comunisti italiani.
A causa di una brutale dittatura, nel paese di fatto è stata messa a tacere=

una opinione pubblica composta di milioni di cittadini. Con l'ausilio anche=

di una modesta propaganda, riteniamo che un numero imponente di cittadini s=
i
affiancherebbe a noi, perché ancora almeno il 30 -40% dei cittadini rimpian=
ge
il socialismo, qualunque siano state le sue mancanze. Infatti, per
il popolo jugoslavo quel socialismo è stato senza dubbio meglio di questo
capitalismo coloniale imposto a ritmo accelerato.

Saluti comunisti internazionalisti

Branko Kitanovic, Segretario generale
del NKPJ.

Beograd, Nemanjina 34

Tel/fax 00381 11 642985, 467867, 591211

(english)

Neonazismo: il Vaticano e la Croazia (2)

1. The Ustasha Genocide - A Historical Review
http://www.balkan-archive.org.yu/Jasenovac/index.html

2. New study questions values taught in Croatia's textbooks
http://www.jta.org/page_view_story.asp?intarticleid=12202&intcategoryid=2

3. INTERNATIONAL CONFERENCE ON JASENOVAC OPENS IN JERUSALEM
(Dec 30, 2002; Tanjug)

4. JASENOVAC RESEARCH INSTITUTE: "LET THE TRUTH BE KNOWN"
http://www.jasenovac.org/
On Sunday, April 20, 2003 the Jasenovac Research Institute held its
second annual Holocaust commemoration ceremony.

5. Croatian border officers block Delegation of Roma - Jasenovac
Memorial Park

6. JUNE 2003: POPE TO VISIT PETRICEVAC


=== 1 ===


http://www.balkan-archive.org.yu/Jasenovac/index.html

The Ustasha Genocide - A Historical Review

An Introduction to The Ustasha, The Independent State of Croatia...
The Ustasha are members of a fascist movement, of an ultra-nationalist
and terrorist orientation, aiming at a Greater Croatia (Ustasha means
"rebel").

Research Papers
English:

The application of remote sensing and IT in research of mass graves in
the system of Jasenovac ustasha camps

By Jasmin Babic, Tomas Cupkovic and Nebojsa Bosiocic (PDF - 2330Kb)
Remote sensing enables a large amount of qualitative new data about
the Earth's surface to be obtained. It also creates precise geodetic
bases in a new, efficient and economic way. It can also be applied to
the discovery of mass graves in the system of Croatian ustasha
genocide camps. This research demands an interdisciplinary approach
and a methodology by which we can find the precise location and make a
detailed analysis of any individual grave.

Georadar test examinations on the place of mass execution - Donja
Gradina
By Spomenko J. Mihajlovic, Vasilije Belobrkovic and Vladimir Miletic
(PDF - 460Kb)

Preliminary Project Donja Gradina
By Miroslav Markovic, Jasmin Babic and Nebojsa Bosiocic (PDF - 85Kb)

Related Links:

Federal Court to Hear Holocaust Case Against Vatican

On March 23 in a San Francisco federal court, Judge Maxine Chesney
will hear arguments for and against a lawsuit filed by Holocaust
survivors and their heirs against the Vatican Bank and Franciscan
Order. Recent controversy surrounding the wartime Pope, Pius XII,
figures in the lawsuit filed by Serbs, Jews, and Ukrainians. The
subject of the lawsuit is the "Ustasha Treasury", tens of millions of
plunder and concentration camp gold stolen by the brutal pro Nazi WWII
Croatian government.

Is Genocide Defined by Numbers?
by Stella Jatras

Clearly, the intent of the Nazis' "Final Solution" was to eliminate
ALL Jews. But if they had killed a few hundred, or even a few thousand
Jews, would it have been genocide? The proof of intent was in the
systematic, brutal murder of millions. Likewise, it was the intent of
the Croats in WWII to destroy all Serbs, Jews and Gypsies, or in the
words of Andrija Artukovic, the 1941 Minister of the Interior in the
Ustashe [Nazi] Independent State of Croatia, "Kill all the Serbs and
Jews including the children so that not even the seeds of the beasts
are left".

The Real Butcher of the Balkans: Pavelic not Milosevic

Ante Pavelic was the original 'Butcher of the Balkans." He was the
leader of the Nazi puppet government of the "Independent Sate of
Croatia" who died peacefully in Madrid in 1959. The mass murderer of
80,000 Jews, 30,000 Gypsies, and over 500,000 Serbs survived the
Second World War and never faced a war crimes tribunal unlike Slobodan
Milosevic whose alleged crimes pale in comparison. Instead Pavelic was
offered sanctuary by the Vatican and became a security advisor to Juan
and Eva Person before retiring to fascist Spain.

Other Resources:

Jasenovac Research Institute

Holocaust Victim's Museum

Jasenovac, WWII Ustashi Concentration Camp

Encyclopedia of the Holocaust-Vol. 2, page 739, entry: "Jasenovac"

Croatian War Criminals linked to Franciscan Order and Marianist Cult

Witness To Jasenovac's Hell by Ilija Ivanovic

Ante Pavelic: Lord of the Danse Macabre

Jovan Babic's book Little Draculas (about masacre of Serbs in Croatian
vilages)

Facts about Croatian Nazi chiefs

http://www.balkan-archive.org.yu/Jasenovac/index.html


=== 2 ===


17/12/2002

http://www.jta.org/page_view_story.asp?intarticleid=12202&intcategoryid=2

New study questions values taught in Croatia's textbooks

By Vlasta Kovac

ZAGREB, Croatia, Dec. 17 (JTA) - Croatian textbooks are teaching
violence and intolerance.
This was the conclusion drawn by Natasha Jovicich, who initiated a
study of 23 textbooks used in Croatian elementary schools.
Jovicich is the new director of the museum at Jasenovac, the
concentration camp operated by Croatia's wartime Ustashe fascist
regime. She initiated the study to draw attention to the basic values
being taught to Croatian children.
The textbooks were analyzed by a group of high school teachers, with
special emphasis on subjects like history and literature.
The results, which Jovicich called "shocking," appeared in the latest
edition of the Croatian weekly magazine Globus.

Among the findings:
* In a history book for eighth graders, British Prime Minister
Winston Churchill is ridiculed by being depicted as a bulldog sitting
on the British flag.
* On the same page, there is a photograph of a yellow Star of David,
and a caption saying, "The Jews had to wear a special mark, the Star
of David. This is a six-pointed star. It consists of two triangles,
which symbolize the sky and the earth." There is no mention of the
discrimination suffered by those forced to wear the symbol.
* The same history book shows the picture of Croatian wartime leader
Ante Pavelic. The accompanying caption describes him as "a jurist,
politician and the founder of the Ustashe movement," but makes no
mention of the war crimes committed under his rule.

"This textbook is a dangerous manipulation of history," professor
Rosana Ratkovchich, one of those conducting the study, wrote in her
conclusion.
The book was guilty of "relativizing" fascism and the antifascist
struggle to the point of rendering them morally indistinguishable, she
wrote.
A caption that appears under a photo of Normandy Beach on D-Day, she
wrote, creates the impression that the German army had moral
superiority during the war.
Jovicich was quoted in Globus as saying that there is a "direct
connection with the kind of intolerance that we find in these
textbooks and the growing violence manifested by young people."
A recent concert in the Croatian coastal town of Split, for example,
attracted some 40,000 young people to the soccer stadium. Many of them
wore the Ustashe insignia and waved Nazi flags.
The incident prompted some Croatian legislators to sponsor a bill that
would criminalize the glorification of Nazi ideology.
The bill is still being debated in Parliament.
Until recently, Jovicich worked in Croatia's Ministry of Education,
where she initiated several pilot programs to introduce Holocaust
education into Croatian schools.
In October, she proposed that Croatia join an international task force
dedicated to promoting Holocaust education.
Croatia is now being monitored by four members of the task force - the
United States, Israel, France and Argentina - to see what will come
out of plans to introduce Holocaust education in Croatian schools.
Meanwhile, the Jewish community of Zagreb, which has been promised
$20,000 from the Claims Conference to train educators to teach about
the Holocaust, reached an agreement with the Adam Institute in
Jerusalem to organize a seminar on the topic.
About 16 instructors are planning to attend the seminar next month.
Later, they will organize workshops and train others to teach the
subject.


=== 3 ===


INTERNATIONAL CONFERENCE ON JASENOVAC OPENS (30/12/2002)

JERUSALEM, Dec 30 (Tanjug) - A two-day 3rd International conference
on Jasenovac opened in Jerusalem on Sunday, the significance of which
is not only for the process of establishing facts about the Jasenovac
concentration camp, but also for combating the genocide crimes.
Beside Chairman Dr. Bernard Klein, the opening of the conference
entitled "Jasenovac - neglected camps in Croatia (1941-1945)" was
attended by Head of Kingsborrough College of University of New York
and Director of Wiesenthal Center Dr. Efraem Zourof, Yugoslav
Ambassadors Drinka Vidakovic-Pavlov, Bosnia-Herzegovina Ambassador
Danijel Romano and Croatian Ambassador Tomislav Bosnjak.
Jasenovac was the most notorious concentration camp in the Independent
State of Croatia (NDH), a Nazi puppet state during World War II, in
which hundreds of thousands of Serbs, and also Jews, Gypsies and
antifascist oriented Croats were killed.
At the first conference held in new York in October 1997, an
exhibition on Jasenovac was presented for the first time in the
United States. President of the Fund for investigation of genocide
Milan Bulajic told Tanjug that archpriest of the Serbian Orthodox
Church Jovan Culibrk, who used to work in the Jasenovac area, and
Romany intellectual and politician from Belgrade Dragoljub Ackovic
took part in the discussion on the first day of the Conference.


=== 4 ===


JASENOVAC RESEARCH INSTITUTE
"LET THE TRUTH BE KNOWN"

PO BOX 10-0674 BROOKLYN, NY 11210
www.jasenovac.org
webmaster@...

JRI Press Release

APRIL 14, 2003
FOR IMMEDIATE RELEASE:

SECOND ANNUAL COMMEMORATION OF THE HOLOCAUST IN YUGOSLAVIA TO BE HELD
AT THE HOLOCAUST MEMORIAL PARK IN BROOKLYN ON APRIL 20, 2003 AT 3 PM

On Sunday, April 20, 2003 the Jasenovac Research Institute will hold
its second annual Holocaust commemoration ceremony to honor and
remember the victims and Survivors of the Holocaust in Yugoslavia and
their families.
The ceremony will include a wreath laying, religious service and
speeches by Survivors, scholars and political leaders. The ceremony
comes one year after the approval of an inscribed monument dedicated
to the memory of those who perished in the largest Nazi camp in the
Balkans, Jasenovac, by the Holocaust Memorial Park Committee.
April 22nd marks the fifty-eighth anniversary of the heroic attempted
breakout by the imprisoned victims of the Jasenovac camps. The
memorial is timed to coincide as closely as possible with that date.
This year's ceremony will include a wreath laying, religious service
and speeches by Survivors and others. Among those invited to attend
are Brooklyn Borough President Marty Markowitz, U.S. Congressman
Anthony Weiner and other elected officials from Brooklyn.
Representatives from governments from the region of former Yugoslavia,
as well as UN officials, are expected to attend.
This is one of the least recognized communities of Survivors in the
world. It is felt that ours is a forgotten chapter of the Holocaust.
The tragedies of recent years in the Balkans have made this felt even
more. But we believe that this annual event and the efforts being made
to recognize the Holocaust in Yugoslavia are a necessary and
beneficial part of the healing and recovery process and a necessary
correction to past neglect. All who support justice and recognition
for Yugoslav Holocaust victims and Survivors are encouraged to enrich
this commemoration with their participation.

What was Jasenovac?

Following the Nazi invasion and dismemberment of Yugoslavia in April
1941, the "Independent State of Croatia" was established by Hitler as
a pro-Nazi regime. Dedicated to a clerical-fascist ideology, it
commenced on a systematic policy of racial extermination of all Jews,
Serbs, and Romas living within its borders. From August 1941 to April
1945 hundreds of thousands of these three groups along with
anti-fascists of other nationalities were killed at the complex of
camps known as Jasenovac which lay along the Sava River in central
Croatia. Jasenovac was among the largest and most brutal of
concentration camps during the Holocaust.

---

JASENOVAC RESEARCH INSTITUTE
"LET THE TRUTH BE KNOWN"

PO BOX 10-0674
BROOKLYN, NY 11210
Tel. (718) 338-2576
www.jasenovac.org
Fax. (718) 338-2576
webmaster@...

SECOND ANNUAL JASENOVAC COMMEMORATION AT NEW YORK'S HOLOCAUST MEMORIAL
PARK

Brooklyn, NY -- On Sunday, April 20, 2003 a ceremony honoring the
Victims and Survivors of the Jasenovac Concentration Camp and of the
Holocaust in Yugoslavia was held at the Holocaust Memorial Park in
Brooklyn, New York.
The ceremony included a wreath laying, a religious service and
speeches by Survivors and scholars. Warm greetings were sent to the
ceremony by Brooklyn Borough President Marty Markowitz.
April 22nd marked the fifty-eighth anniversary of the heroic breakout
attempt by Jasenovac inmates. Jasenovac was the largest of the
concentration camps during the Nazi occupation of the Balkans and was
run by the fascist Croatian satellite state that controlled Croatia
and Bosnia at that time.
The names of loved ones lost at Jasenovac were read and candles lit in
their memory. As the names were read, seven candles were lit in honor
of the estimated 700,000 who were killed there. Father Djokan
Majstorovic, Priest of St. Sava's Serbian Orthodox Church in Manhattan
gave a moving service in memory of the victims. The Deputy
Representative to the Bosnian Mission to the UN, Dr. Milos Prica, also
addressed those attending the ceremony. He explained that it was
impossible for him to recall just one name when thinking of Jasenovac,
for all Serbian names are connected to that tragedy.
The ceremony was sponsored by the Jasenovac Research Institute. Eva
Deutsch-Costabel, a Director of that institution, noted that not only
was much of her family killed by the Croatian fascist regime, but all
of her friends were taken from her as well. "They killed our entire
Jewish community in Yugoslavia, my family, my friends. And they have
never compensated us, never recognized what they did." Eva
Deutsch-Costabel is a Survivor of two camps in Croatia who then fled
to join the Partisans. One of the names read at the ceremony was that
of her father, Arnold Deutsch.
Another JRI Director, Dr. Craig Pearson of Mesa, Arizona, spoke of his
friend Major Richard Feldman, and how he had been saved by Chetniks,
as well as the debt America owes the Serbs. Stephen Wohl, a descendent
of Macedonian Jews, spoke of his family's centuries long connection
with Macedonia and the great friendship and esteem his family has for
the Serbs. He reminded all present of the involvement of Albanian
fascists in the extermination of the Jews and Serbs in Macedonia and
Kosovo during World War II, yet another forgotten chapter of the
Holocaust.
The day of the breakout, April 22nd, was the last day the camp
operated. A passage recounting those last heroic moments by an
eyewitness, Josip Erlih, was read which recalled how the starving
prisoners sacrificed their lives to overcome the Croatian guards and
run a gauntlet of machine gun and rifle fire. They did this not so
much to save themselves but so that just one of them might live to
tell the world what happened there. All present at the ceremony
rededicated themselves to that same goal.
The JRI website will shortly publish a list of over 70,000 names of
victims of the Jasenovac camps and of the Holocaust in Yugoslavia.
Anyone who would like to provide information about victims or inmates
of camps in Yugoslavia is encouraged to contact the JRI website at
www.jasenovac.org to insure that all victims' names are included and
remembered.
The Jasenovac Research Institute is a fully accredited and recognized
501c3 non-profit organization dedicated to building public awareness
and promoting education and activities designed to enlighten the world
about the crimes of genocide committed at Jasenovac. The JRI is
awaiting the unveiling of a stone monument dedicated to the victims of
Jasenovac at the Holocaust Memorial Park this year. Donations to the
JRI for the costs of the monument or for any other project can be
earmarked and are tax deductible.
Donations can be sent to: Jasenovac Research Institute, PO Box
10-0674, Brooklyn, NY 11210.


=== 5 ===


Subject: [Samudaripen_Holocaust] Delegation of Roma - Jasenovac
Memorial Park
Date: Sun, 11 May 2003 23:23:39 +0200
From: "Roma Network" <romale@...>
Reply-To: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Organization: International Romani Union
To: <This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.>

ORIGINAL SENDER: Anamarija Rasmussen

Three-member delegation of representatives of surviving campmates of
Jasenovac camp and three-member delegation of Roma from Serbia and
Montenegro, which were supposed to place wreaths at the Monument of
Victims of Jasenovac Camp, were returned by the Croatian border
officers because, as they said, they had not received a list with
names of those who were supposed to place wreaths, and that therefore
they could not issue visas for them.
According to our information, the list with names has been sent
earlier, but the Croatian border officers claimed that they did not
have any information about that. Invitation letter sent by the
Jasenovac Memorial Park was not valid for them, and, on question of
delegations if they could get visas as individual applicants, one of
the border officers answered that it was not possible because he had
contacted the Croatian Ministry of Internal Affairs (MUP) in Zagreb
and that he was told that standard procedure had to be followed.
However, this was not the first time that the Croatian border officers
hold former campmates. For example, last year, though all of them had
regularly issued visas, they were held at the border crossing for more
that 2 hours, so they arrived to late for the official ceremony.


=== 6 ===


Subject: POPE TO VISIT PETRICEVAC
Date: Fri, 06 Jun 2003 20:46:16 -0400
From: Boba

(Re: Ottawa Citizen : "Pontiff, in Croatia, praises 'lofty vocation'
of women as wives and mothers"
http://www.canada.com/news/story.asp?id=46784879-357E-4D7F-BB39-AF59750A6595

POPE TO VISIT PETRICEVAC

Pope Johan Paul II plans to visit a Franciscan monastery in Petricevac
near the city of Banja Luka (Republic of Serpska / Bosnia and
Herzegovina) to beatify 20th-century Roman Catholic theologian Ivan
Merz on June 22, 2003.
It is going to be Pope's second visit to this region in the last seven
years.
Pope John Paul II will go down in history for his beatification of a
record number of people (233) * in a single ceremony in the Vatican,
as well for his beatification of Cardinal Aloysius Stepinac of Nazi
state of Croatia, thus making Stepinac a saint in the Roman Catholic
Institution.

Cardinal Stepinac as well as some fathers at the Franciscan
monasteries in Nazi state of Croatia protected and helped numbers of
Ustashe to escape prosecutions for genocide committed against the
Serbs during World War II.
During World War II the Independent State of Croatia was to be 100%
Roman Catholic. Anybody not conforming was to be totally liquidated.

The conservative number of Serbs killed was around 700.000.
After the War, Ustashe "ratlines" were based in Rome and were assisted
by the Vatican. Thanks to the "ratlines" and the Vatican, many of
Ustase (some of whom still live in the USA, Canada, Latin America and
elsewhere) were never handed over, nor prosecuted for the most brutal
murders and the genocide of the 20th century.

Pope Johan Paul II should come to Petricevac not to beatify but to
request pardon - mea culpa - for unspeakable murders of some 2,500
Serbs by Croatian Ustashe on February 7, 1942. On that day alone
Ustashe, led by father Tomislav Filipovic, from Petricevac had most
gruesomely slaughtered some 2,500 Serbs from villages of Drakulic,
Sargovic and Motike of county of Petricavac only because they were of
Christian Orthodox religion.**

While conveniently ignoring atrocities against the Serbs by Croatian
forces in 1994-95, as well as those of Ustashe in Nazi Croatia, Pope
inevitable condones these atrocities.
Holy Father is not that Holy after all.

* http://www.cnn.com/2001/WORLD/europe/italy/03/11/beatify/
**
http://www.suc.org/culture/library/Drakulici/en/resurrected_draculas/1.html
Recommended reading:
http://www.snd-us.com/Liberty/st_jasenovac_revisited.htm
http://www.fantompowa.net/Flame/yugoslavia_catholic_church.htm

Boba Borojevic
30 Walgate Ave
ON., Canada
e-mail: ckcuboba@...

(EN FRANCAIS:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2316
IN ENGLISH:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2529

Per alcune recensioni in lingua inglese dell'ottimo libro di Diana
Johnstone "FOOLS' CRUSADE" si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2529

Ringraziamo A. Lattanzio per questa traduzione. CNJ)

Diana Johnstone:

GUERRE SENZA FINE

Relazione tenuta alla Sorbona, 26 febbraio 2003


Diritto internazionale contro diritto del più forte

Davanti al Consiglio di Sicurezza il 14 febbraio, il
ministro francese,
Dominique de Villepin, ha fatto un discorso ammirevole
per ragionevolezza e chiarezza, che è stato assai
apprezzato -- salvo, sapete bene, per i dirigenti e la
stampa anglofone.
Gli USA sono diretti, ora, da un piccolo gruppo di
megalomani dalle idee e dai progetti perfettamente
ignoti all'elettorato usa, che, secondo la corte
suprema nominata dal padre, aveva eletto George
Bush... con una grande maggioranza di voti. Più
importante, l'elettorato usa dopo molto tempo, non ha
scelto veramente, poiché il processo "democratico" a
livello nazionale è stato completamente accaparrato
dal complesso militar-industriale. Un pugno di
illuminati ha imposto una politica che non è mai stata
sottoposta a un dibattito democratico negli USA, e non
si vuole che tale dibattito arrivi alle orecchie dei
cittadini degli USA. È perciò i propagandisti dei
media hanno risposto con un torrente d'invettive
imbecille versato sulla Francia -- il cui scopo era di
decorare la guerra con degli orpelli di legalità
internazionale. Poiché la posizione della Francia,
fino allora, cercasse di restare nelle forme del
diritto internazionale, niente di più. Ma la squadra
al potere a Washington non apprezza sforzi del genere.
Suo scopo è d'imprigionare il mondo e di dettargli la
sua legge con la forza. Il diritto internazionale deve
cedere al diritto del più forte; ciò è la base del
"nuovo ordine mondiale" stile Bush e compagnia.
I dirigenti usa hanno l'abitudine di dire di coloro
che vogliono attaccare, che egli "non comprende che la
forza". Più esattamente, vorrebbero che gli altri non
comprendano che la forza, poiché è il linguaggio
ch'essi utilizzano. Vogliono dimostrare che sia la
forza ad avere l'ultima parola. La crisi irakena fa
ritornare una opposizione drammatica tra il diritto
internazionale e il diritto del più forte. Il diritto
internazionale, nella misura che sia sempre più
universale, applicabile a tutti nello stesso modo, è
ora un ostacolo che Washington preferisce togliere con
la legge del più forte, cioè la sua legge.

L'Illusione della "Comunità internazionale"

Per la vecchia Europa, e soprattutto per la Francia,
tale crisi sull'Irak dovrebbe mettere fine a certe
illusioni. La grande illusione degli anni '80 era di
immaginare che l'immensa potenza militare degli USA,
potesse trasformarsi in caritatevole per compiere gli
interventi "umanitari" desiderati dai campioni dei
diritti dell'uomo divenuti la coscienza di una vaga
"comunità internazionale". La referenza costante a
tale "Comunità internazionale" aveva una doppia
valenza ideologica: mascherare la distruzione
dell'autorità delle Nazioni Unite, e dare
l'impressione di un certo multilateralismo. Questo
concetto vago si applica soprattutto alle nazioni
occidentali, supposte rappresentanti della coscienza
superiore dell'umanità. Nello stesso tempo, questa
"Comunità internazionale" corrispondeva, in realtà, a
un "condominio imperiale" delle potenze occidentali
capitaliste che, unite sull'egemonia usa, potrebbe
dominare il mondo senza distruggersi mutualmente nelle
guerre mondiali per dividersi i continenti del
Sud. Tale "Comunità internazionale" o "condominio
imperiale", imporrebbe un ordine "morale" al mondo,
basato sui "valori", soprattutto i "diritti
dell'uomo".

La Continuità

A paragone con la squadra di Bush, sempre più
chiaramente criminale, il mondo rischia di provare una
grande nostalgia per l'amministrazione Clinton, e di
desiderare il ritorno dei democratici come i
paleo-cristiani desideravano il ritorno di Cristo.
Il multilateralismo tradizionale dei Democratici
salvava almeno le
apparenze agli occhi degli alleati europei, che
potevano giocare i ruoli secondari e pagare il
pedaggio con un minimo di dignità.
Ma attenzione, se è vero che all'inizio l'elettorato
democratico, abbia gradito
I politici democratici, ritenuti più "liberali", cioè
più "sociali", per quanto riguarda la politica
interna; c'è da segnalare due cose: in politica
interna, tutti si situano a destra in rapporto alla
Francia... e poi, per quanto riguarda la politica
estera, è solo la presentazione che cambia. In fondo,
c'è una grande continuità, dovuta alla logica di un
complesso militar-industriale gonfiato, e assicurato
da una piccola élite di specialisti che creano
progetti di politica internazionale nel comfort di
fondazioni private, nascoste agli sguardi della
popolazione ma assai vicine ai mass media.
Vorrei segnalare qualche indizio di tale continuità.
Avete visto il Presidente Bush esortare le sue truppe
proclamando che "noi abbiamo il più grande esercito
della Terra" come se fosse una virtù morale. Ma
l'ambasciatrice di Clinton, Madeleine Albright, aveva
esclamato, "a cosa serve avere la più grande forza
militare del mondo se non la si usa!" La personalità
che, scioccata da queste parole bellicose, le aveva
raccontate nelle sue memorie, non era altri che il
Generale Colin Powell, che ne ha poi viste altre...
Si, era già stata Madeleine Albright a voler scatenare
la guerra contro la Jugoslavia senza mandato del
Consiglio di Sicurezza. Oggi, quando il Presidente
Chirac e il suo ministro degli esteri insistono sulla
necessità di passare dal Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, non ci si disturba più di tanto a
ricordarsi che non aveva avuto tali pensieri solo
quattro anni fa...
Ma bisogna dirlo.

Il Kossovo

Qui devo affrontare un argomento che molti vorrebbero
evitare, il Kossovo,
poiché l'illusione non è ancora totalmente scomparsa
per ciò che concerne
il Kossovo, dato che molti conservano ancora una
impressione errata delle cause come degli effetti.
Bisogna ritornarvi, perché la "riuscita" della guerra
del Kossovo è citata regolarmente, oggi, come
precedente felice, come argomento irrefutabile in
favore della "guerra preventiva" contro i "dittatori"
che non penserebbero altro che a commettere dei
"genocidi". Se non si rompe tale illusione, si
continuerà a brandire "il Kossovo" come la carta
bianca alla guerra "giusta" in permanenza. Tutto ciò
era prevedibile. Giustificare la guerra preventiva
senza mandato del Consiglio di Sicurezza doveva creare
un precedente pericoloso, come Hubert Védrine stesso
ha riconosciuto poco dopo, nelle pagine
del Le Monde diplomatique. Non posso giudicare a qual
punto i dirigenti europei dispongano di servizi di
informazione ingannato dalla retorica del momento, ma
tutti hanno ripetuto la stessa propaganda all'epoca:
le peggiori menzogne provenivano dalla squadra inglese
del recidivo Blair, e del ministro della difesa
tedesco Rudolf Scharping, che si è dimesso poco dopo,
durante una ondata di scandali.
In Francia, esisteva la "lobby Sarajevo" che reclamava
tale intervento militare come solo mezzo per trattare
i conflitti jugoslavi. Molti intellettuali francesi,
soprattutto quelli che hanno trasformato la funzione
della "filosofia" da desiderio di sapere in vetrina di
indignazione contro i miscredenti lontani, hanno
stigmatizzato tutti gli sforzi per comprendere e per
cercare la conciliazione come una sorta di complicità
con il nuovo "Hitler". Rigettando ogni realismo in
politica come opera del diavolo, hanno preferito
volgersi ai missili cruise per regolare gli affari
complessi.
Bisognava essere degli ingenui per credere che gli
USA, vista la loro storia di ingerenze aperte o
clandestine (tra gli altri) in Guatemala, Iran,
Vietnam, Cile, Angola, e in modo sempre costante da un
secolo in tutta l'America centrale, andassero, una
volta liberi dalla costrizione rappresentata da una
superpotenza rivale, a trasformarsi in braccio armato
delle sorelle della carità.
in realtà, gli USA non si sono fatti trascinare nella
guerre del Kossovo a causa degli argomenti di BHL o
dalle lacrime di Glucksmann.
Come per la guerra in Iraq, essi volevano andare a
cercare dei pretesti, quando essi non li creano.
Le vere cause sono visibili a partire degli effetti
reali. I risultati eloquenti della guerra del Kossovo
sono i seguenti:
* legittimare la guerra come mezzo privilegiato per
risolvere i problemi politici, che porta a
delegittimare i negoziati, la diplomazia, la
mediazione, tutti i mezzi pacifici che, si vede oggi,
sono rigettati come forme di lassezza.
* creare un precedente per fare la guerre senza
mandato del Consiglio di Sicurezza con il pretesto del
caso urgente, urgenze valutata dagli USA e (forse) dai
loro alleati.
* salvare la Nato dandole una nuova "missione
umanitaria" fuori dalla zona di difesa dei paesi
dell'alleanza, e trasformandola in "scatola degli
attrezzi" da cui gli USA possono poggiare le loro
operazioni più a Est e al Sud. Qui si trova la causa e
l'effetto più importanti di tali avventure, ciò che
spiega la grande fretta con cui bisogna procedere ai
bombardamenti nel momento scelto, alla vigilia del
cinquantenario della Nato, che permetteva a Washington
di presentare la nuova strategia della Nato in fatto
compiuto, senza dibattito vero.
* rinforzare in modo decisivo l'influenza degli USA
sull'Europa con la scusa della Nato. Tale operazione è
stata cruciale offrendo ai paesi dell'Europa
ex-comunista una adesione occidentale alternative
all'Unione Europea.
* fare del Kossovo una base militare usa, "Camp
Bondsteel", costruito poco dopo l'occupazione del
Kossovo senza domandare il permesso a nessuno.

E il Kossovo stesso? Il problema dei "due popoli per
una terra "durava da molto tempo, e avrebbe dovuto
essere trattato con cautela, come altri problemi dello
stesso genere. Ciò che ha precipitato la crisi era
soprattutto la crisi finanziaria in Albania nel 1997,
che da una parte apriva una porta al negoziato
(scoraggiando, per un istante, i separatisti) e
dall'altro inondava il Kossovo di armi rubate dagli
arsenali albanesi. Un crocevia tra pace e guerra dove
gli USA hanno scelto il cammino della guerra, dicendo
il contrario. L'UÇK, sostenuto vigorosamente da un
lobby a Washington comprendente un vecchio candidato
repubblicano alla presidenza, Robert Dole, ha potuto
giocare contro Milosevic il ruolo di "Contras"
lanciato dalla CIA contro il Nicaragua sandinista, per
ridurre tutta la Jugoslavia a uno stato simile a
quello dei paesi dell'America centrale. Il Kossovo
occupato e governato formalmente dalle Nazioni Unite,
in
realtà dai paesi della Nato con qualche ausiliario
subordinato, è diventato lo snodo dei traffici di
donne, droga e armi. Liberati dalla polizia serba, le
milizie albanofone si fanno la guerra tra di loro. Io
non dirò quale sia l'obiettivo usa, ma è il tipo di
situazione in cui si accomodano assai bene un po'
dappertutto, ove cercano un qualsiasi alleato contro
un regime recalcitrante.

La volontà d'ingerenza militare

Dall'inizio della crisi jugoslava nei primi anni '80,
l'ingerenza delle potenze occidentali, senza dirlo
apertamente, e in una certa misura, forse senza
pensarlo, aveva fatto di tutto per preparare il
proprio intervento militare.
1 - Primo, è noto che il governo tedesco ha insistito
sul riconoscimento dell'indipendenza della Slovenia e
della Croazia, contro ogni regola diplomatica e contro
l'avviso dei propri diplomatici sul posto. È un
argomento interessante, che io tratto nel mio libro,
mai per deferenza verso l'atteggiamento attuale
del governo tedesco, non voglio insistere troppo su
tale aspetto, qui. Ma bisogna notare ciò che ha spinto
al riconoscimento rapido insistendo sul fatto che ciò
avrebbe impedito la guerra civile troncando la
questione della Jugoslavia una volta per sempre. Ma il
vero risultato del riconoscimento rapido non fu la
fine del conflitto, ma piuttosto trasformare una
guerra civile in conflitto internazionale, aprendo la
via all'intervento internazionale. Prendendo parte con
i secessionisti, gli stati europei ridussero le loro
possibilità di mediazione neutra e contribuirono alla
polarizzazione.
2 - Dopo la disintegrazione violenta della Jugoslavia
fu determinata anche dagli USA che proclamandosi in
favore della preservazione della Jugoslavia, per via
diplomatica impedì all'Armata popolare jugoslava di
mantenere l'unità del paese con la forza. Tale gesto
di "pacifismo belante" dava carta bianca alle forze
nazionaliste e separatiste che si erano armate
clandestinamente e che si sono messe a realizzare la
secessione con il fatto compiuto. Tutte queste
secessioni, quelle della Slovenia, della Croazia, ma
anche dei Serbi di Krajina che fecero secessione dalla
Croazia, avrebbero potuto essere impedite
dell'esercito jugoslavo, il tempo di prendere delle
misure per salvare la Federazione
multinazionale, ciò che senza dubbio, voleva la
maggioranza della popolazione della Jugoslavia, che
non è stata mai consultata nel suo insieme e che non
immaginava i disastri futuri.
L'ironia, è che alla fine gli USA, che avevano vietato
l'uso della forza per preservare il paese
"multietnico" hanno alla fine utilizzato essi stesi
una forza ben più devastatrice, dicendo di preservare
la multietnicità di certi frammenti della federazione
dissolta. Ciò che non sono riusciti a fare con la loro
forza militare, visto lo stato delle relazioni
inter-etniche estremamente tese nei protettorati di
Bosnia e del Kossovo.

Dietro la facciata del multilateralismo, nei conflitti
jugoslavi, gli USA hanno sabotato gli sforzi europei
per favorire una soluzione negoziata.
In Bosnia, hanno incoraggiato Izetbegovic, il cui
partito aveva delle buone relazioni con gli USA,
soprattutto tramite Mohamed Sacirbey e suo padre.
Bisogna leggere le memorie di David Owen per vedere
come Washington ha sabotato ogni accordo di pace.
Assimilando la guerra a un match sportivo, si adottò
l'assurdo slogan che si doveva dotare la Bosnia di un
"terreno di gioco equo" armando la parte più debole...
una logica già applicata infatti nella guerra
Iran-Iraq, che l'Occidente aveva attizzato per otto
anni... ma che non si applica, evidentemente, a
Israele e Palestina. In realtà, con l'Iran e altri
paesi mussulmani, gli USA hanno rinforzato il partito
di Izetbegovic, con il risultato di avere una guerra
prolungata, più sofferenze e morti, gli integralisti
islamisti giunti da fuori e installati presso Zenica e
alla fine dei conti una Bosnia ancora più divisa di
quanto era stato deciso a Lisbona.
Tutt'altro che eccezionale, questa alleanza con il
partito islamista era in perfetta continuità con la
politica usa nel Medio Oriente, che ha costantemente
favorito gli islamisti contro i regimi laici dei paesi
mussulmani. È così che la rete di vecchi combattenti
dell'Afghanistan, spesso legati a bin Laden, fossero
i benvenuti. E è molto significativo che la
delegazione di Izetbegovic a Dayton fosse consigliata
da Richard Perle, il sinistro consigliere al Pentagono
dell'amministrazione Bush, e del campione dell'estrema
destra in Israele, Netanyahou....
-- In Kosovo, invece d cercare la conciliazione,
Washington l'ha resa impossibile incoraggiando
l'intransigenza degli Albanesi. Attraverso la National
Endowment for Democracy {"la fondazione nazionale per
la democrazia"), stabilita sotto l'amministrazione
Reagan per finanziare l'ingerenza nella vita politica
di altri paesi, gli USA hanno potuto influenzare il
modo con cui il problema del Kossovo veniva visto dal
resto del mondo, compresi anche gli Albanesi del
Kossovo stesso. Questa fondazione è un esempio
importante del fenomeno delle "organizzazioni
non-governative" ..., fenomeno che gioca un ruolo
capitale nella formazione della "politica dei diritti
dell'uomo" che serve a giustificare gli interventi
detti "umanitari".
Questo aiuto usa era particolarmente importante nel
campo decisivo dell'informazione sui diritti
dell'uomo. La fonte principale dei rapporti diffusi
nel mondo sulla questione del trattamento della
popolazione albanese in Kossovo era il "Consiglio per
la Difesa diritti dell'uomo e delle Libertà",
fondato nel 1989 da militanti separatisti albanesi.
Tali organismi non s'interessavano dei diritti di
tutti gli abitanti del Kossovo, ma unicamente dei
Kossovari albanesi, poiché il Consiglio era lo
strumento della propaganda a favore della causa, e
l'esagerazione dei fatti diveniva una abitudine. Uno
dei doni della fondazione ha permesso al Consiglio di
assumere un direttore a tempo pieno e di stabilire una
rete di 27 sotto-comitati presenti in tutte le
cittadine della provincia. Nel 1998, una pubblicazione
di tale "fondazione nazionale per la democrazia" si
vantava di questo aiuto, che ha fornito a circa 2.000
volontari fax e computer. Il Consiglio, secondo i suoi
benefattori, era "la fonte delle informazioni più
importante sui diritti dell'uomo in Kossovo. Una larga
gamma di organizzazioni internazionali diritti
dell'uomo e di agenzie di stampa usarono le sue
informazioni, come la Federazione Internazionale
Diritti dell'Uomo, la Commissione delle Nazioni Unite
per diritti dell'uomo, e l'agenzia Associated Press."
Così, una piccola provincia dipinta soccombente sotto
una oppressione degna dei nazisti, era coperta da una
rete di uffici pagati dall'estero, dove gli oppositori
dello stato lavoravano continuamente per screditare
questo stato presso le organizzazioni e il pubblico di
tutto il mondo.
Data la difficoltà di penetrare la società albanese
tradizionale, e la rarità delle persone che conoscono
la lingua albanese, non era facile per le ONG o le
agenzie stampa straniere verificare queste
informazioni.
Pertanto, in generale le accettavano e le diffondevano
senza porre troppe domande. Erano le "vittime" a
priori...
Tale credulità funzionava come un invito ai duemila
Albanesi della rete a riferire ciò che pensavano utile
per servire la loro causa, senza preoccuparsi troppo
del concetto astratto di "verità", un ideale non
necessariamente considerato come più onorevole che la
fedeltà al proprio clan o al proprio sangue. Durante i
bombardamenti della Nato, lo stesso Consiglio
continuava a fornire all'Occidente le storie di
atrocità di cui era più avida che mai... per
giustificare i suoi bombardamenti.
Dopo, quando molte delle sue storie si rivelarono
fasulle, si pensava già a una altra cosa.
-- In stretto collegamento con l'UCK, gli USA hanno
sabotato la missione dell'OSCE (così come testimonia
l'ambasciatore francese Gabriel Keller). Hanno
trasformato l'incidente dell'attacco della polizia
serba contro la base dell'UCK a Racak in "massacro"
genocida e in casus belli.
Qui bisogna notare un altro elemento di continuità nel
personale: l'ambasciatore inviato dall'amministrazione
Clinton per dirigere la missione dell'OSCE in Kossovo,
William Walker, era un pratico dell'ingerenza più
sanguinaria in America centrale. Le sue attività
legate ai "Contras" lo hanno ben preparato... e sotto
la presidenza di Reagan, Walker era uno stretto
collaboratore di Elliott Abrams, le cui attività
criminali legate alla vendita illegale di armi
all'Iran
per finanziare i terroristi "Contra" sono
documentate... e perdonate dal primo presidente Bush.
Oggi lo stesso Elliott Abrams -- assai legato
all'estrema destra sionista-- dopo essere stato
incaricato di "diritti dell'uomo", è incaricato degli
affari del Medio Oriente dal Consiglio Nazionale di
Sicurezza di Bush.
-- Per tornare all'amministrazione Clinton, gli USA
hanno bloccato invece di incoraggiare i negoziati tra
Albanesi del Kossovo e Belgrado. Infine, hanno
impedito che i "negoziati" di Rambouillet trovassero
una soluzione pacifica. Non solamente con il loro
"allegato B", che avrebbe trasformato la Jugoslavia in
paese occupato militarmente, -- ma ignorando
completamente le proposte serbe e insistendo
soprattutto sulla presenza in Kossovo, non di una
forza di pace internazionale, dicono delle Nazioni
Unite, che avrebbe potuto essere accettabile da
Belgrado, ma della Nato.
L'essenziale per Washington era l'occupazione della
Nato. E una volta sul posto, hanno costruito (senza
chiedere il permesso a nessuno) la base di Bondsteel,
da dove incoraggiano l'UCK a perseguire i suoi
progetti in Macedonia...

Il mito manicheo della Seconda Guerra Mondiale

L'accettazione della guerra come solo mezzo di
trattare il problema del Kossovo ritornava a
confermare e a rinforzare il mito manicheo della
Seconda Guerra Mondiale come griglia di percezione del
mondo. Tale mito è un elemento essenziale della
propaganda degli USA nella sua fase attuale di
giustiziere universale. È l'antidoto alla supposta
"sindrome del Viet-Nam", lezione di una sconfitta. Il
mito è un atto di fede basato su una versione
semplicistica degli anni 1933-45 trasformati in unico
modello per sistemare l'identità profonda delle
nazioni e delle loro relazioni. Così, tutto viene
ridotto a qualche personaggio: innanzitutto Hitler, il
mostro, le sue vittime passive, e lo Zio Sam che
salva essi da quell'altro. Le motivazioni politiche
sono ugualmente ridotto a poche: da un lato il mostro,
una volontà diabolica di commettere un genocidio.
Dall'altro lato lo Zio Sam, la generosità e il
coraggio. IL ruolo dell'Armata Rossa nella sconfitta
della Wehrmacht? A Diavolo! Domandate agli
statunitensi chi ha liberato Auschwitz, diranno i GIs,
hanno visto il film. Ma ci sono dei figuranti, i
Francesi, che cercano di scoprire il proprio posto in
questa distribuzione: le pecche... mi fermo, non si
deve che consultare la stampa detta di informazione
britannica. Ma questa visione semplicista trova i suoi
adepti in Europa, e anche in Francia, dove si raffina:
il populismo nazionalista della popolazione che
rischia sempre di essere sfruttata dall'Hitler di
turno...
Tale mito ha i suoi usi. Il più evidente è di
giustificare, nei casi ben scelti, l'uso della forza
usa contro ogni negoziato, la "capitolazione
incondizionata" dell'avversario resta la sole carta di
tutte le guerre condotte dagli USA.
Contro la vecchia saggezza che cerca di lasciare una
via di uscita all'altro, gli Yankee non accettano che
l'umiliazione totale dell'altro. Quando gli USA
vogliono ingerirsi, ogni dirigente mal animato diviene
"Hitler" e ogni repressione di una rivolta locale
diviene "genocidio". Se sono nostri amici, si tratta
di una lotta legittima contro il terrorismo.
Ma vi è un altro uso di questo mito, più sottile:
serve da strumento d'intimidazione morale verso
l'Europa, soprattutto la Germania e, più ancora, la
Francia. Poiché per una strana deformazione, che non è
il soggetto di questa conferenza, la Francia è
l'obiettivo privilegiato de l'accusa di
"anti-semitismo"... vasto argomento che lascio da
parte.

Affrontare la realtà del ventesimo secolo

Il Pentagono ha trovato che il "multilateralismo" era
un rumore nella guerra del Kossovo. Gli Europei hanno
potuto apprendere che erano lì per dividere i costi e
gestire il dopo... questa lezione si è ripetuta in
Afghanistan. La lezione non è stata ancora totalmente
assimilata, ma l'allievo fa progressi sotto la foga
del maestro Rumsfeld. L'illusione dell'unità europea e
atlantica è stata rotta dal disprezzo manifesto dei
dirigenti anglo-americani e dei loro media verso i
loro cari alleati una volta che essi osino prendere
una posizione indipendente.
Bisogna demistificare i famosi "valori comuni". Si può
pensare che gli statunitensi nella loro maggioranza
vogliano sempre la libertà et la democrazia. Come
tutti gli europei, e come tutti, forse, la maggioranza
delle persone nel mondo, in un modo o nell'altro.
Pertanto, il capitalismo neo-liberale scatenato, un
complesso militar-industriale dominante, un lavaggio
del cervello quotidiano da parte dei media posseduti
da quelle potenze, un sistema elettorale sottomesso al
denaro, hanno finito con l'eliminare la democrazia
dalle sfere dominanti della società usa.
Sarebbe senza dubbio desiderabile portare la
democrazia in Bosnia-Herzégovina, in Kossovo, in Iraq
o in Tibet. È molto più importante per l'avvenire del
mondo restaurarla negli USA.
Non ne sarete, forse, d'accordo, ma queste potenze
nefaste che dominano la vita politica usa non hanno
ancora soffocato la democrazia della "vecchia Europa".
Si prova: la "nuova Europa" proclamata dal Segretario
alla difesa Donald Rumsfeld è quella dove i capi di
governo seguono gli ordini di Washington senza
rispettare né il diritto, né la morale, né l'opinione
pubblica. È una dimostrazione significativa della
"democrazia" che Washington vuole imporre come "nuovo
ordine mondiale".
La Francia ha oscurato, come il resto dell'Occidente,
nella spoliticizzazione del neo-liberalismo, ma
restano ancora dei "valori" che non sono quelli degli
USA di Bush. La libertà, per i Bushiti, è il "mercato
libero", che non è libero, ma ordinato secondo gli
interessi dei più forti, che impediscono ai più deboli
di proteggere la propria produzione, popolazione e
ambiente...
L'eguaglianza è totalmente rovesciata... sono
d'accordo con Emmanuel Todd che gli USA imperiali non
possono più pretendere all'universalismo, poiché il
loro sistema aggrava in modo drammatico le
ineguaglianze.
Quanto alla fraternità, una società in cui gli uomini
si sentono obbligati ad armarsi fino ai denti per
proteggersi dai propri vicini, scompare...
Dunque parlare di una "comunità di valori" tra la
Francia e gli USA di Bush non ha più, spero, alcun
senso. I "valori" che Washington vuole imporre con la
forza spezzerebbe il ghiaccio dei valori di sinistra
della rivoluzione francese.

Certuni in Francia sognano una "Europa" superpotenza
per contrastare la superpotenza USA. Ma la crisi
attuale ha già mostrato che è troppo tardi per ciò ...
Nel campo della tecnologia militare, le cose sono
talmente ingarbugliate che
"l'Europa" come entità politica indipendente non può
raggiungere gli USA, d'altronde, questa potenza
militare non è concepita che per le "guerre"
unilaterali contro avversari deboli. Se l'Europa
abbandonasse, come gli Usa, i suoi progressi sociali
per finanziare una gigantesca macchina militare,
finirebbe con il fare la stessa politica.
L'alternativa non è ritornare alle rivalità tra grandi
potenze imperialiste occidentali che hanno prodotto le
due grandi guerre del XX° secolo.
È vano rispondere all'arroganza USA con l'imitazione.
Bisogna fare una via opposta, cui si è vista una prima
speranza con il discorso di Dominique de Villepin al
Consiglio di Sicurezza. Tale discorso ha ricevuto una
ovazione che mostra la via. Evidentemente M. de
Villepin non porta alla rivoluzione, ne a un'altra
mondializzazione che si può stimare necessaria per
salvare il pianeta. Ma al punto in cui noi siamo, la
prima necessità è di resistere alla guerra di
conquista, di fare rispettare un minimo di diritto
internazionale, e infine di disarmare la sola grande
potenza pronta a usare le sue armi di distruzione di
massa sulle terre e i popoli del mondo.

In l'assenza di una politica possibile di eguaglianza
economica, i popoli si volgono verso l'affermazione
delle identità, anche alla politica identitaria,
nazionale o religiosa, promette almeno certi vantaggi
in una comunità che esclude gli altri. È una tendenza
assai diffusa, assai comprensibile, ma non bisogna
incoraggiarla. È un passo verso la guerra di tutti
contro tutti, che sarà gestita dal più forte.
L'auto-determinazione degna di sostegno non è
l'affermazione di una identità, ma la volontà di
sviluppare, puntando all'eguaglianza dei diritti
politici in un ordine economico che conserve
l'ambiente naturale e sociale: scuole, salute, e altri
servizi pubblici.

La Francia e la "vecchia Europa" devono cercare una
nuova solidarietà con il mondo, e soprattutto con i
popoli del Sud... non in quanto "vittime" da salvare
ma in quanto attori capaci di regolare i propri
affari... male, forse, ma meglio che essere fatti al
loro posto. Sono questi i "valori comuni" di libertà,
eguaglianza e di fraternità.
La crisi attuale ha svelato la sola via per l'Europa,
indicata quasi per caso (elezioni tedesche, l'opera
francese all'Onu): unirsi al resto del mondo, compresa
la Cina e la Russia, esigendo un vero multilateralismo
mondiale, che obblighi gli USA a divenire un grande
paese come un altro, e non il centro di un
Impero feroce.

Diana Johnstone
autrice di "Fools' Crusade: Yugoslavia, Nato and
Western Delusions"
Pluto Press 2002

Traduzione di Alessandro Lattanzio
e-mail: alexlattanzio@...
Sito: http://members.xoom.it/sitoaurora

Neonazismo: il Vaticano e la Croazia (3)

1. A San Pietro l'oro di Pavelic (Marco Aurelio Rivelli)

2. La preparazione della terza visita del Papa in Croazia, centesimo
viaggio all'estero (ANSA / Il Manifesto)


=== 1 ===


La Padania, 19 febbraio 2000

A San Pietro l'oro di Pavelic

Di Marco Aurelio Rivelli

Una bomba che esplode scuotendo il Vaticano; George Zivkovich, classe
1937, serbo di religione ortodossa, residente in California, si è
recentemente rivolto ai tribunali americani citando in giudizio la
Santa Sede, e più precisamente l'istituto per le opere di religione,
Io IOR, in altre parole la banca vaticana già protagonista di numerosi
scandali negli ultimi decenni. Zivkovich, che, ragazzo, era scampato
al genocidio serbo perpetrato dagli ustascia croati negli anni
1941-1945, rivendica il tesoro che l'ex dittatore Ante Pavelic aveva
lasciato in custodia, o donato per grazia ricevuta al Vaticano nel
'45. Lo affiancano nell'azione giudiziaria circa 2.000 compatrioti.
Il regime ustascia, portato al governo in Croazia in quegli anni,
grazie all'invasione delle forze dell'Asse, fu il più feroce espresso
dai nazifascisti. Più feroce ancora di quello hitleriano, ed è tutto
dire in quello stato che contava poco più di sei milioni d'abitanti,
un terzo dei quali serbi di religione ortodossa, gli ustascia
massacrarono un milione di questi unitamente a 50 mila ebrei 30 mila
zingari, cioè il 20 per cento della popolazione.
All'eccidio parteciparono numerosi sacerdoti e frati cattolici con la
complicità di vescovi, con la connivenza del Primate, arcivescovo
Stepinac, recentemente beatificato il tutto con l'implicito
beneplacito di Pio XII.
Crollato il suo regno, Pavelic scappò insieme ai suoi gerarchi e a 500
religiosi cattolici fra i più compromessi nell'eccidio, trovando
rifugio a Roma dove visse per tre anni nascosto nel Collegio di San
Girolamo degli Illirici, in Via Tomacelli, edificio protetto
dall'extraterritorialità vaticana. Non giunse a mani vuote.
ma, come tutti gli ospiti che si rispettino, portò un dono: l'oro, i
gioielli e i titoli rapinati alle vittime. Anche a Stepinac aveva
lasciato un presente, trentasei casse d'oro, che l'arcivescovo si fece
incautamente scoprire un anno dopo dal governo di Tito. Il Vaticano
ricambiò il munifico omaggio facendo fuggire questo criminale in
Argentina nel 1949 vestito in abiti talari e munito d'adeguato
passaporto. Con le stesse modalità, la Santa Sede aiutò a fuggire due
cento ustascia e cinquemila delinquenti nazisti, l'aristocrazia del
crimine, fra i quali il dottor Mengele, Walter Rauff, Adolf Eichmmm,
Erick Priebke, Franz Stangl. A capo dell'organizzazione di soccorso
vaticana, che attivò quella che gli alleati denominarono rat line, la
via dei topi, vi erano Draganovic, monsignore ed ex colonnello
ustascia, e il vescovo Alois Hudal, titolare in Roma della chiesa di
Santa Maria dell'Anima, uomo di fiducia di papa Pacelli. Le memorie
di Hudal pubblicate in tedesco dopo la sua morte, rappresentano la
più dettagliata documentazione della via dei topi: "compito svolto
per incarico del Vaticano", com'egli afferma.
Dell'oro croato nascosto in Vaticano correvano voci, fin
dall'immediato dopoguerra nell'ambiente dei servizi segreti Gli
ustascia emigrati in Argentina si confidarono con le autorità di quel
paese, attivando la stessa Evita Peron, subito partita per l'Italia
allo scopo di convincere Pio XII a rispettare gli impegni presi con
Pavelic di restituirgli una parte del bottino. Evita tornò a Buenos
Aires a mani vuote perché l'oro non era stato restituito, ma affidato
in gestione al vescovo Alberto di Jorio, presidente dello IOR, e al
suo alter ego Bernardino Nogara.
La regia vaticana nella via dei topi è documentata per la prima volta
da un rapporto - top secret - inviato il 15 maggio 1947 dall'addetto
militare Usa a Roma Vincent La Vista, al Segretario di Stato americano
George Marshall, che dettaglia le responsabilità vaticane e la
partecipazione di numerosi sacerdoti all'attività illegale e
clandestina. La Vista informa che grossi quantitativi d'oro,
trafugato alle vittime sarebbero stati occultati nei Palazzi
Apostolici.
Questo documento segue di poco quello dell'agente speciale del Tesoro
Usa Emerson Bigelow, - che documenta come nelle casse vaticane sia
finito un quantitativo d'oro per un valore di 200 milioni di franchi
svizzeri. depredato dagli ustascia. Analoga affermazione viene dalle
memorie di James V. Milano, comandante del 430' distaccamento del
controspionaggio dell'Us Army's Comiter Intelligence Corps, il quale
aggiunge altri particolari a quelli già noti.
Il 22 luglio 1997 il quotidiano francese Nice Matin, pubblica un
articolo intitolato "Oro croato al Vaticano?" "L'amministrazione
americana indaga su un trasferimento d'ottocento milioni di franchi
francesi", nel quale è scritto:
"Bili Clinton ha annunciato ieri che il Dipartimento del Tesoro sta
studiando il documento d'archivio che rivela che la Santa Sede ha
conservato dell'oro dell'antico regime fascista di Croazia. Secondo il
documento, diffuso da una rete televisiva americana, una parte
rilevante delle riserve d'oro del regime fascista croato, del valore
di circa ottocento milioni di franchi, sotto forma di lingotti d'oro,
sarebbe stato immagazzinato presso il Vaticano, verso la fine della
Seconda guerra mondiale, per evitare che venisse sequestrato dagli
alleati... Secondo voci insistenti queste riserve. essenzialmente
costituite da lingotti d'oro, in seguito sarebbero state dirottate, a
cura del Vaticano, verso la Spagna e l'Argentina. L'estensore del
documento afferma comunque di ritenere che queste voci siano
state diffuse dal Vaticano per nascondere la verità, secondo lui
queste riserve non hanno mai lasciato la città pontificia".
La Santa Sede, attraverso il portavoce del papa, Joaquim Navarro
Valls, smentisce tutto, definendo le notizie riportate dal quotidiano
francese "informazioni senza alcun fondamento".
La certezza che il tesoro ustascia si trovi ancora in Vaticano riceve
il crisma dell'ufficialità il 2 giugno 1998 dal Rapporto Usa stilato
dal sottosegretario di Stato Usa Stuart Eizenstat, che afferma, fra
l'altro, che gli archivi ustascia furono portati in Vaticano, così
come oro e gioielli. Aggiunge che "anche se non ci sono prove
dell'implicazione diretta del papa e dei suoi consiglieri, sembra
inverosimile che essi abbiano del tutto ignorato ciò che stava
accadendo. Le autorità vaticane hanno affermato di non avere trovato
alcun documento suscettibile di far luce sulla questione dell'oro
ustascia". La reazione ufficiale di parte vaticana, espressa dal
portavoce pontificio Joaquin Navarro Valls è "il segretario
dell'istituto San Girolamo, che era all'epoca Krunoslav Draganovic,
ha forse utilizzato quest'oro unicamente a proprio titolo, senza
l'autorizzazione dell'istituto e senza che il Valicano lo sapesse".
L'avvocata americana Keelyn Friesen, che coordina l'azione giudiziaria
contro lo IOR e gli altri accusati di complicità nell'imboscamento
del tesoro ustascia promossa da Zivkovic e dai suoi compagni, promette
battaglia dura ed esige giustizia. Una giustizia, che se deve suonare
condanna per l'indegno agire d'uomini della Chiesa, chiama anche in
causa tutti i successori di Pio XII.


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http://www.ansa.it/balcani/croazia/croazia.shtml

CROAZIA: INIZIANO PREPARATIVI PER VISITA PAPA

(ANSA-AFP) ZAGABRIA, 7 GEN - Il primo ministro croato Ivica Racan ha
dichiarato oggi che il suo paese ha iniziato i preparativi per
accogliere papa Giovanni Paolo II, la cui visita in Croazia si
svolgera' probabilmente tra maggio e giugno. Il governo croato ''si
rallegra della visita del santi padre in Croazia e intende fare il
possibile perche' questa visita sia organizzaa nella maniera
migliore'', ha detto Racan in un comunicato. Il documento e' stato
pubblicato dopo un incontro tra Racan e una delegazione del Vaticano
incaricata di preparare la visita del papa che, secondo fonti di
stampa, dovrebbe svolgersi in giugno o in maggio. Il governo ha
costituito una commissione speciale incaricata di organizzare la
visita, al cui vertice e' stato posto il viceprimo ministro Goran
Granic. Il capo della delegazione pontificia, monsignor Renato
Boccardo, ha dichiarato che lo scopo della visita del papa in Croazia
''e' mettere l'accento sulle comuni radici culturali e spirituali dei
popoli dell'Europa centrale , dell'Est e dell'Ovest''. La delegazione
si rechera' nei prossimi giorni a Rijeka (Fiume), Zara, Dubrovnik e
Djakovo, quattro localita' che probaiblmente saranno incluse nel
viaggio del papa. Il papa si e' gia' recato due volte in Croazia da
quando questa e' diventata indipendente nel 1991. (ANSA-AFP) TF
07/01/2003 16:45

PAPA: CROAZIA, TERZA VISITA DAL 5 ALL'8 GIUGNO

(ANSA) - ZAGABRIA, 13 GEN - Su invito del governo e della Conferenza
episcopale, Papa Giovanni Paolo II visitera' la Croazia dal 5 all'8
giugno prossimi. Lo ha annunciato oggi a Zagabria il capo del
Protocollo della segreteria generale della Santa Sede mons. Renato
Boccardo - riferisce l'agenzia Hina - al termine della prima riunione
del comitato per i preparativi della visita. Mons. Boccardo ha guidato
una delegazione vaticana che durante la scorsa settimana ha visitato
Fiume, Djakovo, Osijek, Dubrovnik e Zara, che saranno le tappe della
visita del Papa. Si trattera' della terza visita di Giovanni Paolo II,
dopo quelle nel 1994 e nel 1998, e, secondo il nunzio apostolico a
Zagabria Giulio Einaudi, rafforzera' ulteriormente i buoni rapporti
tra la Croazia e il Vaticano. Nel corso della conferenza stampa, mons.
Boccardo ha detto peraltro di non sapere nulla di un'eventuale visita
del Papa in Bosnia nello stesso mese, ipotizzata nelle ultime
settimane. (ANSA). COR*VD 13/01/2003 18:20

PAPA: CROAZIA, SUA STATUA IN SANTUARIO MARIJA BISTRICA

(ANSA) - ZAGABRIA, 19 FEB - Prima della terza visita di Papa Giovanni
Paolo II in Croazia, prevista per giugno, una sua statua sara'
collocata nel santuario di Maria Bistrica. Lo ha annunciato l'agenzia
di stampa croata Hina. La statua del Papa, che sta preparando lo
scultore di Zagabria Zlatko Cular, sara' in bronzo, alta 2,5 metri e
costera' 30mila euro. La realizzazione della statua e' stata decisa
dall' amministrazione del santuario mariano in segno di gratitudine,
per aver Giovanni Paolo II proclamato beato, durante la sua visita a
Marija Bistrica il 3 ottobre 1998, il cardinale croato Alojzije
Stepinac. (ANSA). COR*VD 19/02/2003 17:16

PAPA: 83 ANNI, INAUGURATA STATUA IN CROAZIA

(ANSA-AFP) - ZAGABRIA, 18 MAG - Una statua di Papa Giovanni Paolo II
e' stata inaugurata oggi, giorno del suo 83/o compleanno, in una
piazza di Marija Bistrica, citta' della Croazia, circa 50 km a nord di
Zagabria. Lo ha annunciato l' agenzia Hina. Il Papa - che sara' di
nuovo in Croazia del 5 al 9 giugno prossimi - si era recato al
santuario di Marija Bistrica nel corso di una delle sue precedenti
visite, il 3 ottobre 1998, per celebrare la beatificazione del
cardinale croato Alojzije Stepinac.
Alta 2,8 metri e del peso di sette quintali, la statua in bronzo - che
raffigura il Pontefice in piedi - e' opera dello scultore croato
Zlatko Cular. Il basamento della scultura reca l'iscrizione: ''Al
Santo Padre Giovanni Paolo II, in segno di ringraziamento per la
fierezza che ha dato al popolo croato e per la sua fedelta'''.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato tra gli altri il
primo ministro croato Goran Granic e il nunzio apostolico in Croazia,
mons. Giulio Einaudi.
Nella chiesa del santuario, d'altra parte, sono state installate nuove
vetrate, una delle quali raffigura il teologo croato Ivan Merz, che
sara' beatificato il 22 giugno prossimo a Banja Luka, in occasione di
una visita del Papa in Bosnia. (ANSA-AFP). DIG 18/05/2003 20:43

PAPA: CROAZIA; INCONTRERA' SACERDOTE CON STIMMATE, STAMPA

(ANSA) - ZAGABRIA, 2 GIU - Nel corso della prossima visita in Croazia,
il Papa incontrera' a Fiume, in forma privata, padre Zlatko Sudac, che
ha le stimmate a forma di croce sulla fronte, sui polsi e sui piedi.
Lo scrive oggi il quotidiano Jutarnji list, richiamandosi a fonti
vaticane.
Ufficialmente, scrive il giornale, padre Sudac sara' tra i religiosi
che accoglieranno il Papa al suo arrivo a Fiume, il 5 giugno, ma ci
sara' anche un breve incontro privato. Secondo le informazioni
raccolte da Jutarnji list, il Papa ha gia' ricevuto padre Sudac
l'anno scorso a Roma e ha pregato per la sua salute insieme a lui.
Poiche' proprio allora le condizioni di Giovanni Paolo II sono
visibilmente migliorate, sono in molti a credere, scrive il giornale,
che cio' sia avvenuto grazie all'incontro e alla preghiera con il
'padre Pio croato'.
Zlatko Sudac, 32 anni, dopo studi di psicologia e filosofia, e'
diventato sacerdote nel 1998. Le stimmate sui polsi e sui piedi gli
sono apparse nell'ottobre del 2000, mentre ne ha visto apparire una a
forma di croce gia' nel 1999. La croce sulla fronte pulsa e sanguina
ogni venerdi', mentre le altre stimmate molto piu' spesso.
L'anno scorso, al sacerdote sono state effettuate analisi all'ospedale
Gemelli di Roma e, in quell'occasione il vescovo Valter Zupan ha
dichiarato che ''le ferite di Sudac non sono causate da mezzi
meccanici, da laser o da malattie'' e che Sudac ''e' una persona
psicologicamente sana''. (ANSA). COR*VD 02/06/2003 17:24

IL PAPA IN CROAZIA, SARO' DOVE CRISTIANI FURONO PERSEGUITATI

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 4 GIU - Il Papa ha le valigie pronte per
il suo centesimo viaggio, che lo portera' in Croazia da domani al 9
giugno, e lo ha ricordato ai pellegrini radunati in piazza san Pietro
per l'udienza generale, rammentando inoltre le sofferenze patite dai
cattolici croati ''al tempo della persecuzione religiosa''. ''Mi
accingo domani - ha detto - a compiere con grande speranza il mio
terzo viaggio in Croazia, terra segnata dalla testimonianza di
intrepidi discepoli del Vangelo. Lo scopo - ha aggiunto - e' quello
di confermare nella fede i fratelli e le sorelle della comunita'
cattolica, che al tempo della persecuzione religiosa sono rimasti
fedeli a Cristo, e non temono di affrontare le sfide del momento
presente per continuare ad annunciarlo con coraggio''.
''Carissimi fratelli e sorelle - ha concluso - vi invito ad
accompagnarmi con la preghiera. Affido questo centesimo viaggio
apostolico alla Vergine santa, tanto venerata in Croazia, perche' sia
lei a guidare i miei passi e a ottenere per il popolo croato una
rinnovata primavera di fede e di civile progresso''. Alla vigilia
della partenza per un viaggio che si annuncia impegnativo per i tempi
e gli impegni previsti, il Papa e' apparso un po' affaticato.
L'udienza e' stata allietata da alcuni cori di fedeli e ragazzi, in
particolare uno di bimbi coreani in abiti tradizionali e uno croato,
che il Papa ha salutato con un ''arrivederci in Croazia''.(ANSA). TF
04/06/2003 17:14

il manifesto - 06 Giugno 2003
CROAZIA

Il papa la proprone in Europa

Giovanni Paolo II ha cominciato il suo centesimo viaggio
internazionale affrontando due dei temi che saranno centrali nella sua
visita: l'interesse della Croazia a entrare in Europa e la necessità
di superare il passato di guerra. L'auspicio che la Croazia possa
entrare a far «parte integrante» dell'Europa è stato formulato
da Giovanni Paolo II nel discorso che ha pronunciato al suo arrivo a
Rijeka (Fiume), dov'è stato accolto da una piccola folla.«La Croazia
- ha detto il pontefice - ha posto recentemente la sua candidatura a
divenire parte integrante, anche dal punto di vista politico ed
economico, della grande famiglia dei popoli d'Europa. Non posso che
esprimere l'augurio di una felice realizzazione di tale aspirazione:
la ricca tradizione della Croazia contribuirà sicuramente a rafforzare
l'Unione sia come entità amministrativa e territoriale, che come
realtà culturale e spirituale». Da 13 anni, ha detto il papa che per
primo riconobbe l'autonomia del paese, «la Croazia percorre il
cammino della libertà e della democrazia». Accoglienza festosa per
Giovanni Paolo II anche al porto di Rijeka. Domani il viaggio entra
nella parte più impegnativa, con la visita a Dubrovnik, dove
beatificherà suor Maria Petkovic.

[Si notino gli accurati "omissis" sulla Storia, passata e recente,
della "Croazia Indipendente". CNJ]