Informazione

L'articolo che segue, tratto dal sito ARTEL GEOPOLITIKA
(http://www.artel.co.yu) e da noi gia' distribuito nell'originale
serbocroato, data ad un periodo precedente l'accordo sulla
ridefinizione dei rapporti tra Serbia e Montenegro, accordo fortemente
voluto dalla UE (mediatore l'ex bombardiere della NATO Xavier Solana)
e gia' ratificato dai parlamenti delle due Repubbliche tra ambiguita'
e crisi politiche interne (spec. in Montenegro).
Tra l'altro, l'accordo, di cui e' ora attesa la traduzione in termini
legislativi, prevede la cancellazione della "Jugoslavia" dalle carte
geografiche, con la creazione di una provvisoria "Unione tra Serbia e
Montenegro", da rimettere in discussione dopo un periodo di tre anni.
Tutto cio' premesso, l'articolo di Markovic, pure denso di
interessanti valutazioni sui pericoli insiti nella separazione tra le
due Repubbliche, risulta ormai sin troppo ottimistico: le leadership
della destra euro-atlantista, in Serbia come in Montenegro, hanno gia'
compiuto gli atti peggiori tra quelli che si potevano paventare,
gettando le basi per ulteriore disgregazione e sfascio. (I. Slavo)

---

Acc. Mihajlo Markovic:
"Le relazioni tra la Serbia e il Montenegro"

Intervento alla tavola rotonda del Forum di
Belgrado, il 15.11. 2001 sul tema "Le
relazioni della Serbia e il Montenegro".

Io vorrei dire qualcosa sui nodi strategici
delle relazioni tra la Serbia ed il
Montenegro. Il modo in cui sarà risolta la
questione della loro relazione avrà numerose
conseguenze a lungo termine per tutti i
cittadini che vivono su questi
territori. La secessione del Montenegro
dalla Jugoslavia è volontà di una minoranza
di cittadini del Montenegro,
circa la metà dei 380.000 montenegrini, e
della minoranza albanese. Questa minoranza
ha sottratto il diritto di
decisione ai c.ca 150.000 montenegrini che
vivono in Serbia. Dunque questo
"inalienabile diritto
all'autodeterminazione" non corrisponde a
criteri nazionali ma bensì a criteri
territoriali ed amministrativi. Percio'
alcuni possono ed altri non possono
partecipare al referendum. Ma secondo il
Diritto internazionale le unità
amministrative non hanno il diritto alla
secessione, anche se si chiamano
"repubbliche" [questa norma del diritto
internazionale e' stata clamorosamente
violata con i riconoscimenti di Slovenia,
Croazia, eccetera ; ndT]. Tanto più
che secondo la legge esistente sul
referendum, esso si riterrà valido se alla
votazione parteciperà qualcosa in più
del 50%, e se al quesito del referendum si
esprimerà positivamente di nuovo qualcosa in
più del 50% di quelli che hanno votato.
Sul destino dunque del Montenegro e della
Jugoslavia può decidere appena un quarto del
corpo elettorale. Essendo
la legge referendaria concepita in questa
maniera, la secessione del Montenegro, alla
quale si può giungere in
base alla volontà arbitraria di una parte
minoritaria ed irresponsabile - la quale
infatti tende ad un monopolio
illimitato del proprio potere e ad un
controllo assoluto del territorio, sul quale
governa senza alcuna limitazione -,
può portare alla rottura e alla oppressione,
in primis nello stesso Montenegro. La sua
parte di territorio a
nord-ovest (le montagne) e la parte che una
volta era erzegovese, già ora si sono
organizzate politicamente per
la lotta contro l'odierno governo, perché
esse, come anche le Bocche di Cattaro, non
riconoscono la nazionalità
montenegrina e non hanno appartenuto, come
si suol dire, "da secoli", allo stato
montenegrino. Non c'e' nessun
dubbio che una secessione forzata del
Montenegro e della Serbia potrebbe scatenare
anche la guerra civile in Montenegro.

Questa secessione potrebbe destabilizzare in
altre maniere tutta la regione. Dopo il
Kosovo e Metohija e dopo la
Macedonia sicuramente i nazionalisti e
terroristi albanesi trasferirebbero le loro
operazioni verso la parte orientale
del Montenegro, da Plav, Gusinje, Rozaj fino
ad Ulcinj. Gia' dalla formazione della "Lega
di Prizren" nel 1878 la
parte est del Montenegro figura in tutti i
piani come parte indispensabile della Grande
Albania. La distruzione della
Jugoslavia si rifletterebbe direttamente
sullo status del Kosmet, del promontorio di
Prevlaka e della Repubblica
Serba di Bosnia. La sparizione dello stato
jugoslavo aprirebbe subito la questione
della proclamazione
dell'indipendenza del Kosovo, perché nella
risoluzione 1244 non si menziona la
sovranità della Serbia sul Kosovo e
Metohija. La Croazia si affretterebbe ad
annettere la Prevlaka. La situazione
internazionale della Repubblica Serba
di Bosnia sarebbe sensibilmente scossa,
perché sparirebbe lo Stato garante degli
accordi di Dayton [la RF di
Jugoslavia, ndT]. Infine peggiorerebbe la
posizione strategica della stessa Repubblica
di Serbia perché sarebbe
tagliato il collegamento strategico molto
importante con il Mare Adriatico, e sarebbe
messa in discussione
l'esistenza della sua Marina, nella quale la
maggior parte dei componenti appartiene alla
popolazione serba, e di
cui vorrebbe appropriarsi l'attuale governo
del Montenegro. Bisogna aggiungere che cosi
peggiorerebbe anche la
posizione strategica della Macedonia, che si
troverebbe sulle sue frontiere occidentali,
e su quelle del nord, non
soltanto gli albanesi dell'Albania ma anche
quelli del Montenegro e del Kosovo e
Metohija.

Questa minaccia della destabilizzazione di
tutta la regione est-europea è stata una
delle cause per cui è cambiata
la posizione della comunità internazionale e
particolarmente degli USA verso la
secessione del Montenegro. Questa
secessione è stata sostenuta dai paesi
membri della NATO quando la loro priorità
era di indebolire ed abbattere il
regime di allora (Milosevic). Nel frattempo
questo obiettivo è stato raggiunto. E'
cambiata l'amministrazione USA, e
la crisi balcanica si è allargata sul
territorio della Macedonia. La nuova
amministrazione, nella quale non ci sono
cosi tanti furiosi serbofobi come sono
stati Clinton, la Albright, Holbrook ed
altri, non era motivata ad accanirsi
innanzitutto contro i serbi a causa della
loro disobbedienza e delle proprie perdite
da nascondere, benche' anche
questa leadership abbia continuato con la
politica della globalizzazione e del
controllo sui Balcani. Essa non poteva
non vedere che dalla secessione del
Montenegro possono venire soltanto danni e
non benefici.

Infine, l'aggressione dei terroristi alla
Macedonia ha mostrato che ciò può succedere
anche al Montenegro, non
appena si rendera' indipendente. Di fronte a
tutto il mondo è caduta la maschera del
vittimismo schipetaro, delle
"persecuzioni"... Se nel piano di
globalizzazione dei Balcani è stato
importante impedire la costituzione di
qualsivoglia Stato forte ed autonomo, allora
sarebbe stato controproducente consentire la
formazione di una
Grande Albania euforica, spiccatamente
nazionalista. Per questo si è attenuato il
sostegno alla creazione del
Kosovo indipendente ma anche alla secessione
del Montenegro.
Queste non sono ancora posizioni
consolidate, e dal gioco delle diversi lobby
sono sempre possibili delle brutte
sorprese. Però, anche le stesse attuali voci
dei funzionari americani sulla necessità che
il Montenegro rimanga
nell'ambito dello Stato comune con la Serbia
dovranno avere un determinato effetto sulla
parte pragmatica dei
montenegrini separatisti. Perciò è molto
importante la questione se le forze
separatiste avranno il sostegno anche
di quel 26% del corpo elettorale che, nel
peggiore dei casi, sarebbe sufficiente per
la secessione.

Dall'analisi delle relazioni interne nel
Montenegro e nella Serbia si possono dedurre
quali sono le possibilità
dell'esistenza futura del loro odierno Stato
comune. Due sono i criteri essenziali della
divisione tra le diverse forze
politiche : l'orientamento nazionale e
quello sociale. Nell'orientamento nazionale
bisogna innanzitutto distinguere
3 gruppi di montenegrini. Nel primo gruppo
sono i montenegrini che si ritengono di
stirpe serba, nel secondo quelli
che si ritengono come uno specifico popolo
serbo, dunque i serbi delle montagne
montenegrine, della Erzegovina
orientale e delle Bocche di Cattaro, mentre
il terzo gruppo ritiene di avere una
differente identità nazionale dai
serbi, e perciò di meritare uno Stato
indipendente e sovrano. A differenza di
questi terzi, i primi due gruppi sono
ostili alla separazione. Oltre a questi
380.000 montenegrini nel Montenegro vivono
c.ca 235.000 appartenenti alle
minoranze e schipetara. Gli schipetari sono
alleati della lista per la secessione del
Montenegro, mentre tra i
musulmani (o bosgnacchi come si definiscono)
molti non vogliono la separazione definitiva
del Sangiaccato [la
regione in cui sono stanziati, ndT] in una
parte serba ed una montenegrina, perciò
potrebbero decidere (anche se
temporaneamente) per uno Stato comune, la
Jugoslavia, fintantoché non sara' portata in
primo piano la questione
dello status di tutto il Sangiaccato.

Per quanto riguarda l'orientamento sociale e
le sue implicazioni per la conservazione
dello Stato comune, la
situazione non e' tanto semplice da poter
essere descritta con una polarizzazione
sinistra-destra. I due
raggruppamenti politici principali, DPS ed
SNP [Socijalisticka Narodna Partija, Partito
Socialista Popolare, ndT],
provengono entrambi dal Partito Democratico
dei Socialisti. Ma la leadership del DPS si
e' orientata verso
l'accumulazione della ricchezza e verso il
mantenimento del potere tramite il
rafforzamento degli organismi della
repressione, tanto da diventare un tipico
partito di destra, mentre l'altra forza,
l'SNP, e' rimasta nella classica
cornice di un partito di sinistra. Il primo
e' separatista, mentre il secondo e'
pro-serbo e jugoslavo. Questa
divisione si riflette in una precedente,
profonda separazione fra "usurai" e
"bianchi". I primi erano contrari alla
unione con la Serbia, nel 1918, e piu' tardi
sono entrati in massa nel Partito Comunista
del Montenegro - quando il
Comintern proclamo' la Tesi sulla
frantumazione della Jugoslavia e sui
montenegrini come nazione a se, con un
proprio Stato. Gli altri, i "bianchi", nel
1918 si schierarono a favore della unione
con la Serbia e poi a sostegno di
uno Stato jugoslavo unitario. Da questa
analisi consegue che i montenegrini
orientati a sinistra, quelli di ceppo
serbo o che si sentono tali, con il sostegno
dei musulmani di orientamento jugoslavo
otterrebbero un vantaggio
minimo al referendum, se esso si svolgesse
nella primavera 2002.

In Serbia la situazione e' diversa. La
sinistra, dopo la sconfitta alle elezioni
del 2000, e' molto indebolita. Nel
complesso, essa vuole mantenere uno Stato
comune con il Montenegro, anche se,
paradossalmente, in questo
Stato essa non puo' collaborare con la
sinistra montenegrina dell'SNP che ha scelto
di entrare nel governo
[federale jugoslavo, ndT] di coalizione con
la destra serba del DOS. Nella destra serba,
ed anche nella stessa
coalizione di governo DOS, la situazione e'
complessa. Accanto ad alcuni separatisti,
che desiderano in fondo che il
Montenegro si separi, benche' non ne parlino
apertamente, esistono anche forze fortemente
nazionaliste (DSS,
SRS, SSJ) che ritengono che i montenegrini
siano in fondo "puri serbi" e percio' che si
debba avere uno Stato serbo unificato.
Dall'altra parte ci sono i mondialisti, come
quelli del DOS, gente che potrebbe non
provare alcun sentimento
nazionale e che rispetto al mantenimento
dello Stato nazionale da' la precedenza alla
globalizzazione (e alla
partecipazione dei serbi a tale
globalizzazione). Essi non ritengono
cruciale se la Serbia o il Montenegro saranno
uno o due Stati nazionali, ma bensi' se
essi diventeranno o meno regioni dell'Unione
Europea.

In Serbia si puo' valutare che il referendum
(se si tenesse) darebbe un consistente
sostegno al mantenimento
dello Stato unitario. Si potrebbe anche
arrivare alla disintegrazione della
Jugoslavia, ma alla condizione che siano i
paesi della NATO a deciderla, il che al
momento non e' molto probabile, oppure se la
Jugoslavia arrivasse al crack
economico nel 2002, il che viceversa e'
possibile.


(Traduzione di Ivan per il Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia)

Subject: Novi tekst na ARTEL GEOPOLITIKA- Saopstenje
Beogradskog Foruma povodom sudjenje A. MIlosevicu
Date: Fri, 28 Jun 2002 19:43:01 -0700
From: "Artel"

ARTEL GEOPOLITIKA by www.artel.co.yu
office@...
Datum:28 jun 2002

BEOGRADSKI FORUM ZA SVET RAVNOPRAVNIH: SAOPSTENJE ZA
JAVNOST POVODOM SUDJENJA SLOBODANU MILOSEVI?U

PREDSEDAVAJU?I BEOGRADSKOG FORUMA
Vladislav Jovanovi?
Beograd, 10. jun 2002. godine

Podse?aju?i na svoje sopstenje od 14. maja 2002 godine, Forum je
i dalje duboko zabrinut zbog na?ina na koji se vodi sudjenje
gospodinu Slobodanu Milosevi?u pred Medjunarodnim krivi?nim
Tribunalom za bivsu Jugoslaviju (ICTY) u Hagu.
Forum je zabrinut zbog prihvatanja od strane Tribunala gospodina
Freda Abrahamsa iz organizacije Human Rights Watch kao svedoka,
uprkos ?injenici da je on pre toga bio zaposlen od strane
kancelarije tu?ilastva u ovom predmetu. Takva dvojna uloga ovog
svedoka tesko da mo?e dobrineti njegovoj sposobnosti da da
objektivan i nepristrasan iskaz pred Tribunalom.
Forum jos jednom izra?ava svoju najdublju zabrinutost zbog
nastavka nestrpljivog ponasanja koje pokazuje predsedavaju?i
sudija Ri?ard Mej za vreme unakrsnog ispitivanja svedoka. Dana
22. maja 2002. godine, za vreme unakrsnog ispitivanja dr. Erika
Bakarda, vestaka sudske medicine, ispitivanje jednog od
prijatelja suda gospodina Tapuskovi?a je bilo naglo prekinuto od
strane sudije Meja i to dok je postavljao pitanja o dogadjajima
u Ra?ku. Imaju?i u vidu da su dogadjaji u Ra?ku poslu?ili kao
okida? za 78 dana bombardovanja Jugoslavije i da je unakrsno
ispitivanje gospodina Tapuskovi?a prekinuto u momentu dok se on
bavio nekim odlu?uju?im pitanjima, i to sa objasnjenjem "da mu
je vreme isteklo", Forum smatra neprihvatljivim da se takva
krucijalna pitanja mogu odbaciti od strane sudije Meja na takav
nestrpljiv na?in. Nema dileme da takav pristup ima stetan efekat
na proces utvrdjivanja materijalne istine.
Forum opa?a da je i pravo gospodina Milosevi?a da unakrsno
ispita svedoke bilo ometano dok je ispitivao generala Misu
Mazoneeva, takodje o dogadjajima u Ra?ku. Smatraju?i da su
pitanja gospodina Milosevi?a pravno i fakti?ki bila relevantna,
Forum je veoma zabrinut zbog nezabele?enog izliva nestrpljenja
od strane sudije Meja tom prilikom.
Na kraju, Forum izra?ava svoju najdublju zabrinutost zbog
?iwenice da se kancelarija tu?ilastva sve vise oslanja na iskaze
svedoka koji imaju podebele krivi?ne dosijee. Time je
kredibilitet ovih iskaza doveden pod veliki znak pitanja.
Smatraju?i da takav na?in vodjena postupka nastavlja da ima
stetan efekat na pravo gospodina Milosevi?a na posteno sudjenje,
Forum ponovo poziva sve organizacije za ljudska prava da postave
svoje posmatra?e na sudjenju, ili da prate proces na drugi
prikladan na?in. Forum, takodje, poziva sve organizacije za
zastitu ljudskih prava da preduzmu onu akciju koju smatraju
prikladnom u cilju zaustavljanja krsenja prava na fer sudjenje
gospodina Slobodana Milosevi?a.

===*===

> http://www.glas-javnosti.co.yu/danas/srpski/I02062901.shtml

Glas javnosti, 30.juni, 2002.

intervju: Francuski advokat Zak Verzes o sudenju Milosevicu u Haskom
tribunalu

Velika kuhinja Amerike i Nemacke

Ocekuje da padne optuzba za genocid i predlaze da se sud
bavi i
zlocinima protiv mira

Poznati francuski pravnik Zak Verzes, koji nastupa u
svojstvu
advokata koji su prilozili zalbu Evropskom sudu za ljudska
prava
u Strazburu u vezi transfera bivseg jugoslovenskog
predsednika
Slobodana Milosevica u Hag, danas, godinu dana od tog
dogadaja i cetiri meseca od pocetka sudenja, u razgovoru
za
"Glas" ostaje pri svom stavu da je ovaj proces pocetak
kraja
Haskog tribunala.

Kako ocenjujete proces Milosevicu pred Haskim tribunalom?
- Sudenje Milosevicu pred ovim ad hok sudom, koji je
osnovan
Rezolucijom SB UN zbog zlocina pocinjenih u ratovima na
prostorima bivse SFRJ devedesetih godina proslog veka,
pocetak
je kraja Haskog tribunala. Kako sudenje odmice, to je sve
ociglednije. Tokom ovog sudenja, koje je nazvano procesom
stoleca, iz dana u dan postaje sve jasnije da se
postojanje ovog
suda, ako se postuje pravo, lako moze osporiti.

Izvodenje dokaza Tuzilastva po optuznici za Kosovo privodi
se
kraju. Kakvo je Vase videnje dosadasnjeg toka sudenja?
- Optuznica za Kosovo dozivela je potpuni neuspeh, sto se
vidi i
kroz raspravu izmedu sudija i tuzioca, a nezadovoljna je i
Amerika. Jasno je da nisu mogli nista da nadu protiv
Milosevica.
Trebalo bi da padne i optuznica za genocid u Bosni, jer ni
za to
nemaju dokaze.

Sto se samog Milosevica tice, on
se u sudnici, pred clanovima
sudskog veca, tuziocima i
svedocima, u unakrsnom
ispitivanju veoma dobro drzi.
Zato se i odustalo od "paralelnog
sudenja", koje smo planirali da
organizujemo u Parizu. Ovakvo
Milosevicevo drzanje, medutim,
ne znaci da se on brani, jer bi
time cinio cast ovom sudu koji se
bavi samo ratnim zlocinima.

Sta je sa zlocinima protiv mira?
- To je pitanje koje se ne
postavlja. I upravo ce oko njega
da nastanu sporovi. Haski
tribunal bavi se zlocinima koji su
rezultat rata. U Nirnbergu su se
bavili zlocinima protiv mira, koji
su u korenu svega. To sto
Milosevic u Hagu ne odgovara za zlocine protiv mira govori
da
nije kriv.

Ko je kriv?
- Zar cinjenica da se Hag time ne bavi ne daje odgovor na
ovo
pitanje: SAD i Nemci.

Mozete li da objasnite njihovu ulogu u tome?
- Cim je posle Titove smrti centralna vlast u Jugoslaviji
oslabljena,
Nemci su poceli da spletkare s Hrvatima, slicno nacistima
koji su
to radili s ustasama u Drugom svetskom ratu. Rukovodeci se
iskustvom iz dva prethodna rata, Nemci su znali do cega
moze da
dovede secesija jugoslovenskih republika, da ce biti
premestanja
stanovnistva i da ce to dovesti do sukoba. Nisu zaboravili
ni
masakre SS divizija bosanskih muslimana nad Srbima,
okupaciju
Kosova od strane Albanaca... Amerikanci su ih podrzavali u
tome
i desilo se sta se desilo.

Kakva je bila uloga Francuske u svemu tome?
- Francuska nije imala snage da podrzi Srbe. Iako je
francuski
vojni i drzavni vrh bio blagovremeno upoznat sa onim sto
se
sprema na prostorima SFRJ, ostali su po strani bojeci se
ostalih
clanica NATO i ostavili Srbe na cedilu. Vlasti u
Francuskoj
priklonile su se nemackim ambicijama koje su podrzali
Amerikanci. Zato je moje misljenje da bi Sud u Hagu, ako
bi hteo
da utvrdi odgovornost, morao da cuje pre svih Kola i
americke
politicare koji su u to vreme boravili, ili dolazili, u
Jugoslaviju.

Zbog cega se, po Vasem misljenju, Vasington protivi da se
kao
svedoci pojave njihovi politicki lideri?
- Ako su nevini, neka ih puste da svedoce. Neka im se
omoguci da
kazu sta znaju i da odgovore na Miloseviceva pitanja. I to
ne na
zatvorenom sudenju, vec neka javno izloze svoj i stav
svoje zemlje.
To sto Haski tribunal ne poziva americke i nemacke
politicare je
dvostruko priznanje. Prvo da Sud priznaje da je Zapad
odgovoran
za zlocine protiv mira, i drugo da se sudije klanjaju
Nemcima i
Amerikancima.

Zar i ovaj americki stav o Stalnom medunarodnom krivicnom
sudu ne govori dovoljno. Ako Amerikanci kazu da nece ici u
mirovne misije ukoliko ce se i njihovim vojnicima suditi
za ratne
zlocine onda je, mislim, sve jasno - rekao je na kraju
razgovora za
"Glas" Zak Verzes, koji je ovih dana boravio u Beogradu.

...............
Srebrenica - klopka za Srbe

Postoje dokazi, tvrdi Verzes za
"Glas" , da je Alija Izetbegovic
zeleo masakr u Srebrenici, te da
je podsticao Nasera Orica da
vrsi zlocine u srpskim selima u
okolini. Oric je odbio Morionov
i predlog Sadako Ogate da se iz
Srebrenice evakuisu zene i deca
i povukao svoje jedinice. To je
bila klopka za Srbe, jos gora od
one koju su Nemci postavili
Poljacima kada su u
uniformama poljske vojske
"upali" u Radio stanicu u
pogranicnom mestu Olankvic,
sto je posluzilo kao povod za
napad na Poljsku i pocetak
drugog svetskog rata.


Ljiljana Staletovic

>
> Subject: questioni internazionali
> Date: Mon, 1 Jul 2002 13:34:48 +0200
> From: Italo Slavetti
> To: radical.party@..., web.clubp@...,
o.dupuis@..., d.quinto@..., lcoscioni@...,
b.dellavedova@..., maribus@..., m.cappato@...,
p.chiarelli@..., s.delia@..., gdellalba@...,
n.khramov@..., omarzocchi@..., mperduca@...,
p.pietrosanti@..., oratti@..., s.stanzani@...,
m.turco@..., bordin@..., d.capezzone@...,
d.quinto@..., r.bernardini@...,
a.bandinelli@..., 3356142688@..., mi.delucia@...,
r.spampanato@..., a.spolaor@..., v.vecellio@...,
e.bonino@..., m.pannella@...
>
>
>
> Cari compagni radicali,
>
> simpatizzo da lunga data con la vostra causa e penso
> anche di iscrivermi al Partito, una buona volta. Prima
> di fare la tessera, pero', vorrei capire un attimo in
> che tipo di battaglie potrei essere coinvolto. Io sono
> particolarmente interessato alle questioni internazionali,
> e vorrei impegnarmi nelle campagne che voi da sempre
> conducete in favore della autodeterminazione dei popoli
> oppressi. Guardando un attimo i vostri siti internet
> (http://www.radicalparty.org/, http://www.radicali.it/)
> trovo notizie su:
>
> * l'area dell'ex Indocina, che e' oggi purtroppo infestata
> dai comunisti. Vedo notizie sul Laos e sul Vietnam, ed
> in particolare sui "montagnard", questo popolo che giustamente
> la CIA ha deciso di salvare ("Save The Montagnard People (STMP)
> was founded in 1986 by U.S. Special Forces veterans of the
> Vietnam War", leggo su http://www.montagnards.org/)
>
> * Tibet. Non mi dilungo perche' la storia e' nota a tutti:
> e' importante consentire al popolo tibetano di ritornare
> allo stato di schiavitu' feudale, liberandolo dal giogo
> della modernita' cinese (comunista).
>
> * Turkestan Orientale. Anche qui si tratta di secessione
> dalla Cina; in questo caso faremmo leva sulla minoranza
> turcofona degli Uiguri e sul fanatismo islamista. Per inciso,
> avevo notato sul vostro sito una interessante piantina
> della Cina squartata in 5 pezzi, ma non la vedo piu':
> sicuramente quel paese va distrutto, sono gia' un miliardo
> e mezzo ed hanno una economia in crescita esponenziale,
> secondo me se non funziona con le secessioni potremmo
> provare con l'atomica ("bombolona umanitaria" potremmo
> definirla nella campagna di pressione, che ne dite come
> vezzeggiativo?).
>
> * Cecenia. Qui l'attenzione e' un po' calata, forse
> perche' i due obiettivi (impedire che funzioni l'oleodotto
> che porta il petrolio del Caspio verso l'Europa; imporre
> alla Russia di legarsi alla NATO) sono gia' stati raggiunti.
> Non capisco perche' qualcuno si sia scandalizzato del fatto
> che, in funzione antirussa, abbiamo usato il fanatismo
> wahabita di Al Qeda: in fondo ha funzionato!
>
> * Israele nella UE subito!!! (Un mio amico mi chiedeva
> perche' non ci battiamo per la autodeterminazione della
> Palestina, gli ho sferrato un pugno, sta ancora in ospedale)
>
> * Jugoslavia. Se ne parla di meno, non so perche', visto
> che c'e' ancora tanto da fare: la Grande Albania, il
> Sangiaccato e la Vojvodina da staccare, eccetera. Mio zio
> si comprera' una villa al mare in Montenegro con i proventi
> di una attivita' che ha iniziato a Valona, non ho ben capito
> di cosa si tratta esattamente, comunque ha detto che mi
> invitera' al mare.
>
> A questo punto mi chiedo: non c'e' il rischio che sia
> considerato un po' parziale, insufficiente, questo quadro
> internazionale da voi tracciato? Ci sono tante altre
> sacrosante cause nazionali, tante autodeterminazioni per
> cui combattere... Faccio solo qualche esempio:
>
> * Il Kosakkenland, la terra cosacca tra Goriziano e
> Slovenia: Hitler gliela aveva promessa, non capisco
> perche' li abbiate abbandonati. Potrebbe essere un
> ulteriore strumento di pressione contro la Slovenia
> (ricordate che devono restituirci ancora i beni
> abbandonati dagli esuli!).
>
> * I croati del Molise valgono forse di meno di quelli
> di Osijek? Ora, se il problema e' politico, basta inviare
> qualche agente, qualcuno di quelli appena rientrati
> dall'Argentina, e vedrete che anche i croati del Molise
> diventeranno piu' "neri" della pece!
>
> * I tedeschi di Kalinigrad: anche a loro il Fuehrer aveva
> fatto tante promesse, e' mai possibile che debbano rimanere
> imprigionati, confusi tra i sub-umani slavi? Tenete presente
> che le sinistre in Polonia riprendono pericolosamente quota...
>
> * Lo stesso vale per i turchi della Bulgaria. Sarebbe uno
> schiaffo morale a quei rompiscatole che continuamente pongono
> il problema del Kurdistan - chi se ne frega del Kurdistan, dico
> io!
>
> Ecco, almeno queste problematiche andrebbero affrontate, per
> non correre il rischio di essere considerati faziosi, o
> troppo selettivi. Che cosa ne dite compagni?
>
> Cari saluti
> Italo (Roma)
>
> PS. Aderisco alla nuova campagna "Per la riforma americana
> delle istituzioni, dell'economia e della giustizia", attorno
> alla quale ruotera' anche il prossimo congresso dei Radicali
> Italiani. Per quanto mi riguarda, chiederei direttamente la
> annessione dell'Italia agli Stati Uniti d'America. Quello si
> che e' un paese democratico!
>
>

> http://www.antiwar.com/malic/pf/p-m062802.html

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

June 28, 2002

On St. Vitus Day

What's in a day? In the US, certain dates have come to mean certain
things: July 4 is about freedom, even if only in theory; December 7
stands for a surprise attack, despite evidence to the contrary; and
September 11 has become shorthand for terrorism writ large. The
French still faithfully celebrate July 14, the day when the mobs
stormed the Bastille dungeons and by capturing that symbol of royal
power began a century of pan-European upheaval.

No wonder, then, that even the Balkans has a few dates to
remember. It so happens today is one of them. A day heavy with
meaning for the Serbs, June 28, St. Vitus Day - Vidovdan -
represents triumph, tragedy and treason, all rolled into one.

The Vidovdan Trinity

Three times so far has Vidovdan been a fateful day for the Serbs.
First in 1389, when Serb knights faced a Turkish host on the field of
Kosovo. At the end of the day, it was a triumph: the Turkish host
retreated, their sultan dead. It was a tragedy: the Serb army was
destroyed, the prince who led it, dead. And it was betrayal: for many
Serbs and fellow Christians fought as Turkish vassals, and Serb
epics tell of treason that hobbled their knights at the decisive
moment.

Five hundred-odd years hence, another Vidovdan changed the fate
of Serbs again. By 1914, Serbia had long won its freedom from the
Turks, and in fact had just liberated Kosovo two years prior. The
preceding decade had been one of justice and prosperity, even under
the shadow of the mighty Austrian Empire. Their brethren who lived
within the Empire were not so fortunate, as Austrian oppression
grew worse by the year. Then on Vidovdan 1914, a young
revolutionary from Bosnia assassinated the Austrian heir and
changed history - not only that of the Serbs, but of the world. Within
a month of Gavrilo Princip's act, European empires fell upon each
other in an orgy of mass destruction known then as the Great War,
today simply World War One.

In its aftermath, Serbia disappeared into a joint state of South Slavs,
later known as Yugoslavia, which lasted for some 70 years in two
incarnations. Its creation was a triumph, for it freed the South Slavs
of Imperial tyranny. It was also a tragedy, since the war left behind
death and despair which will haunt the Balkans for decades. And it
was betrayal, as some joined the new state just to stab it in the
back, and others desired it only for the sake of personal power.

No Triumph

By the third fateful Vidovdan, Yugoslavia was gone. Serbs were
virtually extinct in what became Croatia; Bosnia found itself
occupied by an Empire. Kosovo was lost again. The Serbs have been
blamed for all of it so often, they themselves became convinced of
the charges. The pinnacle of their self-abasement was to come on
this very day last year, when Serbia's new, servile leaders delivered
their chained predecessor to the Empire for "trial".

Only this time, there was no triumph. There was only betrayal - of
honor, of law, of justice - and tragedy, as Serbia came full circle
back to 1389, and bent the knee to an outside conqueror. Then, it
went down fighting, and the spirit of that fight endured for centuries,
enabling its eventual rebirth. Now, there was nothing noble,
courageous, or even rational. There was simply greed, gutlessness,
and groveling.

Serbia in Chains

Of course, groveling has consequences. Far from becoming a "friend
and partner," Serbia has become a beast of burden. Its economy,
devastated by the early 1990s trade embargo and pulverized by the
1999 bombing, is being sold off to foreigners and organized crime
syndicates by a greedy, corrupt regime. That gang of thieves has
also stepped up its wholesale plunder of the entire population. There
are no citizens in Serbia any more, only tax slaves.

The "blood tax" to the Hague Inquisition is becoming more frequent.
Though the people have become convinced that Milosevic was being
railroaded - it wasn't too hard, given the Hague Inquisition's blatant
disregard for justice or even pretense thereof - live feeds from his
"trial" were cut off, and every effort is made to legitimize the
Inquisition.

This absurd drive goes to such lengths as to jail the former director
of the Serbian state television, for "failing to protect" his employees
from NATO bombs. The actual murderers, NATO pilots who bombed
the TV station and killed 16 of its employees, do not even enter the
picture. As RealityMacedonia pointed out, those who can't kick the
horse will beat the saddle instead. But do they have to suck up to the
horse?

That is precisely what happened this past week, as the crumbling
Yugoslav Army's top soldier, Col. Gen. Nebojsa Pavkovic, was
unceremoniously sacked to make way for entry into NATO's circle
of vassals. Pavkovic commanded the troops that held off both NATO
and KLA attacks on Kosovo during the 1999 war, and as such, the
Empire wanted his head. Desperate for Imperial support, which has
gone mostly to his arch-rival Djindjic, president of the undead
Yugoslavia Vojislav Kostunica chose to offer Pavkovic's head as a
token of submission.

Crucified Kosovo

Little wonder that the Empire is not standing by its bargain from
three years ago, when the Yugoslav Army peacefully retreated from
Kosovo. Bargains are kept with partners, not servants. Might asks
for no permission, obeys no contracts. Though Kosovo remains part
of Serbia on paper, in the Empire-shaped reality it is quite the
opposite.

After three years of NATO/UN/Albanian occupation, Kosovo has
become a hellish nightmare for the remaining Serbs, Turks, Roma,
Gorani and all other non-Albanians - except the NATO troops of
course. Over a hundred churches have been dynamited, countless
homes burned, hundreds of non-Albanians shot, stabbed, stoned, or
abducted to disappear without a trace. Few, if any, non-Albanian
refugees have been allowed to return. Worse yet, those who
remained in their homes despite the onslaught of murder and arson,
are now being forced to submit or flee.

Empire's viceroy, Michael "Caviar" Steiner, is preparing to eliminate
the last vestiges of Serb self-government in Kosovo, and
subordinate them all to Albanian authorities. The makeshift hospital
in the northern Mitrovica, where non-Albanians live freely, has been
under siege for weeks. Serbs who organized to repel Albanian
raiders now live in fear of arbitrary arrest.

On the other hand, it has been a year since three Albanians were
arrested for blowing up a busload of Serbs that was under UN
protection. Two were released for "lack of evidence," and the third
"mysteriously escaped" from the stockade at Camp Bondsteel, the
largest US military base in the Balkans.

To say that the UN/NATO mission in Kosovo has failed is the
pinnacle of understatement, but also clever sarcasm. Since the
failure doesn't seem to bother either of them, and since their
behavior has consistently indicated a somewhat different agenda, in
reality it appears the mission has accomplished everything it set out
to do, and a few things besides.

Seeing

In ancient Slavic tradition Vidovdan was the day of Vid, the god of
insight. The destruction and despair the Empire and its servants
have brought about is plainly visible even on an ordinary day. And
yet the people of Serbia - like so many in the world that face the
same predicament - are blind to their problems, deaf to the call of
reason, and deluded into believing salvation will come at the hands
of those who caused the suffering to begin with.

If they would only look, they could see - and choose differently -
any day now. This fateful day, is as good as any.

Postscript

There have been, of course, people who have seen clearly. One of
them was poet and essayist Jovan Hristic, who died last week at the
age of 69. One of his poems can and should be a lesson not just to
his fellow Serbs, but to all other nations facing the same choice. It
speaks for itself.

Barbarians

Kai tora tha genoume horis barbarous.
Oi anthropoi autoi esan mia kapoia lysis

(What shall now become of us, without any barbarians?
Those people were a kind of a solution.)

- Constantine Kavafi, Waiting for the Barbarians



At last, the heralds come and say: The barbarians are coming!

The city prepares to greet them:
Excited youths already chant their names
And rush to worship the new gods.
For did the poets not say they were a solution?
Now they write poems to their glory
Awaiting the day when they will be read aloud
While the impressed barbarians (fully armed)
Applaud, and learn them by heart.
Already they see their verses in bold letters
Hanging above entrances to the temples
From which they will banish the feeble gods;
They see libraries full of their books
From which they will banish stories that no more
have meaning to anyone.
But poets do not know they will be the first
To be hanged on the town square
Together with the youths who rushed to open
The gates
And let into the city those they have so eagerly awaited.
Because barbarians are barbarians
Not a solution.



Jovan Hristic (1933-2002)

(tr. Nebojsa Malic)

Varvari

Najzad, glasnici su dosli i rekli: Varvari
dolaze.
U gradu se spremaju da ih docekaju:
Odusevljeni mladici vec uzvikuju njihova
imena
I zure da slave nove bogove.
Ne govore li pesnici kako su oni neko resenje?
Sad pisu pesme u njihovu slavu
I cekaju dan kada ce ih glasno citati
Dok zadivljeni varvari (pod oruzjem)
Budu pljeskali, i ucili ih napamet.
Vec vide svoje pesme velikim slovima ispisane
Okacene u proceljima hramova
Oz kojih ce izgnati onemocala bozanstva,
Vide biblioteke prepune svojih knjiga
Iz kojih ce izbaciti price sto vise nikom
nista ne govore.
Ali ne znaju pesnici da ce oni prvi biti
obeseni na gradskom trgu
Zajedno sa mladicima sto su pozurili da otvore
kapije
I puste u grad one koje su tako zeljno cekali.
Jer varvari su varvari, i nisu nikakvo resenje.