Informazione

CHI HA BEVUTO IL LATTE CONTAMINATO?

di T.O.Markovic
NOVOSTI (Belgrado), 3/4 febbraio 2001

Si scopre il grande scandalo dell’aiuto umanitario arrivato in
Jugoslavia ancora nel 1995


Dalla Francia sono arrivate 10 tonnellate di latte radioattivo, 6
tonnellate delle quali si trovano ora immagazzinate all’Istituto per =

la Scienza Nucleare di Vinca. Non si sa dove sono finite le altre.
Secondo una versione, il latte è stato esportato in Macedonia, Bosnia
o Bulgaria.
L’origine del latte in polvere è la Polonia, ma è stato impacchettato=

in Francia e poi inviato in Jugoslavia. Il latte era confezionato in
pacchi da 25 kg. Agli impiegati dell’Istituto di Vinca non è ancora
chiaro come mai questo latte con alta percentuale di radioattivita’
sia arrivato proprio nel 1995, giacché dalla catastrofe di Chernobil
sono passati molti anni. (...)
Ma quanto dell’aiuto umanitario che da qualche anno arriva in
Jugoslavia è davvero umanitario ? La risposta forse la può dare
l’esempio del latte in polvere radioattivo che proprio cosi è
arrivato in Jugoslavia. Il latte era destinato ai bambini ma
fortunatamente dopo gli attenti esami dell’Istituto di Vinca è stata =

accertata la contaminazione, e perciò è stata proibita la
distribuzione.

Quella che segue e' una raccolta di articoli
da noi selezionati anche in base alle richieste
giunteci dal gruppo italiano di avvocati e
giuristi che sta seguendo le denunce contro
i Ministri del governo D'Alema sui crimini
commessi dall'esercito italiano con i
bombardamenti sulla Jugoslavia del 1999, ed
in particolare sull'uso dell'uranio
impoverito.

Ricordiamo anche il caso della giovane
Svetlana di Kragujevac, deceduta lo scorso anno
all'Ospedale Bambin Gesu' di Roma dopo
tante sofferenze dovute alla leucemia che la colse
pochi mesi dopo i bombardamenti.

La redazione di "Voce Jugoslava" su Radio Citta' Aperta"

===*===

VESTI, 5 giugno 1999

Il direttore del giardino zoologico di Belgrado ha denunciato la
Alleanza Atlantica alla
Corte internazionale di Giustizia.
GLI ANIMALI MANGIAVANO I LORO PICCOLI

Vuk Bojovic, direttore dello zoo di
Belgrado, ha presentato una denuncia presso la
Corte internazionale di giustizia,
richiedendo un risarcimento di 9500 dollari per lo
stress subito dagli animali a causa
delle bombe gettate dagli aerei della NATO. "Il
terzo o quarto giorno dei bombardamenti
gli animali sono apparsi stressati a causa
delle sirene delle bombe e non si sono
piu' relazionati amorevolmente. Questo mi ha
spinto a denunciare la NATO. Ma in seguito
si sono manifestati comportamenti
molto piu' pericolosi dei precedenti.
Gli animali che erano gravidi hanno espulso
i feti per lo stress, hanno abortito la
leonessa, la zera ed anche il serpente Medlin",
ha detto Bojovic.
A rendere ancora piu' grande la tragedia
dello zoo di Belgrado, per la prima volta
si e' manifestato il cannibalismo tra gli
animali. "Le femmine mangiano i loro
piccoli. Nella notte in cui e' stato
bombardato il Quartier Generale, la tigre, che
e' di solito una madre eccezionale, ha
partorito 4 piccoli dei quali ne ha divorati due,
e due siamo riusciti a salvarli. Il gufo
con le grandi orecchie ha avuto 5 piccoli e
li ha divorati tutti nella stessa sera.
Anche due lupe, la cicogna e la leonessa
hanno eliminato i loro piccoli."
[Nello zoo scarseggiano acqua ed elettricita',
e gli stessi animali devono bere l'acqua sporca.]
Piu' di mille uova di vari uccelli
esotici si sono rovinate. (...)
Nello zoo ci si arrangia anche attraverso
donazioni per dare da mangiare agli
animali. Dall'estero si sono fatti sentire
molti amici degli animali, inviando
medicinali ed anche un impianto elettrico.
"Per quanto riguarda l'accusa,
l'abbiamo pubblicata in internet ed alcuni
giardini zoologici in giro per il mondo
si sono uniti alla nostra denuncia. Siccome
il mondo ai miei occhi e' pazzo, ed io
pazzo agli occhi del mondo, forse la Corte
internazionale di giustizia esaminera'
la denuncia e prendera' qualche decisione
che ci potrebbe aiutare. E' piu' che
evidente che sono piu' sensibili agli
animali che non alle persone, e percio' io
gioco questa carta", ha concluso Bojovic.

(S. Miric)



NOVOSTI (Belgrado), 3/4 febbraio 2001

Dejan Zivic, 26 anni, di Nis, soldato nel Kosovo ammalato
pesantemente, vittima della “Sindrome dei Balcani”
DOPO LE BOMBE - IL CANCRO
di M. Ristovic

Durante il servizio di guardia nelle vicinanze di Djakovica, sotto
l’aggressione NATO, a solo 150 metri da lui è caduta una bomba di 2,2=

tonnellate. Subito dopo ha sentito mal di testa, e dopo il ritorno
dal fronte ha iniziato le cure al Policlinico di Nis (ORL). I
risultati delle analisi hanno fatto capire a Dejan che è ammalato di
carcinoma alla gola (il tumore di Schminke). Ha iniziato la terapia
all’Oncologia e Radiologia, sottoponendosi a due cicli di
chemioterapia. Nemmeno questo lo ha aiutato. Alla fine del mese di
giugno dell’anno scorso, e come si suol dire “un secondo prima =
delle
dodici”, si è operato alla ghiandola (della salivazione) nella
Clinica di Belgrado. “Ho ricevuto chissà quante iniezioni. Ne ho
contate fino a 400. I dottori e gli infermieri da me sono ormai di
casa. Mi danno tre volte al giorno del Trodon (.....) Per i
medicinali ci arrangiamo come possiamo. L’ assistenza sociale ci
restituirà i soldi, però intanto ci dobbiamo arrangiare.
Dall’esercito non ho nessun aiuto”. Nell’ottobre, quando=
ha finito
la chemioterapia a Knez Selo vicino a Nis, e quando ha pensato che
per i suoi malanni è la fine, si manifestano problemi con la spina
dorsale e gli arti inferiori, e incomincia rapidamente dimagrire. I
nuovi risultati hanno scioccato lui e la sua famiglia.(...) Giorni
dolorosi sta trascorrendo Dejan con la moglie e il figlio Aleksandar,
di 3 anni. Nello stesso appartamento vivono il padre Slobodan,
invalido del lavoro, e la madre Duna, casalinga. Lavora soltanto la
moglie, a ore presso un privato, e riceve 13 dinari all’ora. Il
soldato ammalato ha bisogno ogni giorno di medicinali costosi.














NOVOSTI, 22 febbraio 2001
I racconti drammatici degli appartenenti all’Esercito jugoslavo sulle=

conseguenze dell’esposizione all’uranio impoverito

L’UNITA’ DI MALCE SCOMPARE A POCO A POCO
di Dragan Vujicic

A Svrljig e Zaplan, da dove i riservisti nel 1999 partivano per il
Kosovo, verso Urosevac, Stimlje e Lipljani, la malattia “sconosciuta&=
#8221;
chiede il tributo. I medici - troppo discreti. L’Esercito non
riconosce e non paga.

Lui e’ il prossimo - ci hanno detto a Svrljig, quando ci siamo messi=

alla ricerca della casa di Ljubisa Ivkovic (nella foto), il
riservista dell’Esercito che prima del 1999 e della guerra in Kosovo =

e Metohija, dove combatteva con la sua unita’, era il piu’ vita=
le e
piu’ impegnato pittore del luogo. Ljubisa si e’ pesantemente
ammalato. La diagnosi e’ : “metohelioma malignum pleureae”=
;. Dopo la
smobilitazione, nel giugno del 1999, a causa di difficolta’ ai
polmoni, e’ andato subito dal medico, vicino a Nis, in un ospedale
dove e’ stato ricoverato dal 16 giugno alla fine di novembre. E’=
;
stato rilasciato con la costatazione che aveva acqua nei polmoni. La
situazione si e’ complicata. Ljubisa perdeva peso. E’ stato
indirizzato all’ospedale di Sremska Kamenica. Li e’ stato ricov=
erato
dal 21 giugno al 19 luglio del 2000, e rilasciato - senza alcuna
speranza ! Gli hanno dato l’antidolorifico Trodon.

Sindrome o no ?

“Prima della guerra ero sano come un pesce. Non ho mai fumato. Adesso=

vedo che la fine e’ vicina. Per i medicinali non ho soldi. Non posso =

alzarmi dal letto. Ancora durante la guerra mi sentivo stanco e
spossato. Ero di guardia vicino a tre carri armati che sono stati
centrati presso Urosevac. Voglio vivere.” E’ la sindrome di Bal=
cani,
come la chiamano ora, o no ? “La nostra unita’, da quando siamo=

rientrati dal Kosovo - racconta Vinko Jovanovic - sta scomparendo”
(...)
Alcuni mesi dopo il ritorno e’ morto improvvisamente Dragan
Stevanovic, 30 anni, di Donji Dusnjik. Ha avuto un cancro alla testa
ed e’ scomparso. Nel comune di Svrljig ci sono circa 40 villaggi, dai=

quali nel 1999 la gente andava in Kosovo, e non c’e’ un villagg=
io nel
quale qualcuno non si sia ammalato della “malattia sconosciuta”=
.

La terra per i medicinali

Nel villaggio di Beloinje, alcuni chilometri da Svrljig, siamo
passati a casa di Jovan Dimitrijevic. “ Appena tornato dal Kosovo
era sano. Ora si sta curando nel Centro clinico di Belgrado,
all’urologia dal dott. Argirovic. Per la terapia gli hanno prescritto=

citostatica “vepeisid”, “cisplatin” e “blomic=
in”. Come conseguenza
della chemioterapia gli sono caduti i capelli.” Parliamo piano
perché suo figlio di 10 mesi sta dormendo. “Non fumavo, non bevevo.
Sono stato con i miei commilitoni nel Kosovo. Questo è avvenuto
subito dopo. Finora ho speso 1600 marchi nelle medicine. Ogni mese
vado al controllo che mi costa 60 marchi. Fortunatamente abbiamo dei
parenti che lavorano in Francia e mi aiutano. Ma cos’è di quelli che =

non si possono permettere le cure ?”
A tre chilometri circa, nel villaggio di Draginac, si trova la casa
del malato Boban Aleksic. Il padre Rade ha venduto la terra per
raccogliere 1000 marchi per i medicinali necessari al figlio.
Con Srdjan Djordjevic abbiamo parlato nella sua casa in via
Prvomajska a Svrljig. La moglie di 18 anni ascolta la nostra
conversazione con lo sguardo assente, la madre Ljubica piange, mentre
il figlio di Srdjan di un anno Marko, dorme. “Mi sono ammalato
quando stavo nella località di Srpski Babus, vicino Lipljani. Li sono
stati grandi bombardamenti. A giugno quando sono tornato ho avuto un
grande attacco asmatico (soffocamento). Pensavo che sarei morto. Ho
ricevuto la prima iniezione e da allora ogni due giorni per due mesi.
Nei momenti gravi, e succede quasi ogni due giorni, penso di dover
morire. L’altro giorno vicino alla chiesa sono svenuto. Prima della
guerra mai ho avuto questi disturbi...” Quando Srdjan è uscito, la =

madre Ljubica tra le lacrime ci ha detto che i momenti più brutti per
lei è quando lo sente di notte che sta gemendo. “Perché non è morto ?=


Racconti tragici.

A Okruglica, qualche km da Svrljig abbiamo parlato con Milomir Antic,
uno dei piu anziani nell’ unità di Malce. Era di stanza vicino
l’aeroporto di Slatina, sotto la collina di Goles che era obbiettivo=

costante degli attacchi nemici. Subito dopo l’arrivo a casa è andato =

all’ospedale dove gli hanno constatato una grave malattia polmonare. =

E’ stato ricoverato da giugno a novembre e dice di aver sentito dei
racconti terribili.




DUGA, 4 aprile 2001
I nostri esperti avvertono

IN QUESTO ANNO AUMENTA LA LEUCEMIA
di Dragoljub Stevanovic

Nella Accademia militare di Medicina si e’ formata la commissione che=

si occupera’ delle conseguenze delle munizioni con uranio impoverito=

e con agenti chimici. I medici dicono che entro tre anni appariranno
anche malattie maligne.

Sulle colline di Stara Planina, nei villaggi presso Svrljig, come
anche a Zaplanja, tra Nis e Gadjin Han, finora si sono ammalati una
decina di appartenenti all’Esercito jugoslavo che due anni fa
combattevano nel Kosmet [Kosovo e Metohija]. Questa e’ stata anche
motivazione diretta per i responsabili militari per segnalare che
sempre piu’ riservisti si rivolgono agli ospedali militari, e
lamentano sintomi di malattie originate dai bombardamenti della NATO.
Di questo ci ha informato il colonnello Velimir Obradovic, del
Servizio Informazioni del Comando della Terza Armata
(...)
Ci sono dunque degli ammalati, ma non se ne conosce esattamente il
numero poiche’ si fanno curare in diversi ospedali.
(...)
Alla fine dello scorso anno (2000) ed all’inizio di quest’anno,=
in
Kosmet all’improvviso hanno incominciato ad ammalarsi i soldati della=

KFOR, il che ha suscitato subbuglio nei paesi della NATO. Hanno
minacciato di ritirare le loro truppe dal Kosmet, preoccupate per i
dati sulla contaminazione del terreno. Purtroppo il nostro servizio
sanitario e gli istituti competenti non hanno nessun permesso di
recarsi in Kosovo e Metohija e nemmeno sanno che cosa stia succedendo
li, ne’ quanto sia stata contaminata la regione.
(...)
Quello che sicuramente preoccupa e’ il fatto che nella primavera di
due anni fa, solamente tra riservisti e soldati della Terza Armata
dell’esercito jugoslavo nella regione c’erano centomila persone=
, che
hanno sofferto i danni della radiazione da particelle alfa, per non
parlare della contaminazione chimica. Con l’inizio degli allarmi
riguardanti i soldati stranieri, sono iniziate le preoccupazioni e le
visite dei soldati (...) Ne sono state effettuate circa 1200 alla
Accademia di medicina militare (VMA) di Belgrado, senza riscontrare
neanche un caso di avvelenamento radioattivo.
I medici dicono che questa malattia dovrebbe comparire non prima di
due anni (cioe’ proprio adesso)
(...)
Srdjan Djordjevic di Svrljig si e’ ricoverato per asma alla VMA ; due=

dei suoi commilitoni si sono ammalati di cancro.

Le analisi sono molto costose

(...)
Le malattie maligne insorgono dopo cinque anni dalla contaminazione.
Si spera che esse non si manifestino. Per la prevenzione, che
andrebbe fatta adesso, lo Stato per ora non ha nessuna possibilita’. =

L’unica soluzione e’ che la Comunita’ Internazionale apr=
a il
portafogli ed invii i soldi oppure un pacchetto di aiuti umanitari
con le apparecchiature.
(...)




Da “Vesti”, 24 novembre 2001

Dall’Australia un aiuto per l’invalido di Kraljevo
IL PRIMO PASSO DI BRANKO, di S. Dj.

Il padre di Branko Kapetanovic, Milorad, di Kraljevo, ha ritirato
presso la redazione di “Vest” una donazione di 150 dollari
australiani. E’ l’aiuto di un lettore, L. Cvor dall’Austr=
alia, che è
rimasto colpito dal destino di questo giovane di Kraljevo.
Questo giovane è rimasto senza le mani e senza le gambe durante un
disinnesco dopo il bombardamento NATO, nelle vicinanze della località
di Sjenica. A Branko sono fatte le protesi alle gambe, grazie agli
aiuti dei donatori. Ancora si trova nella Clinica militare e si sta
adattando alle protesi. Ha fatto il primo passo proprio dopo un anno
dell’infortunio. “E stato doloroso, ma il mio Branko non si arr=
ende”
dice il padre “Già domani conteremo di fare due passi, e dopodomani
3” aggiungendo che suo figlio attende con grande fiducia anche le
protesi alle braccia.

Da “Novosti”, 26.3.02

Aumenta il numero di bambini ammalati agli organi respiratori
IL DIFFICILE RESPIRO DELLA SERBIA

Un terzo degli ricoverati a Sokobanja è composto da giovani pazienti
ammalati di bronchite e di asma bronchiale.
Sokobanja : Tra i clienti di Sokobanja fanno parte sempre più
giovani e bambini. In relazione dei benefici che con il suo ambiente
offre questo posto di villeggiatura, non dovrebbe essere nemmeno
qualcosa di speciale (di solito le terme sono luoghi di cura
riservati agli anziani), se la maggior parte dei pazienti non fossero
ammalati agli organi respiratori - di effettiva bronchite cronica.
La maggior parte dei 60.000 pazienti annui sono giovani provenienti
dalla Vojvodina, da Belgrado e altre grandi città. Quello che più
preoccupa è che il livello medio di età dei malati è di anno in anno
sempre più basso.
“Purtroppo, ultimamente, in Serbia ci sono sempre più bambini, anche =

neonati, ammalati agli organi respiratori, come dimostrano le
statistiche del nostro istituto. Tutto questo dimostra che la maggior
parte dei casi e’ a causa dell’aria contaminata”, dice la=
dott.
Marija Mirkovic-Sindjelic.
Uno degli ospiti più assidui di Sokobanja, cioé della Clinica
specialistica, è il canadese di origine jugoslava Mike Buzandjija il
quale ha donato alla clinica l’apparecchiatura EKG più moderna.



Dal settimanale “Svedok”, Belgrado, 17 aprile 2001

LA CURA E L’AIUTO ALLE VITTIME DELL’URANIO IMPOVERITO
del Prof. Dott. V. Ajdanic

A Bruxelles dal 1. al 3 marzo si è tenuta una Conferenza
internazionale : Le vittime dell’uranio impoverito. Delle terribili
conseguenze sugli iracheni (particolarmente bambini) ci sono state
testimonianze di medici, operatori umanitari e giornalisti, che
nessuna minaccia dei detentori di questo “metallo del disonore”=
ha
potuto impedire.
Ci sono stati partecipanti anche della Repubblica Serba di Bosnia,
dalla Jugoslavia. Però la misura delle conseguenze che la NATO ha
arrecato con la munizione all’uranio impoverito ai Serbi, che sarà
ricordato dalla storia, si trova nell’articolo del Dott. Zoran
Stankovic, patologo alla Clinica militare di Belgrado. Nell’articolo =

è segnalata la tragedia dei serbi di Hadzici, quartiere di Sarajevo,
bersaglio dell’aereo A-10, “l’assassino all’uranio&=
#8221;. Il maggior
testimone della tragedia serba, il dott. Stankovic, non è potuto
partire per Bruxelles, perché nel frattempo gli schipetari hanno
fatto “saltare in aria” il pulman con i serbi.(....)
Oltre agli iracheni ed ai serbi - obiettivi delle criminale
munizione, alla Conferenza hanno parlato anche le vittime nelle fila
degli aggressori. Il loro grido era più forte di quello dei loro
avversari (...) Dopo la sindrome del Golfo, qualche migliaio di
soldati NATO sono morti, mentre decine di migliaia sono ammalati, e
soltanto nello stato USA della Virginia 165 bambini sono nati
malformati.(...)
La rivista “Svedok” ha inviato un appello a tutti quelli che si=
sono
ammalati di inviare le proprie generalità. (“Svedok”, Kosovska =
26,
11000 Beograd).

PER NON DIMENTICARE

E' finalmente pronta la versione sottotitolata in italiano di tre
cortometraggi, inediti in Italia, sui crimini di NATO ed UCK in
Kosovo-Metohija e Serbia meridionale.

I filmati sono in parte basati su immagini della TV americana ARTN e
della britannica REUTERS TV. Si noti che in Italia non era finora
circolata nessuna documentazione video sulle stragi compiute da
NATO/UCK in Kosmet dopo la occupazione (giugno 1999).

Titoli dei tre cortometraggi:

"PAPA', DOVE DORMIREMO DI SERA?"
sugli effetti del bombardamento della cittadina rurale di Aleksinac

KOSOVO - IL LUOGO DEL DELITTO
immagini della provincia dopo l'arrivo della KFOR

C'ERA UNA VOLTA LA FATTORIA GARIC
"...tra Djakovica e Decani, la casa dei Garic era l'unico focolare
serbo rimasto..."
primo premio al Festival del cortometraggio di Belgrado, giugno 2000

produzione RF di Jugoslavia, 1999-2000

Per il lavoro di sottotitolazione il CNJ deve sostenere un costo non
indifferente, pertanto chiediamo alle realta' locali che vogliono
avere le prime copie del video una sottoscrizione adeguata, mentre PER
I SINGOLI IL PREZZO CHE ABBIAMO FISSATO E' DI 15 EURO.

PER ORDINARE IL VIDEO INVIARE UN FAX AL NUMERO: 06-4828957
indicando l'indirizzo al quale spedire la cassetta e le modalita' con
cui viene effettuato il versamento.
Ricordiamo che per i versamenti a favore del CNJ e' stato aperto il
seguente conto postale:

Conto Bancoposta n.73542037 (ABI 07601 CAB 03200 CIN N)
intestato a Gallucci E. e Pavicevac I., Roma

15 APRILE + 23 APRILE

ORGANIZZA:
Most za Beograd - Un ponte per Belgrado in terra di Bari
Associazione culturale di solidarietà con la popolazione jugoslava
via Abbrescia 97, 70121 BARI - CF:93242490725- tel/fax 0805562663
e-mail: most.za.beograd@...
conto corrente postale n. 13087754

===

lunedì 15 aprile ore 20.30
Auditorium della Vallisa (Bari città
vecchia)

Lettere da Kragujevac
e dai profughi jugoslavi
lette e messe in scena dalla
Associazione teatrale "Grammelot"
con interventi del gruppo di improvvisazione
musicale EMAK BAKIA di Monopoli
e la collaborazione di Franco Degrassi

Il testo è composto sulla base di lettere
inviate dai bambini e dalle
famiglie jugoslave - in particolare dei
lavoratori della Zastava di
Kragujevac, pesantemente colpita dai
bombardamenti della NATO nell'aprile
del 1999, nonché di profughi jugoslavi dalla
Bosnia, dalle Krajne e dal
Kosovo - che la nostra associazione, insieme
con altre diffuse sul
territorio nazionale sta sostenendo
attraverso un progetto di "adozione a
distanza"
E', attraverso la voce dei suoi più giovani
figli, una testimonianza della
vita, difficoltà, sentimenti, speranze,
sogni di un popolo bombardato.
Intendiamo con questa iniziativa dar conto
del nostro progetto di
solidarietà, che non consiste solo - come
tante e tante volte gli amici
jugoslavi ci hanno detto - nel mandare un
piccolo aiuto materiale (denaro,
vestititi, medicinali), ma anche e
soprattutto nel costruire ponti di
comprensione reciproca e amicizia.

Video documentari inediti a cura del
Coordinamento nazionale per la Jugoslavia
Papà dove dormiremo?
Kosovo, il luogo del delitto
C'era una volta la fattoria Garic

Sonata per violino e pianoforte n.1 in Sol
Magg op. 78
di Johannes BRAHMS (1833-1897)
1. Vivace ma non troppo
2. Adagio
3. Allegro molto moderato
Pianoforte: Fiorella Sassanelli
Violino: Nicola Cufaro Petroni

===

BARI, MARTEDì 23 APRILE
ORE 16.30
AULA "ALDO MORO"
(FACOLTA' DI GIURISPRUDENZA,
PIAZZA C. BATTISTI)

"Il decennio 1990-2000, che l'ONU aveva proclamato
decennio del diritto internazionale, si è aperto
con una guerra in nome del diritto (la guerra del
Golfo) e si è chiuso con una guerra in nome dei
diritti umani (la guerra del Kosovo), così
preparando la guerra al terrorismo che del diritto
e dei diritti umani fa strame". (Salvatore Senese,
"Guerra e nuovo ordine mondiale", in Quale
Giustizia, n. 2/2002)

Guerra al diritto.
La barbarie del nuovo
(dis)ordine mondiale
Dal Tribunale dell'Aja ai Tribunali speciali
d'eccezione americani per l'operazione Enduring
Freedom, alla negazione dei più elementari diritti
per il popolo palestinese

Relazioni di

Aldo Bernardini
(professore di diritto internazionale, Università
di Teramo, e membro del Comitato Internazionale di
difesa di Milosevic)

Vincenzo Starace
(professore di diritto internazionale, Università
di Bari)

Ugo Villani
(professore di diritto internazionale, Università
"La Sapienza" di Roma)

Fulvio Grimaldi
(giornalista, membro del Comitato Internazionale di
difesa di Milosevic)


L'iniziativa è promossa dall'associazione "Most za
Beograd" in collaborazione con la sezione italiana
del "Tribunale Clark" ed è aperta alle adesioni di
associazioni e social forum



"L'arresto prima, la decisione per l'estradizione
di Milosevic poi, sono intervenuti per una volontà
esterna, su impulso del Tribunale dell'Aja, quel
Tribunale che dovendo giudicare i crimini commessi
nei conflitti jugoslavi, non ha giudicato la
distruzione del diritto compiuta dalla Nato, che ha
violato tutte le norme del diritto internazionale e
del diritto umanitario di guerra, perfino
ammazzando i giornalisti, con il bombardamento
della Televisione jugoslava. Il Tribunale dell'Aja
ha in effetti aperto e subito chiuso l'inchiesta
sulla Nato, non trovando nulla riguardo a cui
procedere. Dunque si tratta della giustizia dei
vincitori.

Ma prima ancora che dalla responsabile della
Procura internazionale dell'Aja, l'arresto era
stato reclamato dall'America di Bush, e con un
ultimatum che scadeva il 31 marzo, giorno in cui è
stato eseguito, in cambio di una elargizione di 50
milioni di dollari, pari a 100 miliardi di lire.
Cento miliardi sono una cifra irrisoria, pari alla
somma che si dice sia stata spesa da Berlusconi per
la sua campagna elettorale per acquistare il potere
in Italia. Cento miliardi per comprarsi la
Jugoslavia, e per venderla, è una cifra irrisoria;
al cambio sono meno di 30 danari. Ed ora
l'estradizione è stata concessa dal governo e dal
Parlamento serbi sotto il ricatto dei Paesi
"donatori", che dovrebbero con un miliardo di
dollari aiutare la Jugoslavia a ricostruire ciò che
essi stessi con la guerra hanno distrutto.

Insomma una taglia su un colpevole. Ma più ancora
una vendetta, per l'unico vero delitto che
l'Occidente non può perdonare, che è il delitto di
aver resistito all'America, e che Milosevic non ha
compiuto da solo. Si uò dire che anche noi, che ci
siamo opposti alla guerra, ne siamo stati complici.
Un delitto che fin troppo a lungo non è stato
perdonato al Vietnam, che non è stato perdonato in
Salvador a mons. Romero e a quanti si sono opposti
al regime voluto dagli Stati Uniti, che non è stato
perdonato a Saddam Hussein e all'intero popolo
iracheno, che continua a pagarne il prezzo in una
guerra che per i vincitori non è mai finita, e in
uno strangolamento che ammazza i bambini e si
perpetua da una generazione all'altra di iracheni,
anche nati dopo i fatti imputati come reato. Dunque
si tratta di una giustizia tribale, che pretende la
vendetta del sangue senza discernimento dei
colpevoli e senza distinzione tra i padri ed i
figli. Una giustizia che, così concepita, è una
vergogna.

Quando dopo una lunga storia di diritti negati e di
popoli calpestati la comunità internazionale ha
riconosciuto e affermato i diritti umani, quando
col patto di Roma si è tentato di istituire un
Tribunale penale internazionale permanente che gli
Stati Uniti si rifiutano di accettare e impediscono
che nasca perché non vogliono sottoporsi ad alcuna
giurisdizione, rivendicando l'impunità dei loro
poteri imperiali, si pensava a una ben diversa
istituzione e sovranità del diritto, si sperava in
una ben diversa giustizia, si intendeva
un'oggettività e un'imparzialità dei giudizi, senza
vendette, senza imputati precostituiti e senza
sentenze manipolate dal potere. Nulla di tutto ciò
si riscontra nel modo in cui Milosevic, come si
dice, viene ora "assicurato" alla giustizia, grazie
a un salario di un pugno di dollari e con il mondo
intorno a fare il tifo come in uno stadio. E' una
brutta pagina per la civiltà del diritto, è
un'ulteriore umiliazione per l'Europa; ed è questo
che vogliamo esprimere con la nostra protesta.

Raniero La Valle, Giovanni Galloni, Antonia Sani,
Vittorio Tranquilli, Teresa Lanzetta, Salvatore
Lumia, Ettore Zerbino, Paola Mutui, Claudio Tosi,
Bemardetta Forcella, Mariarosa Tinaburri (luglio
2001)



"Milosevic, nonostante le sue violente proteste,
verrà condannato a una pena molto severa e passerà
il resto della sua vita in carcere perché così
vogliono "i vincitori": gli Stati Uniti e le altre
potenze occidentali. Il ruolo che gli è stato
assegnato è quello del capro espiatorio. Il
sacrificio collettivo di una vittima, ci ha
insegnato Réné Girard, ha sempre un effetto
redentivo, diffonde sentimenti di sicurezza e
circonda i vincitori di una aureola di trascendente
innocenza. Tutto questo, naturalmente, dovrebbe
avere poco a che fare con le funzioni di un
ordinamento giuridico moderno, nazionale o
internazionale. E non ha nulla in comune con una
politica di pacificazione e di riscatto dei paesi
balcanici.

Ma ciò che conta assai più, dal punto di vista dei
committenti del sacrificio, sono gli esiti
strategici dell'intera vicenda. La cattura, la
degradazione morale e la condanna di Milosevic
contribuiranno a rafforzare anche in questo caso la
strategia imperiale che le potenze occidentali
hanno sempre perseguito con i loro interventi
politici e militari nei Balcani, dal Congresso di
Berlino, nel 1878, a Rambuillet, nel 1999. Il loro
obiettivo è sempre stata la frammentazione
territoriale della regione balcanica e la sua
subordinazione politica ed economica" (Danilo
Zolo, Processo a Milosevic: un giudizio universale
made in Usa , Il Manifesto 08/9/2001)