Informazione

Lettera Aperta al premier croato
Ivica Racan

Signor Ivica Racan,

Sorvoliamo sul fatto che un tempo lei era uomo politico di alto rango
nella Jugoslavia socialista, tra i maggiori dirigenti di partito.
Cambiano i tempi, ed anche le persone.
Anche adesso lei e' in una posizione di rilievo, anche se "soffiano"
venti diversi. Lei e' premier di uno statarello democratico, ed e'
necessaria una grande responsabilita' quando si prendono decisioni
importanti. Ci domandiamo come sia possibile che, dopo tutte le
dichiarazioni di segno democratico fatte si giunga ad una simile
decisione drastica: il catechismo cattolico negli asili nido! Stiamo
ritornando ai tempi bui del bigottismo. Peraltro si sa come il clero
cattolico suggerisca conversioni "volontarie" al cattolicesimo, e come
ne trae profitto. Una simile idea non e' venuta in mente a nessuno
nemmeno sotto il Regno di Jugoslavia.
Questo e' antidemocratico, ed e' soltanto un inasprimento di posizioni
nei confronti delle altre religioni e dei non credenti; un servilismo
verso quelle forze contro le quali ha combattuto tutta l'Europa nel
corso della Seconda Guerra Mondiale. (Che cosa non si fa per rimanere a
galla!). E noi "altri", secondo una delle ultime definizioni croate -
come specie rare da proteggere -, rimarremo ancora piu' "altri", un
aggettivo, affinche' la Croazia rimanga "democratica".

Roma, 13 gennaio 2002


Otvoreno pismo hrvatskom premijeru
Ivici Racanu


Gospodine Ivica Racan,
Zaboravimo sto ste prije bili politicar visokog ranga u
Socijalistickoj Jugoslaviji i medju najvecim partijskim rukovodiocima.
Vremena se mijenjaju a i ljudi.
Sada ste isto na visokom polozaju, iako "duvaju" razliciti
vjetrovi. Premijer ste jedne demokratske drzavice, i potrebna je velika
odgovornost kada se donose vazne odluke. Pitamo se kako je moguce da se
posle svih demokratskih deklaracija donosi jedna takva drasticna odluka
; katolicki vjeronauk i u djecjem vrticu ! Vracamo se u vrijeme mraka,
zatucanosti. Zna se uostalom kako katolicki kler "dragovoljno" sugerira
katolicenje i naplacuje ga.Takva jedna misao nije pala nikome na pamet
ni u Kraljevini Jugoslaviji.
To je nedemokratski, to je samo zaostravanje pozicija prema drugim
vjeroispovjestima i ateistima. Dodvoravanje onim silama protiv kojih se
je borila cijela Europa u II Svjetskom ratu (Sto se sve ne radi da bi se
ostalo na vlasti !). A mi po posljednjoj hrvatskoj definiciji "ostali"
ostat cemo jos vise ostali - kao rijetki primjerci za ocuvanje -
pridjeva, da bi Hrvatska ostala "demokratska".

Rim, 13 sijecanj
'02
Ivan P. Istrijan

Per le puntate precedenti:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1480
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1488


===*===

DALLA FONDAZIONE DEL KOMINFORM
ALLA GUERRA CIVILE IN GRECIA

di G. Carpi
(ricercatore, Univ. di Pisa)

Cari compagni,

sono pienamente d'accordo sulla
necessità di affrontare criticamente i
nodi cruciali della nostra storia. Nelle
fasi di reazione politico-sociale e di
sostanziale egemonia culturale da parte
delle forze più regressive il
movimento operaio ha sempre ridefinito
le proprie strategie partendo da una
rielaborazione critica del passato:
basti pensare all'analisi marxiana del
1848, a quella condotta da Lenin nei
confronti della rivoluzione russa del
1905, ai quaderni gramsciani o alla
politica dei fronti nazionali,
inaugurata dal Komintern sulla
base dell'esperienza della guerra
civile in Spagna.
Se mai, e' frustrante constatare
quanti, e quanto complessi, siano i
nodi cruciali sui quali ci sarebbe da
discutere. Si tratta di un compito che
richiederebbe gruppi di lavoro, un
nuovo Istituto Gramsci, perchè la futura
egemonia la si costruisce grazie a una
paziente opera di rielaborazione
storica, di costruzione di una
prospettiva storica coerente.
Inizio il mio contributo indicando
alcuni studi recenti e molto
approfonditi (a prescindere dalle
opzioni ideologiche generali degli
autori) sui problemi da noi affrontati
in questa sede:

R. Martinelli, Storia del Partito
Comunista Italiano. Il "Partito nuovo"
dalla Liberazione al 18 aprile, Torino,
Einaudi, 1995 (Sulla nascita del
Cominform, pp. 239-257. Sulla questione
di Trieste, pp. 142-146).
G. Gozzini, R. Martinelli, Storia del
Partito Comunista Italiano.
Dall'attentato a Togliatti al VIII
congresso, Torino, Einaudi, 1998 (sulla
"scomunica di Tito", pp. 3-22. Sul caso
Magnani-Cucchi, pp. 199-210).
A. Agosti, Bandiere rosse. Un profilo
storico dei comunismi europei, Roma,
Editori riuniti, 1999 (sullo "scisma
jugoslavo", 180-184).
A. Agosti (a cura di), Enciclopedia
della sinistra europea nel XX secolo,
Roma, Editori Riuniti, 2000.
S. Pons, L'impossibile egemonia.
L'URSS, il PCI e le origini della
guerra fredda, Roma, Carocci, 1999.

1.
Innanzitutto, vorrei evitare di
impostare le mie considerazioni sulla
base di una sterile contrapposizione
titoismo-stalinismo. Nell'intervento di
Italo Slavo, oltre ad alcune singole
valutazioni, mi lascia perplesso un
approccio tutto "a posteriori", basato
più sulla proiezione di ciò che noi
avremmo voluto che succedesse,
piuttosto che un tentativo di capire il
perchè di determinati processi, le
oggettive circostanze storiche che li
hanno resi inevitabili.
E' proprio dal contesto che voglio
partire: stiamo parlando infatti di un
triennio (45-48) in cui nuove strutture
politiche, economiche e
geostrategiche si sviluppano sulle
macerie d'Europa con una velocità e un
carattere imprevedibile di cui oggi è
difficile rendersi conto.
La fondazione del Cominform (settembre
del 47) e' un tentativo da parte dei
sovietici (e degli jugoslavi) di
recuperare la leadership sui partiti
comunisti europei e di definire nette
sfere d'influenza in risposta alle
continue minacce e provocazioni
anglo-americane: la dottrina del
"Containment" esposta da Truman, la
bomba atomica, il discorso di Churchill
sulla "cortina di ferro", e soprattutto
la nascita della Germania
occidentale e il piano Marshall. Nel
biennio precedente, la possibilità di
sperimentare forme differenti di
socialismo a seconda dei contesti e
l'autonomia dei partiti comunisti
nazionali erano considerate dal gruppo
dirigente sovietico con la massima
flessibilità (memorabile l'aforisma di
Stalin, detto proprio a Tito
nell'aprile 1945: "Oggi il socialismo
e' possibile persino sotto la monarchia
inglese"). Un tale orientamento era
stato elaborato concettualmente
dall'economista sovietico Evgenij
Varga, teorico delle "democrazie di tipo
nuovo". Se mai, i più tetragoni e
"confrontazionisti" erano in quella fase
proprio gli jugoslavi, che non a caso del
Comintern (e quindi, in prospettiva,
dell'arroccamento in due blocchi
europei contrapposti e dell'omologazione
secondo il sistema sovietico) furono i
più energici fautori. La struttura
(che avrebbe dovuto avere sede a
Belgrado) assunse caratteri rigidi
proprio su loro pressione, e alla prima
riunione in Polonia la reprimenda nei
confronti del PCI (giudicato troppo
moderato, in un momento, si badi, in
cui era appena stato estromesso dal
governo di unità antifascista e si
trovava sotto un assedio pesantissimo)
venne affidata a Milovan Djilas
(futuro corifeo del "socialismo
morbido", molto apprezzato dalla nostra
sinistra chic, ma allora pasdaran
leninista, che già durante la guerra
partigiana si era distinto in
Montenegro per la mano pesante).
Certo, gli jugoslavi avevano i loro
motivi per perseguire questa linea
politica: una totale monoliticità del
campo comunista favoriva (in un
momento in cui Tito era visto come il
delfino di Stalin) il loro progetto
di egemonia nei Balcani (assorbimento
di Bulgaria, Carinzia, Albania,
Trieste, e in prospettiva della
Grecia), ma l'operazione era assai
spregiudicata e destabilizzante, poichè
favoriva un'analoga tendenza
all'arroccamento dell'Occidente, con
rischi gravissimi per la democrazia e
per la pace (avvio del piano Marshall,
conferenza di Londra nel dicembre
1947, crisi di Berlino nel luglio 48).
Da questo punto di vista sono convinto
che Stalin avesse sostanzialmente
ragione, quando in una riunione a Mosca
coi leader jugoslavi e Bulgari
apostrofava Dimitrov: "Voi siete un
leader politico e dovete pensare non
soltanto ai vostri orientamenti, ma
anche alle conseguenze delle vostre
dichiarazioni. Parlate come se foste
ancora il segretario del Komintern e
rilasciaste un'intervista a una rivista
comunista. Voi fornite agli
elementi reazionari in America un
argomento per convincere la pubblica
opinione che l'America non fa niente di
speciale se crea un blocco
occidentale, visto che nei Balcani
esiste non soltanto un blocco, ma
addirittura un'unione doganale". Lo
scenario di un raggruppamento regionale
egemonizzato da Belgrado e non
sufficientemente controllato da Mosca
creava una pericolosa fonte di tensione
nei Balcani con le potenze occidentali.
A farne le spese, lì per lì, fu
soprattutto la Grecia.
A proposito della Grecia, una piccola
digressione. Vorrei puntualizzare che
Nikos Zachariadis NON era affatto un
"pompiere" manovrato da Mosca come lo
descrivono Ferraretto e il suo amico
nell'intervista, ma un eroe reduce dei
campi di sterminio nazisti (Dachau).
Nell'agosto 1948 sostituì Markos
Vaphiadis alla guida dell'esercito
rivoluzionario DSE (Vaphiadis, antico
capo delle formazioni partigiane EAM-ELAS,
era fautore della guerriglia, mentre
Zachariadis tentò di organizzare un
esercito regolare). Peraltro, è vero
che nel marzo 1946 l'insurrezione
comunista iniziò contro i consigli di
Stalin, ma anche qui Jozif Vissarionovic
aveva ragione: l'insurrezione
venne sconfitta (motivo: al momento
della rottura fra Tito e Stalin il DSE
si schierò col secondo e gli jugoslavi
interruppero gli aiuti), in Grecia
tornò la dittatura e proprio la guerra
civile ellenica dette a Truman lo
spunto per lanciare la sua "dottrina"
sulla necessità di contenere
"l'ondata espansionistica del dominio
comunista". Una sorte analoga sarebbe
probabilmente toccata anche all'Italia
se Togliatti e Longo avessero
seguito le istruzioni di Djilas...
Sulla questione di Trieste, sulla
frattura Stalin-Tito e sul ruolo del
PCI, alla prossima puntata. Per il momento,
saluti comunisti.

Guido Carpi

"By this `trial' you are
attempting to justify your
crimes." - Milosevic


President Milosevic in The
Hague, January 9, 2002
(transcript):





Richard May:



...Mr. Milosevic, you have heard
what I said. Is there anything
else you would like to say in
connection with your trial and
what has been said today?



President Slobodan Milosevic:



To be precise, concerning what
has been said today: almost
everything we've heard shows
that, in the guise of having a
trial, what is planned here is to
carry out an operation to reverse
scene and culprit. This is aimed
at producing a fabricated
justification for the crimes
committed during the NATO
aggression against my country and
my people.

Indeed, this `indictment' itself
constitutes one of the proofs
that what I affirm is true.
Because all the so-called
misdeeds supposedly committed by
the armed forces of Yugoslavia,
which I had the honor to command,
are, according to the
`indictment,' supposed to have
occurred during precisely the
time of the NATO aggression
against my country.

The intention is obviously to
portray those who defended their
families, children, thresholds,
homes and homeland as villains,
criminals, evil people. Whereas
those who traveled thousands of
kilometers to destroy those homes
in the night, to kill innocent
people, to destroy maternity
wards, hospitals, bridges,
railways, trains, who
collaborated with the Albanian
terrorists - that those people,
responsible for a huge number of
victims and enormous material
damage, are good, are correct,
and should have the support of
international public opinion.

To compound this absurdity...
(microphone turned off)



Richard May:



Mr. Milosevic, I have already
explained how this trial will be
conducted. You will have the
opportunity to give your defense
in the way I have described. But
now is not the time for that. It
is not the time for speeches. Our
concern now is for the form of
the trial and the proceedings.
Would you like to say something
concerning that? As I have said
you will have the opportunity to
state your defense when the trial
begins. That will be the right
time to do it, not now. We
haven't gotten into the essence
of the trial. Do you wish to say
something concerning the
procedure?



President Slobodan Milosevic:



Well, this isn't the first time I
haven't been allowed to speak,
but I have to say - if you will
... (microphone turned off)



Richard May:



You will have the opportunity to
speak and will be allowed to
speak at the proper time, during
the trial. As I told you, this is
not the right time. We are now
concerned with procedural
matters. So, you have to limit
your remarks to that, and when
the trial begins, as I have said,
the time will come for you to
make your statements. You can do
that and expound your defense.
Please, do you wish to say
something concerning procedure or
not?



President Slobodan Milosevic:



I want to confirm that you have
not offered a single argument in
response to the very clear legal
facts I have presented regarding
the illegality of this `court',
established by a resolution of a
Security Council that has no
legislative nor judiciary power
and that could hardly transfer
prerogatives it does not have,
since as lawyers you very well
know that a right which one does
not posses cannot be transferred.

In any case.... (microphone
turned off)



Richard May:



Mr. Milosevic, we have already
made a decision regarding that
question and it is no longer an
issue up for debate. Do you wish
to say something else regarding
the procedure or shall we finish?



President Slobodan Milosevic:



Well, if you're going to limit
the questions I can raise, then
regarding the procedure I would
say the following: according to
the natural definition, which
applies to any court, it must be
neutral and impartial. And look
at this `court': the indictment
is based on allegations provided
by the English Intelligence
Service; the judge is English;
the prosecutor is English; the
Amicus Curiae is English; and I
.... (microphone turned off)



Richard May:



Mr. Milosevic, we have listened
to you patiently and we are
listening to you patiently.
Several times you have been told
that this hearing deals with
procedural matters only. You will
have the opportunity to state
your defense during your trial
and to give all the statements
you want. Now is not the time for
that. This hearing is adjourned.
Please rise.


To join or help this struggle, visit:
http://www.sps.org.yu/ (official SPS website)
http://www.belgrade-forum.org/ (forum for the
world of equals)
http://www.icdsm.org/ (the international committee
to defend Slobodan Milosevic)
http://www.jutarnje.co.yu/ ('morning news' the
only Serbian newspaper advocating liberation)

MILOSEVIC: "CON QUESTO 'PROCESSO' VOLETE
GIUSTIFICARE I CRIMINI CHE AVETE COMMESSO"

Il presidente Slobodan Milosevic
all'Aia, 9 gennaio 2002 (trascrizione)

Richard May:

(...) Signor Milosevic, ha sentito cosa
ho detto. Dica adesso se c'e' qualcosa
ancora che vuole dire in relazione al suo
processo ed a quello che oggi e' stato
detto qui.

Slobodan Milosevic:

Proprio in relazione a quello che oggi e'
stato detto: praticamente tutto quello
che abbiamo ascoltato dimostra che sotto
l'apparenza di un processo si vuole realizzare
una operazione di scambio delle responsabilita',
mirata a produrre una giustificazione
costruita per i crimini che sono stati commessi
nella aggressione della NATO contro il mio
paese e contro la mia gente.
Anche questa "imputazione" attesta che quello
che io sostengo e' vero, perche' tutti questi
cosiddetti misfatti che sarebbero stati
compiuti da parte delle forze armate jugoslave,
che io ho avuto l'onore di comandare, sono, in
base alla "imputazione", precisamente ordinati
secondo una cronologia che si inserisce in
nella cornice temporale in cui e' stata
effettuata la aggressione della NATO sul mio
paese.
L'intenzione e' evidente, di dare l'impressione
che quelli che difendevano le loro famiglie,
i loro figli, i loro focolari, le loro case,
la loro patria sono dei delinquenti, criminali,
gente malvagia - mentre quelli che hanno
viaggiato per migliaia di chilometri per
distruggere nottetempo quelle case,
ammazzare persone innocenti, distruggere i
reparti di maternita', gli ospedali, i ponti,
le ferrovie, i treni, collaborando insieme ai
terroristi albanesi, queste persone,
responsabili per un grande numero di vittime
e per enormi danni materiali sarebbero bravi,
corretti, e dovrebbero ottenere il sostegno
della opinione pubblica internazionale.
Perche' l'assurdo fosse piu' grande... [il
microfono viene spento]

Richard May:

Signor Milosevic, io le ho gia' detto il modo
nel quale si condurra' questo processo. Lei
avra' la possibilita' di riportare la sua difesa,
e questo nel modo che ho gia' descritto. Ma
ora non e' tempo per questo. Non e' tempo per
i discorsi. Quello che ora a noi interessa e'
veramente la forma del processo ed il modo di
procedere. Vuole dire qualcosa a proposito di
questo? Come ho gia' detto, lei avra' la occasione
per esporre la sua difesa quando iniziera' il
processo. Quello sara' il momento giusto per
farlo, e non ora. Noi ora non siamo entrati nel
merito del processo. Noi ora ci occupiamo
solamente della procedura. Vuole dire ancora
qualcosa sulla procedura?

Slobodan Milosevic:

Mah, questa non e' la prima volta che non ho
la possibilita' di parlare... ma vorrei dire,
se consente... [il microfono viene spento]

Richard May:

Avra' l'occasione di parlare, e le sara'
permesso di parlare, a tempo debito, durante
il processo. Come le e' stato detto, questo
non e' ora il momento giusto. Noi ora ci
occupiamo delle questioni procedurali. Dunque,
deve limitare le sue osservazioni a questo, e
quando comincia il processo, come le ho detto,
verra' il tempo che lei potra' fare le sue
dichiarazioni. Lei puo' fare questo ed esporre
la sua difesa. La prego, vuole dire ancora
qualcosa sulla procedura o no?

Slobodan Milosevic:

Voglio constatare che lei non ha offerto alcun
argomento in merito a fatti, veramente chiari
dal punto di vista giuridico, che ho qui esposto
in relazione alla illegalita' di questo "tribunale",
fondato con unaa Risoluzione del Consiglio di
Sicurezza, il quale non ha ne' potere legislativo
ne' giudiziario e dunque non poteva trasferire a
nessuno competenze che non possiede, perche', da
giuristi, sapete benissimo che non si possono
trasferire diritti che non si hanno. In ogni
caso... [Il microfono viene spento]

Richard May:

Signor Milosevic, noi abbiamo gia' deliberato su
questa questione ed essa non e' materia di
ulteriore discussione. Vuole dire qualcos'altro
in relazione alla procedura o concludiamo?

Slobodan Milosevic:

Mah, se limitate le domande che posso fare,
allora, in relazione alla procedura, direi
ancora quanto segue: in base alla definizione
naturale di ogni tribunale, esso deve essere
neutrale, imparziale. E guardate questo "tribunale":
l'imputazione e' stata formulata sulla base di
dati della intelligence britannica, il giudice
e' inglese, l'accusatore e' inglese, l'amicus
curiae e' inglese, ed io... [il microfono viene
spento]

Richard May:

Signor Milosevic, noi l'abbiamo ascoltata e la
ascoltiamo attentamente. Piu' volte le e' stato
detto che questa udienza riguarda esclusivamente
le questioni procedurali. Lei avra' ogni occasione
al suo processo per fare la sua difesa e fare tutte
le sue dichiarazioni. Per questo ora non e' tempo.
Questa udienza e' tolta. Preghiamo di alzarsi.