Informazione

INTERNACIONALA - L'INTERNAZIONALE
(Pierre Degeyter / A. Degeyter)

"The International"
as performed by The Artistic Ensemble of the
Yugoslav Peoples Army's Home - Belgrade:

> http://www.titoville.com/sound/internacionala.pjevano.mp3


Ustajte, prezreni na svijetu,
vi suzznji koje more glad!

To razum grmi u svom gnjevu,
kraj u ognju bukti sad!
Prosslost svu zbrissimo za svagda,
ustaj, roblje, dizzi se!
Sav svijet iz temelja se mijenja,
mi nismo nissta, bic'emo sve.

To c'e biti poslednji
i odluccni tesski boj,
sa internacionalom
slobodu zemlji svoj!

= * =

Compagni avanti! Il gran partito
noi siamo dei lavorator.
Rosso un fiore in petto c'e' fiorito.
Una fede c'e' nata in cor.

Noi non siamo più nell'officina
entro terra, pei campi, in mar,
la plebe sempre all'opra china
senza ideali in cui sperar.

Su lottiam l'ideale
nostro alfine sara'.
L'Internazionale
futura umanita'.

Un grande stendardo, al sol fiammante,
innanzi a noi glorioso va.
Noi vogliam per esso giu' infrante
le catene alla libertà.

Avanti avanti! La vittoria
e' nostra: e' nostro l'avvenir!
Piu' civile e giusta la Storia,
un'altra era sta per aprir.

Largo a noi! All'alta battaglia
noi corriamo per l'ideal.
Via, largo! Noi siam la canaglia
che lotta pel suo Germinal!

Su lottiam l'ideale
nostro alfine sara'.
L'Internazionale
futura umanita'.

Su lottiam l'ideale
nostro alfine sara'.
L'Internazionale di Lenin
futura umanità.

...con lo scandalo dell'uranio impoverito (DU).

Messo presto a tacere sui media, il problema era stato poi goffamente
insabbiato grazie ad una relazione "ad hoc" della "commissione
Mandelli"...

Il prof. Mauro Cristaldi ci segnala il seguente articolo
apparso su "L'UNITA'" di oggi 31.12.2001:

===*===

Ricordate l'allarme sulle armi all'uranio impoverito, che avrebbero
provocato tumori e leucemie nei soldati italiani reduci dalla guerra del
Kosovo, salvo poi essere ridimensionato dalle conclusioni della
"Commissione Mandelli" istituita dal Ministero della Difesa?

Se ne e' riparlato nelle scorse settimane a Praga, in occasione della
conferenza internazionale "Facts on Depleted Uranium" organizzata dalla
Associazione "Res publica". Con riferimento anche alla guerra in
Afghanistan. Fra gli oltre quaranta esperti provenienti da diversi paesi
europei, da Canada e Giappone, c'era il prof. Mauro Cristaldi, del
Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell'Università "La
Sapienza" di Roma, in rappresentanza dell'associazione "Scienziate e
scienziati contro la guerra".

"La gran parte delle relazioni - ci dice Cristaldi - evidenziava i danni
da contaminazione da uranio impoverito e contrastava la minimalizzazione
del rischio portata avanti dai governi e dalla stessa IAEA
(International Atomic Energy Agency) nella relazione del suo delegato.
Gran parte delle evidenze sulle conseguenze dell'uso dell'Uranio
impoverito provengono dall'Iraq". L'attacco più massiccio della storia
con dispositivi all'Uranio impoverito è quello subito nel 1991
all'Iraq e dal Kuwait durante la guerra del Golfo da parte delle forze
aeree anglo-americane, che ha determinando conseguenze epidemiologiche
ancora in parte sconosciute. Nella guerra del Golfo, secondo l'U.S.
Army Environmental Policy Institute, nel corso delle operazioni Desert
Storm e Desert Shield sono state utilizzate piu' di 940.000 pallottole
da 30 millimetri appesantite con Uranio Impoverito e piu' di 14.000
proiettili di grande calibro. Almeno 350 tonnellate di particelle e
polveri di Uranio Impoverito sono state dispersa sul suolo del Kuwait,
dell'Arabia Saudita e dell'Iraq.

"A Praga il Prof. Albrecht Schott, chimico del Word Depleted Uranium
Center di Berlino - continua Cristaldi - ha sottolineato la capacità
mutagena dell'uranio impoverito, evidenziando la capacità di formare
rotture a doppia elica sul DNA senza possibilità di riparo. E i
possibili effetti di un'informazione genetica alterata sono tristemente
noti: tumori, leucemie e quant'altro, compresa la trasmissione di un
carico genetico alterato sulle generazioni future. Schott ha diffuso una
risoluzione per bandire l'uranio impoverito su scala globale. Dai
Williams, psicologo britannico della Eos Career Services, ci ha mostrato
uno studio sugli armamenti usati in Afghanistan nei quali è contenuto
Uranio impoverito, confermando l'uso illegale di questi dispositivi
anche in questa guerra".

Per quanto riguarda il contingente italiano che ha preso parte alle
operazioni belliche in Kosovo, un recente studio del laboratorio di
epidemiologia e biostatistica dell'Istituto superiore di Sanita' ha
rivelato un "eccesso di linfoma di Hodgkin" (11 casi osservati su 3,6
attesi), che "merita di essere analizzato attentamente" perche', dice lo
studio, la correlazione tra malattia ed esposizione dei militari, pur
non essendo dimostrata, "non puo' essere esclusa".

Timori confermati dall'ingegnere nucleare Massimo Zucchetti, del
Politecnico di Torino, anche lui dell'associazione "Scienziate e
scienziati contro la guerra", che ha fatto parte, assieme a Cristaldi,
della commissione scientifica di parte del Tribunale Clark per i crimini
della NATO in ex Jugoslavia. Secondo Zucchetti gli effetti dell'uso
dell'uranio impoverito nella Guerra nel Kosovo porteranno "da 2.500 a
5.000 tumori in piu' nei prossimi 50 anni, di cui fino a 4.200 letali":
in media circa 50-100 tumori in piu' ogni anno, oltre a circa 1.000
"effetti ereditari". Del resto la stessa commissione istituita nel 1999
dal Ministero della Difesa per indagare sull'incidenza di neoplasie
maligne tra i militari impiegati in Bosnia e Kosovo e coordinata
dall'oncologo Mandelli, ha dovuto correggere il tiro nella sua seconda
stesura, a seguito della segnalazione, da parte del prof. Bartoli
Barsotti dell'Universita' di Torino, di un errore statistico. Il primo
rapporto infatti si era concluso con una sostanziale assoluzione dei
rischi connessi all'esposizione dei militari all'Uranio.

"Nella mia relazione a Praga - conclude Cristaldi - ho sottolineato,
come nostra peculiarità, il lavoro interdisciplinare effettuato per
preparare la perizia tecnica di parte per la denuncia sull'uso
dell'Uranio impoverito inoltrata alla Procura dal Tribunale Clark;
inoltre ho messo in evidenza il lavoro di quantificazione dosimetrica
effettuato con Zucchetti e l'ultimo lavoro di Iannuzzelli,
dell'associazione Peacelink, sui militari portoghesi, che ha determinato
il ritiro del loro contingente dai Balcani: vi è pubblicato il corredo
cromosomico alterato di un militare".

Lucio Biancatelli

BOX

L'uranio impoverito è un metallo pesante, radioattivo e altamente
tossico, grazie ad un'azione combinata di tipo chimico e fisico. Una
volta liberato in atmosfera, esso rimane nell'ambiente per un
lunghissimo periodo di tempo causando un inquinamento persistente del
suolo e delle acque. I suoi tempi di dimezzamento sono di circa quattro
miliardi e mezzo di anni. Dei 697.000 soldati USA che hanno combattuto
nel Golfo, più di 90.000 hanno accusato problemi medici. Nei tre siti
del Dipartimento dell'Energia USA (in Kentucky, Ohio e East Tennesse
Technology Park) giacciono circa 476.000 tonnellate di uranio
impoverito, conservati in condizioni dubbie. Una risoluzione Onu del
1978 bandisce tutte quelle armi votate alla "distruzione di massa",
quali quelle nucleari, chimiche, a frammentazione, biologiche e
all'uranio impoverito.

===*===

LINK CONSIGLIATI:

http://www.gulflink.osd.mil/du/

http://www.du.publica.cz

http://www.ahriman.com

http://www.cdi.org

http://www.peacelink.it

Si veda anche il fascicolo di Tribuna Biologica e Medica con la
monografia sul DU:

http://medicalsystems.editoria.com
e
http://www.medicalsystems.it

TITO, STALIN E... TOGLIATTI

Sulla necessita', per l'oggi, del dibattito a proposito del 1948


-------- Original Message --------
Subject: Tito e Stalin
Date: Mon, 24 Dec 2001 13:02:59 +0100
From: "huambo1"

Cari compagni vedo che avete posta una intervista
dibattito Tito Stalin (1) il che fa prevedere 2, 3...
insomma come con Bin Laden a spasso nei Balcani 1
2 3.

Io capisco la necessità di vedere la storia del campo
socialista, non so quanto sia proficuo farlo in questo
momento e in questa situazione, su una lista, non
vorrei che ripigliassimo a scannarsi fra stalinisti
e così via proprio ora in questo momento.

Forse sarebbe più utile nell'interesse di tutti
guardare ai problemi di ora, visto che in guerra
stiamo, alla faccia della costituzione, pure se abbiamo
un paese che, salvo rare eccezioni, non si sente in
guerra per niente.

Credo che questi sarebbero i problemi da affrontare
insomma non girare sempre col collo torto e magari
rivangare pure Cucchi e Magnani. Non mi sembrano queste
le cose prioritarie in questa fase.

Magari è più importante far capire come la sconfitta
della Jugoslavia abbia permesso l'allargamento della
guerra totale e l'imposizione di una pace dura dura dura.

Qui tutto il mondo sta esplodendo dalla Palestina
alla Argentina passando per l'Afganistan e noi parliamo
ancora di Stalin e Tito, di Cucchi e Magnani. (...)

(Vittoria)


===*===


PERCHE' UN DIBATTITO SULLA SPACCATURA DEL 1948, OGGI?

Le perplessita' di Vittoria sulla nostra scelta di iniziare
una serie di approfondimenti sulla spaccatura tra comunisti,
avvenuta nel 1948, sono comprensibili. Si tratta ovviamente
di un argomento molto delicato. Tuttavia, quali sarebbero i
"tempi" ed i "modi" giusti per addentrarsi in questo dibattito,
che in piu' di 50 anni non e' mai stato realmente affrontato?


1. Il trauma irrisolto dei comunisti italiani

Della rottura tra Jugoslavia e Cominform, delle sue cause e
delle sue implicazioni, in Italia si e' parlato pochissimo
in questi decenni. Gia' il movimento di Cucchi e Magnani ebbe
un carattere sostanzialmente testimoniale, e con la morte di
Stalin apparentemente il trauma era superato.

In realta', invece, il trauma non fu superato per niente, e
probabilmente fu proprio l'Italia ed il movimento comunista
italiano a subire le maggiori conseguenze, di carattere
strettamente politico oltreche' ideologico, in seguito a
quella spaccatura.

Infatti con la rottura furono rescissi tanti legami tra comunisti
italiani e comunisti jugoslavi - di ogni nazionalita', compresi
dunque gli jugoslavi di nazionalita' italiana presenti in Slovenia
e Croazia, la cui bandiera e' rimasta in tutti questi decenni il
tricolore bianco, rosso e verde con la stella rossa al centro.
Ma questi legami erano in gran parte i gangli nei quali scorreva
la linfa dell'Italia partigiana, dell'Italia dell'antifascismo
combattente.

I cimiteri, nei quali a centinaia sono sepolti i partigiani
jugoslavi che combatterono sulla penisola italiana - soprattutto
nel centro Italia, ad esempio a Visso nelle Marche - rimasero
da allora spogli e dimenticati. Nella Associazione Nazionale
Partigiani d'Italia (ANPI) ando' affermandosi sempre piu'
una linea "nazionale", politicamente "laica", dimentica dei
rapporti di fratellanza internazionalista con i combattenti
all'estero, dimentica dei partigiani stranieri che combatterono
in Italia e, spesso, dimentica anche dei partigiani italiani
che combatterono all'estero.

A questo si accompagno' l'atteggiamento del Partito Comunista
Italiano. Il PCI nel 1948 ruppe in maniera drastica con la
Jugoslavia, espulse o radio' i suoi membri "meno convinti",
inizio' - soprattutto tramite il leader triestino Vittorio
Vidali - una vera e propria guerra fredda contro i comunisti
titoisti. Ovviamente, lo stesso (anzi: il simmetrico) successe
in Jugoslavia, in particolar modo al confine con l'Italia.
Ma in questa sede e' dell'Italia che bisogna parlare. Se
infatti "ragioni" per quella rottura si possono trovare
nell'una e nell'altra parte - nel Cominform, preoccupato
di questioni di rilevanza strategica, e nella Jugoslavia,
gelosa della propria indipendenza e dei propri ideali -,
la dinamica ed il riflesso di quella rottura per l'Italia
furono di ben altra natura. La adesione automatica di
Togliatti alla posizione cominformista non aveva infatti
ragioni dirette o spiegabili nel nostro paese, e percio' fu
un trauma: segno di una obbedienza aprioristica, determino'
la natura stessa del PCI ed il suo modo di stare nella
scena politica italiana.


2. La questione di Trieste

Nella zona di Trieste si susseguirono i pestaggi tra
comunisti, e questo - si badi bene - proprio mentre fascisti
e nazionalisti italiani organizzavano la "riscossa" che nei
primi anni Cinquanta sanci' la annessione di Trieste
all'Italia.

Le circostanze storiche, la particolarissima situazione
internazionale determinarono in pratica una convergenza
utilitaristica tra nazionalismo italiano e comunismo
italiano. L'atteggiamento di Togliatti rispetto ai fatti di
Trieste, agli scontri causati da fanatici di destra contro
le truppe alleate in favore di "Trieste italiana", fu il
seguente: "Non possiamo lasciare la questione nazionale
appannaggio della destra". Vale a dire: dobbiamo inserirci
nel contendere e fare anche nostra la causa di "Trieste
italiana" - posizione che peraltro contraddiceva nettamente
atteggiamenti e direttive assunte nel periodo bellico.
Usando la nostra speciale posizione di comunisti, che ci
consente di mediare e trattare con gli jugoslavi, ne
trarremo beneficio dal punto di vista della legittimazione
istituzionale e della forza contrattuale in patria.

Tito e la Jugoslavia accettarono di buon grado la mediazione
di Togliatti, e presto abbandonarono ogni rivendicazione su
Trieste - che pure avevano liberato nel 1945 - per il bene,
essenzialmente, della distensione internazionale. Da un certo
punto di vista fu un atto di generosita', poiche' a
Trieste/Trst la popolazione di lingua slava era ed e' una
grande percentuale degli abitanti, soprattutto nei quartieri
popolari, per non parlare di tutte le periferie e dei sobborghi
carsici che sono tuttora di lingua slovena. Inoltre, un
"diritto" su Trieste si poteva attribuire alla Jugoslavia
per ragioni storiche legate alla italianizzazione forzata
degli sloveni (dalla prima guerra mondiale in poi), ed ai
crimini del fascismo, che nel 1941 arrivo' ad occupare persino
Lubiana, incendiando paesi, fucilando in massa i civili,
rinchiudendoli in lager come quello di Rab/Arbe, eccetera.
Infine, una Trieste jugoslava sarebbe stata un ulteriore
tassello nella composizione internazionalistica, pluri-
lingue e multinazionale di quel paese - la Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia - non fondato sulla
identita' nazionale (come e' invece adesso per gli
statarelli nei quali l'Occidente l'ha voluto smembrare)
ma bensi' sul comune impegno nella costruzione del
progresso civile e morale, nell'Unita' e nella Fratellanza.

Insomma: Trieste poteva essere jugoslava, e non lo fu. In
questo passaggio le scelte di Togliatti furono quelle
determinanti.


3. Sono maturi i tempi per parlarne?

Divisa tra anticomunisti - e quindi antijugoslavi - e
comunisti di tradizione cominformista - e quindi
antijugoslavi - l'Italia in tutti questi decenni e' stata
ostile alla Jugoslavia al cento per cento. Questa ostilita'
fu alimentata dal "carsico" riaffiorare dei traumi della
guerra e del dopoguerra: l'esodo da Istria e Dalmazia (1),
le notizie dei crimini commessi o presunti (2). Essa fu poi
alimentata dalla Guerra Fredda: in questo, la posizione
jugoslava di non-allineamento aiuto' poco, anzi per i
comunisti italiani, filosovietici, non fu di alcun aiuto.

E' proprio da questa ostilita' generalizzata, da questo
atteggiamento preciso dei comunisti italiani dal 1948 in poi,
che ha origine anche la assoluta mancanza di comprensione
della guerra fratricida scatenatasi nel 1991.

Nelle file del PCI, infatti, sedevano (e siedono ancora oggi
nelle file di vari gruppi parlamentari) quei personaggi -
qualcuno persino di origine giuliana, slovena, istriana,
eccetera - che curarono i rapporti internazionali
del PCI e dunque ben conoscono vicende, persone, luoghi,
tendenze e problematiche politiche dell'area jugoslava -
per non parlare dell'insieme dei paesi socialisti, e del
loro crollo. Ebbene: dove sono state tutte queste persone,
in questi anni? (3)

Dove sono i partigiani che avrebbero potuto raccontarci la
Guerra di Liberazione in Jugoslavia, il nazifascismo in quelle
terre e la questione delle nazionalita'? Perche' nessuno ha dato
la parola a chi conosceva divisioni e problemi dei comunisti
jugoslavi? Perche' nessuno ha chiesto la opinione dei
comunisti jugoslavi sullo sfascio del loro paese?

Dalla questione di Trieste in poi, si puo' dire che
sia stato il PCI a "garantire" il sistema istituzionale
del nostro paese. Questo nonostante il gioco sporco,
sporchissimo, della controparte. Non e' questa la sede
per esprimere valutazioni in merito, tantomeno con il
senno di poi. Quello che preme sottolineare e' che
l'atteggiamento tenuto nei confronti dei vicini di casa
jugoslavi in questi decenni ha qualcosa, anzi ha molto a
che fare con questa cieca fedelta' del PCI al sistema
repubblicano, con la incapacita' di parlare della "guerra
civile strisciante" pure in corso: stragi, poteri occulti,
e cosi' via. Fino al recente passaggio alla "Seconda
Repubblica" presidenzialista, di piduista memoria, ed alla
svolta bellica e neocoloniale del nostro paese, svolta della
quale le "sinistre di governo" portano una responsabilita'
totale ed indiscutibile.


4. Il dibattito

Persino a prescindere, dunque, dall'interesse storico delle
testimonianze sulla spaccatura tra Tito e Stalin, ed a
prescindere dalle implicazioni internazionali e geo-politiche
di quelle vicende, lo scambio iniziato su questa lista
potrebbe essere utile ad agevolare una "psicanalisi"
collettiva dei comunisti italiani. Essendo state superate
le condizioni storiche in cui si generarono quelle
contraddizioni tra comunisti di vario orientamento, si puo'
oggi arrivare, tra chi ancora si dice comunista, ad una sintesi
condivisa nell'interpretazione di quella storia. Si badi bene: non
della storia jugoslava nel suo complesso, ne' della guerra fredda
o dei movimenti comunisti che hanno animato il pianeta in tanti
decenni, ma di *questa* specifica vicenda della spaccatura del
1948, e dei sui riflessi per la Jugoslavia, per l'Italia, e per
i reciproci rapporti.

Questa "psicanalisi", per le ragioni di cui sopra, e' in particolar
modo utile per i comunisti italiani, oggi - nonostante il mutamento
radicale della situazione - ancora in cerca di una narrazione
propria, e condivisa, della loro stessa storia.
Pure la attuale in-capacita' dialettica dei comunisti di ogni
appartenenza, e tante continue spaccature di natura effimera,
specialmente in ambito extraparlamentare, derivano in gran parte
dalla non abitudine a contestualizzare le vicende legate alla propria
attivita' ed alle proprie scelte, a non inquadrarle nel fluire
degli eventi, a non usare cioe' l'analisi scientifica, materialista-
storica e materialista-dialettica, autoimprigionandosi cosi' in
posizioni, "frasi", cristallizzate, di natura sostanzialmente
idealistica (4). Dalle analisi "cristallizzate" sarebbe invece
ora di passare alle analisi "cristalline", superando rimozioni e
sensi di colpa che non hanno ragioni, ed impegnandosi finalmente
nel serio approfondimento, e nella lotta conseguente.

Italo Slavo, Roma, 29/12/2001


NOTE:

(1) Le ragioni dell'esodo furono molteplici, ma sicuramente esso
non fu dovuto ad una ostilita' di carattere nazionalitario: da
una parte, il moto migratorio dalle campagne alle citta' in
quell'epoca era generalizzato, e comporto' ad esempio anche la
emigrazione di triestini ed istriani verso citta' industriali
piu' grandi, ed anche verso l'estero; dall'altra, si sovrapposero
ragioni di carattere politico-ideologico (anticomunismo, accuse
di collaborazionismo, eccetera) che poco avevano a che vedere
con la identita' nazionale, tanto e' vero che in quel periodo
Trieste pullulava di esuli sloveni, croati e serbi legati
ai movimenti fascisti e nazisti delle loro terre.

(2) Durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo l'8 settembre,
Trieste ed il suo entroterra divennero parte della regione del
Terzo Reich denominata "Adriatisches Kuestenland". In questa
regione il collaborazionismo - di ogni "etnia" - si rese
responsabile di crimini facilmente immaginabili. La risposta
a tutto questo, da parte dei partigiani, fu quella necessaria
ed adeguata (cioe' anche cruenta, talvolta) ed occasionalmente
sconfino' nella vendetta. A ben vedere, le vendette contro i
nazifascisti causarono assai meno lutti nella regione giuliana
di quanto nello stesso periodo non successe, ad esempio, in
Piemonte od in Emilia-Romagna. Eppure, per le ragioni legate
alla guerra fredda ed alla ostilita' antijugoslava presente
in Italia, sui media italiani la questione delle "foibe"
assunse per la pubblica opinione italiana connotati abnormi,
legandosi alle operazioni di guerra psicologica dei servizi
segreti, alle azioni della Gladio e della Decima Mas. Questa
campagna riprese particolare enfasi dopo il 1991 come forma
di pressione su Slovenia e Croazia (cfr. C. Cernigoi, "Operazione
Foibe a Trieste", ed. KappaVu, Udine 1997). Si noti per inciso
che, mentre la campagna sulle "foibe" - peraltro iniziata gia'
sulla stampa dell'Adriatisches Kuestenland come mezzo di
propaganda - arriva a lambire persino l'insegnamento nelle
scuole dell'obbligo, nella stessa Italia vengono regolarmente
sottaciuti gli episodi relativi ai crimini di guerra italiani
in Slovenia ed in tutti i Balcani, e raramente si parla di
quanto successe nel campo di concentramento nazista della
Risiera, proprio dentro la citta' di Trieste. Anche per questa
mancata conoscenza dei crimini di guerra italiani durante la II
Guerra Mondiale, il PCI ed i suoi eredi portano gravi
responsabilita' di carattere, culturale, politico e civile.

(3) Forti delle loro conoscenze e delle loro frequentazioni,
in Italia ed in Jugoslavia, questi personaggi si sono
messi a lavorare oppure sono stati in vario modo utilizzati
dal sistema della informazione: nella RAI, ne "l'Unita'",
nelle Fondazioni ed in varie strutture universitarie, ma
anche nelle piccole radio o nelle iniziative del pacifismo
e dell'associazionismo. Sono questi che hanno costruito, o
almeno avvalorato, la "chiave di lettura" prevalente della
guerra fratricida come guerra etnica, o guerra di aggressione
serba, o guerra per la autodeterminazione dei tizi oppure
dei caii - mai e poi mai dei sempronii!
Sono questi i personaggi che "fanno" materialmente, oggi, la
diplomazia italiana in quelle terre, e che mediano percio'
anche la riconquista coloniale delle risorse di quei popoli.

(4) Tanto per citare qualche esempio di questa usanza nel
frasario e nel discorso politico: "Un altro mondo e' possibile"
(si, ma come?), "La guerra e' stata illegale" (si, ma chi e'
oggi il "depositario" della legalita'?), "La crisi dell'Urss si
e' originata con il revisionismo" (si, ma perche' e' nato il
revisionismo?), "In Jugoslavia vigeva un sistema di mercato,
percio' non era un paese socialista" (e come mai il grande
capitale internazionale, anziche' comparsela, l'ha voluta
squartare?).


===*===


Per intervenire nel dibattito su JUGOINFO, inviare i contributi
sul tema solamente all'indirizzo <jugocoord@...>

* Nuovo ultimatum degli USA alla Serbia

* Svenduti i cementifici della Serbia
* Jugoslavia: mandati in pensione i generali anti-NATO
* Il ministro degli esteri jugoslavo: la consegna dei serbi e' una
priorita'
* Sondaggio: l'Occidente "minaccia ed opprime" la Serbia

* Tre ciliegine dalla Tanjug, in inglese:
- BOOM DI PRIVATIZZAZIONI ATTESO PER IL PROSSIMO ANNO
- AMMINISTRATORI LOCALI IN VISITA AL QUARTIERE GENERALE DELLA NATO
- "CLUB ATLANTICO" (FILO-NATO) INAUGURATO A BELGRADO


===*===


NUOVO ULTIMATUM DEGLI USA AL GOVERNO SERBO

Il governo degli UA lega la concessione di nuovi prestiti al governo
serbo alla cooperazione con il tribunale dell'Aia. Una tranche di aiuti
consistente in 115 milioni di dollari USA sara' predisposta solamente se
il governo della Serbia rispettera' tutte le richieste del tribunale
entro il prossimo 31 marzo. Con una simile tattica gli USA avevano gia'
ottenuto la consegna dell'ex presidente Milosevic.

Neues US-Ultimatum gegen Regierung Serbiens

WASHINGTON, 21.Dezember 2001. Die US-Regierung knüpft erneut Hilfsgelder
für die Regierung Serbiens an die
Zusammenarbeit mit dem Haager Tribunal. Eine Hilfstranche in Höhe von
115 Mio. US-$ wird nur bereitgestellt sofern die Regierung Serbiens bis
zum 31. März kommenden Jahres bedingungslos alle Forderungen des
Tribunals erfüllt.
Die USA hatten mit einer ähnlichen Taktik bereits die Auslieferung des
früheren jugoslawischen Präsidenten
Milosevic erreicht. STIMME KOSOVOS / AMSELFED.COM


===*===


Quattro notizie da Amselfeld.com del 29/12/2001
(Le fonti sono riportate in fondo, insieme all'originale tedesco).

1. SVENDUTI I CEMENTIFICI DELLA SERBIA

Il governo-fantoccio della Serbia ha venduto tutte e tre le fabbriche di
cemento del paese a ditte straniere. La fabbrica della settentrionale
Beocin e' stata venduta alla francese Lafarge, quella della centrale
Novi Popovac alla impresa svizzera Holzim, e quella della occidentale
Kosjeric e' andata alla ditta greca Titan. Il realizzo complessivo delle
vendite e' stato di 138,9 milioni di dollari USA, inferiore persino al
gettito fiscale annuo delle tre imprese!

La svendita della economia serba e' stata voluta e sostenuta dalla BM,
dal FMI e dagli USA, secondo il modello noto in Bulgaria, Romania ed
Ucraina - si incomincia con la cessione al capitale straniero, a prezzi
stracciati, dei settori economici in grado di produrre lavoro e di
importanza strategica per il paese.

Il "regista" del suicidio economico della Serbia, a lungo collaboratore
della Banca Mondiale ed oggi ministro delle Finanze, Bozidar Djelic, era
stato annoverato tra i "cento leader mondiali" al summit economico di
Davos.

2. JUGOSLAVIA: MANDATI IN PENSIONE I GENERALI ANTI-NATO

Il presidente jugoslavo Vojislav Kostunica ha firmato oggi la
autorizzazione per il prepensionamento
di 21 generali dell'Esercito jugoslavo. Si tratta di alti ufficiali che
si erano impegnati per la indipendenza militare e politica della
Jugoslavia, e contro l'ingresso nel programma "Partnership for Peace"
della NATO. Il pensionamento di queste persone era una delle principali
richieste degli USA al governo jugoslavo.

3. IL MINISTRO DEGLI ESTERI JUGOSLAVO: LA CONSEGNA DEI SERBI E' LA
PRIORITA'

Il ministro degli esteri jugoslavo Goran Svilanovic, appartenente alla
formazione filooccidentale "Alleanza Civica" (GSS), ha definito la
"collaborazione con il Tribunale dell'Aia" e la consegna di serbi
a questa istituzione come "la piu' grande priorita'" della politica
estera jugoslava per il prossimo anno.

4. SONDAGGIO: L'OCCIDENTE "MINACCIA ED OPPRIME" LA SERBIA

Secondo gli ultimi sondaggi, piu' del 70% dei cittadini della Serbia
ritengono che l'Occidente "tuttora minaccia ed opprime la Serbia".
Nonostante l'abnorme campagna filooccidentale di tutti i media, che
perdura da piu' di un anno, la popolazione della Serbia non condivide
l'opinione del governo-fantoccio sulla necessita' della "cooperazione
con l'Occidente".

===*===

BOOM DI PRIVATIZZAZIONI ATTESO PER IL PROSSIMO ANNO

PRIVATIZATION BOOM EXPECTED NEXT YEAR
BELGRADE, Dec. 5 (Beta) - Next year will see a fantastic explosion of
the number of enterprises entering the process of privatization, said
Serbian Economy and Privatization Minister Aleksandar Vlahovic in
Belgrade on Dec. 5.
Vlahovic said that "more than 100 enterprises have entered a process of
auction privatization while more than 33 enterprises have entered a
process of tender privatization since the privatization law was adopted
four months ago."
"We will first have auction and tender sales of enterprises in January,"
said Vlahovic and added that the Ministry of Economics and Privatization
was very satisfied with "the level of interest shown in Serbian
enterprises" although political stability was a necessary condition for
nailing down sales.

AMMINISTRATORI LOCALI IN VISITA AL QUARTIER GENERALE DELLA NATO

LOCAL AUTHORITIES FROM SERBIA, MONTENEGRO VISIT NATO HEADQUARTERS
BRUSSELS, Dec 17 ( Beta) - NATO Secretary General George Robertson met
on Dec. 14 the presidents of several Serbian municipalities and
representatives of the Association of Yugoslav Cities and Municipalities
and the Association of Montenegrin Municipalities, whom NATO invited to
visit its headquarters in Brussels, and the NATO supreme command for
Europe, in Mons.
Belgrade Mayor Radmila Hrustanovic told BETA that the explanation for
NATO's "somewhat odd invitation" was that mayors were figures who were
close to citizens, who could convey the mood in Yugoslavia best,
including the citizens' sentiments about the NATO attack on Yugoslavia
and its aftermath.
The Yugoslav officials emphasized that this was a serious issue for the
Yugoslav citizens and authorities, but that Yugoslavia wanted to get
closer to NATO through the Partnership for Peace program.

"CLUB ATLANTICO" (FILO-NATO) INAUGURATO A BELGRADO

YUGOSLAVIA'S ATLANTIC CLUB INAUGURATED IN BELGRADE
BELGRADE, Dec 18 (Tanjug) - The Atlantic Club of Yugoslavia (ACHY), a
non-governmental organization whose role is to spread Euro-Atlantic
values and stimulate activities which will lead to Yugoslavia's
further
participation in Euro-Atlantic integration processes, was officially
inaugurated in Belgrade late Monday.
Allan Lee Williams, the president of the Paris-based Atlantic Club
Association (ATA) which rallies 40 clubs from NATO member-states,
expressed great satisfaction with the beginning of work of this club in
Yugoslavia, calling it a historic occasion.
Serbian Deputy Premier Nebojsa Covic also expressed satisfaction with
the founding of the ACY, pointing out that its founding coincides with
the anniversary of the beginning of joint work by the federal and
Serbian governments and the international peacekeeping force KFOR and
NATO on resolving the crisis in southern Serbia.

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-------- Original Message --------
Subject: AMSELFELD NEWSLETTER 29.12.2001
Date: Sat, 29 Dec 2001 15:18:49 +0100
From: Redaktion Amselfeld.com <leserbriefe@...>
To: jugocoord@...

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AMSELFELD NEWSLETTER
29.12.2001
http://www.amselfeld.com
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+++ Serbische Zementindustrie ausverkauft +++

BELGRAD, 29. Dezember 2001. Die Marionettenregierung Serbiens
verkaufte alle drei Zementfabriken in Serbien an ausländische
Konzerne. Die Fabrik im nordserbischen Beocin wurde an den
französischen Konzern Lafarge verkauft, die Fabrik im
zentralserbischen Novi Popovac an den Schweizer Konzern Holzim
und die Fabrik im westserbischen Kosjeric ging an die griechische
Firma Titan Cement. Der Gesamtverkaufspreis beträgt 138,9
Millionen US-Dollar, weniger als die Steuereinnahmen von diesen
drei Fabriken in einem Jahr!

Der von der Weltbank, dem Internationalen Währungsfonds (IWF) und
den USA geforderte und geförderte Ausverkauf der serbischen
Wirtschaft läuft nach dem aus Bulgarien, Rumänien und der Ukraine
bekannten Modell ab - zunächst werden alle Segmente der
Wirtschaft, die gewinnbringend arbeiten und für das Land
strategisch wichtig sind, zu Spottpreisen an ausländische
Konzerne veräußert.

Der "Regisseur" des wirtschaftlichen Selbstmordes Serbiens, der
langjährige Mitarbeiter der Weltbank und heutige Finanzminister
Serbiens Bozidar Djelic wurde vom Weltwirtschaftsforum in Davos
zu einem der "100 Weltleader" ernannt.

STIMME KOSOVOS


+++ Jugoslawien: NATO-feindliche Generäle pensioniert +++

BELGRAD, 29. Dezember 2001. Der jugoslawische Präsident Vojislav
Kostunica unterzeichnete heute einen Erlaß über die vorzeitige
Pensionierung von 21 Generälen der Armee Jugoslawiens. Es handelt
sich um die hohen Militärs, die sich für die militärische und
politische Unabhängigkeit Jugoslawiens einsetzen und gegen den
Beitritt zum NATO-Programm "Partnerschaft für den Frieden" sind.
Die Pensionierung dieser Menschen ist eine der Hauptforderung der
USA an die jugoslawische Regierung.

TANJUG


+++ Jugoslawischer Außenminister: Auslieferung von Serben -
Priorität +++

BELGRAD, 29. Dezember 2001. Der jugoslawische Außenminister Goran
Svilanovic aus der prowestlichen Partei Bürgerbündnis (GSS) hat
die "Zusammenarbeit mit dem Tribunal in Den Haag" und die
Auslieferung von Serben an diese Einrichtung als die "höchste
Priorität" in der jugoslawischen Außenpolitik im nächsten Jahr
gennant.

TIKER


+++ Meinungsumfrage: der Westen "bedroht und erpresst Serbien"
+++

BELGRAD, 29. Dezember 2001. Nach den letzten Meinungsumfragen
sind mehr als 70% aller Bürger in Serbien der Ansicht, daß der
Westen "weiterhin Serbien bedroht und erpresst". Trotz der
ungeheuren prowestlichen Kampagne der gleichgeschalteten Medien
seit mehr als einem Jahr, teilt die serbische Bevölkerung bei
weitem nicht die Ansichten ihrer Marionettenregierung über die
Notwendigkeit der "Zusammenarbeit mit dem Westen".

TIKER


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