Informazione

APPELLO PER UN UOMO DEGNO

Ho conosciuto Walter Dall'Omo solo recentemente.
Pubblicher� il libro delle sue memorie, ma lui forse non far� in tempo a
vederlo.
Sta morendo, disperato perch� lascia la sua compagna senza casa.
Vi prego di corrispondere all'appello.
Claudio Del Bello (casa editrice Odradek)

---

Walter Dall�Omo ha 74 anni e una vita tutta da raccontare. Nato nel �27
a Sasso Marconi partecipa giovanissimo alla Resistenza, diventando
comandante di compagnia della 63^ brigata garibaldina �Bolero�.
Viene decorato per la battaglia di via delle Lame a Bologna. E� un
comunista vecchia maniera: dopo la liberazione, convinto che la
resistenza sia stata tradita, comincia a collaborare con i servizi di
informazione dell�Unione sovietica. La guerra tra le spie in quegli
anni � dura e nel 1946 viene condannato a morte da un tribunale
militare alleato, ma Walter riesce a scampare alla cattura fuggendo in
Jugoslavia e poi da qui in Unione sovietica, a Minsk.

Walter � un uomo d�azione. Il suo soggiorno in Urss � breve: viene
rispedito a combattere in Jugoslavia contro gli ustascia e i cetnici. La
Jugoslavia diventa la seconda patria di Walter che al momento della
rottura con l�Urss sceglie senza esitazione Tito. Walter � un
rivoluzionario: non ha frontiere e sta sempre dalla parte di chi
combatte per la libert�. E cos� partecipa alla formazione e
all�addestramento del Fln in Algeria. Nel 1952 la svolta: viene
arrestato a Gorizia; la pena di morte nel frattempo � stata trasformata
in ergastolo. Walter in carcere passa �solo� 18 anni: nel 1970 l�allora
presidente della repubblica, Giuseppe Saragat, gli concede la grazia (e
diventa l�ultimo detenuto per fatti connessi a episodi del dopoguerra a
lasciare il carcere).

In carcere Walter si rende conto che la guerra � finita e le cose contro
le quali combattere sono diventate altre: l�emarginazione, la droga, il
reinserimento dei detenuti. E su questi obiettivi si impegna
generosamente assieme alla sua compagna. Vive a Parma in una casa in
affitto aperta a chiunque abbia bisogno, anche se, da vecchio montanaro,
preferirebbe vivere nella sua vecchia baita.

Walter ora sta molto male. E� ricoverato all�ospedale di Parma. E� stato
sfrattato dalla casa in affitto per morosit�: ha sempre utilizzato tutti
i (pochi) soldi che aveva per aiutare chi di denaro non ne aveva
proprio. Gli ultimi mesi li ha passati nella baita. Un posto non ideale
per chi sta male, visto che � isolata, distante dai centri abitati e a
oltre 800 metri di altezza. Ora rischia di perdere anche la baita:
l�azione giudiziaria dell�ex padrone di casa per recuperare gli affitti
arretrati sta per andare in porto.

Walter ha bisogno di aiuto immediato: soldi (occorrono almeno una
ventina di milioni per sistemare le pendenze e aiutarlo
nell�assistenza). Chi vuole aiutarlo pu� fare un versamento sul conto
corrente conto corrente postale n.90887001, intestato a ODRADEK
edizioni,via delle Canapiglie 112, 00169 Roma, specificando nella
causale �Per Walter Dall'Omo, partigiano�.

---

Questo stesso appello, in forma sintetica, � apparso anche a pag. 12 de
�il manifesto� del 19 settembre 2001; chi vuole, pu� anche mettersi in
contatto con la segreteria di redazione, telefonando allo 06.68719576 e
chiedendo di Marina, che fornir� informazioni relative al conto corrente
del giornale, con identica specificazione nella causale.

---

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COMMISSIONI RIUNITE
III (AFFARI ESTERI E COMUNITARI) E IV (DIFESA) DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
E 3A (AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE) E 4A (DIFESA) DEL SENATO DELLA
REPUBBLICA

AUDIZIONE
Seduta di marted� 21 agosto 2001

Comunicazioni del ministro della difesa e del ministro degli affari
esteri in ordine alla partecipazione di un contingente militare
italiano alla missione NATO Essential Harvest in Macedonia.

ELETTRA DEIANA. Rappresento una voce fuori dal coro. Esprimo un dissenso
molto meditato e responsabile rispetto a questo ulteriore impegno
italiano nella regione dei Balcani. Il dissenso � espresso a nome del
gruppo di Rifondazione comunista ed � legato sia allo specifico della
missione sia al problema che i ministri degli esteri e della difesa
hanno ben espresso, relativo alla continuit� che questa missione
presenta in relazione alle nuove strategie di difesa del nostro paese.
Si tratta di nuove strategie di difesa che sono legate al nuovo
concetto strategico della NATO, di cui prima, con grande acutezza, il
senatore Andreotti rilevava le incongruenze, le contraddizioni e le non
trasparenze sul piano della metodica dei trattati di diritto
internazionale: voglio infatti ricordare che la ridefinizione
dello statuto della NATO, avvenuta nel vertice svoltosi a Washington il
24 e 25 aprile del 1999 in piena guerra cosiddetta umanitaria, che
sancisce un nuovo concetto strategico, cio� un ruolo attivo di
intromissione che va oltre la definizione che la NATO dava di se stessa
nell'articolo 6 del precedente trattato istitutivo -, non � mai stata
sottoposta a discussione e ratifica da parte dei parlamenti interessati.
Tutto questo prefigura un nuovo concetto di difesa dei paesi
dell'Alleanza atlantica che ritengo, come tanti altri cittadini e
cittadine di questo paese, non legato assolutamente alla giusta
esigenza di difesa dei confini, ma ad una volont� di ingerenza e di
gendarmeria planetaria.
Quindi, quegli aspetti di continuit� della missione che i ministri -
giustamente - rivendicavano, rappresentano gli elementi strategici di
fondo in base ai quali noi gi� alla Camera abbiamo votato contro il
provvedimento che proroga le missioni italiane all'estero. Questo
perch� rileviamo che nel provvedimento in questione � presente un
affastellamento di iniziative e missioni delle quali non sono
assolutamente chiare la natura e le finalit�.
Soprattutto non � decifrabile l'intenzione di pace; noi pensiamo che su
questo terreno l'iniziativa debba essere presa da un organismo
internazionale rilegittimato come l'ONU; il solo organismo che possa
parlare ed operare a nome della stragrande maggioranza dei paesi
intenzionati a collaborare e a far convivere pacificamente i popoli e
le popolazioni.
Sulla base di questo ragionamento, a nome del mio gruppo avanzo al
Governo due richieste: innanzitutto di soprassedere all'invio del
contingente italiano. Infatti, non ci sono le condizioni che prima il
ministro Martino illustrava, le condizioni che sulla carta, sulle
dichiarazioni dell'accordo rendono legittimo e operativo l'accordo
stesso e cio� la tregua firmata, il processo di pacificazione ed il
cessate il fuoco tra l'UCK e la Macedonia.
Mi pare una missione incongrua relativamente al suo profilo ed alla sua
stessa configurazione. Se c'� un accordo bilaterale cos� definito e
stringente, non si capisce perch� bisogna inviare un ulteriore
contingente di militari a svolgere un'operazione di questo genere.
Basterebbe istituire centri di raccolta spontanei che le forze in campo
potrebbero gestire.

VALDO SPINI. E' proprio questo il punto! Gli albanesi non vogliono
consegnare le armi.

ELETTRA DEIANA. Appunto, non le vogliono consegnare; quindi, di fatto,
c'� una non realizzazione delle condizioni di cui parla il trattato
cartaceo. In realt� l'operazione si configura come non contigua, non
coerente con quello che il trattato di pace asserisce.
Credo non esistano quelle condizioni di sicurezza, di assenza di
rischi, di basso profilo operativo di cui i ministri ci hanno parlato.
In realt� sulla missione si addensano tutte le incognite, tutti i
rischi e le ambiguit� di cui queste missioni, cosiddette di pace, sono
cariche.
Tra l'altro vorrei parlare anche del terribile incidente in cui sono
morti i due alpini. Certo, ne parleremo dopo, per� gli argomenti in
questione presentano una logica d'intreccio con quella vicenda; siamo
sempre nell'ambito di quel teatro operativo riguardante operazioni che
presentano molti elementi di contiguit�. Poi vedremo che cosa ci dir�
il ministro Martino riguardo all'insieme delle informazioni di cui
possiamo disporre relativamente alla missione in cui sono morti quei
due ragazzi. Bisogna stabilire se si trattava di una missione operativa
o di addestramento; comunque, se si � trattato di una missione di
addestramento, bisogner� chiarire a che cosa fosse rivolto
l'addestramento. Il quadro in ogni caso � fortemente a rischio; � un
quadro, ripeto, in cui non � chiara la natura delle missioni svolte dai
militari italiani e da quelli dell'Alleanza atlantica.
Invito il Governo ad un ripensamento complessivo e totale sulle
missioni di pace all'estero, missioni che sono la conseguenza del nuovo
quadro di difesa dell'Alleanza atlantica, per cui non si tratta quindi
di missioni di pace.
Ripeto, ben altro dovrebbe essere l'impegno dell'Italia per riattivare
quegli istituti internazionali rappresentativi di tutti i paesi che,
effettivamente, operano in questo senso. � terribile la presunzione dei
paesi appartenenti all'Alleanza atlantica di essere tutor e detentori
del diritto di pace, come sono stati tutor e detentori della guerra
umanitaria.
Queste conclusioni le traggo dall'analisi dei processi che sono
avvenuti in Macedonia. Prima � stato detto da alcuni colleghi e dai
ministri che le forze della NATO hanno svolto un ruolo di pacificazione
e di stabilizzazione. Io lo nego! Dico che il ruolo � stato di
destabilizzazione e di accensione di conflittualit�. Prima dell'arrivo
dei contingenti NATO, la Macedonia era uno Stato relativamente
pacifico, in questi ultimi dieci anni si era mantenuta fuori da un
processo di etnicizzazione dei conflitti e di conflittualit� interna.
Credo che la legittimazione che � stata concessa dalla NATO all'UCK e lo
scarso impegno a controllare il traffico delle armi in quei territori
abbiano contribuito fortemente ad un processo di destabilizzazione e
riaccensione del conflitto. Mi sembra che ci siano ragioni - finisco
veramente, signor Presidente - di fondo affinch� si desista e si
ripensi a tutto.


Forum delle donne di Rifondazione comunista
Viale del Policlinico 131 - CAP 00161 - Roma
Tel. 06/44182204
Fax 06/44239490

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L'intervista che segue e' apparsa su "Der Spiegel" del 16 luglio 2001
ed e' stata da noi gia' diffusa nell'originale, oltreche' in inglese ed
in francese. Ringraziamo Giulia per la traduzione.

---

Abbiamo bisogno di un aiuto leale


Il primo ministro serbo Zoran Djindjic si sente ingannato
dall'Occidente. In questa intervista si lamenta delle grottesche
manovre dilatorie di Bruxelles nel pagamento degli aiuti internazionali
alla costruzione del suo paese e mette in guardia di fronte a nuove,
possibili crisi nei Balcani.


Spiegel: Lei ha corso il rischio di consegnare Milosevic al Tribunale
per i Crimini di guerra. Ne � valsa la pena?

Djindjic: Noi non abbiamo posto alcuna condizione per la consegna. Col
nostro gesto volevamo mostrare la nostra buona volont� in vista
dell'integrazione nella comunit� internazionale. Ma devo ammettere che
sono scioccato di fronte alla farsa degli "aiuti occidentali" che
dovrebbero ammontare nel complesso a 1,3 miliardi di dollari.

Spiegel:...cosa vuol dire farsa? Si tratta di un bel mucchio di denaro.

Djindjic: Meglio; la conferenza dei donatori non avrebbe avuto luogo e
ci si sarebbe limitati a ficcarci in mano 5o milioni di marchi. Qui ( a
Belgrado) cerchiamo di riformare il paese e, ad onta dei bombardamenti
della NATO, di avviare un nuovo corso filooccidentale.- e a Bruxelles
ci sono dieci burocrati che operano secondo la massima: se la luce se
ne va, si frena.

Spiegel: Pu� spiegarsi meglio?

Djindjic: In agosto avrenmmo dovuto incassare una prima rata di 300
milioni di Euro. E all'improvviso ci viene comunicato che nel totale
vengono conteggiati 225 milioni di Euro di debiti, che risalgono in
parte ai tempi di Tito. Due terzi del totale sono "interessi di mora",
perch� Milosevic per dieci anni si � rifiutato di restituire i crediti.
I restanti 75 milioni di Euro li riceveremo al pi� presto a novembre.
Questi sarebbero i principi secondo cui si opera in Occidente, ci �
stato detto. Come dire che a un ammalato grave si d� una medicina
quando ormai � morto. I nostri momenti pi� difficili sono i mesi di
luglio, agosto e settembre.

Spiegel: Lei teme la caduta del suo governo?

Djindjic: Se non ci viene fatta immediatamente un'"iniezione"
finanziaria, al massimo a settembre ci troveremo di fronte a
manifestazioni e disordini sociali. Perch� non abbiamo potuto mantenere
le nostre promesse. 330.000 famiglie vivono con un reddito inferiore ai
40 marchi, 6oo.ooo rifugiati pesano sul nostro bilancio, e 100.000
persone perderanno il lavoro a causa delle trasformazioni economiche
richieste dai nostri creditori occidentali. Non ci sono investimenti,
non c'� lavoro, non si costruisce. E, d'altra parte, i vecchi quadri
socialisti di Milosevic continuano a controllare posizioni decisive per
il funzionamento dell'economia e aspirano a far precipitare il paese
nel caos.

Spiegel: A quanto pare i socialisti riguadagnano terreno. Potrebbero
tornare ad essere un pericolo per la coalizione di governo fra DOS e
Democratici?

Djindjic: Socialisti e radicali registreranno certamento un aumento dei
voti alle elezioni. A ci� si aggiunge il presidente jugoslavo
Kostunica, con il suo scetticismo nei confronti dell'Occidente e i suoi
continui ammonimenti che non arriver� nulla del denaro promesso...


Spiegel:..e che L'ha insultata, a causa della consegna di Milosevic,
definendoLa un golpista che ha portato la vergogna sul paese.

Djindjic: Un po' pi� di lealt� da parte sua, mi farebbe certamente
bene. Comunque � pericoloso quando con queste dichiarazioni
patriottarde si risvegliano i traumi antioccidentali nella popolazione.
Perci� non escludo che un altro governo, magari del leader radicale
Seselj, possa incassare la prima rata del pacchetto di aiuti. Io volevo
porre l'accento prioritariamente sui problemi economici e sminuire
l'importanza degli altri. Ora metto in guardia seriamente l'Occidente;
se il mio governo cade, ci� coster� dieci miliardi di dollari alla
Comunit� internazionale.

Spiegel: Ci sar� una nuova guerra?

DjindJic: Ci saranno crisi in Vojvodina, in Montenegro, in Kosovo, nel
Sangiaccato, nella Serbia del sud. Non ci sar� pi� collaborazione col
Tribunale dell'Aja. E- come sempre- centinaia di migliaia di rifugiati
cercheranno asilo altrove. Ma allora si troveranno i soldi nei budgets
occidentali. Nessuno si stupir�. Tutti saranno d'accordo sulla formula
fideistica che i Balcani non trovano pace. Quello di cui abbiamo
bisogno � un aiuto sincero, e non vuote dichiarazioni di simpatia.
Quando ero all'opposizione, l'Unione Europea ci aveva promesso per la
caduta di Milosevic tre miliardi di marchi in contanti. E ora dove sono?

Spiegel: Lei aveva espresso l'intenzione di dare le dimissioni, se la
consegna di Milosevic al Tribunale fosse fallita. Lascer� perdere se i
ministri finanziari occidentali non cambieranno rotta?

Djindjic: Non posso continuare a parlare al mio popolo dell'aiuto
occidentale, quando qui non se ne vede traccia. In questo modo finisco
per perdere la mia credibilit� e non posso garantire la stabilit� del
paese. Perch� dovrei rischiare di vedere la mia famiglia vittima di
un'autobomba, se qui in ogni caso tutto � di nuovo azzerato?

Spiegel: Consegner� il generale Mladic al Tribunale dell'Aja, se mai si
far� vedere nella sua residenza belgradese?

Djindjic: Non si possono caricare sulle mie spalle tutti i problemi di
questa regione. Spero di non incontrarlo.


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BELGRADE 1999. NEW YORK 2001.


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Bin Laden & KLA
Civilian targets & casualties
World Terrorism and Balkans
Band of Influence
Bin Laden linked to Albania
FAQ-Osama bin Laden

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