Informazione

-------- Original Message --------
Oggetto: qualche notizia da Belgrado
Data: Mon, 5 Feb 2001 17:37:31 +0000 (WET)
Da: Ilaria Damiani
A: scienzaepace@...

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--- MESSAGGIO SPEDITO DA Ilaria Damiani <damiani@...>
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Nell'ultima settimana di gennaio sono stata a Belgrado per partecipare
al
X Congresso dei matematici jugoslavi, a cui sono stata invitata insieme
ad
altri colleghi del mio dipartimento (matematica di Tor Vergata) in
virtu'
dell'accordo bilaterale di cooperazione che siamo riusciti a mettere in
piedi subito dopo la guerra come contributo contro l'isolamento a cui la
comunita' scientifica di quel paese e' stata costretta.
Vi mando quindi qualche notizia, scusandomi per il ritardo (ma al mio
rientro ho dovuto rimettermi in pari con gli altri impegni di lavoro),
sperando che possano interessarvi. Le notizie di cui vi scrivo (forse
non
particolarmente originali) riguardano soprattutto quello che sta
avvenendo
all'universita', perche' si tratta dell'ambito in cui ho avuto modo di
avere il maggior numero di contatti, discussioni e informazioni.

Il 10 ottobre 2000 il rettore dell'Universita' di Belgrado, Puric (un
fisico), e' stato costretto a dimettersi. In realta' non si e' dimesso e
ufficialmente il rettore e' ancora lui, ma gli viene materialmente
impedito di entrare nel suo ufficio e di svolgere il suo lavoro di
rettore: lo hanno dimesso di fatto.
Contemporaneamente si e' installata al suo posto una nuova
"autoproclamata" rettrice, Bogdanovic (una sociologa), la quale non ha
attualmente alcuna legittimita' legale. Il risultato di questa
situazione
sono la paralisi e il caos, in attesa che qualcosa succeda e che la
situazione si chiarifichi. Questo "qualcosa" potrebbe essere
rappresentato
dall'insediamento del nuovo governo della Serbia (nominato il 25
gennaio)
che avrebbe il potere di scegliere il rettore.

Il sistema per la nomina del rettore (dei decani delle facolta',
eccetera)
e' stato cambiato 2 anni fa: fino ad allora vigeva un meccanismo
coerente
con il principio dell'autogestione: gli organismi locali (l'analogo dei
nostri consigli di corso di laurea, di dipartimento, di facolta', ecc.)
esprimevano un nome, e un organismo centrale di controllo, formato da
docenti universitari e rappresentanti del governo, ratificava la scelta.
Da due anni a questa parte la legge e' cambiata e rettori e decani
vengono
nominati direttamente dal governo. E' su questo che i sostenitori del
nuovo corso fanno leva: siccome si tratta di un meccanismo
antidemocratico
che ha messo la gestione delle universita' direttamente nelle mani del
potere politico, questa gente va cambiata. In che modo? Utilizzando la
stessa legge e soprattutto lo stesso principio cioe' sostituendo i
precedenti rettori decani eccetera con persone gradite alla nuova classe
dirigente del paese.
In realta' modifiche legislative sono allo studio, e anzi il problema di
riformare l'universita' (sia dal punto di vista normativo sia da quello
dell'organizzazione degli studi) e' in generale al centro della
discussione. Una delle proposte avanzate in materia di nomine e' quella
di
affidare tale compito ad un organismo che preveda la presenza di
rappresentanti internazionali: la gravita' di una simile struttura
basata
sulla dipendenza esplicita dall'estero credo che sia evidente a tutti
senza bisogno di ulteriori commenti. (Di questa proposta ho saputo da
conversazioni varie, non e' detto che sara' la definitiva, ma da' il
senso del clima che si respira in Jugoslavia).

Il clima di "epurazione" c'e' a tutti i livelli (e fa pensare ai metodi
utilizzati dal DOS contro i sindacalisti della Zastava). La facolta' di
matematica ad esempio ha visto nei mesi scorsi il tentativo, fallito, di
rovesciare la decana, Bokan: la sua gestione pare sia stata sempre
estremamente corretta (cosa che ha reso difficile ai suoi avversari
trovare grimaldelli razionali per l'opera di propaganda) e in ogni caso
e'
stata sostenuta dalla grande maggioranza della facolta' (come ultimo
passo
erano state indette, non so esattamente in che termini, delle elezioni,
dalle quali pero' lei e' risultata vincitrice); le era stato
contrapposto
un precedente decano, protagonista ai suoi tempi di un enorme scandalo
legato ad affari edilizio/finanziari che hanno fatto perdere alla
facolta'
svariati milioni di marchi, intorno al quale si e' coagulata la
ex-opposizione ora diventata filogovernativa.
Uno scontro simile e' tuttora in atto contro il direttore dell'Istituto
Matematico dell'Accademia delle Scienze.
Inoltre il rischio di un'epurazione generale tipo quella che e' avvenuta
in Germania Est dopo la riunificazione e' fortemente sentito e temuto a
tutti livelli della docenza, aggravato dal fatto che il periodo di vuoto
di potere e la paralisi degli ultimi mesi hanno impedito la
trasformazione
di molti posti di assistente (che sono precari anche se finora di fatto
sempre rinnovati: ma ora che succedera'?) in posti di professore: queste
"promozioni" in condizioni normali sarebbero stati atti dovuti.

Durante il Congresso (che era grosso e riguardava tutti i livelli, anche
organizzativi e didattici, oltre che di linee di ricerca) e' avvenuto
anche il seguente episodio: un matematico di Novi Sad ha minacciato: ci
faremo la nostra (della Vojvodina) Accademia delle Scienze, utilizzando
i
finanziamenti provinciali. Ho assistito alla discussione tra alcuni
matematici di Belgrado che cercavano di valutare il significato e
l'entita' di questa minaccia: per qualcuno si trattava di una minaccia
isolata, altri pero' facevano notare che i finanziamenti provinciali
erano
stati sbloccati subito dopo il 5 ottobre (proprio per questo tipo di
progetti?) e che le forze centrifughe non possono essere affatto
considerate sotto controllo: neanche ora che forse (?) le potenze
straniere sono soddisfatte del risultato ottenuto e cominciano ad
attuare
una politica di stabilizzazione dell'area, invece che continuare a
destabilizzare i Balcani.

La consapevolezza di una regia esterna, europea e soprattutto americana,
nella storia recente del loro paese mi e' sembrata fortissima: sia in
coloro che sono strenuamente contrari al nuovo corso, sia in coloro che
invece lo appoggiano nella speranza di uscire dall'isolamento degli
ultimi
dieci anni (le dichiarazioni di Carla del Ponte, o ci date Milosevic o
riprendiamo con le sanzioni, sono di quei giorni) ma a parte le mie
impressioni vorrei dirvi alcuni fatti per descrivere e non sottovalutare
il progetto in corso, dietro la nuova politica di apertura e aiuti
dell'Occidente, per omologare la Jugoslavia e cancellare tutte le tracce
residue di socialismo e di un sistema comunque diverso dal capitalismo,
cioe' per colonizzarla, oltre che con la guerra ora con la penetrazione
culturale e ideologica, e per cancellare la storia.
1) Un punto fondamentale del programma del nuovo governo e' la riforma
universitaria (tutto il mondo e' paese, sigh): l'obbiettivo e' anche li'
l'adeguamento e l'integrazione nel sistema euramericano. In questo i
commenti sono unanimi: diventeremo tutti piu' ignoranti, e la cosa
peggiore e' che cio' avviene di proposito, e' lo scopo.
2) A livello di "cio' che dobbiamo imparare dagli altri" in campo di
didattica l'accento viene posto sul bisogno di aiuto per l'insegnamento
della storia.
3) Per quanto riguarda la cooperazione con l'Europa e i progetti Tempus:
fino a poco tempo fa i progetti potevano riguardare le tematiche piu'
varie. Adesso la Comunita' Europea fa sapere che finanziera' solo
progetti
in alcuni ambiti specifici: ricerche in campo di giurisprudenza,
economia,
sociologia.

Scusatemi se l'ho fatta troppo lunga, solo un'ultima cosa pratica: libri
e
riviste costano tantissimo e il problema dell'aggiornamento
bibliografico
e' enorme; uno dei metodi che per esempio la facolta' di matematica ha
seguito per aggiornare la biblioteca (e anche per far conoscere la
propria attivita') e' quello degli scambi. Quindi se qualcuno di voi
pensa
che sia possibile organizzare uno scambio, fornendo le pubblicazioni dei
vostri dipartimenti e ricevendo in cambio quelle dell'universita' e
dell'accademia delle scienze di Belgrado, fatemelo sapere.

Poi: ho avuto modo di parlare con alcuni biologi e naturalisti impegnati
nello studio delle conseguenze ambientali della guerra e nella difesa
della biodiversita'. Sono interessati a progetti e cooperazioni di tutti
i
tipi. Ho pensato a Cristaldi, ma anche a chiunque di voi sia interessato
senza che io lo sappia specificamente. Solo che ora, mi accorgo, ho
lasciato gli indirizzi a casa. Domani vi faccio sapere qualcosa di piu'
preciso.

Scusate ancora per la lunghezza di questo messaggio,
Ilaria

ps Una cosa che forse vale la pena di aggiungere: da quando il nuovo
governo si e' insediato i lavoratori dell'universita' (professori,
assistenti) si sono ritrovati in busta paga molti soldi (non so quanti,
mi
e' stato raccontato da alcuni assistenti della facolta' di matematica):
alcuni erano arretrati ma altri erano soldi che nessuno di noi ha capito
da dove venissero e perche' ce li dessero, mi hanno detto.
Fin qui e' un fatto. La mia impressione e' che si tratti di uno dei modi
in cui il nuovo corso sta cercando di costruire un apparato di consenso,
e
in questo l'adesione degli intellettuali ha come sappiamo un ruolo di
primo piano.

---

A cura del Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
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Il Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'" esprime la sua
solidarieta' alla manifestazione che si terra' a Belgrado per protestare
contro la presenza in citta' di Javier Solana, leader della Nato durante
l'aggressione alla RF di Jugoslavia del marzo 1999, ospite della nuova
classe dirigente del paese nei giorni 7-8 Febbraio.
La presenza di Javier Solana, oggi responsabile per la politica estera
e la sicurezza dell'UE, rappresenta un'offesa al popolo jugoslavo
essendo stato egli uno dei principali artefici della aggressione e dei
crimini commessi contro la RFJ, della morte di migliaia di civili
inermi, della catastrofe ambientale e della distruzione del tessuto
economico del paese. Il CNJV non potendo purtroppo intervenire augura
ai compagni organizzatori dell'SPS e della Alleanza Patriottica di
Jugoslavia che la manifestazione riscuota un grande successo e che alta
si levi la voce del dissenso e dell'opposizione contro la presenza del
criminale imperialista Solana, gia' condannato dal competente tribunale
belgradese a 20 anni di prigione per i reati commessi contro il popolo
jugoslavo, e chiede altresi' che tale condanna abbia immediata
applicazione.

Fraterni saluti
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(nascente Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, 4 febbraio 2001

---

The Italian National Network "Yugoslavia shall live" (CNJV) wishes to
express its own solidarity to the demonstration that will take place in
Belgrade to protest against the presence of Javier Solana in that town.
Solana, who was the leader of the NATO during this Alliance's aggression
against the FR of Yugoslavia in March 1999, will arrive as a guest of
the new rulers of the country on February 7th and 8th.
The presence of Javier Solana, nowadays on charge for the European
foreign and security policy, is an outrage to the Yugoslav people
because he is one of the main responsibles of the aggression and the
crimes committed against the FRJ as well as for thousands of unarmed
dead civilians, for the environmental catastrophe and the destruction of
the economical structures of the country. Unfortunately, we of CNJV
cannot intervene at the rally: therefore we wish to the organizers, the
comrades of SPS and the Patriotic Alliance of Jugoslavia, that the
demonstration will be of great success and that the voice of dissent and
protest against the presence of the imperialist war criminal Solana be
raised loud. Solana has been already sentenced by a Belgrade court to 20
years imprisonment for the crimes committed against the Yugoslav people,
so we ask that the sentence be enforced immediately.

With fraternal greetings
Coord. Naz. "La Jugoslavia Vivra'" - jugocoord@...
(to become Comitato promotore per l'Assemblea Antimperialista)

Bologna, February 4, 2001

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> A Roma è iniziata alla grande la campagna elettorale. Dopo la censura sui libri di testo,
> il no alla pillola del giorno dopo, le liste antiaborto, l'assegno per il terzo figlio,
> la giunta Storace, assecondando la propria vocazione storica,
> ha imboccato la strada del razzismo aperto e della persecuzione delle minoranze.
>
> L'obbiettivo della furia xenofoba di AN e' rappresentato, questa volta,
> dai rom di via dei Gordiani. Una comunita' che ha sperimentato, negli anni,
> forme durissime di discriminazione. I piu' anziani hanno visto trucidare
> dai nazifascisti i loro familiari davanti ai loro occhi, a Kragujevac,
>
> citta' martire della Resistenza e luogo d'origine degli abitanti del campo.
>
> "In via dei Gordiani costruiremo un residence per anziani, giovani coppie e handicappati".
> Lo ha promesso l'assessore all'urbanistica Armando Dionisi,
> dopo l'approvazione di un atto di indirizzo che affossa il progetto del villaggio per i rom
> e, con esso, il parco pubblico e la ristrutturazione di 1.000 alloggi popolari.
>
> La provocazione è evidente: i finanziamenti vengono dirottati verso fasce disagiate
> ma rigorosamente "non rom", visto che anche il campo di via dei Gordiani
> è pieno di giovani coppie, di anziani e, purtroppo, di handicappati.
> Che verranno cacciati dal luogo in cui vivono da decenni, con la scusa del ''residence''.
>
> PER FESTEGGIARE QUESTO BEL RISULTATO DOMENICA A MEZZOGIORNO
> ALLEANZA NAZIONALE ORGANIZZA UNA ''BICCHIERATA IN PIAZZA''.
>
> TUTTO QUESTO A UNA SETTIMANA DI DISTANZA
> DALLA ''GIORNATA DELLA MEMORIA'' E IN UN LUOGO
> (IL CASILINO 23, A DUE PASSI DAL QUADRARO)
> DOVE E' ANCORA VIVO IL RICORDO DEI RASTRELLAMENTI
> DELL'EPOCA DI KAPPLER.
>
> Il Coordinamento Cittadino e i rom di via dei Gordiani invitano
> tutte le forze democratiche e antifasciste e tutti i cittadini
> a mobilitarsi per respingere la provocazione fascista.
>
> APPUNTAMENTO DOMENICA 4 FEBBRAIO ALLE 11.00
> DAVANTI AL CASALE GARIBALDI
> (via Romolo Balzani 87 - Casilino 23)

(ricevuto da: R. Pignoni - pignoni@...)

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INTERVISTA CON STEVAN MIRKOVIC,
segretario generale dell’SKJ, Belgrado 5 gennaio 2001.
A cura di Ivana del Comitato contro la Guerra di Sesto S. Giovanni [IK]

NOTA: sui risultati elettorali dell'SKJ - Savez Komunista Jugoslavije
(Lega dei Comunisti di Jugoslavia) - e sulla composizione della
coalizione KORAK, citata nel testo, si veda:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/492
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/720

---


SM: Perché, in realtà, noi non abbiamo partecipato alle elezioni? E
c’eravamo già preparati. E avevamo creato questa coalizione… e raccolto
le firme sufficienti. Però, è accaduta una cosa, per così dire,
spiacevole, cioè che uno dei partiti – il Nuovo partito comunista [NKPJ]
di Branko Kitanovic...
IK: Com’è il rapporto con loro?
SM: Loro all’inizio volevano stare insieme a noi, ma poi hanno
rinunciato e hanno detto…
IK: E perché allora hanno aggiunto il loro nome?
SM: Te lo dico subito. Loro poi hanno rinunciato e volevano presentarsi
da soli. E ci hanno invitato A presentarci tutti con la loro sigla E
sotto il nome di Branko Kitanovic, il loro segretario generale. Quindi,
si sono staccati, e hanno iniziato a raccogliere firme da soli.
Bisognava raccoglierne 10.000 per partecipare [alle elezioni]. Ma noi
allora non l’abbiamo voluto. Perché questa coalizione non è solo una
coalizione ad hoc, per le elezioni. Essa continua anche adesso, con
l’obiettivo di arrivare a un congresso di unificazione. Di unire questi
10 partiti in un partito solo. Quindi, non è la classica coalizione
fatta solo per le elezioni, ma quando le elezioni finiscono, con
qualsiasi risultato, si va avanti con la collaborazione, fino al
congresso di unificazione e creazione di un partito unico.
IK: Perché esistono così tanti piccoli partiti, diciamo simili (non
conosco bene la situazione…)?
SM: Questa situazione si è creata negli anni ’90, quando qui è stato
abbattuto il socialismo e si è praticamente disintegrata la Lega dei
comunisti della Jugoslavia. Da essa sono praticamente nati vari partiti.

IK: Voi che avete lo stesso nome, siete la “continuazione diretta” della
vecchia Lega?
SM: Di una frazione, direi. Erano delle frazioni… Una frazione che
guidavo io ha mantenuto sia il programma che il nome. Così noi siamo
“sopravvissuti” fino ad oggi…
[IK: Quindi, io ho ancora la vostra tessera!]
SM: Guarda cosa è successo: quando Kitanovic, cioè NKPJ, vede che non
riesce a raccogliere abbastanza firme – sono riusciti ad averne più di
3000 – e neanche noialtri, che ne avevamo raccolte circa 6000, quindi,
proprio poco prima della chiusura della procedura pre-elettiva, lui
torna ad aggregarsi con noi. E costituiamo così questa coalizione KORAK
e aggiungiamo a questo nome anche NKPJ – Branko Kitanovic, riuniamo
tutte le firme, cioè non firme, ma dichiarazioni, perché bisognava
scrivere delle dichiarazioni di chi appoggia la coalizione, e bisognava
andare al Tribunale a vistare il tutto, il che ha creato abbastanza
problemi, tanta gente non voleva andare al Tribunale a fare questa cosa,
avevano paura, perché qui è ancora… cioè, finché L’SPS era al potere, se
non eri per lui, il tuo lavoro era a rischio. E la gente doveva tenere
segreto per chi votava… se non avevano qualche appoggio dall’altra
parte, come per esempio dal DOS. Il DOS, per esempio, ha l’appoggio
dall’estero, quindi se ne fregano se L’SPS gli fa qualcosa o no.
In questo modo, noi ci siamo uniti tardi. E quando, alla fine,
consegniamo questo materiale unificato, i nomi dei delegati, le
dichiarazioni, le firme… la Commissione elettiva ce li restituisce
dicendo: dovete fare tutto da capo.
IK: Avete fatto il ricorso?
SM: Dovete fare tutto di nuovo, ci hanno detto. Non ci può essere la
sigla KORAK e NKPJ, ma deve essere una cosa sola. E le firme devono
essere raccolte insieme. Non riconoscono le firme raccolte a parte. E’
stata tutta una formalità. Ci hanno tolto di mezzo per motivi formali,
per non farci partecipare. Noi abbiamo fatto ricorso, ma…
IK: E qualcuno ha partecipato? I membri dei partiti hanno votato?
SM: No, nessuno ha partecipato, dei comunisti. E abbiamo deciso di
boicottare, non abbiamo votato.
IK: Veramente, noi, quando votiamo in Italia, lo facciamo praticamente
“tappandoci il naso”. Per così dire: scegliamo il meno peggio. Qui non è
stato così?
SM: No, noi non l’abbiamo fatto. [ride] Neanche uno di quei 7-8 partiti…
sono tutti così… DOS, SPS… non valeva la pena…
IK: E ora, come sarà la situazione?
SM: Quindi, noi non abbiamo partecipato. Probabilmente avremmo avuto più
successo del JUL, di Lilic e di altri partiti fuori dal DOS e SPS…
IK: Quali sono le differenze fra i vari piccoli partiti della
coalizione? Ce ne sono? Ci sono problemi?
SM: Ma no, non ci sono grandi differenze, l’unica è il rapporto verso
l’Informbiro [cioe' verso l'URSS di Stalin, n.d.jugocoord@...].
Certi sono pro, certe… E’ la più grande differenza.
IK: Sono passata l’anno scorso da Kitanovic, ho visto che ha esposto di
nuovo la foto di Stalin.
SM: E’ l’unica differenza.
IK: E voi, cosa ne pensate?
SM: Noi riteniamo che l’Informbiro fosse un’agenzia sovietica, non si
trattava tanto di diversità ideologiche, ma dello scontro fra l’Unione
Sovietica e la Jugoslavia. Era in questione lo Stato, non era una
divergenza ideologica, più facile da risolvere. Loro volevano abbattere
il potere e lo Stato. E’ qui la differenza. Goli Otok… anch’esso, come
dire – la gente non la mandavano là per le questioni ideologiche, ma
perché volevano abbattere lo Stato. Le violenze che ci sono state, e
c’erano, ovviamente non sono una cosa positiva, A questo non
acconsentiamo. Non è in armonia con il nostro umanesimo, dimostrato già
durante la guerra [II guerra mondiale], però, non esiste nessun carcere
dove le violenze non ci sono…
IK: Quando avete intenzione di fare questo congresso di unificazione?
SM: In primavera… vedremo… Probabilmente Kitanovic continuerà a non
volerlo, perché è abbastanza portato a fare il “leader”.
IK: Mi è sembrato di capire che secondo lui tutti gli altri sono meno
bravi…
SM: Certo, è l’unico che “sa di più, la pensa in modo giusto”…
IK: Abbiamo parlato, con Kitanovic, anche dei partiti comunisti
italiani, lui sosteneva che non sono nemmeno di sinistra…
SM: Lui è comunque uno stalinista. Anch’io rispetto Stalin, ritengo che
ha fatto molte cose buone, ma… Ne abbiamo parlato anche con lui… Come
Goli Otok, anche i Russi hanno avuto le loro prigioni, e non era
sicuramente tutto così come ne scrivono oggi, di tutti quei milioni di
morti. I dati sono scarsi, le cifre che girano non sono autentiche.
Erano, in realtà, prigioni che avevano anche il compito di rieducare.
Poi, le violenze c’erano…
IK: Come sarà, secondo lei, la situazione generale dopo i cambiamenti
nel paese?
SM: La situazione ora non è peggiorata, il che è buono. Forse
addirittura sta andando un po’ in meglio. Grazie soprattutto, direi, a
una specie di sollievo che sentono le persone. Si può dire che esiste un
certo entusiasmo. Quando qualcosa cambia, la gente si lancia a fare
delle cose, si crea una speranza. Anche grazie a questi aiuti, donazioni
dall’estero. Non possiamo lamentarci tanto della situazione materiale,
dei problemi esistenziali. La corrente c’è, e anche il riscaldamento,
sono le cose più importanti.
IK: Però, tutto questo non è arrivato molto alle persone comuni?…
SM: Un po’ lo sentiamo tutti, comunque… usufruiamo comunque della
corrente e del riscaldamento… è molto importante… passare l’inverno…
Però, secondo me, secondo la mia “diagnosi”, tutto questo è come lo
stato in cui si trova un paziente dopo l’operazione del cancro – c’è
subito un miglioramento, ma poi, dopo un breve periodo, la malattia lo
riafferra e lo uccide. Così. Questi nuovi adesso si accomodano sulle
posizioni importanti, e siamo finiti.
IK: Abbiamo degli amici, qui nei sindacati, che sono stati maltrattati
dopo la vittoria del DOS… hanno perso lavoro, gli uffici distrutti,
minacce… per loro è sicuramente peggio di prima…
SM: Dobbiamo chiarire una cosa. Ho cercato sempre di convincere Ivo [il
nostro Ivan!], quelli di Vienna e altri che sono venuti a trovarmi: loro
hanno sempre ritenuto Milosevic e SPS comunisti, internazionalisti, di
sinistra… Il comunismo, da noi, è in realtà stato abbattuto nel ’90,
quando lui è salito al potere. Non l’hanno buttato giù questi di adesso,
è stato abbattuto quando Milosevic è arrivato al potere.
Lui ha abolito l’autogestione operaia, e anche la proprietà comune,
sociale, e ha cominciato la privatizzazione. Però, è andato un po’ più
piano di quelli in Polonia e Ungheria, e anche in modo più intelligente.
E’ andato più piano, sicuramente, perché non potevi togliere le cose
subito agli operai, almeno non ai nostri – la nostra rivoluzione è
comunque una cosa diversa dall’esperienza della Polonia, l’Ungheria…
Aveva, quindi, mantenuto alcuni privilegi degli operai, soprattutto
sociali, però, in sostanza, mirava alla ricostruzione del capitalismo e,
la cosa peggiore, era un nazionalista, nazionalista serbo, che voleva
creare una specie di grande Serbia… Questa è la mia opinione, Ivo
[sempre il nostro] non riesce a capire questo, Willy neanche ecc.
Tutti dicono – lui ha combattuto contro la Nato. Non avrebbe combattuto
se non gli fosse stato imposto. Ha sempre guardato come avvicinarsi a
loro. Si offriva per entrare in una partnership per la pace ecc. Loro
avevano una specie di rapporto di rivalità con l’SPS e Milosevic,
avevano visto che era l’unico partito che cercava di creare in piccolo
impero qui nei Balcani, e per loro era la concorrenza che avrebbe avuto
sotto il suo dominio tutta la Serbia, il Montenegro, una parte della
Bosnia, una parte della Croazia, e in una certa prospettiva, anche la
Macedonia. Per quello sono andati contro di lui, non perché è un
comunista. D’altra parte, per guadagnare la propria opinione pubblica,
dicevano sempre che lui era un comunista. Appena nomini il “comunista” a
un Americano, gli viene la schiuma alla bocca. E comincia subito a
urlare: dai che lo picchiamo. Tutto questo impossibilitava in realtà
anche noi, che comunisti siamo, a prosperare, a crescere, a svilupparci.

Adesso, invece, pensiamo di avere un’occasione. Perché ora è stato
scoperto che lui non era per niente comunista. Per questo la maggioranza
della gente – quasi 50% – non è andata a votare; e sono quelli che
avevano capito: come prima cosa, che non vogliono il DOS, perché è
borghesia, e secondo, che non hanno nessuno per cui votare neanche
dall’altra parte, né per SPS né per JUL, né per Vucelic, il direttore
della Televisione, che aveva formato un partito socialista, né per
Lilic.
Quindi, queste cose devono essere chiare – il comunismo è stato da noi
abbattuto nel ’90, Milosevic ha fatto una parte del lavoro, è andato più
piano, e questi di adesso, loro si precipiteranno a ricominciare questa
privatizzazione e questa svendita…
IK: Pensa che anche lui, in un futuro, avrebbe privatizzato proprio
tutto? Perché se, fra il DOS e l’SPS si preferisce l’SPS, è perché ha
comunque mantenuto alcune conquiste del socialismo, come, per esempio,
l’educazione e la sanità gratuite, mentre ora tutto sta per essere
privatizzato di colpo.
SM: Sapete una cosa – Milosevic aveva privatizzato tutto, meno le 80
aziende più grosse del paese. E’ stato fatto un elenco. In testa c’era
l’Elettroindustria, le Ferrovie jugoslave (JZ), poi le Poste, la Sanità…
Le teneva come le aziende statali, e a loro in realtà attingeva i soldi
per la parte sociale. Però adesso, cioè uno, due anni fa, aveva
cominciato pian piano a privatizzare anche queste 80. Per prima è
partita la Telecom. Poi si è fermato tutto, perché nessuno dall’estero
voleva venire qui. Non si fidavano di lui e ora, che se ne andato,
questo processo ripartirà. Adesso si riprenderà con la privatizzazione
delle attività più importanti: Elettroindustria, le Ferrovie, i boschi
(per esempio, per la Serbia i boschi sono l’esportazione più grande), e
adesso ci sarà casino. E anche quello che dici tu, la sanità; ma quella
è già mezza privatizzata, è una catastrofe…
IK: Non so, io personalmente posso solo sperare che quando tutto sarà
così, saremo noi la vera opposizione. Forse la gente capirà…
SM: Eh, questo ora dipende da noi. Già adesso dovremmo fare qualcosa,
perché non l’abbiamo ancora fatto; non l’abbiamo fatto prima, quando
tutto è successo, nel ’90, come in Polonia nell’89, mi sembra. Siamo
spariti così velocemente come partito politico, la maggioranza dei
membri sono scappati, ecco, in realtà non erano nemmeno i veri
comunisti…
IK: Certo, erano opportunisti…
SM: …come dico sempre: questi “ex comunisti”, che oggi sono
anticomunisti, sono così perché avevano un cattivo carattere. Loro sono
delle cattive persone, proprio come persone.
IK: Erano interessati ad avere i loro posti di lavoro…
SM: Sì, loro avevano i loro obiettivi di vita… Noi, quindi, non siamo
riusciti ancora a fare una vera analisi di tutto quello che in realtà è
successo. Ora, dopo tanti anni, dobbiamo farlo. Dire – perché abbiamo
perso il potere, perché siamo falliti. Da dove partire? Perché se non
facciamo questo, non abbiamo fatto niente.
Anche perché qui si era creata una situazione che, quando solo menzioni
i comunisti, qui da noi, guai, ti vogliono strangolare. E’ stata dunque
creata un’atmosfera anticomunista. D’altra parte, invece, c’è gente che
appoggia, dice “allora tutto andava bene, tutto era a posto…”. E perché
allora noi abbiamo dovuto abbandonare il potere se “tutto era a posto”,
questo non lo sanno dire. Né l’una né l’altra cosa sono la soluzione.
Noi dobbiamo trovare dov’era l’errore, perché non tutto era un errore.
Però da qualche parte c’erano… Quando troviamo questo…
IK: Adesso ci considerano solo antiquati, nostalgici…
SM: Però ci sono anche quelli che sono per questo! Nonostante tutto.
Solo che anche a quelli che lo sono noi dobbiamo spiegare cos’era
successo. Perché loro dicono… ora ti faccio vedere una ricerca
recentissima. E non nostra, ma della Commissione per i diritti umani di
Helsinki – in Serbia. Molto interessante… Il 15 dicembre c’è stata la
loro Settima tavola rotonda, a Belgrado. C’è del materiale sulla
questione – quali forze dovrebbero guidare nel futuro i cambiamenti,
dopo quelli che sono già successi, perché è evidente che il sistema
precedente non era buono. Piuttosto interessante, io ne ero sorpreso,
perché si tratta di questa Commissione per i diritti umani di Helsinki –
in Serbia, quindi di un’organizzazione che l’anticomunismo ce l’ha nel
midollo. Sai come ci vedono loro…
Però, hanno fatto un analisi oggettiva. Hanno fatto questa ricerca sul
campione della popolazione che ha fra 25 e 35 anni. E’ interessante
quello che loro dicono. E quello che ha interpretato l’analisi, Vladimir
Ilic, uno degli autori della ricerca, che è anche un libro, si intitola
“Il potenziale per i cambiamenti”, dice, per questa generazione di
25-35-enni: essa, secondo le sue parole, sarà il portatore del peso più
grande delle trasformazioni sociali. Da qualsiasi parte essa vada. Non
si sa ancora che direzione sceglierà. Questa generazione, dice lui, non
è matura abbastanza per un compito così. La ricerca dimostra che è una
generazione nazionalista. Però, il loro nazionalismo è di un’intensità
più bassa del nazionalismo di quelli che hanno già partecipato in tutta
la faccenda. Loro, dice, non sono interessati ai Serbi dall’altra parte
della Drina. Si preoccupano di cose esistenziali. Quindi, business,
soldi ecc. Ma questo è interessante: che un grandissimo numero degli
intervistati abbia nominato Josip Broz Tito come il personaggio più
importante della storia. Pensa te. E’ quello che ti dico. Quindi, quando
la gente guarda indietro gli ultimi 10 anni (quello di 25 anni ne aveva
15, l’altro di 35 ne aveva 25, quando tutto questo è cominciato, quindi
si ricorda benissimo di come era prima), molti di loro dicono “ma qui si
viveva bene, eravamo nell’Europa, eravamo nel mondo, dappertutto… allora
chi ci ha spostato da lì, perché siamo isolati?” ecc.
Quindi, la condizione per noi, per riapparire adesso, è – dire quello
che dobbiamo dire: dove abbiamo sbagliato, cosa bisognerebbe fare
adesso. Potremmo contare su tanta di questa gente che per ora è passiva,
che non è né per questo né per quell’altro. Milosevic ha circa un 12%
dei voti di quelli che sono andati a votare, mentre l’altra gente è
quella giusta… Se noi ora fossimo intelligenti e continuassimo con
questa coalizione… e anche se Kitanovic accettasse…
IK: Lui sembra in un certo senso “esclusivo”, vedo che voi non lo siete…
anche se esistono delle differenze, pensate che sarebbe un bene averlo
nella coalizione…
SM: Sì, la nostra posizione è quella…
IK: … e che insieme siete più forti.
SM: Certo. Noi appoggiamo tutti i partiti comunisti e operai, senza
badare alle differenze di alcuni orientamenti ideologici. Noi siamo per
l’unità.
IK: Questo mi sembra intelligente, ed è anche molto raro. In Italia vedo
molto frazionamento.
SM: Secondo: noi dobbiamo agire fra tutti i popoli ed etnie, avendo come
principio di essere uniti, cosa che manca qui in Serbia.
IK: Popoli soltanto della Jugoslavia di adesso, o tutta?
SM: No, no, tutta, vedrai nel giornale. E’ stata rinnovata la Lega dei
comunisti in Bosnia e Herzegovina, che fa parte della nostra SKJ. Però,
anche qui c’è tanto lavoro. Per esempio, Kosovo, Vojvodina, Sandzak, i
rapporti con il Montenegro. Loro non li possono risolvere dalle loro
posizioni. Perché questo nuovo “set” (Kostunica e altri) continua la
politica della monarchia e del re Alssandro. Vogliono che la Serbia
domini nonostante adesso dicano di essere democratici. Sono tutti
monarchici, la maggioranza, Kostunica il più grande. E, ovviamente,
questo provoca il rifiuto dei Montenegrini, degli Albanesi. Perché,
quando nomini la Monarchia Jugoslavia agli Albanesi, ti massacrerebbero,
perché quella li cacciava via, in Turchia, dalle altre parti, voleva
pulire etnicamente il Kosovo.
Perché la nostra organizzazione più forte è a Subotica, dove c’è il
maggior numero di etnie, non solo Ungheresi, anche Croati, Slovacchi,
Russini, più di 20 etnie? Anche a Novi Pazar ne abbiamo una.
IK: E quanti membri avete, solo voi?
SM: Non ne abbiamo molti. Circa 400. Per adesso in realtà non è così
poco come sembra. In questo momento, devo dire, perfino i partiti
politici “di successo” non hanno tanti membri. Però, con quelli che
hanno organizzano bene il sistema di lavoro, coprono tutto il
territorio. Hanno la tecnica, la propaganda, connessioni, comunicazioni.
Allora possono fare tanto anche con pochi… Quelli che votano adesso sono
in maggioranza i simpatizzanti. E noi abbiamo avuto, solo a Subotica,
alle elezioni a settembre, per la Serbia, circa 3000 voti, mentre di
comunisti lì ce ne sono circa un centinaio. Però 3000 hanno votato,
perché quei 100 sono ben organizzati. Quindi, si può. Abbiamo degli
argomenti [con che cosa uscire davanti a Milos]. La vecchia Lega dei
comunisti jugoslavi aveva veramente delle soluzioni molto buone; dove ha
sbagliato… ora bisogna dire perché un partito così grande e forte, e un
paese, hanno ceduto il potere così facilmente – degli errori sono stati
fatti, ma quali? Ma è interessante che anche gli avversari, perfino qui
a Belgrado, dove l’opposizione è più forte, non possono evitare di
ricordare Tito. Lui rimane un concetto importante. E’ lo nominano
sempre, proprio spesso, positivamente o negativamente, ma è sempre qui.
IK: Avete dei membri giovani?
SM: Sì. Anche nelle scuole superiori. In proporzione al numero
complessivo… c’è un gruppo che può cominciare a lavorare… ora che ci
uniamo, sono ancora di più, i giovani. Esiste anche SKOJ [Lega della
gioventù comunista jugoslava].
IK: Nel NKPJ o…?
SM: Ce l’hanno anche loro.
IK: Ognuno ha il proprio SKOJ…
SM: E ce l’hanno anche i Comunisti jugoslavi, quelli di Draskovic [non
quello, ovviamente]. Non so se siete stati da lui…
IK: No, no…
SM: … e ce l’abbiamo anche noi: tre SKOJ! [ride]
IK: Noi aspettiamo che voi vi uniate per bene, così non dobbiamo andare
da tutti…
SM: Sì, questo bisogna proprio farlo…
IK: Se sarà in primavera, sarebbe bello. Se poi fate in modo di farlo
durante le feste pasquali, vengo anch’io.
SM: Sì, sì, bisogna…

Belgrado, 5 gennaio 2001.

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