Informazione

FULVIO GRIMALDI
articolo per "L’ERNESTO"

Non mi riesce di ricordare un altro caso in cui uno Stato assediato e in
guerra abbia consentito la formazione di una quinta colonna interna
delle proporzioni di quella jugoslava. O un altro caso in cui l’intera
opposizione – salvo alcune formazioni comuniste post-titine di
scarsissimo peso numerico nazionale - si ponesse al soldo ed agli ordini
di potenze straniere. Deve essere merito della “dittatura” di Slobodan
Milosevic, sotto la cui ferula hanno potuto fiorire una maggioranza di
mezzi d’informazione ferocemente critici del tiranno, nonché formazioni
politiche che facevano i pendolari con Sofia, Podgorica o Zagabria per
seguire corsi di presa del palazzo condotti dalla CIA, o ricevevano
bauli pieni di dollari, riempiti da emissari del banditismo speculativo
internazionale, come il plurinquisito e pluricondannato ebreo ungherese
George Soros, fiduciario del FMI, o direttamente dalla Casa Bianca di
cui Soros era consigliere per i paesi dell’Est europeo e per i Balcani.
Quel Soros, inquisito anche in Italia per l’assalto alla lira del 1992,
che ci costò 47 miliardi di dollari, bruciati dalla Banca d’Italia per
sostenere la nostra valuta, nonché una svalutazione del 30%, grazie alla
quale i nostri gioielli di famiglia, le industrie di Stato, finirono sul
mercato internazionale a prezzi stracciati. Quel Soros il cui Fondo
d’investimento, Quantum Fund, con sede nel paradiso fiscale delle
Antille olandesi, fu perseguito per collegamenti con i cartelli della
droga colombiana. Quel Soros il cui International Crisis Group, think
tank del Pentagono per il Balcani, ordinò al governatore ONU del Kosovo,
Kouchner, di occupare le più grande miniere d’Europa, Trepca, di
proprietà jugoslava, per poi conferirle a un consorzio a guida
statunitense, capeggiato dall’ex-segretario alla Difesa, Cheney. Quel
Soros che, quando nel maggio ’99, in pieno bombardamento, incontrai
apertamente in un palazzo del centro di Belgrado il coordinamento delle
ONG jugoslave e della “società civile “, Comitato Helsinki e Donne in
Nero in testa, mi fu indicato come munifico finanziatore di quasi tutte
queste formazioni. Nel solo settembre 2000, alla vigilia del “putsch di
popolo”, organizzato, infiltrato e guidato da 2000 sgherri paramilitari,
molti travestiti da poliziotti, del sindaco di Cacak, Velimir Ilic,
dalle teste rasate di Zoran Djindjic (l’impresentabile “guida
rivoluzionaria” che, essendosi venduto a tedeschi e americani e avendo
fornito alla Nato le mappe dei siti da bombardare, ha dovuto presentare
la “rivoluzione democratica” con la faccia del meno screditato Vojislav
Kostunica), e dai militanti di Otpor, gli stanziamenti ufficiali USA
alla DOS, Opposizine Democratica Serba, sono stati di 700 milioni di
dollari: 77 deliberati dal governo, 105 dal Senato, 500 dalla Camera dei
Rappresentanti. A paragone dell’Italia, della sua popolazione e del suo
reddito medio, sarebbero 17.000 miliardi, una finanziaria, che un
governo straniero (e nemico) avrebbe fornito ai partiti d’opposizione:
reato di corruzione e addirittura di alto tradimento per qualsiasi paese
del mondo. Oltre ai soldi, già in precedenza un flusso inarrestabile ai
gruppi della società civile, Otpor in testa, e ai loro mezzi
d’informazione, Radio B2-92 e Studio B (di Vuk Draskovic) per citare
solo i più noti, l’appoggio statunitense e di vari paesi Nato prendeva
la forma di equipaggiamenti e macchinari: computer, ricetrasmittenti,
fotocopiatrici, stampanti, attrezzature d’ufficio, fax, e quei
telefonini di cui pareva che ogni singolo membro di Otpor facesse
esibizione nel gestire le manifestazioni della “rivolta democratica”,
culminata nell’incendio del Parlamento, nella distruzione delle schede
che avrebbero consentito un riesame del voto, nella devastazione delle
sedi del PSJ e della JUL, nella caccia all’uomo protrattasi per
parecchi giorni dopo la promessa di Kostunica: “niente revanscismi e
violenze” (altri cellulari, si ricorderà, furono distribuiti agli amici
interni perché segnalassero a Bruxelles obiettivi da colpire).
I protagonisti minori dell’operazione colpo di stato, accanto a
Djindjic, al suo (e di Kostunica) Partito Democratico Serbo e alla
folla, imbarcata da tutta la Jugoslavia, di gente terrorizzata dalle
incombenti minacce belliche della Nato, consapevoli del vicolo cieco in
cui era finito Milosevic, speranzose del bengodi assicurato dalla fine
delle sanzioni e dall’arrivo del libero mercato, sono stati una
quindicina di partitini del due o tre per cento. Alternativa Democratica
di Neboja Covic, una specie di berluschino fino al ’96 sindaco di
Belgrado, poi cacciato per corruzione: aveva tra l’altro trafficato
perché fosse la sua ditta a fornire i tubi per la gassificazione della
città; il partito democristiano di Batic, un’emanazione della poco
influente e reazionaria Chiesa Ortodossa; il Partito Socialdemocratico,
di maggiore rilievo, dell’ex-generale Vuko Obradovic, già delatore degli
anti-Tito negli anni ’70, cacciato dall’esercito per traffici in Krajna,
poi grande boss dell’export-import borsanerista sotto l’embargo; il
partitino liberale dell’ex-comandante delle Forze Armate, Perisic,
accusato all’Aja e intercettato mentre implorava l’ Albright di non
farlo arrestare e quindi passato armi e bagagli agli ordini di
Washington; Azione Democratica, fratello del partito islamista di
Izetbegovic, capeggiato da Suleiman Ugljanin e attivo nel separatimso
del Sangiaccato; altri partiti minori separatisti della Vojovodina, come
quello a maggioranza ungherese di tipo Lega che, con il 19% dei voti
della minoranza vanta il 51% dei seggi nel parlamento regionale e
ultimamente ha chiesto una modifica alla Costituzione federale che
prevedesse una propria Carta fondante, una propria magistratura, propri
poteri legislativi ed esecutivi in tutte le materie escluse, per ora,
difesa e politica estera. Si tratta fondamentalmente di espressioni di
interessi economici, mascherati da rivendicazioni etniche o
localistiche, tutti in rabbioso contrasto tra loro e che per Kostunica
costituiscono il più frammentato e litigioso dei blocchi sociali, oggi
tenuto insieme dalla minaccia delle formazioni paramilitari di Djindjic
e dalla famelica attesa delle remunerazioni occidentali di tutti quanti.
Completano il panorama partitini da prefisso telefonico come Nuova
Serbia, Nuova Democrazia, Socialdemocrazia Unita, Lega Socialdemocratica
della Vojvodina, Coalizione di Vojvodina, Riforma Democratica di
Vojvodina, i quali hanno tutti in comune un ristretto radicamento
territoriale, rivendicazioni di carattere leghista, programmi di
liberismo campanilistico e la subordinazione politica al capofila
Djindjic.
Di particolare interesse sono però, più dinamiche dei principali
partiti politici tradizionali (quello Democratico e quello, nazionalista
e ultraliberista, del Rinnovamento Serbo, rispettivamente di Djndjic e
dell’ondivago monarchico Draskovic, latitante in Francia durante il
putsch), le formazioni della cosiddetta “società civile”: Organizzazioni
non governative, non riconosciute se non da interlocutori italiani,
comitati per i diritti civili, come l’amerikanissimo Comitato Helsinki,
associazioni varie e, su tutti, Otpor, il cosiddetto Movimento degli
Studenti, erede della coalizione Zajedno, organizzatrice della
manifestazioni degli anni ‘96-’97 che sfilavano per Belgrado con in
testa la bandiera americana.
Zajedno aveva come figura guida Vesna Pesic, fondatrice del Centro
d’Azione contro la Guerra e poi presidente dell’Alleanza Civica Serba
che animò le grandi manifestazioni della seconda metà degli anni ’90 e
dalla cui costola fu partorita Otpor (Resistenza). L’affiancava Sonia
Licht, presidente della Fondazione Soros (Open Society) a Belgrado e
anche lei portavoce del movimento (i dirigenti sia dell’Alleanza Civica,
sia di Otpor hanno intensi contatti con i Centri Sociali del Nord Est,
dei quali, invitati da Radio Sherwood, sono stati ripetutamente ospiti).
Interessante il curriculum di Vesna Pesic. Docente all’United States
Institute of Peace (USIP) nel ‘94-’95, Pesic è un tipico esponente
dell’opposizione di estrema destra emersa in Europa Orientale dopo il
l989, finanziata da fondazioni e agenzie occidentali e, spesso, del
tutto apertamente dallo stesso governo USA. Nel l985 aveva fondato
l’Helsinki Committee di Serbia, Questo comitato venne creato durante la
Guerra Fredda per condurre campagne di diffamazione contro l’Unione
Sovietica. Dal Comitato Helsinki scaturì nel 1990 il Movimento Europeo
di Serbia. Il Movimento Europeo è una lobby filo-britannica, composta da
elementi delle classi più abbienti, creata da Wisnton Churchill nel 1948
per sostenere l’egemonia britannica sulla Comunità Europea. Quanto
all’USIP, si tratta di un’agenzia governativa statunitense, fondata dal
Congresso “per rafforzare la capacità della Nazione di promuovere
soluzioni appropriate (ricatti FMI,e poi bombe ed embargo.Ndr.) per i
conflitti internazionali”. Il Consiglio d’amministrazione dell’USIP è
nominato direttamente dal Presidente degli Stati Uniti ed è presieduto
dal vice-segretario di Stato per i servizi d’informazione e la ricerca.
L’ingresso nell’Istituto è negato a chiunque si opponga al libero
mercato, alla Nato e alla presenza statunitense in Europa. A Vesna Pesic
fu assegnato nel 1993 il Premio Democrazia della Fondazione Nazionale
per la Democrazia (National Endowment for Democracy), un ente
formalmente indipendente, ma finanziato dal Congresso e punta di lancia
dell’espansionismo e interventismo USA. Tale premio è stato assegnato in
passato a personaggi di sicuro affidamento imperialista come Vaclav
Havel (il presidente ceco che indicò come suo successore Madeleine
Albright), la stessa Albright, Jimmy Carter, Walter Mondale, George
Mitchell. Nel 1998, Vesna Pesic fu candidata dagli americani al Premio
Nobel.
Otpor, spuntato nel 1999, sempre nell’ambito della coalizione di ONG
serbe antigovernative e definitosi, a dispetto dell’età media dei
partecipanti, sui 35 anni, “movimento degli studenti”, definito
indistintamente da tutte le aree di opinione italiane espressione della
democrazia progressiva serba, se non addirittura movimento
rivoluzionario di sinistra, aveva per simbolo il pugno chiuso della
rivolta parigina su fondo rosso (diventato nero nel giorno della presa
del Parlamento). Tutti i suoi aderenti si dicono anche membri del
Partito Democratico di Djindjic. Sociologicamente è un fritto misto
interclassista di studenti della piccola e media borghesia,
commercianti, pescicani della borsa nera e, come manovalanza.
sottoproletari delle periferie urbane. Un membro di Otpor confessò di
aver assassinato il governatore socialista della Vojvodina, vicinissimo
a Milosevic. Una manifestazione significativa di Otpor fu, nel corso
della campagna elettorale, l’allestimento a Kragujevac di una serie di
stelle a cinque punte comuniste, di ghiaccio, circondate da candele che
ne provocavano lo scioglimento, sotto uno striscione su cui si leggeva
“Dopo 50 anni è ora di seppellire il comunismo in Jugoslavia”. Militanti
di Otpor furono, insieme alle teste rasate di Djindjic e ad una polizia
privata, le forze d’urto negli assalti al parlamento federale e a quello
serbo, nonché nella successiva epurazione violenta di funzionari,
sindacalisti, manager di Stato, cittadini comuni non aderenti all’allora
opposizione. Per chiarirne natura politica ed obiettivi
economico-sociali conviene far parlare direttamente i due portavoce,
Jelena e Ivana in due interviste rilasciate rispettivamente agli amici
di Radio Sherwood (organo dei Centri del Nord-Est) e al giornalista e
scrittore belga Michel Collon. Riportiamo alcune risposte.
“ Otpor è nato da un’idea dei giovani che sono insoddisfatti di come
stanno andando le cose in questo paese e che vogliono vivere e pensare
liberamente come nel resto del mondo. Noi vogliamo creare un nuovo
sistema dove sarà possibile vivere ed esprimersi normalmente. Ci
finanzia la gente che ci vuole aiutare… Tutto quello che facciamo, lo
facciamo perché vogliamo entrare in Europa , vogliamo essere parte
dell’Europa. Collaboriamo con tanti paesi europei e tanti ci appoggiano…
Per quanto riguarda il Kosovo…si sa bene di chi è la colpa (Milosevic)
e noi stiamo cercando di dismostrarlo. Vogliamo far capire alla gente
chi è il colpevole… E anche la colpa dei bombardamenti è del nostro
presidente Milosevic… Noi siamo isolati da tutto il resto del mondo per
colpa di loro due (Milosevic e Mira Markovic. Ndr) e non è giusto. Anche
qua c’è gente che vuole viaggiare, vuole conoscere e ha molto da
offrire.”
Più interessante il colloquio con Ivana, a cui si aggiunge un altro
dirigente, Nenad. “Tutti i nostri militanti sono anche membri del
Partito Democratico (Djndjic. Ndr.)…
Essere parzialmente controllati dalla CIA non mi disturba più di
tanto…La Jugoslavia è un buon posto per investire, possiede miniere
estremamente ricche, il Danubio ha grandi potenzialità elettriche, c’è
una forza lavoro qualificata che lavora molto ed a basso prezzo, diciamo
200 marchi (200.000 lire) al mese… è una situazione assai interessante
per le multinazionali”. “E’ vero che Otpor, quanto meno i suoi
dirigenti, sono pagati dalla CIA per mezzo della Fondazione Nazionale
per la Democrazia (National Endowment for Democracy)?” “So bene che la
CIA è impegnata in questa faccenda. Devono fare il loro lavoro e sono
più forti dei nostri servizi segreti … Non possiamo resistere agli USA,
loro devono fare il proprio lavoro e, di conseguenza, non mi imbarazza
essere parzialmente controllato dalla CIA”. L’intervistatore ricorda ai
suoi interlocutori che il capo della CIA, George Tennent, nell’estate
del ’99 si era recato a Sofia per “istruire” l’opposizione serba e che
lo scorso 28 agosto la BBC ha confermato che un corso CIA di “formazione
speciale”, della durata di 10 giorni, era stato tenuto a militanti
Otpor, sempre a Sofia. “Perché la CIA ha addestrato i nostri quadri e
perché impegna tanto denaro per assumere il controllo su Otpor e sugli
altri movimenti d’opposizione? Perché alla base di questi movimenti si
trovano pure tante persone oneste che hanno molto da rimproverare a
Milosevic ed ai partiti al potere, ma restano attaccati all’indipendenza
della Jugoslavia…” Alla domanda se Otpor non temesse che, quando le
multinazionali avranno preso il controllo del paese, si abbasseranno
fortemente tutti i salari allo scopo di elevare i profitti, la risposta
è: “Cionondimento sarebbe un gran bel affare per le multinazionali e noi
cercheremo di mantenere il controllo”.
Radio B-92, poi ribattezzata, dopo una breve chiusura ordinata dalle
autorità nel maggio ’99, dopo che la radio (come anche la Tv Studio-B)
aveva incitato alla ribellione armata e all’uccisione de capi del
regime, Radio B2-92, viene propagandata in Italia come voce della
gioventù democratica e progressista. Suoi interlocutori particolarmente
affettuosi sono ancora una volta le radio dei Centro Sociali del Nord
Est. E qui non si può non notare la formidabile contraddizione tra un
movimento (Centri del Nord Est, Cantieri Sociali, Radio Sherwood, ecc.)
che, partecipando ai movimenti antiliberisti di Seattle, Praga, Bologna,
Nizza con parole d’ordine antiliberiste e anti-globalizzazione (evitando
accuratamente i termini USA e imperialismo), si senta naturale alleato
di forze serbe che tale liberismo capitalista e tale globalizzazione
auspicano e che, per contribuire alla loro espansione, si fanno
finanziare dalla CIA, dal governo USA, da Soros e relativi apparati
sussidiari.
Non è questa la sede per allargare il discorso alla natura di queste ONG
e delle ONG in generale, quelle cui pensa il bancario e
presidente-in-pectore Antonio Fazio quando esalta il volontariato e il
Terzo Settore e gli affida “il sociale”. Si tenga però presente il ruolo
complementare alle grandi istituzioni finanziarie e commerciali che
articolano l’imperialismo americano, svolto da questi attivisti della
“democrazia dal basso”. Identica è la visione antistatalista,
l’avversione a una mano pubblica che si assuma la difesa della
collettività contro l’aggressione del potere economico privato. Identica
è la spinta al federalismo, detto anche devolution, alla
deregolamentazione, in Italia definita “democrazia municipale”. E’ ovvia
la coincidenza tra antistatalismo e neoliberismo, dalla quale discende
la benevolenza della Banca Mondiale verso le ONG. “In realtà i regimi
neoliberali, la Banca Mondiale e le fondazioni occidentali (vedi la
“Fondazione per una Società Aperta” di Soros)cooptano ed usano le ONG
per sottrarre allo Stato nazionale le funzioni di protezione ed i
servizi sociali tesi a compensare le vittime degli effetti determinati
dalle grandi corporazioni multinazionali” (James Petras). Si comprende,
perciò, perché i vertici dell’imperialismo USA abbiano in prima istanza
curato la creazione e il rafforzamento in Jugoslavia di quella che, con
un termine che annulla la lotta di classe, viene definitita “società
civile”.
Di questa strategia è impressionante documentazione il verbale di
un’audizione del Senato USA (29 luglio 1999), cui erano stati invitati
Robert Gelbard, inviato speciale di Clinton nei Balcani (poi in
Indonesia) e regista dello smembramento della Jugoslavia; James Pardew
Jr., consigliere del Presidente e segretario di Stato per l’attuazione
di Dayton e degli accordi sul Kosovo; e, come presidente di commissione,
il senatore Gordon Smith. In essenza la discussione vede Gelbard e
Pardew illustrare a Smith le operazioni di sostegno finanziario
all’opposizione jugoslava, in Serbia e Montenegro, con particolare
riferimento al “movimento degli studenti” e ai media come B2-92.
Smith esordisce con la domanda circa come gli USA possono aiutare coloro
in Serbia che cercano di eliminare il “regime dittatoriale” di Slobodan
Milosevic. Dopo lo scambio iniziale su modi e mezzi di aiuto, vengono
ammessi anche Sonja Biserko, presidente del Comitato di Helsinki in
Serbia e, insieme a Sonia Licht (Fondazione Soros) e Vesna Pesic
(Alleanza Civica delle ONG), leader della “società civile” serba;
James Hooper, direttore del Balkan Action Council e consigliere
dell’UCK, padre Irinej Dobrijevic, emissario del patriarca ortodosso
Pavle (che poi benedisse gli assalitori del Parlamento)e John Fox
direttore della sede di Washington dell’Open Society di George Soros.
Rilevato che tutto è pronto perché un’opposizione finalmente unita
(DOS)scenda in piazza e che la Chiesa Ortodossa Serba si è pronunciata
per la liquidazione del regime, Smith afferma che tutto questo ha
“enormi implicazione per la Nato e il suo futuro”. Punta di lancia delle
prossime operazioni dovranno essere, attraverso l’appropriato uso dei
fondi stanziati, l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR),
già impegnato in Montenegro a finanziare l’addestramento delle milizie
del malavitoso Djukanovic, condotto da specialisti delle britanniche SAS
(Special Air Services: l’equivalente degli squadroni della morte
latino-americani), le organizzazioni civili serbe, in particolare il
“movimento degli studenti” (Otpor) , i sindacati “indipendenti” (quelli
della caccia all’uomo ai sindacalisti Zastava, dopo l’elezione di
Kostunica) e i media “indipenenti” (B2-92, Studio-B). Viene ricordato
che per la Legge sulla Democratizzazione della Serbia, presentata dal
senatore Jesse Helms (quello della legge Burton-Helms contro Cuba),
erano stati stanziati per questi destinatari, il giorno prima, 100
milioni di dollari. Gelbard passa poi a elencare i fattori che avrebbero
indebolito Milosevic: il successo della campagna di bombardamenti,
l’occupazione del Kosovo da parte della KFOR, l’ottimo funzionamento
(sic) dell’amministrazione ONU in Kosovo, l’incriminazione al Tribunale
dell’Aja, l’isolamento internazionale attraverso l’embargo. Gelbard
insiste sulla necessità di assistere con maggiore impegno le “forze del
cambiamento democratico all’interno della società civile, in particolare
i mezzi d’informazione”. “A tutti costoro abbiamo ripetutamente intimato
di mettere da parte le differenze ed unirsi nel proposito di rovesciare
il regime. I cambio in Serbia può solo venire dall’interno. Noi dobbiamo
rafforzare l’azione dell’opposizione, fornire equipaggiamento, allargare
la portata dei media, ma non risusciremo mai a conquistare i cuori e le
menti del popolo serbo. Ciò può solo accadere se l’opposizione presenta
una valida alternativa democratica, economica e politica”. Ricordato che
nei due anni trascorsi, gli USA avevano finanziatoi l’opposizione con
16.5 milioni di dollari, Gelbard insiste che questo sforzo vada
integrato con i “tre livelli delle sanzioni” che “con gli europei siamo
del tutto d’accordo di mantenere”. Prosegue Gelbard:”Noi stiamo
assistendo una vasta gamma di gruppi democratici, tra cui le ONG,
partiti politici, media indipendenti, il movimento dei giovani (Otpor) e
i sindacati indipendenti. Il nostro coordinamento con gli europei, anche
per quanto riguarda il lato Kosovo (pulizia etnica di serbi ad opera
dell’UCK. Ndr.) è perfetto. Stiamo anche incoraggiando l’impegno attivo
delle realtà regionali del Sudest europeo e in particolare i vicini
della Serbia perché mettano all’opera la propria esperienza di
transizione” (A Budapest ed a Sofia furono poi creati i centri CIA di
formazione dei quadri serbi). “Infine, stiamo dando tutto l’appoggio
possibile al governo riformista della Repubblica del Montenegro”.
L’inviato di Clinton specifica poi chi sono gli interlocutori USA
dell’opposizione serba che hanno distribuito i 16,5 milioni: varie ONG,
tra le quali AID, National Democratic Institute, International
Republican Institute, National Endowment for Democracy, organizzazioni
tutte di estrema destra, in gran parte già attive nei putsch o
sovvertimenti in Guatemala, Panama, Grenada, Haiti, Cile, Indonesia,
Grecia, Turchia, Romania e in genere nell’Est europeo “Abbiamo tuttora
notevoli somme a disposizione per la società civile e i progetti di
democratizzazione e le stiamo utilizzando in questo momento, anche per
fornire assistenza tecnica e consigli politici di prim’ordine,
soprattutto a quelle organizzazioni giovanili che collaborarono con noi
già ai tempi delle manifestazione nel 96-97. Quanto ai sindacati
indipendenti serbi, un gran lavoro è stato compiuto dalla nostra
centrale ALF-CIO che interagisce costantemente con loro. Su una scala
economica più ampia, il nostro Centro per l’Impresa Privata
Internazionale sta preparando un programma diretto agli imprenditori ed
agli economisti indipendenti , particolarmente a quelli raggruppati nel
Gruppo dei 17. Con riferimento ai media indipendenti ci muoviamo su due
fronti. Per primo stiamo allargando la copertura che raggiunge la
popolazione serba, completando quello che chiamiamo il cerchio intorno
alla Serbia, una rete di stazioni che comprende Voice of America, Radio
Free Europe e altre emittenti su modulazione di frequenza. Radio Free
Europe trasmette in serbo per circa 14 ore al giorno. Inoltre stiamo
rafforzando gli stessi media indipendenti della Serbia… AID e altri
donatori internazionali (Soros) stano mettendo in opera una proposta di
ANEM, la rete elettronica indipendente della Serbia, per l’assistenza a
stazioni radiofoniche e televisive e il collegamento tra di loro. Altri
programmi serviranno alla formazione di giornalisti, al sostegno alla
stampa locale, a collegamenti Internet”. Gelbard si dilunga poi sulle
varie forme di collaborazione che dovranno essere offerte dai paesi
confinanti, con la “loro grande esperienza di transizione alla
democrazia”: Albania, Kosovo, Montenegro, Croazia, Slovenia, Ungheria,
Cechia, Romania, Bulgaria, Macedonia. “In particolare riteniamo che il
presidente montenegrino Milo Djukanovic (incriminato dalla giustizia
italiano per contrabbando e narcotraffico. Ndr.)possa diventare un
efficace contrappeso a Milosevic. Negli ultimi mesi, gli USA gli hanno
fatto pervenire 20 milioni di dollari e abbiamo creato un gruppo di
lavoro congiunto per modernizzare l’economia montenegrina. Anche qui il
nostro canale é l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (opportunamente
per l’incarico di Alto Commissario appare favorita Emma Bonino. Ndr.)
Djukanovic potrà ben essere il faro-guida per l’opposizione serba.”
Decisivo, nello scenario della conquista della Federazione Jugoslava
alla Nato e al libero mercato a dominio USA, è il ruolo del G17, nel
cui programma di smantellamento delle garanzie sociali,
dell’abbassamento del costo del lavoro e della cessione delle molte
industrie ancora di Stato alle corporations euroamericane, si
riconoscono ufficialmente tutti i protagonisti del putsch d’ottobre: da
Djndjic a Kostunica (che però aggiunge la rivendicazione monarchica), da
Draskovic a Otpor e a tutto l’arcipelago della cosiddetta “società
civile”.
Intervistato il 14 luglio 1999 dalla US Public Television, Veselin
Vukotic, coordinatore del G17, si è spinto a dichiarare:”Noi vogliamo
essere una colonia aperta e una società aperta” (Open Society è appunto
la ragione sociale delle organizzazioni accademiche e mediatiche di
George Soros, già insignito della laurea Honoris Causa dell’Università
di Bologna, rettore Roversi Monaco, alla presenza di Romano Prodi). Il
G17 è finanziato dal Center for International Private Enterprise (Centro
per l’Impresa Internazionale Privata) che a sua volta dipende da quello
strumento di destabilizzazione dei paesi socialisti che é la già
menzionata NED (National Endowment for Democracy), centro creato nella
forma attuale nel 1983 come emanazione “culturale” della CIA. La NED
foraggia intellettuali e leader d’opinione nel mondo (come documentano
ampiamente gli studiosi di Montreal Michel Chossudowsky e Jared Israel,
noti analisti delle vicende balcaniche), la dove l’apparizione della
CIA produrrebbe contraccolpi deleteri. Gli economisti del G17 occupano
importanti cariche in seno alla Banca Mondiale (ecco la particolare
predilezione per le “ONG” serbe, tipo Comitato Helsinki, Alleanza Civica
e Otpor) e al Fondo Monetario Internazionale. Con l’ “opposizione
democratica” arrivata al potere, sono loro che gestiscono l’economia
jugoslava. Il FMI non transige sulle funzioni dirigenziali dei suoi
uomini. Chossudovsky e Israel rilevano l’identità del programma del G17
con le misure distruttive imposte a Russia, Ucraina, Bulgaria, Perù,
Brasile e in molti altri paesi. L’FMI costringe i governi a sbarazzarsi
delle protezioni sociali, dei sussidi a vitto, alloggio, trasporti e
cure mediche (salvaguardia importante nella Jugoslavia di Milosevic).
L’attuale gratuità di istruzione e sanità sarà la prima a cadere. Poi
attraverso manipolazioni economiche (e qui entra in scena Soros) e nuove
leggi conduce al fallimento le imprese pubbliche e quelle più rilevanti
tra le private. A questo punto bande di ladroni internazionali sono in
condizione di ricomprarle per quattro lire.
Nel 1989, quando una Jugoslavia debilitata dal debito estero conseguente
alla crisi petrolifera e minacciata dalle rivendicazioni economiche (poi
promosse ad etniche) delle repubbliche più ricche (Croazia, Slovenia)
dovette subire il ricatto del FMI (da cui la nomea di Milosevic “uomo
del FMI”, che fiorisce sulle labbra di esponenti di sinistra impegnati a
trovare un contrappeso alla loro subalternità alla Nato), Veselin
Vukotic, da ministro delle privatizzazioni nel governo Markovic,
licenziò ben 600.000 lavoratori jugoslavi (su una forza lavoro di 2,7
milioni!). Adottò – e fu poi la rottura con Milosevic e il Partito
Socialista e il suo passaggio tra le file dell’opposizione – il
Financial Operations Act, un piano della Banca Mondiale che liquidò il
50% dell’industria jugoslava, in gran parte autogestita. 1.100 aziende
eliminate, prima della sua cacciata, tra il gennaio 1989 e il settembre
1990. La rottura tra Vukotic e il governo jugoslavo fu determinante per
l’accelerazione del piano USA-tedesco di smembramento della Federazione
e di conquista della Serbia. Corollari: affossamento dei salari,
liquidazione dei programmi sociali, disoccupazione allo zenit. Il
tentativo del Governo Federale di recuperare posizioni rispetto a questa
catastrofe economico-sociale venne poi frustrato dalle varie aggressioni
fomentate dall’Occidente e dall’embargo. Oggi Vukotic svolge, per conto
degli USA e del FMI, il lavoro di consigliere del montenegrino
Djukanovic. Come Capo della Commissione per le Privatizzazione, ha sotto
gli occhi il flusso del contrabbando di narcotici e carne umana dall’est
europeo e di sigarette e droga da Svizzera e Grecia al Montenegro e da
qui in Italia. E’ in poche parole uno dei motori della trasformazione
della repubblica autonoma in Narcostato, sul modello del Kosovo affidato
all’UCK e alle ONG. Il suo compito di disintegratore della Jugoslavia,
Vukotic lo dimostrò anche quando nel giugno 2000, al momento della
massima caccia all’uomo albanese contro i serbi, chiese di dare al
Kosovo una moneta separata dal dinaro jugoslavo.
Altra figura di punta del G17 è Dusan Vujovic, già economista della
Banca Mondiale. Nell’agosto del 2000 impose all’Ucraina un ennesimo,
devastante “pacchetto di risanamento”. Il disastro ucraino era iniziato
nell’autunno ’94, con la firma di un accordo con il FMI. In cambio di un
modesto prestito di 360 milioni di dollari, il FMI ha preteso che lo
Stato cessasse di controllare il tasso di cambio della moneta. Quella è
andata a picco e il prezzo del pane è aumentato del 300% in una sola
notte. L’elettricità del 300%, i trasporti pubblici del 900%.
Esattamente gli effetti che l’arrivo del capitalismo auspicato da Otpor
stanno provocando in Jugoslavia.
L’elenco degli interventi occidentali (tedeschi e americani in testa)
sulla Federazione Jugoslava, renitente al nuovo ordine economico,
politico e militare mondiale, interventi occulti o manifesti, potrebbe
continuare per molte pagine ancora. E ulteriormente si allungherà
quando, come suole, negli USA si procederà alla desecretazione dei
documenti inerenti al processo di disintegrazione dell’ultimo paese
europeo non spontaneamente disposto a vendersi all’Impero. Gli storici
avranno modo di definitivamente dissipare le nebbie con le quali, non le
destre che fanno il loro mestiere, ma molte sinistre hanno avvolto la
tragica realtà di un paese che, dopo una resistenza strenua ed eroica,
ha dovuto cedere, più che al nemico, alla quinta colonna interna cui
aveva consentito di formarsi. Quelle sinistre, più idealiste che
marxiste, che privilegiano rapporti con forze nazionali collegate a
quella sciagurata quinta colonna, con le quali concordano sul maggior
rilievo da dare alla pagliuzza nell’occhio di un governante certamente,
come tutti, imperfetto e responsabile di parecchio, piuttosto che alla
trave che si proietta dagli occhi del mostro imperialista. Forse un
giorno li raggiungerà una brezza di vergogna, quando per il popolo
jugoslavo sarà troppo tardi. Non gli servirà allora, a distrarre se
stessi e gli altri, pronunciare i logori esorcismi: “Milosevic
dittatore”, “regime fascista”, “ultranazionalista”. La dittatura sarà
arrivata davvero, e sarà quella degli ultranazionalismi euro-americani,
fascisticamente capitalisti ed imperialisti.
Chiudiamo con le parole pronunciate dalla figura-principe della “società
civile” serba, Vesna Pesic, in un convegno organizzato ad ottobre a
Torino dalla Fondazione Agnelli. “Ora che non c’è più Milosevic non
dobbiamo più nasconderci, possiamo mostrare i nostri veri volti. Ad
esempio, si accusa Kostunica di essere un nazionalista. E perché no? E’
nazionalista come Hashim Thaci (Comandante dell’UCK). E se alcuni paesi
Nato dicono che si potrebbe dividere il Kosovo in due parti, perché no?
Con Milosevic questa proposta non sarebbe stata presa neanche in
considerazione, ma ora, senza più questo tumore cerebrale, se ne può
parlare… Io non accetterei che l’ex- partito di Milosevic (PSJ) venga
trattato come si farebbe in Inghilterra. Andrebbe smantellato del tutto
come organizzazione criminale e malefica. Costoro vanno distrutti,
devono sparire dal nostro orizzonte… La gente ha capito che non era la
Nato il nostro nemico. E’ vero, ci hanno bombardato, ma come si potevano
vedere gli americani come nemici? Forse gli albanesi, ma gli americani…”

Forse la Pesic è ancora in tempo per il Nobel. E c’è chi, dalle nostre
parti, le ha dato una mano.

------------------------------------------------------------------------

L'ERNESTO rivista comunista
direttore Fosco Giannini.

L'impegno editoriale de l'ernesto si fa via via sempre piu' vasto e
articolato;

* si ampliano i campi di ricerca: sul piano dell'analisi di classe
(capitale, lavoro, composizione e scomposizione delle forze
sociali),
sulla questione sindacale, sul partito comunista e sulla sua forma
organizzata, sulle questioni teoriche, sul dibattito che si
sviluppa
tra i comunisti e le forze di sinistra nel mondo, sulle nuove
dinamiche
internazionali;
* si allargano e si rafforzano i rapporti di collaborazione e
interscambio con altre riviste, in Italia e all'estero, si fa piu'
vasta
l'area dei nostri collaboratori (intellettuali, dirigenti comunisti

e
di sinistra, esponenti sindacali, italiani e stranieri;
* il ruolo crescente della rivista ha suscitato attese che percepiamo

e
constatiamo, alle quali vogliamo rispondere, sin dai prossimi
numeri,
con un innalzamento del livello di ricerca politica e teorica e con

una
migliore e piu' razionale veste grafica;
* tutto cio' ci spinge a chiedre ai nostri lettori, ai nostri
abbonati uno
sforzo ulteriore: al piu' presto abbonatevi, rinnovate
l'abbonamento,
procurate nuovi abbonati e lettori subito.

La
redazione

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PETOKRAKA / STELLA ROSSA

"...Vorrei rispondere ad un signore che ha posto una
domanda sulla presenza ed il significato della stella
rossa sui monumenti del comune di S. Dorligo.

Nel 1990, dopo i fatti che si sono susseguiti, la
Repubblica Socialista di Slovenia e' diventata
una repubblica a se stante, hanno abolito varie cose
e per prima cosa la stella rossa dalla loro
bandiera... Ma ancora dopo due anni, il Comune di San
Dorligo della Valle aveva nella sala del Consiglio tre
bandiere: la bandiera italiana, la bandiera dell'Europa
e la bandiera slovena con la stella rossa.
Ci fu una iniziativa ufficiale alla quale partecipo' un
rappresentante di Lubiana per la Slovenia. Terminato il
protocollo, costui si rivolse in via confidenziale al
Sindaco, dicendo: senta ma perche' voi ancora tenete la
vecchia bandiera con la stella rossa? Ed il signor sindaco
gentilmente risponde: se non fosse per quella stella,
qui, noi oggi, non parleremmo in sloveno.
Dunque la stella rossa e' il simbolo per il quale e'
caduta tanta gente del posto, e sui monumenti del paese
restera' per sempre."

(testimonianza di Aldo,
cittadino di Dolina / S. Dorligo della Valle,
paese bilingue in provincia di Trieste)

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> ...ruberò un pò del vostro tempo per invitarvi a leggere questa
> lettera speditami dal padre di una delle due bambine che ho in affido,

> viene da Kragujevac...
> Io credo che le parole di questo jugoslavo, oltre a sprigionare una
grande
> forza e serenità d'animo, siano il segno più tangibile di come anche
> l'affido a distanza... unisca i popoli nella fratellanza e nella
solidarietà
> internazionalista.
> Vi ricordo inoltre che qui a Bologna abbiamo attualmente 74 bambini in

> adozione a distanza e che fra gli affidatari ci sono persone
appartenenti
> ad ogni categoria sociale, lavoratori precari ed operai.
> Saluti
> Serena

Kragujevac 23/11/2000

Egregia signorina Serena,
le scrivo a nome della famiglia Rakocevic perchè la sua generosità mi ha

commosso tanto. Non scriverò delle cose a lei già note, della situazione

molto difficile del paese che amo tanto, del tenore di vita e della
miseria
che ci circonda da tutti questi anni. Mi presento, mi chiamo Dobrica,
sono
un lavoratore della Zastava da 22 anni. Sono stato uno sportivo per
tanti
anni e perciò sono abituato a fare la vita sana. Ho una bella famiglia
alla
quale dedico ogni momento della vita. Quando sono andato al mio
Sindacato a
chiedere il suo indirizzo ho saputo una cosa che mi ha colpito molto,
che
lei è di origine slovena. Mi scuso per la commozione ma questa notizia
mi
ha toccato il cuore. Io ho 41 anni e tutte le cose belle nella mia vita
sono legate alla vecchia, bella Jugoslavija. E lei nonostante tutti gli
impegni che ha, ha deciso di aiutarci. E' poco dire grazie, sono
convinto
che il Signore le ha regalato un cuore che batte così forte che tutta la

città di Kragujevac lo sente.
Le mie due figlie adesso sono già ragazze. La maggiore Marica è
laureata,
non lavora ma fa tutti gli sforzi per guadagnare qualche soldo per se e
così almeno un pò aiuta la famiglia. La minore Marija ha 14 anni ha
tutti i
voti ottimi ed è sportiva. Nelle competizioni di nuoto ha già ottenuto
risultati buoni ed adesso allena pallamano in una squadra con un nome
simpatico: Api. Mia moglie Vesna con cui sono sposato da quando avevo 17

anni si è ammalata nel 1990 di un tipo di carcinoma - hozchin morbus
-carcinoma degli organi per la produzione di sangue. E' stata curata per

due anni alle 5 cliniche di Belgrado, ha subito chemioterapie,
radiazioni,
traumi e stress ma è riuscita a smentire tutte le prognosi ed è
sopravvissuta. Tutti i dottori sono d'accordo che ha vinto la sua
volontà
di vivere. Da allora essa va una volta al mese a fare gli esami
dettagliati
a Belgrado, dove seguono la sua malattia. E' invalida di 2a categoria,
il
suo corpo è molto debole perchè a causa delle terapie l'immunità è
calata
molto. Lei è la mia eroina, l'adoro e non so com'è riuscita ad essere
così
forte dopo tutto quello che ha vissuto. Ma nella nostra casa c'è sempre
un'atmosfera allegra e noi non permettiamo alle tragedie di vincerci. Ed

infine, la prego di perdonarmi perchè ho scritto una lettera così lunga.

Grazie alle persone del sindacato Zastava lei riceverà la presente
lettera.
Devo dire che hanno fatto tanti sforzi per diminuire la tragedia che ci
ha
colpito. E poi, le devo dire che noi le saremo amici per tutta la vita.
La
porta della nostra casa, cara Serena è sempre aperta per lei, per il
semplice motivo che queste parole le scrive un'anima slovena che è più
forte di tutte le guerre e i confini.
Con tanti cari saluti ed auguri di buona salute e di tante cose belle
nella
vita.
Famiglia Rakocevic.

---

Chi è interessato ad adottare un bimbo jugoslavo può
rivolgersi all'Associazione "Aiutiamo la Jugoslavia"
aljug@...
Sul sito http://digilander.iol.it/alj/ si possono trovare
ulteriori informazioni.

---

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Questo è un documento sulla situazione di Pancevo inviatoci dalla
Sindaca
di Pancevo, in corso di pubblicazione su "La Rinascita della Sinistra".

alberto tarozzi

(Dalla mailing list scienzaepace@...)

---

LA SITUAZIONE DI P A N C E V O

(documento sulla situazione socio-sanitaria a Pancevo inviatoci dal
Municipio di Pancevo, Sindaca prof. B.Kruska. Traduzione di Zivkica
Nedanovski).

----------------------------------------------------------------------------


Pancevo
12 novembre 2000





Egregi signori,

Vi ringrazio tanto per invito che mi avete mandato .Credo che capiate le
ragioni a causa delle quali non posso partecipare personalmente alla
conferenza.
Ho avuto l'onore di diventare la sindaca del Comune di Pancevo il
7 ottobre. Dunque, ho la responsabilità enorme di occuparmi del
benessere
di 130.000 cittadini del mio Comune. Avendo presente questi impegni e
responsabilità, sono del parere, che in questo momento, solo un mese
dopo
la mia nomina, sia importante che io rimanga presente nella mia città.
Cercherò di aiutare i miei concittadini. Con loro devo affrontare molti
problemi attuali. La nostra vittoria alle elezioni è stata imponente. I
nostri cittadini sono impazienti. Vorrebbero che i cambiamenti nella
società avvenissero subito. Vorrebbero vedere i problemi risolti subito,
nel
paese, nella città, senza rinvio.

Vivo in un paese che è in guerra da quasi dieci anni. Grazie alle
sanzioni,
per otto anni non è stato possibile vivere normalmente. Nel
nostro paese, a causa di una gestione della politica economica
catastrofica, è stato distrutto tutto quello che si poteva distruggere.
Qui,
la gente vive da dieci anni senza intravedere un proprio futuro, né un
futuro per i propri figli.

Vivo in un paese che nel 1999 è stato esposto a un bombardamento feroce
alla distruzione di tutto quello che era rimasto. Si è trascurato il
fatto
che lì vivessero esseri viventi. Si è trascurato il fatto che li si può
distruggere non solo fisicamente, ma che le bombe lasciano delle tracce
per
sempre nelle loro vite. Sono orgogliosa del mio popolo perché ha
dimostrato
il rispetto di se stesso in un conflitto che non avrebbe mai dovuto
accadere, fra il mio paese e una potente macchina mondiale. Molti nel
mondo ci hanno identificato tendenzialmente con chi forniva sostegno
al regime di Belgrado. Per noi, si è trattato di patriottismo e di
rispetto
per noi stessi.

Per tutti questi dieci anni Pancevo ha condiviso il destino delle altre
città della Serbia. Siamo riusciti ad ottenere alle elezioni, quattro
anni
fa, un governo locale democratico. Io ne ho fatto parte. Sono stata
responsabile per la cultura del Comune di Pancevo. Sono stata molto
impegnata nella formazione e difesa dei nostri media, Radio Televisione
Pancevo. Bisogna dire che RTP negli ultimi tempi era l'unica casa
mediale
democratica, non solo nel Comune di Pancevo, ma dappertutto fino a dove
si
poteva sentire.

La mia città, avendo un governo democratico, è stata punita tre volte.
Prima
di tutto, dal regime di Belgrado che le ha tolto tutti i finanziamenti
indispensabili per lo svolgimento delle funzioni amministrative
comunali.
Successivamente dai 'paesi democratici', che hanno bombardato tutto il
mio
paese, e hanno distrutto in particolare le città come Nis, Novi Sad,
Kragujevac, Uzice che avevano amministrazioni locali democratiche.
Infine, la mia città è stata punita e distrutta in un modo che ritengo
mostruoso. E' stato bombardato tutto il complesso industriale chimico.
Qualcuno potrebbe affermare che durante la guerra, la Raffineria di
Pancevo
aveva importanza strategica e perciò la sua distruzione poteva essere
giustificata.
Però nessuno potrebbe giustificare lo sprigionamento di quantità
impensabili di sostanze tossiche, dovuto ai bombardamenti del
Petrolchimico e della Fabbrica di fertilizzanti: nell'acqua, nella
terra,
nei fiumi, nell'aria (oltre 150.000 tonnellate di sostanze cancerogene,
mutagene e teratogene fra le quali 17.000 tonnellate di ammoniaca, 1400
di
EDC, otto di mercurio, 1500 di vinilcloruromonomero). Per tutto questo
non
ci sono e non dovrebbero mai esserci giustificazioni!!!

Per una catastrofe provocata intenzionalmente, in un momento in cui
tutto
il mondo è impegnato a proteggere l'ambiente e il pianeta, non ci sono
giustificazioni. E' stato un delitto contro l'umanità con conseguenze
che
non si possono neanche immaginare. La distruzione totale dei fiumi,
della
terra, dell'aria, del cibo, di tutto ... e naturalmente, anche della
gente.


I miei 130.000 cittadini.

Sono una persona molto semplice. Sono professoressa di storia
dell'arte.
Ho lavorato con i ragazzi per 25 anni e insegnavo che devono impegnare
la
propria energia, intelligenza in ciò che è buono e generoso.
Oggi, come sindaca, devo cercare di conservare l'energia rinata nei
miei
cittadini e il loro sperare che forse, se non oggi, domani sarà meglio.
Devo fare di tutto per proteggere la loro salute minacciata per sempre
con
questo genocidio. Purtroppo, per questi scopi, il mio paese è troppo
povero. I paesi che hanno partecipato ai bombardamenti sulla mia città
erano evidentemente abbastanza ricchi per finanziare la produzione di 37
proiettili che sono stati buttati su Pancevo dei quali 28 sull'impianto
chimico. Erano abbastanza ricchi da finanziare un macchinario grande,
delle
armi e delle persone, per provocare la catastrofe ecologica. Tutti
quelli
che hanno partecipato al genocidio sono pronti, se non lo hanno già
fatto,
a dimenticare il caso Pancevo e quello di tante altre città. Questo si
può
capire perché proprio quei paesi hanno approvato i decreti
internazionali
che proibiscono esplicitamente e sanciscono come punibili gli effetti
bellici delle bombe su questo tipo di impianti industriali. Un anno dopo
la
guerra, tranne la comprensione formale che esprimono molte
organizzazioni
umanitarie, da tutto il mondo, e le enormi promesse e i progetti che
rimangono sulla carta, gli investimenti fatti finora per lenire la
catastrofe sono simbolici.

Spero che farete lo sforzo di lenire quanto più presto possibile le
conseguenze del bombardamento dell'impianto chimico. Sperando anche che
possiate capire le ragioni della mia assenza, aggiungo un'immagine breve
della cartella sociale e sanitaria di Pancevo.

Il Comune di Pancevo ha costituito da sempre un ambiente multietnico e
multiconfessionale nel quale attualmente vivono oltre 130.000
abitanti. In città ne vivono 80.000. Il resto degli abitanti vive nei
villaggi .La città essendo situata su due fiumi, ha da sempre goduto di
un
potenziale elevato per il proprio sviluppo economico. Un potenziale che
gli
abitanti di Pancevo hanno sempre saputo sfruttare, come testimonia la
più
vecchia fabbrica di birra dei Balcani che si trova nella nostra città,
l'unica fabbrica di vetro per superfici piane nei Balcani e il porto più
grande porto fluviale della Jugoslavia sul corso di Danubio.
Nella storia più recente, fra le numerose fabbriche e ditte che si sono
costituite la più importante è stato l'impianto chimico che impiegava
diverse migliaia di abitanti.

Con i bombardamenti della fabbrica di aerei agricoli 'Lola Utva', già
nelle
prime ore successive all'inizio della guerra, agli abitanti di Pancevo
era
chiaro che non sarebbero stati risparmiati dalle distruzioni, nonostante
il
fatto che si fossero dichiarati contro il regime. Per questa ragione, la
maggior parte degli abitanti , già nei primi giorni aveva lasciato la
città. Le persone rimaste in città avevano impegni lavorativi e andavano
a
lavorare o a proteggere le loro fabbriche senza pensare ai pericoli.
L'impianto chimico industriale era costruito secondo le licenze
occidentali
e, in genere, degli stessi paesi che hanno partecipato ai bombardamenti.

Inoltre, la precisione con la quale si distruggevano i serbatoi pieni
fra
quelli vuoti, testimonia che neanche in un caso si è trattato di effetti
collaterali.
Il 18 aprile 1999 tutte e tre fabbriche venivano colpite
simultaneamente.
L'ultima volta i serbatoi di nafta della 'Raffineria' sono stati
colpiti,
nella notte alla vigilia della firma dell'armistizio.

E' stato un vero miracolo che a causa dell'intervento abbiano perso la
vita
solo tre operai, due sul posto e uno a causa delle conseguenze, un paio
di
giorni dopo.
Quante persone moriranno un po' alla volta, dipende dalla coscienza di
quelli che hanno il potere di decidere della vita sull'intero pianeta.
Il
tempo dimostra che questo potere non si trova nelle mani di persone bene
intenzionate.



La cartella sanitaria dei cittadini del Comune di Pancevo è senz'altro
peggiorata e la mortalità nel Comune di Pancevo è aumentata del 6 per
cento.

Già durante la guerra si era registrato un aumento di numero degli
infarti e delle altre malattie per le quali è possibile stabilire una
relazione di causa-effetto con situazioni fonti di stress.

Subito dopo i bombardamenti, a partire dalle condizioni delle persone
che
lavoravano nei campi e nei giardini, è stato possibile rilevare dei
mutamenti relativi alle condizioni dell'epidermide. Questi cambiamenti
sono
in genere di carattere allergico. Si accompagnano all'apparizione di
grandi
bolle rosse e sono provocati dalle sostanze che si annidano in alcune
piante (p.es. nel prezzemolo). In alcune persone particolarmente
sensibili
tali sostanze possono causare forti reazioni.
Si presuppone che la reazione allergica sia più forte se e quando
1) Influisce sui soggetti uno dei seguenti fattori: a) il concentramento
di
sostanze che provocano la reazione allergica è aumentato a causa
dell'azione chimica subita dalle piante; b) le radiazioni del sole sono
più
intense perché lo strato dell'ozono si è drasticamente assottigliato; c)
i
soggetti sono in condizioni di stress in seguito ai voli bassi degli
aerei.
2) A causa dell'azione sinergica di tutti i fattori (il cocktail chimico
di
materie tossiche, l'involucro dell'ozono danneggiato, lo stress).

Il sistema immunitario dei cittadini di Pancevo risulta pertanto
indebolito.
Anche se questi cambiamenti producono effetti visivi spaventosi,
nessun
malato è stato però ospedalizzato perché la terapia ambulatoriale è di
per
sé in grado di fornire risultati.

Ancora è troppo presto per usare il linguaggio degli statistici in
relazione alle conseguenze visibili della colata e della combustione
delle
materie tossiche nell'ambiente e quindi sulla salute dei cittadini.
Non per questo è il caso di aspettare che le conseguenze si manifestino
al
pieno in tutti i loro effetti. Possiamo fare una comparazione di tipo
tecnico-professionale monitorando i cambiamenti nella salute dei piccoli
animali domestici a Pancevo.

I piccoli animali domestici vivono con noi, accanto a noi. Possiamo
grosso
modo stabilire che i processi vitali, in loro, risultano sette volte più
celeri che negli esseri umani.
Da qui a qualche anno, se non interverremo efficacemente, la situazione
sanitaria reale degli abitanti di Pancevo minaccia di diventare
catastrofica. I dati che seguono non sono completi. Ci sono stati
forniti
da un direttore dell'ambulatorio veterinario per i piccoli animali
domestici, che comprendono il controllo solo degli animali che vivono in
casa, nonché gli animali che sono sistemati in luoghi di raccolta posti
sotto il controllo professionale dello stesso servizio. Dal punto di
vista
sanitario fra sei anni, detto più precisamente fra 5 anni e mezzo ci si
possono già aspettare conseguenze gravi per gli esseri umani.

Ci riferiamo a quei cambiamenti registrati sui piccoli animali
domestici,
apparsi dopo i bombardamenti che si possono attribuire senza dubbio
all'inquinamento generalizzato:

-- i cambiamenti strutturali dell'apparato osteo-articolare, che
rappresentano la conseguenza del cibo e dell'acqua ingeriti dagli
animali,
contenenti una quantità enorme di sostanze tossiche che implicano tempi
lunghi di dimezzamento nel loro processo di soluzione;
-- l'aumento dei tumori, nell'ordine del 160%;
-- l'aumento di giovani animali nati morti:
-- una diminuzione dei concepimenti;
-- l'insufficienza polmonare acuta (i polmoni sono apparentemente sani,
però, internamente, si è registrata una disfunzione nello scambio delle
sostanze).

Il peggiore dei fenomeni verificatisi è l'apparizione dell'osteosarcoma,
la
forma peggiore di un carcinoma che finora si è visto molto raramente
solamente nei gatti e nei cani di età superiore ai 10 anni.
E' molto difficile fornire una valutazione precisa di quanto sta
accadendo.
Sarà però sufficiente affermare che negli ultimi 15 anni, nella prassi
del
veterinario di Pancevo non era stato finora notato nessun caso simile.
Dalla la guerra in poi, sono invece stati registrati cinque casi.
Uno di questi casi si riferisce a una cagna di 18 mesi, ammalatasi solo
tre
mesi dopo i bombardamenti.

(per informazioni ulteriori è possibile contattare la dr. Gordana
Blitva,
chirurga-veterinaria, specialista per i piccoli animali domestici, 00381
13
345 688- indirizzo e -mail bivag@... , oppure il prof. dr.
Jugoslav
Vasic, Facoltà di veterinaria -Belgrado 00 381 11 684 154).






L A P R O T E Z I O N E S A N I T A R I A


La protezione sanitaria sul territorio del comune intero di Pancevo
viene
effettuata dal Centro sanitario 'Juzni Banat' (il Banato del sud)
nell'ambito delle sue tre unità: la Casa della salute, l'Ospedale
comunale
e il Centro per la protezione della salute.
La Casa della salute è composta da ambulatori specializzati. Fino al
settembre, nell'ambito di questa istituzione, si è provveduto alla
prestazione di 1.482.315.servizi sanitari.
L'Ospedale comunale ha tutti i reparti specializzati per la prestazione
del
soccorso professionale sanitario in tutti i settori, a tutti gli
abitanti
della regione del Banato del sud, nonchè alle altre regioni a seconda
dei
bisogni. Risulta che, nel settembre di quest'anno, nell'Ospedale sono
impiegate 1.653 persone, delle quali 1.219 sono professionisti (i
medici
specialisti 203, alta specializzazione 34, di base 49, i dentisti 57, i
tecnici sanitari -con laurea breve- 158, le infermiere 704.).
L'Ospedale
ha 751 letti. Nei primi nove mesi dell'anno sono stati curati 14.992
pazienti, mentre negli ambulatori dell'Ospedale si è provveduto a
prestare
1.207.140 servizi.

Breve nota relativa alle strutture ospedaliere e al loro funzionamento.
--Nell'Ospedale comunale si curano giornalmente 550-600 pazienti
--La dialisi utilizza ogni giorno fra i 40 e i 50 pazienti tra i quali
due
bambini.
--Attraverso il servizio specialistico-consultivo degli ambulatori
passano
1000-1100 pazienti al giorno.
--Nel laboratorio vengono effettuate giornalmente 3.800-4.000 analisi.
--Nel laboratorio della Casa della salute si effettuano 2.500-2.800
analisi
(i bisogni sarebbero maggiori, però mancano i reagenti).
--Nel gabinetto della Casa della salute e nell'Ospedale comunale si
fanno radiografie per 100-120 pazienti.
--Si effettuano 140-150 visite mediante ultrasuoni.
A causa della pesante situazione economica, l'attrezzatura nell'Ospedale
è
del tutto logorata o inutilizzabile.

Avendo presente che gli abitanti di Pancevo sono esposti ai rischi
maggiori
a causa delle sostanze presenti nella terra e nell'acqua, che sono,
secondo criteri universalmente riconosciuti, cancerogene e mutagene, ci
si
aspetta che, in un futuro prossimo, il fabbisogno di prestazioni di
soccorso professionale sanitario verranno ad aumentare notevolmente.
Grazie all'aiuto dell'organizzazione svizzera SDR è stata ristrutturata
la
caldaia, la lavanderia e una parte della cucina.
Tra gli apparecchi sanitari che sono necessari per un lavoro normale,
sono
da sostituire o mancano del tutto la cose che seguono:
1. Apparecchio per la radiografia (n.1).
2. Apparecchio digitale per radioscopia (grafia) tomografia (n.1).
3. Apparecchio per mammografia (n.1).
4. KT-scanner, tomografo computerizzato (n.1).
5. Apparecchio ultra suono con doppler.
6. Camere per lo svilluppo dei film (n.2).


In particolare nel laboratorio:
1. Apparecchio computerizzato per le analisi ematologiche (n.2).
2. Apparecchio computerizzato per le analisi bio-chimiche (n.2).
3. Le centrifughe (n.4).


Per quel che riguarda l'endoscopia:
1. Apparecchio per le colonscopie.
2. Apparecchio per le gastroscopie.
3. Apparecchio per le gastroscopie per interventi.


Per il resto:
1. Attrezzatura di monitoraggio per le cure intensive.
2. Attrezzatura di monitoraggio per le unita' coronariche.
3. Strumenti chirurgici generali (per tutti i settori).
4. Apparecchio per le analisi dei gas (pneumatofisiologia per il
reparto infantile e per il laboratorio) (n.2).
5.Apparecchio per la puntura pleurica (per il reparto polmonare) (n.1).
6.Defribillatore (n.4).
7.Apparecchio ECG (n.10).
8.Spirometro.
9.Apparecchio per la rianimazione (n.5)
10.Apparecchio per l'udito, per i bambini con l'udito danneggiato.

Il Centro per la trasfusione presso l'Ospedale è stato fondato nel 1967.
Il
sangue si procura esclusivamente tramite i donatori volontari sul
territorio
del Banato del sud .
Nel laboratorio si raccoglie il sangue, si fanno i test sui gruppi e gli
anticorpi nonché la preparazione del sangue sicuro e dei suoi
elementi.per
la chirurgia, pediatria, neonatologia, emodialisi, chirurgia interna e
cura
intensiva. L'attrezzatura è vecchia di 15 anni, però ancora funziona
bene.
Il sangue per i riceventi è gratuito. A causa del fatto che i reagenti e
i
siero-test per l'analisi del laboratorio si producono all'estero e
hanno
una validità breve, questo servizio ha avuto grandi difficoltà nel
procurare sangue sicuro per i pazienti. Quest'estate, per esempio, a un
certo momento c'erano oltre 100 unità di sangue che, a causa di mancanza
di
test, non potevano essere trattate. Cosi il capo del Centro per la
trasfusione, a quel punto, è stato costretto a consigliare alla
dirigenza
dell'Ospedale di far sospendere tutte le operazioni (tranne i casi
urgenti). Durante l'anno di guerra 1999, ci sono stati 4.835 donatori
volontari di sangue solo a Pancevo, il che, considerando le dimensioni
demografiche della città, rapportato agli standard mondiali rappresenta
una percentuale molto alta.
Nel comune di Pancevo ci sono 7.019 donatori volontari di sangue l'anno.

I bisogni mensili Del Centro per la trasfusione del sangue sono i
seguenti:

1. Le borse doppie per il sangue da 350 ml.(n.300).
2. Le borse doppie per il sangue da 450 ml.(n.500)
3. Le borse triple per il sangue da 350 ml.(n.100).
4. Le borse quadruple per il sangue da 450 ml.(n.50).


Elisa test:

1.Anti HIV
900 test (9 scatole )
2.Anti HCV
900 test
3.HBs AG
900 test


Siero test:

1. anti A (100ml)
2. anti B (100ml)
3. anti AB (100ml)
4. anti D (100ml)
5. anti D kgm (100ml)
6. anti M (2ml)
7. anti N (2ml)
8. anti Kell (5ml)
9. anti Cellano (5ml)



***alcune osservazioni:

La sala per gli interventi NON HA neanche un defribillatore
(l'apparecchio
per rianimazione cardiaca nel caso di cessazione del funzionamento).
Neanche il reparto per le terapie conorariche ne è dotato. Nel marzo di
quest'anno il Pronto Soccorso ha ricevuto un apparecchio. E 'l'unico per
prestare aiuto in situazioni del genere. Manca un apparecchio per
analizzare la quantita' gassosa,nonche'la sorta dei gas presenti nel
sangue
dai bambini. A causa dell'inquinamento, molti bambini hanno problemi
respiratori.
















LA STRUTTURA SOCIALE



Il danno materiale causato complessivamente dai bombardamenti è
valutata a
oltre un miliardo di dollari. Migliaia e migliaia di operai sono
rimasti
senza lavoro, direttamente perché sono state distrutte completamente le
loro fabbriche e anche, indirettamente, gli operai che prestavano i
servizi oppure dipendevano in qualche modo dalle fabbriche distrutte.
Adesso tutti questi lavoratori sono formalmente impiegati però non
ricevono
gli stipendi.

-Secondo la relazione dell'Ufficio di collocamento di
Pancevo dal settembre dello scorso anno il numero delle persone
disoccupate
è 17.206.

-Il numero di famiglie con ambedue o con un genitore
disoccupato che ha un reddito sotto la media del livello comunale è 386e
in
queste famiglie vivono 636 bambini.

-La città fornisce oltre 2000 pasti gratuiti, in
genere
ai pensionati le cui pensioni non arrivano regolarmente.

-L'assistenza sociale non è stata pagata per quel che
riguarda il 1998 e i primi sette mesi del 1999. Solamente il 22.09.2000
è
stato effettuato un versamento, relativo all'agosto 1999.

-Dal 15 ottobre sono entrate in vigore le restrizioni
giornalieri dell'elettricità, in media 9 ore al giorno (da qualche parte
ancora di più).

-10.500 famiglie possiedono il riscaldamento
centralizzato e 31.000 il riscaldamento autonomo (elettricità, carbone,
legna, gas).

JKP, la ditta comunale per il riscaldamento,
attualmente
non possiede le risorse energetiche per gli inizi della stagione fredda.

Le quantità necessarie sono:

-Crude oil 4.000 t.

-Gas 11.000.ooo m3

-Heating oil 190 t.

-Carbone 600 t.

La costo totale di tali beni ammonta a 3.283.600 DM.

La questione dell'acquedotto di Pancevo riveste grande importanza
per i
problemi ecologici presenti sul territorio del Comune di Pancevo.

JKP Vodovod i Kanalizacija attinge le risorse idriche da trattare
per
ricavarne acqua potabile da fonti sotterranee dove, per fortuna, non
confluiscono nelle correnti che provengono dalla zona industriale. Visto
che il livello delle acque sotterranee è alto, e le loro correnti sono
imprevedibili, non è affatto sicuro che gran parte delle sostanze
tossiche
situate nel terreno non arrivino fino alle sorgenti dalle quali si
attingono le acque per il loro trattamento.

La fabbrica per la produzione dell'acqua potabile non è stata
distrutta direttamente dai bombardamenti, ma risulta abbastanza
danneggiata.

Infatti ,in conseguenza alla distruzione del sistema
elettroenergetico,a causa dei cambiamenti frequenti della tensione
elettrica, tutti e quattro gli apparecchi per la ozonizzazione
dell'acqua,
sono inutilizzabili. Attualmente funziona solo un apparecchio, prestato
dall'Acquedotto belgradese.

Inoltre ,la rete di canalizzazione in città, non rispetta gli
standard. Succede spesso che, dopo piogge abbondanti, molte cantine e i
pianterreno, siano inondati, proprio a causa dell'alto livello delle
acque
sotterranee.

Però, il problema più grave, relativamente all'acqua potabile , è
sofferto dagli abitanti di un piccolo villaggio , Ivanovo ,vicino a
Pancevo. L'unico posto che non sia ancora allacciato alla rete idrica
comunale. I suoi abitanti attingono l'acqua dai propri pozzi. Il
problema
maggiore consiste nel fatto che Ivanovo è situato lungo la corrente che
proviene dalla zona industriale, lungo la riva del Danubio. Le analisi
del
campione di acqua preso in una scuola elementare a Ivanovo, rivela la
presenza di grandi quantità di ammoniaca e di manganese.

Il Comune di Pancevo ha cominciato, prima della guerra, a
realizzare
il progetto di allacciamento di questo villaggio all'acquedotto
comunale.

Voleva impedire ai suoi abitanti di esporre a rischio la loro
salute.
Cosi il tubo principale per l'acquedotto è giunto fino al centro del
villaggio.

I cittadini, da parte loro, hanno provveduto all'istallazione
idrica
nelle proprie case. Manca solamente la realizzazione delle
infrastrutture
nel villaggio.

Per questo progetto, che costa 400.000 DM , il Governo italiano
era
interessato lo scorso anno. Non abbiamo informazioni di cosa sia
successo
di quel progetto. E' ancora alle prese con la burocrazia oppure non è
più
stato preso in considerazione? Non abbiamo informazioni aggiornate.

Le strutture educative per i bambini di età fino ai 7 anni sono ospitate
in
18 sedi, in 17 casi si tratta di asili.
La maggior parte di essi è in condizioni pessime. Ogni attrezzatura atta
a
facilitare le attività didattiche con i bambini costituirebbe un aiuto
molto importante.


---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
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