È disponibile il numero 12 della collana orientamenti di Jugocoord

 

Jean Toschi Marazzani Visconti

 

IL CORRIDOIO. Avventure Balcaniche

 

Seconda edizione in eBook
Corredato da un'ampia Cronologia e una Bibliografia aggiornate

 

collana orientamenti n.12

© 2024 Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia ETS, all rights reserved

Editing: Ivana Kerečki 

Publishing: StreetLib.com
eBook, 14 MB, 541 pagine, 12 euro
ISBN: 9791223063569

(Prima edizione: La Città del Sole srl, Napoli 2006, ISBN 88-8292-277-4)

 

L'Autrice

Jean Toschi Marazzani Visconti si è occupata dapprima prevalentemente di immagine e comunicazione, anche nel campo dell’editoria (Éditions Rusconi – France, Rusconi, Hachette Filipacchi), collaborando con diversi fotografi (Stefano Babic, Helmut Newton, Aldo Fallai, Graziella Vigo, Peter Knapp, Bob Krieger, Eliot Siegel, Marcus Tomlinson) e con esperienze di assistente alla regia e cast director (con Damiano Damiani, Eriprando Visconti, Pietro Germi). Pubblicista e collaboratrice con riviste femminili e pubblicazioni culturali, ha scritto Le temps du reveil (L’Âge d’Homme, Losanna 1993) e la commedia Una segreteria telefonica per amante.

Solo nel 1992 inizia, per caso, a frequentare i Balcani: dapprima organizza il viaggio del Premio Nobel per la pace Elie Wiesel in Jugoslavia e Bosnia, poi comincia a percorrere i fronti di guerra dalla Croazia a Sarajevo, dalla Krajina al Montenegro, al Kosovo. Conosce così personaggi politici chiave ed è testimone diretta dei fatti. Pubblica Viaggio nella follia di una guerra (Europublic, Belgrado 1994). È nella capitale serba anche durante i bombardamenti del 1999.

Dopo Il Corridoio traduce e cura documenti importanti come Il dossier nascosto del “genocidio” di Srebrenica (La Città del Sole, Napoli 2007) e Uomini e non uomini. La guerra in Bosnia Erzegovina nella testimonianza di un ufficiale jugoslavo di Goran Jelisić (Zambon, Francoforte 2013), e pubblica con Zambon La porta d’ingresso dell’Islam. Bosnia Erzegovina: un paese ingovernabile (2016). È incessante la sua produzione di articoli e interviste, raccolte o rese, su quotidiani (Il Manifesto, Večernje Novosti, Politika), riviste (liMes, Avvenimenti, Maiz), canali televisivi (ByoBlu). È stata coordinatrice della giuria di entrambe le edizioni del premio internazionale “Giuseppe Torre” per saggi critici sul “tribunale ad hoc” dell’Aia, promosso dalla associazione Jugocoord: dalla seconda di queste esperienze è scaturito il volume, da lei curato, Lo strano caso del Tribunale dellAia per lex Jugoslavia (2023; anche in inglese [...]). Ha partecipato a numerose conferenze e campagne disensibilizzazione, ad esempio sulla memoria del sistema concentrazionario gestito dagli ustascia croati (Jasenovac–Jadovno).

Nel 2022 ha ricevuto la Medaglia d’onore per giornalismo investigativo “Radmila Bunuševac Dedinac” dalMinistero degli Esteri della Serbia.

Di lei ebbe occasione di scrivere Aleksandr Zinov’ev, scrittore e autore dell’Introduzione de Il Corridoio:

Jean si è sempre distinta dalla schiera dei giornalisti per il suo particolare tatto e charme, anche quando si volgeva a trattare temi molto delicati. (…) non è una persona impegnata politicamente, non ha partito, ha osservato fatti per dovere di coscienza, soggiornando più volte nel corso di 10 anni nel teatro degli eventi sul territorio della Jugoslavia (Bosnia, Krajina, Kosovo) e li ha esaminati come una cittadina della libera democratica Italia, attraverso le idee e le concezioni dellumanesimo europeo occidentale [], ella racconta, testimonia ciò che è effettivamente accaduto, senza sovrapporre il proprio punto di vista. Ella semplicemente parla di ciò che ha visto

 

Introduzione alla seconda edizione

A ben diciannove anni dalla stampa della prima edizione, Il Corridoio rimane a nostro avviso il miglior testo sulle guerre jugoslave degli anni Novanta mai apparso nel panorama editoriale italiano. È anzi, tuttora, «l’unico “grande” libro [...] sulla tragedia della Jugoslavia dipanatasi dal 1991 in poi. “Grande” sia in senso fisico – il libro, pur in formato tascabile, consta di circa 400 pagine zeppe di dati, informazioni, fotografie... – sia per la vastità degli argomenti trattati [...] soffermandosi anche su aspetti e drammi che la pubblicistica italiana non ha voluto affrontare» come scrivemmo nella nostra presentazione online della prima edizione (cfr. https://www.cnj.it/INIZIATIVE/jeantoschi.htm, dove sono reperibili recensioni, cronache di presentazioni e altri testi della stessa Autrice). Louis Dalmas, compianto direttore di Balkans Infos, scriveva sul numero di novembre 2005 del periodico: «La nostra amica italiana, la scrittrice e giornalista italiana Jean Toschi Marazzani Visconti, ha appena pubblicato, presso le Edizioni La Città del Sole, un libro notevole. [...] È un racconto vissuto in oltre una ventina di soggiorni nei Balcani in guerra fra il 1992 e il 2003, il cui titolo evoca, nel 1992, il corridoio di 800 metri che separava il fronte croato-musulmano da quello dei serbi. È illustrato con numerose foto di cui la maggior parte sono state scattate dall’autrice stessa. Un’opera appassionante, sfortunatamente per i nostri lettori ancora in italiano, ma che merita di trovare rapidamente un editore francese».

Da allora il libro è stato pubblicato invece in una edizione serba (Koridor, Zavod za udžbenike/Dva stoleća, Beograd 2006) ed è stato tradotto anche per una auspicabile futura edizione in lingua inglese. Da parte nostra abbiamo ritenuto improrogabile la ripubblicazione in italiano poiché tuttora, nonostante il passare degli anni, questo libro rimane unico e insostituibile, tanto da esserci incessantemente richiesto dalle persone interessate a investigare le dinamiche della tragedia jugoslava al di là della coltre di menzogne e omissioni costruita ad hoc per quella guerra mediatica che ha reso possibile, affiancato e alimentato la guerra guerreggiata, secondo uno schema (direbbe Jean: un protocollo) oramai ben collaudato, che abbiamo visto disgraziatamente all’opera in numerosi contesti successivi.

Questa seconda edizione mira dunque a rendere il volume nuovamente disponibile, anche nel moderno formato elettronico, con una soluzione editoriale minimalista e non “commerciale”, a evitare le difficoltà della piccola editoria e i veti della grande distribuzione. Contiene lievi migliorie ma non è modificato l’impianto dell’opera, che rimane perfettamente adeguata a illustrare la crisi jugoslava degli anni Novanta.

L’occasione ci impone di rivolgere un grato ricordo a Sergio Manes, indimenticabile artefice della prima edizione con La Città del Sole.

Sugli sviluppi successivi della crisi jugoslava esistono altre fonti ma, certamente, molto sarebbe ancora da scrivere e soprattutto servirebbe un “compendio” analogo a quello realizzato da Jean Toschi con Il Corridoio. D’altronde, la crisi non è terminata e anzi: il vaso di Pandora che l’Occidente ha voluto aprire nei Balcani e altrove continuerà a produrre mostri, non sappiamo fino a quando né con quali conseguenze per tutti.

                                               Andrea Martocchia
                                               
associazione Jugocoord o.n.l.u.s. ETS

 

Nota editoriale alla prima edizione

Quando abbiamo ricevuto il manoscritto de Il Corridoio, dell’autrice conoscevamo poco più che il nome. La firma di Jean Toschi Marazzani Visconti è nota a chiunque, negli anni passati, abbia scandagliato la stampa alla ricerca – pressoché disperata, peraltro – di informazioni approfondite e, soprattutto affidabili, sulla crisi jugoslava. Anche per noi, questa firma ha significato alcuni tra i rari reportage interessanti e utili, apparsi su testate di grande diffusione quali Il Manifesto e liMes: interviste e cronache nelle quali eventi e personaggi sono apparsi sempre in una luce diversa, veramente diretta, e perciò inconsueta e rivelatrice.

Il manoscritto Il Corridoio ha subito risvegliato in noi impressioni ed emozioni forti, in alcuni casi dolorose, su questa tragedia così vicina e così poco compresa. Una tragedia che qualcuno ha definito delirio della storia, ma che in realtà ha radici e motivazioni tutt’altro che irrazionali e inspiegabili. Ma non è questo libro a voler proporre quelle spiegazioni logiche: la sua funzione è un’altra ancora più essenziale.

L’autrice usa il tono descrittivo, quasi impersonale eppure profondamente diretto, di chi ha visto da vicino qualcosa di estremamente grave, e deve raccontarlo, sapendo che non sarà facile essere lucidi o convincenti abbastanza. Come chi è passato attraverso un trauma, e deve liberarsene, e può farlo solamente narrando. e in sintonia con l’autrice, tutti noi che abbiamo vissuto e riconosciuto le stesse emozioni, e certo anche i lettori più coinvolti dalla problematica della guerra civile in Jugoslavia, sentiamo profondamente la stessa esigenza.

Così, insieme a Jean Toschi Marazzani Visconti abbiamo letto e riletto l’enorme materiale di testimonianze e documentazione da ella messo a nostra disposizione, e ne è uscito un testo nel quale riconoscersi dal punto di vista delle esperienze dirette. Coloro ai quali viene data voce in questo testo riportano dati di fatto incontrovertibili (dei quali pur tuttavia l’opinione pubblica non è ancora potuta venire a conoscenza) insieme a punti di vista e valutazioni non necessariamente da tutti condivisibili. Perché i fatti sono quello che sono: all’onestà degli altri sarà poi affidato il compito di interpretarli, di spiegarli, ciascuno in base alle proprie chiavi interpretative.

 

Introduzione. Il Corridoio fra Vita e Morte

Ciò che gli USA e la NATO hanno fatto in Jugoslavia nei terribili anni ’90 è senza dubbio una delle pagine più ignominiose della storia della civiltà occidentale.

Questi eventi venivano illustrati dai mezzi d’informazione di massa del civile e colto Occidente in modo tale che sul davanti della scena aveva luogo una grandiosa falsificazione della tragedia che si svolgeva di fatto sotto gli occhi della comunità internazionale e con la sua attiva partecipazione. Sono stati necessari gli sforzi titanici di onesti e coraggiosi giornalisti, politici, scrittori, gente comune – testimoni di un’immediata, indelebile infamia storica di quell’America e di quell’Occidente che a suo tempo benedirono analoghi crimini del secolo in Vietnam, Cambogia, Iraq – perché le briciole di una terribile verità cominciassero a essere conosciute, per quello che era possibile da vasti strati dell’opinione pubblica internazionale sulle due sponde dell’Oceano Atlantico.

I giornalisti che hanno cercato di scrivere un’altra storia, cioè la vera storia dei serbi, sentirono sulla loro propria pelle che cos’è il diritto democratico all’informazione, il diritto alla libertà di radiodiffusione, il diritto alla libertà di pensiero. Ecco alcuni dei nomi di quelle oneste persone che lavorano professionalmente nella sfera dei mass media, che avevo presenti: Jacques Merlino, Bernard Volker, Milena Gabanelli, Martin Lettmayer.

Ben di più è toccato in sorte a Jean Toschi Marazzani Visconti, giornalista italiana, scrittrice, donna affascinante e intelligente, i cui lavori ho conosciuto già più di 15 anni fa.

Jean si è sempre distinta dalla schiera dei giornalisti per il suo particolare tatto e charme, anche quando si volgeva a trattare temi molto delicati.

Ma la passione e il dolore con cui ha sofferto le comuni pene ed emozioni nella tragedia dell’offesa all’onore di un intero popolo, di un intero paese nei Balcani, la profonda e implacabile onestà con cui ella strappa i veli del mito della democratizzazione della Jugoslavia, mito con cui la danno a bere senza posa al rimbecillito, mediatizzato consumatore civilizzato, il modo in cui ella restituisce alla verità dei fatti il loro autentico volto, il coraggio e lo spirito civile della sua posizione, sono stati per me, che ne ho passate tante, a cominciare dalla Lubianka, per me, che ho combattuto tutta la Seconda guerra mondiale e sono stato poi bandito per 21 anni dal paese natale, una emozione profonda.

L’autrice del libro Il Corridoio – cittadina italiana – non è una persona impegnata politicamente, non ha partito, ha osservato i fatti per dovere di coscienza, soggiornando più volte nel corso di dieci anni nel teatro degli avvenimenti nel territorio della Jugoslavia (Bosnia, Krajina, Kosovo) e li ha esaminati come una cittadina della libera democratica Italia, attraverso le idee dell’umanesimo europeo occidentale. Nelle sue numerose interviste con Dobrica Ćosić, Milan Panić, Slobodan Milošević, Tomislav Karadjordjević, Zoran Djindjić, Vojislav Koštunica, Vojislav Šešelj, lei racconta, testimonia ciò che è effettivamente accaduto, senza sovrapporre il suo punto di vista. Parla semplicemente di ciò che ha visto. Parla di villaggi distrutti, del crocevia fra vita e morte, di famiglie smembrate, dell’inattesa scoperta di un lussuoso bar in mezzo al fantasma di una Modriča semidiroccata. Parla della Biblioteca Nazionale distrutta, di lettere senza risposta, che si riferiscono al destino di cinquecentomila abitanti della Krajina, che votarono al referendum per la separazione dalla Croazia, poiché nella nuova costituzione croata del 1991 i serbi venivano trasformati in stranieri nel loro proprio paese…

Io posso solo raccomandare la lettura di questo libro come una delle vere testimonianze ed esperienze umane.

                                Aleksandr A. Zinov’ev, scrittore, professore,
                                Presidente del Comitato sociale russo di difesa di Slobodan Milošević
                                Mosca, gennaio 2004

 

Indice

Ringraziamenti
Introduzione alla seconda edizione
Nota editoriale alla prima edizione
Introduzione
Il Corridoio
Manjača, i campi di prigionia
Viaggio a Knin
Bihać
Pale
Dopo Dayton
Kosovo e Metohija
Belgrado
La storia artefatta
Calendario cronologico
Lista dei trattati e delle leggi infrante
Bibliografia
L’Autrice

  

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collana orientamenti

La conoscenza della realtà jugoslava e balcanica nel nostro paese è meno che scarsa. Nonostante la prossimità geografica, le vicende comuni e gli inevitabili scambi culturali avuti nei secoli, la visione che permane egemone nella pubblica opinione è sintetizzabile con la ben nota locuzione: hic sunt leones. Se attorno al mondo slavo in genere prevalgono vuoi esotismo e intellettualismo vuoi pregiudizio e ostilità, sullo specifico jugoslavo dopo la crisi drammatica di fine Novecento è stata ulteriormente incoraggiata la propensione a rimuovere tutto quanto riguarda i caratteri al contempo unitari e multiformi di quello spazio culturale e storico-politico.
Perciò il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus si è dato come obiettivo costituente quello di rendere possibile una maggiore integrazione delle conoscenze in materia, ed a questo scopo "pubblicare libri, opuscoli, materiali audiovisivi" oltre che diffondere e rendere sempre disponibili informazioni con i moderni strumenti telematici e promuovere specifiche iniziative culturali ed informative.
In linea con questo intendimento viene promossa la collana orientamenti, la quale, intervenendo in territori della Conoscenza attualmente popolati poco e male, necessariamente si prefigge di fornire innanzitutto gli strumenti basilari – ripubblicando classici o traducendo testi importanti mai giunti prima in Italia, fornendo strumenti sintetici e divulgativi su temi diversi, rispondendo alle richieste di chi è veramente interessato a sapere e capire.

CONTENUTI DELLA COLLANA:

Arte e cultura slava e balcanica / Storia contemporanea / Movimento di Liberazione / Politica internazionale / Mondo slavo / Biografie / Movimento operaio e antifascista / Internazionalismo partigiano / Teoria politica / Linguistica / Nazionalità e identità / Amicizia tra i popoli / Macroeconomia / Materiali per la Associazione