La rimozione degli jugoslavi


Giriamo un significativo scambio, tratto dal portale di Osservatorio
Balcani --
> http://auth.unimondo.org/cfdocs/obportal/
> index.cfm?fuseaction=news.notizia&NewsID=2162
-- nel quale si evidenziano gli insuperabili paradossi creati in
Bosnia, dalla secessione e dalla parcellizzazione etnica. Si noti in
particolare come, nella discussione, tanto la Lettrice quanto
l'Osservatorio omettano completamente di usare l'attributo "jugoslavi"
per quegli slavi del sud (jugoslavi) che da 13 anni si rifiutano di
farsi imprigionare in schemi razzisti ed improntati al differenzialismo
"etnico": questo e' soprattutto vero in Bosnia, dove una alta
percentuale della popolazione si definisce tuttora in questa maniera,
in molti casi rifiutandosi di riconoscere come "proprio" lo
staterello-protettorato frutto della secessione, della guerra e degli
accordi di Dayton. (IS)


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La posta dei lettori

Commenti, perplessità, questioni stimolate dalla lettura dei nostri
articoli. I lettori scrivono e l'Osservatorio risponde.

(10/05/2003)

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LETTRICE

26 APRILE 2004

On meni: nema Bosne

Salve,

Colgo l'ultimo articolo di Andrea Rossini sui cittadini "non
costituenti" della Bosnia Erzegovina per ritornare sull'annosa
questione delle nazionalità dei cittadini bosniaci.

Nella prima mail che avete pubblicato, il lettore Tarik Srna obbietta
per il modo in cui chiamate coloro che per lui sono i bosniaci
"musulmani, cattolici ed ortodossi", e che invece per voi sono i
"Bosniaco Musulmani", i "Bosniaco Croati" ed i "Bosniaci Serbi".

Considerata l'autorevolezza del vostro stimato sito, dovrei darvi
ragione. Crederei, infatti, che sia come voi scrivete, se non fosse che
interviene un dettaglio, a rovinare il quadro, ed è l'episodio che
segue.

Mia madre torna a Sarajevo qualche anno dopo la guerra e vuole fare la
Carta d'Identità. Le chiedono di dichiarare la nazionalità: Croata,
Musulmana o Serba. Lei non si riconosce in nessuna delle tre, e intende
dichiararsi di nazionalità Bosniaca; non può farlo perchè quest'ultima,
le dicono, non esiste. Dunque si trova obbligata a dichiarare una
delle tre propostele perchè, altrimenti, non può ottenere la Carta
d'Identità. Dal nome, le dicono, deve essere Serba o Croata. La
religione dei suoi avi era cattolica, per questo motivo mia madre deve
dichiarare di essere di nazionalità Croata.

"Cosa c'entro io con la Croazia, a parte per quello che sarebbe dovuta
essere stata la religione dei miei genitori?", si chiede lei.

E ve lo chiedo ora io: illuminate finalmente me, e tutti quelli che
nutrono i miei stessi dubbi. E io poi, che ho la cittadinanza italiana,
se volessi prendere anche quella bosniaca, cosa sarei: Italo Bosniaco
Croata? Voi scrivete: "non vorremmo confondere caratteristiche
nazionali con caratteristiche religiose tout court." Ma in Bosnia
Erzegovina l'identificazione nazionale passa attraverso la religione!

Ditemi: cosa cambia, sennò, tra una persona di un'"etnia" e quella di
un'altra? Quale lingua e quali costumi, quali particolari tradizioni, a
parte la religione? E se poi una persona è atea, agnostica, o
semplicemente ritiene la religione un fatto del tutto privato che non
deve influire sulla propria vita pubblica?

Siccome a Lord Ashdown queste "sottigliezze" probabilmente non
interessano gli si può pure 'perdonare' qualora non le colga: ma a voi?
Proprio voi, che tanto auspicate una Bosnia Erzegovina laica?

Quando mia madre presentò poi ai suoi 'amici' (di tutt'è e tre le
possibili "etnie") questo problema, loro le risposero con imbarazzato
silenzio: imbarazzo perchè sono anni che loro si dichiarano Serbi,
Croati e Musulmani, senza riflettere, senza porsi alcun problema,
legittimando così questa lettura, più che rappresentativa, forzata e
imposta, della realtà.

Così non si fermerà il circolo vizioso: nazionalità inculcate in base
alle appartenenze religiose, le appartenenze religiose che inglobano la
vita quotidiana e che dunque rinforzano le nazionalità: dove vedete voi
lo spazio per lo sviluppo di una società laica, e dunque democratica?

Ormai avete, in pratica, quasi ragione, perchè ormai quasi tutti "sono"
Croati, Serbi o Musulmani. I nazionalisti, Serbi o Croati o Musulmani
che siano, tutt'insieme dannosi nel modo che ben conosciamo, sono
riusciti nel loro intento, questo è purtroppo l'evidenza dei fatti:
l'intento di imporre la loro legge e la loro lettura della realtà. E
voi, senza accorgervi, avete e state tutt'ora collaborando con loro. E
vi auspicate una strada verso la modernizzazione diversa da quella che
propongono gli economisti e i pragmatici. Mi chiedo come si faccia a
continuare a riproporre le interpretazioni dei nazionalisti, e a non
comprendere l'importanza di quello su cui insistiamo Tarik ed io (ma è
quello che probabilmente pensa anche il ragazzo della "generazione del
'73", oltre che ovviamente mia madre e pochi altri superstiti).

Che quella realtà l'avesse proposto Izetbegovic, o Tito, o chicchessia,
con tutto il rispetto, non toglie il dato di fatto che esistono persone
di cittadinanza Bosniaca non contemplate nelle vostre interpretazioni -
le quali, quindi, risultano sbagliate. Quasi tutti questi "superstiti"
sono ormai lontani dalla Bosnia, e quasi nessuno di loro ha la forza di
tornare indietro con lo sguardo e di insistere sul proprio ("nostro")
punto di vista.

C'è sicuramente da ringraziarvi per le vostre buone intenzioni e per lo
spazio che concedete per un'eventuale scambio di opinioni. Fino alla
prova contraria io insisto che in Bosnia Erzegovina ci sono solo due
popoli profondamente distinti: i vari nazionalisti "bosniaci" da una
parte e i cittadini bosniaci dall'altra. I primi non porteranno mai a
nulla di buono, i secondi non avranno modo di esistere finchè sono i
primi a scegliere le regole del gioco. E ai secondi è negata la
completa coscienza, la voce e la forza in quanto quella Costituzione,
scritta dai nazionalisti, non prevede la loro esistenza. I secondi,
quelli che non appartengono a nessuna parte e che non si schierano
dalla parte di nessun Dio, sono l'elemento scomodo che nessuna delle
tre "comunità" sa dove mettere e come trattare, tanto più che con la
loro presenza ricorda agli "appartenenti" la propria coscienza sporca.

Quello che io vorrei vedere, per iniziare, sarebbe la correzione di
quell'errore "teorico": una quarta casella da riempire compilando i
documenti: "cittadino bosniaco", punto. Affinchè i non nazionalisti
potessero riconoscersi prima davanti a sè, con questa possibilità di
scelta, e affinchè un giorno dei giovani avessero la possibilità di
riconoscersi in una società civile, e non venissero costretti ad
appartenere a delle comunità nazional-religiose. Ma finchè VOI non lo
capite, voi che dovreste, a cosa sperare?

Volli scrivere tutte queste cose 5 mesi fa, appena letta la vostra
risposta alla mail di Tarik. Ero sicura che non avreste accettato il
nostro punto di vista, perchè se non avete capito da soli una cosa (che
a noi pare semplice) non vi avrei di certo persuasi io. Proprio il
popolo Rom mi viene in aiuto evidenziando la realtà degli "emarginati",
loro che in effetti sono pure rappresentati da qualcuno e da qualcosa.
Noialtri siamo stati costretti a diventare più nomadi di loro, pur di
non cadere nella grande trappola.

Createci uno spazio almeno nelle vostre menti.

Cordiali Saluti,

Ana Martina

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Risponde l’Osservatorio

Cara Ana Martina,

La tua lettera riesce a spiegare in maniera molto più chiara ed
efficace la situazione di quanto evidentemente non riusciamo a fare nei
nostri articoli. Cogliamo l'occasione di questo tuo racconto per
cercare di precisare il nostro punto di vista.

Scopo dell’articolo " I Rom bosniaci, cittadini non costituenti ", cui
fai riferimento nella tua lettera, non è quello di sostenere la
creazione di un quarto o di un quinto popolo costituente, ma di mettere
a nudo la situazione di razzismo istituzionale che esiste nella Bosnia
di Dayton, dove la categoria dei cittadini (i Bosniaci) è stata
sostituita da categorie etniche (i Bosniaco Musulmani, i Serbo Bosniaci
ecc.).

Abbiamo utilizzato il caso dei Rom in Bosnia Erzegovina per
sottolineare questo paradosso. Non intendevamo evidentemente riferirci
solamente alla situazione dei Rom, ma rappresentare il quadro più
generale (v. laddove in quell'articolo si afferma che: " Queste
disposizioni, tuttavia, contrastano in maniera stridente con un assetto
istituzionale, quello bosniaco, tutto basato sui diritti dei "popoli
costituenti" e sulla emarginazione dei cittadini non appartenenti a
queste categorie etniche, cioè coloro che non sono né Serbi, né Croati,
né Bosgnacchi, o che non vogliono essere considerati appartenere a
questi gruppi. ")

Come Osservatorio pensiamo che si tratti di una situazione
inaccettabile nell'Europa di oggi, e che riguarda non solo i Rom ma
tutti coloro - come ad esempio tua madre - che rifiutano di fronte allo
Stato di dichiararsi appartenenti a questa o quella comunità etnica
oppure dichiarino di appartenere a una nazionalità – nella fattispecie
quella bosniaca – che secondo i funzionari dello Stato “non esiste”. Di
fronte allo Stato siamo e dobbiamo essere tutti uguali. Consideriamo
peraltro la situazione bosniaca molto pericolosa perchè stabilisce un
precedente con potenziali (devastanti) effetti di imitazione altrove in
Europa.

Tuttavia, un discorso è la cittadinanza, un altro la nazionalità. In
Bosnia, la cittadinanza dovrebbe essere una: quella bosniaca appunto, e
lo stesso dovrebbe valere in Italia e in qualsiasi altro Paese europeo.
Finchè non ci sarà, speriamo a breve, una vera e propria cittadinanza
europea, ma questo è un'altra questione ancora.

Per quanto riguarda la nazionalità, spesso nei nostri articoli facciamo
riferimento ai Bosniaco Serbi, Bosniaco Croati o Bosniaco Musulmani. Si
tratta di semplificazioni - e hai fatto bene a rimarcarlo - ma in ogni
caso non abbiamo mai inteso confondere quello che è un gruppo nazionale
all'interno di uno Stato con la categoria dei cittadini di quello Stato.

Sulla questione in particolare delle nazionalità dei cittadini
bosniaci, della nazionalità bosniaca e delle altre differenti
nazionalità, probabilmente avete ragione tu e Tarik (l’altro lettore
cui fai riferimento nella lettera): l'unica differenza evidente è la
religione - per coloro che sono religiosi. Ma per gli altri? Ti rimando
la domanda.

Nonostante quello che noi – come Osservatorio – possiamo auspicare, non
possiamo far finta che in Bosnia non ci sia stata una guerra e che
differenze - artificiali quanto vuoi, siamo d'accordo - oggi non
esistano, perchè non contribuiremmo a far capire la situazione attuale
del Paese, che è uno degli scopi del nostro lavoro.

Soprattutto, non possiamo essere noi a stabilire se differenze esistano
oppure no, nel senso che ogni persona ha il diritto di potersi dire o
dichiarare di questo o quel gruppo nazionale o religioso, o
semplicemente cittadino del mondo.

Questa è una libertà che lo Stato deve garantire, la libertà di poter
scegliere oppure no – e di dichiararlo, se lo vogliamo - la nostra
appartenenza. A fronte di questa libertà sta il dovere dello Stato di
attribuire a tutti i suoi cittadini eguali diritti in nome, per
l’appunto, di una “cittadinanza” comune.

La nostra sensazione, sulla base del lavoro che facciamo, è che la
guerra - e la vittoria dei nazionalisti, di tutte e tre le parti –
abbia modificato violentemente la situazione precedente creando un
nuovo contesto per certi versi ancora in movimento e difficile da
fotografare. Ci sono nuove barriere, il riferimento a numi tutelari
esterni (Zagabria o Belgrado ad esempio), un intervento contraddittorio
della comunità internazionale, persone che sono state costrette ad
abbandonare il proprio Paese e che non lo riconoscono più, persone che
ritornano e devono affrontare nuove sfide, persone che credono ancora
in ideali che negli ultimi dieci anni sono stati calpestati, e non solo
in Bosnia. Ci sono ancora i nazionalisti, che dominano la scena
politica. L’incontro/scontro tra tutte queste forze produce un quadro
che, davvero, non è facile rappresentare.

Il nostro sforzo è proprio quello di cercare di capire e descrivere la
situazione attuale, e cerchiamo di farlo a partire dalle storie delle
persone e dal racconto delle loro esperienze personali. Con materiali
come ad esempio "Generazione 73", cui anche tu fai riferimento.
Certezze, da parte nostra, non ce ne sono.

Con questo cerchiamo di stimolare un dibattito per cercare di
approfondire cosa significhino - nella Bosnia e nell'Europa di oggi –
le appartenenze, che implicazioni comportino sul piano psicologico,
sociale e dei diritti di cittadinanza, a partire dalla descrizione di
quella che è la propria percezione di sè e di come questa percezione è
mutata - se è mutata - nel corso degli ultimi anni.

In questo senso, la tua lettera, e il racconto della vicenda subita da
tua madre, rappresentano un importante contributo di cui ti ringraziamo.

Spero che continuerai a segnalarci anche in futuro tutte le volte che
commettiamo disattenzioni o rischiamo di essere poco chiari.