DOLLARI E FASCISTI A SOSTEGNO DI JUSCHENKO

Segnalazioni sulla situazione in Ucraina


=== LINK ===


# L'FMI HA SPONSORIZZATO LA "DEMOCRAZIA" IN UCRAINA

di Michel Chossudovsky - 28 novembre 2004
Centro ricerche sulla mondializzazione
L'originale in lingua inglese:
http://globalresearch.ca/articles/CHO411D.html

Il candidato di opposizione Viktor Yushchenko nelle elezioni
presidenziali ucraine è fermamente appoggiato dal consenso di
Washington. Egli non solo è sostenuto dalla FMI e la comunità
finanziaria internazionale, ma ha anche l’avallo della Donazione
Nazionale per la Democrazia (NED), la Donazione Carnegie per la Pace
Internazionale, la Casa della Libertà e l’Istituto Società Aperta di
George Soros...

--> http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n08.htm


# "EUROPA SUBALTERNA E IRRESPONSABILE. LA GUERRA CIVILE RESTA UN
RISCHIO CONCRETO"

Parla il deputato europeo Giulietto Chiesa , esperto di geopolitica
post-sovietica. Da "Liberazione", 2 dicembre 2004

"Gli Stati Uniti appoggiano Putin nella lotta al terrorismo, ma allo
stesso tempo sostengono i suoi avversari regionali. E' una
contraddizione?" "No, è un doppio gioco..."

--> http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n03.htm


# UCRAINA: AI PIEDI DELLA NATO?

di Marcello Graziosi

Putin, la NATO e l’Ucraina
La lunga fase precedente le elezioni presidenziali
Tutto è rimandato al ballottaggio
Chi ha organizzato “gli arancioni” di Kiev?
La posta in palio e la funzione dei comunisti

--> http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n05.htm


# “LA BATTAGLIA PER L’UCRAINA E’ FONDAMENTALE PER L’OPPOSIZIONE
ALL’EGEMONIA MONDIALE DEGLI USA”

Intervista a Selimkhan Mutzoyev, vicepresidente della commissione per
gli affari internazionali della Duma di Stato
29.11.04 - www.uralpolit.ru
l'originale in lingua russa al sito
http://www.iraq-war.ru/tiki-read_article.php?articleId=32126

--> http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=3395


# PERCHE’ GLI AMERICANI SONO COSI’ INTERESSATI ALL’UCRAINA?

di Jef Bossuyt - 1 dicembre 2004
L'originale in lingua francese:
http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=25322

"Tra il 2005 e il 2010, il principale nucleo della sicurezza in Europa
sarà costituito da: Francia, Germania, Polonia e Ucraina. Attraverso un
partneriato transatlantico, la testa di ponte americana sul continente
eurasiatico dovrà rafforzarsi...”

--> http://www.resistenze.org/sito/te/po/uc/pouc4n08.htm


# I COMUNISTI RUSSI SEGUONO CON PREOCCUPAZIONE GLI SVILUPPI DELLA
SITUAZIONE IN UCRAINA

- Dichiarazione di Ivan Melnikov, vicepresidente del Partito Comunista
della Federazione Russa (29 novembre 2004)
- Dichiarazione di Oleg Kulikov, segretario del Comitato Centrale del
Partito Comunista della Federazione Russa 
(5 dicembre 2004)

--> http://www.resistenze.org/sito/te/po/ru/poru4n05.htm


# IMBARAZZO EUROPEO SU KIEV

Caso Ucraina - Bush e Putin, destini incrociati
da il manifesto dell'8 dicembre 2004

--> http://www.resistenze.org/sito/os/ep/osep4n09.htm


=== BREVI ===


Juschenko, sicuro di farcela con il sostegno occidentale, non rispetta
gli impegni con gli alleati, e i socialisti lo accusano di “tradimento”

http://www.strana.ru - 4 dicembre 2004

Il leader del Partito Socialista di Ucraina Aleksandr Moroz ha accusato
il blocco di Viktor Juschenko “Nostra Ucraina” “di tradimento”. “Ho
firmato un accordo con Juschenko di sostegno alla sua candidatura al
secondo turno delle elezioni presidenziali, solo perché egli aveva
promesso di appoggiare in parlamento un cambiamento costituzionale”, -
ha dichiarato Moroz dalla tribuna del parlamento.
I cambiamenti della Costituzione riguardano il riequilibrio delle
competenze tra i rami del potere (con maggiori prerogative al
parlamento). Il leader dei comunisti Piotr Simonenko ha aggiunto che
“l’opposizione vuole il potere assoluto, e per questa ragione rifiuta
la riforma politica”.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


---


DOLLARI E FASCISTI A SOSTEGNO DI JUSCHENKO

di Jef Bossuyt

8 dicembre 2004

http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?lang=2&obid=25395

In Ucraina, la lotta per il potere prosegue. Quali sono le forze
politiche che inquadrano i manifestanti di Viktor Juschenko, il
candidato sostenuto dall’Occidente?

Nell’Est dell’Ucraina, centinaia di migliaia di persone manifestano per
la presidenza di Janukovic. Nell’Ovest e nella capitale, al contrario,
sono centinaia di migliaia a reclamare nuove elezioni. Masse di giovani
sono a ragione scontente della crisi economica seguita alle
privatizzazioni del 1991. Chiedono cambiamenti ed è facile mobilitarle.
I ministri e il parlamento di Kiev sono accerchiati e paralizzati dai
manifestanti che sventolano le bandiere arancioni di Juschenko ed anche
quelle rosse e nere dell’UNA-UNSO, i neonazisti ucraini. Le
manifestazioni a favore di Juschenko sono finanziate, tra gli altri,
dal multimiliardario Soros, che non è alla sua prima prova. Soros ha
già fatto ricorso a tale genere di scenari per i colpi di stato in
Serbia e in Georgia.

I nazisti dell’UNA-UNSO

L’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini) ha iniziato nel 1929 i
suoi attacchi armati contro il potere sovietico in Ucraina. Durante la
seconda guerra mondiale, il suo capo, Stepan Bandera, ha combattuto a
fianco degli occupanti tedeschi. Nel 1941. il suo principale generale,
Shuskievitch, indossando l’uniforme tedesca del “Nachtigall Bataljon”,
ha assassinato 7.000 ebrei. Dopo la guerra, i quadri dell’OUN sono
stati integrati nei servizi segreti americani e la diaspora ucraina
negli Stati Uniti ha costituito una lobby di estrema destra
antisovietica di massa.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, i successori dell’OUN, restati in
Ucraina, hanno fondato l’UNA-UNSO (Assemblea nazionale ucraina –
Autodifesa popolare dell’Ucraina). Nel 1999-2000, questi neonazisti
hanno incendiato a Lviv (Leopoli) case di comunisti, russi ed ebrei. E’
in questa regione che l’ex dirigente dell’UNA-UNSO, Andry Shkil, è
stato eletto al parlamento con il sostegno di “Nostra Ucraina”, il
partito politico di Juschenko. Il governo ucraino ha discusso per due
anni della riabilitazione dei collaborazionisti. Nella regione di Lviv,
gli ex SS hanno alla fine ottenuto le stesse pensioni degli ex
combattenti contro il nazismo.

Il sito internet dell’UNA-UNSO conduce una grande battaglia
propagandistica a favore di Juschenko. Allo stesso tempo, vi si trovano
riferimenti agli articoli che riprendono i punti di vista di George
Bush e Zbignew Brzezinski, lo stratega americanoo che, fin dal 1997,
esige che l’Ucraina si prepari ad entrare nella NATO. Nel The Wall
Street Journal del 1 dicembre, Brzezinski ha richiesto che Juschenko
sia proclamato vincitore delle elezioni, se no che si ritorni al voto.
L’Alta Corte di Giustizia ucraina ha immediatamente eseguito
l’ingiunzione: ci saranno nuove elezioni il 26 dicembre.

Traduzione dal francese a cura del C.C.D.P.    


---


“PORA” SI AVVICINA A MOSCA

I radical-liberali russi sono già in contatto con il movimento ucraino

di Anastasja Kornja
“Nezavisimaja Gazeta”, 10 dicembre 2004
http://www.ng.ru

L’articolo di cui proponiamo la traduzione potrebbe sembrare una
velenosa insinuazione del “regime di Putin” nei confronti della propria
opposizione interna. Un’insinuazione simile a quelle (di segno
contrario) a cui ci ha abituato la propaganda di casa nostra funzionale
agli interessi dell’imperialismo (ce n’è per tutti i gusti, di destra,
di centro e di sinistra), quando, per giustificare interferenze,
sanzioni, embarghi e guerre “umanitarie”, “esibisce le prove” dell’
“avvelenamento di Juschenko”, delle “violazioni dei diritti umani da
parte di Castro e Chavez”, delle “crudeltà dei comunisti cinesi e
vietnamiti” o dei “rapimenti di oppositori di Lukashenko”.
In realtà, questo articolo è apparso su uno dei più diffusi organi di
stampa dell’opposizione liberale russa a Putin, “Nezavisimaja Gazeta”,
finanziata dal magnate Berezovskij, tra i principali responsabili del
saccheggio dell’economia russa nel decennio di “libertà” garantito da
Boris Eltzin e oggi “in esilio” a Londra.
“Nezavisimaja Gazeta” ha simpatizzato apertamente per la “rivoluzione
arancione” fin dal primo giorno.
Dall’articolo emergono chiaramente i legami esistenti tra gli ambienti
politici vicini alla borghesia compradora russa e gli autori del colpo
di stato in Ucraina.
Non sfuggirà neppure ai lettori il tono dell’appello lanciato dai
sostenitori russi di “Pora” alla gioventù russa perché “si sollevi” e
si rechi in massa a Kiev. Tanto paga qualcun altro!
M.G.


La dichiarazione di Julja Timoshenko in merito alla sua disponibilità a
trasmettere “gli ideali arancioni” ai russi non stanno più solo sulla
carta. Nei “media” è apparsa l’informazione circa l’apparizione in
Russia di filiali dell’organizzazione “Pora”, promotrice dei metodi
rivoluzionari di lotta in Ucraina. I suoi seguaci russi hanno già
trovato le denominazioni “Pora Rossa” e “Mosca Arancione”, anche se al
Ministero della Giustizia negano che siano state registrate
organizzazioni con tali nomi. Ma i rappresentanti dei partiti e dei
movimenti liberali affermano di avere già iniziato a coordinare le loro
azioni con i rivoluzionari ucraini.

L’informazione sull’apparizione in Russia di strutture chiamate “Pora
Rossa”, “Pora Russa” e “Mosca Arancione” è apparsa in alcuni siti, che
stanno propagandando l’attività dell’opposizione ucraina, e in
particolare proprio in quello di “Pora”. Rappresentanti delle nuove
organizzazioni hanno pubblicato un proclama “agli onesti giuristi,
politici, avvocati, deputati, uomini d’affari, imprenditori, banchieri,
giornalisti, editori, fotografi, cineoperatori, scrittori russi”, in
cui si fa appello a partecipare ad azioni dirette ad ottenere l’
“impeachment” di Vladimir Putin. I nomi e i numeri di telefono degli
autori non sono stati indicati, e non è stato possibile collegarsi
elettronicamente con essi.

Al dipartimento del Ministero della Giustizia per le questioni delle
associazioni sociali e religiose è stato comunicato al nostro giornale
che non risulta la registrazione di alcuna organizzazione sociale o “no
profit” dal nome “Pora”. Ma ciò non esclude la possibilità di una sua
apparizione in una delle regioni, con lo status di organizzazione
sociale regionale, anche se tale variante è ritenuta poco probabile.

(…) In ogni caso, i liberali moscoviti non negano di avere già avviato
consultazioni con i rivoluzionari ucraini. E’ così che un gruppo di
“jablocniki” (seguaci del partito liberale “Mela”, nota del
traduttore), guidato dal leader dell’organizzazione giovanile Ilja
Jashin, si è recato in Ucraina per partecipare alle azioni sul “Majdan”
(i moscoviti agitavano il tricolore russo, listato con i colori
arancione). Hanno collaborato a Kiev con gli oppositori anche i membri
del consiglio politico dell’Unione delle forze di destra Ivan Starikov
e Boris Nemtsov. Stando alle affermazioni di Ilja Jashin, in questo
momento le “idee arancione” circolano in Russia a livello di
maturazione delle coscienze. Al momento attuale non sarebbero ancora
state investite risorse organizzative e finanziarie. Nessuno ha ancora
trasferito in Russia istruttori dall’Ucraina e dalla Bielorussia, per
la semplice ragione che essi sono attualmente tutti impegnati in
Ucraina. “Cominciano a farsi sentire attivisti, piccoli gruppi di
iniziativa studentesca che, in linea di principio, non sono ostili”,
-spiega Jashin, - ma al momento il principale interlocutore in Russia
dell’organizzazione “Pora” rimane “Mela” giovanile, che, nell’immediato
futuro, conta di svolgere una parte da protagonista nel movimento
giovanile unitario di opposizione. Ma, almeno per ora, non sono
previste azioni in Russia. Tutti devono stare a Kiev.

Jashin ricorda che a Volgograd la scorsa settimana è stato notato un
gruppo di giovani particolarmente attivi con sciarpe arancione al
collo: essi hanno bloccato il palazzo dell’organizzazione locale del
partito “Russia unitaria”, hanno infranto i vetri dell’edificio e hanno
scagliato arance sulle insegne dell’entrata, senza che la polizia sia
stata in grado di fermare uno solo dei manifestanti.

Contemporaneamente, nel sito del Congresso civile panrusso “La Russia
per la democrazia, contro la dittatura” è apparso un appello agli
studenti con l’esortazione a recarsi, in previsione del terzo turno
elettorale, a Kiev, per sostenere gli oppositori: “Studente!
Studentessa! Sveglia! E’ venuto il momento di sollevarsi! E’ venuto il
momento di dare un senso alla vita! Stiamo formando una squadra che tra
tre giorni sarà a Kiev, per prendere parte alla Storia, che si plasmerà
davanti ai tuoi occhi. Unisciti ai tuoi coetanei. Affrettati! Il
viaggio lo finanziamo noi”.

A tal proposito, ricordiamo che anche gli attivisti di “Pora” hanno
tratto frutto dall’esperienza dell’analoga organizzazione serba “Otpor”
e di quella georgiana “Kmara” (“Basta!”).

Traduzione dal russo di Mauro Gemma   


---


LA NEBBIA ARANCIONE NON DURERA’ PER L’ETERNITA’

di Dmitrij Jakushev

http://left.ru/2004/17/yakushev116.phtml

Il commento dello studioso marxista rivoluzionario russo alla decisione
di ripetere le elezioni presidenziali in Ucraina


In Ucraina verranno ripetute le elezioni. Ciò significa che la
“rivoluzione arancione” ha quasi vinto. La vittoria di Juschenko è
predeterminata. Nel nord-ovest dell’Ucraina le falsificazioni a favore
di Juschenko saranno ancora più vistose, mentre nel sud-est, dove una
parte significativa delle elite locali si è spaventata e si prepara a
convivere con Juschenko, il destino di Janukovic pare segnato. Con la
ripetizione delle votazioni, Janukovic sarà costretto ad una
competizione leale con un avversario che ha ricevuto il diritto di
frodare quanto gli pare. Ho molti dubbi che Janukovic sia nelle
condizioni d’animo per partecipare a questo gioco. L’accordo di
Janukovic di andare a una nuova votazione, subendo il ricatto
arancione, può essere interpretato come un adattamento alle condizioni
imposte da Juschenko, che ha bisogno dello stesso concorrente per dare
rilievo alla sua vittoria. Un vero colpo a Juschenko potrebbe infatti
essere rappresentato dal rifiuto di Janukovic di ripetere il turno e da
un appello al popolo a non partecipare alla farsa. Juschenko così
sarebbe scelto solo da Lvov e da Kiev, mentre la parte restante del
paese potrebbe non riconoscere questo presidente, imposto con la forza
dall’Occidente e dagli “arancioni” di Kiev. Temo purtroppo che
Janukovic non sia dotato della statura necessaria per compiere un
simile passo.

Ma tutto ciò non cambierà affatto il processo ormai avviato di
divisione dell’Ucraina, che è ancor più profondo di quanto non traspaia
dalle dichiarazioni “separatiste” di alcuni politici dell’est. Le
popolazioni che vivono nel sud-est del paese non dimenticheranno mai
che la Galizia e Kiev hanno sempre rifiutato la parità linguistica, che
hanno estromesso il presidente da esse eletto, che, senza chiedere il
loro consenso, hanno deciso di creare una “nazione unita”, i cui eroi
sono Bandera (il capo degli hitleriani ucraini, nota del traduttore) e
Donzov, che se ne sono infischiati del loro desiderio di riavvicinarsi
alla Russia, considerata da molti nel sud-est dell’Ucraina come la
propria patria. Tutto ciò ha ragioni profonde ed estremamente serie. Il
colpo di stato “arancione” a Kiev rappresenta l’inizio della lotta di
liberazione nazionale nel sud-est, che sicuramente si estenderà al
resto dell’Ucraina. La nebbia arancione non durerà certo per l’eternità.

Questa lotta produrrà politici radicali. I nuovi politici radicali
saranno espressi dal popolo, non dagli oligarchi, che passeranno dalla
parte di Juschenko. Così in “Nezavisimaja Gazeta”, il giornale
controllato da Berezovskij, è apparsa un’intervista al vicepresidente
del consorzio del Donetsk “Gruppo industriale”, Aleksandr Pilinenko, in
cui di fatto vengono prese le distanze da Janukovic:

“E’ certo che se i paesi occidentali ci chiudessero le porte, se ci
imponessero l’embargo, ciò rappresenterebbe un colpo fortissimo per la
nostra compagnia. Non nascondiamo certo che per noi non è tanto
importante chi sarà il vincitore delle elezioni, quanto il fatto che
l’Occidente ne riconosca la legittimità”.

Altro non si può aggiungere: non è importante come si vota, ma che
l’Occidente lo legittimi. E l’Occidente ha già detto che, comunque si
voti, riconoscerà solo Juschenko. Questa finta degli oligarchi del
Donetsk dimostra che, esattamente come in Russia, il grande capitale
privato in Ucraina è interamente compradore. Tutti questi Rinat
Akhmetov (grande magnate del Donetsk, nota del traduttore)sono pronti a
vendere il proprio popolo ai seguaci di Bandera, a privarlo della
propria lingua, della propria storia e cultura, solo per vedere
garantiti i propri interessi finanziari. Tali garanzie per costoro
vengono solo dall’Occidente. E ciò ancora una volta dimostra che non
esiste e che mai è esistito un imperialismo russo. Solo persone ingenue
e limitate, come alcuni moderni marxisti russi, possono disegnare
schemi grotteschi, secondo cui dietro a Juschenko starebbe il capitale
occidentale, mentre dietro a Janukovic quello russo. Le cose non stanno
affatto così. A fianco di Juschenko non si è schierato solo il capitale
occidentale, ma anche il grande capitale privato russo. Contro
Juschenko ha cercato di battersi la burocrazia di stato russa, che si
trova in stato di guerra con i compradori di casa propria.

La verità è che, al contrario di quella ucraina, la burocrazia russa
rappresenta una forza significativa, dal momento che controlla Gazprom,
i condotti energetici, e ora, dopo la disfatta della Jukos, si appresta
a controllare una quota cospicua dell’estrazione di petrolio. Tale
burocrazia è in grado di staccarsi dalla borghesia e di condurre il
gioco in autonomia. La burocrazia ucraina, invece, è meno indipendente.
Una pressione seria sul capitale compradore ucraino da parte
dell’Occidente ha dissolto velocemente tutto il sistema di sostegno
elettorale a Janukovic. Sottoposta a tale pressione, molto
semplicemente l’ “elite” ucraina ha “scaricato” Janukovic.

La quasi inevitabile vittoria di Juschenko rappresenterà la disfatta di
un progetto di sviluppo capitalistico autonomo per le ex repubbliche
sovietiche, promosso dalla burocrazia di stato russa. In realtà, tale
progetto era condannato al fallimento fin dall’inizio, dal momento che
non era e non poteva essere appoggiato dalla borghesia compradora
interna, che sostiene il controllo imperialista dei nostri paesi. Oggi
anche la Russia non ha scelta: o la trasformazione in colonia, o il
socialismo. E questa alternativa sarà di giorno in giorno sempre più
evidente.

Traduzione dal russo di Mauro Gemma   


---


Ucraina. 10 dicembre. «La sconfitta russa in Ucraina è quasi totale».
Lo sostiene Peter Zeihan, geopolitologo USA e studioso dell’area
dell’ex Unione sovietica. «Putin aveva cercato, dopo l’11 settembre
2001, di non diventare uno dei bersagli della rabbia americana. Ma nel
far ciò aveva concesso agli USA di installarsi militarmente in Georgia
e in aree dell’Asia centrale, da cui ben difficilmente se ne andranno».
E aveva fatto ciò per avere il consenso statunitense alla propria
politica accentratrice in patria e repressiva in Cecenia. Ma non per
questo Washington è disposta a mollare l’osso in Ucraina. Perdere
influenza in questa nazione, come probabilmente avverrà con la
ripetizione delle presidenziali a Kiev, sarebbe per la Russia
«disastroso». Per una serie di ragioni. In primo luogo, «tutte le
infrastrutture più importanti che legano la Russia all’Europa, tranne
una, passano attraverso l’Ucraina»; in secondo luogo, «tre quarti delle
esportazioni di gas naturale russo passano attraverso gasdotti dell’era
sovietica che attraversano l’Ucraina». E ancora: la Russia importa
grandi quantità di cibo dall’Ucraina, «la cui regione orientale è parte
integrante del cuore industriale russo». Ma non è tutto. Il fiume
Dniepr, una delle culle della civiltà medievale russa, è oggi una delle
vie di trasporto principali che collegano la Russia con l’alleato
bielorusso. E il fiume «passa attraverso l’Ucraina». Altri punti
rilevanti sono il fatto che, con 50 milioni di abitanti, il mercato
ucraino era uno dei pochi «ricettivi verso le merci russe»; il porto di
Sebastopoli, in Crimea (Ucraina), è il solo porto in acque calde della
costa sul Mar Nero dell’ex URSS. Senza contare che un’Ucraina ostile
alla Russia renderebbe molto difficoltoso il passaggio eventuale di
truppe russe verso il Caucaso. La perdita di influenza in Ucraina a
beneficio degli USA, quindi, ha «molto più di un valore simbolico» per
Mosca, ma si configura come un grave pericolo, suscettibile di
ridimensionare a tempo indeterminato il ruolo russo negli affari
mondiali, e di accrescerne enormemente la dipendenza economica e
militare dal mondo occidentale.

(fonte: info @...)


---


“KUCHMA HA SEMPRE LAVORATO PERCHE’ JUSCHENKO FOSSE ELETTO PRESIDENTE”

Intervento di Piotr Simonenko, leader del Partito Comunista di Ucraina

“Krimskaja Pravda”, 10 dicembre 2004
http://www.kp.crimea.ua/text/num5/dec_2004_10.html

Molti politici affermano che l’approvazione di cambiamenti
costituzionali apre la strada al varo di una riforma politica e
rasserena la società. E’ pura ipocrisia. Nel corso del prolungato
confronto tra la posizione ostinata di “Nostra Ucraina” (il blocco di
Juschenko, nota del traduttore) e quella opportunista delle frazioni
oligarchiche e del gruppo socialista, è emerso il progetto 4180, che in
sostanza afferma: una qualche limitazione dei poteri del presidente e
la formazione da parte del Soviet Supremo del Gabinetto dei ministri.
Viene mantenuta la norma vigente di formazione della Corte
Costituzionale e del Consiglio della Banca nazionale di Ucraina. In
realtà, nel documento viene solo prorogato fino a 5 anni il termine del
mandato del Soviet Supremo, viene introdotto un organo di sorveglianza
sull’osservanza dei diritti dell’uomo e viene esteso il sistema
elettorale proporzionale. Viene in pratica escluso il “mandato
imperativo”, vale a dire che i gruppi parlamentari vengono privati del
diritto di espellere quei deputati, eletti in liste di partito, che non
rispettano gli impegni presi nei confronti degli elettori, violando la
disciplina parlamentare.

In tal modo, nel corso della discussione in merito al progetto di
riforma politica, la lotta dei “nashisti” (da “Nasha Ukraina”) è stata
sempre condotta non certo nell’interesse di chi stava manifestando, ma
per il mantenimento dei poteri illimitati del presidente e per la sua
illimitata possibilità di arricchire la cerchia dei suoi collaboratori.
Con il contorno di slogan accattivanti sulla lotta per la democrazia,
sia i clan che aspirano al potere che quelli che già vi sono installati
hanno perseguito un solo obiettivo: difendere i propri “sporchi”
interessi. La loro lotta ha già conseguito il primo risultato di
provocare la divisione della società e di creare i presupposti per la
separazione territoriale dell’Ucraina. Come in passato, sono fermamente
convinto che Leonid Kuchma ha sempre lavorato perché Juschenko
ottenesse la presidenza dell’Ucraina. La ragione principale di ciò è
rappresentata dalla paura di perdere il capitale accumulato per sé e
per la sua famiglia e la paura nei confronti delle autorità americane,
che ha consentito agli USA di manovrarlo, soprattutto durante la crisi
politica che ha travagliato il paese.

La sua venuta al Soviet Supremo l’8 dicembre e la firma apposta ai
documenti approvati, non sono certo azioni dettate dai sentimenti
patriottici del presidente e dal suo desiderio di impedire la
contrapposizione nel paese. Sono piuttosto le mosse di un presidente
debole e molto dipendente, la cui condotta sconcertante sta a
testimoniare che agisce per compiacere i rappresentanti delle forze
nazionaliste di destra. A mio avviso, Leonid Kuchma ha deliberatamente
creato, coperto e approfondito la crisi che è andata acutizzandosi nel
paese nel periodo elettorale. Invitando i cosiddetti “costruttori di
pace”, da cui è venuta una posizione di sostegno agli “arancioni”,
conducendo innumerevoli trattative ed estenuanti “tavole rotonde”, egli
ha di fatto favorito gli interessi geopolitici degli USA, mentre la sua
maschera di “costruttore di pace” si è rivelata solo uno schermo per
nascondere i suoi autentici interessi.
Il mio personale punto di vista è che gli ultimi avvenimenti in Ucraina
rappresentano il finale scontato del tradimento degli interessi del
popolo ucraino attuato dal presidente Kuchma.
(...)

Testo fornito dall’Ufficio stampa
del Partito Comunista di Ucraina

Traduzione dal russo di Mauro Gemma


---


L’UCRAINA SUD-ORIENTALE INTENZIONATA AD IMPEDIRE IL COLPO DI STATO DI
JUSCHENKO
http://www.kprf.ru

15 dicembre 2004

Il sito internet del Partito Comunista della Federazione Russa ha
ripreso la seguente notizia diffusa da “Reuters”:

Il candidato alla presidenza dell’Ucraina, il primo ministro Viktor
Janukovic, ha dichiarato oggi che migliaia di suoi sostenitori sono
pronti a recarsi a Kiev dopo le elezioni del 26 dicembre. Secondo il
capo del governo, in molte regioni orientali e meridionali dell’Ucraina
molti si iscrivono come volontari pronti “ad impedire un colpo di stato
nel paese”.
Intervenendo a Nikolajev, dove si trova per un giro di propaganda,
Janukovic ha dichiarato: “In molte regioni ci si sta registrando come
volontari. Ieri sono stato a Sebastopoli (in Crimea), dove hanno già
firmato in 35.000. Questi cittadini sono intenzionati a recarsi a Kiev
dopo la votazione del 26 dicembre”. (...)


---


SETTORI IMPORTANTI DEL “MOVIMENTO” IN POLONIA METTONO IN GUARDIA DA
FACILI OTTIMISMI NEI CONFRONTI DEI MOTI UCRAINI

di Mauro Gemma

Il sito “kprf.ru” del Partito Comunista della Federazione Russa ha
pubblicato la versione integrale in russo di un articolo di commento
agli avvenimenti di questi giorni in Ucraina, apparso nel sito polacco
www.lewica.pl, dal titolo “La lezione ucraina”.

“Lewica.pl” è uno dei siti che maggiormente esprimono le posizioni del
movimento “altermondialista” polacco e dei settori più vivaci del
movimento sindacale. L’intento dell’articolo sembra quello di prendere
le distanze dalle posizioni espresse da alcuni gruppi del “movimento”
ucraino, di sostanziale adesione alla cosiddetta “rivoluzione
arancione”.

E’ interessante rilevare come, pur esprimendo un giudizio non certo
lusinghiero del ruolo di Viktor Janukovic, considerato espressione
degli interessi oligarchici dell’oriente dell’Ucraina, il commento del
sito polacco definisca “ancora peggiore” la prospettiva della vittoria
di Viktor Juschenko, alfiere di un’opposizione “creata dalle forze
neoliberali e nazionaliste” che “potrebbe portare molto più velocemente
a compimento le riforme neoliberali, aprendo il mercato ucraino alle
corporazioni transnazionali”.

In base a tale analisi, “lewica.pl” esprime anche un giudizio durissimo
della posizione assunta a sostegno di Juschenko dal Partito socialista
di Aleksandr Moroz, che viene definito “una tipica socialdemocrazia
est-europea tecnocratica e opportunista”.

Viene anche criticata l’atteggiamento di sostanziale “neutralità”
assunto dalla parte maggioritaria del Partito Comunista di Ucraina,
che, secondo il commento del sito, avrebbe di fatto indotto la classe
operaia del sud-est del paese “ a scendere in strada a fianco di
Janukovic e non dei comunisti”.

“Pienamente corretto” viene invece definito il giudizio che del ruolo
di Juschenko (“una marionetta dell’Occidente”) formula il Partito
Progressista Socialista di Ucraina, anche se a questa organizzazione
viene rimproverato un allineamento acritico alle posizioni di Janukovic.

Una severa critica non viene neppure risparmiata a quella parte di
trotskisti e anarchici ucraini (ed anche stranieri) che ritengono che
le proteste di massa nel centro di Kiev “possano essere utilizzate per
realizzare delle trasformazioni sociali”, dal momento che essi
dimenticano di non disporre di “un potenziale sufficiente per ottenere
risultati da questa campagna politica”. “Prendendo parte alla
coalizione di liberali e nazionalisti” questi gruppi “hanno ripetuto
l’errore commesso in precedenza dai loro compagni in Serbia”, quando,
dopo aver espresso un grande attivismo nella lotta per rovesciare
Milosevic, “sono loro mancate le forze per intervenire contro il destro
Kostunica, che ha occupato il posto di presidente”. Uno dei risultati è
stato che oggi, ad esempio, “il sindacato anarco-sindacalista è
perseguitato dal potere, ed è stato praticamente sciolto con il
pretesto della lotta al terrorismo”.

“Lewica.ru” invita così anche il “movimento” ucraino a trarre lezione
dagli avvenimenti del passato, senza nutrire eccessivi entusiasmi circa
i possibili sviluppi di una situazione che è saldamente tenuta sotto
controllo dalle forze nazionaliste e liberiste. “La maggioranza dei
gruppi di sinistra polacchi”, - conclude il commento del sito, “non
manifestano alcuna ingenua fiducia nei confronti della “rivoluzione”
ucraina e non prenderanno certo parte al “sabba”, allestito dai
politici del potere nazionale “per aiutare l’Ucraina”.