KOSMET (italiano / francais)


1. LINK in italiano

2. Un articolo de "Il Corriere di Firenze" sulla conferenza stampa del
CNJ (9/2/2005):
L'appello del coordinamento per la Jugoslavia al Comune e alla Regione.
"Si dia voce ai bambini del Kossovo"

3. BREVI

4. Due articoli che cercano goffamente di minimizzare il problema del
separatismo etnico e del revanscismo pan-albanese:

- Kosovo: nazionalismo estremo (Alma Lama / Oss. Balcani)

- La “Grande Albania” e l’aspirazione dei nazionalisti (Indrit Maraku /
Oss. Balcani)

5. Lettera dal Kosovo: calma prima della tempesta? (Mauro Barisone /
Oss. Balcani)


6. « Le Kosovo doit être indépendant »
(Réseau Voltaire, 11 février 2005 / Source : Der Tagesspiegel)


=== 1 ===

LINK

Kosovo 2005: Viaggio - reportage nell’Apartheid in Europa - (Prima
parte) di Vigna E.

...quell’anziano, il cui figlio era venuto in Italia in cerca di lavoro
ed ora è in regola con i documenti, l’ha invitato prima che muoia, a
rivedersi in Italia dopo 5 anni, ma lui non può andare perché è un
cittadino... che non esiste più: infatti dovrebbe avere il timbro dal
consolato italiano di Pristina... ma lui non può uscire dall’enclave e
andare a Pristina, perché essendo serbo lo possono ammazzare...

http://www.resistenze.org/sito/te/po/se/pose5b08.htm

Serbi del Kossovo: timori d’inizio anno

17.01.2005 [Biserka Ivanović] La comunità serba del Kossovo non inizia
l'anno tra i migliori auspici. Con il ricordo agli scontri di marzo
sono in molti a temere che anche il 2005 venga segnato dalla violenza.
Una paura su tutte: che l'eventuale estradizione del Primo ministro
[SIC] Ramush Haradinaj all'Aja sia la scintilla che faccia scoppiare il
tutto....

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3781/1/150/

Kosovo: indipendenza nel 2006?

27.01.2005 scrive Davide Sighele - Secondo l'Internationl Crisis
Group occorre arrivare all'indipendenza del Kosovo per la metà del
2006. Costi quel che costi. Altrimenti si rischiano nei prossimi mesi
nuove violenze. Ma si può prevedere un futuro della regione senza
includere nelle decisioni Belgrado e soprattutto non restando nel
quadro delle Nazioni Unite e prescindendo dalla prospettiva europea dei
Balcani? Un commento di Osservatorio sui Balcani.

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3846/1/51/

Soeren Jessen-Petersen, avanti tutta

5.01.2005 [Biserka Ivanović] E' il quinto Rappresentante di Kofi
Annan chiamato ad amministrare il Kossovo. Biserka Ivanovic, nostra
collaboratrice da Pristina, ci fornisce un quadro dei suoi primi 5 mesi
in Kosovo. Nonostante i fallimenti nel convincere i serbi a votare alle
ultime elezioni un primo risultato lo ha già raggiunto: ha ritrovato la
fiducia dei kossovari. »

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3831/1/45/

Kosovo euroregione, intervista con Dusan Janjic
09.02.2005 Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić
Il 2005 dovrebbe essere l’anno decisivo per il Kosovo, l’anno in cui
sono previsti i colloqui sulla definizione dello status della
provincia. Fino ad ora è stato difficile trovare un’intesa tra i vari
interessi in gioco. Ciononostante gruppi indipendenti stanno mettendo a
punto nuove soluzioni, una di queste è il Kosovo come euroregione [SIC
- possibilmente transfrontaliera insieme al resto della Grande
Albania... ndCNJ]

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3879/1/51/


=== 2 ===

Di seguito un articolo comparso su "Il Corriere di Firenze" del 9
febbraio 2005 sulla conferenza stampa tenutasi il giorno prima:


L'appello del coordinamento per la Jugoslavia al Comune e alla Regione

"Si dia voce ai bambini del Kossovo"

di Francesca Zatini

FIRENZE - "Molti dei nomadi sono rifugiati dell'ex Jugoslavia che là
avevano una casa e un lavoro e ora hanno bisogno di aiuto, di qualcuno
che porti alta la propria voce, che denunci le vessazioni a cui sono
stati costretti, renda loro identità e dignità".

Paola Cecchi, responsabile del coordinamento nazionale per la
Jugoslavia tenta di rompere il pregiudizio su coloro che vivono nei
campi, ora "villaggi" nomadi, per aprire gli occhi alla politica e ai
cittadini. Ci prova: ribadisce che tutti i nomadi non sono nomadi, che
molti sono solo costretti lì dall'inciviltà e dalla barbarie, chiama in
causa il Comune di Firenze e la Regione Toscana.

Chiede che il Comune riporti all'Onu la voce dei tanti bambini che in
Kossovo non possono più andare a scuola per il rischio di essere
uccisi. Chiede una delegazione ufficiale per andare in Kossovo a
constatare l'effettiva "pulizia etnica" in corso dal 1999 che ha
costretto tanti anche a Firenze.

"Non tutti i nomadi sono nomadi - tuona Paola Cecchi in una conferenza
stampa poco prima di partire per un'altra missione in Turchia - già nel
1993 al Poderaccio vivevano quasi tutti ex Jugoslavi: venite a vedere
cosa sta succedendo a quel popolo, a quelle città, la pulizia etnica,
l'azzeramento della libertà e della dignità delle persone - dice al
Comune e alla Regione Toscana - comprendiamo che si tratta di
un'emergenza ancora in corso, che la pulizia etnica è reale e che la
conseguenza è visibile anche al Poderaccio dove tuttora vivono molti
kossovari, rom-ascali, macedoni, bosniaci, serbi, albanesi: non nomadi,
ma persone che in Yugoslavia avevano casa e lavoro". E che provano con
tante difficoltà a ricostruirsi una vita "piantare le radici del
proprio albero qui, per fare i propri frutti" come ha raccontato Adem
Beyzak, portavoce dell'associazione Amici dei Rom che in Kossovo ha
lasciato un lavoro da camionista, una casa in macerie, una comunità.
"Mezzo Kossovo si è trasferito a Firenze: là le K force e il
battaglione Uck hanno distrutto tutto" racconta Andrea Catone che ha
visto con i suoi occhi la situazione dell'ex Yugoslavia l'anno scorso
in un viaggio verità che con immagini angoscianti ed interviste. C'è
già un libro: scritto da Uberto Tommasi e Mariella Cataldo, con la
prefazione di Catone, sarà presentato al Cpa di Firenze il prossimo 24
febbraio.


=== 3 ===

SERBIA: CRIMINI GUERRA, CORTE SUPREMA CANCELLA CONDANNA

(ANSA-AFP) - BELGRADO, 12 GEN - La Corte suprema della Serbia ha
cancellato la condanna a 20 anni di prigione inflitta da un tribunale
di Belgrado nel marzo scorso a un poliziotto serbo, riconosciuto
colpevole di crimini di guerra contro la popolazione albanese del
Kosovo. Lo ha fatto sapere la radio B92. Sasa Cvjetan era nel 1999,
quando scoppio' la guerra in Kosovo, membro di una forza speciale della
polizia serba denominata gli scorpioni. E' accuato di aver partecipato
all'uccisione di 19 albenesi, tra cui donne e bambini a Podujevo. Per i
giudici Cvjetan - il primo poliziotto serbo ad essere giudicato per le
violenze nel Kosovo - deve essere nuovamente giudicato. Secondo
l'avvocato del poliziotto al processo di primo grado sono state
commesse troppe irregolarita', dalle false testimonianze e una
ricostruzione lacunosa dei fatti. (ANSA-AFp) TF
12/01/2005 23:38

SERBIA: CORTE SUPREMA ANNULLA SENTENZA SU STRAGE PODUJEVO

(ANSA) - BELGRADO, 13 GEN - La Corte suprema serba ha annullato una
sentenza emessa dal tribunale di Belgrado contro Sasa Cvjetan, ex
membro dell'unita' antiterrorismo degli 'Scorpioni' ritenuta
responsabile, nel marzo del 1999 a Podujevo (Kosovo), del massacro di
14 civili, tutti donne e bambini. Cvjetan era stato condannato a
vent'anni di reclusione, la massima pena applicata in Serbia: nel
motivare la sentenza, il giudice Biljana Sinanovic aveva definito ''un
crimine mostruoso'' la strage. Il rigore dei magistrati era stato
giudicato un segnale incoraggiante sulla capacita' di Belgrado di fare
i conti giudiziari con il proprio passato bellico. La decisione della
Corte suprema segue il ricorso presentato il 22 dicembre scorso dal
difensore di Cvjetan, Djordje Kalanj, che aveva denunciato presunti
abusi e irregolarita' nel corso sia dell'inchiesta che del processo. Le
motivazioni non sono state ancora rese note, ma la cancellazione della
sentenza e' destinata a rinfocolare polemiche ormai annose sulla reale
profondita' del taglio con il passato nazionalistico del regime di
Slobodan Milosevic. Belgrado e' da tempo nel mirino del Tribunale
penale internazionale, che accusa il governo del premier Vojislav
Kostunica di scarsa collaborazione, se non di aperto ostruzionismo.
Restano a piede libero in Serbia quattro ex generali di esercito e
polizia dei quali i magistrati dell'Aja hanno da tempo chiesto
l'estradizione, e il procuratore Carla Del Ponte rimane convinta che
latitanti di punta come l'ex capo militare dei serbi di Bosnia Ratko
Mladic godano in Serbia di rifugio e protezioni eccellenti.(ANSA). OT
13/01/2005 15:18

KOSOVO: PROCURA SERBA INCRIMINA ALBANESE PER CRIMINI GUERRA

(ANSA) - BELGRADO, 18 GEN - La procura speciale serba per i crimini di
guerra ha incriminato un albanese kosovaro ex membro dell'Uck
(l'esercito di liberazione del Kosovo attivo durante il conflitto degli
anni 1998/'99) per l'uccisione di civili serbi a Djakovica (Kosovo
meridionale) nel 1999. Lo riferisce l'agenzia Beta. L'accusato, Anton
'Pindjo' Lekaj, faceva parte secondo la procura di un gruppo che aveva
sequestrato 11 civili serbi, li aveva portati in un hotel e li aveva
per alcuni giorni torturati ''con particolare ferocia'', prima di
ucciderne quattro. Stando alla procura, Lekaj era un componente del
commando 'Cipat', struttura guidata dall'allora capo dell'Uck per la
zona di Dukadjini e attuale primo ministro kosovaro Ramus Haradinaj.
L'incriminazione odierna e' la prima della procura speciale - istituita
nel 2003 - contro un albanese kosovaro. (ANSA). OT
18/01/2005 13:59

KOSOVO: CARABINIERI SEQUESTRANO 20.000 STECCHE SIGARETTE

(ANSA) - ROMA, 18 GEN - Quasi ventimila stecche di sigarette di
contrabbando del valore approssimativo di 200.000 euro sono state
sequestrate dai carabinieri di Pec, inseriti nel contingente italiano
dell'esercito in Kosovo. Insieme alle sigarette, occultate in due
autocisterne e in un magazzino, un commerciante kosovaro di trent'anni
deteneva illegalmente candelotti esplosivi, una pistola, munizioni di
vario calibro, armi da taglio, apparati ricetrasmittenti e targhe
automobilistiche di varie nazionalita': il tutto e' stato sequestrato e
consegnato dai carabinieri alla polizia locale supportata dalla
missione di assistenza dell'Onu. Dalle prime valutazioni sul materiale
contabile sequestrato al commerciante, il personale della missione Onu
ritiene che si potra' risalire ad altri personaggi coinvolti
nell'attivita' di contrabbando tra Kosovo, Albania e Montenegro.(ANSA).
BBB-NE
18/01/2005 18:30

ANNO GIUDIZIARIO: PG BARI, ALBANESI ACQUISTANO ARMI IN ITALIA

(ANSA) - BARI, 14 GEN - Prima era la criminalita' albanese, forte dei
saccheggi compiuti nel 1997, a vendere armi alla mafia pugliese. Ora,
invece, si registra il fenomeno opposto dato che quelle armi sono
diventate obsolete: e' la mafia albanese che acquista armi in Italia
e le porta in Patria. Lo scrive il procuratore generale di Bari,
Riccardo Dibitonto, nella relazione che terra' domani all'
inaugurazione dell' anno giudiziario nel distretto della Corte d'
appello di Bari sottolineando che ''le indagini condotte hanno fatto
registrare una costante attivita' di acquisto in Italia di armi,
dirette in Albania''. Per il pg, ''merita attenzione'' il fenomeno
del traffico di armi ('' di pistole e mitragliette'') sul quale -
scrive - sono in corso indagini per risalire ai canali di
approvvigionamento ''a seguito di recenti rinvenimenti di molteplici
armi con segni matricolari alterati''. ''L' ampia disponibilita' di
armi da parte della criminalita' organizzata locale - continua
Dibitonto - emerge dai seguenti indicatori: elevato numero di
sparatorie con armi balisticamente riscontrate come differenti;
elevato numero di sequestri, anche quantitativamente importanti,
senza correlativo calo di virulenza negli scontri interni alla
malavita locale; risultanze investigative sullo specifico
argomento''. (ANSA). BU
14/01/2005 12:53

KOSOVO: ANCORA 3MILA I DISPERSI, APPELLO CICR E ONU A DIALOGO

(ANSA) - GINEVRA, 14 GEN - A cinque anni dalla fine del conflitto del
Kosovo, la sorte di ben 3mila dispersi resta ignota, hanno deplorato
oggi a Ginevra l'Onu e la Croce rossa internazionale. Al termine di un
incontro presso la sede dell'organizzazione umanitaria, il presidente
del Cicr (Comitato internazionale della Croce rossa) Jakob Kellenberger
ed il reppresentante dell'Onu in Kosovo Soren Jessen-Petersen hanno
quindi lanciato un appello alla ripresa del dialogo diretto tra
Belgrado e Pristina sulla questione dispersi. Il Cicr e' pronto a
favorire tale ripresa ed ad assumere la presidenza di un gruppo di
lavoro sulla sorte dei dispersi, ha detto Kellenberger. Sulla
questione, anche l'Unmik (l'amministrazione dell'Onu in Kosvo) e'
pronta ad agire con l'appoggio della comunita' internazionale, ha
affermato Jessen- Petersen. La dolorosa questione e' in primo luogo
''umanitaria. Le famiglie dei dispersi soffrono da troppo tempo'', ha
detto Jessen-Petersen. Ulteriori rinvii nelle ricerche aggraverebbero
solo la sofferenza dei familiari che hanno il diritto di sapere cosa e'
successo ai loro cari. Un apposito gruppo di lavoro e' gia' stato
creato e riunisce autorita' serbe e del Kosovo. Ma dalla sua creazione
nel marzo 2004 si e' riunito una sola volta. Una ripresa del dialogo
diretto tra Pristina e Belgrado accelererebbe il processo per la
restituzione delle spoglie e la ricerca di notizie, ha sottolineato il
Cicr. (ANSA). XBV
14/01/2005 17:35

KOSOVO: CAPO UNMIK A BELGRADO, CHIEDE NEGOZIATI SU DISPERSI

(ANSA) - BELGRADO, 17 GEN - Il capo dell'amministrazione dell'Onu per
il Kosovo (Unmik) Soren Jessen Petersen ha incontrato oggi a Belgrado
il presidente serbo Boris Tadic e il primo ministro Vojislav Kostunica
per fare il punto sulla situazione nella provincia e chiedere una data
per l'avvio di negoziati sui dispersi. Le autorita' serbe da canto loro
hanno chiesto a Jessen Petersen le dimissioni del capo dell'ente
kosovaro per l'energia elettrica John Ashley, che nelle settimane
scorse aveva ordinato di interrompere per morosita' i rifornimenti di
energia elettrica ad alcune enclavi serbe del nord. Da oltre un mese, i
villaggi di Lipljan e Batuse sono senza corrente, nonostante le rigide
temperature invernali. Tadic ha definito la situazione ''un raffinato
metodo di pulizia etnica: i serbi sono costretti dal freddo a chiedere
rifugio oltre il confine amministrativo''. Jessen Petersen ha chiesto
di ''non politicizzare'' il problema e ha promesso un interessamento.
Il capo dell'Unmik nei colloqui ha insistito sulla partecipazione serba
ai progetti di decentralizzazione in corso e ha chiesto a Kostunica di
fissare una data per l'avvio di negoziati sui dispersi: e' di questi
giorni la notizia di un rapporto dell'organizzazione non governativa
'Centro umanitario per la legge' che afferma come corpi di albanesi
kosovari vennero distrutti nelle fornaci della fabbrica di Mackatica, a
Surdulica (Serbia del sud).(ANSA). OT
17/01/2005 17:36

KOSOVO: PROCURA SERBA INCRIMINA ALBANESE PER CRIMINI GUERRA

(ANSA) - BELGRADO, 18 GEN - La procura speciale serba per i crimini di
guerra ha incriminato un albanese kosovaro ex membro dell'Uck
(l'esercito di liberazione del Kosovo attivo durante il conflitto degli
anni 1998/'99) per l'uccisione di civili serbi a Djakovica (Kosovo
meridionale) nel 1999. Lo riferisce l'agenzia Beta. L'accusato, Anton
'Pindjo' Lekaj, faceva parte secondo la procura di un gruppo che aveva
sequestrato 11 civili serbi, li aveva portati in un hotel e li aveva
per alcuni giorni torturati ''con particolare ferocia'', prima di
ucciderne quattro. Stando alla procura, Lekaj era un componente del
commando 'Cipat', struttura guidata dall'allora capo dell'Uck per la
zona di Dukadjini e attuale primo ministro kosovaro Ramus Haradinaj.
L'incriminazione odierna e' la prima della procura speciale - istituita
nel 2003 - contro un albanese kosovaro. (ANSA). OT
18/01/2005 13:59

KOSOVO: CAMBIO COMANDO TASK FORCE ERCOLE AVIAZIONE ESERCITO

(ANSA) - ROMA, 18 GEN - Si e' svolta oggi all' aeroporto di Djakovica
(Kosovo) la cerimonia del cambio di comandante della task force
'Ercole' tra il colonnello Antonino Giunta - cedente - ed il colonnello
Resbo Beritognolo, subentrante. Erano presenti il comandante della
Brigata Multinazionale Sud-Ovest (Mnbsw), generale Richard Rossmanith
ed il vice comandante della Brigata e comandante del contingente
italiano, colonnello Alberto Zuccaro. Il colonnello Giunta, dopo aver
comandato la task orce Ercole per oltre sei mesi, torna al 5/o
Reggimento dell' Aviazione dell' Esercito 'Rigel', con sede a Casarsa
(Pn). Il colonnello Bertignolo, anche lui pilota di elicotteri
proveniente dal 5/o 'Rigel' di Casarsa, ha alle spalle una
considerevole esperienza in operazioni fuori area. Ha infatti gia'
operato in Namibia, Somalia, Libano e Kosovo. I militari della task
force 'Ercole', assieme ai colleghi tedeschi, austriaci e svizzeri
della task force 'Mercury', forniscono con i loro elicotteri l'
indispensabile trasporto aereo tattico alla componente terrestre della
Brigata Multinazionale Sud-Ovest, permettendo tempestivi spostamenti di
materiali e uomini in tutta l' estesa area di responsabilita'. (ANSA).
NE
18/01/2005 17:30

KOSOVO: SPARATORIA TRA CIVILI E POLIZIA A OBILIC, UN MORTO

(ANSA-AFP) - PRISTINA, 26 GEN - Un uomo e' stato ucciso e due membri
della polizia del Kosovo sono rimasti feriti oggi in una sparatoria
innescata da un gruppo di civili nel corso di un ''normale controllo di
polizia'' a Obilic, vicino a Pristina, capoluogo della provincia
autonoma serba sotto amministrazione Onu dal 1999. Secondo il portavoce
della polizia locale Refki Morina, uno degli assalitori e' morto in
ospedale per le ferite riportate, mentre i poliziotti feriti non sono
in pericolo di vita. Dopo lo scontro a fuoco, gli altri assalitori sono
fuggiti. L'ordine nel Kososo, popolato per il 90% da abitanti di etnia
albanese, e' mantenuto da circa 5.000 uomini della polizia locale e
altrettanti della polizia internazionale. (ANSA-AFP). DIG
26/01/2005 23:04

PANTANO IRAQ:
STORIE DI ELICOTTERI ITALIANI

Proprio nei giorni in cui una sciocca polemica affronta la sfortunata
vicenda della morte del maresciallo Simone Cola (AB 412 o Mangusta il
problema non sono gli elicotteri da usare, ma la protezione fisica
degli uomini a bordo), torna alla ribalta il caso dei due elicotteristi
italiani morti in un'altra missione militare, quella del Kosovo.
Secondo il PM di Roma Maria Bice Barborini, fu l'inadeguato
addestramento a provocare la morte, nell'agosto del 2001, dei caporali
maggiori del Reggimento Alpini Susa in Pinerolo Giuseppe Fioretti, di
Tuscania (Viterbo) e Dino Paolo Nigro, della provincia di Cosenza,
precipitati da un elicottero della marina militare durante una missione
in Kosovo, dopo avere creduto di essere fermi in un volo stazionario e
non ad un'altezza di circa 50 metri.
Con questa accusa, il ten. Dino Mora, vicecomandante della 35/a
compagnia del terzo Reggimento alpini e il cap. Stefano De Rosa,
facente funzione di capo cellula operazioni-addestramento, rischiano di
finire sotto processo a Roma per omicidio colposo plurimo.
L'incidente avvenne il 9 agosto 2001 a Passo di Morines, in Kosovo,
durante un'operazione addestrativa notturna compiuta a bordo di un
elicottero SH3D della Marina Militare. I due alpini si lanciarono nel
vuoto mentre l' elicottero era circa a 50 metri di altezza.
Secondo l' accusa, il ten. Mora non si sarebbe curato che il personale
della squadra di alpini che partecipò a quella missione, avesse
effettuato il previsto e preventivo addestramento sull'elicottero SH-3D
usato e non avrebbe quindi addestrato adeguatamente il personale in
relazione a una missione ritenuta di difficoltà elevato.
Il cap. De Rosa, per l'accusa, avrebbe preso autonomamente l'iniziativa
di dare informazioni non riferite a quel tipo di missione.
Queste condotte avrebbero ingenerato nei due militari che morirono
l'errata convinzione di essere fermi e a distanza ravvicinata dal
terreno e a balzare fuori dal portellone dell'elicottero mentre lo
stesso era in volo.

(Fonte: NEWSLETTER DI MISTERI D'ITALIA n.96
Anno 5 - n. 96 28 GENNAIO 2005
http://www.misteriditalia.com/newsletter/96/numero96.html )

KOSOVO: MAGGIORANZA DEI SERBI PER DIVISIONE PROVINCIA

(ANSA) - BELGRADO, 27 GEN - La maggioranza dei Serbi e Montenegrini e'
in favore di una divisione del Kosovo, secondo un sondaggio realizzato
dall'istituto per le scienze sociali a Belgrado - riferisce l'agenzia
Beta. Secondo questo sondaggio il 57% dei Serbi e il 39% dei
Montenegrini sono in favore di una divisione del Kosovo. Il 19% dei
Serbi e il 22% dei Montenegrini sono contrari ad una divisione della
provincia a maggioranza albanese amministrata dall'Onu dal giugno 1999.
Il sondaggio e' stato realizzato nel dicembre scorso su un campione di
3.041 cittadini. D'altra parte quasi la meta' dei Serbi e Montenegrini
interpellati pensa che il Kosovo e' ''gia' perduto'' e che la provincia
otterra' l'indipendenza. Gli Albanesi del Kosovo, 90% dei due milioni i
abitanti della provincia, chiedono l'indipendenza e vigorosamente si
oppongono all'autorita' di Belgrado. (ANSA). COR
27/01/2005 14:15

KOSOVO: UNMIK AFFIDA AD ALBANESI GESTIONE DUE CARCERI

(ANSA) - PRISTINA, 1 FEB - La missione delle Nazioni Unite in Kosovo
(Unmik) ha affidato da oggi alle locali autorita' albanesi la gestione
e l'amministrazione degli istituti carcerari di Pec e Prizren, a ovest
e a sud della provincia: lo rende noto un comunicato diffuso a
Pristina. Finora l'intera struttura carceraria era sotto il controllo
dell'autorita' internazionale. Il passaggio delle consegne, affermano
fonti dell'Unmik, segna un ulteriore passo verso il definitivo
trasferimento di competenze anche nel campo dell'attivita' giudiziaria
e di polizia, che oggi continua ad essere nelle mani di potere locale e
amministrazione Onu.(ANSA). BLL
01/02/2005 17:53

KOSOVO: BOMBA CONTRO AUTO LEADER SERBO MODERATO

(ANSA-REUTERS) - MITROVICA, 9 FEB - Una bomba e' esplosa sotto l'auto
di un leader serbo moderato del Kosovo, Oliver Ivanovic, a Mitrovica,
nel nord della provincia serba, popolata in maggioranza da albanesi e
amministrata dall'Onu. Lo ha reso noto la polizia delle Nazioni Unite,
precisando che nessuno e' rimasto ferito. L'esplosione e' avvenuta
ieri. La vettura era parcheggiata davanti all'abitazione di Ivanovic.
Nell'otobre scorso Ivanovic aveva sfidato il governo di Belgrado
partecipando alle contestate elezioni per il Parlamento del Kosovo,
anche se il suo partito aveva rifiutato i seggi assegnatigli dopo che
gli elettori serbi avevano disertato i seggi. Ivanovic e' considerato
un traditore dai 'falchi' serbi, che chiedono il boicottaggio totale
delle istituzioni provvisorie del Kosovo, che a loro avviso
porterebbero la provincia all' indipendenza. Mitrovica e' una citta'
divisa in due, secondo etnie, che ha visto violenti scontri tra serbi
(maggioritari nel Paese ma non in Kosovo) e albanesi. (ANSA-REUTERS).
DIG
09/02/2005 03:50


=== 4 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3795/1/45/

Kosovo: nazionalismo estremo

25.01.2005 scrive Alma Lama

Mentre nel resto dei Balcani si assiste ad una certa rinascita di una
destra estrema in Kosovo questo non avviene. Il panorama politico,
fortemente condizionato dal nazionalismo, non rientra nelle
tradizionali categorie destra-sinistra [SIC]. Nessun movimento politico
si rifà a fascismo e nazismo se non per ricordare, a volte, gli "anni
d'oro" dell'occupazione tedesca durante la II guerra mondiale [SIC]
quando il Kosovo venne ricongiunto all'Albania. [SIC]


Rexhep Abdullahu è un uomo pieno di energia e vitalità. Da tanti anni è
a capo del Partito nazionale democratico albanese del Kosovo, che pur
essendo uno dei partiti più vecchi della regione non ha grande
influenza tra gli elettori.

I rappresentanti di questo partito, che non siedono in Parlamento
perché alle recenti elezioni non hanno guadagnato nemmeno un seggio, si
sentono rappresentanti della destra, ma "non assolutamente della destra
estrema".

Abdullahu non accetta di identificarsi con questa nuova categoria che
recentemente sembra essere esplosa in tutto il resto dei Balcani.
Ciononostante in Abddullahu emerge una certa nostalgia di quando il
Kossovo era occupato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale.
[SIC] La ragione? Perché in quell'occasione l'esercito tedesco aveva
gettato via i serbi e riunito il Kosovo all'Albania. La gente in Kosovo
definisce spesso i quattro anni di occupazione come "periodo d'oro"
durante i quali i nazisti, sotto lo slogan della razza ariana avevano
dato agli albanesi, a sfavore della comunità serba, una bandiera, una
lingua ufficiale ed un'educazione. Una cosa molto simile era accaduta
in Ucraina rispetto alla Russia.

"Però con la filosofia nazista e con i crimini commessi in quel periodo
non vogliamo avre nulla a che fare", afferma Abdullahu. In effetti è
molto difficile collegare specifiche attività del suo partito con
l'ideologia che caratterizza i movimenti di estrema destra nel resto
dei Balcani ed in Europa.

In Kosovo la situazione differisce infatti dalla gran parte dei Paesi
della regione. L‘estremismo dei movimenti che lavorano più nel
sottobosco politico che non alla luce del sole sono legati soprattutto
a questioni etniche. Impossibile sentir parlare di ammiratori del
fascismo o del nazismo. "In Kossovo esiste un nazionalismo estremo ma
non una destra estrema" [SIC] ricorda Halil Matoshi, pubblicista del
quotidiano "Lajmi". Secondo quest'ultimo la suddivisione tradizionale
del mondo politico in destra-sinistra non esiste in Kosovo, dove non
esiste neppure il concetto di centro. [SIC]

La mancanza di chiari programmi politici e di posizioni politiche è
infatti una tra le caratteristiche principali del panorama politico
kossovaro. Una caratteristica che Albin Kurti, attivista del Kosova
Action Network, non esita a definire "caos".

Secondo Kurti infatti nessun partito politico avrebbe una posizione
ideologica chiara. "Nelle occasioni migliori ci sono singoli individui
che mantengono posizioni chiare. Ma questo non avviene a livello
partitico". L'unica cosa che secondo Kurti accomuna i partiti kosovari
a quelli europei sono i loro nomi, che richiamano a posizioni di
sinistra, destra o centro.

Secondo Guido Franzinetti, professore dell'Università degli studi del
Piemonte orientale, e che dal settembre scorso sta tenendo lezioni
presso l'Università di Pristina sul tema del nazionalismo la destra
estrema non esisterebbe in Kossovo. "E sussistono poche chance che si
crei anche nel lungo periodo perché la situazione in Kosovo è diversa
da altri luoghi. Il Kosovo è una colonia senza grandi alternative ed è
chiaro che i vari partiti politici non sono interessati a creare una
vera e propria riflessione e speculazione sulla questione
destra-sinistra" aggiunge il professore.

"Questo non significa però che i partiti qui da noi non si comportino
né come la destra né come la sinistra" aggiunge Kurti "di fatto ciascun
partito, nelle varie situazioni, segue i propri meschini interessi.
Ciascuno di essi è legato a vari gruppi d'interesse, formali od
informali".

Secondo Kurti questa scarsa definizione della linea politica dei
partiti avrebbe ragioni nelle caratteristiche generali del Kosovo. "In
Kosovo non abbiamo un vero e proprio Stato, e neppure la democrazia è
una vera democrazia", afferma.

"La destra estrema solitamente lotta qualsiasi forma di integrazione di
altre culture, combatte gli stranieri avendo forti accenti xenofobi,
s'oppone alle altre religioni" afferma Matoshi "ma non sono sicuro si
possa fare un parallelismo con il nazionalismo estremo. Quest'ultimo
senza dubbio sopravvaluta i propri diritti negando o sminuendo quelli
degli altri. Ma non è contro ogni forma di integrazione".

"Nei fatti gli stranieri in Kosovo sono benvoluti e rispettati ed hanno
raramente problemi. In altri Paesi europei non accade invece
altrettanto".

E' comunque evidente che i partiti dello spettro politico kosovaro non
si richiamano comunque alla destra estrema. Almeno a parole e nei loro
comportamenti pubblici tutti sono a favore persino dell'integrazione e
la convivenza con la comunità serba. [SIC. UNA PERLA DI ARTICOLO, CHE
NON MERITA COMMENTO. ndCNJ]

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http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3861/1/51/

La “Grande Albania” e l’aspirazione dei nazionalisti

02.02.2005 scrive Indrit Maraku
Il nazionalismo albanese si differenzia da quello del resto dei
Balcani, se quello croato è stato confezionato a Zagabria e quello
serbo a Belgrado, il nazionalismo albanese non viene alimentato da
Tirana, ma dalle sue periferie o dalla diaspora, dove si coltiva il
sogno di una "Grande Albania"


Nel panorama politico albanese esistono più di 50 partiti, ma trovarne
uno di estrema destra è molto difficile. L'unico riconosciuto come tale
è il "Partito della rinascita nazionale", ma non trova nessun sostegno
nella popolazione. Le minoranze etniche – greca, macedone, bulgara e
rom – sono regolarmente riconosciute, non hanno problemi con la
maggioranza [SIC] e generalmente sono ben integrate nella società.
[SIC] Neanche di antisemitismo si è mai sentito parlare. [SIC]
L'Albania, per altro ha buoni rapporti diplomatici con Israele.
Nonostante il Paese delle aquile faccia parte dell'Organizzazione della
conferenza islamica fin dal 1994, una scelta dell'ex Presidente Berisha
fortemente criticata dalla maggioranza dell'opinione pubblica che si
sente europea.

Alla classe politica, però, non manca una componente nazionalista: il
"Fronte per l'unificazione nazionale" (Fbksh) unisce 4-5 piccoli
partiti con l'obiettivo comune di unificare i territori abitati dagli
albanesi nei Balcani. Il suo leader è Idajet Beqiri, arrestato nel 2003
per "incitamento all'odio etnico" nella vicina Macedonia. Ma la
cosiddetta "Grande Albania" trova più sostegno fuori che dentro la
madre Patria.

Protagonista di liste nere

I partiti aderenti al Fbksh insieme riescono ad avere a malapena il
5-7% dell'elettorato albanese, ma questo non ha evitato al suo leader,
Idajet Beqiri, di essere protagonista di due liste nere. In quella del
Dipartimento di Stato Usa il suo nome compare ormai da anni. La novità
invece riguarda la lista stilata ultimamente dall'Unione europea, dove
il nome di Beqiri è stato aggiunto a quello di un colonnello albanese
in pensione, Spiro Butka. Il motivo: ostacolano la piena attuazione
dell'Accordo di Ohrid in Macedonia, che mise fine all'insurrezione
armata della minoranza albanese nel 2001.

Ma neanche in Albania Beqiri ha avuto vita facile. Arrestato per conto
di Interpol-Tirana il 15 dicembre del 2003 in Germania, mentre cercava
di passare il confine con la Svizzera, il leader del Fbksh è stato
estradato pochi giorni dopo nella capitale albanese. Con l'accusa di
"incitamento all'odio etnico" in Macedonia anche tramite Internet, le
autorità giudiziarie lo hanno condannato ad 1 anno e mezzo di
reclusione. Dopo aver scontato la pena, il leader del Fbksh è stato
liberato il 16 agosto del 2004.

Beqiri è conosciuto come leader politico dell'Aksh (Armata nazionale
albanese, in Italia meglio nota come Ana), un gruppo armato attivo in
Macedonia, nato dalle ceneri dell'Uck, in seguito all'Accordo di Ohrid
che non accontentò tutti gli ex guerriglieri. Attivo tra quest'ultimi è
stato Spiro Butka. Il colonnello in pensione "vanta" contatti con gli
ex esponenti dell'Uck che combatterono in Kosovo nel 1999, con quelli
della Tmk (le Truppe protettive di Kosovo) e con i guerriglieri
dell'ormai disciolta Uck della Macedonia (le due formazioni hanno la
sigla in comune per via di una coincidenza linguistica dell'albanese:
Esercito per la liberazione del Kosovo – Esercito per la liberazione
nazionale). Anche se le conferme mancano, si pensa che sia stato
proprio Butka ad avvicinare Beqiri all'Aksh.

In seguito alla notizia del suo neo ingresso nella lista nera dell'Ue,
Beqiri ha voluto specificare di non essere contro l'Accordo di Ohrid.
"Noi siamo convinti che, in caso quell'Accordo possa attuarsi, riesca a
realizzare solo il 10% delle richieste degli albanesi. Con quello
(l'Accordo, ndr) non riusciamo a integrarci né in Europa né alla Nato.
Ma questo non vuol dire che noi siamo contrari all'Accordo", ha detto
all'emittente di Tirana "News24".

L'appartenenza alla lista stilata da Bruxelles gli vieta l'ingresso e
la circolazione nel territorio dell'Unione per 12 mesi, a cominciare
dal 31 dicembre 2005. Un'"assurdità", secondo lui, visto che è in
possesso di un passaporto belga. L'Albania permette da anni la doppia
cittadinanza e Beqiri ne è uno dei tanti fruitori.

Ma il carcere e le liste nere pare che non lo spaventino più di tanto.
Il 20 gennaio scorso Beqiri dichiarò pubblicamente di voler portare gli
Albanesi ad un referendum sull'unificazione "delle terre albanesi".
Presto inizierà la raccolta delle 50 mila firme che la Costituzione
chiede per presentare la richiesta al Parlamento. Per raggiungere
questo, assicura, l'Fbksh "non userà mai i mezzi della violenza, [SIC,
SI È GIÀ VISTO] ma esclusivamente quelli politici e diplomatici
riconosciuti dagli accordi internazionali". [AD ES. I BOMBARDAMENTI
DELLA NATO]

La Grande Albania

Della cosiddetta "Grande Albania" e dei pericoli che ne potrebbero
derivare si è parlato molto negli ultimi anni. Ma in realtà essa non è
mai esistita. [SIC] L'unica eccezione risale alla Seconda guerra
mondiale quando Benito Mussolini mise il Kosovo sotto l'amministrazione
del Governo filo-Duce di Tirana. [APPUNTO]

Attualmente, i primi a non voler creare una Grande Albania sono gli
stessi Albanesi, [SIC] maggiormente quelli in Patria ma anche quelli
del Kosovo. Paskal Milo, storico ed ex ministro degli Esteri, offre una
spiegazione: "I contatti umani degli ultimi 10 anni tra gli Albanesi
divisi tra le due parti del confine hanno testimoniato una differenza
non solo di mentalità e di formazione culturale, ma anche di sviluppo
economico. Questo vuoto non può essere riempito in un breve periodo".

Di questa realtà sembra aver tenuto conto anche il pretendente al
trono, Leka Zogu I. Prima di tornare in Patria, l'unificazione dei
territori albanesi era uno dei suoi argomenti preferiti. Ma negli
ultimi mesi, con l'ingresso ufficiale in politica col Movimento per lo
sviluppo nazionale, Leka Zogu sembra aver dimenticato [SIC] il "sogno"
della Grande Albania.

Remzi Lani, una delle firme più prestigiose del giornalismo albanese,
spiega dove differisca il nazionalismo albanese da quello balcanico.
[SIC - L'ALBANIA NON È BALCANICA] "Mentre i nostri vicini temono il
fantasma della Grande Albania, a Tirana questo capitolo viene ritenuto
chiuso. Se il nazionalismo serbo è stato "cucinato" a Belgrado e quello
croato a Zagabria, il nazionalismo albanese non viene alimentato da
Tirana, ma dalle sue periferie o dalla diaspora".

Infatti, i maggiori sostenitori del Fbksh non vivono in Albania, ma in
Kosovo, Macedonia, Montenegro e in altri Paesi del mondo dove sono
emigrati da generazioni. Per il resto si tratta di vecchi nostalgici
che non sono riusciti a capire che i confini oramai sono stati segnati
da decenni. E che non hanno capito che nei Balcani – usando le parole
dell'ex ministro Milo – "non ci può essere una nazione etnicamente
pulita. Ogni altra pretesa sarebbe una speculazione".


=== 5 ===

http://www.osservatoriobalcani.org/article/articleview/3876/1/51/

Lettera dal Kosovo: calma prima della tempesta?

08.02.2005 - In Kosovo la situazione sembra congelata. Ma sotto lo
strato di ghiaccio (tra l'altro temperature sotto zero in questi giorni
e quasi assenza di fornitura di energia elettrica) sembra che la
violenza stia nuovamente per scoppiare. Una lettera accorata di un
cooperante. Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Di Mauro Barisone*


Sono stato a Mitrovica, per vedere quale fosse la situazione. Mitrovica
è, in questi ultimi anni, il nervo scoperto del Kosovo. Lì sono partiti
gli scontri più violenti del dopoguerra, lo scorso marzo.

Il freddo era intenso. -14 e oltre, nella notte si è scesi sino a –17.
L'assenza di corrente elettrica totale.

Da mercoledì scorso il ponte principale è praticamente chiuso, si passa
solo con il tesserino della KFOR, presenza militare NATO, e dalle otto
di sera in poi neppure i civili che abitano dall'altra parte possono
passare. Sul ponte quattro blindati e rotoli di chiodi ostruiscono il
passaggio e il tutto è illuminato a giorno.

Nella parte albanese della città tuttavia la vita sembra tranquilla. Il
ristorante attaccato al ponte era pieno, stranieri e militari.
All'entrata però ci ferma un ragazzo che conosciamo e ci informa che
gli scontri sarebbero imminenti. E' questione di giorni, dice.

Un telegiornale serbo riporta le dichiarazioni di Jovan Simic,
consigliere del Presidente serbo Vojslav Kostunica, secondo il quale la
lettera di estradizione per il Primo ministro del Kosovo, Ramush
Haradinaj, sarebbe stata già firmata dalla procuratrice generale del
Tribunale dell'Aja Carla Del Ponte.

I media albanesi non danno però nessuna notizia, le televisioni
continuano a rassicurare la gente sul fatto che il processo di
democratizzazione sta procedendo, lentamente ma procede. Anche sul
piano dello sviluppo economico si sarebbe sulla buona strada.

La gente attende ma sembra proprio la calma prima della tempesta. Si è
sul filo del rasoio. La mia impressione è che stiamo toccando il fondo,
basta andare in giro per le strade, impraticabili a causa del ghiaccio,
per rendersene conto. Nessuno si preoccupa di pulirle, la corrente
elettrica manca spessissimo e in alcuni quartieri manca da giorni. Per
alcune case la corrente elettrica è l'unica fonte di riscaldamento e in
questi giorni la temperatura si mantiene costantemente sotto lo zero.

Il governo ha diminuito gli stipendi nei posti pubblici, da 220 euro al
mese a 180, ed è previsto il licenziamento di 15.000 dipendenti
pubblici per esuberi. La pazienza della gente sembra essere arrivata al
capolinea e una semplice scintilla potrebbe far saltare tutto.

Probabilmente ne sono consapevoli tutti ed è per questo che nonostante
i problemi, evidenti, la gente cerca di stare tranquilla. Quanto
durerà? C'è qualcuno che sta pilotando l'aumento della tensione? Le
voci di imminenti scontri sono fondate o qualcuno le mette in giro
apposta? Perché i media locali non ne parlano?

Domande che rimangono senza risposta.


* Responsabile a Pec/Peja del Tavolo trentino con il Kosovo


Commenti dei lettori
Titolo: Autore:
Data-Ora:
Domande golub 08.02.2005 14:36
Ma perchè si attende tanto per arrestare Haradinaj? La giustiza
internazionale non dovrebbe fare il suo corso a prescindere da
valutazioni prettamente politiche? Perchè si è aspettato che Haradinaj
diventasse Primo ministro prima di comunicargli che è incriminato
presso l'Aja? Per il Kosovo non prevedo tempi facili


=== 6 ===

Réseau Voltaire, 11 février 2005

« Le Kosovo doit être indépendant »

Source : Der Tagesspiegel
Référence : « Der Kosovo muss unabhängig werden », par Wesley Clark,
Der Tagesspiegel, 10 Février 2005:
http://www.tagesspiegel.de/meinung/index.asp?gotos=http://
archiv.tagesspiegel.de/toolbox-neu.php?ran=on&url=http://
archiv.tagesspiegel.de/archiv/10.02.2005/1638912.asp#art

L'AUTEUR
Le Général Wesley Clark [http://www.nato.int/cv/saceur/clark.htm%5d a été
commandant suprême des forces de l'OTAN
[http://www.nato.int/home-fr.htm%5d en Europe (1997-2000). À ce titre, il
a dirigé les troupes de l'Alliance pendant la guerre du Kosovo. Il a
été candidat malheureux à l'investiture démocrate pour l'élection
présidentielle états-unienne de 2004.

RESUMÉ
Visionnaire, le président Bush
[http://www.reseauvoltaire.net/details_analystes.php3?id_mot=763] a
parlé de sa volonté d'étendre la démocratie dans le monde. Nous avions
évidemment l'Irak à l'esprit mais d'autres régions du monde pourraient
être le théâtre d'explosions de violence. Afin d'éviter une nouvelle
tragédie, il est indispensable que les États-Unis et la communauté
internationale trouvent une issue au problème du Kosovo.
Son statut n'a jamais été clairement défini après les frappes de l'Otan
en 1999. Le Kosovo est sous mandat de l'ONU mais la souveraineté est
toujours exercée par l'Union de la Serbie et du Monténégro. Après dix
années d'oppression de la part de Belgrade, d'actes ignobles et de
migrations forcées, la majorité albanaise du Kosovo, 90 % de la
population, ne se satisfera pas d'autre chose que l'indépendance. Après
presque six ans, la cohabitation entre Serbes et Albanais est toujours
impossible et le but avoué de la Serbie est d'empêcher l'indépendance
du Kosovo. Des affrontements comme ceux du début de cette année qui ont
fait 20 morts et 800 blessés peuvent se reproduire et torpiller les
efforts de stabilisation des états multi-ethniques des Balkans.
On ne doit pas oublier que des élections démocratiques ont été
organisées par deux fois au Kosovo et que les éléments fondamentaux
pour une économie moderne et fonctionnelle sont là, les conditions pour
une existence propre en tant qu'état sont donc réunies. Une partie de
l'élite politique, militaire et médiatique de la Serbie n'a pas fait le
deuil de l'ère Milosevic. Leur but est une partition qui comprendrait
deux parties serbes : les villages du Nord ainsi qu'une partie de la
ville de Mitrovica et la zone plus au Sud où vivent les deux tiers des
Serbes du Kosovo.
Pour éviter une guerre, des combats pour Mitrovica et une offensive
serbe sur le Nord du Kosovo, une solution sur le statut doit être
trouvée par l'ONU sous le patronage des USA. Les conditions préalable à
un futur du Kosovo sont :
- Pas de retour sous le giron de Belgrade.
- Pas de partition du pays.
- Pas d'union ultérieure avec l'Albanie ou un pays voisin.
Si la résolution est bloquée au conseil de sécurité de l'ONU, alors en
2006 nous devrons organiser un référendum sur la constitution avec les
Européens puis reconnaître diplomatiquement le nouvel État du Kosovo.

SOURCE:
http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages