In una remota repubblica dell'Asia Centrale ai confini con la Cina si sta
ripetendo il golpe del 5 ottobre 2000 ai danni del Presidente Slobodan Milosevic.
Allora il giornale "Liberazione" titolò "Belgrado ride", chissà se domani
leggeremo "Bishkek ride".
Da Repubblica.it

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L'opposizione accusa di brogli elettorali il capo dello Stato Akayev
Liberato dal carcere il leader dell'opposizione: parlerà al popolo in televisione
Guerra civile in Kirghizistan
Il presidente fugge dal paese
Assaltato il palazzo del governo; occupata la tv nazionale
Due ministri nelle mani dei dimostranti firmano le dimissioni


Uno dei rivoltosi ferito negli scontri con la polizia
BISHKEK - Guerra civile a Bishkek, capitale del Kirghizistan, repubblica
ex sovietica dell'Asia centrale.
Quindicimila manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro il presidente
Akayev accusato di brogli elettorali nelle elezioni del 13 marzo scorso.
Respinta in un primo momento da soldati e agenti in assetto anti-sommossa,
che avevano fatto ricorso persino alla cavalleria, l'opposizione kirghiza
ha ripreso il sopravvento ed è riuscita a impadronirsi della cosiddetta Casa
Bianca, il palazzo sede del governo e della Presidenza della Repubblica,
da cui si innalzano denso colonne di fumo. Poco dopo è finita nella mani
dei manifestanti anche la sede della televisione.

Il presidente della repubblica è fuggito verso la Russia mettendo in salvo
la famiglia nella più vicina repubblica ex sovietica del Kazakhstan. Il ministro
della difesa Esen Topoiev, e il ministro dell sicurezza nazionale (e capo
dei servizi segreti), Kalyky Imankulov, bloccati dalla folla, sono stati
costretti dai dimostranti a firmare le lettere di dimissioni. Feroci scontri
tra i manifestanti e la polizia che ha usato i manganelli. Sono stati sparati
colpi di pistola in aria: la gente ha reagito con bastoni e lanciando pietre.
Ci sono almeno trenta feriti.

L'aeroporto della capitale è stato chiuso mentre gli scali di Osh e Jalalabad
sono occupati dai manifestanti. Uno dei principali leader dell'opposizione,
Kurmanbek Bakiyev, insieme a Rosa Otunbaeva, altra principale figura della
rivolta, hanno fatto ingresso trionfale nel palazzo del governo. I dimostranti
sono riusciti a far liberare dal carcere un altro leader dell'opposizione
Felix Kulov chiamato "il generale del popolo": "Parlerà presto alla televisione",
hanno detto i dimostranti. La situiazione nel paese è sempre più drammatica
e l'esito della guerra civile quanto mai incerto.

Centinaia di agenti hanno disertato passando nelle file dei rivoltosi. "
Se i generali e la polizia verranno dalla nostra parte - ha urlato alla folla
l'ex primo ministro Bakiuyev durante un comizio improvvisato sui gradini
del palazzo della Presidenza - risolveremo la crisi pacificamente". I dimostranti
promettono nuove elezioni. Dal canto suo, la Russia ha espresso allarme per
la piega presa dalla crisi in Kirghizistan e ha rivolto un appello perché
nella repubblica ex sovietica "lo sviluppo degli eventi avvenga nell'alveo
della legge".

La situazione politica. Contro i risultati delle elezioni, la variegata opposizione
al presidente (che arruola, tra gli altri, anche vetero-comunisti, notabili
islamici, capi tribù della minoranza uzbeka, bande giovanili), anima da qualche
giorno una rivolta, in particolare in due città del profondo sud del Paese,
Osh e Jalalabad, oltre che nella capitale.

La crisi del paese - che ha qualche punto di contatto e molte differenze
con le recenti "rivoluzioni" pacifiche avvenute in altri Stati ex sovietici
come le lontane Ucraina e Georgia - si trascina dall'inizio della settimana.
E fa da sfondo in queste ore anche a una polemica diplomatica tra l'Ue e
la Russia, che sente odore di accerchiamento geopolitico dopo le svolte verso
Occidente di Tiblisi e Kiev. Secondo il capo della diplomazia europea, Javier
Solana, i disordini kirghizi sarebbero la conseguenza delle irregolarità
elettorali compiute per garantire una larga vittoria dell'establishment e
un parlamento decisamente docile nei confronti del neo presidente.

L'ipotesi di un ribaltone al vertice istituzionale del Kirghizistan, territorio
povero e montagnoso, ma strategicamente cruciale nella regione dell'Asia
centrale, non appare del tutto impossibile. E' concreto il rischio di un
caos crescente e di una spaccatura tra l'estremo Sud (arretrato e popolato
dalla scontenta minoranza etnica uzbeka) e il resto del paese.

(24 marzo 2005)

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