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italia - 08-05-05


FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali

Belgrado, 22. aprile 2005.

FESTEGGIAMENTi per i 60 ANNI DALLA VITTORIA SUL FASCISMO

Il Forum di BELGRADO per un mondo di eguali, esiste e funziona ormai
da cinque anni nella sua forma di associazione indipendente,
non-partitica, di cittadini senza scopi di lucro. In questo periodo
ha pubblicato una ventina dei libri dei suoi soci - accademici,
professori universitari, personaggi pubblici, diplomatici, avvocati,
industriali, analisti geo-strategici... I temi dei libri sono dedicati
ai problemi più rilevanti del mondo politico ed economico, della
sicurezza nazionale, affari esteri.

Inoltre, il Forum ha finora organizzato circa 40 tavole rotonde,
dibattiti e conferenze. Ha instaurato la collaborazione con molte
associazioni simili nel paese, in Europa ed in tutto il mondo.

L'anniversario dei cinque anni d'esistenza e lavoro del Forum è stato
festeggiato sabato, 23. aprile 2005. nell'aula magna Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università di Belgrado.

In tale occasione si è tenuta l'Assemblea del Forum e la celebrazione
del sessantesimo anniversario della vittoria sul fascismo, di cui
parlerà l'accademico Mihajlo Marković.

Vladislav Jovanović, ex-ministro degli esteri della Jugoslavia e
rappresentante permanente della SRJ presso l'ONU, presenteranno il
tema "Kosovo e Metohija : soluzioni e prospettive".


FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali

Belgrado, 12. aprile 2005.

Presso FORUM belgradese il 12. aprile è stato presentato il libro "La
Strategia della politica estera di Serbia e Montenegro". Si tratta di
una raccolta degli studi presentati alla Tavola rotonda del 27.
Novembre 2004. a Belgrado, organizzata dal FORUM di BELGRADO.

Durante la presentazione del libro, erano presenti una decina di
giornalisti nazionali e stranieri, che hanno intervistato gli autori
dei testi pubblicati nel libro: Vladislav Jovanović, prof. Oskar
Kovač, prof. Radovan Radinović, Stanislav Stojanović e Živadin Jovanović.

Negli interventi si è rilevato che il nostro paese, malgrado si trovi
nella posizione internazionale più scomoda che mai, possiede una
potenzialità reale di partnership e una posizione geo-strategica
rilevante, che possono entrambi essere valorizzati nel piano
regionale, europeo e internazionale.

Partendo da questi fatti, è stato posto in rilievo che la strategia
della politica estera dell'unione di Serbia e Montenegro, dovrebbe
basarsi sulle seguenti premesse:

- che non sia accettato di essere ritenuti un paese ed un popolo
"sconfitto", come viene fatto passare attraverso le politiche di
condizionamento e minacce di nuovo isolamento;

- che si sviluppi un approccio positivo nei confronti del mondo
sviluppato e processi di integrazione, cercando di farne parte a
condizioni paritarie;

- nello sviluppo dei rapporti con mondo estero dobbiamo fare
attenzione alle due posizioni estreme: una di confronto, l'altra di
capitolazione;

- sul rispetto coerente della propria indipendenza e integrità
territoriale: nei rapporti con altri paesi e istituzioni mondiali,
occorre insistere sul rispetto rigoroso dell'uguaglianza, reciprocità
e dignità del nostro paese.

Nel caso in cui i rapporti con altri paesi ed istituzioni
internazionali fossero costruiti sulle suddette premesse, il nostro
paese potrebbe contare di guadagnarsi un posto onorevole nei rapporti
internazionali, che gli appartiene.

E' stato indicato che la Serbia e Montenegro, nelle circostanze di
divisione delle sfere d'interesse e nell'integrazione della politica
estera e militare delle principali potenze, debba avere una propria
strategia che corrisponde ai propri interessi nazionali.

Alcuni paesi si sono inseriti nelle integrazioni economiche, militari
e politiche regionali, per motivi di prevenzione. Il peggio di tutto è
non stare da nessuna parte. Colui che non sta in alcuna entità, per
definizione, è gravemente discriminato.

Serbia e Montenegro, però, non devono affrettarsi a far parte
dell'Unione Europea ad ogni costo. Innanzi tutto, per motivi
economici, non lo dovrebbero fare. Dall'altro canto, l'entrata
nell'Unione Europea può essere una necessità di Serbia e Montenegro e
perciò bisogna affrontare le trattative, insistendo su un trattamento
paritario e sulla difesa degli interessi nazionali prioritari. In
tutto ciò, occorrerà fare la massima attenzione in particolare al
rispetto dell'integrità territoriale, vuol dire che l'unione statale
dovrebbe inserirsi nell'UE com'è attualmente, cioè comprendente la
regione autonoma del Kosovo e Metohija.

E' stato messo in rilievo che il nostro paese dovrebbe valorizzare la
propria posizione geo-strategica in forma conveniente ai propri
interessi vitali. Dovrebbe avere rapporti normalizzati con i vicini,
con i grandi centri di potere, rimanendo stabile al proprio interno.
Nel caso contrario, questa posizione geo-strategica può essere e
prevalentemente così come è oggi, una ulteriore causa aggiuntiva per
altre gravi pressioni e minacce, perfino per quella di altra violenza
e minacce agli interessi statali e nazionali.

Il rapporto nei confronti dei sistemi euro-atlantici è una delle
principali questioni della politica estera e interna. L'appartenenza
alla NATO, per molte ragioni, non è nell'interesse del nostro stato,
perciò non si deve includere nelle nostre priorità di politica estera
e quelle di sicurezza. Data la posizione geo-strategica del nostro
paese, una politica di neutralità attiva sarebbe il suo migliore
interesse.

Indicando il carattere inconsueto dell'Unione di Serbia e Montenegro,
di cui si afferma che per molti versi sia "poco definita" oppure
"non-perfezionata" come stato, è data una valutazione che sussistono
pochi elementi di strategia comune di politica estera. Quello che è
presentato dai nostri rappresentanti politici attuali, è, nei fatti,
una politica creata altrove, condotta altrove, e per mezzo di
"bastone e carota", in altre parole per mezzo di costanti ricatti ed
ultimatum. Se anche si parlasse di una strategia in comune, in ogni
caso, quest'elemento di politica unitaria della Serbia e Montenegro
viene sempre meno, perfino nelle questioni cruciali di politica estera
e di sicurezza. Perciò, il comportamento dell'attuale Ministro degli
Affari Esteri in quest'Unione, non sorprende, per il fatto che è stato
distaccato da tutte le istituzioni statali e perfino dal governo
serbo, di cui il suo partito fa parte come partner nella coalizione.
Lui conduce una politica privata, denigrando soventemente nel mondo
gli organi ufficiali della Serbia, mentre in questo governo nessuno
pone la questione della sua responsabilità.

Nella conferenza è stato criticato il comportamento di una parte di
alti rappresentanti della Serbia e Montenegro, la cui prassi
quotidiana è di promuovere le idee dei loro interlocutori esteri come
proprie, particolarmente di NATO, USA, Gran Bretagna e Tribunale
d'Aia, dandogli l'attributo di nostri "interessi nazionali e statali".
Questi politici diffondono disfattismo, un complesso di colpevolezza e
sindrome d'incapacità, da tanti anni. Per costoro, i Serbi sono
colpevoli per le guerre civili in Croazia e Bosnia-Erzegovina. I Serbi
sarebbero criminali e responsabili per la questione dei diritti umani
degli Albanesi in Kosovo e Metohija, "il regime di Slobodan Milošević"
sarebbe responsabile per l'aggressione NATO del 1999, e per le vittime
provocate dalle bombe all'uranio e alla graffite.

Questa diffusione di disfattismo e del complesso di colpevolezza, è
effettuata in piena coscienza ed è pianificata. Fa parte del lavaggio
dei cervelli, della "catarsi", con il fine di cancellazione del
"vecchio", "ormai superato" sistema dei valori, e per "l'avanzamento"
del "nuovo", inteso come "europeo", "mondiale"; il tutto effettuato
per scopi neocolonialisti. Questi elementi rappresentano i pilastri e
la condizione con cui l'oligarchia si tiene al potere, imponendo alla
popolazione ed ai giovani innanzi tutto, l'insicurezza, facendogli
diminuire la fiducia in sè stessi, corrompendo le coscienze.

Questa politica d'idolatria nei confronti di tutto quello che è
straniero, una politica di distruzione sistematica dell'identità
nazionale e spirituale serba, ha delle conseguenze devastanti,
difficili da eliminare, anche se si avesse la volontà di farlo. Le
conseguenze di questa politica si sono rispecchiate in maniera
direttamente negativa sulla posizione e reputazione mondiale di Serbia
e Montenegro, soprattutto della Serbia, che dimostra un'incapacità di
protezione degli aspetti d'interesse vitale nazionali, al livello
internazionale, in particolare per ciò che riguarda il Kosovo e Metohija.

Per quanto concerne la situazione del Kosovo e Metohija, è stato
sottolineato che l'obbligo prioritario della nostra diplomazia sia di
ribadire in tutte le occasioni l'obbligo della comunità
internazionale di garantire il rigoroso rispetto ed una coerente
realizzazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1244
(del 1999), in cui si garantisce l'integrità territoriale della Serbia
e Montenegro, e gli Accordi di Kumanovo.

Non sussistono delle condizioni o delle possibilità, con cui o per le
quali la Serbia dovrebbe, facendo parte dell'Unione di Serbia e
Montenegro, accettare una qualsiasi forma d'indipendenza del Kosovo e
Metohija, fosse essa "condizionata", incondizionata, fattiva, formale
o qualsiasi altra, al posto di una "autonomia concreta".

FORUM di BELGRADO per un mondo di eguali


A cura del Forum di Belgrado, Italia
(Traduzione di Dragomir Kovacevic)