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Ivo Andric oggi: quando i ponti non uniscono

21.04.2005 - Con lo scoppio della guerra nella ex Jugoslavia anche i
grandi autori della letteratura, un tempo patrimonio comune, sono
stati presi di mira dalle logiche nazionalistiche di divisione. Tra i
più noti c'è il premio nobel Ivo Andric

[FOTO: Ivo Andric e il ponte sulla Drina]

Di Muharem Bazdulj, Vreme [http://www.vreme.com/%5d, 15 aprile 2005
(tit. orig. Trafike, marke i markice )
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

Nell'anno in cui si concludeva un secolo dalla nascita di Andric in
Bosnia iniziava ad infuriare la guerra. I più inclini alla simbologia
potrebbero scovarvi il motivo di un qualche timore e tremore
metafisico, specialmente se si tiene conto della scoperta di Miroslav
Karaulac, che uno dei titoli delle bozze della Lettera dal 1920 di
Andric era Lettera dal 1992 . In quelle circostanze infernali non
aveva né senso né c'era l'interesse di evocare il centenario della
nascita dello scrittore che ha iscritto la Bosnia nella mappa della
letteratura mondiale.

Filatelia

Oggi, invece, sono quasi dieci anni da quando la guerra è finita, e la
situazione a questo riguardo non è cambiata di molto. Alla metà del
mese di marzo, a trenta anni dalla morte di Andric, non si è quasi
detto nulla. Alcuni media si sono fatti sentire con adeguati
contributi, ma non se ne è parlato molto. Un'eccezione è stata la
Travnik di Andric, dove nella casa natia del premio nobel si è svolto
un modesto programma culturale in occasione dell'anniversario, nel
contesto del quale c'è stata la promozione anche di un'adeguata busta
stampata in onore di Andric, nell'edizione della locale società
filatelica. A Travnik, fra l'altro, negli ultimi anni la situazione
è cambiata in meglio, così, per esempio, il museo della Casa natia di
Ivo Andric, dopo più di dieci anni, ha ottenuto di nuovo un custode e
nel vero senso della parola ha aperto la porta a tutti i visitatori.
Tuttavia non bisogna dimenticare il fatto che a Travnik ancora oggi
non esiste una via intitolata ad Ivo Andric. Credo che dovrà scorrere
ancora tanta acqua nella Lasva prima che in questa città si inizi in
modo solenne ed ufficiale a badare alle opere del suo cittadino più
famoso.

200 marchi

A livello della Bosnia ed Erzegovina, le posizioni verso Andric
illustrano la situazione schizofrenica in cui si è trovato questo
Paese. La pseudo élite culturale bosgnacca e croata generalmente
rinuncia ad Andric (perché "odiava i musulmani", cioè perché
"nonostante fosse nato croato e cattolico aveva deciso di essere serbo
e unitarista jugoslavo"), mentre nella Republika Srpska spesso viene
vissuto come un precursore della tanto cara invenzione di una Bosnia
intesa come insostenibile Paese dell'odio . La stupidità e il non
senso di siffatte percezioni non meritano alcun commento. Però, c'è
un caso economico-monetario, che ha portato le cose al posto dovuto
(almeno simbolicamente). Cioè, una delle prime mosse della comunità
internazionale dopo Dayton fu l'introduzione di una nuova moneta
bosniaco-erzegovese. Dopo lunghe e dolorose trattative, fu deciso che
ogni entità potesse avere il diritto al proprio design delle
banconote, col fatto che tutti i bollati valgono sull'intero
territorio della BiH. Entrambe le entità decidono di legittimarsi con
gli scrittori: dalla parte bosgnacco croata per esempio Antun Branko
Simic e Musa Cazim Catic, e dalla parte serba Filip Visnjic e Jovan
Ducic; Entrambi vogliono Mesa Selimovic, mentre Andric lo "prendono" i
serbi. Il viso di Andric era previsto per le banconote da un marco
convertibile, ma, gli errori di stampa hanno impedito che tale
banconota entrasse in corso. Fortunatamente, perché alcuni anni dopo
ci fu la necessità di introdurre la banconota di taglio più alto, i
200 marchi, l'unica che sarà "comune". Su di essa (simbolicamente del
tutto giustificato!) si è trovato proprio Ivo Andric. E ciò
probabilmente sarà l'unico modo per rendere Andric nello stesso modo
caro a tutti: una faccia sulla banconota di taglio più alto (poco più
di 100 euro). A cosa questa digressione numismatica ? Perché essa può
suggerire quanto segue: se la Bosnia fosse un paese normale, nella
sua cultura l'opera di Ivo Andric sarebbe un forte fattore di
coesione. Ma oggi, purtroppo, e così ci insegnano anche i mentori del
mondo occidentale, l'unica cosa che ci deve unire è l'economia.

Nuove edizioni

In Croazia però, i colti di destra dividono Andric in "croato" ( Ex
Ponto, Nemiri ) e serbo (tutto il resto). Che qualcosa stia cambiando
in meglio potrebbe essere suggerito da alcune nuove edizioni delle
opere di Andric pubblicate dalla casa editrice Konzor di Zagabria.
Però, la vera cartina di tornasole è stata la decisione dello scorso
anno dello "Jutarnji list" di Zagabria di inserire nella sua edizione
il XX secolo, fra una trentina di libri, anche Il ponte sulla Drina .
La reazione dell'opinione pubblica anche in questo caso è stata un po'
schizofrenica, il libro è stato venduto in circa duecentomila copie,
ma alcuni media hanno seriamente pensato che il libro non si dovesse
stampare nell'originale, ma tradurlo in lingua croata! E' passato,
però, il tempo in cui le Ferite (Rane) di Dragojevic nella traduzione
croata erano diventate le Ferite (Ozljede) , per fortuna – aggiungiamo
noi. Anche in Bosnia, Andric è ritornato nelle biblioteche di casa
grazie ai libri venduti in edicola. All'interno della edizione
Biblioteca "Dani" del settimanale sarajevese "Dani", Andric (insieme a
Shakespeare) con tre titoli è stato l'autore più pubblicato. Il
cortile maledetto(Prokleta avlija), La cronaca di Travnik (Travnicka
hronika), La storia dell'elefante del visir e altre storie (Prica o
vezirovom slonu i druge price) sono (nuovamente) entrate nelle case
di decine di migliaia di bosniaco erzegovesi.

Il problema delle locali politiche culturali nazionali rispetto ad
Andric, in realtà è lo stesso problema che mutatis mutandis grava su
Kis o Krleza. Loro sono tutti troppo grandi se confrontati con i
sistemi odierni, sono tutti irriducibili alla misura della pulizia
nazionale, ma si fa di tutto per cercare di mutilarli sul letto di
Procuste del campanilismo. In una tale costellazione, qualsiasi viva
presenza di Andric sulla scena culturale è più il frutto di alcune
azioni individuali e alternative, che quello di una sistematica
preoccupazione. Il che forse non è male, ma è comunque triste che ci
siano dei Paesi in cui i premi nobel rappresentano l'alternativa .

Biografia di Ivo Andric dal sito nobelprize.org
http://nobelprize.org/literature/laureates/1961/andric-bio.html

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