Partito della Rifondazione Comunista - "Essere Comunisti"

COMUNICATO STAMPA

Un'aggressione grave e immotivata

Nel merito degli incidenti verificatisi a Roma nel corso della
"controparata" pacifista del 2 giugno scorso, indetta dal Comitato
promotore dell'Assemblea nazionale contro la guerra del 15 maggio, si
precisa quanto segue:

a) In primo luogo va ribadito che - al di là della versione della
questura e delle fantasiose ricostruzioni di alcuni giornali - si è
trattato di una vera e propria aggressione poliziesca nei confronti di
un corteo pacifico di qualche centinaio di persone, che intendevano
condurre a termine una manifestazione regolarmente autorizzata e lungo
il percorso concordato. Dopo l'immotivato (o assurdamente motivato)
blocco del corteo da parte delle forze di polizia, dopo due ore
diinutili trattative e di estenuante fronteggiamento, le poche
compagne e i pochi compagni rimasti avevano deciso di sciogliere la
manifestazione, ripercorrendo a ritroso un breve tratto di strada.

b) E' a questo punto che, al termine di una manovra avvolgente, è
scattata la carica e il pestaggio dialcuni compagni. Tra questi
Gualtiero Alunni, assessore Prc dell' 8° Municipio di Roma (al quale
sono stati praticati sette punti sulla testa e che, al momento in cui
scriviamo, è ancora precauzionalmente ricoverato in ospedale) è stato
raggiunto alle spalle e colpito a freddo e violentemente alla nuca.
Caduto al suolo e stordito, non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi
conto di ciò che accadeva né dell'identità del poliziotto artefice
dell'aggressione.

c) Va infine ancora sottolineata la gravità della vicenda, all'origine
della quale sta un'irresponsabile gestione della piazza da parte delle
forze di polizia nonché la grave decisione di impedire lo svolgimento
di una manifestazione pacifica e autorizzata. A motivazione di una
tale decisione, gli ufficiali di polizia presenti hanno indicato
niente meno che la presenza all'interno del corteo di uno striscione
dai contenuti indesiderati: uno striscione che imputava al ministro
dell'Interno la vergogna dei Cpt. Una motivazione evidentemente
pretestuosa, non legittimata da alcuna norma di legge, e soprattutto
grave sotto il profilo dell'elementare libertà diespressione e della
libertà di manifestare.

L'episodio suddetto non fa che accrescere la preoccupazione per il
clima da "guerra interna", lesivo dell'agibilità democratica, con cui
il governo delle destre intende reagire alla propria crisi diegemonia.
Certamente, nessun atto repressivo potrà mettere la sordina alla
volontà di pace e alla richiesta della gran parte dei cittadini del
nostro paese di far rientrare i militari italiani dall'Iraq

Bruno Steri (Forum contro la guerra – Prc- Area Essere Comunisti)

Roma, 3 giugno 2005


UN FORTE ABBRACCIO AL NOSTRO CARO GUALTIERO, CHE SI RIMETTA PRESTO!

Le compagne e i compagni di Essere Comunisti PRC di Roma

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"Cattivi segnali"

Editoriale prima pagina de il manifesto 3.6.05

Di GABRIELE POLO

E'stata una brutta festa. Saranno state anche poca cosa - come
minimizza la questura di Roma - ma quelle botte distribuite ieri a un
piccolo corteo pacifico, mentre a poche centinaia di metri la
Repubblica si celebrava in armi, segnano un pessimo compleanno. Non
s'era mai visto condizionare lo svolgimento di una manifestazione
all'esposizione di uno striscione considerato «offensivo» per il
ministro degli interni. Poco importa che quel pezzo di stoffa fosse
ben poco insultante: o le forze dell'ordine si considerano i tutori
della dignità di un ministro - riducendosi a guardia privata - oppure
l'ordine di ripiegare lo striscione incriminato è sintomo di qualcosa
di più grave e profondo.

Non sappiamo se quanto successo ieri sia frutto di un disegno
prestabilito, se Giuseppe Pisanu voglia ricamarsi addosso l'etichetta
di uomo forte magari applicando anche ai cortei le inutili direttive
sugli stadi di calcio (dove, per altro, si leggono cose infinitamente
peggiori e da cui non sarà certo estirpata la violenza con
provvedimenti di polizia). O se la «malattia» del G8 di Genova
continua a infettare questo governo. Ma, forse, dovremmo «limitarci» a
considerare anche il ministro degli interni niente di più che un
sintomo. Quello dello stravolgimento profondo dei diritti fondamentali
da parte di una rappresentanza politica sempre meno rappresentativa,
sempre più autonoma dalla società perché in crisi profonda. Una
questione che chiama in causa il degrado della democrazia, il
cambiamento per via «amministrativa» delle regole fondamentali della
Repubblica.

Il 2 giugno non è solo l'anniversario del referendum che cacciò i
Savoia e inaugurò la storia repubblicana. Quel giorno del 1946 venne
votata anche l'Assemblea costituente, in cui vennero eletti i
rappresentanti che in nome del popolo e sull'onda della resistenza
antifascista stilarono la Carta fondamentale dell'Italia democratica.
Quella Carta, all'articolo 21, afferma che «tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione». Un dettato che ieri è stato
violentato da un ordine insensato impartito da un gruppo di tutori
dell'ordine che a quella Carta giurano fedeltà. In questo
rovesciamento di senso vediamo l'aggressione alla Costituzione e la
sua revisione concreta, dopo le tante «limature» e annunci di modifica
fatti in sede istituzionale. E' ciò che è accaduto sulla guerra
(violazione dell'articolo 11), ciò che è successo sul lavoro e sui
diritti sociali (ignorando gli articoli 1 e 3). Un elenco che potrebbe
continuare mettendo a confronto le scelte politiche con il testo
costituzionale. Una serie di fatti formano un processo, quello in atto
dà tristemente corpo a uno spaventoso stato post-costituzionale.

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"Roma: la polizia carica i pacifisti"

di Checchino Antonini

Liberazione, 3 giugno 2005

Sulla rotaia del tram che va a Trastevere il sangue resterà a lungo,
seccato dal sole di giugno. Qualcuno prova a fare ombra su Gualtiero
Alunni, stramazzato tra due auto e ferito alla nuca da una
manganellata, con una bandiera dei Cobas. Al S. Camillo gli metteranno
sette punti ma, ha perso troppo sangue, passerà la notte in ospedale.
Alunni, 52 anni, è un assessore municipale di Rifondazione, lo
conoscono tutti. Ha le idee chiare e un carattere dolce.

Sono appena passate le 13. La furia di 200 tra agenti e carabinieri in
assetto di guerra non è durata molto. Quanto bastava per mandare
all'ospedale Alunni, ferire un altro ragazzo e lasciare segni su altre
schiene e teste. Manganelli impugnati alla rovescia che fanno più
male. Manganelli che sfasciano macchine parcheggiate. Inorridisce il
capo di gabinetto di Veltroni, Luca Odevaine, che tenta di avvicinare
il responsabile della piazza. Ma in quel momento il funzionario sembra
posseduto da uno spirito maligno. Gli dà del «testa di cazzo», come a
chiunque altro gli capiti a tiro. A pochi metri due agenti in
borghese, superdotati e ben armati, minacciano pesantemente il
vicepresidente del consiglio provinciale, Nando Simeone (Prc), che
tiene il tesserino bene in vista mentre cerca di verificare le
condizioni di Michele Monopoli, 38 anni, malconcio e ammanettato come
un animale in un Ducato della celere. Diranno di averlo fatto solo per
identificarlo. Diranno tante cose, perfino che non ci sono state
cariche ma solo reazione a insulti e lanci di sassi e bastoni.
Tenteranno di far credere che 200 robocop surriscaldati siano stati
circondati da un centinaio, tante neerano rimaste, di persone
abbigliate come per andare al mare. Un video della questura mostra
qualche pacifista indignato che alza la voce. I tg conieranno
l'inedita frase di "striscione non autorizzato".

Forse, però, è il caso di iniziare dal principio. Sono passate da poco
le 11 quando 200 pacifisti muovono da Porta S. Paolo verso Campo
de'Fiori per sfiorare appena la zona rossa della parata militare che
celebra la partecipazione italiana alla guerra globale. Pochi minuti
dopo il brusco stop da parte di un cordone massiccio diagenti con i
rinforzi che arrivano sgommando dalla Bocca della Verità. La versione
ufficiale, sciorinata in piazza dai dirigenti di ps, recita di uno
striscione avvistato dall'elicottero. Dicono che rappresenterebbe un
vilipendio. Lo andiamo a leggere: "Pisanu: la vergogna dell'Italia,
chiudiamo i Cpt". E' un lenzuolo striminzito parecchio dietro il
camion d'apertura che reca la parola d'ordine del corteo: meno spese
militari, più spese sociali. Il poco popolo che gli va dietro è fatto
da gente di Rdb, Cobas, Rifondazione, centri sociali, Action,
collettivi universitari, alcuni venuti anche da Napoli come Francesco
Caruso, altri da Milano. Lo striscione "non autorizzato" è stato
scritto dagli stessi antirazzisti che, pochi giorni fa, hanno
protestato fino a convincere la compagnia aerea Blu Panorama a non
fornire velivoli per i rimpatri forzati di migranti. Ora cercano di
mettere in piedi un osservatorio su Ponte Galeria, il Cpt romano, e
un'unità di crisi nazionale.

Il diktat delle polizie di consegnare lo striscione ricorda a qualcuno
quello che succedeva quando Kossiga era presidente e non gradiva che
si ricordasse quello che fece a Giorgiana Masi. La trattativa è
concitata. Russo Spena, deputato Prc, chiede in base a quale legge sia
possibile la sospensione di una manifestazione. E chi lo sa!,
rispondono candidi i funzionari lasciando intendere che l'ordine viene
dall'alto, più in alto dell'elicottero dalla vista aguzza. Il
prefetto, interpellato telefonicamente, declina ogni responsabilità,
il questore non avrebbe saputo fornire spiegazioni.

Si decide così di portare in testa lo striscione e di iniziare una
pressione simbolica sulla muraglia di caschi, anfibi e optional che,
però, non fa una piega. Volano parole e spintoni ma sembra finita lì,
dopo un lungo faccia a faccia dove la muraglia blu mostra perfino un
minimo diumanità. Il corteo gira su se stesso e fa per tornare sui
suoi passi passando per le strade interne di Testaccio. E' allora che
i cordoni di guardie perdono la testa. Non ci vuole granché ad
accerchiare i pochi manifestanti rimasti. Manganelli rovesciati e giù
botte e insulti e una poliziotta arraffa lo striscione, ormai celebre,
e scappa come una rugbista. La vista del sangue sembra placare
celerini e carabinieri. Può passare l'ambulanza per Gualtiero, può
aver luogo una prima assemblea all'ombra della Piramide per ragionare
insieme sull'impressionante salto di qualità della repressione. Si
dirà del deficit democratico di un paese dove non si può dire che i
Cpt siano una vergogna (Fiom), verrà denunciata l'assenza di certa
sinistra - i grandi giornali hanno ignorato completamente la
controparata - che ha lasciato i pacifisti in balìa del regime
(Bastaguerra) sacrificandoli a un rapporto più morbido con la guerra e
il governo (Progetto comunista del Prc). Naturalmente Cobas, Action, e
Rifondazione chiedono anche di risalire alla filiera delle
responsabilità, domandano una presa di posizione del centrosinistra.
Martedì prossimo alla Provincia ci sarà una grande assemblea cittadina.