da Mauro Gemma riceviamo e volentieri giriamo:
Elezioni presidenziali in Bielorussia: i primi risultati
Si profila una schiacciante vittoria di Lukashenko già al primo turno
Mentre ci accingiamo a chiudere il numero di "Nuove Resistenti",
vengono resi noti i primissimi risultati delle elezioni presidenziali
svoltesi oggi in Bielorussia Gli exit-poll e lo spoglio dei voti nelle
prime sezioni elettorali (in questo momento un quarto circa, con l'88%
delle preferenze a Lukashenko) sembrano confermare le previsioni
della vigilia.
Il presidente in carica Aleksander Lukashenko non solo verrebbe
riconfermato al primo turno, ma raccoglierebbe sul suo nome e attorno
al suo programma l'81,8 %, la schiacciante maggioranza dei voti
attribuiti da quasi il 90% dei 7 milioni di cittadini bielorussi che
erano chiamati alle urne. Un vero e proprio plebiscito.
Per i suoi concorrenti e per i loro sponsor occidentali sarà molto
difficile trovare argomenti convincenti per contestare la vittoria del
leader bielorusso. Il più votato dei candidati dell'opposizione,
Aleksander Milinkevich, alla testa di una coalizione ultranazionalista
che ha potuto utilizzare le decine di milioni di dollari stanziati
negli USA e la copertura mediatica garantita dall'Unione Europea dai
territori della Polonia e della Lituania, non riuscirebbe ad andare
oltre il 5,7% dei consensi. Gli altri due contendenti, Kozulin e
Gaidukovich, otterrebbero rispettivamente non più del 4,6% e 3,8%.
Il popolo bielorusso si è così pronunciato per la continuità
dell'originale esperienza di governo, inaugurata da Lukashenko una
dozzina di anni fa.
I cittadini della Repubblica di Belarus hanno scelto il modello di
"stato sociale" che ha preservato il loro paese dagli squilibri e
dalle ingiustizie delle ricette neoliberiste imposte agli altri stati
dell'ex Unione Sovietica. Hanno scelto la via del controllo pubblico
delle risorse strategiche del paese e del rifiuto della dipendenza
coloniale dall'Occidente. Hanno scelto di sbarrare la strada
all'espansione della NATO fino alle porte di Mosca. Hanno scelto di
proseguire spediti nella direzione della riunificazione politica ed
economica dello spazio post-sovietico, rifiutando il nazionalismo
disgregatore dell'unità dei popoli dell'ex URSS.
E' un dato difficilmente contestabile da chiunque guardi alla
Bielorussia con un minimo di obiettività.
Sappiamo bene, però, che l'imperialismo non mollerà la presa tanto
facilmente su un paese che così ostinatamente cerca di resistergli.
L'imperialismo cercherà ovviamente con il poderoso sostegno degli
strumenti di comunicazione di massa di cui dispone di imbastire ogni
tipo di provocazione e, soprattutto di influenzare l'opinione pubblica
americana ed europea per convincerla della necessità di adottare
misure estreme nei confronti della piccola repubblica.
I dirigenti degli USA e dell'Unione Europea hanno già delegittimato il
voto, prima ancora che si aprissero i seggi elettorali. Lo smacco
subito oggi potrebbe accentuarne l'aggressività.
Nel centro di Minsk, per questa sera è stata programmata, da parte di
gruppi organizzati ("Zubr") apertamente istigati e finanziati
dall'amministrazione USA, una manifestazione che si propone di
ripetere lo stesso drammatico copione che ha consentito negli anni
scorsi la realizzazione, sotto forma di "rivoluzioni colorate", dei
colpi di stato in Jugoslavia, in Georgia e in Ucraina.
Nel momento in cui scriviamo i dimostranti non sembrano essere più di
2.500, e tra questi diversi sono gli ucraini appartenenti alla
famigerata "Pora" con bandiere nazionali, bastoni e tirapugni al
seguito. I manifestanti sarebbero incitati da Milinkevich e Kozulin a
dare vita a un corteo e a provocare scontri con la polizia. Tutto fa
pensare però che si tratti solo di una reazione rabbiosa e impotente
che si propone di mascherare penosamente il vero e proprio "flop" di
quella che, nelle intenzioni, doveva rappresentare una nuova
"rivoluzione arancione".
In quanto a noi, consapevoli delle responsabilità che competono ai
militanti del movimento antimperialista in questo frangente, abbiamo
deciso di seguire con grande attenzione gli sviluppi della situazione
e ci siamo ripromessi di tornare ancora sull'argomento nei prossimi
numeri di "Nuove Resistenti", con altre notizie e approfondimenti.
Fin da ora, però, invitiamo le nostre lettrici e i nostri lettori,
tutti i militanti antimperialisti e del movimento per la pace ad
esprimere la propria solidarietà con la scelta democratica dei
cittadini della Repubblica di Belarus, ad esigere il rispetto del
verdetto espresso dalle urne e a rintuzzare, con un opportuno lavoro
di controinformazione, tutte le provocazioni che potrebbero essere
alimentate dalle campagne di stampa dei prossimi giorni, anticipate
dai commenti dei TG di questa sera.
19 marzo 2006
La redazione di "Nuove Resistenti"
http://www.resistenze.org
Elezioni presidenziali in Bielorussia: i primi risultati
Si profila una schiacciante vittoria di Lukashenko già al primo turno
Mentre ci accingiamo a chiudere il numero di "Nuove Resistenti",
vengono resi noti i primissimi risultati delle elezioni presidenziali
svoltesi oggi in Bielorussia Gli exit-poll e lo spoglio dei voti nelle
prime sezioni elettorali (in questo momento un quarto circa, con l'88%
delle preferenze a Lukashenko) sembrano confermare le previsioni
della vigilia.
Il presidente in carica Aleksander Lukashenko non solo verrebbe
riconfermato al primo turno, ma raccoglierebbe sul suo nome e attorno
al suo programma l'81,8 %, la schiacciante maggioranza dei voti
attribuiti da quasi il 90% dei 7 milioni di cittadini bielorussi che
erano chiamati alle urne. Un vero e proprio plebiscito.
Per i suoi concorrenti e per i loro sponsor occidentali sarà molto
difficile trovare argomenti convincenti per contestare la vittoria del
leader bielorusso. Il più votato dei candidati dell'opposizione,
Aleksander Milinkevich, alla testa di una coalizione ultranazionalista
che ha potuto utilizzare le decine di milioni di dollari stanziati
negli USA e la copertura mediatica garantita dall'Unione Europea dai
territori della Polonia e della Lituania, non riuscirebbe ad andare
oltre il 5,7% dei consensi. Gli altri due contendenti, Kozulin e
Gaidukovich, otterrebbero rispettivamente non più del 4,6% e 3,8%.
Il popolo bielorusso si è così pronunciato per la continuità
dell'originale esperienza di governo, inaugurata da Lukashenko una
dozzina di anni fa.
I cittadini della Repubblica di Belarus hanno scelto il modello di
"stato sociale" che ha preservato il loro paese dagli squilibri e
dalle ingiustizie delle ricette neoliberiste imposte agli altri stati
dell'ex Unione Sovietica. Hanno scelto la via del controllo pubblico
delle risorse strategiche del paese e del rifiuto della dipendenza
coloniale dall'Occidente. Hanno scelto di sbarrare la strada
all'espansione della NATO fino alle porte di Mosca. Hanno scelto di
proseguire spediti nella direzione della riunificazione politica ed
economica dello spazio post-sovietico, rifiutando il nazionalismo
disgregatore dell'unità dei popoli dell'ex URSS.
E' un dato difficilmente contestabile da chiunque guardi alla
Bielorussia con un minimo di obiettività.
Sappiamo bene, però, che l'imperialismo non mollerà la presa tanto
facilmente su un paese che così ostinatamente cerca di resistergli.
L'imperialismo cercherà ovviamente con il poderoso sostegno degli
strumenti di comunicazione di massa di cui dispone di imbastire ogni
tipo di provocazione e, soprattutto di influenzare l'opinione pubblica
americana ed europea per convincerla della necessità di adottare
misure estreme nei confronti della piccola repubblica.
I dirigenti degli USA e dell'Unione Europea hanno già delegittimato il
voto, prima ancora che si aprissero i seggi elettorali. Lo smacco
subito oggi potrebbe accentuarne l'aggressività.
Nel centro di Minsk, per questa sera è stata programmata, da parte di
gruppi organizzati ("Zubr") apertamente istigati e finanziati
dall'amministrazione USA, una manifestazione che si propone di
ripetere lo stesso drammatico copione che ha consentito negli anni
scorsi la realizzazione, sotto forma di "rivoluzioni colorate", dei
colpi di stato in Jugoslavia, in Georgia e in Ucraina.
Nel momento in cui scriviamo i dimostranti non sembrano essere più di
2.500, e tra questi diversi sono gli ucraini appartenenti alla
famigerata "Pora" con bandiere nazionali, bastoni e tirapugni al
seguito. I manifestanti sarebbero incitati da Milinkevich e Kozulin a
dare vita a un corteo e a provocare scontri con la polizia. Tutto fa
pensare però che si tratti solo di una reazione rabbiosa e impotente
che si propone di mascherare penosamente il vero e proprio "flop" di
quella che, nelle intenzioni, doveva rappresentare una nuova
"rivoluzione arancione".
In quanto a noi, consapevoli delle responsabilità che competono ai
militanti del movimento antimperialista in questo frangente, abbiamo
deciso di seguire con grande attenzione gli sviluppi della situazione
e ci siamo ripromessi di tornare ancora sull'argomento nei prossimi
numeri di "Nuove Resistenti", con altre notizie e approfondimenti.
Fin da ora, però, invitiamo le nostre lettrici e i nostri lettori,
tutti i militanti antimperialisti e del movimento per la pace ad
esprimere la propria solidarietà con la scelta democratica dei
cittadini della Repubblica di Belarus, ad esigere il rispetto del
verdetto espresso dalle urne e a rintuzzare, con un opportuno lavoro
di controinformazione, tutte le provocazioni che potrebbero essere
alimentate dalle campagne di stampa dei prossimi giorni, anticipate
dai commenti dei TG di questa sera.
19 marzo 2006
La redazione di "Nuove Resistenti"
http://www.resistenze.org