IL BUE CHE DICE CORNUTO ALL'ASINO


Hasim Thaci - terrorista UCK con il nome di battaglia "il Serpente" -
accusa il "governo kosovaro" di Agim Ceku - che guidò le truppe
ustascia nello sterminio della popolazione serba della Sacca di Medak
nel 1993 - di essere formato da criminali... Nel frattempo, sia il
Serpente che Ceku sono stati "assolti" dall'Interpol, e godono di
totale libertà di azione ed iniziativa politica, così come Ramush
Haradinaj, il leader del partito di Ceku AAK, il quale, benchè
incriminato dal "Tribunale ad hoc", è libero e giocondo ed ha potuto
riprendere l'attività politica (vedi IWPR'S TRIBUNAL UPDATE No. 443
Part 2, March 10, 2006).


Hasim Taqi «Sì, siamo criminali»

Accusa pesante Il leader kosovaro contro il premier Ceku: «Il governo
di Pristina non può che commettere crimini»

T. D. F. su Il Manifesto del 2-4-2006

Hasim Taqi, ora leader dell'opposizione albanese in Kosovo, ha
accusato inquesti giorni il governo di Pristina di corruzione e di
coinvolgimento in attività del crimine organizzato, proprio mentre
fervono le trattative per definire lo status finale della provincia.
Taqi, a capo del Partito Democratico del Kosovo ed ex comandante
dell'Uck, l'Esercito di Liberazione del Kosovo, ha dichiarato ai media
locali che il governo di Pristina rappresenta «una vergogna per i
cittadini del Kosovo». La regione, la cui maggioranza albanese chiede
l'indipendenza, è sotto controllo della Nato e della missione Unmik-
Onu dalla fine della guerra «umanitaria» dell'Alleanza atlantica
quando, con la pace di Kumanovo del giugno 1999, si stabilì che dopo 5
anni la regione sarebbe tornata sotto il controllo di Belgrado. Ora la
comunità internazionale, dimentica del trattato diventato risoluzione
1244 del Consiglio di sicurezza, vuole avviare il Kosovo
all'indipendenza che ha, di fatto, già favorito in questi sei anni che
sono stati feroci per la minoranza serba contro la quale si è
scatenata una sanguinosa contropulizia etnica con migliaia di vittime.
Il premier serbo Vojslav Kostunica, a Roma in questi giorni per il
vertice del Ppe, pur chiedendo un compromesso sull'idea di un
«autogoverno per il Kosovo», ha ribadito che tutti i serbi considerano
la regione culla della loro storia e ha denunciato l'illegalità
diffusa e la mancanza di ogni diritto elementare per i pochi serbi
rimasti. Al momento sono in corso intense trattative per stabilire
l'assetto definitivo del Kosovo - inclusa la riorganizzazione
municipale, che dovrebbe garantire maggiore autonomia alle minoranze
non albanesi locali. Taqi, che è a capo della delegazione albanese che
partecipa ai colloqui di Vienna, è incriminato a Belgrado per stragi e
crimini di guerra. Appare così quasi paradossale che sia proprio lui
ad affermato che il governo che rappresenta non abbia fatto abbastanza
per convincere a tornare a casa i circa 200 mila serbi che dal 1999
hanno lasciato la regione nel terrore. La comunità internazionale ha
chiesto alle autorità kosovare di conformarsi agli standard
internazionali in materia di democrazia e diritti umani prima di
definire lo status finale dell'area. Secondo Taqi, tuttavia, «questo
governo non può adempiere a nient'altro che al crimine». L'esponente
albanese ha quasi lanciato un messaggio di chi «la sa lunga», senza
scendere nei dettagli - come ha fatto invece due mesi fa un lungo
rapporto della Kfor-Nato che ha denunciato la crescita spaventosa del
crimine organizzato e dei traffici illegali - tuttavia appare evidente
il riferimento al crimine organizzato e ai traffici di droga e
persone, un fenomeno dilagante in Kosovo, così pericoloso che molti
commentatori internazionali parlano, nell'eventualità sciagurata
dell'indipendenza, della nascita di un «narcostato» nel sud est europeo.
Nell'ultimo anno, il Kosovo ha cambiato tre primi ministri - uno,
Ramush Haradinaj, è accusato all'Aja di crimini di guerra commessi
contro civili rom e serbi ancora nel 1998. Da due settimane è primo
ministro l'ex generale dell'Uck Agim Ceku. «Questo esecutivo ha
inglobato tutto il peggio», ha dichiarato Taqi, riponendo tuttavia
grande speranza in alcune «forze politiche e nella società civile, in
grado di soddisfare le aspettative». Belgrado si oppone
all'indipendenza del Kosovo e considera Taqi e l'attuale premier Agim
Ceku dei criminali. Ma l'Interpol, che pure denuncia la crescita del
crimine nella regione, ha recentemente ritirato i mandato d'arresto
contro Ceku e Taqi emessi dalla Serbia.