Premessa: questo è un articolo scritto nel 2009, quando Giampaolo Pansa godeva di buona salute e girava l’Italia presentando i suoi libri che continuiamo a definire “infami” anche dopo la morte del loro autore. Lo riproponiamo perché non è vero che de mortuis nihil nisi bonus...
Voleva imitare il Verga col Ciclo dei Vinti. Ma non si accorgeva che il vinto era lui, il povero Pansa. Vinto perché intellettualmente disonesto. Vinto perché ignobile e afflitto da un’avvilente desolazione morale. La desolazione morale di chi è in cerca di consenso e di denaro. Un cane alla catena del padrone, che gli tira le briciole del suo lauto pasto. In vita, il Pansa non fu mai giornalista.
Più che altro uno scribacchino mistificatore. Uno dei più subdoli falsificatori della verità storica. Un corrivo dell’ideologia del potere borghese. Uno di quelli, tanti nella nostra categoria, ahimé, che, con qualche organo al vento, ne intercettano la direzione e la seguono. Rinnegando se stessi. Incanalandosi nei rivoli delle ideologie alla moda.
Insomma, un esemplare di quella genia così diffusa nelle fila della nostra ex “sinistra” italica. Un revisionista. Ma, ciò che è peggio, uno che ha infangato la Resistenza.
Ovviamente, la Resistenza rossa. Quella comunista. Calpestando la memoria di tanti compagni, dei tanti, troppi, comunisti morti per combattere la tirannide nazifascista. Un vinto lui stesso. Un vinto che non suscita compassione. Tale fu Pansa.
Il suo Sangue dei vinti è un insulto all’intelligenza e alla Storia. Perché non ci si può permettere di considerare vinti, coloro che, con la prepotenza e la violenza tipica dei padroni, hanno massacrato i più deboli, i ceti popolari, le masse lavoratrici. Sadicamente godendo della tracotanza del proprio potere. Della paura inflitta a coloro che l’esistenza e la società relegarono, sul serio, ai margini destinati agli sconfitti. Ma che, da quei margini della Vita e del Tempo, hanno sempre voluto e saputo lottare, con la forza e la passione delle proprie idee. Una valore sconosciuto ai tanti Pansa di questo mondo!
E allora, al defunto Pansa, per il quale non versiamo certo lacrime ipocrite e la cui morte, in un mondo funestato dal sangue di vittime innocenti, lasciate sul terreno da quegli stessi padroni ai quali lui si era votato, vogliamo lanciare un augurio indelebile. O meglio, una bestemmia.
Che il sangue dei vinti possa segnare per sempre il tuo nome. Che tu possa annaspare, in eterno, nel Flegetonte dell’Inferno dantesco!