Informazione

https://www.cnj.it/home/it/cultura/8919-tesori-d-arte-della-serbia-medievale-orienta-menti-1.html


È disponibile il numero 1 della collana orientamenti di Jugocoord Onlus

 

Tesori d'arte della Serbia medievale

Un viaggio tra Oriente e Occidente

di Rosa D'Amico

Frankfurt: Zambon 2018

 

pagine 144, 17x24 cm, 18 euro
con un inserto di 16 pagine a colori
ISBN: 978-88-98582-69-3
altre info

 

Sommario

Introduzione 11
1. Per la costruzione di un ponte tra culture 11
2. Inquadramento storico: lo Stato serbo medievale, sul confine tra Oriente e Occidente 13
Capitolo 1. L’arte in Serbia al tempo della dominazione latina di Costantinopoli (1204‑1261) 19
1. Incroci e incontri in una terra di passaggio 19
1.1. Architettura e scultura dei monasteri serbi, tra Oriente e Occidente 19
1.2. La pittura bizantina e il rinascimento dell’arte antica al tempo della crisi 20
2. Il monastero di Studenica e la cattedrale di Žiča tra influssi romanici e bizantini 21
2.1. Studenica e la sua architettura al tempo di Nemanja 21
2.2. L’arte bizantina e i Nemanjić all’inizio del XIII secolo: la decorazione di Studenica 23
2.3. La cattedrale di Žiča 27
3. Mileševa nel contesto della scuola della Raška e del classicismo bizantino 30
4. Da Peć a Sopoćani 42
4.1. La fondazione della chiesa dei Santi Apostoli a Peć e i suoi affreschi più antichi 42
4.2. Il monastero di Sopoćani. Storia e architettura 44
4.3. Datazione e iconografia degli affreschi 47
4.4. Caratteri artistici delle pitture di Sopoćani 54
5. I grandi cantieri serbi del ’200 e i rapporti con l’Italia 58
Capitolo 2. Architettura e arte in Serbia al passaggio tra ’200 e ’300 63
1. Il monastero di Gradac, fondazione di Elena d’Angiò 63
1.1. Cambiamenti del linguaggio nell’arte bizantina tra la fine del ’200 e i primi del ’300 63
1.2. La chiesa dell’Annunciazione a Gradac tra tradizione e rinnovamento 64
2. La principale fondazione di Dragutin, Arilje 67
3. Al passaggio tra due secoli: recuperi e nuove tendenze 74
3.1. Il restauro dei Santi Apostoli a Peć. Gli interventi di fine secolo 74
3.2. Il restauro della cattedrale e del monastero di Žiča (1310) 76
Capitolo 3. I grandi cantieri della Serbia trecentesca: le fondazioni del re Milutin e l’attività di Michele Astrapa ed Eutichio 83
1. Una nuova fioritura artistica 83
2. Le fondazioni di Milutin: la cattedrale della Madonna di Ljeviša a Prizren 85
3. Le fondazioni di Milutin: San Giorgio a Staro Nagoričino in Macedonia 90
4. Le fondazioni di Milutin: la chiesa dei Santi Gioacchino ed Anna (Chiesa reale) nel complesso di Studenica 93
5. L’ultima fondazione di Milutin: il monastero di Gračanica 99
Capitolo 4. I grandi cantieri artistici nel periodo di massima espansione dello stato serbo 105
1. Il monastero di Dečani 105
1.1. Storia e architettura 105
1.2. La pittura «enciclopedica» bizantina e gli affreschi di Dečani 109
2. Gli interventi trecenteschi nel monastero di Peć 115
2.1. Aggiunte all’antico complesso: storia delle nuove fondazioni 115
2.2. Le pitture trecentesche nelle chiese del Patriarcato di Peć 118
Conclusioni. Le ultime fasi dell’arte nell’antica Serbia e le vicende dei monasteri dopo la conquista ottomana 123
Appendice 1. Genealogia 125
Appendice 2. Oggetti serbi in Italia: una testimonianza di un’identità dimenticata 127
Appendice 3. Appello della facoltà di arte applicata Filum di Kragujevac 133
Appendice 4. Gračanica 137
Elenco delle immagini 139
Elenco dei nomi e dei luoghi 144
Bibliografia citata 149


 

dalla Quarta di copertina:

Nel Medioevo proprio l’Italia fu, per vicinanza geografica, politica e culturale, la principale cassa di risonanza per la diffusione in Occidente di suggestioni bizantine e balcaniche. Purtroppo il debito contratto con quel mondo è stato a lungo quasi ignorato, a causa di secolari pregiudizi, incentivati anche dalla scarsa informazione sulla reale consistenza di un patrimonio, i cui maggiori monumenti sono in buona parte riaffiorati tra fine ’800 e inizi del ’900: salvo pochi vertici, l’intera arte bizantina è stata a lungo conosciuta in Italia soprattutto tramite opere tarde, o periferiche e «provinciali», che non rendono giustizia alla sua grandezza.

 

L'Autrice

Rosa D’Amico, dal 1976 al 2012 funzionaria della Soprintendenza per i Beni artistici e storici di Bologna, ha seguito nell’ambito della sua attività progetti di tutela, restauro e promozione culturale in città, nella provincia, e nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Ha curato numerose mostre e partecipato a pubblicazioni e convegni scientifici su vari argomenti, approfondendo in particolare gli studi sul periodo dal XIII al XV secolo. 
Dal 1994 ha avviato, in collaborazione con le Istituzioni culturali di Bologna e di altri luoghi d’Italia, progetti di scambio con la Serbia, approfondendo in particolare gli studi sui rapporti storico-artistici, con interventi a convegni e pubblicazioni e curando diverse iniziative espositive. È membro del Comitato scientifico-artistico di Jugocoord Onlus. 

 

collana orientamenti

La conoscenza della realtà jugoslava e balcanica nel nostro paese è meno che scarsa. Nonostante la prossimità geografica, le vicende comuni e gli inevitabili scambi culturali avuti nei secoli, la visione che permane egemone nella pubblica opinione è sintetizzabile con la ben nota locuzione: hic sunt leones. Se attorno al mondo slavo in genere prevalgono vuoi esotismo e intellettualismo vuoi pregiudizio e ostilità, sullo specifico jugoslavo dopo la crisi drammatica di fine Novecento è stata ulteriormente incoraggiata la propensione a rimuovere tutto quanto riguarda i caratteri al contempo unitari e multiformi di quello spazio culturale e storico-politico.
Perciò il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia Onlus si è dato come obiettivo costituente quello di rendere possibile una maggiore integrazione delle conoscenze in materia, ed a questo scopo "pubblicare libri, opuscoli, materiali audiovisivi" oltre che diffondere e rendere sempre disponibili informazioni con i moderni strumenti telematici e promuovere specifiche iniziative culturali ed informative.
In linea con questo intendimento viene promossa la collana orientamenti, la quale, intervenendo in territori della Conoscenza attualmente popolati poco e male, necessariamente si prefigge di fornire innanzitutto gli strumenti basilari – ripubblicando classici o traducendo testi importanti mai giunti prima in Italia, fornendo strumenti sintetici e divulgativi su temi diversi, rispondendo alle richieste di chi è veramente interessato a sapere e capire.

CONTENUTI DELLA COLLANA:

Arte e cultura slava e balcanica / Storia contemporanea / Movimento di Liberazione / Politica internazionale / Mondo slavo / Biografie / Movimento operaio e antifascista / Internazionalismo partigiano / Teoria politica / Linguistica / Nazionalità e identità / Amicizia tra i popoli / Macroeconomia / Materiali per la Associazione



Guerra biologica

1) L’accerchiamento batteriologico Usa della Russia (di Fabrizio Poggi)
2) L’esercito di insetti del Pentagono (di Manlio Dinucci, TESTO e VIDEO)
3) I crimini di Gilead Sciences mascherano test del Pentagono? (Rete Voltaire)


Si veda anche:
Diplomatici statunitensi coinvolti nei programmi di guerra batteriologica (di Diljana Gajtandzhieva, Naturalblaze 18 settembre 2018)
L’Ambasciata USA a Tbilisi trasporta sangue umano congelato e agenti patogeni come carico diplomatico per un programma militare segreto degli Stati Uniti. Documenti interni, implicanti diplomatici statunitensi nel trasporto e sperimentazione di agenti patogeni sotto copertura diplomatica, sono stati svelati da esperti georgiani... Esperimenti segreti di notte / Gas velenoso uccide due filippini / Sangue umano e agenti patogeni come carico diplomatico all’ambasciata degli Stati Uniti / Il Pentagono: prostitute severamente vietate, niente sesso all’estero / Gli scienziati statunitensi testano i virus sotto l’immunità diplomatica / Il diritto internazionale non è applicabile / Drone per diffondere zanzare tossiche / Polvere bianca sulla Cecenia / Appaltatori privati: L’agenzia DTRA (Defense Threat Reduction Agency) ha esternalizzato gran parte del lavoro del programma militare presso società private... / Giornalista espulsa dal Parlamento Europeo per aver affrontato il funzionario USA sulle armi biologiche / Bioarmi etniche / I georgiani venivano usati come conigli da laboratorio / Da Parigi con amore / Rapporti riservati: almeno 100 casi di morte in Georgia


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L’accerchiamento batteriologico Usa della Russia


di Fabrizio Poggi, 14 settembre 2018

Torna di attualità a Mosca l’allarme per i laboratori biologici statunitensi sparsi nelle vicinanze dei confini russi. Secondo l’ex Ministro per la sicurezza georgiano, Igor Ghiorgadze, ci sarebbero le prove di attività illecite, da parte Centro di ricerche yankee Richard Lugar, aperto in Georgia all’epoca della presidenza del transfuga “ucraino-polacco” Mikhail Saakašvili. In una conferenza stampa a Mosca, Ghiorgadze ha dichiarato di essere in possesso di documenti che testimoniano di esperimenti biologici su esseri umani; in particolare, un elenco di 30 persone, ricoverate a suo tempo presso il Centro e decedute per epatite C: 24 di esse sarebbero morte nello stesso giorno. L’ex Ministro ha indirizzato una lettera aperta a Donald Trump chiedendogli di chiudere il laboratorio – il suo passaggio sotto giurisdizione georgiana, promesso sin dalla sua inaugurazione, non è ancora avvenuto – e condurre un’indagine sugli esperimenti. 

Riportando la notizia, la Tass nota che gli Stati Uniti hanno sì firmato a suo tempo il Protocollo di Ginevra del 1925 che vieta l’uso di armi batteriologiche e la Convenzione del 1972 che proibisce lo sviluppo di armi batteriologiche e tossicologiche (BTWC); ma lo hanno fatto, con il codicillo secondo cui il divieto di sviluppo delle armi biologiche non proibisce le ricerche nel settore. E Mosca si dice seriamente preoccupata per il fatto che molti laboratori biologici segreti statunitensi si trovino in prossimità dei confini russi.

Dall’Armenia giunge la notizia secondo cui il nuovo Primo ministro Nikol Pašinian avrebbe consentito a specialisti russi l’accesso ai laboratori biologici americani nel paese. In un’intervista a Kommersant, Pašinian ha assicurato che in tali laboratori “non c’è nulla di preoccupante”, data la loro “alta qualità. Credo che sia un bene che ci siano qui tali qualificati laboratori, che in nessun caso possono essere usati contro la Russia” ha detto il Primo ministro armeno.

Di tutt’altro avviso l’ex consigliere russo del Segretario generale dell’ONU, Igor Nikulin, che da tempo lancia l’allarme sugli oltre 400 laboratori USA sparsi per il mondo, in cui si mettono a punto armi biologiche, indirizzate in particolare contro il codice genetico dei russi, dopo che il Pentagono, già un anno fa, aveva ammesso la raccolta di loro materiali biologici. Il Dipartimento della difesa aveva dichiarato che il Molecular Research Center del 59° Medical Air Group della US Air Force stava conducendo studi per identificare vari biomarker legati a lesioni, operando anche su campioni di origine russa, tanto che intendeva acquistare 12 campioni della molecola RNA e 27 campioni del liquido sinoviale di cittadini russi. L’annuncio pubblico specificava che doveva trattarsi di campioni di europoidi e non sarebbero state prese in considerazione persone, ad esempio, originarie dell’Ucraina. Lo stesso Vladimir Putin aveva accennato alla faccenda della raccolta di biomateriali “di diversi gruppi etnici e individui da punti diversi della Federazione Russa”, domandandone retoricamente lo scopo.

Ora, dopo diversi casi di ampi focolai di peste suina africana (ASF), lo stesso Nikulin, intervistato da Sputnik Lettonia, punta il dito sui laboratori biologici USA in Georgia e in Ucraina, sottolineando che la ASF potrebbe essersi espansa in Cina a partire da qualche paese dell’est europeo o del Caucaso, con cui Pechino ha intensi scambi di prodotti agricoli. 

“Gli americani hanno una lunga esperienza in fatto di guerra biologica” dice Nikulin; “basti pensare a cosa hanno imbastito a suo tempo contro Cuba, a come ne hanno infettato i suini. Credo che l’America stia conducendo una guerra biologica permanente contro la Russia e un certo numero di paesi europei. Non ci sono dubbi che i focolai di ASF siano aumentati di molte volte negli ultimi anni, come non era mai accaduto prima, e proprio nelle aree più prossime a Georgia e Ucraina, dove si trovano questi laboratori americani” ha concluso Nikulin.

Sputnik Lettonia evidenzia anche come il mosaico di focolai di ASF offra un quadro abbastanza netto del poligono sperimentale in cui il Pentagono mette a punto le proprie armi biologiche e in cui rientrano anche i Paesi baltici. Lo scorso giugno, l’infezione fu rilevata in poche centinaia di suini in Lettonia; ma, poco dopo, in un solo allevamento nel distretto di Akmenė, in Lituania (proprio sul confine lettone), si sono dovuti abbattere quasi ventimila suini. Oggi, il governo di Vilnius promette incentivi agli agricoltori perché rinuncino all’allevamento di suini, dopo che si sono scoperti ancora 41 focolai di ASF. In Estonia, si sono dovuti abbattere alcune centinaia di cinghiali infetti.

Le statistiche sui focolai di ASF nei Paesi baltici, nota Sputnik, inducono a presumere che la non normale resistenza del virus alle condizioni climatiche settentrionali possa essere stata creata in laboratorio. Per di più, i focolai di ASF sono apparsi quasi simultaneamente su un fronte che va dalla da Georgia a Ucraina, Moldavia, Polonia e Paesi Baltici e coincide con una catena di laboratori biologici del Pentagono dislocati in Armenia, Azerbaidžan, Georgia, Kazakhstan, Kirghizia, Uzbekistan, Tadžikistan, Moldavia, Ucraina. 

Sembra che il nord dell’Eurasia sia ora l’epicentro di tutte le malattie più pericolose, come lo erano stati i paesi latino-americani tra il 1949 e il ’69: Washington ha ammesso di aver condotto 239 esperimenti di armi batteriologiche proprio in quel ventennio. Ora, a quanto pare, si è spostato più a nord.


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Versione VIDEO: L'Arte della Guerra - L’esercito di insetti del Pentagono (IT/PT/EN/FR/DE/SP) (PandoraTV, 9 ott 2018)
Sciami di insetti, che trasportano virus infettivi geneticamente modificati, attaccano le colture di un paese distruggendo la sua produzione alimentare: non è uno scenario da fantascienza, ma quanto sta preparando l’Agenzia del Pentagono per i progetti di ricerca scientifica avanzata (Darpa)...



L'arte della guerra. La rubrica settimanale a cura di Manlio Dinucci

L’esercito di insetti del Pentagono

di Manlio Dinucci 
su Il Manifesto del 9.10.2018

Sciami di insetti, che trasportano virus infettivi geneticamente modificati, attaccano le colture di un paese distruggendo la sua produzione alimentare: non è uno scenario da fantascienza, ma quanto sta preparando l’Agenzia del Pentagono per i progetti di ricerca scientifica avanzata (Darpa). Lo rivelano su Science, una delle più prestigiose riviste scientiche, cinque scienziati di due università tedesche e di una francese. Nel loro editoriale pubblicato il 5 ottobre, mettono fortemente in dubbio che il programma di ricerca della Darpa, denominato «Alleati insetti», abbia unicamente lo scopo dichiarato dall’Agenzia: quello di proteggere l’agricoltura statunitense dagli agenti patogeni, usando insetti quali vettori di virus infettivi geneticamente modificati che, trasmettendosi alle piante, ne modificano i cromosomi. Tale capacità – sostengono i cinque scienziati – appare «molto limitata». Vi è invece nel mondo scientifico «la vasta percezione che il programma abbia lo scopo di sviluppare agenti patogeni e loro vettori per scopi ostili», ossia «un nuovo sistema di bioarmi». Ciò viola la Convenzione sulle armi biologiche, entrata in vigore nel 1975 ma restata sulla carta soprattutto per il rifiuto statunitense di accettare ispezioni nei propri laboratori. I cinque scienziati specificano che «basterebbero facili semplificazioni per generare una nuova classe di armi biologiche, armi che sarebbero estremamente trasmissibili a specie agricole sensibili, spargendo insetti quali mezzi di trasporto».

Lo scenario di un attacco alle colture alimentari di Russia, Cina e altri paesi, condotto dal Pentagono con sciami di insetti che trasportano virus infettivi geneticamente modificati, non è fantascientifico. Quello della Darpa non è l’unico programma sull’uso di insetti a scopo bellico. Il Laboratorio di ricerca della US Navy ha commissionato alla Washington University di St. Louis una ricerca per trasformare le locuste in droni biologici. Attraverso un elettrodo impiantato nel cervello e un minuscolo trasmettitore sul dorso dell’insetto, l’operatore a terra può capire ciò che le antenne della locusta stanno captando. Questi insetti hanno una capacità olfattiva tale da percepire istantaneamente diversi tipi di sostanze chimiche nell’aria: ciò permette di individuare i depositi di esplosivi e altri impianti da colpire con un attacco aereo o missilistico. Scenari ancora più inquietanti emergono dall’editoriale dei cinque scienziati su Science. Quello della Darpa – sottolineano – è il primo programma per lo sviluppo di virus geneticamente modificati per essere diffusi nell’ambiente, i quali potrebbero infettare altri organismi «non solo nell’agricoltura».

In altre parole, tra gli organismi bersaglio dei virus infettivi trasportati da insetti potrebbe esservi anche quello umano. È noto che, nei laboratori statunitensi e in altri, sono state effettuate durante la guerra fredda ricerche su batteri e virus che, disseminati attraverso insetti (pulci, mosche, zecche), possono scatenare epidemie nel paese nemico. Tra questi il batterio Yersinia Pestis, causa della peste bubbonica (la temutissima «morte nera» del Medioevo) e il Virus Ebola, contagioso e letale. Con le tecniche oggi disponibili è possibile produrre nuovi tipi di agenti patogeni, disseminati da insetti, verso i quali la popolazione bersaglio non avrebbe difese. Le «piaghe» che, nel racconto biblico, si abbatterono sull’Egitto con immensi sciami di zanzare, mosche e locuste per volontà divina, possono oggi abbattersi realmente sul mondo intero per volontà umana. Non ce lo dicono i profeti, ma quegli scienziati restati umani.



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I crimini di Gilead Sciences mascherano test del Pentagono?

Rete Voltaire | 5 Ottobre 2018 

La società Gilead Sciences, violando le norme internazionali e senza informare adeguatamente i pazienti, ha deliberatamente continuato i test di Sovaldi (Sofosbuvir), il suo farmaco contro l’epatite C.
A dicembre 2015, durante la sperimentazione del farmaco nel laboratorio georgiano di Gilead Sciences, sono morti 24 pazienti. La società statunitense ha però proseguito i test senza informare delle morti le nuove cavie: ci sono stati altri 49 decessi. Questo quanto ha rivelato, documenti alla mano, l’ex ministro georgiano per la Sicurezza Nazionale, Igor Guiorgadze.
La medesima pillola Sovaldi è venduta a 4,89 $ U.S. in India e a ben 1.000 $ negli Stati Uniti. Le 12 settimane di trattamento costano 705 euro in India, 28.700 euro in Europa, 84.000 $ negli Stati Uniti.
L’ex segretario USA della Difesa, Donald Rumsfeld, è stato direttore generale della società farmaceutica ed è tuttora uno dei suoi principali azionisti.
Nel 1997 Rumsfeld riuscì a far omologare il farmaco contro il vaiolo di Gilead Sciences, il Cidofovir, e a farne inserire la molecola nelle ricerche del Pentagono sul bioterrorismo, intascando così favolose royalty. Nel 1998 Rumsfeld convinse il presidente Bill Clinton a bombardare la fabbrica farmaceutica concorrente di Al-Shifa (produttrice di un farmaco per l’AIDS copiato da Gilead Sciences) col pretesto che si trattava di un’industria in cui si producevano armi chimiche per Al Qaeda. Nel 2001 Rumsfeld divenne segretario alla Difesa e, quando ci furono gli attacchi all’antrace, Gilead Sciences fornì al Pentagono i farmaci contro il vaiolo.
Il comandante delle forze russe di protezione radiologica, chimica e biologica, Igor Kirillov, sospetta che i test del Sovaldi siano in realtà sperimentazioni di armi illegali per conto del Pentagono.
Secondo il senatore russo Igor Morozov, «l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) dovrebbe obbligare gli Stati Uniti a rendere pubblici i dati sullo sviluppo di armi biologiche e sui test su esseri umani. Se la questione non può essere risolta all’interno dell’Organizzazione, ne deve essere immediatamente investito il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite».

Traduzione 
Rachele Marmetti
Il Cronista





Izjave SRP-e Hrvatske

[Due comunicati dal SRP – Partito Socialista dei Lavoratori, unica formazione politica croata ad opporsi esplicitamente alla adesione della Croazia alla NATO e a stigmatizzare la retorica europeista della narrazione dominante]

1) 8. LISTOPAD – DAN OBMANE
[Un commento sull'anniversario dell' 8 ottobre 1991, giornata in cui fu compiuta la sciagurata scelta di formalizzare la secessione antijugoslava]
2) STOP NATO BAZAMA U HRVATSKOJ!
[Presa di posizione contro l'installazione a Zara di un presidio permanente dell'aviazione della NATO, realizzando la prima vera e propria base straniera alla faccia delle ciance sulla "indipendenza" che il paese avrebbe conseguito nel 1991]


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8. LISTOPAD – DAN OBMANE

8. listopada 2018. / SRP 

U ponedjeljak 8. listopada, u Hrvatskoj se obilježava tzv. Dan neovisnosti, ustvari događaj od pred 27 godina kada je Hrvatski sabor donio odluku o jednostranoj secesiji iz zajedničke države SFR Jugoslavije, što je za posljedicu imalo kontrarevolucionarnu promjenu društveno-političkog i ekonomskog sistema i otpočinjanje međuetničkog i međukonfesionalnog oružanog sukoba s elementima građanskog rata.

Tim povodom, u nedjelju je premijer Andrej Plenković uputio građanima Hrvatske samodopadno propagandno intoniranu čestitku. U čestitci je izneseno pregršt netočnih tvrdnji i neprovjerenih pretpostavki. Već na samom početku sporna je premijerova tvrdnja o Hrvatskoj kao samostalnoj i slobodnoj. Hrvatska nije samostalna, ona je dio svog suvereniteta prepustila u tuđe ruke, ona je duboko vazalna i nesamostalna u donošenju važnih odluka i zakonskih akata. Ona nema odriješene ruke u upravljanju vlastitom privredom, već mora za dopuštenje pitati svoje nadređene u EU, poput najnovijeg slučaja rješavanja krize u brodogradnji. Hrvatska nema vlastitu monetarnu politiku,jer je svoje banke prepustila tuđem kapitalu, također telekomunikacije, energetiku, vrijedne turističke objekte, a građani se snabdijevaju u trgovačkim lancima u stranom vlasništvu. Na vanjskom planu također Hrvatska je u više navrata sprovodila poteze suprotne svom interesu, a u korist međunarodnih imperijalističkih centara moći, poput događaja u Siriji, pitanju prava palestinske državnosti, slanja vojnika u tuđe udaljene krajeve s čijim žiteljima nismo u sukobu i iz kojih nam ne prijeti nikakva ugroza.

Navodni privredni rast, koji premjer spominje, demantira sve niži standard sve većeg broja građana, otpuštanja s posla, katastrofalno stanje u poljoprivredi i masovni odlazak mahom mladih i stručnih kadrova na rad u inozemstvo, a koji se u proteklih 27 godina broji u stotinama hiljada.

Kad tome dodamo kriminalnu pljačku društvene imovine, koja je stvarana od oslobođenja pa do secesije 90-ih, protjerano stanovništvo srpske nacionalnosti, koje se također broji u nekoliko stotina hiljada, s područja gdje su vjekovima živjeli, uništena i napuštena sela i naselja, porušene kuće i gospodarske objekte, onda se sasvim sigurno mnogi građani Hrvatske ne osjećaju ponosni kao što premijer sugerira.

Na kraju poruke, premijer spominje i evropske vrijednosti, naravno, paušalno bez obrazloženja, i Hrvatsku uključenost u njih. Međutim, evropske vrijednosti ne sastoje se samo od humanizma, prosvjetiteljstva, znanstvenih i kulturnih dostignuća, modernosti u korist čovječanstva, već među evropske „vrijednosti“ spada i permanentno nasilje vječne borbe koje su Evropljani vodili među sobom, ali i kao osvajači i kolonizatori koji su opljačkali enormna bogatstva, uništili i istrijebili čitave narode i civilizacije, uz blagoslov crkvenog klera. Na tlu Evrope su nastali fašizam i nacizam, započeta su dva najrazornija svjetska rata, industrijski su uništavani ljudi, žene i djeca u koncentracionim logorima. I dan danas sljedbenici fašističke ideologije marširaju uniformirani u evropskim gradovima i osvajaju politički prostor.

Vladimir Kapuralin


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http://www..srp.hr/stop-nato-bazama-u-hrvatskoj/

STOP NATO BAZAMA U HRVATSKOJ!

8. listopada 2018. / SRP

NATO varit će nam tugu, crninu i sramotu

Socijalistička radnička partija (SRP)
 upućuje oštar protest Vladi Republike Hrvatske izražavajući žestoko neslaganje, jednako kao i velika većina naših građana, s postupcima daljnje militarizacije ove zemlje činom nedavnog potpisivanja „Memoranduma o razumijevanju o uspostavi multinacionalnog središta u Zadru za obuku helikopterskih posada za provedbu specijalnih zadaća zrakoplovnih snaga“, čime Hrvatska široko otvara vrata prvoj NATO bazi na svom teritoriju. Smatramo to još jednim neodgovornim korakom s nesagledivim posljedicama uvlačenja zemlje u sve opasnije obračune na uzavreloj međunarodnoj sceni iz razloga ideološke, ekonomske i vojne dominacije alijanse, kao i neprihvaćanje sramne uloge izvođača ratnih radova za imperijalističke ciljeve po svijetu!

Već i sama izjava Rose Gottemoeller, zamjenice glavnog tajnika NATO-a, da će „centar biti namijenjen za obuku timova specijaliziranih za prijevoz specijalnih zračnih snaga u iznimno zahtjevnim misijama“, potvrđuje činjenicu da NATO u Hrvatskoj otvara bazu za obuku i potporu agresivnim misijama svojih trupa po ovom dijelu svijeta, kao i daljnju namjeru agresivne penetracije u širem regionu s ciljem dominacije.

NATO nema mandat u ovoj zemlji – od ovog naroda! Ali i ovim sporazumom, građani su ponovno dovedeni pred svršeni čin jednako kao kada se pristupalo ovom militantnom savezu 2009. odlukom saborskih zastupnika, bez prilike narodu da se referendumom izjasni po ovom važnom pitanju. Svrstavajući se uz samozvanog svjetskog policajca i ostale svjetske silnike, za čije interese već ginu naši ljudi na mnogim stranama svijeta, licemjerno zvuče riječi resornog ministra obrane prigodom potpisivanja Memoranduma „da je ovo veliki dan za Hrvatsku i Hrvatsku vojsku“.

Napuštajući politiku nesvrstanosti i miroljubive koegzistencije među zemljama s različitim političkim sistemima, politiku suradnje i nemiješanja u tuđe poslove, koja je u prošlosti Hrvatskoj u sklopu Jugoslavije stvorila izuzetan politički utjecaj i poštovanje cijelog svijeta, svojim „aktivnim partnerstvom“ u ovom vojnom savezu, koji poduzima intervencije i agresije širom svijeta – često i bez odobrenja OUN-a, među brojnim zemljama međunarodne zajednice bitno je ugrožen ugled jedne samostalne i suverene zemlje.

Ne pristajemo na otvaranje NATO baza u Hrvatskoj kako bi naša zemlja postala svojevrsni „nosač aviona“ za ratoborne akcije ovog saveza širom svijeta!

Stoga tražimo od Vlade da se ovaj štetni sporazum poništi u korist mira, razoružanja i opće demilitarizacije Balkana i svijeta te vraćanja svih vojski unutar svojih granica, što bi trebao biti jedan od osnovnih interesa i temelja politike na međunarodnom planu, a na tragu mnogih međunarodnih sporazuma i konvencija OUN-a, kao i zbog našeg turizma u tim krajevima koji će, postojanjem ove baze, biti iznimno ugrožen. Pozivamo građane Zadra i okolice, kao i ostale, da se javnim protestima suprotstave ovoj namjeri.



(deutsch / english / italiano)

Washington pronta a far esplodere la Chiesa Ortodossa 

0) Altri link e brevi
1) Washington pronta a far esplodere la Chiesa Ortodossa (Rete Voltaire 26.9.2018)
2) Faith, power, money: Conflicting agendas in Ukraine Church politics (Jim Jatras, 3 Oct, 2018)
3) Der Reformator Poroschenko. Der ukrainische Präsident will eine nationale Kirche aufbauen (R. Lauterbach, 12.09.2018)


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Sul ruolo infame della chiesa uniate e sugli attacchi alla chiesa ortodossa russa in Ucraina si vedano anche:

https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#uniati2014
https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#uniati2015
https://www.cnj.it/documentazione/ucraina.htm#uniati20172018

e, in ordine cronologico inverso:

Papa Francesco e la resistenza ucraina. Gli appelli per Oleg Sentsov (di Vladimir Rozanskij, 20.8.2018)
Le comunità ucraine nel mondo premono su papa Francesco e il Vaticano perché appoggi il destino della nazione e delle Chiese lì presenti, in tensione con la Russia... Lo scorso 8 agosto il papa ha ricevuto in udienza un gruppo di giovanissimi ospiti dall’Ucraina, guidati da Pavel Klimkin, ministro ucraino degli esteri. A nome di tutti i ragazzi, Klimkin ha donato al pontefice il “Libro della bontà”... Nelle sue parole pare esservi un certo scetticismo dopo l’incontro con Parolin... Un’altra questione su cui il ministro degli Esteri ucraino si è intrattenuto nei colloqui in Vaticano, è la condizione del “prigioniero di guerra” Oleg Sentsov... Il regista-simbolo della resistenza ucraina è stato ricordato anche il 7 agosto a Baltimora, negli Usa, al banchetto dell’organizzazione cattolica dei “Cavalieri di Colombo”, dove era stato invitato il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, l’arcivescovo maggiore Svjatoslav Shevchuk... Shevchuk ha ricordato che l’ordine dei “Cavalieri di Colombo” è attivo in Ucraina soltanto dal 2013, e conta già più di un migliaio di membri. La sua breve storia si accompagna idealmente alla lotta per l’indipendenza dell’Ucraina dall’aggressore russo: “Ricordate che non è soltanto una nostra guerra, è un combattimento in favore dell’umanità intera!” ha esortato il capo degli uniati ucraini. Nella grande diaspora ucraina in Usa e in Canada è molto forte anche il sostegno alla richiesta di autonomia della Chiesa nazionale, tra gli ortodossi e gli stessi greco-cattolici. Nella città di Winnipeg, ad esempio, è attiva fin dal 1985 una sezione dei “Cavalieri di Colombo”, formata in maggioranza da greco-cattolici, appoggiati dall’arcivescovo locale. Le dispute ucraine non sono infatti limitate ai confini dello Stato originario, ma assumono rilevanza internazionale.

A Kiev, è partita una nuova guerra. Di religione (Raffaele Oriani, 17.7.2018)
Mentre da quattro anni l'Ucraina è logorata dal conflitto con la Russia, si apre un nuovo fronte. La Chiesa ortodossa locale vuole staccarsi da Mosca. Reportage...
https://rep.repubblica.it/pwa/anteprima/2018/07/17/news/ucraina_russia_chiesa_ortodossa_scisma_religione_guerra-202001517/

Il capo dell'Unione delle Confraternite Ortodosse dell'Ucraina ha respinto un aggressione di nazisti con le aste degli stendardi religiosi (Enrico Vigna, giugno 2018)
Arrivati ​​sulla scena dell'incidente, la polizia ucraina ha lasciato gli aggressori andare via tranquillamente... Valentin Lukyanik è da anni attaccato e minacciato dalle bande neonaziste. Due anni fa il suo  appartamento era stato attaccato e bruciato... Valentin Lukyanik è stato, fin dai fatti di Maidan, uno dei partecipanti più attivi nella lotta contro i nazionalisti e i neonazisti ucraini, che hanno attaccato i cittadini russi di Kiev...

Papa Francesco al fianco dei militari di Kiev, legittimando il golpe nazifascista di Euromaidan del 2014 (pagina FB di Noi Restiamo, 28.5.2018)
https://www.facebook.com/NR.noirestiamo/posts/196122441027352
Proprio in questi giorni in cui torna a scaldarsi la situazione sul fronte dove le autoproclamate repubbliche popolari resistono nell'isolamente internazionale, isolate proprio da quelle sinistre che hanno elevato papa Francesco a guida politica, lui accoglie a Roma un battaglione militare delle forze di Kiev. Come fu per l'incontro tra Wojtyla e Pinochet ancora una volta la chiesa si rivela strumento di tenuta e di copertura ideologica del nemico.

La curiosa “lotta alla corruzione” nell’Ucraina golpista (di Fabrizio Poggi, 11.12.2017)
... per l’ennesima volta, un alto esponente delle gerarchie ecclesiastiche ucraine è tornato a consacrare i massacri nel sudest del paese. Questa volta, è toccato al capo della chiesa greco-cattolica, Svjatoslav Ševčuk, in diretta tv, pontificare che non è giusto definire “assassini” i soldati che bombardano la popolazione civile del Donbass (...) Più di un anno fa, il patriarca Filaret, aveva sentenziato che dio permette di attaccare “l’aggressore dell’est”, con l’obiettivo di illuminare gli atei: “le persone soffrono di più nell’est dell’Ucraina e non all’ovest. Perché? Perché là i senzadio sono in maggioranza.. Se non si pentiranno e non si rivolgeranno a dio, anche le loro sofferenze continueranno”. Ancor prima, il metropolita della diocesi di Lutsk e Volinia, Mikhail Zinkevič, aveva detto ai fedeli: ”Voi dovete pregare nella vostra lingua ucraina e non nella lingua dell’occupante” e “ogni candela acquistata nelle chiese del patriarcato di Mosca, è una pallottola per uccidere i vostri figli”. Lo stesso Zinkevič che pochi mesi fa, nel benedire la chiesa di tutti i santi nella zona di Volčanka, aveva definito “uomini dalla vita santa” i membri dell’UPA filonazista...
http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/12/11/la-curiosa-lotta-alla-corruzione-nellucraina-golpista-098645

Bombe molotov contro una Chiesa del Patriatcato di Mosca in Ucraina (Interfax, 8 November 2016)
Alcuni sconosciuti non identificati, hanno attaccato con bombe molotov la Chiesa di Cyril e Methodius della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca a Pavlograd, nella Regione ucraina di Dnipro...

Donbass: un cessate il fuoco a senso unico (di Fabrizio Poggi, 12 ottobre 2016)
...  I colpi di artiglieria si sono ripetuti anche la notte scorsa sui quartieri Kievskij e Petrovskij di Donetsk e sul posto di blocco di Jasinovataja...  E per coronare il tutto con una patente “spirituale”, il patriarca ucraino Filaret è andato a benedire le truppe direttamente sulla linea del fronte, nella parte della regione di Dontesk controllata dalle forze di occupazione ucraine. Filaret – considerato scissionista dal patriarcato ortodosso russo – lo scorso aprile  aveva decretato che la guerra è la punizione divina scagliata contro i senzadio del Donbass e, dunque, dio permette di attaccare “l’aggressore dell’est”, con l’obiettivo di illuminare gli atei...

Le bombe ucraine hanno distrutto il Monastero di Iver vicino a Donetsk (E. Vigna, gennaio 2016)
... le immagini della distruzione del Monastero di Iver, situato vicino all'aeroporto di Donetsk, dove le truppe ucraine per diversi mesi hanno bombardato la città e la posizione delle milizie... assomigliano a quelle della distruzione delle chiese ortodosse in Kosovo, ma la differenza nel Donbass è che  tali crimini sono commessi da  correligionari che si definiscono cristiani...

I nazionalisti ucraini all’assalto della Chiesa ortodossa Russa (PTV, 22.12.2015)

Contro il Donbass ora Poroshenko invoca anche l'aiuto celeste (di Fabrizio Poggi, 1 Dicembre 2015)
... è riuscito a ottenere udienza in Vaticano e, pare, a strappare un mezzo impegno papale a una visita in Ucraina. Ma, come sempre più spesso gli accade, Porošenko è riuscito anche a far storcere il naso al suo interlocutore, implorando la beatificazione, in occasione della eventuale visita, del metropolita Andrej Šeptitskij, capo della chiesa greco-cattolica (uniate) in Ucraina occidentale dal 1900 al 1944.
La canonizzazione era già stata chiesta dall'allora presidente Leonid Kučma, in occasione dell'unica visita a Kiev di un papa cattolico, nel 2001. Ma era il papa sbagliato: Wojtyła era polacco e, pur nella sua isteria anticomunista, non poteva concedere la beatificazione di colui che, dopo aver inviato le proprie congratulazioni al führer, nel 1941, per la conquista di Kiev, aveva poi benedetto, nel 1943, le bande filonaziste UPA-OUN e i volontari ucraini del battaglione SS “Nachtigall” che andavano a massacrare più di ottomila polacchi, civili e preti, della Volinja, nella regione di L'vov...
http://contropiano.org/internazionale/item/34077-contro-il-donbass-ora-poroshenko-invoca-anche-l-aiuto-celeste

La Chiesa del Patriarcato di Mosca oggetto di violenza da parte dei nazionalisti ucraini (4 dicembre 2014)
VIDEO: https://ok.ru/video/6271731076


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http://www.voltairenet.org/article203119.html

Washington pronta a far esplodere la Chiesa Ortodossa

rete voltaire | 26 settembre 2018 

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Il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti ad Atene, Geoffrey R. Pyatt, che insieme a Victoria Nuland organizzò il colpo di Stato a Kiev nel 2014 [1], si dedica ora alla creazione di una chiesa ortodossa indipendente in Ucraina.
La chiesa ortodossa è organizzata in sette patriarcati, di cui quello di Costantinopoli è «primo fra uguali». Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, non ha di fatto fedeli in Turchia, ma veglia sulla diaspora greca nel mondo. Il patriarca di Mosca, Cirillo I, veglia su tutti i russi, ucraini compresi.
L’indipendenza degli ortodossi ucraini sarebbe un duro colpo per la cultura russa in Ucraina.
Dal mese di maggio 2018 Bartolomeo I non rilascia più visti per il Monte Athos ai preti ortodossi del patriarcato di Mosca.
Il 31 luglio 2018 Bartolomeo I ha firmato con i capi delle religioni minoritarie in Turchia una dichiarazione comune in cui affermano che il Paese è meraviglioso e che le religioni vi fioriscono liberamente, sebbene in passato non sia sempre stato così [2]. Il testo ha suscitato la collera dei fedeli che ogni giorno devono sopportare le angherie e le umiliazioni dell’amministrazione turca.
Il 31 agosto Cirillo e Bartolomeo hanno avuto un incontro amichevole a Istanbul. Ciononostante il 6 settembre il patriarca di Costantinopoli ha nominato due esarchi (inviati speciali), incaricati di creare una chiesa indipendente in Ucraina. I responsabili della chiesa canonica di Kiev si sono rifiutati di riconoscerli.
Filarete di Kiev, ex agente del KGB, smascherato e scomunicato dopo la caduta dell’Unione Sovietica, ha da parte sua creato una setta, la «Chiesa ortodossa autocefala ucraina» (non-canonica). Filarete è poi diventato uno dei sostegni dei golpisti di Kiev e ha definito il presidente Putin «Caino» e «Giuda». Oggi si vede alla testa della chiesa indipendente che Bartolomeo potrebbe riconoscere.
Il 14 settembre scorso Filarete è andato negli Stati Uniti. È stato ricevuto al Dipartimento di Stato, insieme ai due esarchi di Bartolomeo I, che avevano da poco incontrato a Kiev il presidente Petro Porochenko. È stato anche ricevuto dal vicepresidente Joe Biden, con cui Filarete intrattiene dal 2014 strette relazioni. Il figlio di Biden, R. Hunter Biden, oggi fa parte del consiglio di amministrazione di Burisma Holdings, prima compagnia di sfruttamento del gas ucraino. Filarete ha decorato Joe Biden con l’Ordine di San Vladimiro, come già aveva fatto con il senatore John McCain.
Si sta riaccendendo anche un’antica disputa sulla chiesa ortodossa di Macedonia, ma a fronti rovesciati: questa volta il patriarcato di Costantinopoli rifiuta di riconoscerla fino a quando utilizzerà la denominazione «di Macedonia», che la Grecia considera sua proprietà esclusiva.
Il patriarca Cirillo ha riunito un Sinodo speciale a Mosca. Il 14 settembre la Chiesa ortodossa russa ha deciso non «nominare» più nella liturgia il patriarca di Costantinopoli, ovvero di non pregare più per lui, nonché di sospendere ogni «concelebrazione» e di «rompere» ogni relazione di lavoro nelle istituzioni cui partecipano entrambi i patriarchi.
Il 19 settembre il patriarca d’Alessandria e di tutta l’Africa, Teodoro II, ha richiamato entrambe le parti alla ragione. Uno scisma è possibile.

Traduzione 
Rachele Marmetti
Il Cronista 


[1] « Conversation entre l’assistante du secrétaire d’État et l’ambassadeur US en Ukraine », par Andrey Fomin, Oriental Review(Russie), Réseau Voltaire, 7 février 2014.

[2] “La Turchia costringe le chiese ebraiche e cristiane turche a firmare una dichiarazione”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 14 agosto 2018.



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https://www.rt.com/op-ed/440230-orthodox-church-ukraine-poroshenko/

Faith, power, money: Conflicting agendas in Ukraine Church politics

by Jim Jatras
3 Oct, 2018

One of the most contentious and significant controversies in the world today is also one of the least-well understood.
In part, this is because it involves matters of faith and church governance, the importance of which many people, especially some of a secular mind who scorn mere “religion,” tend to underestimate.
That is a mistake, certainly with respect to the storm that seems on the verge of plunging Ukraine into a new cycle of violence. That may happen if, as seems quite possible, Ecumenical Patriarch Bartholomew of Constantinople recognizes an “autocephalous” (completely self-ruling) Orthodox Church in Ukraine over the objections of the Russian Orthodox Church, of which the Ukrainian Church is an integral part.
This question is often misreported in the Western media as Constantinople’s response to a request from the Ukrainian Orthodox Church for autocephaly. This is inaccurate. The only Ukrainian Orthodox body recognized as canonical by the rest of the Orthodox Christian world – even including Constantinople at this point – is the autonomous part of the Russian Orthodox Church under the authority of Metropolitan Onufry of Kiev, which is not asking for autocephaly.
So who is making such a request? People who have no authority to do so. This means first of all Ukrainian politicians, starting with President Petro Poroshenko (whose own Orthodox affiliation is subject to question), who evidently calculates that midwifing an independent Ukrainian national church completely divorced from Russia will enhance his re-election prospects next year. Not to be outdone, his rival, Yulia Tymoshenko also is in favor. These proponents of autocephaly are explicit that their goals are political. “Shortly, we will have an independent Ukrainian church as part of an independent Ukraine. This will create a spiritual independence from Russia,” Poroshenko told the Washington Post.
Also asking for autocephaly is so-called “Patriarch Filaret” Denysenko and his supposed Ukrainian Orthodox Church of the “Kiev Patriarchate,” which is recognized as canonical by exactly nobody. Denysenko, who was excommunicated by the Russian Orthodox Church in 1997, hopes that will change soon.. Patriarch Bartholomew has dispatched to Ukraine two envoys (“exarchs”), one each from the US and Canada, to meet with Denysenko, possibly even to consecrate his “bishops” to give them supposedly valid status.
Unfortunately, there is also involvement from another direction by people whose agenda is entirely political. Western governments see a geopolitical opportunity in exacerbating an ecclesiastical crisis in Ukraine and pitting Constantinople against Moscow. Doing so, they believe, will undermine Russia’s geopolitical “soft power” through the Orthodox Church and further alienate Russians and Ukrainians from one another.
As explained by Valeria Z. Nollan, professor emerita of Russian Studies at Rhodes College, “The real goal of the quest for autocephaly of the Ukrainian Orthodox Church is a de facto coup: a political coup already took place in 2014, poisoning the relations between western Ukraine and Russia, and thus another type of coup – a religious one – similarly seeks to undermine the canonical relationship between the Ukrainian Orthodox Church and Moscow. ”
The Western proponents are as crassly honest about the political aspects as the Ukrainian politicians. The German ambassador in Kiev, not known to have any particular theological acuity, opined in July, that autocephaly would strengthen Ukrainian statehood. The hyper-establishment Atlantic Council, which hosted Denysenko on a recent visit to Washington, notes“With the Russian Orthodox Church as the last source of Putin’s soft power now gone, Ukraine’s movement out of Russia’s orbit is irreversible.”
Likewise the US State Department, after a short period of appropriately declaring that “any decision on autocephaly is an internal church matter,” last week reversed its position and issued a formal statement“The United States respects the ability of Ukraine’s Orthodox religious leaders and followers to pursue autocephaly according to their beliefs. We respect the Ecumenical Patriarch as a voice of religious tolerance and interfaith dialogue.”
While avoiding a direct call for autocephaly, the statement gives the unmistakable impression of such endorsement, which is exactly how it was reported in the media, for example“US backs Ukrainian Church bid for autocephaly.” The State Department’s praise for the Ecumenical Patriarchate reinforces that clearly intended impression.
There may be more to the State Department’s position than meets the eye, however. According to an unconfirmed reportoriginating with the members of the Russian Orthodox Church Outside of Russia (an autonomous New York-based jurisdiction of the Moscow Patriarchate), in July of this year State Department officials (possibly including Secretary of State Mike Pompeo personally) warned the Greek Orthodox archdiocese (also based in New York but part of the Ecumenical Patriarchate) that the US government is aware of the theft of a large amount of money, about $10 million, from the budget for the construction of the Orthodox Church of St. Nicholas in New York (This is explained further below).
The warning also reportedly noted that federal prosecutors have documentary evidence confirming the withdrawal of these funds abroad on the orders of Ecumenical Patriarch Bartholomew. It was suggested that Secretary Pompeo would “close his eyes” to this theft in exchange for movement by the Patriarchate of Constantinople in favor of Ukrainian autocephaly, which helped set Patriarch Bartholomew on his current course.
Again, it must be emphasized that this report is unconfirmed, though one doesn’t see mainstream American media falling over themselves trying to track down the facts. The official statement of the Greek archdiocese does not report a personal one-on-one meeting between Pompeo and Archbishop Demetrios, but the message could have been communicated between subordinate personnel on both sides.
What lends the report an air of believability, however, is the depth of the scandal to which it refers. As few outside the Orthodox Christian community may recall, only one place of worship of any faith was destroyed on September 11, 2001, and only one building not part of the World Trade Center complex was completely destroyed in the attack. That was St. Nicholas Greek Orthodox Church, a small urban parish church established at the end of World War I and dedicated to St. Nicholas the Wonderworker, who is very popular with Greeks as the patron of sailors. The humble little church reportedly housed icons and relics donated to the parish by Russia’s last Tsar, Nicholas II, none of which were recovered.
In the aftermath of the 9/11 attack, and following a lengthy legal battle with the Port Authority, which opposed rebuilding the church, in 2011 the archdiocese launched an extensive campaign to raise funds for a brilliant innovative design by the renowned Spanish architect Santiago Calatrava based on traditional Byzantine forms. Wealthy donors and those of modest means alike enthusiastically contributed to the effort. A major role was played by the archdiocesan women’s organization, the Ladies Philoptochos, who undertook it as a “sacred mission”“Together let us rebuild Saint Nicholas for all future generations, and for the many millions of people who will visit every year the new World Trade Center, the National September 11 Memorial Museum and our National Shrine, the only house of worship at Ground Zero.” By the end of 2017, almost $37 million had been raised and construction on this unique Orthodox Christian presence was proceeding apace.
Then – poof! – in December 2017 suddenly all construction was halted for lack of funds. Resumption would require on-hand an estimated $2 million. Despite the archdiocese calling in an audit by a major accounting firm, there’s been no clear answer to what happened to the money. Both the US Attorney and New York state authorities are investigating. There have been calls for Archbishop Demetrios’s resignation.
This is where we get back to Ukraine. If the State Department wanted to find the right button to push to spur Ecumenical Patriarch Bartholomew to move on the question of autocephaly, the Greek archdiocese in the US is it. Let’s keep in mind that in his home country, Turkey, Patriarch Bartholomew has virtually no local flock – only a few hundred mostly elderly Greeks left huddled in Istanbul’s Fener district. Whatever funds the Patriarchate derives from other sources (the Greek government, the Vatican, the World Council of Churches), the financial lifeline is Greeks (including this writer) in what is still quaintly called the “Diaspora” in places like America, Australia, and New Zealand. And of these, the biggest cash cow is the Greek-Americans.
That’s why, when Patriarch Bartholomew issued a call in 2016 for what was billed as an Orthodox “Eighth Ecumenical Council” (the first one since the year 787!), the funds largely came from America, to the tune of up to $8 million according to this writer’s sources. Intended by some as a modernizing Orthodox Vatican II,” the event was doomed to failure by a boycott organized by Moscow over what the latter saw as Patriarch Bartholomew’s adopting papal or even imperial prerogatives – now sadly coming to bear in Ukraine. It’s an open question how much the Ecumenical Patriarchate’s shaking down the Greeks in the US to pay for extravagant boondoggles like the 2016 “Council” contributed to the financial mess at the New York archdiocese, which in turn may have opened them up to pressure from the State Department to get moving on Ukraine.
Finally, while the Ukraine controversy does largely involve politicians’ agendas and a struggle for supremacy between Constantinople and Moscow, it is not entirely devoid of moral and spiritual significance. It should be noted that among the most ardent nominally Orthodox advocates of Ukrainian autocephaly are groups of American academics like the purveyors of moral and sexual LGBT and genderqueer ideology “Orthodoxy in Dialogue” and the hardly less revolutionary “Orthodox Christian Studies Center at New York’s Fordham University.
Orthodoxy in Dialogue recently issued a call – accompanied by a pairing of an Orthodox cross with LGBT rainbow symbolism – to bishops in all US Orthodox jurisdictions to curtail their anti-abortion witness and adopt the immoral sexual agendas that have wrought havoc in the Western confessions, a call that should receive a sharp condemnation from the hierarchs..
No one – and certainly not this writer – should accuse Patriarch Bartholomew, most Ukrainian politicians, or even the fake patriarch Denysenko of sympathizing with such anti-Orthodox values. But the converse is not true. These advocates know they cannot advance their goals if the conciliar and traditional structure of Orthodoxy remains intact. Thus they welcome efforts by Constantinople to centralize power while throwing the Church into discord, especially the Russian Church, which is vilified in some Western circles precisely because it is a global beacon of traditional Christian moral witness.
This aspect points to another reason for Western governments to support Ukrainian autocephaly as a spiritual offensiveagainst Russia and Orthodoxy. The post-Maidan leadership harp on the “European choice the people of Ukraine supposedly made in 2014, but they soft-pedal the accompanying moral baggage the West demands, symbolized by “gay”marches organized over Christian objections in Orthodox cities like Athens, Belgrade, Bucharest, Kiev, Odessa, Podgorica, Sofia, and Tbilisi. Even under the Trump administration, the US is in lockstep with our European Union friends in pressuring countries liberated from communism to adopt such “European values.”
Ukrainians especially need to ask themselves why Western governments are so happy to cheer on developments that could plunge the Orthodox Church into worldwide schism, and Ukraine into another round of fratricidal violence. The unedifying behind-the-scenes machinations, many details of which remain under wraps, should give them further pause.

Jim Jatras is a Washington, DC-based attorney, political analyst, and media & government affairs specialist.


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https://www.jungewelt.de/beilage/art/336938?sstr=orthodoxe%7Ckirche