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Une nouvelle statue a été érigée mardi à Sisak en l’honneur de l’archevêque de Zagreb, Alojzije Stepinac, caution religieuse du régime oustachi pendant la Seconde Guerre mondiale. « Saint » et « héros national » pour l’Église catholique croate, cette figure controversée divise les Balkans...
Ciò nonostante ogni anno fin dal 1951 in forme sempre più esplicite e vistose si celebrano a Bleiburg le milizie croate che come si sa non sono state seconde ai nazisti come crudeltà e crimini contro l’umanità. Le autorità austriache che hanno sempre guardato dall’altra parte si sono giustificate sostenendo che la simbologia croata non è vietata dalla legge. Quest’anno però il raduno di Bleiburg è stato oggetto di forti polemiche. Tre parlamentari europei austriaci, il socialdemocratico Josef Weidenholzer , Othmar Karas del partito popolare e Angelika Mlinar dei Neos hanno chiesto una legge europea di divieto della propaganda fascista e nazista. Il governatore della Carinzia Peter Kaiser si è detto contrario alla manifestazione ma impossibilitato a vietarla, così il sindaco di Bleiburg entrambi socialdemocratici. La manifestazione si svolge su un terreno privato del «Bleiburger Ehrenzug» – corteo d’onore di Bleiburg organizzatore insieme alla chiesa cattolica croata dell’evento che ha bisogno solo, pare, dell’autorizzazione del clero che è stato concesso dalla diocesi di Gurk (e che solo la chiesa di Roma avrebbe il potere di censurare). Stavolta imponendo ai partecipanti condizioni più rigide: niente divise, canzoni bandiere e distintivi degli ustascia, niente gazebo che vendono simboli nazisti, niente discorsi politici, niente alcool.
Non è servito a molto. Sabato scorso sono arrivati in 10mila di ogni età dalla Croazia, emigrati dalla Germania, veterani della guerra nella ex Jugoslavia degli anni 90. Circa la metà degli autobus erano di croati dalla Bosnia Herzegovina. Ingente presenza di polizia, un magistrato sul campo, telecamere diffuse. Sette gli arresti, nove le denunce per violazione della legge di divieto di riorganizzazione nazista. Le violazioni però sono state di massa come hanno documentato il quotidiano viennese Der Standard e numerosi siti con tanto di foto come no-ustasa.at che fornisce anche dettagliata informazione sul revisionismo storico croato. Magliette col ritratto di Ante Pavelic, capo dello stato fantoccio croato NDH filonazista, bandiere a scacchiera bianco rosso, quella degli ustascia, magliette con la scritta Hos (forza di difesa croata, ala paramilitare del Partito Croato dei Diritti durante la guerra degli anni 90). Presenti alla cerimonia sul Loibacher Feld il presidente del parlamento croato Goran Jandroković (il suo predecessore aveva tolto il patrocinio rifiutando l’invito al «party degli ustascia»), i ministri della Difesa e delle Proprietà statali.
Nel 1945 a fine guerra le milizie ustascia inquadrate nella tredicesima divisione di montagna della SS fuggirono verso la Carinzia per non essere catturati dai partigiani, con l’intento di arrendersi agli inglesi alcuni, altri combattendo fino all’ultimo. Gli inglesi stazionati in Carinzia li consegnarono ai partigiani dell’esercito jugoslavo. A migliaia allora sulla strada del ritorno furono giustiziati, secondo lo storico croato Slavko Goldstein si tratta di circa 45mila persone. Bleiburg è diventato così il simbolo del massacro, della «via crucis croata», rimuovendo il fatto che le vittime non erano civili comuni ma massacratori. Infatti Zelimir Puljic arcivescovo di Zadar che patrocina dal 2003 la manifestazione di Bleiburg nel suo discorso non fa nessun cenno ai crimini nazisti, come se la storia iniziasse nel 1945. Non stupisce: nel dibattito croato sull’uso pubblico del saluto fascista «Za dom spremni», per la patria pronti, Puljic ha difeso il diritto dell’esercito croato di poterlo usare. Una lapide con inciso «Za dom spremni» era stata affissa persino in un luogo come Jasenovac – e in seguito rimossa –, dove gli ustascia croati crearono e gestirono un campo di sterminio, l’unico non gestito da tedeschi o austriaci. Lì uccisero tra 80-100mila persone, a maggioranza ebrei e serbi come documenta uno studio presentato inizio maggio a Zagabria. Globalmente, secondo fonti americane gli ustascia avrebbero assassinate tra le 700-800mila persone in maggioranza serbi.
«Za dom spremni» sabato campeggiava ovunque, leggermente modificato, solo «za dom», per la patria, o solo le iniziali zds per evadere la legge di divieto. Per la prima volta quest’anno vi è stato anche una contro manifestazione. Circa 150 attivisti antifascisti da Austria, Croazia, Slovenia e Italia (Antonia Romana di Transform Italia) hanno creato una preziosa rete.
Quella che si svolge ogni anno a metà maggio a Bleiburg (Austria) è una delle più grandi marce fasciste d’Europa. Quest’anno i partecipanti, nella piccola località di frontiera, fra Carnia e Slovenia, sono almeno 10.000.
Pliberk (come la minoranza slovena chiama Bleiburg) ha un significato quasi mitologico per i fascisti croati. E’ qui che ha avuto luogo uno degli ultimi grandi scontri della II Guerra mondiale, finito, per i fascisti, in un’amara disfatta.
Nel 1945 sono decine di migliaia a fuggire verso nord, incalzati dai partigiani jugoslavi. Si tratta soprattutto di militari e sostenitori dei fascisti croati, gli Ustascia, che intendono arrendersi alle truppe inglesi senza rinunciare a proseguire la lotta contro i partigiani. Il progetto non ha successo. I fascisti sono fatti prigionieri dai partigiani. Fra 50 e 70.000 sono passati per le armi. Non senza motivo. Il fascismo cattolico croato degli Ustascia ha imperversato fra ebrei, Rom, serbi ed avversari politici. Nel solo campo di concentramento di Jasenovac gli Ustascia hanno assassinato 100.000 persone.
Dopo la fine della Yugoslavia, i partiti di destra della Croazia indipendente hanno rispolverato il mito di Bleiburg, un’operazione in cui si è distinta l’Unione Democratica Croata (HDZ) attualmente al governo. A Bleiburg, il partito fratello della CDU/CSU tedesca è rappresentato anche quest’anno da alti personaggi, fra i quali il presidente del parlamento Gordan Jandroković e il ministro della Difesa Damir Krstičević.
Ufficialmente, la marcia di Bleiburg è una commemorazione cattolica. Il fascismo ustascia era cattolico, erano preti persino dei comandanti del campo di concentramento di Jasenovac. Ancora oggi, i rapporti fra clero e fascismo sono stretti. Quest’anno la messa è stata celebrata da Želimir Puljić, vescovo di Zadar.
Anche la Chiesa cattolica austriaca è coinvolta. Durante la messa e la marcia conclusiva verso il memoriale, le migliaia di fascisti ostentano apertamente la loro fede. I simboli del movimento fascista degli Ustascia sono visibili dappertutto. I partiti croati concorrenti, di estrema destra, brandiscono le loro insegne. I saluti nazisti si sprecano.
Tutto si svolge alla luce del sole. T-shirt, elmetti della Wehrmacht, tatuaggi SS, emblemi ustascia. Sotto gli occhi della polizia. Salta agli occhi anche la forte presenza di strutture croate in esilio, provenienti dall’Austria e dalla Germania.
Un centinaio di persone, arrivate dall’Austria, dalla Slovenia e dalla Croazia, protestano contro la marcia. Un inizio. L’anno prossimo, secondo la rappresentante dell’Associazione degli ex internati nei campi di concentramento, la protesta sarà più vasta e a carattere internazionale.
Zajednička izjava Socijalističke radničke partije Hrvatske (SRP) i Radničke partije Austrije (PdA), Zagreb i Beč, 12. 05. 2018.
Svake godine, druge nedjelje u mjesecu maju, u Bleiburgu/Pliberku (Koruška, Austrija) održava se komemoracija hrvatskim žrtvama Drugog svjetskog rata. Formalno je to memorijalna misa koju zajednički predvode Katolička crkva Hrvatske i Koruške.
U stvari, događaj koji već desetljećima organizira Počasni bleiburški vod je sastanak desničarskih ekstremista i fašista. U Bleiburgu se svake godine okupljaju stari i novi nacisti, ustaše, “veterani” Wehrmachta i SS-a i njihovi simpatizeri, fašisti, ekstremne desničarske grupe i pojedinci i oplakuju poraz Hitlerove Njemačke i kolaboracionističke Nezavisne države Hrvatske. Sudionici slave fašističke ideje, povijesni revizionizam, rasizam i antisemitizam, veličaju Adolfa Hitlera i Antu Pavelića.
Istovremeno pokušavaju falsificirati povijest. Fašističke režime oslobađaju od krivnje, a kriminaliziraju antifašistički otpor, posebno onaj koji su pružali jugoslavenske i austrijsko-slavenske partizanske jedinice, kao i komunističke organizacije. Ali činjenice su činjenice: u maju 1945. je izvojevana velika antifašistička pobjeda naroda, Antihitlerovska koalicija je slavila vojnu pobjedu nad fašizmom, terorom, masovnim uništenjem i genocidom u Europi. To su dani oslobođenja i radosti, a ne oplakivanja ustaškog režima, hrvatskih ratnih kriminalaca i njihovih njemačkih i austrijskih saveznika.
Socijalistička radnička partija Hrvatske i Radnička partija Austrije zajednički izjavljuju:
– Osuđujemo fašističko okupljanje u Bleiburgu, bez obzira na izgovor pod kojim se održava, i tražimo da se zabrani!
– Pozivamo hrvatsku i austrijsku vladu da osude ovo okupljanje i da ubuduće spriječe njegovo održavanje!
– Od Katoličke crkve u Hrvatskoj i Austriji, koje nose povijesnu ljagu kolaboracije s ustašama i austrijskim fašistima, očekujemo da preispitaju svoju ulogu i da se distanciraju od Počasnog bleiburškog voda!
– Pozivamo narode Austrije i država sljednica Jugoslavije da bez obzira na državljanstvo, jezik ili vjeroispovijest zajednički ustanu protiv nacionalizma i rasizma, da rade u duhu internacionalizma i antifašizma, za mir i međunarodno prijateljstvo!
Smrt fašizmu, sloboda narodu!
--- Nein zum faschistischen Treffen bei Bleiburg!
Gemeinsame Erklärung der Sozialistischen Arbeiterpartei Kroatiens (SRP) und der Partei der Arbeit Österreichs (PdA), Zagreb und Wien, 12. Mai 2018.
Am zweiten Sonntag im Mai findet jedes Jahr bei Bleiburg/Pliberk (Kärnten, Österreich) ein Treffen zur Erinnerung an kroatische Todesopfer des Zweiten Weltkrieges statt. Formell wird eine Gedenkmesse durchgeführt, die sowohl von der Römischen-katholischen Kirche Kroatiens als auch jener des österreichischen Bundeslandes Kärnten unterstützt wird.
In Wirklichkeit handelt es sich bei der Veranstaltung des „Bleiburger Ehrenzuges“ (Počasni Bleiburški vod) seit Jahrzehnten um ein Treffen rechtsextremer und faschistischer Kräfte. Jedes Jahr kommen in Bleiburg Alt- und Neonazis, Ustascha-, Wehrmachts- und SS-„Veteranen“ und -Sympathisanten, faschistische und rechtsextreme Gruppierungen und Personen zusammen, um die Niederlage Hitler-Deutschlands und des mit ihm kollaborierenden „Unabhängigen Staates Kroatien“ ((Nezavisna Država Hrvatska, NDH) zu betrauern. Faschistisches Gedankengut, Geschichtsrevisionismus, Rassismus und Antisemitismus werden von den Teilnehmern zelebriert, Adolf Hitler und Ante Pavelić werden verehrt.
Gleichzeitig wird versucht, die Geschichte zu fälschen. Die faschistischen Regime sollen entlastet werden, während der antifaschistische Widerstand kriminalisiert werden soll, insbesondere jener der jugoslawischen und österreichisch-slowenischen Partisanengruppen sowie der kommunistischen Organisationen. Doch es bleibt dabei: Der Mai 1945 markiert den großen antifaschistischen Sieg der Völker und den militärischen Triumph der Anti-Hitler-Koalition über die Kräfte des Faschismus, des Terrors, der Massenvernichtung und des Völkermordes in Europa. Es sind Tage der Befreiung und der Freude, nicht der Trauer um das Ustascha-Regime, seine kroatischen Kriegsverbrecher und seine deutschen und österreichischen Verbündeten.
Die Sozialistische Arbeiterpartei Kroatiens und die Partei der Arbeit Österreichs halten gemeinsam fest:
– Wir verurteilen das Faschistentreffen bei Bleiburg, egal unter welchem Deckmantel es stattfindet, und verlangen sein Verbot!
– Wir fordern die kroatische und die österreichische Regierung auf, dieses Treffen ebenfalls zu verurteilen und für die Zukunft zu verhindern!
– Wir erwarten von den Katholischen Kirchen in Kroatien und Österreich, die sich als Kollaborateure des Ustascha-Faschismus bzw. des Austrofaschismus historisch belastet haben, dass sie ihre Rolle überdenken und sich vom „Bleiburger Ehrenzug“ distanzieren!
– Wir rufen die Völker Österreichs und der Nachfolgestaaten Jugoslawiens, ungeachtet persönlicher Staatsbürgerschaft, Sprache oder Religion, dazu auf, sich gemeinsam gegen Nationalismus und Rassismus zu stellen, im Geiste des Internationalismus und Antifaschismus für Frieden und Völkerfreundschaft zu wirken!
Tod dem Faschismus, Freiheit den Völkern!
--- No to the fascist meeting at Bleiburg!
Joint Declaration by the Socialist Workers Party of Croatia (SRP) and the Party of Labour of Austria (PdA), Zagreb and Vienna, 12th May 2018
On the second Sunday of every May, a meeting is held at Bleiburg/Pliberk (Carinthia, Austria) to commemorate Croatian victims of the Second World War. Formally a memorial mass is held, which is supported by both the Catholic Church of Croatia and that of the Austrian province of Carinthia.
In reality, for decades the “Bleiburger Ehrenzug” (Počasni Bleiburški vod) event has been a meeting of right-wing extremist and fascist forces. Every year, old Nazis and neo-Nazis, Ustasha, Wehrmacht and SS “veterans” and sympathisers, fascist and right-wing extremist groups and individuals gather in Bleiburg to mourn the defeat of Hitler-Germany and the “Independent State of Croatia” (Nezavisna Država Hrvatska, NDH) that collaborated with it. Fascist ideas, historical revisionism, racism and anti-semitism are celebrated by the participants, Adolf Hitler and Ante Pavelić are venerated.
At the same time, an attempt is made to falsify history. The fascist regimes are to be exonerated, while the antifascist resistance is to be criminalised, especially those of the Yugoslavian and Austrian-Slovenian partisan groups as well as the communist organisations. But the fact remains: May 1945 marked the great anti-fascist victory of the peoples and the military triumph of the anti-Hitler coalition over the forces of fascism, terror, mass destruction and genocide in Europe. These are days of liberation and joy, not mourning for the Ustasha regime, its Croatian war criminals and its German and Austrian allies.
The Socialist Workers Party of Croatia and the Party of Labour of Austria jointly declare:
– We condemn the fascist meeting at Bleiburg, no matter what guise under which it takes place, and demand that it should be banned!
– We call on the Croatian and Austrian governments to condemn this meeting too and to prevent it from taking place in the future!
– We expect the Catholic Churches in Croatia and Austria, who bear the historical stain as collaborators with Ustasha fascism and Austrofascism, to reconsider their role and distance themselves from the “Bleiburger Ehrenzug”!
– We call on the peoples of Austria and the successor states of Yugoslavia, regardless of personal citizenship, language or religion, to stand together against nationalism and racism, to work in the spirit of internationalism and anti-fascism for peace and international friendship!
Death to fascism, freedom to the peoples!
VIDEO: https://www.facebook.com/piattaformaeurostop/videos/2027196877546243/
Rusi otkrili gubitke NATO pakta tokom bombardovanja 1999. godini (4 novembra 2017)
Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali | wpc-in.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
23/03/2018
Ancora una volta questo marzo, il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, il Club dei generali e degli ammiragli di Serbia e altre associazioni indipendenti non partitiche della Serbia rendono omaggio alle vittime dell'aggressione NATO del 1999 contro la Serbia (Repubblica Federale di Jugoslavia).
Questa aggressione si è presa le vite di più di mille difensori, fra militari e poliziotti e loro ufficiali, oltre che di migliaia di civili, inclusi 87 bambini. Purtroppo, l'elenco definitivo delle vittime civili non è stato ancora stilato, sebbene il numero stimato sia superiore a 3.000. Circa 10.000 persone sono state ferite. Tuttavia, il numero di coloro che hanno perso la vita dopo la fine dell'aggressione a causa delle gravi ferite riportate, delle bombe a grappolo inesplose, dell'avvelenamento chimico causato dalla distruzione di raffinerie, stazioni di trasformazione, impianti chimici e, in particolare, a causa degli effetti ritardati dell'utilizzo di missili all'uranio impoverito, molto probabilmente non saranno mai determinati con precisione. C'è la certezza, comunque, di una grande numero di vittime di cancro mai avuto prima dell'aggressione, con una sofferenza senza fine delle persone colpite. Si stima che il danno diretto causato dalla devastazione dell'industria, delle infrastrutture, degli edifici residenziali e delle strutture di rilevanza pubblica superi i 100 miliardi di dollari
Quest'anno, il 21 marzo, il Club centrale militare di Serbia a Belgrado ha ospitato la conferenza intitolata "Aggressione della NATO 19 anni dopo: l'aggressione continua". Tra gli ospiti c'erano il generale Aleksandar Živković, il segretario di Stato al ministero della Difesa, il colonnello Iriškić, lo stato maggiore dell'esercito serbo, gli ambasciatori di Bielorussia Valery Brilov e Palestina Muhammad Nabhan, il rappresentante dell'ambasciata della Federazione Russa, il colonnello Koronyenko, così come rappresentanti di altre ambasciate di paesi amici e colleghi del Montenegro, della Repubblica Srpska, della Germania, della Macedonia e altri.
I relatori della conferenza includevano il prof. dr.. Momir Bulatović, ex presidente del governo Federale della Repubblica di Jugoslavia, il sig. Nikola Šainović, ex presidente del governo serbo e vicepresidente del governo federale della RFJ, il generale Milomir Miladinović, in congedo, presidente del Club dei generali e ammiragli di Serbia, Živadin Jovanović, presidente del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, il generale Slobodan Petković, in congedo, il prof. dr. Milovaninović, presidente dell'Organizzazione degli alti ufficiali dell'esercito della Repubblica Srpska, Simo Spasić, presidente dell'Associazione delle famiglie delle persone rapite, scomparse e uccise in Kosovo e Metohija e altri.
Alla Conferenza hanno partecipato anche circa 150 membri e amici del Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali e del Club dei generali e degli ammiragli di Serbia, tra cui tre ex capi di stato maggiore dell'esercito, il generale Branko Krga, il generale Dragoljub Ojdanić e il generale Miloje Miletić.
Omaggio alle vittime: fermare le esercitazioni militari con la NATO del 2019
I partecipanti alla Conferenza hanno approvato all'unanimità due appelli. Il primo è stato inviato alle autorità statali perché venga dichiarata la moratoria su tutte le esercitazioni militari di Serbia e NATO nel 2019, anno in cui ricorre il ventesimo anniversario dell'aggressione, rendendo così omaggio ai caduti in difesa della madrepatria e alle vittime civili di questa aggressione NATO. Il secondo invita tutte le organizzazioni, i movimenti e gli individui impegnati per la pace a lavorare allo scopo di arrestare l'ulteriore aumento delle tensioni e l'approfondimento della sfiducia nelle relazioni globali, di fermare la corsa agli armamenti e l'espansione delle basi militari straniere, di promuovere il dialogo, la partnership e l'uguaglianza come l'unica base delle normali relazioni tra i paesi, la stabilità e lo sviluppo nel mondo, in modo da eliminare le cause del crescente pericolo di un conflitto globale.
"I processi politici precedenti l'aggressione della NATO del 1999 non sono ancora conclusi", ha dichiarato il primo oratore, Momir Bulatovic, il primo ministro durante la guerra. "Per giustificare l'atto criminale di aggressione e preservare la credibilità dell'Alleanza hanno inventato i nostri presunti crimini. Hanno creato l'esodo degli albanesi falsificando la giustificazione dei bombardamenti. Per coloro che sono aperti a vedere la verità questo è stato provato anche dal tribunale dell'Aja", ha aggiunto Bulatovic.
La presentazione professionale del generale Slobodan Petković sulle conseguenze catastrofiche dell'uso di missili riempiti di uranio impoverito sulla salute umana e sull'ambiente ha attirato grande attenzione. Ha rivelato che l'uso massiccio dei missili con uranio impoverito è da collocarsi negli ultimi giorni dell'aggressione, quando era diventato chiaro che l'accordo sulla cessazione delle ostilità era imminente. Quindi, si può dedurre che i principali paesi della NATO avessero fretta di sbarazzarsi di tali missili contenenti rifiuti nucleari, prima che l'opportunità svanisse.
Colpo al sistema di sicurezza europeo
Il presidente del Forum di Belgrado, Živadin Jovanović, ha affermato che parlare di aggressione della NATO oggi significa parlare di gravi violazioni delle leggi internazionali, della Carta delle Nazioni Unite, dell'atto finale di Helsinki e della Carta di Parigi. Eludendo il Consiglio di sicurezza dell'ONU, la NATO ha creato un precedente che userà in seguito per una catena di altre aggressioni in Afghanistan, Iraq, Libia, Mali e altri paesi. Tale pratica ha portato alla globalizzazione dell'interventismo e alla destabilizzazione dell'intero pianeta. Questo è stato il colpo più grave per il sistema di sicurezza europeo e globale, da cui né l'Europa né il mondo sono riusciti a recuperare fino ad oggi.
Parlare di questa aggressione ci ricorda inevitabilmente l'alleanza tra la NATO e il terrorista UCK che ha portato alla pulizia etnica di oltre 250.000 serbi della provincia serba del Kosovo e Metohija, i quali stanno ancora aspettando di tornare liberamente e in sicurezza nelle loro case e campi. Oltre 150 chiese serbe e monasteri medievali, alcuni dei quali appartengono al patrimonio mondiale sotto la tutela dell'UNESCO, sono stati distrutti durante e dopo l'aggressione. L'aggressione continua nel finora occupato e derubato Kosovo e Metohija, con la secessione unilaterale del 2008 nonostante il mandato delle Nazioni Unite, unicamente con il sostegno e il riconoscimento di tale atto illegale da parte dei governi della maggior parte dei paesi membri della NATO e dell'UE. Questo è inoltre un precedente invocato in una serie di altri casi e che sarà invocato ancora più frequentemente in futuro.
Al vertice di Washington dell'aprile 1999, in occasione del 50° anniversario della sua fondazione, i leader della NATO abbandonarono la strategia difensiva e adottarono quella offensiva dell'espansione verso l'Oriente, di fatto, verso i confini occidentali russi. Ad oggi, la NATO persegue la stessa strategia anche se in una distribuzione globale della potenza del tutto diversa. Attualmente, le cause alla base del pericolo per la pace si trovano nella negazione di un nuovo equilibrio di poteri che è indice di multi-polarità, e nella convinzione che i privilegi dei membri della NATO hanno acquisiti negli ultimi decenni possano essere difesi dalla forza militare, cioè dalle armi nucleari, sostiene Jovanović. Ha proseguito dicendo che l'Occidente sta avendo grandi difficoltà ad adattarsi alle nuove realtà di un mondo multipolare. L'unico modo per riportare il mondo alla stabilità, alla pace e allo sviluppo è di rispettare i principi di uguaglianza, collaborazione e rispetto reciproco.
Kosovo - Sudetenland
Ha inoltre aggiunto che, a 19 anni dall'aggressione, i principali membri della NATO cercano di rivendicare questo crimine contro la pace e l'umanità. A tal fine, stanno tentando di costringere la Serbia a partecipare al disegno dei nuovi confini internazionali in quella parte d'Europa, alla creazione di un altro stato fantoccio criminale che ruba parte del territorio statale della Serbia. Secondo il parere di Jovanović, il calendario e la soluzione imposti si adeguano agli obiettivi geopolitici di qualcun altro e non possono portare a una soluzione pacifica e sostenibile, ma piuttosto a un ulteriore rafforzamento del potenziale di conflitto nei Balcani. La posizione presa dall'Europa, in particolare dalla Germania e dal Regno Unito, nonché dagli Stati Uniti, su come risolvere la questione dello status della provincia serba del Kosovo e Metohija, rivelerà se l'Europa è sulla via della stabilizzazione e dello sviluppo, o se invece resta irrimediabilmente impantanata sulla strada di un ulteriore approfondimento dell'instabilità, dell'indebolimento identitario e delle mancate opportunità di sviluppo. Tutto ciò ricorda la situazione del 1938, quando alcuni leader europei si incontrarono a Monaco credendo ingenuamente che sacrificare i Sudeti cecoslovacchi avrebbe portato pace e stabilità. E in effetti, essi rimasero invischiati nella guerra, avverte Jovanović. Egli ha sottolineato come solo un compromesso equilibrato, basato sulla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, abbinato all'osservanza della sovranità e dell'integrità territoriale della Serbia, è in grado di garantire la sostenibilità della pace e la stabilità nei Balcani e in Europa.
Jovanović ha osservato che, nel frattempo, l'aggressione della NATO si è evoluta dal suo formato militare ad altre forme, tutte con gli stessi obiettivi: rubare il Kosovo e Metohija alla Serbia, disegnare nuovi confini internazionali, creare un nuovo stato albanese su una parte del territorio statale della Serbia, dividere il popolo serbo fra quello a sud di questo presunto nuovo confine, facendolo diventare l'ennesima minoranza nazionale, e quello a nord del confine rimasto nella Serbia centrale. Sono in corso tentativi per costringere la Serbia, con pressioni e minacce, a collaborare a questo progetto geopolitico, astenendosi dall'opporsi all'ammissione di questo soggetto illegale fra i membri delle Nazioni Unite. La forma è quella della firma di un "documento completo giuridicamente vincolante" particolarmente caldeggiato dalla Germania. L'aggressione continua anche dicendo a Belgrado che "nessuno ha il diritto di porre il veto sulla creazione delle forze armate del Kosovo", a prescindere dal fatto che il territorio della provincia del Kosovo e Metohija sia ancora sotto il mandato delle Nazioni Unite. La scadenza biennale per la "consegna" stata recentemente fissata per la Serbia dalla Commissione europea dell'UE, mentre gli Stati Uniti l'hanno successivamente ridotta a un anno, dimostrando così la loro insoddisfazione non solo per i tempi della "consegna", ma anche per l'inefficienza dell'Unione.
La Serbia ha scelto la neutralità
La posizione pubblica degli alti vertici della NATO è che nessuno stia costringendo la Serbia ad accettare l'adesione, che la Serbia da sola ha il diritto di valutare le sue priorità e interessi, anche se la NATO rimane aperta. Ai livelli più bassi e attraverso il cosiddetto settore non governativo finanziato dai fondi provenienti dagli stati membri, tuttavia, i punti sollevati sono che l'adesione alla NATO non è che un risultato naturale dell'opzione europea (UE) della Serbia, che la Serbia è circondata dai membri della NATO, e che tale appartenenza conferisce enormi vantaggi ma non implica la partecipazione a tutti gli interventi della NATO poiché ciò è a discrezione di ciascun membro, e così via. Sta diventando sempre più evidente che la NATO è disturbata dall'opinione pubblica anti-NATO in Serbia, che circa l'85% della popolazione totale è contraria all'adesione. Questa preoccupante realtà spinge la NATO a impegnare grandi energie ed enormi risorse finanziarie per dipingere sé stessa come una promettente, democratica alleanza per la costruzione della pace. Basandosi sull'IPAP (Individual Partnership Action Plan - Piano d'azione per partenariati individuali), la NATO si aspetta che le strutture ufficiali e non ufficiali serbe contribuiscano a diffondere un'immagine positiva e amichevole della NATO fra il pubblico serbo.
Jovanović ha ricordato che ci sono altri paesi neutrali in Europa circondati dalla NATO e che tuttavia non si sentono minacciati, né costretti a prendere in considerazione l'adesione formale ad essa. Ha citato gli esempi di Austria, Svizzera e Svezia. Laddove un paese confina con diversi stati membri della NATO, questo non dovrebbe implicare che, in virtù di ciò, la NATO costituisca per esso una minaccia, ha continuato Jovanović. I paesi che hanno aderito in breve tempo alla NATO nel periodo successivo all'aggressione della Serbia (RFJ), hanno esperienze storiche diverse, non sono alieni all'appartenenza a trattati militari, non sono stati neutrali o non allineati e nessuno di loro ha realmente sperimentato il vero significato del carattere offensivo della strategia NATO approvata nel vertice del 1999 a Washington. Dopotutto, ha sottolineato Jovanović, ogni paese ha il diritto di scegliere liberamente. La scelta della Serbia è la neutralità militare e intende confermarla. Essa dovrebbe coltivare questa neutralità, affermarla e rafforzarla, riconoscendo le esperienze passate, le alleanze sperimentate e le amicizie. La Serbia è un paese aperto e pacifico e non desidera entrare in un'alleanza militare dal carattere offensivo, ha concluso Jovanović.
Profondamente preoccupati dalla tendenza in atto di approfondire le tensioni e la sfiducia nelle relazioni mondiali,
Considerando la diffusione crescente di basi militari straniere, l’enorme crescita della spesa militare e la mancanza di rispetto per gli accordi sul controllo degli armamenti,
Notando la mancanza di un dialogo significativo tra gli attori globali, da un lato, con la pratica dell’espansionismo e dell’interventismo militare, dall’altro con le minacce dell’uso della forza, incluse le minacce dell’uso di armi nucleari,
Particolarmente allarmati dall’accumulo di dotazioni belliche e di truppe in Europa, e dalla militarizzazione dei processi decisionali politici, dello sviluppo economico, del sistema educativo e dei mass media,
Condannando la pratica dell’uso della forza, che elude il Consiglio di sicurezza dell’ONU e viola la Carta delle Nazioni Unite, l’Atto finale di Helsinki dell’OSCE, la Carta di Parigi e altri principi fondamentali delle relazioni internazionali,
Profondamente preoccupati dai crescenti rischi dell’esplosione accidentale di un conflitto globale,
In opposizione alle politiche di doppio standard nei confronti del separatismo e del terrorismo, che provocano la destabilizzazione e i conflitti globali,
– Affrontare tutte le crisi e i problemi internazionali con mezzi politici pacifici, nel rispetto dei principi basilari del Diritto Internazionale e dei legittimi interessi delle parti coinvolte
– Rafforzare il dialogo politico e le relazioni di partenariato basate sulla sovranità dell’uguaglianza, e bloccare la tendenza di approfondire la sfiducia nei rapporti tra gli attori globali nelle relazioni internazionali. Fondandosi sull’ordinamento giuridico internazionale e rafforzando il ruolo e l’autorità delle Nazioni Unite e in particolare del ruolo insostituibile del Consiglio di sicurezza nel mantenimento della pace e della sicurezza
– Rinunciare all’uso delle armi nucleari e all’avviamento di negoziati sul disarmo nucleare sotto l’egida dell’ONU
– Combattere efficacemente e sradicare le cause profonde del terrorismo internazionale e delle migrazioni di massa, sotto l’egida dell’ONU
– Riportare tutte le questioni di guerra e pace a istituzioni democratiche, in modo da impedire il dominio dei gruppi di lobby dei settori industriali e finanziari militari, sui processi decisionali.
Club di Generali e Ammiragli della Serbia
APPELLO PER UNA MORATORIA SULLE ESERCITAZIONI MILITARI DELLA SERBIA CON LA NATO NEL 2019
Ricordando il fatto che la NATO ha gravemente violato la Carta delle Nazioni Unite, l’Atto finale di Helsinki dell’OSCE, la Carta di Parigi e altre norme internazionali legalmente vincolanti,
Sancendo la responsabilità della NATO per la morte di migliaia di cittadini serbi, soprattutto civili, tra cui molti bambini, per l’utilizzo di missili con uranio impoverito, che hanno provocato conseguenze permanenti e incalcolabili per la salute dei cittadini e dell’ambiente in Serbia e nella regione,
Rimembrando che l’anno 2019 segnerà il 20° anniversario dell’aggressione armata della NATO,
Facciamo appello alle istituzioni e alle autorità statali competenti della Repubblica di Serbia, in conformità con i rispettivi poteri ai sensi della Costituzione e delle leggi, in un gesto che sappia onorare i soldati, i poliziotti e i loro comandanti caduti in difesa del paese dall’aggressione della NATO e del cosiddetto UCK nel 1999.
TUTTE LE INFO:
Appello in formato .PDF
http://www.forumpalestina.org/news/2018/Maggio18/Appello%2012%20maggio.pdf
Manifesto in formato .PDF
http://www.forumpalestina.org/news/2018/Maggio18/Manifesto_HD_12Maggio.pdf
Esiste un rapporto molto stretto tra lingua e cultura. Già dalla definizione di “lingua” proposta da Ferdinand de Saussure, il padre della linguistica, nell’opera Corso di linguistica generale, si evince lo stretto legame tra lingua, cultura e popolo: «Per noi [la lingua] non si confonde col linguaggio; essa non ne è che una determinata parte, quantunque, è vero, essenziale. Essa è al tempo stesso un prodotto sociale della facoltà del linguaggio ed un insieme di convenzioni necessarie, adottate dal corpo sociale per consentire l’esercizio di questa facoltà negli individui».
Per questo, nell'ambito del nostro corso di lingua serbocroata, abbiamo deciso di proporre una giornata di formazione e di abbandonare per un attimo la grammatica per concentrarci sulla storia, sulla musica, sulla cinematografia e sulla letteratura jugoslava e post-jugoslava. Parleremo del regista Goran Marković, del film cult Varljivo leto, della musica new wave a Zagabria, Belgrado e Sarajevo, del gergo giovanile, della città di Krk e di quella di Novi Sad. Poi mangeremo e converseremo. Vi aspettiamo domenica 13 maggio 2018 dalle h 15,30 presso l'associazione Red House, via Bendini 11, Collegno. Alle 19 circa terminerà il momento di formazione e inizieremo a banchettare con quello che porterete....
Per aggiornamenti si veda anche il gruppo facebook del corso
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