Informazione
https://it.groups.yahoo.com/neo/groups/crj-mailinglist/conversations/messages/8524
El organismo continental debatía este jueves qué estrategias debe adoptar para defenderse en la guerra mediática, mencionando "la propaganda rusa" como una de las principales amenazas a las que tiene que hacer frente...
VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=uB9xNWf-TF0
http://www.michelcollon.info/boutique/fr/livres/39-faut-il-detester-la-russie-.html
Pour organiser débats ou interviews, contacter: relations@...
VIDEO: Regarder la présentation vidéo (1’): https://www.youtube.com/watch?v=PNAifAYfHg0
Hannes Hofbauer: FEINDBILD RUSSLAND. Geschichte einer Dämonisierung
ProMedia Verlag – ISBN 978-3-85371-401-0, br., 304 Seiten, 19,90 Euro
Buchvorstellung! Wann und Wo? am Dienstag, 10. Mai 2016 um 19.30 Uhr
im Saalbau Bornheim, Clubraum 1, Arnsburger Str. 24, 60385 Frankfurt am Main
Näheres zum Buch unter: http://www.mediashop.at/typolight/index.php/buecher/items/hannes-hofbauer---feindbild-russland )
La Rada ucraina (il parlamento) ha decretato la definitiva riabilitazione dei collaborazionisti hitleriani, approvando il 4 aprile scorso la legge “Sulla riabilitazione delle vittime della repressione politica” insieme alla concessione di vitalizi ai veterani dell'Organizzazione dei nazionalisti ucraini - Esercito insorgente ucraino (OUN-UPA), molto più semplicemente i collaboratori e complici dei nazisti.
Il testo della legge è stato letto dalla tribuna da Yury Shukhevych, deputato della feccia nazi-fascista ucraina, che altri non è che il figlio di quel Roman Shukhevych che, per chi ne fosse all'oscuro, è stato, insieme a Stepan Bandera, uno dei più feroci comandanti delle bande "repubblichine" ucraine, responsabili del massacro di decine di migliaia di partigiani e civili e dei terribili pogrom di ebrei avvenuti nella repubblica allora sovietica, sotto l'occupazione di Hitler.
Ce ne sarebbe abbastanza per sollevare l'indignazione e la protesta di tutti gli antifascisti del nostro paese e dell'Europa intera.
E invece, una settimana dopo, nel parlamento italiano, un deputato di "Sinistra Italiana - Possibile", Erasmo Palazzotto (vice presidente della Commissione esteri della Camera e responsabile esteri di SI), che di quanto avviene in Ucraina evidentemente se ne frega (anche se, vista la sua collocazione nella Commissione esteri, dovrebbe esserne ampiamente informato) e il cui “antifascismo” sembra manifestarsi a corrente alternata, diffonde una dichiarazione sulla base di fantasiose e non meglio precisate “notizie di stampa”, battendo tutti in fatto di russofobia esasperata e falsificazioni, di cui è facile capire la provenienza: quella degli stessi che anni fa presentavano i terroristi ceceni come “eroi” di una guerra di liberazione e che oggi sono impegnati nell'ennesimo tentativo di “rivoluzione colorata”, secondo lo stesso copione applicato a Kiev nel 2014. Sono, del resto, gli stessi, identici argomenti che la propaganda dei nazisti ucraini usa quotidianamente nella sua guerra dell'informazione contro la Russia e a supporto della sua guerra criminale di aggressione nel Donbass.
Palazzotto getta altra benzina sul fuoco attizzato da chi sta inasprendo lo scontro con la Russia, negli Stati Uniti, nell'UE e in Italia. E lo fa proprio, con un tempismo che non può passare inosservato, nello stesso momento in cui il presidente della Repubblica si trova a Mosca, con il compito dichiarato di contribuire ad allentare la tensione con la Russia, che tanti danni ha già procurato al nostro paese, in particolare dopo le sanzioni.
Questa è la notizia ANSA: "ROMA, 11 APR - "Notizie di stampa trapelate dall'estero hanno rivelato che in Cecenia alcune ex caserme militari sono state trasformate per "correggere uomini dall'orientamento sessuale non tradizionale o sospetto", veri e propri campi di concentramento per gay. Un orrore che si ripete a distanza di 70 anni". Lo afferma Erasmo Palazzotto, deputato di Sinistra Italiana-Possibile e Vicepresidente della commissione Esteri di Montecitorio. "L'Italia e l'Europa, prosegue Palazzotto, non possono restare in silenzio davanti a questo livello di violazione dei diritti umani. Il presidente Mattarella in visita a Mosca non può ignorare ciò che sta accadendo e dovrebbe manifestare la preoccupazione e la condanna del nostro Paese davanti a crimini di questa natura. La violazione dei diritti umani, le torture protratte nei confronti di gay, lesbiche e trans in Russia e Cecenia ci impongono di non chiudere gli occhi e di lanciare con forza un segnale a tutta la comunità' internazionale per fermare tali aberrazioni", conclude Palazzotto. (ANSA)."
Si resta letteralmente senza parole! Ma davvero questo è il destino della sinistra nel nostro paese?
Sulla “russofobia”
Lo scorso 12 aprile il direttore del sito “ Marx XXI”, il compagno Mauro Gemma, pubblica un suo indignato commento in merito ad una “irresponsabile” dichiarazione rilasciata il giorno prima da Erasmo Palazzotto, vice presidente della Commissione Esteri della Camera e responsabile esteri di Sinistra Italiana.
Il direttore di “Marx XXI”, ricordando, in apertura del proprio commento, che il quattro aprile ultimo scorso la Rada ucraina ( il Parlamento) ha decretato – fatto politicamente, culturalmente e moralmente inquietante – la definitiva riabilitazione dei collaborazionisti hitleriani ucraini; che il testo della legge è stato letto alla Rada da Yury Shukhevych, deputato nazi-fascista e figlio del massacratore di comunisti, di partigiani, di civili ed ebrei Roman Shukhevych; che rispetto a tale, raccapricciante, notizia non vi è stata, in Italia, nel Parlamento italiano, nella sinistra politica e istituzionale italiana nessuna reazione e solo silenzio; ricordando tutto ciò, Mauro Gemma rimarca, con giustificata indignazione, appunto, il fatto che invece – al posto di una condanna della riabilitazione dei filo nazisti nell’Ucraina filo-Usa e filo UE- il deputato di “SI” Erasmo Palazzotto diffonde alla Camera una dichiarazione secondo la quale “Notizie di stampa trapelate dall’estero hanno rivelato che in Cecenia alcune caserme militari sono state trasformate per correggere uomini dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto…”. Naturalmente, rispetto a ciò, rispetto all’ambigua “credulità” con la quale si fanno proprie le più strampalate e feroci “fake news”, la stigmatizzazione di Gemma è tagliente: “Erasmo Palazzotto… che di quanto avviene in Ucraina evidentemente se ne frega (anche se, vista la sua collocazione nella Commissione esteri, dovrebbe esserne ampiamente informato) e il cui “antifascismo” sembra manifestarsi a corrente alternata, diffonde una dichiarazione sulla base di fantasiose e non meglio precisate “notizie di stampa”, battendo tutti in fatto di russofobia esasperata e falsificazioni, di cui è facile capire la provenienza: quella degli stessi che anni fa presentavano i terroristi ceceni come “eroi” di una guerra di liberazione e che oggi sono impegnati nell'ennesimo tentativo di “rivoluzione colorata”, secondo lo stesso copione applicato a Kiev nel 2014. Sono, del resto, gli stessi, identici argomenti che la propaganda dei nazisti ucraini usa quotidianamente nella sua guerra dell'informazione contro la Russia e a supporto della sua guerra criminale di aggressione nel Donbass. Palazzotto getta altra benzina sul fuoco attizzato da chi sta inasprendo lo scontro con la Russia, negli Stati Uniti, nell'UE e in Italia. E lo fa proprio, con un tempismo che non può passare inosservato, nello stesso momento in cui il presidente della Repubblica si trova a Mosca, con il compito dichiarato di contribuire ad allentare la tensione con la Russia, che tanti danni ha già procurato al nostro paese, in particolare dopo le sanzioni”.
La critica di Gemma non ha bisogno di ulteriori rafforzamenti e commenti, tanto è chiara, netta e condivisibile. Vogliamo invece, da questa critica, enucleare una parola: “russofobia” e il senso di questa parola indagare.
Innanzitutto: esiste la russofobia? Si, esiste: essa è un “sentimento”, una “forma dell’anima occidentale”, un delirante “bovarismo” pseudo culturale e pseudo politico borghese e piccolo borghese, una perversione ideologica che oggi – come un tempo – striscia nel corpo dell’ intero occidente capitalistico; una lucida follia che un tempo nacque in Europa per poi trasferirsi, espandersi endemicamente, nel nord America.
E che cos’è, la russofobia? Essa è qualcosa di più, come suggerisce lo stesso suffisso utilizzato ( fobia) di una semplice paura della Russia; è molto di più: è il panico, la repulsione (dal greco φόβος, phóbos), l’irrazionale terrore verso la storia, la cultura, verso “l’anima russa”, il popolo russo e – dunque – verso il potere politico russo, dell’altro ieri storico, della storia russa di ieri e dell’oggi.
In una famosa copertina di “The Economist” ( febbraio 2015, titolo: Putin’s war on the West), Putin – a tutta pagina e su sfondo ovviamente oscuro – appare come un uomo dal viso tanto algido quanto feroce, mentre con la mano destra – il grande e maligno Burattinaio – manovra i fili del mondo; in un’altra, altrettanto nota, successiva copertina della rivista britannica, la natura di Putin è ancora più definita: egli appare ( eloquente titolo “Putinism”, occhi rossi e infernali e sguardo terrorizzante ) direttamente nelle sembianze di Dracula.
Se, dunque, la russofobia esiste e ancora – come per le invasioni napoleoniche ed hitleriane – agisce nella storia ed è funzionale all’attacco ( culturale, politico, militare) occidentale contro la Russia, da dove essa trae origine, come e da dove nasce, come si riproduce ?
Affidiamoci, per comodità espositiva, all’incipit di una recente recensione che Eugenio Di Rienzo fa del libro di Guy Mettan “Russofobia, Mille anni di diffidenza”, Teti Editore. Scrive Di Rienzo: “La Russia è l’incarnazione del male assoluto, tutto il suo popolo ha lavorato nel corso dei secoli per la rovina degli altri popoli”. Questa frase non è tratta dalla sceneggiatura Doctor Strangelove di Stanley Kubrick… Questa frase, invece, è stata detta a chi scrive da un valoroso studioso di storia dell’Europa orientale nel corso di un’accesa discussione sulla crisi ucraina avvenuta poco più di un anno fa. Benvenuta allora, per avere a disposizione un efficace contro-veleno contro tali perversioni mentali, la traduzione italiana del volume del politico e giornalista Guy Mettan “Russofobia”.
Partendo dal Medioevo, fino ad arrivare al recente confronto tra Mosca e Kiev, Guy Mettan ricostruisce le linee di forza religiose, geopolitiche e ideologiche di cui si nutre la russofobia europea (britannica, francese polacca, tedesca) e americana. Attraverso una serrata discussione critica delle fonti, Mettan pone in luce le debolezze e le mistificazioni del pregiudizio che ancora oggi porta l’Occidente a demonizzare la Russia e a temere, anche contra evidentiam, il suo presunto imperialismo. La russofobia è un male antico radicatosi nella coscienza europea già alla fine del XVI secolo, quando, nel 1591, il letterato inglese Philip Sydney scriveva: “I Moscoviti, nati-schiavi, godono nel vivere sotto la tirannia e a opprimere le altre nazioni”. Parole cui avrebbe fatto eco, nel 1835, il giudizio del poligrafo francese Saint-Marc Girardin, secondo il quale se la Russia fosse riuscita a sottoporre al suo gioco tutti gli Slavi per servirsi di essi in modo da arrivare a dominare l’Europa, il Vecchio continente avrebbe perso ineluttabilmente la sua libertà, la sua cultura, la sua anima”.
Ma dopo Di Rienzo sentiamo le parole dello stesso Guy Mettan. In un’intervista rilasciata a Tatiana Santi nel 2016, Mettan afferma: “Può sembrare paradossale, ma la russofobia occidentale è più antica della Russia! In effetti, è iniziata con le rivalità politiche e religiose che hanno contrapposto l'Impero di Occidente, fondato dal Carlo Magno nell'anno 800, all'Impero d'Oriente basato a Costantinopoli; la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Carlo Magno era un principe che si ribellò contro il sovrano legittimo dell'Impero romano d'Oriente che regnava a Bisanzio. I suoi successori, che hanno creato il Sacro romano Impero Germanico alla fine del X secolo, sono riusciti ad imporre ai Papi delle riforme religiose contro l'opinione delle Chiese greche d'Oriente, che si erano opposte perché ritenevano tutto ciò un colpo di Stato e non una decisione democratica presa in seno ad un concilio ecumenico universale. In seguito a questo scisma, ufficialmente risalente all'XI secolo, a Roma ebbe luogo una propaganda antiortodossa e antigreca con lo scopo di denigrare gli Orientali sia sul piano politico sia religioso. Quando gli Ottomani conquistarono Bisanzio nel 1453 questi pregiudizi negativi si trasposero sui russi, i quali avevano rivendicato l'eredità politica e religiosa di Bisanzio.
I pregiudizi occidentali sono di due ordini. Innanzitutto i greci, e quindi i russi, sono dei barbari e i loro sovrani sono dei despoti e dei tiranni. Inoltre sono degli espansionisti, degli annessionisti, delle persone aggressive, le quali non fanno altro che sognare di conquistare e sottomettere l'innocente e virtuoso Occidente…Sono gli stessi pregiudizi che ritroviamo oggi sotto la piuma dei giornalisti occidentali antirussi. È da notare che la russofobia moderna è cominciata in Francia alla fine del XVIII secolo, quando il Gabinetto segreto del re Luigi XV ha forgiato un falso "Testamento di Pietro il Grande", nel quale il grande zar russo avrebbe comandato ai suoi successori di conquistare l'Europa. Napoleone lo fece pubblicare nel 1812 con lo scopo di giustificare meglio la sua invasione preventiva della Russia nel 1813. Gli inglesi tradussero il libro e lo usarono per giustificare la loro invasione della Crimea nel 1853. Questo pseudo testamento è stato denunciato come falso solo alla fine del XIX secolo, dopo aver ispirato decenni di russofobia francese e inglese…Si tratta della stessa manipolazione che gli americani hanno utilizzato nel 2003 per giustificare l'invasione dell'Iraq. Le false armi di distruzione di massa di Saddam Hussein ci rivelano la stessa mistificazione. Solo una volta commesso il crimine, la verità esplode. La storia è ancora troppo recente per vederci chiaro, ma potremmo scommettere che gli avvenimenti di Maidan in Ucraina a febbraio 2014 rilevano la stessa tecnica di manipolazione. Il putsch che ha permesso di travolgere il governo legale ucraino è stato saggiamente preparato durante lunghi anni da delle campagne finanziate da miliardi versati dagli Stati Uniti, come è stato ammesso dal segretario di Stato aggiunto Victoria Nuland davanti al Congresso (i famosi 5 miliardi di dollari), per essere attivati in favore delle manifestazioni popolari contro il governo, d'altronde legittime data la corruzione diffusa. Il risultato è che il governo attuale si rivela altrettanto corrotto che quello precedente, ma questo non interessa alcun media occidentale…Il discorso occidentale antirusso si appoggia sui due principi di cui parlavo prima: l'Occidente incarna il Bene, i valori universali, la democrazia, i diritti dell'uomo, la libertà (soprattutto economica), mentre la Russia rappresenta l'autocrazia, il nazionalismo revanscista, la negazione delle libertà dell'individuo. Questo discorso bianco-nero strumentalizza senza vergogna l'opinione pubblica, perché questa sostenga la rimilitarizzazione dell'Europa e il rafforzamento della NATO, che non ha smesso di allargarsi in 20 anni con l'integrazione di tutta l'Europa dell'Est, e ora del Montenegro. Senza parlare del vassallaggio dell'Ucraina, della Svezia, della Georgia e anche della Svizzera "neutra" che partecipa alle sue esercitazioni in nome di un "partenariato per la pace", che in realtà è solo un giro di parole…Più che dei professionisti interessati ad informare, i giornalisti dei principali media occidentali sembrano dei registi. L'opposizione fra i "buoni", gli Occidentali, e i "cattivi", i russi, nonché la demonizzazione della Russia, presentata come una minaccia per l'Occidente, diventano così degli elementi essenziali del discorso mediatico occidentale”.
La citazione di Guy Mettan è lunga, ma di grande efficacia e poiché, come diceva Balzac “ L’originalità è un mito della piccola borghesia”, è meglio utilizzare la compiuta chiarezza di Mettan, per far luce sui primordi e sulle degenerazioni della russofobia, piuttosto che rubargli le parole e intestarcele.
Certo è che la russofobia impiega, per costituirsi e radicarsi come una sorta di inconscio nella struttura psicologica e culturale dell’ “uomo occidentale” (non diciamo appositamente “europeo”, poiché sposiamo l’affermazione razionale di Charles De Gaulle: “L’Europa va dall’Atlantico agli Urali”, constatazione che tanto servirebbe, oggi, a chi, dalle postazioni dell’Unione Europea, demonizza sia la Russia che Putin e demonizza sino a giungere all’embargo economico e alle minacce di guerra) impiega, dicevamo, diversi secoli e si organizza su mille pregiudizi, travisamenti e falsità. Affermazione, questa, che peraltro non ha nulla di assolutamente nuovo: basterebbe rievocare l’opera di Edward Said ( “Orientalism”, del 1978) per capire come l’Occidente ha storicamente letto l’Oriente. Muovendo dalle riflessioni, tra gli altri di Antonio Gramsci e Michel Foucault, Said ha messo per sempre in luce il carattere mistificatorio della nozione occidentale di “Oriente”, funzionale – per Said – sia alla costruzione, per forzata contrapposizione ontologica, alla costruzione della stessa concezione di “Occidente”, sia per rinchiudere le cosiddette culture orientali in stereotipi e generalizzazioni che potevano giungere al “disumano” ( pensiamo alla demonizzazione e alla de-storicizzazione disumanizzante di Attila, di Ivan il Terribile o di Stalin, ad esempio…) e – infine – per fornire le basi materiali al dominio, sull’ “Oriente”, dell’imperialismo occidentale.
Centinaia sarebbero le tappe della via crucis “culturale”, “filosofica”, “ideologica” occidentale lungo la quale è stata infine crocifissa la Russia e lungo la quale ha preso corpo la russofobia e le sue ramificazioni degenerative.
Di notevole importanza, ad esempio, è ciò che rievoca Eugenio Di Rienzo: “Subito dopo la fine della prima guerra mondiale, l’Ucraina divenne il perno del progetto Prometeizm, elaborato dal maresciallo Józef Piłsudski fin dal 1904 e perseguito dai suoi successori ancora alla vigilia del secondo conflitto mondiale con l’obiettivo di mettere la Polonia a capo di un movimento destinato ad emancipare le nazionalità non russe (ucraina, caucasiche, di etnia turca), un tempo sottomesse a San Pietroburgo e in seguito a Mosca. Il Prometeizm doveva portare alla creazione di una Federazione politico-militare (Międzymorze), diretta a provocare la distruzione della potenza economica e militare russa, estesa dal Mare del Nord, al Golfo di Botnia, al Baltico, al Mar Nero, al Mediterraneo, comprensiva in primo luogo dell’Ucraina e poi di Cecoslovacchia, Ungheria, Paesi scandinavi e baltici, Italia, Romania, Jugoslavia, Grecia.
Questo programma, significativamente riproposto nel 2012 in una versione solo leggermente modificata, all’attenzione del Dipartimento di Stato statunitense, ha dato luogo, in coincidenza con la crisi ucraina, al cosiddetto progetto Intermarium. Un patto di mutua assistenza, promosso dal Pentagono, esteso dal Baltico al Mar Nero al Caspio, che avrebbe dovuto essere sottoscritto da Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Moldavia, Romania, Georgia, Azerbaigian, Turchia, indirizzato a rendere possibile lo smembramento della Federazione Russa e la sua definitiva liquidazione come potenza eurasiatica. Si avverava così l’auspicio formulato da un altro polacco, Zbigniew Brzezinski (già consigliere della Sicurezza nazionale sotto la presidenza di Jimmy Carter), nel 1997, nel 2004 e ancora nel 2012, che puntava all’obiettivo di “una Russia frammentata in una Repubblica europea, una Repubblica di Siberia e una Repubblica asiatica, più idonee ad assicurare lo sfruttamento delle risorse e del potenziale economico di quella terra, troppo a lungo dilapidati dall’ottusa burocrazia moscovita”.
E serve ricordare con quali argomentazioni razziste ( “il bestiale popolo russo”) la Francia di Napoleone Bonaparte, nel 1812, prepara l’invasione in Russia? Un’invasione pari solo, nella sua spropositata forza militare ( 700 mila soldati, una Grande Armata di uomini provenienti da tutte le regioni e da tutti gli Stati dell’Impero), all’odio ideologico antirusso dell’intellighenzia imperialista francese. Ma ciò è conosciuto, mentre meno conosciuta, poiché strumentalmente rimossa dalla cultura egemonica occidentale, è la risposta “filosofica” ( la stessa che muoverà il popolo russo contro l’invasione hitleriana) con la quale la Russia resiste a Napoleone: Отечественная война, Otečestvennaja vojna, termine col quale ci si riferisce al carattere nazionale e popolare russo messo in campo contro l’invasore straniero. Quello spirito già identificato da Puskin (“il vasto, profondo, inestirpabile spirito popolare russo”) che il grande scrittore mette in contrapposizione alla coscienza che le “elite” intellettuali, sia russe che, soprattutto, occidentali, puntano a mettere in campo per formare “ la coscienza di una società sradicata, senza più terra”. Cioè, “traducendo” Puskin, una coscienza borghese senza più anima, se non quella segnata dall’egemonia del narcisismo individuale di carattere totalmente borghese. Muovendo da Puskin, peraltro, si potrebbe azzardare ( ma non è certo questo lo spazio consono per sviluppare la tesi) un confronto tra la profonda e ancora in gran parte inalterata spiritualità del pensiero religioso ortodosso russo e il pensiero religioso cattolico d’Occidente, molto attraversato ( come lo stesso Papa Francesco denuncia) dagli stessi violenti processi di mercificazione che segnano di sé l’ intera società capitalistica. E anche questo per capire la vasta provenienza delle continue ondate russofobiche.
La stessa “Operazione Barbarossa”, l’invasione da parte di Hitler dell’Unione Sovietica, fu, non a caso, la più grande operazione militare della storia, organizzata dal nazifascismo a nome dell’intero occidente capitalistico e antirusso.
E certo è che agli occhi dell’Occidente capitalistico, già pieni d’odio ontologico verso la Russia, la Rivoluzione d’Ottobre rappresentò la ratifica finale della stessa “diversità umana” della Russia e del popolo russo. Scrisse incredibilmente (ma non tanto incredibilmente, a ben vedere) nel 1932 l’economista democratico, John Maynard Keynes che “l’oppressione dittatoriale dei Soviet non era altro che il logico risultato della bestialità della natura russa e di quella giudaica, ora fusesi insieme”, essendo “la crudeltà e la follia della “Nuova Russia” (comunista) del tutto identiche a quelle della “Vecchia Russia” (zarista)”.
La descrizione delle tante tappe che hanno formato la via crucis alla fine della quale, nell’immaginario collettivo occidentale, è stata crocifissa la Russia e tutta l’Europa dell’Est e sulla quale si è sostanziata la russofobia, potrebbe prendere lo spazio di un lungo libro e, qui, non è il caso di farlo.
Riprendiamo, però, la copertina del “The Economist” già citata, quella in cui appare il viso di Putin con gli occhi iniettati di sangue alla Dracula. Vedremo come ciò non sia affatto casuale. Nel 1987 lo scrittore irlandese Bram Stoker scrive, appunto, il romanzo “Dracula”. Il Vampiro sanguinario uscito dalla penna di Stoker diverrà, attraverso la letteratura, il cinema e l’intera struttura mediatica occidentale, un vero e proprio personaggio mitologico, volto ad incarnare – in modo, insieme, esplicito e inconscio – “l’orrore insito nell’ oscurità – come scriveva lo stesso Stoker- della Transilvania” e, per estensione mitologica, in tutta l’Europa dell’Est ( demonizzazione di un’intera area geografica e storica funzionale alla successiva demonizzazione del “socialismo realizzato” e, oggi, degli immigrati albanesi o rumeni). La cosa singolare, tuttavia, è che il Dracula di Stoker ( e tutti i vampiri successivi della sterminata letteratura e filmografia che si sono ispirati al suo romanzo) – che tutta la letteratura occidentale individua nel personaggio storico del Principe Vlad, della Transilvania – è una totale invenzione letteraria e una terribile mistificazione della storia, dai caratteri platealmente razzisti e colonialisti. In verità – come si studia normalmente in ogni liceo di Bucarest- Dracula, il Principe Vlad Tepes della “tenebrosa” Transilvania, altri non era che un grande intellettuale e un grande rivoluzionario – un insieme di Mazzini e Garibaldi, ma rumeno – che tutta la vita lottò contro l’oppressione dell’impero ottomano, per l’indipendenza, l’unità e la libertà del popolo della Romania. Ma l’imposizione della figura mitologica del Dracula vampiro da parte della cultura colonialista occidentale spiega bene il perché, oggi, il “The Economist” tratteggia Putin con le sembianze del Dracula di Stoker e anche il perché Stalin sia stato trasformato anch’esso in un Dracula sovietico.
E il comunismo come “male assoluto”, nella propaganda occidentale; gli orrori antidemocratici del maccartismo USA; la gigantesca rimozione storica e culturale in relazione al contributo determinante dell’Armata Rossa per la vittoria sul nazifascismo; i manifesti della Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra, in cui i bolscevichi mangiavano, letteralmente, i bambini e molti ci credevano; la funzione dell’anticomunismo viscerale nelle vittorie berlusconiane? Non sono anch’esse derivazioni, almeno in buona parte, della stratificazione ideologica della russofobia?
Un dogma reazionario e imperialista – la russofobia- che in questa fase storica e per ragioni palesemente legate agli interessi imperialisti, sembra di nuovo esplodere. Scrive Gennaro Sangiuliano, sul “Sole 24 Ore” ( non sulla Pravda!) del 19 giugno 2016: “ Molte vicende, negli ultimi anni sono state raccontate con una prospettiva molto parziale. L’Occidente definì brutale l’intervento russo in Cecenia; ora che i ceceni si sono dimostrati i più feroci tagliagole che operano in Siria e in Iraq, molti analisti convergono nel ritenere che forse Putin ha evitato l’insorgere di un pericoloso califfato nel Caucaso. Allo stesso modo, va riconsiderata la posizione di Putin che, nel 2003, non volle aderire all’operazione per spodestare Saddam Hussein in Iraq, giudicandola avventata. Così abbiamo urlato per la distruzione di Palmira ma poi è toccato ai russi liberarla, come già fecero con il grande tributo di sangue nella lotta al nazismo”. E prosegue ancora Sangiuliano nello stesso articolo del “Sole 24 Ore”: “L’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines è stato addossato ai separatisti filorussi, prima ancora delle verifiche degli organismi internazionali. L’intera vicenda Ucraina è stata raccontata secondo lo schema lineare e un po’ banale dell’aggressione russa, senza valutare la memoria di un passato lacerante, le nostalgie filonaziste dell’estremismo ucraino, gli eccessi della classe dirigente locale, gli assetti della geopolitica. Mettan (il già citato autore del libro “Russofobia”, n.d.r.) esamina il referendum in Crimea: “il fatto che il 95% degli abitanti si sia pronunciato a favore dell’Unione con la Russia non ha avuto alcuna importanza”. E pochi hanno ricordato che un analogo referendum si svolse nel gennaio del 1991, con lo stesso risultato”.
Un punto alto del ritorno militante della russofobia è senza dubbio la Risoluzione n° 758 del 4 dicembre 2015, passata alla Camera dei Rappresentanti USA con 411 voti favorevoli e 10 (10!) contrari. Rispetto a questa Risoluzione scrive il “Der Spiegel” ( la rivista tedesca di maggior tiratura, non certo un terribile foglio rivoluzionario) il successivo 12 dicembre: “La Camera dei Rappresentanti ha portato il mondo un passo più vicino alla tragedia. La risoluzione accusa la Russia di scatenare un'aggressione militare contro l'Ucraina, la Georgia e la Moldavia e chiede aiuti militari e di intelligence per l'Ucraina. Il documento chiede agli alleati della NATO, ai partner degli Stati Uniti in Europa e alle nazioni in tutto il mondo «di sospendere ogni forma di cooperazione militare con la Russia e di vietare la vendita al governo russo di materiale militare letale e non letale”. La Camera dei Rappresentanti vuole che l'Ucraina e l’Unione europea frenino l'interazione con la Russia e inaspriscano le sanzioni. Inoltre, si invitano l'Ucraina e l'Unione europea a respingere le forniture energetiche russe. I rappresentanti minacciano direttamente la Federazione russa e la accusano di violare il trattato INF, Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty. Infine, la Camera suggerisce che gli Stati Uniti intensifichino la guerra d'informazione con la Russia. Nel documento si “ invitano il Presidente e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti a sviluppare una strategia di coordinamento multilaterale per la produzione o comunque la diffusione di notizie e informazioni in lingua russa nei paesi con significative minoranze di lingua russa”. E il “Der Spegel”, nello stesso articolo, ricorda che in un’intervista allo stesso giornale di una settimana prima, ( un’intervista dal titolo eloquente: “Una guerra è l'unica cosa che può salvare un dollaro morente?) il 91 enne Kissinger aveva già evocato il pericolo e la follia di una tale Risoluzione da parte degli USA.
L’intervento USA-UE-NATO in Ucraina che costruisce sul campo, in funzione anti russa, un esercito nazi fascista; la lunga guerra in Afghanistan volta a dislocare basi NATO ai confini russi; le provocazioni anti russe in Cecenia; le sanzioni economiche dell’occidente capitalistico contro Mosca; le ultime provocazioni anti Putin di Trump in Siria; la demonizzazione caricaturale di Putin e l’ enfatico appoggio occidentale ad ogni contestazione interna anti Putin: tutto ci dice che, di nuovo, la russofobia è tornata in campo a servire gli interessi imperialisti. Scrive Sergio Romano sulla sua biografia politica di Putin ( Longanesi editore, 2016) : “L’intervento russo in Siria non sembra aver cambiato, se non in peggio, la percezione della Russia in Occidente
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Spettacolo ideato da Giuliano Calisti e Silvio Antonini, consulenza letteraria Antonello Ricci.
Chi ha veramente liberato Trieste dal nazifascismo?
Perché il Partito comunista triestino non faceva parte del CLN giuliano?
Quali rapporti ebbe il CLN giuliano, nazionalista ed anticomunista, con i collaborazionisti triestini?
Cosa accadde al momento dell’insurrezione di Trieste?
E’ vero che gli Jugoslavi arrestarono anche gli antifascisti?
Quali dirigenti del CLN triestino entrarono nella struttura Gladio?
Incontro con l'autrice Claudia Cernigoi, ricercatrice storica
presso Casa Onna (nuova sede municipale)
esposizione della mostra
TESTA PER DENTE
crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945
orari di apertura
sabato e giorni festivi 11:00-13:00 / 17:00 - 19:30
giorni feriali 17:00 - 19:30
info e visite concordate con gruppi e scolaresche tel. 3466720638
organizzano: IASRIC, ANPI, ANPPIA, Jugocoord Onlus , Diecifebbraio.info, L'Aquilantifa
ANPI com. prov. Bologna
Jugocoord Onlus
con la partecipazione di:
Comitato Ucraina Antifascista Bologna
Associazione culturale Russkij Mir (Torino)
Associazione culturale Portico delle Parole / corsi di russo, Bologna
organizzano il convegno:
Sovietici e jugoslavi nella Resistenza in Emilia-Romagna
presiede: Anna Cocchi (ANPI prov. Bologna)
Ermenegildo Bugni "Arno" (partigiano): saluti
Anna Roberti (Ass. Russkij Mir): partigiani sovietici in Italia e in Emilia-Romagna
Ivan Serra (Jugocoord Onlus): sovietici caduti a Casteldebole e Casalecchio
Mirco Carrattieri (Museo della Resistenza di Montefiorino): il battaglione russo nella Repubblica di Montefiorino
Stralci dal video Bello Ciao sul Comandante Pereladov
Andrea Martocchia (Jugocoord Onlus): la presenza jugoslava sul territorio
Jadranka Bentini (ANPI Bologna): Ricordo di Vinka Kitarovic
Franco Sprega (Museo della Resistenza Piacentina): jugoslavi nel Piacentino
Eric Gobetti (storico): I partigiani italiani all'estero
per informazioni e contatti:
Jugocoord Onlus – jugocoord @ tiscali.it / C.P. 13114 (Uff. Roma 4), 00100 Roma
ANPI com. prov. Bologna – info @ anpi-anppia-bo.it / Via San Felice, 25, 40122 Bologna (BO)scarica la locandina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/bologna050517.pdf
evento facebook: https://www.facebook.com/events/1617502824943742/
presso Casa Onna (nuova sede municipale)
esposizione della mostra
TESTA PER DENTE
crimini fascisti in Jugoslavia 1941-1945
presentazione:
sabato 22 aprile ore 11
interventi:
Giustino Parisse, Andrea Martocchia , Sandi Volk
orari di apertura
sabato e giorni festivi 11:00-13:00 / 17:00 - 19:30
giorni feriali 17:00 - 19:30
info e visite concordate con gruppi e scolaresche tel. 3466720638
organizzano:
IASRIC – Istituto abruzzese per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea
ANPI
ANPPIA
Jugocoord Onlus
Diecifebbraio.info
L'Aquilantifa
Il nostro Coordinamento (JUGOCOORD ONLUS) sostiene e collabora con il Comitato Ucraina Antifascista Bologna, impegnato a far conoscere le ragioni della opposizione al regime sciovinista-revanscista russofobo e filonazista instaurato in Ucraina a seguito del colpo di stato del febbraio 2014. In particolare, sarà possibile visitare il banchetto del Comitato Ucraina Antifascista Bologna vicino al nostro in Via del Pratello.
ANPI com. prov. Bologna
Jugocoord Onlus
con la partecipazione di:
Comitato Ucraina Antifascista Bologna
Associazione culturale Russkij Mir (Torino)
Associazione culturale Portico delle Parole / corsi di russo, Bologna
organizzano il convegno:
Sovietici e jugoslavi nella Resistenza in Emilia-Romagna
presiede: Anna Cocchi (ANPI prov. Bologna)
Ermenegildo Bugni "Arno" (partigiano): saluti
Anna Roberti (Ass. Russkij Mir): partigiani sovietici in Italia e in Emilia-Romagna
Ivan Serra (Jugocoord Onlus): sovietici caduti a Casteldebole e Casalecchio
Mirco Carrattieri (Museo della Resistenza di Montefiorino): il battaglione russo nella Repubblica di Montefiorino
Stralci dal video Bello Ciao sul Comandante Pereladov
Andrea Martocchia (Jugocoord Onlus): la presenza jugoslava sul territorio
Jadranka Bentini (ANPI Bologna): Ricordo di Vinka Kitarovic
Franco Sprega (Museo della Resistenza Piacentina): jugoslavi nel Piacentino
Eric Gobetti (storico): I partigiani italiani all'estero
per informazioni e contatti:
Jugocoord Onlus – jugocoord @ tiscali.it / C.P. 13114 (Uff. Roma 4), 00100 Roma
ANPI com. prov. Bologna – info @ anpi-anppia-bo.it / Via San Felice, 25, 40122 Bologna (BO)scarica la locandina: https://www.cnj.it/INIZIATIVE/volantini/bologna050517.pdf
evento facebook: https://www.facebook.com/events/1617502824943742/
La banda della UNO bianca era composta da poliziotti legati ai servizi segreti militari; una verità provata già dai tempi della controinformazione fatta da Lotta Continua sulla strage dell'Italicus in cui si parla chiaramente dell'esistenza di una struttura terroristica parallela all'interno della polizia.
La Uno bianca si macchiò di decine di omicidi e ferimenti contro obiettivi apparentemente diversi fra di loro: benzinai, tabaccai, passanti e testimoni; inoltre zingari e immigrati senza neanche il pretesto di pochi spiccioli da rapinare.
Il periodo di massima attività si colloca nella delicata fase di transizione dalla prima alla seconda repubblica (anticipata però già dalla fine degli anni'80 da diverse rapine con morti da parte della “banda delle coop”). Siamo in un momento di scontri senza esclusione di colpi fra apparati e servizi segreti legati alla vecchia classe politica (che subisce una sorte di golpe mediatico e giudiziario) e quelli legati ai poteri sovra-nazionali che spingono sull'acceleratore delle “riforme”.
E' proprio in questo periodo che cominciano ad apparire come funghi decine di “serial -killer”, mostri protagonisti di tanti eventi criminali di una ferocia inaudita e sempre come se fossero azioni coordinate fra loro. Ciò che li accomuna sono uno spropositato uso della violenza accompagnati dalla mancanza di moventi plausibili e l'indignazione popolare che riescono a scatenare. Ma su questo e meglio fermarsi perchè andrebbe aperto un altro capitolo .
Fra questi “serial” ce ne ricordiamo uno in particolare di quel periodo che coincide con la disgregazione della Yugoslavia e l'inizio di una guerra di aggressione da parte della NATO. Era il momento in cui si stavano gettando le basi propagandistiche di costruzione del “nemico” : i serbi . I serbi erano i “cattivi” ovunque e comunque. Il mantra della dis-informazione mondiale cominciava la sua inarrestabile nenia. Persino nei fumetti di Dylan Dog i serbi venivano raffigurati mentre uscivano dai tombini di Sarajevo con i denti da vampiro…
Come ai tempi dell'aggressione fascista all'Etiopia in cui la stampa italiana raccontava delle mogli dell'Imperatore che facevano il bagno in tinozze dorate colme di sangue caldo di povere ragazze vergini uccise…
E' proprio in questo momento che entra in scena “Manolo lo slavo” che riesce a fuggire misteriosamente dal carcere di Rimini e si mette a terrorizzare le campagne del Nord Italia vestito con pantaloni mimetici e anfibi . Proprio come Igor il russo…
Usa una 357 magnum per compiere rapine balorde presso case isolate di agricoltori “terminando” le sue vittime ; 9 morti ammazzati. Una volta catturato in Serbia confesserà di essere riuscito a fuggire dal carcere di Rimini grazie a “quelli della UNO bianca”.
(Consigliamo la bellissima inchiesta di Avvenimenti di allora su questa vicenda.)
Questo evento associato al clima di propaganda guerrafondaia di allora contro i serbi suscitò per diversi mesi la psicosi collettiva su bande di serbi che scorrazzavano anche nella pianura Padana sgozzando e trucidando inermi contadini, così come stavano facendo in Bosnia e Croazia…
Se in quegli anni l'obiettivo era neutralizzare un'ostacolo , neanche piccolo, come poteva esserlo una Yugoslavia unita in quello che era la prospettiva di costruzione e allargamento della UE sotto il rigido controllo NATO oggi la posta in gioco è l'esistenza stessa di un sistema politico, militare ed ideologico e la sua inarrestabile caduta tendenziale del saggio di profitto di fronte a due elementi: la Russia e la Cina niente affatto disposti a rinunciare alla loro quota di capitalismo.
Stiamo attenti a non sottovalutare l'impegno e le forze che lo Stato sta impiegando sugli omicidi del “russo” (che poi russo non è) e delle operazioni in corso con i migliori reparti speciali della contro-guerriglia dell'Esercito Italiano. Non stanno giocando o addestrandosi: questa è vera puzza di guerra. E' lo squillo di tromba per gli addetti ai lavori per qualcosa di “grosso” che è in gestazione. E' un passaggio forzato per una uscita dalla crisi che non può essere né democratica né comprensiva di ragioni altrui. Forse è il momento, per tutti, di fermarsi un attimo e aprire una rapida fase di riflessione per capire seriamente se c'è un pericolo imminente e reale a breve di un conflitto di proporzioni indefinite e se si come possiamo anticipare le prossime mosse del capitale affinchè questo non avvenga ammesso che ciò sia possibile.
Il giorno 05 apr 2017 'Coord. Naz. per la Jugoslavia' ha scritto:
L'ARMATA ROSSA IN AZIONE IN FRAZIONE DI BUDRIOIl quotidiano slavofobo e anticomunista Il Resto del Carlino non si è fatto sfuggire l'opportunità offerta dalla rapina in una tabaccheria presso Budrio (BO), terminata in tragedia con l'uccisione del proprietario, per ciurlare nel manico con i paginoni dedicati a "LA PISTA DELL'EST", come di rito.Il sospettato, un russo nato in Uzbekistan quaranta anni fa, vi è reiteratamente definito "ex soldato dell'Armata Rossa" – addirittura in un titolo a caratteri cubitali sul numero del 4 aprile 2017 a pagina 7. Peccato che l'Armata Rossa abbia cessato di esistere come denominazione formale dal 1946 e non esista più nemmeno per estensione, cioè nel significato di esercito dell'Unione Sovietica, dal 1991, vale a dire quando il sospettato aveva 13 anni.(a cura di I.S.; su segnalazione di O.M., che ringraziamo)