Informazione


Venezuela: da dove vengono le "fake news" e perché

1) Da "La Stampa" al "Fatto Quotidiano", ecco a voi il letame della stampa italiana (LINKS)
2) Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti finanzia media e giornalisti stranieri in funzione dei suoi piani d'intervento (Misión Verdad)
3) Amnesty International e il Venezuela: una lettera critica al portavoce italiano Riccardo Noury (di Adolfo Perez Esquivel e altri firmatari)
4) Venezuela. I consiglieri di Soros indicano la strada per il rovesciamento di Maduro (di Sergio Cararo)
5) COME FUNZIONANO LE “RIVOLUZIONI COLORATE”, DALL’EGITTO AL VENEZUELA. Gli inizi in Serbia... (Natalia Viana, 2012)


Si vedano anche:

Tutti gli articoli de L'ANTIDIPLOMATICO sul Venezuela
http://www.lantidiplomatico.it/argnews-Venezuela/58/

Chi c’è dietro il colpo di Stato contro il Venezuela? (Misión Verdad, TeleSUR 27 aprile 2017 – Global Research)
Creare un’immagine distorta della crisi umanitaria è il punto di partenza. Tracciare l’immagine di un Paese sull’orlo del collasso è l’alibi
https://aurorasito.wordpress.com/2017/05/07/chi-ce-dietro-il-colpo-di-stato-contro-il-venezuela/

Premio Nobel della Pace Esquivel: "i grandi mezzi di comunicazione producono notizie false per il deterioramento del Venezuela" (Telesur / L'Antidiplomatico, 1/5/2017)
... Per Esquivel, il Venezuela soffre una crisi imposta dagli Stati Uniti, che non vuole perdere il controllo continentale e cerca di impedire l'autodeterminazione dei popoli attraverso golpe morbidi...

Violenza e incitazione all’odio: così i siti dell'opposizione venezuelana preparno uno "scenario Ruanda" (di Geraldina Colotti, il Manifesto, 5 maggio 2017)
... non si tratta di manifestazioni pacifiche, come vorrebbe il racconto a senso unico dei media internazionali. Diversi leader di opposizione, mentre si fanno vedere in piazza a incitare gli incappucciati (Freddy Guevara)... basta farsi un giro tra i siti di opposizione per imbattersi nella rivendicazione piena di quel che sta avvenendo, con una cifra di violenza e di incitazione all’odio che ricorda in modo preoccupante quel che accadde in Ruanda nel 1994 e che portò al genocidio. Digitate per esempio su google «resistencia venezolana por la sexta Republica»...

Venezuela. Ex Generale dell'Aviazione: "Le violenze si sono trasformate in insurrezione armata su ordine del Comando del Sur (Usa)" (RT / L'Antidiplomatico, 05/05/2017)
... Per Izarra, l'azione di questi gruppi armati persegue "un piano del Comando Sur (degli Stati Uniti, ndr), che è quello che dirige le operazioni destabilizzatrici contro il Venezuela"...

"Purtroppo non ho avuto le risposte che mi aspettavo". Il video che prova la faziosità dei media contro il Venezuela (L'Antidiplomatico, 06/05/2017)
Javier Couso... euro-deputato di Izquierda Unida... ha letteralmente umiliato la faziosità e l'ignoranza dei media europei... E' il caso di questa giornalista di Deutsche Welle che si accanisce ai limiti dell'isteria per difendere le ragioni dell'estrema destra golpista venezuelana, come se ad essere minacciata fosse la sua stessa incolumità a Berlino...
QUI IL VIDEO: Eurodiputado de Izquierda Unida, Javier Couso Permuy, coloca en su lugar a periodista de DW TV (YVKE Radio Mundial Margarita, 4 mag 2017)

"Invitiamo a rispettare la nostra sovranità". Comunicato dell'Ambasciata del Venezuela in Italia (8/5/2017)

Venezuela: ONG finanziate da Washington per destabilizzare (Fabrizio Verde / L'Antidiplomatico, 11/05/2017)
... Già nel 2014, allorquando fu sviluppato il piano golpista ‘La Salida’ per cui Leopoldo Lopez sta scontando 13 anni di reclusione, la sola NED ha fornito alle ONG venezuelane ben 2 milioni 381 mila 824 dollari; mentre nel 2015, 1 milione 908 mila 087 dollari ; e nel 2016, 1 milione 611 mila 637 dollari...

Le sole due alternative per il Venezuela (Atilio Boron / marx21.it, 14/05/2017)
... Tutte queste proteste e i loro istigatori hanno un unico obiettivo: garantire la vittoria della controrivoluzione e restaurare il vecchio ordine pre-chavista attraverso il caos scientificamente programmato da gente come Eugene Sharp e altri consulenti della CIA che hanno scritto vari manuali di istruzione su come destabilizzare governi...

EE.UU. envía 5,5 mdd a Venezuela para financiar "democracia" (TeleSUR, 17 mayo 2017)
... El informe fiscal estadounidense de 2017 revela que Estados Unidos continúa financiando organizaciones en Venezuela, lo ha que sido denunciado por el Gobierno Bolivariano como un acto injerencista...
Venezuela. Ecco come gli Usa preparano l'invasione tramite la Colombia (di Geraldina Colotti / il Manifesto / L'Antidiplomatico, 19/05/2017)
... Il bilancio fiscale degli Stati uniti rivela che per “difendere le pratiche democratiche, istituzioni e valori che appoggiano i diritti umani”, gruppi e ong di opposizione (e giornalisti) hanno ricevuto 5,5 milioni di dollari nel 2017. Cifre che risultano alla pagina 96 del rapporto sul bilancio degl Congresso, Dipartimento di Stato, Operazioni straniere e Programmi annessi degli Stati uniti. Finanziamenti essenziali per acquistare e distribuire armi e il costosissimo equipaggiamento dei “guarimberos”. Per attrezzare un “pacifico manifestante” serve una cifra pari a oltre 20 salari operai...
Gli Usa inviano 5,5 milioni di dollari per "la democrazia" in Venezuela (L'Antidiplomatico, 19/05/2017)
... La cifra esatta emerge a pagina 96 del rapporto [ https://www.state.gov/documents/organization/252179.pdf ], come riporta Telesur....

Venezuela: il chavismo inonda le strade di Caracas (L'Antidiplomatico, 21/05/2017)
... Il popolo chavista in questo momento delicato scende in campo in massa per difendere le conquiste della Rivoluzione e impedire che l’opposizione possa imporre al paese un ritorno al nefasto neoliberismo che mise in ginocchio il paese...
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_il_chavismo_inonda_le_strade_di_caracas/5694_20193/

Documento USA trapelato. La lista dei politici e artisti venezuelani pagati per attaccare il governo sulle reti sociali (L'Antidiplomatico, 22/05/2017)
Un documento trapelato del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti mette in evidenza il finanziamento che avrebbero ricevuto alcuni personaggi pubblici e politici venezuelani da parte del paese nord-americano...
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-documento_usa_trapelato_la_lista_dei_politici_e_artisti_venezuelani_pagati_per_attaccare_il_governo_sulle_reti_sociali/82_20207/

Venezuela. Perché è un vostro diritto pretendere che i fake media vi mostrino questo video (L'Antidiplomatico, 22/05/2017)
... Nel video potete osservare come paghino  i mercenari terroristi che durante la giornata incendiano ospedali, assediano edifici pubblici, danno fuoco a bus, tengono in ostaggio interi quartieri...
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-venezuela_perch__un_vostro_diritto_pretendere_che_i_fake_media_vi_mostrino_questo_video/82_20208/

Il rapporto che smonta tutte le fake news dei media mainstream sulle morti in Venezuela (L'Antidiplomatico, 24/05/2017)
Il ministro del Potere Popolare per la Comunicazione e l’Informazione Ernesto Villegas; Il ministro degli Esteri del Venezuela Delcy Rodríguez e il Segretario Esecutivo del Consiglio Nazionale per i Diritti Umani, Larry Devoe, hanno tenuto una conferenza stampa con i mezzi d’informazione nazionali e internazionali, presentando un rapporto sui 51 giorni di violenza provocati dai partiti estremisti dell’opposizione, che hanno causato la morte di 60 persone...

Fronte popolare antimperialista e antifascista (PCV / Resistenze.org, 25/05/2017)
... Si richiede urgentemente un'azione congiunta e il coordinamento tra le organizzazioni rivoluzionarie, le forze del movimento operaio e popolare e degli ufficiali patriottici delle Forze Armate Nazionali Bolivariane (FANB). E' necessario un Piano Unitario Patriottico e Popolare per sconfiggere la destra terrorista e l'imperialismo. Il contrario significherebbe agire irresponsabilmente. Il contrario, nella pratica, corrisponderebbe a una resa. Le vere e i veri rivoluzionari non si arrendono, ma combattono uniti fino alla vittoria...

Il Venezuela accusa il Parlamento europeo di alimentare la violenza (30/5/2017)

Venezuela: terrorista confessa di ricevere vestiti e denaro per gli atti vandalici (Fabrizio Verde / L'Antidiplomatico, 30/05/2017)
... Attraverso un video che circola sulle reti sociali, viene mostrato uno dei terroristi che tiene sotto scacco gli abitanti di Altamira e Bello Monte (Caracas) che riconosce di essere remunerato dall’estrema destra venezuelana...

Venezuela: la Russia «estremamente preoccupata» per gli attacchi degli oppositori a scuole ed ospedali (Fabrizio Verde / L'Antidiplomatico, 31/05/2017)
... questa la denuncia forte della portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che in una conferenza stampa ha anche segnalato come Mosca sia «estremamente preoccupata perché scuole, ospedali e mezzi di trasporto sono bersaglio di attacchi». La portavoce del ministero russo ha inoltre denunciato i «casi di linciaggio» sofferti da sostenitori del governo Maduro per mano dei terroristi dell’opposizione...

Rapporto Nazioni Unite. Venezuela migliore in termini di uguaglianza sociale in America Latina, Colombia ultima (L'Antidiplomatico / TeleSUR, 31/05/2017)
Secondo i dati forniti da un nuovo rapporto della Commissione economica per l'America Latina e i Caraibi (CEPAL, commissione regionale delle Nazioni Unite con sede a Santiago del Cile), il Venezuela e l'Uruguay hanno le migliori percentuali in termini di distribuzione della ricchezza. Colombia e Guatemale sono le peggiori...


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Da "La Stampa" al "Fatto Quotidiano", ecco a voi il letame della stampa italiana (LINKS)

Più realisti del Re. La Stampa di Torino sul Venezuela rilancia perfino le fake news smentite dall'opposizione (di Fabrizio Verde, L'Antidiplomatico, 30/04/2017)
... Il giornalista del quotidiano torinese afferma che il giovane studente è stato colpito da una bomba lacrimogena al petto. Una menzogna colossale smentita dal quotidiano di opposizione ‘El Nacional’ e dal sindaco del municipio di Chacao...

Il Fatto Quotidiano e il Venezuela: il giornale di Travaglio si conferma la migliore "sponda dell'interventismo"
(L'Antidiplomatico, 01/05/2017)
... La disinformazione parte gia dal titolo: «Venezuela, ingiusto Maduro: il dittatore senza qualità con la paranoia di Chavez»...

Travaglio e il Fatto Quotidiano: Cavallini dell'Impero (L'Antidiplomatico, 04/05/2017)
... L’ennesima ‘perla’ del quotidiano diretto da Marco Travaglio, è regalata dal blogger Massimo Cavallini. Al pari di quei 'corrispondenti' dei vari quotidiani italiani che vengono spacciati per inviati a Caracas mentre scrivono i loro articoli comodamente dagli Stati Uniti. ...

Venezuela. Quella visione di Washington che trapela da La Repubblica (Sergio Cararo, Contropiano, 5/5/2017)
... Uno speciale di ben otto pagine che sui rivela però una sorta di monologo del corrispondente del giornale: Omero Ciai. Nessuna intervista, nessun documento, nessun altro contributo. Insomma è totalmente assente quella articolazione informativa che, di solito, dà sostanza e interesse ad uno speciale coerente con questo il senso comune che si dà a queste forme di approfondimento. E’ solo un monologo di un corrispondente con una visione ben precisa di come si debba raccontare una realtà...

L'ultima incredibile "fake news" di Repubblica. Senza rispetto neanche dei morti (di Alessandro Bianchi, L'Antidiplomatico 5/5/2017)
Laura Boldrini in un recente Convegno alla Camera ha chiesto impegni concreti, non solo parole, contro le fake news che inquinano un nostro diritto fondamentale. Dobbiamo agire, dichiara la Boldrini. Bene agiamo...

Venezuela, l'incredibile foto bufala de la Stampa: le fake news non sono sul web, le pagate 1,50 in edicola! (L'Antidiplomatico, 25/05/2017)
... la persona ritratta nella foto si chiama Orlando Figuera, ambulante di Caracas. Registra ustioni per l'80% del suo corpo e la sua vita è salva solo per l'intervento della polizia. La sua unica colpa è quella di aver confermato di essere chavista a questi terroristi, fascisti e mercenari...


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ORIG.: El Departamento de Estado financia las noticias falsas en Venezuela (investigación) (MAYO 3 DE 2017)
El establishment de los Estados Unidos financia permanentemente a medios de noticias y periodistas extranjeros en función de sus planes de intervención en países esenciales para su control político global, como el caso de Venezuela...
http://misionverdad.com/columnistas/el-departamento-de-estado-financia-las-noticias-falsas-en-venezuela-investigacion

EN FRANCAIS: Le Département d’Etat USA finance les fausses informations contre le Venezuela
L’establishment des Etats-Unis finance constamment des médias de presse et des journalistes étrangers en fonction de leurs plans d’intervention dans des pays essentiels pour leur contrôle politique mondial, comme le Venezuela...



Ecco da dove arrivano le fake news sul Venezuela

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti finanzia media e giornalisti stranieri in funzione dei suoi piani d'intervento


da Mision Verdad

Organi di governo come il Dipartimento di Stato, il Dipartimento della Difesa, la USAID e la NED finanziano lo «sviluppo dei media» in oltre 70 paesi, specificamente organizzazioni non governative straniere (ONG), associazioni di giornalisti, mezzi d’informazione e spazi accademici di giornalismo. 

 

Le corporation e i governi vogliono che l’esercizio della propaganda sia coperto con l’estetica e linguaggi apparentemente neutrali con elementi di rapidità e reattività, così il ricevitore dell’informazione può giudicare come ragionevole la viralizzazione del messaggio senza valutare l’interesse o l’intenzione che c’è dietro i dati forniti, lasciando come unico fattore di mediazione tra la ‘verità’ e il suo consumo le proprie emozioni e i sentimenti. 

 

Dollari per un difficile contesto operativo 

 

L’obiettivo di finanziare la destabilizzazione per favorire un contesto di guerra non convenzionale è portato avanti dal Dipartimento di Stato, come dimostra il Congressional Budget Justification o CBJ, presentazione annuale che l’organizzazione tiene davanti al Congresso degli Stati Uniti sulle operazioni che realizza all’estero.

 

Finanziando i mezzi di comunicazione venezuelani, gli Stati Uniti rafforzano una delle armi più potenti contro il chavismo. Mark Weisbrot, economista del Center for Economic and Policy Research, un think thank di Washington, ha affermato che «in un certo numero di paesi, tra cui Venezuela e Bolivia, l’USAID sta operando come un’agenzia coinvolta in operazioni segrete, come la CIA, piuttosto che un’agenzia per lo sviluppo», i nomi delle organizzazioni straniere che ricevono fondi non vengono rivelati in quanto segreti di Stato, esattamente come nel caso della CIA. 

 

Nei casi in cui vengono richieste informazioni sulle organizzazioni beneficiarie, l’USAID risponde che non può «confermare o negare l’esistenza di documenti».

 

Canali incrociati, finanziamento efficiente e diretto

 

Tra il 2007 e il 2009, il Dipartimento di Stato ha versato almeno 4 milioni di dollari (US$4MM) a giornalisti in Bolivia, Nicaragua e Venezuela attraverso la Fondazione Panamericana per lo Sviluppo (PADF) con sede a Washington, creata dal Dipartimento di Stato nel 1962 e affiliata all’OSA. 

 

Secondo il giornalista Jeremy Bigwood questo importo è stato destinato al finanziamento dei migliori mezzi di comunicazione venezuelani e al reclutamento di giovani giornalisti. I risultati di Bigwood si evincono da un documento del Dipartimento di Stato denominato ‘requisiti’ che attualmente non è disponibile online, dove vengono nominate le ONG Espacio Público e Instituto Prensa y Sociedad.

 

Un rapporto pubblicato nel maggio del 2014 dal think thank europeo di centrodestra FRIDE (rimosso dal sito web poco dopo la pubblicazione) ha rivelato il finanziamento statunitense al giornalismo venezuelano, dal 2002 gli Stati Uniti hanno investito tra 3 e 6 milioni di dollari ogni anno in «piccoli progetti con partiti politici e ONG». 

 

Secondo un rapporto ancora non completato dall’USAID, il finanziamento alle ONG, partiti e media venezuelani è calato dai 14 milioni del 2009 ai 5 del 2016. Questo importo rappresenta poco più della metà di quanto investito negli ultimi 15 anni. Quei fondi, che sicuramente sono stati dilapidati dall’opposizione, sono stati concentrati sull’attacco mediatico, che ha generato i maggiori risultati.

 

Menzogne potenziate e ampliate

 

Uno degli obiettivi nel 2016, secondo il CBJ, è stato potenziare « i media indipendenti, liberi e professionali». Durante quest’anno (2016) e il precedente è stato notevole l’emergere di nuovi media digitali così come il rafforzamento di altri già esistenti il cui dispiegamento nelle reti sociali continua a essere massiccio e crescente. Media come EL Pitazo, Caraota Digital, Efecto Cocuyo ed El Estimulo, tutti che in misura maggiore o minore, cercano di accreditarsi come «media indipendenti». 

 

Il Dipartimento di Stato afferma che le sue attività in Venezuela «non di parte», cercano di promuovere i valori della democrazia rappresentativa e i diritti umani, oltre a migliorare l’accesso del pubblico all’informazione.
Come vedremo in seguito questi media producono notizie false (o fake news). 

 

 Il circuito di elaborazione della notizia falsa comincia con la deformazione di un fatto che immediatamente viene ripreso dai media internazionali, il pezzo viene cancellato in un lasso di tempo che va da 1 a 4 ore ma l’informazione continua a circolare sui social network, quando emerge la versione reale nessun media internazionale corregge la notizia, o quantomeno viene utilizzata la stessa veemenza. Così è accaduto in occasione di varie morti verificatesi durante le guarimbas in corso e attribuite ai collettivi chavisti (definiti paramilitari dagli operatori politici). 

 

La linea editoriale delle fake news viene definita dal Dipartimento di Stato: accusare di terrorismo di Stato e crimini contro l’umanità il governo venezuelano (sfruttando la matrice dei ‘collettivi paramilitari’) per formare un assedio diplomatico e finanziario nei suoi confronti. Come già accaduto in Nicaragua, Haiti, Siria e Libia.
In merito a questo caso il Ministero degli Interni e Giustizia ha stabilito che il responsabile della morte è un militante di Vente Venezuela, Iván Alexis Pernía Pérez. Vente Venezuela è un partito di opposizione guidato da Maria Corina Machado. La giovane non partecipava alle proteste, come insinuato da Efecto Cocuyo. 

 

El Pitazo non si è tirato indietro ed essendo parte integrante dell’operazione di propaganda ha diffuso la falsa notizia.
Sulla stessa linea c’è El Estimulo che ha generato disinformazione, assicurando senza alcuna prova o testimoni credibili, che queste organizzazioni «reprimono» le manifestazioni pacifiche dell’opposizione. In questo caso cercando di sfruttare il fattore di sensibilità che suscita una donna. Sino a questo momento El Estimulo non ha presentato alcuna prova.
Altro aspetto non meno ingannevole è rappresentato dalla pubblicazione di immagini di altri luoghi per spaventare i cittadini e generare nevrosi mediatiche. Per Esempio Caraota Digital, che per documentare la repressione a El Paraiso…
Utilizza la stessa fotografia pubblicata dal portale Dolar Today per accusare «i collettivi» di provocare il caos in prados del Este, dove gruppi violenti dell’opposizione erano appostati dal pomeriggio. 

 

L’utilizzo di notizie false come arma di guerra psicologica e mediatica, è servito per forzare scenari di intervento contro Libia e Siria, come il presunto bombardamento della Piazza Verde a Tripoli nel 2011 o l’attacco chimico del governo siriano nello stesso anno. In Venezuela utilizzano lo stesso copione per ottenere lo stesso risultato.

(Traduzione dallo spagnolo per l’AntiDiplomatico di Fabrizio Verde)



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Amnesty International e il Venezuela: una lettera critica al portavoce italiano Riccardo Noury

di Adolfo Perez Esquivel E Altri Firmatari

Signor Riccardo Noury,
Portavoce e responsabile della comunicazione di Amnesty International Italia

con grande rammarico e preoccupazione apprendiamo come la sua organizzazione sia tornata a prestare il fianco all’offensiva delle destre contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela. In un nuovo rapporto intitolato ‘Ridotti al silenzio con la forza: detenzioni arbitrarie e motivate politicamente in Venezuela’, Amnesty accusa le autorità venezuelane «di aver intensificato la persecuzione e le punizioni nei confronti di chi la pensa diversamente, in un contesto di crisi politica in cui le proteste che si susseguono in tutto il paese hanno dato luogo a diverse morti e a centinaia di ferimenti e arresti».
Si tratta di una ricostruzione falsa, tendenziosa e che getta ulteriore benzina sul fuoco delle violenze provocate da chi cerca, per la terza volta (2002 e 2014 i precedenti), di esautorare un governo legittimo con la violenza e con il terrorismo sulle strade.
I dirigenti dell’opposizione venezuelana hanno innescato una spirale di odio ormai sfuggito anche al loro stesso controllo. Gruppi di violenti – fascisti e mercenari con un tariffario preciso perlopiù – applicano con un’organizzazione paramilitare omicidi (che poi i media trasformano in “morti per la brutale repressione del regime”), rapine e devastazioni, oltre a veri e propri atti di terrorismo contro ospedali infantili, linciaggi in piazza, blocco di strade e distruzioni di edifici pubblici.

Se la situazione non fosse così grave per il futuro del Venezuela, suonerebbero quasi comiche le parole di Erika Guevara Rosas, direttrice per le Americhe della sua organizzazione, che arriva a parlare di una «campagna diffamatoria sui mezzi d’informazione nei confronti di oppositori politici». Siamo oltre il farsesco.

Quale sarebbe, signor Noury, secondo Lei la reazione di un qualunque governo occidentale se i dirigenti dell’estrema destra del paese scendessero in piazza a coordinare le azioni dei violenti, spesso armati, come fatto da Freddy Guevara di Voluntad Popular? Il Partito estremista e violento di Gilbert Caro e Stelcy Escalona, che citate nel vostro rapporto. Il dirigente e la militante del partito guidato dal golpista Leopoldo Lopez, sono stati fermati di ritorno dalla Colombia e trovati in possesso di un fucile FAL calibro 7,62 mm, di proprietà della Forza Armata Nazionale Bolivariana con il numero di serie cancellato; un caricatore con 20 cartucce; 3 stecche di esplosivo C4. Ci sembra quanto meno arduo prendere le difese di chi viene trovato in possesso di un vero e proprio arsenale.

Quale sarebbe, signor Noury, secondo Lei la reazione di un qualunque governo occidentale se uno dei leader dell’estrema destra del paese in un’intervista alla BBC, certamente non un organo che può essere additato di simpatie con l’attuale governo venezuelano, invitasse testualmente l’esercito e la polizia del paese a compiere un colpo di stato non obbedendo più agli ordini dello Stato? E’ quello che ha fatto recentemente Julio Borges, altro leader della destra venezuelana.

Come nel caso di Honduras, Haiti, Paraguay e Brasile, in Venezuela è in corso un nuovo tentativo di “golpe morbido”. E i mezzi di comunicazione, purtroppo, si sono posti al servizio dei grandi interessi economici e politici, con l’intento di screditare il governo venenzuelano attraverso notizie false che servono a provocare il deterioramento generale del paese. “Quello che mi spaventa di più del Venezuela è l’opposizione, o una gran parte di essa. Credo che ci sia un clima di radicalizzazione che si è trasformata in irrazionale e che nel lungo periodo finisca per favorire la destra. Questo è molto pericoloso dato che c’è Trump negli Stati Uniti. Siamo ormai abituati alla retorica della difesa della democrazia, dei diritti umani, contro le armi di distruzione di massa. E dopo arriva sempre il terribile intervento armato degli Stati Uniti. Il peggio che possiamo fare come latinoamericani è fare da sponda all’interventismo. La radicalizzazione e quello che sta facendo Almagro nell’OSA è un pericolo, non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente”. Sono le parole illuminanti di Pepe Mujica, ex Presidente dell’Uruguay.

Ecco, signor Noury, perché la sua organizzazione ha deciso di fare da “sponda all’interventismo”? Prevenire le guerre di aggressione, come le tante che l’Occidente ha condotto in questi decenni, è un modo sicuro per evitare oceani di dolore e il disfacimento di interi paesi, che poi costringe a moltiplicare le organizzazioni addette all’emergenza umanitaria, bellica e post-bellica. Per prevenire le guerre occorre anche combattere le menzogne che le favoriscono, perché creano il pretesto. Quando – e solo ogni tanto – le menzogne sono smascherate, è troppo tardi e un paese è già distrutto.

Le ripetiamo, signor Noury: perché la sua organizzazione ha deciso di fare da sponda all’interventismo contro il Venezuela aiutando a creare il “pretesto”? Dopo ex Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia, Ucraina, Siria… la sua organizzazione non ha già visto troppi morti e sofferenza nel mondo prodotti dalla furia cieca dell’ingerenza occidentale?

E, per concludere, Signor Noury, non provate rimorso nei confronti delle famiglie delle vittime riunite nel ‘Comitato vittime delle Guarimbas e del Golpe Continuato’ che Lei, adducendo come motivazione la mancanza di tempo, ha rifiutato di incontrare l’anno scorso quando erano in visita in Italia? Sa signor Noury, quelle persone erano la testimonianza viva di quella violenza terrorista che oggi, come nel 2014, si ripete in Venezuela con gli stessi strumenti e protagonisti.

23 maggio 2017

Primi firmatari:

Adolfo Pérez Esquivel – Premio Nobel per la pace 1980. Carcerato e torturato dalla dittatura argentina.
Gianni Vattimo – Filosofo
Frei Betto – Teologo della liberazione brasiliano
Pino Cacucci – Scrittore
Gianni Minà – Giornalista e scrittore
Alessandra Riccio – Docente universitario e giornalista
Maïté Pinero – Giornalista 
Giorgio Cremaschi – Ex leader del sindacato Fiom 
Luciano Vasapollo – Docente universitario. Capitolo Italiano della Rete di Intellettuali in difesa dell’umanità



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Venezuela. I consiglieri di Soros indicano la strada per il rovesciamento di Maduro

di Sergio Cararo, 31 maggio 2017

L’International Crisis Group, organizzazione creata e finanziata da Soros al tempo della disgregazione forzata della Jugoslavia, ha pubblicato una lunga analisi di un suo esperto, Phil Gunson, nella quale vengono delineati i passaggi del progetto di regime change in corso (un modo elegante per non pronunciare la parola gole, ndr).

Secondo l’ICS: “La pressione internazionale è fondamentale, ma deve essere attentamente calibrata con carote e bastoni, per fornire uno sbocco ai membri del regime che possono essere inclini a negoziare un ritorno alla democrazia. A questo proposito, l’Assemblea Nazionale dovrebbe prendere in considerazione le leggi che prevedono l’amnistia parziale e condizionale per i membri militari e civili del regime, segnalando l’intenzione di cercare la riconciliazione e di evitare una caccia alle streghe, nel caso di una transizione. Anche se la Corte Suprema quasi certamente porrà il veto, la legge avrebbe mandato un messaggio che potrebbe isolare i relativamente pochi seguaci del regime che non potrebbero beneficiare di un’amnistia, a causa del loro coinvolgimento in attività come il traffico di droga o di gravi violazioni dei diritti umani. Sanzioni individuali, come quelli già imposte dagli Stati Uniti contro alcuni dirigenti del regime potrebbero essere estese e avere come bersaglio individui associati con flagranti violazioni dei diritti umani, così come proposto da un progetto bipartisan in Senato (Usa,ndr) la scorsa settimana”.

In coerenza con scenari realizzati in altri paesi, il documento dell’International Crisi Group, prosegue indicando quasi praticamente le tappe da percorrere per l’abbattimento del governo Maduro. “Veri negoziati – a differenza dei “dialoghi” senza fine che predilige il governo – sono essenziali, e dovrebbero idealmente portare ad elezioni e ad un governo ad interim di unità nazionale in cui alcuni funzionari attuali (forse anche il procuratore generale Ortega) possono essere parte . Un risultato di questo genere dovrebbe includere a breve termine il riconoscimento dell’Assemblea Nazionale, e il rispetto per i suoi poteri. Non c’è più futuro per lo sforzo di mediazione guidato dall’ex primo ministro spagnolo Jose Luis Rodriguez Zapatero, anche se alcuni dei suoi elementi possono essere incorporati in una struttura più stretta di negoziazione efficace. Questo dovrebbe essere un obiettivo primario dell’iniziativa dell’Organizzazione degli Stati Americani, che richiederà la creazione di un “gruppo di amici”, tra cui almeno un governo di un paese sostenitore di Maduro”.

Esaminiamo bene questo progetto. In primo luogo si dice no a qualsiasi mediazione che non sia finalizzata a buttare giù il governo Maduro (viene infatti dato il benservito al tentativo negoziale di Zapatero); in secondo luogo la creazione di un club di paesi – così come fatto con la Siria – per legittimare il dualismo di potere nel paese, con la perfidia di voler cercare di coinvolgere anche “un paese sostenitore di Maduro” per non dare l’idea di un patto sovranazional

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JUNCKER-KRAZIA

In ordine cronologico inverso:

L'Olanda ratifica l'Accordo di associazione UE-Ucraina bocciato dal referendum
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lolanda_ratifica_laccordo_di_associazione_ueucraina_bocciato_dal_referendum/11_20323/
30/05/2017 – Il senato olandese ha approvato la ratifica dell'Accordo di Associazione tra UE-Ucraina, portando a conclusione una saga politica che è iniziata più di un anno fa, quando gli elettori olandesi hanno respinto l'accordo in un referendum tenuto nell'aprile 2016 con il 61,1%.
Quasi due terzi del Senato ha votato per la ratifica, con l'opposizione proveniente per lo più da partiti di estrema sinistra e di estrema destra.
 "Il voto di oggi al Senato olandese manda un segnale importante dai Paesi Bassi e l'intera Unione europea ai nostri amici ucraini: il posto dell' Ucraina è in Europa", ha commentato il Presidente della Commissione Ue, JUNCKER.

Olanda: Parlamento contro popolo + Ucraina, lezioni di educazione civica (Pandora TV 20.4.2016)
[Parlamento olandese straccia il risultato del referendum]

In Europa si apre ufficialmente il fronte anti-ucraino. L’Olanda: «Non li vogliamo in Ue» (di Eugenio Cipolla, 31/03/2016)
... mentre Poroshenko è negli Usa per cercare di ottenere da Obama ulteriori aiuti economici e militari, in Europa si è aperto ufficialmente il “fronte anti-ucraino”, che potrebbe presto raccogliere le adesioni di diversi paesi dell’Unione. Intervista dal portale di notizie NU.nl, il premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte, ha detto che il suo paese è contrario a un ingresso dell’ex repubblica sovietica in Europa. (...) Mercoledì 6 aprile, infatti, i cittadini dei Paesi Bassi saranno chiamati a esprimere la propria opinione sull’accordo di associazione tra Ue e Ucraina. (...) Jean-Claude JUNCKER ha avvertito i cittadini dei Paesi Bassi:«Non credo che diranno no all’accordo di associazione, perché questo aprirebbe la porta a una grande crisi continentale». Ad Amsterdam e dintorni sono avvertiti. 




Domenico Losurdo:
Il Marxismo Occidentale
Editori Laterza, 2017 

ISBN 9788858127476, 220 pagine; 20€ cartaceo, 11,99€ digitale

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Aprire gli occhi sul mondo

di Luigi Sanchi per Marx21.it
19 Maggio 2017

A PROPOSITO DEL MARXISMO OCCIDENTALE DI DOMENICO LOSURDO

Il nuovo saggio di Domenico Losurdo offre un notevolissimo contributo al rinnovamento tanto filosofico quanto politico del marxismo, in Italia e negli altri paesi che, come l’Italia, sono stati segnati da un destino particolare : quello di avere visto la presenza di un potente movimento operaio, democratico e comunista pur essendo delle potenze chiaramente imperialiste, sia prima che dopo la creazione della NATO. Proprio questa situazione sembra aver presieduto all’involuzione del movimento di pensiero che si richiamava a Marx o che era sgorgato dalle fila delle internazionali socialiste in Europa occidentale. Un saggio non è un trattato : e così Losurdo non tenta di ripercorrere tutte le vie che hanno imboccato tutti i protagonisti e i teorici di questo movimento politico-filosofico. Non è qui il punto. Come infatti precisa il sottotitolo, e al di là del dichiarato contrasto con le tesi di Perry Anderson, il focus dell’autore è cercare di capire « come nacque » il marxismo occidentale (in opposizione al marxismo detto orientale), « come morì » e soprattutto – in tacita opposizione con la visione pessimistica di Costanzo Preve – « come può rinascere ».

La tesi centrale del libro consiste nel rilevare che la variante occidentale del marxismo ha trascurato sempre più la questione essenziale dell’imperialismo, prima chiudendola nel recinto del « terzomondismo » (definizione paternalistica e condiscendente), poi addirittura sostituendole la nozione di « totalitarismo », funzionale alla Guerra Fredda e all’attuale neocolonialismo guerrafondaio. Distorsione del pensiero più autenticamente marxiano che nasce dalla tendenza ad isolare in Marx il genio filosofico puro, dimenticando l’organizzatore politico e il pensatore enciclopedico e tentacolare, oppure a pensarlo come teorico di un capitalismo disincarnato, antiumanistico. Ora, basterebbe il concetto marxiano di divisione internazionale del lavoro in seno al modo di produzione capitalista e alla realtà del mercato mondiale a legittimare la teorizzazione dell’imperialismo prodotta successivamente da Lenin. Giacché i centri mondiali della produzione capitalistica impongono in effetti la divisione del lavoro tra i territori, siano essi Stati autonomi, colonie o semicolonie, con tutte le sofferenze e i costi, umani ed economici, che ne conseguono.

Una volta posta fra parentesi tale articolazione coatta del lavoro tra centro e periferie, ecco che riesce facile concentrarsi sulle contraddizioni fra capitale e lavoro nelle sole metropoli avanzate, relegando il resto del pianeta a « Terzo mondo ». Oppure, su un altro versante, restringere la filosofia di Marx ed Engels a puro dibattito nel salotto buono della storia della filosofia europea, perdendo di vista gli altri aspetti caratteristici della sfera marxiana e (come Losurdo dimostra brillantemente) ritornare nell’alveo dell’imperialismo più classico e indossare di nuovo i panni dell’intellettuale tradizionale, al servizio del potere neocoloniale e della sua propaganda « umanitaria ».

Le basi materiali di tali ritorni (o rinunce) non sono certo mancate : potente è stato, durante la Guerra Fredda, l’arruolamento tra le fila della piccola o media borghesia di tanti intellettuali dapprima critici del capitalismo o compagni di strada dei PC occidentali, via l’ampliamento e la progressiva massificazione delle università, in primo luogo di quelle umanistiche, notoriamente ripari di menti progressiste… da convertire quanto prima alle logiche del capitale e all’ideologia liberale. E una volta liquidato, in Italia, il PCI, è stato facile convicere i sedicenti neo-socialdemocratici della bontà della politica offensiva messa in atto dalla NATO dopo la fine della Guerra fredda.

Se questa è la costatazione di partenza, Domenico Losurdo offre al lettore lo squadernamento di un panorama totalmente altro – e quanto mai salutare. Lo fa in due modi : da un lato, sviluppando nei capitoli successivi una serrata argomentazione logica, che tocca tutti i principali nodi teorici in cui il marxismo occidentale si è in un primo tempo distaccato da quello, ben più efficace e realista, dei Paesi socialisti, e poi, in un secondo tempo, fuorviato nei buoni sentimenti dell’avversione al « totalitarismo » ; dall’altro lato, come in una sorta di spartito musicale, orchestrando e riprendendo nei punti-chiave del suo discorso i riferimenti a fatti macroscopici della storia mondiale che i marxisti occidentali e il loro pubblico dimenticano volentieri : per citare solo alcuni esempi, il ruolo direttore della rivolta degli schiavi di Santo Domingo e Haiti, la presenza di proprietari di schiavi nella storia dei governi statunitensi, la diversa cronologia della Prima Guerra mondiale se vista dal mondo coloniale e in particolare dalla Cina, l’anteriorità delle tesi razziste prodotte da esponenti delle potenze liberali rispetto alle teorizzazioni dei nazisti.

Di fronte alle esperienze emancipatrici, per quanto epiche e contraddittorie, emerse con le diverse creazioni di Stati che hanno cercato di rendersi realmente indipendenti dal sistema imperialistico, il marxismo occidentale ha spesso preferito velarsi gli occhi, rifugiandosi in un ribellismo miope e in utopie certo già presenti in Marx ed Engels, ma assolutizzate e usate questa volta strumentalmente contro il movimento di liberazione dall’orrore coloniale. Dal punto di vista di questa rigenerazione utopistica di marca millenarista (Losurdo preferisce dire « messianica »), sembrano grigie e povere le storie così avvincenti dei popoli che, sotto la guida di leader ispirati dal marxismo, hanno preso in mano il loro destino e vittoriosamente resistito agli attacchi delle potenze imperiali (di cui il nazismo è parte integrante), riuscendo non solo a rimettere in discussione la divisione internazionale del lavoro decisa dai centri del capitale, ma anche a recuperare in buona parte il tremendo distacco tecnologico rispetto ai Paesi ricchi, costruendo nazioni coese e capaci di resistere ai loro attacchi. L’esempio della Cina è sotto gli occhi di chiunque lo voglia prendere in considerazione.

Oltre alla fuga in avanti millenaristica, il marxismo occidentale ha spianato la strada ad un ritorno dell’eurocentrismo, quando non addirittura del neo-imperialismo trasfigurato nelle pretese guerre di esportazione della democrazia occidentale, veicolando un pregiudizio eurocentrico, inconsciamente razzista. Il nuovo contributo di Losurdo, facendo séguito a una stringente serie di saggi dedicati a grandi temi politici (dalla lotta di classe al pacifismo, dalla nozione di sinistra a quelle di liberalismo e di impero), aiuta quindi ad aprire gli occhi di certa sinistra post-marxista sulla realtà del mondo attuale così com’è. Perché il metodo messo magistralmente in opera da Losurdo e consistente nel vagliare alla luce di queste realtà rimosse o accantonate le tesi e le concezioni di vari pensatori, da Horkheimer a Negri-Hardt passando per la Arendt e Foucault, non è solo quello della proverbiale « cartina di tornasole ». La Cina, il Vietnam, Cuba (o, dall’altro lato, i Paesi martirizzati come l’Indonesia, il Cile, le Isole Filippine…) non sono né metafore né esempi : sono Paesi, parti del mondo, punti nevralgici della dialettica di classe nel mondo di oggi, instrinsecamente legati alla storia suscitata dalla Rivoluzione d’Ottobre e portata avanti con coerenza e sforzi sovrumani dall’Unione Sovietica.

Se tanta parte del marxismo occidentale ha preferito rimuoverli, non per questo tali giganteschi eventi cessano di esistere. Ben al contrario, essi sono al centro della transizione oggi in corso, di cui l’Europa occidentale o gli Stati Uniti d’America non constituiscono il punto d’osservazione più adeguato. In queste contrade del Primo mondo, solo alcuni analisti politici hanno le idee chiare. Si veda quanto scrive il politologo polono-statunitense (e influente consigliere di presidenti come Carter e Reagan) Zbigniew Brzezinski in un articolo dell’aprile 2016, intitolato Verso un riallineamento mondiale :

« Quanto avviene oggi nel Medio Oriente potrebbe essere solo l’inizio di un più ampio fenomeno che emergerà nei prossimi anni in Africa, Asia e persino tra i popoli pre-coloniali dell’emisfero occidentale. I periodici massacri dei loro non così lontani antenati, perpetrati da coloni e procacciatori di ricchezze ad essi associati e provenienti in larga parte dall’Europa occidentale (da paesi che oggi sono, almeno nelle intenzioni, fra i più aperti alla coabitazione multietnica), hanno avuto come risultato negli ultimi due secoli circa l’assassinio delle genti colonizzate su una scala paragonabile ai crimini nazisti della Seconda Guerra mondiale. Le vittime sono letteralmente centinaia di migliaia, addirittura milioni. L’autoaffermazione politica, che l’indignazione e il dolore differiti rafforzano, è un motore potente che oggi ritorna in campo, assetato di vendetta, non soltanto nel Medio Oriente musulmano, ma molto probabilmente anche in altre regioni. Gran parte dei dati non possono essere attestati con esattezza ma, presi nell’insieme, sono scioccanti . [1]» 

E prosegue enumerando i più gravi massacri della storia coloniale, dal secolo XVI in poi. Come suggerisce Losurdo, il marxismo occidentale per rinascere ed incidere di nuovo sulla realtà deve fare i conti con la realtà, con questa tragica storia, pena l’incomprensione totale e il rifugiarsi nella comoda postura dell’anima bella.

NOTE

1. Towards a global realignment, « The American interest », 11/6 : « What is happening in the Middle East today may be just the beginning of a wider phenomenon to come out of Africa, Asia, and even among the pre-colonial peoples of the Western Hemisphere in the years ahead. Periodic massacres of their not-so-distant ancestors by colonists and associated wealth-seekers largely from western Europe (countries that today are, still tentatively at least, most open to multiethnic cohabitation) resulted within the past two or so centuries in the slaughter of colonized peoples on a scale comparable to Nazi World War II crimes: literally involving hundreds of thousands and even millions of victims. Political self-assertion enhanced by delayed outrage and grief is a powerful force that is now surfacing, thirsting for revenge, not just in the Muslim Middle East but also very likely beyond. Much of the data cannot be precisely established, but taken collectively, they are shocking. »

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Losurdo e i cattivi maestri del “marxismo occidentale” 

La critica corrosiva di Losurdo nel suo nuovo volume Il Marxismo Occidentale*.

di Alessandro Pascale  
27/05/2017

Domenico Losurdo si supera ancora. Dopo aver realizzato capolavori storico-filosofici come Controstoria del liberalismoStalin. Storia e critica di una leggenda neraLa non-violenza. Una storia fuori dal mito e La lotta di classe, uno degli ultimi grandi intellettuali marxisti-leninisti italiani realizza un'opera di cui oggi più che mai si sentiva un bisogno essenziale. 

Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere, propone una novità dimenticata da molti, fin dalla ripresa della categoria coniata da Maurice Merleau-Ponty negli anni '50 e sviluppata da Perry Anderson negli anni '70: il fatto cioè che il marxismo non coincida esclusivamente con le elaborazioni intellettuali di stampo occidentale, né tantomeno con quelle critiche al sistema dei “socialismi reali”. Già dalla lettura de Il dibattito nel marxismo occidentale di Perry Anderson emergeva chiaramente come la divaricazione che si era venuta creando tra due marxismi (uno “occidentale eterodosso” e uno “orientale ortodosso”) fosse in realtà soprattutto un processo che accentuava la specializzazione settoriale degli autori occidentali su aspetti per lo più marginali e secondari della società, oltre che il distacco sempre maggiore tra teoria e prassi. Se i vari Kautsky, Luxemburg, Trockij, Lenin erano dirigenti di partito che non mancavano di realizzare opere complete di analisi economica e politica su ogni aspetto della realtà, non altrettanto facevano i marxisti successivi, i quali dalle aule universitarie concentravano sempre più l'attenzione sul campo della cultura e filosofia, perdendo il contatto soprattutto con le categorie economiche e politiche. 

L'accusa di Losurdo è però ben diversa, anche perché questo crinale rischierebbe di mettere in discussione anche autori ben riconducibili al marxismo-leninismo, come Lukàcs e Gramsci, i quali pure non hanno ad esempio mai affrontato uno studio sistematico e analitico delle questioni economiche. Losurdo contesta in realtà alla gran parte del pantheon del marxismo occidentale di aver dimenticato la grande questione della lotta anticolonialista, non capendo anzitutto gli enormi meriti storici del socialismo nell'aver favorito la decolonizzazione di gran parte del cosiddetto “Terzo Mondo”, ma anche la fine della segregazione razziale, della schiavitù formalizzata, oltre che del sostanziale asservimento femminile. 

Su questi temi Losurdo si era già espresso più volte in passato, mostrando adeguatamente i meriti storici immensi dei movimenti comunisti e dei “socialismi reali” e le enormi contraddizioni del movimento liberale. L'elemento di novità sta ora nell'andare a smantellare sistematicamente, uno dopo l'altro, tutti i numi tutelari che per decenni hanno sostituito i nomi di Marx, Engels, Lenin e Gramsci come punti di riferimento per le nuove generazioni di sinistra. A salire sul banco degli imputati, con accuse più o meno gravi, sono Della VolpeCollettiTrontiAlthusserBlochHorkheimerAdornoSartreMarcuseArendtTimpanaroFoucaultAgambenNegriHardtHollowayDavid Harvey, fino a giungere a Zizek e Badiou. Nessuno ne esce indenne.

Lo scontro è titanico e maestoso e non pretende di essere esaustivo, ma traccia un percorso illuminante con cui si chiarificano tutti i limiti intellettuali e politici di questa sfilza illustre di personalità; soprattutto si comprendono le origini degli errori ideologici introiettati in profondità negli strati sociali della sinistra attuale, sia in Italia che più in generale in campo europeo. Dal ragazzo che frequenta i centri sociali, all'elettore moderatamente progressista, dal militante iscritto ad un'organizzazione comunista al frequentatore di circoli ARCI, dal sindacalista più o meno radicale all'attivista per i diritti umani, tutto il mondo della sinistra è cresciuto negli ultimi decenni in un contesto culturale di sconfitta e incomprensione che è stato alimentato pervicacemente non solo dai media e dalle strutture dell'imperialismo, ma paradossalmente dalla stessa sinistra più o meno marxista, o autodicentesi tale. 

Da parte di Losurdo non arrivano scomuniche né accuse di tradimento, sia chiaro. Ma la lettura rende evidente come ci sia stato, in particolar modo dal secondo dopoguerra ad oggi, un profondo e costante cedimento culturale nel campo del marxismo occidentale, di fronte alle offensive ideologiche della borghesia. L'essersi affidati a dei “cattivi maestri”, oltre che l'incapacità di non aver saputo replicare agli attacchi della borghesia (agevolati, è sempre bene ricordarlo, dalla modalità disastrosa con cui il movimento comunista si è inflitto l'autoflagellazione della “destalinizzazione”) sono eventi causati secondo Losurdo all'aver “dimenticato” la questione coloniale. 

Sorge però l'impressione che il giudizio del professore sia fin troppo generoso e assolutorio. Ad essere venuti meno tra l'intellighenzia occidentale sono anzitutto la conoscenza essenziale dei pilastri del marxismo e del leninismo, la cui ignoranza o ripudio sono difficilmente ammissibili per degli intellettuali che hanno avuto un peso culturale così grande. Pesa come un macigno insomma l'incapacità di aver saputo maneggiare con adeguatezza le categorie del materialismo storico e del materialismo dialettico, a partire dal venir meno di una categoria essenziale per un filosofo marxista: quella della totalità. Senza capacità di avere una visione complessiva della realtà diventa impossibile svolgere un adeguato bilancio, non solo morale e storico, ma politico. E questa è l'accusa più generosa che si possa fare, per quanto sia già grave, perché le alternative sono ben peggiori: l'indifferenza o il pressapochismo con cui le questioni coloniali sono state trattate da certi autori potrebbero far sorgere il sospetto di un razzismo congenito, introiettato, forse non consapevole ma che implica l'adesione ad uno stretto eurocentrismo che non a caso ha avuto come conseguenza la rimozione della categoria dell'imperialismo, o la sua assurda estensione arbitraria a qualunque sistema capitalista che abbia relazioni economiche con altri Paesi, accettando come vie nazionali dei “socialismi di mercato”.

Altra tendenza deleteria, legata teoreticamente alle precedenti, è quella di scadere in un massimalismo messianico utopistico che porta al predominio di una critica fine a sé stessa, puramente distruttiva (non a caso percorso tipico di chi ha fatto del marxismo una pura “teoria critica”) e intrapresa da “anime belle” incapaci di elevarsi a soggetto compartecipe delle esperienze realizzate di emancipazione, e anzi ostili a qualsiasi modello socio-politico che non realizzi immediatamente tutte le proprie speranze ed esigenze. 

In conclusione Losurdo spiega bene come il “marxismo occidentale” sia nato, abbia “inquinato” le sinistre in campo cultural-politico e come pur continui a sopravvivere ridotto ormai ad una serie di autori per lo più autoreferenziali e sempre più inconcludenti o fallimentari

La pars destruens è perfetta. Manca forse una soluzione adeguata sul percorso da intraprendere. Il ritorno ad un marxismo-leninismo concretamente antirazzista e ben conscio della questione colonial-imperialista è senz'altro la base teorica di partenza. Sgombrare il campo dall'adesione acritica di ogni altra moda filosofica sinistroide è però passo necessario ma non sufficiente. Se la pars destruens è una boccata di ossigeno, la pars construens non può limitarsi solo alla difesa complessiva della Storia del socialismo, né alla difesa acritica dei governi socialisti esistenti. 

Il prossimo passo da compiere è una necessaria riflessione costruttiva sul marxismo-leninismo, capace non solo di analizzare i suoi immensi meriti storici (cosa qui già fatta egregiamente), ma che analizzi anche i suoi limiti, senza i liquidazionismi o revisionismi in cui sono caduti gli autori del marxismo occidentale, ma senza nemmeno evitare di affrontare la questione del perché i comunisti siano entrati storicamente in crisi proprio nei Paesi europei storicamente “colonizzatori”. 

Questo è un campo in cui i comunisti di tutto il mondo non si sono ancora avventurati con la necessaria serietà e consapevolezza. Il marxismo orientale perché aveva effettivamente problemi più importanti di cui occuparsi. Il marxismo occidentale perché ha sostanzialmente perso 70 anni di tempo a diventare subalterno all'ideologia borghese. Speriamo che la questione posta possa essere di spunto per il prossimo libro di Losurdo.



(français / srpskohrvatski / english / italiano)

Il Montenegro sotto occupazione come nel 1941

1) STOP NATO 2017! Contre-Sommet le 24-25 mai 2017 à Bruxelles
2) ИНТЕРВЈУ СА М. БУЛАТОВИЋЕМ: Враћам се да се борим против нових фашиста из НАТО-а / VIDEO (Sputnik 20/5/2017)
3) Montenegro defies democracy by ratifying NATO membership without referendum – Moscow (RT, 29 Apr, 2017)
4) Interview with Marko Milacic (Sputnik, 30.04.2017)
5) NATO mission creep on road to Russia reaches Montenegro (Danielle Ryan / RT, 30 Apr, 2017)
6) Montenegro: La lutte continue contre l'adhésion à l'Otan (Global Research / ALERTE OTAN, N°64-1er trimestre 2017)


MORE LINKS in inverse chronological order:

Crna Gora u NATO (Globalno sa Borisom Malagurskim (BN) – SEZONA 2 | EPIZODA 29)
Gosti: Marko Milačić, Aleksandar Radić, Vladislav Dajković. Tema: Ulazak Crne Gore u NATO.

LE MONTÉNÉGRO ADHÈRE À L’OTAN, LA RUSSIE MET SES VINS SOUS EMBARGO (CdB, 6 mai 2017)
Le calendrier a d’étranges « hasards ». Le 28 avril, le Monténégro confirmait son adhésion à l’Otan. Deux jours plus tôt, les services sanitaires russes découvraient des traces de pesticides dans les vins monténégrins et en interdisaient l’importation. La décision très politique de Moscou prive Plantaže d’un important marché, tandis que les Russes devront oublier le goût du vranac et du cabernet monténégrins...

Il Montenegro è ufficialmente nella NATO (PandoraTV news 2 Maggio 2017)

Montenegro Opposition Protesting Against NATO Membership on Voting Day (VIDEO)

Montenegro parliament ratifies NATO membership after US approval — RT News

Montenegro a due giorni dall’adesione alla NATO (PandoraTV 27.4.17)
VIDEO: https://youtu.be/FfMcI3mmmBI?t=1m28s

FLASHBACKS:
Montenegro, stretta sull'opposizione per il presunto golpe anti-Đukanović (F. Martino /OBCT/ Radio Capodistria, 16 febbraio 2017)
Sale la tensione in Montenegro, dove il parlamento ha privato ieri dell'immunità due dei leader dell'opposizione, accusati di aver partecipato al presunto golpe anti-Đukanović dello scorso ottobre. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria...
Fake news recycling’: Russian Embassy calls out UK media over ‘Montenegro coup plot’ report (RT, 20 Feb, 2017)
The Russian Embassy in London has rejected as pure innuendo a report in The Telegraph which claimed Moscow had conspired to overthrow Montenegro’s government during the 2016 poll, describing the report as recycled “fake news.”...


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Contre-Sommet STOP NATO 2017!

Le Comité Surveillance OTAN (CSO) participe essentiellement à la réalisation de la CONFERENCE le 25 mai 2017 à Bruxelles.
 
Le programme détaillé de la Conférence: https://stopnato2017.org/en/conference-0
 
Nous vous informons ci-dessous des ateliers sur lesquels nous nous sommes concentrés: 
Atelier A1 de 11h30 =  "Elargissement de l'Otan" avec la participation de Marko Milacic, du Mouvement pour la Neutralité du Monténégro,  
Atelier C2 de 14.15h =  "Interventions Militaires de l'Otan", avec la présentation de Georges Berghezan sur la guerre de l'Otan contre la Yougoslavie.
 
En ce qui concerne LA MANIFESTATION DU 24 MAI, le CSO sera présent dans le groupe STOPNATO2017, qui se rassemble à 17 heures, au coin de la Tour Proximus , près de la gare du Nord.

Nous comptons sur votre participation à cet important Contre Sommet Otan!
Le CSO.


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Интервју са М. Булатовићем: Враћам се да се борим против нових фашиста из НАТО-а (Sputnjik Srbija, 20 mag 2017)
Када сам на Дан победе против фашизма био у Москви, обећао сам себи да ћу, кад се вратим у Црну Гору, да се придружим политичким снагама и покретима који ће се мирним и демократским средствима борити против срамне одлуке о уласку Црне Горе у НАТО. Јер, баш НАТО је војни савез који представља савремени вид фашизма...



Враћам се да се борим против нових фашиста из НАТО-а (видео)

СПУТЊИК ИНТЕРВЈУ 20.05.2017
Предраг Васиљевић

Када сам на Дан победе против фашизма био у Москви, обећао сам себи да ћу, кад се вратим у Црну Гору, да се придружим политичким снагама и покретима који ће се мирним и демократским средствима борити против срамне одлуке о уласку Црне Горе у НАТО. Јер, баш НАТО је војни савез који представља савремени вид фашизма.

Ово је у разговору за Спутњик поручио Момир Булатовић, бивши председник Црне Горе и некадашњи премијер СР Југославије, који се 9. маја придружио паради Бесмртног пука на Дан победе против фашизма, што се симболично временски поклопило са одлуком Црне Горе о уласку у НАТО.

Јесу ли и ово логична исходишта политичког деловања Мила Ђукановића и вас као некадашњих политичких савезника — он у западну алијансу, а ви у Русију?

— Могуће је да постоји нека коинциденција. Лично, не бих то упоређивао зато што је Бесмртни пук универзална, глобална, вечита вредност, а улазак Црне Горе у НАТО је текућа, пролазна, људска глупост. Признајем да сам и у Москви осећао дубоку тугу што припадам држави која је на преваран начин и против воље свог народа ушла у НАТО. Претходница НАТО трупа и њихове логике налазила се у Вермархту, па чак и у оном Наполеоновом сулудом походу на Русију. Црној Гори ту није место.

А где је Црној Гори место, ако не тамо где сама одабере?

— Одлука о уласку у НАТО нема апсолутно никакав легитимитет јер је није подржао народ. Црна Гора не припада источном свету, већ антифашистичком блоку на чијем челу је била и остала Русија. Све друго су пролазне појаве. Неко је добро описао, био је 12. јул кад је основана независна Црна Гора, квинслишка творевина под патронатом Италије, али се после десио 13. јул и свенародни устанак. Нажалост, неће само један дан после одлуке о уласку Црне Горе доћи и до њеног изласка, али сам сигуран — доћи ће и тај тренутак. Немам дилему.

Колико ће воде протећи Морачом док не дође тај дан и док се не промени историјска одлука која засад има легитимитет Скупштине Црне Горе, а кажете, не и народа?

— Сав физички, умни и интелектуални напор уложићу да та одлука о уласку у НАТО заврши на ђубришту историје, где јој је и место. Против НАТО-а не жалим ниједан труд јер сам сигуран да је то у корист садашњих и будућих генерација. НАТО није ни добио ни изгубио уласком Црне Горе, а Црна Гора је изгубила много својих духовних, културних и историјских вредности. У суштини, није ово борба против НАТО-а, него за Црну Гору и њене вредности.

Значи ли то да се враћате активније и у дневну, страначку политику? Прво мора да се обори власт да би се оборила и одлука о НАТО-у.

— Постоје нека питања која су изнад странчарења. Толико сам дуго био у дневној политици Црне Горе да мислим да сам досадио и богу и народу. Али, дужан сам да изнесем свој став, да подржим оне политичке покрете којих има јако много у Црној Гори и који су све снажнији. Нема потребе да се неко из политичке пензије враћа и да навраћа воду на своју воденицу. Политиком се баве сујетни људи, а ја сам своју сујету давно, давно проживео.

Баш сте ви, као премијер СРЈ, на пролеће 1999. прогласили ратно стање кад је Југославију напао НАТО? Јесу ли и ту лични мотиви ваше нове борбе?

— Немам више никакву врсту политичке амбиције, али имам обавезу према сенама људи који су погинули 1999. године, јер сам и сâм тада имао у Југославији неку врсту команде. Морам и последњим снагама да се борим да докажем да њихова жртва није била узалудна и да се морало и исплатило борити против напада тих убица.

Баш сад се „повампирио“ и Вилијам Вокер, режисер случаја „Рачак“, после ког смо бомбардовани, а сада има нови пројекат — Албанија до предграђа Ниша…

— Вокер је обичан мали чиновник. Пион који је требало да одигра једну игру. Напад НАТО-а није се десио јер је Вокер видео „масакр у Рачку“. А после смо видели да масакра и није било. Такве војне акције НАТО припрема месецима и годинама, а после се нађе само један пион који треба нешто да изговори да би интервенција почела. Овај „повратак“ Вокера, Олбрајтове и осталих личи на фарсу. Однос снага у свету је другачији, промењене су околности и на Балкану, и мислим да је немогућ неки нови сукоб. Посебно не верујем да репрезент тога може да буде неки Вокер, ислужени шпијун ЦИА који није знао да одигра ни једну малу улогу додељену 1999. Ухватили смо га одмах у лажи, и није чак могао ни да побегне са Косова и Метохије пре бомбардовања, него смо му ми помогли са нашим специјалним снагама. Оставио је чак на КиМ и своја возила која смо употребили за одбрану земље.

Дакле, искључујете могућност новог балканског рата?

— Молим се богу да не буде рата. Рационалном анализом уверен сам да је рат немогућ. Не постоје унутрашње гориво нити погонска средства за то. Нема силе која може да га наметне, као што нам је Америка 1991. наметнула рат са циљем да покаже неспособност Европе да одржи мир у својој кући. Дејтонски споразум из 1995. идентичан је плану португалског дипломате Кутиљера из 1992. који је прихваћен у Босни, па на захтев Америке одбачен. Циљ је био да САД кажу Европи — ви сте неспособни, довешћемо све код нас у Дејтон и постићи ћемо мир.

Зар се утицај ЕУ не поклапа са политиком САД?

— Нажалост, живимо и диктат ЕУ. Па ми смо Европа. Русија је много више Европа него Америка. Па зар после свих ових година људи не виде да САД не желе стабилност у Европи? Кад срушите мостове на Дунаву, који је највећи европски пловни пут, какве то има везе са шиканирањем Албанаца на Косову. САД не желе мир и стабилност у Европи, већ контролисани хаос где су они главни. Али, истовремено се тај балон њиховог утицаја дебело и знатно издувао. Зато очекујем да ће утицај Русије бити све већи на Балкану, и то не да ће навијати за једну или другу страну. Кад је јака и стабилна Русија, онда је миран и Балкан. То нас учи и историја.

Ипак, Црна Гора се јасно определила. Како би Србија требало да се постави у турбулентним временима, окружена НАТО-ом, док јој се, после сецесије Косова, јавно прети даљем комадањем државе?

— Црна Гора се није определила, него се дефинитивно изгубила. Њена одлука не проистиче из рационалног и трезвеног разлога и нема демократски капацитет. Годинама проучавам шта ради НАТО и пратим економске последице. То је скаламерија лажи. Они хоће милитантну организацију да представе као хуманитарну установу или као дечји вртић. НАТО је изгубио рок трајања и хоће да пређе у политичку организацију, а знам много људи који су радили у централи НАТО-а, попут Вилија Вимера, и који отворено говоре да то није средство за ширење мира и демократије. Кад су видели како функционише тај систем, дигли су руке. Многи мислећи људи шаљу вапијући савет и Србији — не улазите у ЕУ и НАТО. Властодршци Црне Горе тај вапај нису чули. НАТО није ништа од онога што се прича, није ни водио ни победио ниједан рат. Не може у омер и склад да стави оно што им је ратна реторика и, са друге стране, реални потенцијал који губи. На Србији је да „сачува живце“, буде стрпљива, реално сагледа ситуацију и држи се онога — „у се и у своје кљусе“.

Како оцењујете други западни спин — да је дошло време за промене граница на Балкану? Колико су ти „пробни балони“ реални и може ли Србија у некој прекомпозицији да истакне право на уједињење са РС?

— Србија сада има реалну, стабилну и одмерену спољнополитичку позицију. Рекла је да неће да жури у том правцу кад је у питању РС. Овај избалансиран приступ користан је и за Српску. Што се тиче тих „пробних балона“, сматрам да Европа хоће да измести своје унутрашње проблеме јер не жели да се прича да у Унији влада хаос. Онда се неко сетио да измести тај хаос према „дивљим балканским племенима“. Београд треба да настави стабилну, солидну и одмерену политику, да развија односе са Русијом и Кином, настави пут ка ЕУ, шта год то значило. И ја се питам како је путовати у кућу у којој влада хаос, али у реду — дајмо и томе шансу. Свакако, полако испливава суштина — да је Србија најјача регионална сила. Ако буде мудрости, балкански проблеми решиће се између Албанаца и Срба на паметан начин. Све глупости смо потрошили, очекујем да извадимо арсенал мудрости.

Подмеће ли нам неко „кукавичје јаје“ кад се лансира прича о „новој промени граница“, а Запад овде покушава да промени само границе Србије?

— Тако је, увек нам се подмеће неко кукавичје јаје. Питао сам и деведесетих искусне политичаре, шта нам Америка својом политиком поручује. Ђилас и остали су нам говорили да су и њима после Другог рата подметали.

Брине ли се Београд довољно о Србима у Црној Гори?

— Нажалост, волео бих да Србија јаче штити права сународника, али је сада овако вероватно да се не би кварили билатерални односи држава. Бити Србин у Црној Гори најнепопуларније је стање и занимање. Не прихватам да су Срби национална мањина. У Црној Гори сада неко говори да је сто посто Црногорац, ако није, онда има црногорско име, а српско презиме. Бежи се од Петра Првога Петровића Његоша и Светог Петра Цетињског. Беже од историје, па упадају у сопствену негацију. Матија Бећковић је лепо рекао: Црногорке су једине жене које рађају децу две нације.

Верујете ли интимно да ће Србија и Црна Гора поново некад бити у заједничкој држави?

— Ја и сад осећам да је то тако. Граница ми је неприродна. Званично, тешко је да се у кратком року све врати на своје. Разбијена чаша тешко се саставља. Себе убеђујем да смо у једној држави и да практично све треба да функционише као што сада функционишу Србија и РС.

До краја сте остали пријатељ Слободана Милошевића, а били сте с њим и пред смрт. Која је његова највећа историјска грешка?

— То што се родио у погрешно време, на погрешном месту. У политици и историји неки људи су миљеници времена. Мислим да су то сада и Александар Вучић и Владимир Путин. Шта год да ураде политички се некако сложи баш са оним што ће и људи да прихвате. Милошевић је искрено волео свој народ. Сто пута ми је рекао: „Био бих највећи у очима Запада и њихов миљеник да сам рекао — ја сам председник Србије и не интересује ме положај Срба ван Србије“. Да је скрштених руку гледао погром над нашим народом. Народ у БиХ и Хрватској борио се за своју слободу, и ми често нисмо могли да их натерамо ни на мировне споразуме. Наше је било да им помогнемо, и то смо радили. Сад је друго време, ми као председници никад нисмо добили позив на Олимпијске игре, а данас иду и на Вимблдон. Е, то значи бити председник (смех).

После 2000. очекивали смо економски бум, отварање, партнерство са Западом, помирење са Албанцима, а доживели смо одвајање Црне Горе, отцепљење Косова, пљачкашке приватизације, а прети нам се и „Великом Албанијом“… Можемо ли ми било како да утичемо на процесе који се, изгледа, одвијају исто, ко го да је на власти?

— Убеђен сам да можемо. Али, после Петог октобра поверење су добили они чији је програм био више него шарена лажа. Причало се, ухапсите и изручите Милошевића и стићи ће милијарде инвестиција. Сада се види превара. Али, што би рекао Јустејн Гордер, комплетно сазнање о неком догађају добијемо тек кад више немамо оперативну вредност да нешто променимо. Али имамо могућност да нешто трасирамо за будућност.

Како вам делује економски развој Србије у калупима и матрицама ММФ-а и међународних финансијских институција? Има ли алтернативе?

— Ко следи инструкције ММФ-а, не може на зелену грану. Хвалим политику Владе Србије на спољном плану, али сматрам да је неодговорна и непромишљена на унутрашњем и економском плану. Владају флоскуле агенција за рејтинг, статистичке оцене, похвале ММФ-а. А много су важнији конкретни и реални проблеми грађана. Важније је да се реше Сартид и Бор него да вас похвали ММФ. Кога они похвале, може да рачуна на економску пропаст. Као Грчка.

Али, чини се да се све више повезујемо економски са Русијом и Кином. Премијер Вучић је управо стигао из Пекинга, најављују се нови пројекти. Да ли се довољно операционализују ти договори да би се преточили у реалан живот?

— Споро, а надам се да хоће. Виртуелна неолиберална економија показује степен напретка кроз дување банкарских рачуна или кроз БДП. Наспрам тога је реална економија коју гурају Русија и Кина. Проблем је што Србија не може да испуни услове, руско тржиште јесте велико али није дивље и неуређено. Србија би морала да помогне привреди и пољопривреди да испуни стандарде теже од оних које има ЕУ, да обједини потенцијале да изађе на то тржиште. А веће нам тржиште од руског и не треба.

Мејнстрим економисти би вам реплицирали да највише извозимо у ЕУ и да од тога не сме да се одустане. А да ли се споро развијамо баш зато што смо везани за ЕУ?

— Мејнстрим економисти плаћени су да бране такву позицију. Матрица је — прода се предузеће западној компанији, па она извози својој земљи и убира профит. То није довољно за развој. Купе Немци фабрику, а онда кажемо, извеземо у Немачку за милијарду евра. Па то је немачко од почетка до краја. Морамо више да користимо наше потенцијале. Пример је Кина, која је задржала државну индустрију, гринфилд инвестиције стимулисала и направила економски бум. Избила је на светско прво место економије. А чаробна формула је да сви грађани Кине треба да имају људска права, али да је највеће право да нико није гладан. Прво то.

Осим на економском плану, ЕУ нас кочи и у политичким и практичним односима са Русијом, што видимо на примеру Хуманитарног центра у Нишу који још не добија дипломатски статус. Треба ли Београд руским хуманитарцима да додели оно што им припада?

— Разуме се. Кад направите заједнички центар, обавеза је да се страним држављанима додели и одговарајући статус. Непристојно је да се са Запада мешају у то, а велики минус дајем Влади Србије која Српско-руском центру још није дала статус који заслужује. Јер они заслужују и много више.

Како гледате на односе Америке, Русије, Кине, Турске… Иде ли свет ка мирној прерасподели моћи или великим сукобима?

— Централно питање угледних америчких економиста и политичара било је какав ће бити пад Америке са светског трона. Да ли ће то бити меко приземљење или слободан пад. Надао сам се да ће после Трампове победе уследити меко приземљење и споразумно уступање моћи, али сад, после америчких ракета у Сирији и притисака унутар САД, бојим се да станару Беле куће припремају слободан пад. Не сумњам да пад Америке следи и да смена моћи мора да се изврши. То је почело и сада у Пекингу, када је показано да пројекти попут „Пута свиле“ одређују будућност планете, а не глупирање Американаца са бомбардовањем народа по свету.

Да се вратимо на повод — како вам је било у Москви на паради Бесмртног пука?

— Оно што је мене испунило осећајем задовољства јесте ретка прилика да човек учествује у једној таквој величанственој манифестацији. Кад долазите из мале државе, која има 600 хиљада становника, а учествујете на манифестацији на којој има скоро милион људи. Снажан је утисак кад видите да сви ти људи имају два основна карактера који их спајају, а то су осећај захвалности и осећај поноса.

Понели сте у Русију и фотографију оца…

— Парада бесмртних је прилика да понесете слике својих предака који су учествовали у борби против фашизма. Сви се поздрављају, честитају празник и захваљују — за слободу и за живот — ветеранима којих је, нажалост, све мање међу живима. Част је бити међу онима које повезује понос, који припадају једном великом народу и следе једну огромну идеју. Имао сам ту прилику да понесем слику свог оца, који је са 16 година отишао у партизане. Тако да сам умирио своју душу, донео сену оца у Москву и рекао шта ми је на души о уласку Црне Горе у НАТО.

За крај, зашто вас нема чешће у српским медијима?

— То долази у таласима и маховима. Очигледно је да дође неко време када некад неко пожели да чује мишљење старијег и искуснијег политичара из оне „далеке“ наше прошлости. Прошлости која је, нажалост, још жива. Чини ми се да је понекад живља него што је и онда била.


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Montenegro defies democracy by ratifying NATO membership without referendum – Moscow

29 Apr, 2017

The ratification of Montenegro’s NATO membership by a parliamentary vote instead of a referendum is a violation of democratic norms, Russia’s Foreign Ministry said, adding that Moscow reserves the right to protect its national security after the move.

Russia’s Foreign Ministry has expressed “deep regret that the current leadership of [Montenegro] and its Western backers didn’t heed the voice of conscience and reason.”

“The adoption of fundamental acts, affecting the key issues of state security, by the vote of individual MPs on the basis of a formal majority without taking into account the opinion of the country’s people is a demonstrative act of violation of all democratic norms and principles,” the statement read.
The ministry said that the will of around half of the population was ignored by the Montenegrin authorities with the NATO vote.
“What cynicism should one have to state unabashedly that there was no need to clarify the opinion of the people for such a decision, like the Montenegro president, Filip Vujanovic, did the other day,” it said.
During the “shameful” NATO bombing of Yugoslavia in 1999 there were casualties in Montenegro as well, with children being among the victims, the Russian Foreign Ministry said. Blaming those deaths on Serbia, which is accused of having provoked the interference from the US-led military bloc, is a “hypocritical” interpretation of events, the ministry said.
“Those who voted in the Skupstina [parliament] for joining NATO under the pretext of an imaginary Russian threat should take responsibility for the consequences of implementing the plans of external forces, seeking to deepen the division in Europe and the Balkans, drive a wedge into the historically rooted friendly relations of Montenegrins with Serbs and Russians,” the statement read.
The Russian ministry said that “given the potential of Montenegro, the North Atlantic Alliance is unlikely to receive significant 'added value' thanks to the inclusion of its 29th member.
“But Moscow can’t ignore the strategic consequences of this step. Therefore, we reserve the right to adopt such decisions that are aimed at protecting our interests and national security,” the Foreign Ministry said.
Earlier on Friday, the Montenegro parliament ratified the law on the country’s accession to NATO, with all 46 lawmakers (out of the total of 81) present at the session supporting the country’s inclusion into the bloc.
The move took place in absence of the main opposition party, the Democratic Front, which instead staged a protest, demanding a referendum on whether to join NATO.
The vote in the Montenegrin parliament followed the decision by US President Donald Trump to approve the country’s membership bid on April 11. Accepting Montenegro into NATO will send a message to other aspirants that the “door to membership in the Euro-Atlantic community of nations remains open,” the White House said at the time.
Montenegro, a country with a population of around 622,000 people that seceded from Serbia in 2006, was granted a NATO Membership Action Plan (MAP) in 2009. Since then the country remained split on the issue, with protests against NATO across the country only intensifying as the republic drew closer to becoming a member of the bloc.


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Montenegro: Ratification of NATO Treaty 'Goes Against the Will of People'

30.04.2017

The ratification of Montenegro’s NATO membership by a parliamentary vote instead of a referendum is a violation of democratic norms, the Russian Foreign Ministry said in a statement on Friday. Radio Sputnik discussed the issue with Marko Milacic, executive director of the Movement for Neutrality of Montenegro.

Marco Milacic described the ratification as one of the most shameful decisions in the country’s modern history.

“This decision goes against the will of the majority of the Montenegrin people. While 84 percent of our people want a referendum on the country’s participation in NATO and this decision, the authorities and the parliament, which is totally illegal because there is no opposition there, decide on this,” he said.

“I think that this is a short-term decision by a small group of people, a criminal regime that hasn’t changed for almost three decades. This is a tremendous manipulation by people who are deeply rooted in crime,” Milacic added.

When asked about the level of anti-NATO sentiment in Montenegro almost 20 years after the 1999 NATO bombings of Yugoslavia, Marko Milacic said that this sentiment was “very strong,” but that the government, which he described as “a puppet of Washington and NATO,” ignores this and keeps telling people that NATO is a guarantor of a safe future for the country.

“In fact, it only ensures safe future for this small clique of criminals now in power, for their families and businesses,” Milacic emphasized.

Speaking about Montenegro being part of NATO’s plan to control the Adriatic Sea region now that other Adriatic nations like Albania, Croatia and Italy are already in the alliance, Milacic said that in his opinion, NATO wanted Montenegro in as punishment for Russia, as a signal to Moscow that it is now in control of Russia’s zone of influence.

“The other reason is that NATO wants to put its flag on a 200 km stretch of the Adriatic coast which is not yet under their control,” Milacic said. He added that this could also cause “a militarization of neutral Serbia,” which is the biggest country in the Balkans, and “sow anti-Russia hysteria here.”

On Friday, Montenegrin MPs voted 46-0 for the Balkan country to join NATO. Opposition lawmakers, who account for almost half of the 81-seat legislature, boycotted the parliamentary session.

Russia believes that Montenegro’s accession to NATO will undermine stability in the Balkans and elsewhere in Europe.




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NATO mission creep on road to Russia reaches Montenegro

Danielle Ryan, 30 Apr, 2017

This week’s vote by Montenegro’s parliament to ratify the protocol for the tiny Balkan nation’s admittance into the NATO alliance was a cruel irony.
Less than 20 years ago, during the Kosovo War, when the country was still part of Serbia, NATO jets were pounding Montenegro with depleted uranium bombs. Those bombs caused long-term damage to the nation’s health, which doctors today have linked to increases in systemic cancers among the population. Unsurprisingly, there remains some deeply anti-NATO feeling in the country today — and NATO membership is a hugely divisive issue.
Nonetheless, Montenegro’s government decided to forgo a referendum on NATO membership, denying the country’s citizens any say in the matter.
Why Montenegro?
American lawmakers have been enthusiastically anticipating Montenegro’s arrival into the alliance, but it has little to do with the country being of any significant military value — because Montenegro delivers absolutely nothing to NATO in terms of military strength. The country’s 2,000 troops are hardly a big draw, though its location is strategically significant and would give NATO almost full control of the Adriatic Sea, given that Italy, Croatia and Albania are already members).
The country is also unlikely to be facing down any major military threats from which it would need NATO’s protection. Nor are there any legitimate reasons to claim that Montenegro has any value to the US in terms of its national security interests.
The reasons for Montenegro’s ascension into NATO are therefore largely symbolic. Admitting the tiny Adriatic country as the bloc’s 29th member sends the message that the US-led alliance’s open door policy remains in place. It’s an opportunity to convey that the US ‘sphere of influence’ is ever-expanding and limitless. It’s the geopolitical equivalent of Washington sticking its tongue out at Russia and making childish noises to confirm its superior level of coolness. In other words, as one analyst noted, NATO is adding new members the way people add Facebook friends that deliver zero value or relevance to their lives, but the higher the number, the more popular you look.
Indeed, the Washington-based conservative think tank The Heritage Foundation argued in a recent paper that Montenegro’s membership would “send a message” of strength to Russia. If that’s the best reason they can come up with to justify adding a militarily insignificant new member to a military alliance, it’s a pretty weak case.
When the US Senate was debating Montenegro’s membership, avid warmonger and notoriously delusional senator John McCain accused Senator Rand Paul of“working for Putin” simply because he was against the country joining the bloc. This kind of baseless outburst only confirms that the likes of McCain and other pro-NATO expansionists have no real arguments to fall back on if they can only meet legitimate disagreements with accusations of “working for Putin”.
Shift to the West?
There is a clear temptation in Western reports to explain the move by Montenegro’s parliament as a ‘shift to the West’ for the country, but it is hardly so straightforward.
The opposition Democratic Front alliance believes that the government won’t allow a referendum on the issue because they would lose. This is not unlikely. Polls have shown that Montenegrins are deeply divided over whether to enter NATO. Anti-NATO members of parliament boycotted the vote and several hundred people showed up outside to protest it, chanting “treason!” and “thieves!”. One banner seen in photographs read: “Nato killers, you have blood on your hands.” The opposition say they will freeze the country’s membership if they win the parliamentary elections in 2021.
Montenegro is a notoriously corrupt country. Former prime minister Milo Djukanovic who ruled the country for 25 years (save a few short interruptions) has been accused of using the country as his own personal ATM and of muzzling the press. In 2009, he was implicated in a cigarette smuggling ring that reportedly laundered $1 billion in profits, but was never charged. In 2015, he earned himself the title “man of the year in organized crime” by the Organized Crime and Corruption Reporting Project.
Djukanovic called the October 2016 election a “referendum on NATO membership” — but the vote which sealed the nation’s fate regarding NATO membership was marred with serious allegations of fraud. One opposition leader called it“the most fraudulent we've ever had”. At the time, the EU called for an investigation, though in reality Brussels and Washington turned a blind eye given that the election results suited their own agenda. Similarly, the media weren’t overly interested the previous year when Montenegrins took to the streets to protest the pro-EU/NATO government.
The value placed on anti-corruption protesters around the world seems to be decided based more on their value to Western geostrategic interests than anything else. If those Montenegrins had been protesting a government regarded as friendly with Moscow, there would have been no end to the coverage — and no doubt, some American officials would have shown up in Podgorica to show their support.
Blaming Russia
Djukanovic stepped down and was replaced as prime minister by his ally Dusko Markovic after his party won the October election. Djukanovic has been eager to portray NATO membership and Russian influence as the biggest issue facing Montenegro. On election day, he announced there had been an attempted coup and Russian plot to assassinate him, with the aim being to prevent Montenegro’s entry into NATO.
Opposition parties say this “coup” was a fabrication; an attempt to rally support as people went to the polls. Knowing how well anti-Russian sentiment plays in the West these days, perhaps he thought a fake Russian plot would be a good way to get some attention.
It’s unlikely however, that Moscow sees the minuscule addition of Montenegro’s 2,000 troops as reason enough to assassinate a foreign leader to prevent it from happening — particularly when Vladimir Putin is already busy running rings around the rest of the world and hacking everything with an electric current.
Of course, Russia is not exactly delighted about Montenegro joining NATO — Moscow is against NATO expansion in general — but Putin is hardly quaking in his boots over this particular addition to the Western social club.
Given that NATO found itself without purpose in 1991 after the fall of the Soviet Union, it has struggled to maintain its relevance. This is why it engages in hair-brained and disastrous ‘humanitarian interventions’ in countries like Libya. It is also why NATO perpetuates the ridiculous notion of Russia as an existential threat to the Western world. NATO’s goal is to perpetuate its existence and stay relevant. Everything it does is in pursuit of this goal.
Adding members like Montenegro purely in an attempt to antagonize Russia is foolish. It serves only to confirm to Moscow that Washington disregards its interests an

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