Informazione

Subject: [CdS] Il governo D'Alema nacque per rispettare gli
impegni Nato
Date: Thu, 7 Jun 2001 10:47:44 +0200
From: Marco Trotta
Reply-To: pck-pace@...
To: Rete NoOcse-Bologna <Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.>,
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Se qualcuno aveva ancora dubbi sulle colpe del centro-sinistra per la
sua
sconfitta e su quelle pi� gravi della subalternit� coltivata ed
ostentata
(che ha trovato in D'Alema un "ottimo" interprete), la lettera di oggi
di
Carlo Scognamiglio pubblicata dal Corriere della Sera, scioglie ogni
dubbio.
Un ulteriore spunto di riflessione per la sinistra che vuole fare
autocritica rispettosa ed intransigente sugli sbagli di questi anni.

Unica nota: sul fatto che la guerra sia "stata vinta", dissento da
Scognamiglio al quale ricordo di essere stato denunciato di nuovo, e con
tutti i membri del suo ex-governo, per reati contro la costituzione
visto
che si continua a parlare di "guerra" laddove non hanno avuto neanche il
coraggio politico ed istituzionale di dichiararla formalmente a termine
di
legge. Il dopo, fatto di uranio impoverito e spaventose menzogne ormai
svelate a difesa del concetto "umanitario", sono solo l'ultimo ed il pi�
pesante dei giudizi morali nei confronti di chi questa guerra l'ha
voluta e
sostenuta, per calcolo politico e tornaconto personale.

MT.

--
"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libert�
degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali" (Costituzione Italiana, Art. 11)



_[Ripostato da: Corriere della Sera - http://www.corriere.it
]____________
[http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=COMMENTI&doc=SCOGNA]


Gioved� 7 Giugno 2001
COMMENTI
LA LETTERA

�Il governo D'Alema nacque per rispettare gli impegni Nato'

di CARLO SCOGNAMIGLIO PASINI*


Nel dibattito sulla caduta del governo Prodi pubblichiamo l'intervento
di
Carlo Scognamiglio Pasini, ministro della Difesa nel successivo
esecutivo
guidato da D'Alema .
Caro Direttore,
forse in conseguenza dell'esito elettorale, la pi� autorevole stampa
italiana ha pubblicato numerose interviste a protagonisti ed articoli
autorevoli che qualificano la formazione del Governo presieduto dall'on.
D'Alema (22 ottobre 1998) come la conseguenza dei peggiori vizi del
machiavellismo minore, cio� il complotto, il tradimento e l'ambizione.
Avendo avuto una parte non secondaria in quella vicenda desidero
testimoniare che una simile ricostruzione non corrisponde affatto alla
verit� storica, e costituisce invece il frutto di una percezione della
politica che vede soltanto le questioni interne e non conosce, o non
comprende, le ragioni della politica internazionale che talvolta sono
ben
pi� forti e rilevanti di quelle domestiche.
Il Governo D'Alema non fu formato in conseguenza di questioni interne,
poich� - per quanto io sappia - il protagonista avrebbe volentieri
differito l'appuntamento, ma da ragioni di politica internazionale che
derivavano dalla pi� grave crisi che il Paese si trov� ad affrontare
negli
oltre 50 anni della Repubblica.
Questi sono i fatti. Il Governo presieduto dall'on. Prodi perse il voto
di
fiducia alla Camera il 7 ottobre 1998. Cinque giorni pi� tardi il Nac
(North Atlantic Council, cio� la Nato) deliber� l'Activation Order
contro
il dittatore serbo Milosevic. Si tratta del terzo e ultimo passo della
procedura di attacco militare in vigore presso l'Alleanza Atlantica,
passo
che affida al Segretario Generale e al comandante militare (Supreme
Allied
Commander in Europe - Saucer) il mandato, irrevocabile senza una nuova
procedura di voto, di premere il grilletto, cio� di scatenare l'attacco
che
verr� compiuto dalle forze alleate, gi� schierate per questo scopo.
La delibera del 12 ottobre prevedeva una sospensiva di 96 ore, cio� fino
al
16 ottobre, nell'esecuzione, per dare modo al Governo jugoslavo di
dimostrare la propria disponibilit� a riprendere il negoziato con la
comunit� internazionale. Questo fu, infatti, quanto si percep�, per cui
alla scadenza la sospensiva fu protratta per ulteriori 96 ore, cio� fino
al
20 ottobre, data alla quale l'Act Ord fu definitivamente sospeso, ma non
revocato. Alla data del 20 ottobre 1998, cio� allo spegnersi
dell'allarme
rosso, la procedura per la risoluzione della crisi di governo italiana
si
era compiuta, avendo il Presidente della Repubblica concluso le
consultazioni ed affidato all'on. D'Alema l'incarico di formare il
Governo.
Rammentando questi fatti, � impensabile che qualcuno ritenga che vi
possa
essere stato un solo rappresentante politico o istituzionale che nel
corso
delle consultazioni non si sia espresso per un Governo istituzionale,
cio�
senza maggioranza parlamentare, oppure per lo scioglimento anticipato
del
Parlamento (e per votare, quando: a Natale?).
In quelle circostanze n� il Presidente Scalfaro, n� l'on. D'Alema,
avevano
altra scelta se non tentare di formare un governo politico, cio�
sostenuto
da una propria maggioranza parlamentare, ancorch� formata da una
coalizione
(i governi di coalizione sono la norma non l'eccezione nelle situazioni
di
guerra) diversa da quella formatasi con le elezioni politiche del 1996,
un
governo che garantisse alle Forze Armate italiane la possibilit� di
assolvere con dignit� i propri compiti nell'Alleanza di fronte alla
imminenza di un conflitto che di necessit� avrebbe visto l'Italia nel
ruolo
di protagonista.
Sono testimone all'on. D'Alema di aver mantenuto i propri impegni con
scrupolo e determinazione. Nel mese di novembre acconsent� alla
richiesta
di far partecipare l'Italia alla costituzione dello Kfor in Macedonia,
che
sarebbe poi divenuto il corpo di spedizione in Kosovo, su basi
paritetiche
con le maggiori potenze europee, Francia e Inghilterra.
Nel mese di gennaio acconsent� al conferimento di una rilevante forza
aerea
italiana di 40 (poi 50) aerei da combattimento al comando Nato. Il 24
marzo
1999 si assunse la responsabilit� di acconsentire l'inizio delle
ostilit�,
nel corso delle quali pur impegnandosi - come era suo dovere - nella
ricerca di una soluzione diplomatica, non ostacol� l'azione militare
dell'Alleanza. Verso la fine del conflitto autorizz� l'eventuale
partecipazione dell'Italia alla formazione di un corpo di invasione, con
una imponente aliquota di forze.
L'Italia usc� da questa drammatica vicenda avendo conquistato il
rispetto e
la considerazione degli Alleati in una misura che mai si era espressa in
passato, e avendo offerto un contributo insostituibile all'azione
militare.
Queste furono le ragioni della formazione del Governo D'Alema e della
maggioranza che lo sostenne.
E' possibile che prima e dopo la conclusione vittoriosa della guerra nel
Kosovo si siano compiuti errori nella politica interna. Ma questa �
questione diversa dalle vicende che si svolsero nell'ottobre 1998, e
sulla
quale non saprei esprimermi per difetto di competenza.
*Ex ministro della Difesa


__________________________________________________________________________



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Il manifesto, 03 Giugno 2001

Corridoi di guerra

Petrolio e gas: L'approvvigionamento energetico dell'occidente � stato
alle
orgini delle guerre balcaniche. La regia � statunitense
MICHEL COLLON*

Sinistra ripetizione? Dopo che i separatisti dell'Uck hanno attaccato i
villaggi della Valle di Presevo nella Serbia del sud, dai quali per
concessione della Nato si sono ritirati - forse - e dopo che per due
anni
sono stati uccisi in Kosovo civili serbi, moderati albanesi, rom
e persone di altra etnia, le milizie albanesi dell'Uck, ecco che hanno
portato la guerra nella vicina Macedonia. E, nuovamente, ecco che
ricompaiono litanie di profughi lungo le strade. Finisce o ricomincia
nei
Balcani?
Comunque sia sono avvenimenti che permettono di capire meglio quanto �
successo nel 1999.
1. Macedonia regione strategica?
S�, lo spieghiamo su Solidaire e nel nostro libro Monopoli citando il
Generale Michael Jackson, allora comandante delle truppe della
Nato a Pristina: "Noi resteremo qui, certamente, molto tempo al fine di
garantire la sicurezza dei corridoi energetici che attraversano la
Macedonia".
Corridoi energetici? Abbiamo presentato le carte geografiche che
dimostrano i progetti dell'Europa (una rete completa di oleodotti e
gasdotti che la uniscono, attraverso i Balcani, alle enormi fonti di
petrolio e gas del Caucaso ex Sovietico) e quelli degli Stati Uniti (un
oleodotto Bulgaria-Macedonia-Albania-Adriatico che assicurerebbe alle
multinazionali petrolifere statunitensi il controllo di questa
stessa via del petrolio e del gas). Progetti rivali, in effetti. Ecco
perch� tutte le grandi potenze cercano da dieci anni il controllo della
Jugoslavia. La via del petrolio e del gas passa di l�. Noi
sottolineiamo
anche che, dal 1992, � in Macedonia - anche se molto lontano
dalle zone di conflitto - e da nessuna altra parte che Washington aveva
inviato un battaglione.
Siamo franchi: anche a sinistra, alcuni trovavano esagerato sospettare
di
Washington di disegni cos� neri... come il petrolio. Ma
proprio recentemente, il rispettabilissimo quotidiano britannico
Guardian
ha confermato: "Un progetto chiamato "Trans-Balkan
Pipeline" non � mai stato menzionato dalla stampa europea o americana.
Questa linea partir� da Burgas (Mar Nero) per raggiungere
l'Adriatico a Vlore (Valona), passando per la Bulgaria, la Macedonia e
l'Albania. Per l'Occidente sar� probabilmente la principale via
verso il petrolio ed il gas attualmente estratti in Asia centrale,
750.000
barili al giorno. Un progetto necessario, secondo l'Agenzia
americana del Commercio e dello Sviluppo, perch� "fornir� una fonte
costante di greggio alle raffinerie americane, attribuir� un ruolo
chiave alle compagnie americane nello sviluppo di questo corridoio
vitale
est-ovest e far� progredire nella regione la volont� di
privatizzazione del governo americano. Chiaro, no?
Inoltre, il segretario americano all'energia Bill Richardson ha
dichiarato
nel 1998, quindi prima della guerra: "Si tratta della sicurezza
energetica dell'America". Un discorso radicalmente copiato, indurito e
approfondito dalla nuova amministrazione Bush. Quando gli
Stati uniti parlano di "sicurezza energetica", bisogna sapere cosa vuol
dire: preservare il dominio mondiale e i superprofitti delle loro
multinazionali petrolifere. E Richardson prosegue: "Vorremmo vedere
questi
paesi nuovamente indipendenti appoggiarsi su interessi
commerciali e politici dell'Ovest, piuttosto che rivolgersi in un'altra
direzione. Noi abbiamo effettuato un'importante investimento
politico nella regione del Caspio ed � importante per noi che sia il
tracciato degli oleodotti che la politica siano corretti".
E il Guardian aggiunge questo, essenziale: "Il 9 dicembre '98 (prima
della
guerra, ndr) il presidente dell'Albania ha assistito ad una
riunione su questo argomento a Sofia: "A mio parere personale, nessuna
soluzione che si trovi in seno alle frontiere serbe porter�
una pace durevole". Il messaggio poteva difficilmente essere pi�
chiaro:
se voi volete l'accordo con gli albanesi per l'oleodotto
Trans-Balcanico, dovete togliere il Kosovo ai serbi.
2. L'offensiva dell'Uck � una sorpresa?
Gli Stati uniti si sono messi in combutta con il diavolo allora. Perch�
numerosi rapporti diplomatici americani attestavano: l'Uck
separatista assassinava non soltanto i poliziotti e i civili serbi, ma
anche albanesi sposati a serbe o semplicemente per aver accettato
di vivere nello stato jugoslavo. E l'inviato speciale di Washington nei
Balcani, Robert Gelbard, aveva lui stesso affermato in tre riprese
alla stampa internazionale, all'inizio del '98: "Vi dico che questi
dell'Uck sono terroristi". Ma tre mesi pi� tardi questi terroristi si
erano
trasformati miracolosamente in "combattenti per la libert�" e la Nato
sarebbe ben presto diventata la loro forza aerea.
Oggi, gli Stati uniti fingono sorpresa davanti alla "violenza
estremista"
che attacca la Macedonia. Bella ipocrisia! Dal giugno '98, l'Uck
diffondeva fra i suoi simpatizzanti europei una carta della "Grande
Albania". In Monopoli (pag.69), riproduciamo questa carta con il
commento: "Oltre al Kosovo questa Grande Albania toglierebbe vasti
territori alla Macedonia, al Montenegro e alla Grecia. Le guerre
sono quindi inevitabili se l'Uck riesce a realizzare i suoi piani".
Questa Albania implica non soltanto l'espansionismo, ma anche la
pulizia
etnica. Oggi, sotto gli occhi e con il tacito accordo della
Nato, 350.000 non Albanesi sono gi� stati espulsi dal Kosovo: serbi, ma
anche rom, goranci, turchi eccetera. Il Kosovo � quasi "puro".
Una sorpresa? Veramente no, poich� gi� il 12 luglio 1982 il New York
Times
intervistava un responsabile jugoslavo del Kosovo,
d'origine albanese: "I nazionalisti albanesi hanno un programma di due
punti: inizialmente creare una repubblica albanese
etnicamente pura, e in seguito la fusione con l'Albania per formare una
Grande Albania". D'altra parte, al tempo della insurrezione
anti-jugoslava del 1981, i nazionalisti albanesi avevano gi� stabilito
una
stretta collaborazione fra le loro unit� di Macedonia, Serbia e
Montenegro.
Tutto questo non ha impedito all'influente senatore americano Joseph
Lieberman di dichiarare nell'aprile '99: "Gli Stati uniti e l'Armata
di Liberazione del Kosovo difendono gli stessi valori umani, gli stessi
principi. Battersi per l'Uck, � battersi per i diritti umani e i valori
americani". In breve: Usa-Uck, stesso combattimento. D'altra parte,
chiunque viaggi in Kosovo pu� vedere un po' dappertutto, per
esempio sopra le stazioni di benzina, le bandiere albanese e americane
strettamente associate.
3. La versione della Nato sta in piedi?
Cosa ci diceva la Nato per giustificare i suoi bombardamenti mortali?
Che
la sua guerra era umanitaria. Falso: era per il petrolio e per
spezzare un'economia che resisteva alle multinazionali occidentali e al
Fmi. Che aveva tentato tutto per trovare una soluzione
negoziata. Ugualmente falso: sappiamo adesso che non c'� mai stato un
negoziato a Rambouillet, soltanto una commedia per
giustificare una guerra gi� decisa. Che era una guerra pulita. Falso
ancora: 2000 civili jugoslavi uccisi, innumerevoli fabbriche e
infrastrutture distrutte. Pi� l'uso di armi proibite e criminali come
bombe a frammentazione (cluster bomb) o munizioni all'uranio. Con
pi� vittime di quelle addebitate al perfido Milosevic.
Al momento, si sta sciogliendo anche il poco che rimane della versione
ufficiale. Ci avevano detto: "I problemi del Kosovo provengono
da Milosevic". Il Kosovo non funziona meglio con Kostunica.
Ci dicevano che bisognava intervenire per fermare un genocidio serbo e
stabilire un Kosovo multietnico. Ma il generale tedesco Heinz
Loquai ha dimostrato che il preteso documento "Piano ferro-di-cavallo",
presentato dal ministro tedesco Scharping per giustificare
l'intervento armato, era un falso, e che il genocidio era una menzogna
mediatica. Ci� rende la guerra ingiustificata e rende la Nato
colpevole di aver provocato due catastrofi umanitarie: un esodo
massiccio
di albanesi, poi un altro di serbi. E il generale Michael Rose,
che comandava le forze Onu in Bosnia, rimprovera alla Nato "di aver
introdotto una cultura di violenza".
Infine, per tentare di scusare l'attuale pulizia etnica in Kosovo, i
sostenitori della Nato e dell'Uck hanno preteso di descriverla come
una sequenza di "vendette per ci� che hanno fatto i Serbi". E ora,
nella
Macedonia dove non � successo nulla, con quale pretesto
giustificare l'aggressione dell'Uck? E' tempo di riconoscere la sola
spiegazione possibile: l'Uck mira a creare uno stato etnicamente
puro e non pu� realizzare questo programma che con l'escalation
dell'odio
e con il terrorismo.
4. Washington fa il doppio gioco?
Gli Stati uniti fanno finta d'indignarsi per le attuali violenze
dell'Uck.
Ma bisogna far rimarcare diverse cose. Non hanno alzato un dito
quando l'Uck � uscita dal Kosovo per attaccare la regione di Presevo in
Serbia centrale. Peggio: l'infiltrazione si � prodotta a partire
dalla zona di occupazione americana del Kosovo. Washington e la Nato
pretendono oggi "di cercare di fermare il flusso d'armi e di
combattenti verso la Serbia del Sud e verso la Macedonia". Ma chiunque
si
rechi in Kosovo pu� osservare barriere e controlli della Kfor
ogni cinque chilometri. Soltanto, questa stessa Kfor lavora con
interpreti
e altro personale uscito dall'Uck. Che si �, d'altra parte,
trasformato nel molto ufficiale "Corpo di Protezione del Kosovo". In
breve, chi non cerca le armi dell'Uck, non le trover�.
D'altra parte, il maggiore Jim Marshall, portavoce della Kfor
americana,
ha dichiarato il 6 marzo scorso: "Abbiamo identificato fra 75 e
150 ribelli a Tanusevci (Macedonia), li abbiamo fatti entrare e uscire
dal
Kosovo, e sbarazzarsi del loro equipaggiamento e delle loro
armi prima di passare la frontiera". Una domandina stupida: cosa vi
impediva di arrestarli? 45.000 soldati Nato occupano il Kosovo e
non possono arrestare 150 terroristi? Ora quei pochi "fermati"
stazionano
nella grande base Usa di Bondsteel (Urosevac) costruita in
dispregio degli accordi di Kumanovo (dove ora si combatte).
5. L'Uck scatener� un'altra guerra?
Cosa succeder�? Dopo aver giocato su diversi tavoli, gli Stati uniti
possono trovarsi all'angolo. Da un lato, continuano a utilizzare l'Uck
per ottenere maggiori concessioni in Serbia: la privatizzazione totale
e
l'eliminazione del principale partito di opposizione, il Sps
(inviandone il presidente al tribunale dell'Aja). Ma, dall'altro lato,
se
lasciano che l'Uck vada troppo oltre, si metteranno contro alcuni
alleati preziosi: il governo macedone e la Grecia, paesi ugualmente
minacciati dalle rivendicazioni dell'Uck. E anche Kostunica, che non
pu� presentare alla sua opinione pubblica alcun bilancio positivo sul
Kosovo, anzi - tranne forse nella Valle di Presevo, nella Serbia
del sud ora ricontrollata dalle truppe di Belgrado, ma settori dell'Uck
(Ucpmb) non hanno intenzione di deporre le armi nemmeno l�.
Ma se Washington mollasse l'Uck e rovesciasse le sue alleanze, potrebbe
succedere che la sua alleata (in realt� rivale) Germania si
metta nuovamente a sostenere clandestinamente l'Uck. La quale ha quindi
interesse a spingere oltre le sue provocazioni.
Rovesciare le alleanze? Abbiamo gi� visto cose di questo tipo da parte
degli Stati uniti, per esempio fra Iran, Iraq e Siria. Ma lo scopo
degli americani � di assicurarsi nei Balcani uno stato (o staterelli, o
stati-mafie) "portaerei". Per fare ci�, la scelta numero uno resta
uno stato fantoccio albanese che dovrebbe tutto a Washington. Solo le
potenze europee rifiutano una modifica delle frontiere nei
Balcani. Queste provocherebbero nuove guerre tra i piedi dell'Europa e
destabilizzerebbero i progetti di "corridoi" descritti pi� sopra.
Una cosa � sicura: l'intervento della Nato, per interessi nascosti, non
ha
portato e non porter� la pace.

* Giornalista belga
esperto di Balcani

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RATLINES: La guerra della Chiesa contro il comunismo


Indice:

Premessa
1. Il titolo
2. Note sull'olocausto
3. Geopolitica vaticana
4. Geopolitica europea
5. Intermarium
6. Strategia americana
7. L'Unione Continentale
8. La rete di fuga dei criminali di guerra tedeschi
9. La rete di fuga dei criminali di guerra croati
10. I krizari
11. Riciclaggio di denaro sporco (di sangue)
12. I personaggi
o I preti
+ Pio XII
+ Giovanni Montini
+ Alois Hudal
+ Siri
+ Krunoslav Draganovic
+ Vilim Cecelja
+ Karlo Petranovic
+ Gregory Rozman
+ Dragutin Kamber
+ Milan Simcic
+ Dominik Mandic
+ Josip Bujanovic
o I nazisti
+ Ferenc Vajta
+ Walter Rauff
+ Franz Stangl
+ Gustav Wagner
+ Alois Brunner
+ Adolf Eichmann
o Gli ustascia
+ Ante Pavelic
+ Vladimir Kren
+ Vjekoslav Vrancic
+ Vilko Pecnikar
+ Ivo Omrcanin
+ Ljubo Milos
+ Lovro Susic
+ Dragutin Toth
+ Bozidar Kavran
+ Srecko Rover
+ Miha Krek
o L'agente statunitense William Gowen
13. Le sigle
14. Bibliografia

----------------------------------------------------------------------------

Il titolo

``Letteralmente, una ratline � la scala di corda che arriva fino
in cima all'albero della nave e rappresenta l'ultimo luogo sicuro
quando l'imbarcazione affonda. Pertanto ratline � diventato il
termine generico con cui i servizi segreti identificano le reti o
le organizzazioni istituite allo scopo di far fuggire qualcuno''
(7).


----------------------------------------------------------------------------

Note sull'olocausto

1. Il campo di Treblinka, comandato da Franz Stangl

``Al loro arrivo a Treblinka, gli uomini, le donne e i bambini, stipati
nei
loro carri merci chiusi, trovavano ad attenderli una normale stazione
ferroviaria, graziosamente decorata con cassette di fiori. A distanza,
si
scorgevano alcune baracche dall'aria innocua. Franz Stangl ci teneva
all'ordine. Ai passeggeri veniva detto di scendere dai carri per
riposare e
per farsi una doccia. Mentre si svestivano, veniva detto loro di mettere
al
sicuro i loro oggetti di valore in cassette numerate, di modo che, dopo
la
doccia, avrebbero potuto ritrovarli facilmente.

Tutto si svolgeva in maniera cos� rapida, organizzata, letale. Le docce
erano, in realt�, camere a gas dove 900.000 persone, per la maggior
parte
ebrei, furono uccise immediatamente al loro arrivo. A differenza di
Auschwitz, l� non si svolgeva alcun lavoro. Treblinka esisteva solo per
uno
scopo: lo sterminio'' (33-34).

2. La Croazia Indipendente di Ante Pavelic

La dittatura croata si macchi� di gravi crimini, ``tra cui gli orribili
massacri di serbi, ebrei e zingari nel corso dei quattro anni [in cui
stette
in piedi il regime]: mezzo milione di civili innocenti trucidati per
ordine
personale [di Pavelic]. Molti erano stati giustiziati con metodi da
pieno
Medioevo: erano stati cavati loro gli occhi, recise le membra, strappati
gli
intestini e gli altri organi interni dai corpi ancora vivi. Alcune
persone
furono massacrate come bestie: venne tagliata loro la gola da un
orecchio
all'altro con coltelli speciali. Altre morirono in seguito a colpi di
maglio
sulla testa. In numero ancora maggiore furono semplicemente bruciate
vive''
(80).

``Durante i primi mesi del regime di Pavelic furono massacrate circa
150.000
persone di fede serbo-ortodossa. In molti casi -� un fatto documentato-
fu
offerta loro la salvezza se avessero rinunciato alla loro fede per
divenire
cattolici'' (92). ``Le conversioni forzate [venivano celebrate] da preti
cattolici sotto l'attento controllo di unit� di polizia ustascia armate
fino
ai denti. Su tali cerimonie incombeva la minaccia di morte, poich� i
contadini serbi erano perfettamente a conoscenza dei massacri condotti
da
quelle stesse unit� nelle zone limitrofe'' (106). A dirigere le
conversioni
forzate era padre Draganovic (106).

3. Le posizioni del Vaticano e dell'Occidente durante la guerra

``Nell'aprile del 1943 [...] il Foreign Office e il Dipartimento di
Stato
temevano entrambi che il Terzo Reich fosse disposto a fermare le camere
a
gas, a svuotare i campi di concentramento e a lasciare che centinaia di
migliaia (se non milioni) di superstiti ebrei emigrassero in Occidente''
(21).

Anche il papa, sebbene ne fosse a conoscenza, tacque sull'olocausto:
``Il
terribile silenzio da parte del Vaticano nei confronti degli ebrei si
accord� completamente con la politica occidentale'' (22). Tuttavia, a
fronte
dell'indifferenza degli anglo-americani, per lo meno (magra
consolazione)
``il papa tacque in pubblico, ma in segreto aiut� alcuni ebrei'' (24).

Fu tramite il Vaticano, inoltre, che nel 1944 le SS cercarono di
``stabilire
contatti [...] con le potenze occidentali'' per convincerle a ``troncare
i
rapporti con Stalin e a unirsi alla Germania nella lotta contro i
bolscevichi'' (25).

``Durante la guerra il Vaticano non si era pronunciato pubblicamente
riguardo alle atrocit� compiute dai sovietici e dai tedeschi'' (qui
Aarons e
Loftus mettono Hitler e Stalin sullo stesso piano, cosa molto
discutibile,
dato che Hitler uccise 11 milioni di civili innocenti, met� dei quali
erano
ebrei). Ma nel 1945, a guerra perduta per i nazisti, papa Pio XII
``capovolse la sua politica e decise che era giunto il momento di levare
la
voce della Chiesa contro i crimini commessi da Stalin'', mentre continu�
a
tacere quelli commessi da Hitler, approvandoli tacitamente (27).

Per ulteriori note sull'olocausto, leggere il numero di Storia
Illustrata
citato in bibliografia.

----------------------------------------------------------------------------

Geopolitica vaticana

L'interesse secolare della Chiesa � sempre stato quello
dell'evangelizzazione, ossia della trasformazione in cattolici di quanti
pi�
uomini sia possibile, e la contrapposizione a tutte le altre filosofie o
religioni. In questo modo il Vaticano si assicura un vero e proprio
controllo politico su territori e nazioni. Il papato ha dunque una sua
politica estera che � ben definita, anche se per molti non percettibile:
``Pensano in termini di secoli e fanno piani per l'eternit�; questo
rende la
loro politica inevitabilmente imperscrutabile, disorientante e, in certe
occasioni, riprovevole per le menti pratiche e condizionate dal tempo''
(lettera dell'ambasciatore inglese Sir D'Arcy Osborne, marzo 1947,
riportata
nell'epigrafe).

``Era desiderio del Vaticano aiutare chiunque a prescindere dalla sua
nazionalit� o dalle sue opinioni politiche, fintantoch� quella persona
possa
dimostrare di essere cattolica. Il Vaticano giustifica inoltre la sua
partecipazione col desiderio di introdursi non soltanto nei paesi
europei,
ma anche in quelli latino-americani, attraverso persone di qualsiasi
convinzione politica, purch� anticomuniste e favorevoli alla Chiesa
Cattolica'' (57).

L'obiettivo del papa per l'Europa era molto semplice: ``la creazione di
un
grande Stato federale danubiano'' che raggruppasse le nazioni cattoliche
d'Europa centrale (60), insomma in un certo senso un ritorno ai bei
tempi
del potere temporale della Chiesa; la creazione di una nazione sulla
quale
il pontificato possa esercitare la sua autorit�. In questo quadro, �
fondamentale la posizione della Croazia: ``La Santa Sede considerava la
Croazia come la frontiera della cristianit�; tra la Croazia e il papa
esisteva un rapporto particolare che risaliva al 700 d.C.'' (80). ``La
Croazia � una delle nazioni pi� benvolute dalla Chiesa, un baluardo
cattolico contro gli scismatici ortodossi'' (66). ``Nell'isterismo che
caratterizz� i primi anni della guerra fredda, il Vaticano considerava
la
Croazia come la propria roccaforte nei Balcani'' (136).

Per raggiungere i suoi scopi, il papa opt� per lo spionaggio (29) e sul
reclutamento di ex-nazisti per combattere i comunisti, cio� coloro che
gli
contendevano i territori dell'Unione Danubiana (32). Il Vaticano cerc�
anche
di riutilizzare l'organizzazione clandestina costituita durante la
guerra
dai disertori dell'esercito russo in Germania ed in Austria: Estoni,
Lituani, Cechi e altri cittadini di cultura prevalentemente cattolica
(30-31). ``Per essere ammesso, ogni membro doveva prestare giuramento di
fedelt� alla Chiesa, impegnandosi a a metterne gli interessi al di sopra
persino della propria nazione di appartenenza'' (31).

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Geopolitica europea

Le potenze europee avevano dei progetti molto simili a quelli del
papato:

1. Francia

``Non appena cessarono le ostilit�, De Gaulle indisse un'agguerrita
campagna
per ottenere la simpatia dei popoli dell'Europa orientale. Il suo scopo
era
quello di creare un contraltare ai piani inglesi. [...] Il leader
francese
riteneva infatti che fosse necessario prepararsi a una nuova guerra
contro
Stalin per ristabilire il "legittimo" ruolo della Francia nella
regione''
(62). De Gaulle aveva allacciato stretti contatti con il Vaticano,
tramite
il cardinale francese Tisserant (63).

``De Gaulle voleva l'aiuto del papa per creare una confederazione
europea
che riunisse, tra gli altri, i cattolici di Spagna, Francia, Italia,
Austria, Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia e
Stati
baltici. [...] La Francia avrebbe dovuto firmare dei trattati di
amicizia
con la Spagna e con l'Italia, stabilendo cos� un potente triangolo che
avrebbe ricevuto in seguito, grazie all'influenza del papa, l'aiuto
degli
stati cattolici sudamericani'' (63).

La riuscita di questo triangolo era legata a quella della ``creazione di
uno
stato federale della Germania cattolica, separato dalla maggioranza
protestante. L'ultimo anello del piano di De Gaulle era rappresentato da
una
Confederazione Pandanubiana Cattolica dell'Europa centrale. Un'alleanza
con
la Polonia e con gli Stati baltici avrebbe permesso agli slavi cattolici
di
staccarsi dai loro compatrioti ortodossi e protestanti assicurando il
crollo
della Jugoslavia, della Cecoslovacchia e di gran parte dell'Unione
Sovietica'' (63).

In poche parole, la Francia auspicava esattamente quello che � accaduto
negli ultimi anni!

2. Gran Bretagna

``Gli Inglesi erano convinti che presto sarebbe scoppiata la guerra
contro i
sovietici'' (65). Il premier inglese Winston Churchill stava portando
avanti
sin dagli inizi del 1944 la politica di ``creare una confederazione di
nazioni dell'Europa centrale sotto l'influenza di Londra. Quando fin� la
guerra il SIS lanci� una sofisticata operazione spionistica per
reclutare
gli emigrati politici dell'Europa centrale e orientale. Il SIS mirava ad
istituire un'unione politica contro il bolscevismo e a fornire un aiuto
materiale con lo scopo di attirare gli esuli nella sfera d'influenza
inglese
per operazioni di controspionaggio antisovietico e paramilitari. Gli
inglesi
avevano anche istituito delle logge massoniche tra gli esuli, attraendo
in
tal modo i pi� importanti leader balcanici'' (64).

Padre ``Draganovic cominci� a far pressioni sugli inglesi in favore
della
Confederazione Pandanubiana agli inizi del 1944, quando consegn�
all'ambasciatore inglese presso il Vaticano una lunga nota, con cui
inoltrava proposte fatte da alti ministri ustascia a Zagabria'' (66).

3. Gli intrighi degli Inglesi

Il dato che emerge � la rivalit� che c'era subito dopo la fine della
guerra
fra Londra e Parigi, entrambe nel tentativo di controllare l'Europa
centrale. Tuttavia le loro politiche si concretizzavano in piani molto
simili, e simili a quelli del papato: essenzialmente l'idea della
Confederazione Danubiana. Molto presto gli inglesi riuscirono a togliere
l'iniziativa ai francesi. ``Alla fine dell'estate 1946 i servizi segreti
inglesi avevano ottenuto un innegabile predominio sui rivali francesi''
(65).

``Esisteva almeno un importante punto di accordo tra Parigi e Londra: si
sarebbero dovuti escludere gli Stati Uniti da queste operazioni
clandestine.
Fu adottato lo slogan "l'Europa agli Europei, senza Russi n� Americani.
Facciamo combattere gli Stati Uniti contro i Russi e sfruttiamo la
vittoria"'' (65).

Gli inglesi ``avevano fatto infiltrare alcuni agenti tra gli emigrati
politici, istituendo cos� dei centri spionistici a Graz e a Klagenfurt,
nella zona austriaca [da loro] controllata'' (64). ``Gli inglesi diedero
assistenza persino ai nazisti e agli ustascia e, fin dall'inizio,
costituirono centri militari e terroristici tra tutti i profughi
balcanici.
Avevano fretta e non volevano perdere tempo, per cui ebbero presto una
magnifica organizzazione che si estendeva fino alle parti pi� remote dei
Balcani'' (65).

``John Colville, del Foreign Office, [...] ammise di aver permesso
deliberatamente a molti fanatici ustascia di sfuggire alla giustizia''
(111). ``Nel maggio del 1945, gli inglesi avevano riconsegnato molti
croati
relativamente innocenti nelle mani del governo comunista di Tito,
destinandoli a una morte sicura. Invece molti criminali di guerra
colpevoli
di orrendi delitti erano fuggiti'' (98). ``Avvalendosi dei seguaci di
Pavelic, gli inglesi avevano intenzione di rovesciare il governo
comunista
di Belgrado. Alcuni simpatizzanti americani collaboravano gi� a queste
operazioni senza autorizzazione ufficiale'' (94).

``La maggior parte delle volte, le operazioni occidentali [di arresto
dei
criminali di guerra] facevano fiasco in maniera spettacolare. La ragione
di
questo era molto semplice. Interi settori delle autorit� alleate
collaboravano, in realt�, con il Vaticano per garantire che a molti
fuggiaschi fosse permesso di partire di nascosto da Genova. Un
diplomatico
statunitense scopr� che le potenze occidentali erano apparentemente
conniventi con il Vaticano e con l'Argentina per portare al sicuro in
quest'ultimo paese persone colpevoli di crimini di guerra. Le cose
stavano
effettivamente cos�. Sia Washington sia Londra erano scese a patti con
la
Santa Sede per aiutare molti collaboratori dei nazisti a emigrare verso
il
sistema di espatrio clandestino messo a punto da Draganovic. Il Vaticano
veniva cinicamente usato come copertura per la condotta immorale
dell'occidente'' (119).

``In quel periodo si poteva quasi parlare di cariche dirigenziali
interdipendenti tra i servizi segreti occidentali e il Vaticano'' (123).

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Intermarium

Intermarium era una ``rete ben organizzata di emigrati politici nazisti
dell'Europa centrale e orientale, la quale riceveva segretamente
sostegno da
parte di una piccola ma potente congrega di cui faceva parte lo stesso
Pio
XII'' (59). Le radici di quest'organizzazione anticomunista risalivano
``agli anni Venti, [...] sorta a partire da un cosiddetto gruppo di
esuli
russi bianchi che fuggirono a Parigi in seguito alla presa del potere da
parte dei bolscevichi'' (59).

``L'Intermarium proclamava la necessit� di una potente Confederazione
Anticomunista Pandanubiana, composta per la maggior parte dalle nazioni
cattoliche dell'Europa centrale. Prima della guerra, essa aveva ricevuto
grandi aiuti dai servizi segreti francesi e inglesi per operazioni
anticomuniste. [Nella fase prebellica] lo scopo dell'Intermarium era
quello
di creare un cordon sanitaire sia contro i russi sia contro i tedeschi''
(60).

Durante la guerra era stata uno ``strumento nelle mani dei servizi
segreti
tedeschi: [...] nel 1939 la maggior parte dei capi dell'Intermarium
aveva
unito le proprie sorti a quelle di Hitler. Dopo la guerra, riuscirono a
non
farsi punire aiutando gli inglesi contro i sovietici'' (71).

``Il Vaticano aveva appoggiato [le operazioni relative
all'organizzazione di
movimenti clandestini contro i russi] lavorando ufficiosamente con i
francesi e con gli inglesi affinch� dopo la seconda guerra mondiale
l'Intermarium tornasse in attivit�'' (61). ``La grande maggioranza dei
capi
dell'Intermarium era composta da ex-capi fascisti che lavoravano per i
servizi segreti inglesi o francesi'' (67).

``Per iniziativa di Rohracher, [arcivescovo di Salisburgo,] il vescovo
di
Klagenfurt indisse un incontro per discutere l'opportunit� di riunire,
in
questa Confederazione [Pandanubiana] le nazioni cattoliche dell'Europa
centrale. Oltre a Rohracher e al vescovo di Klagenfurt, parteciparono
all'incontro anche i vescovi Gregory Rozman di Lubiana e Ivan Saric di
Sarajevo. Questi ultimi due prelati erano stati collaboratori entusiasti
dei
nazisti'' (136).

Il presidente di Intermarium era lo sloveno Miha Krek (67).. Il
principale
organizzatore era l'ungherese Ferenc Vajta. Secondo quest'ultimo,
occorreva
``una Confederazione Danubiana in cui venisse riconosciuta la libert� di
tutti i popoli attraverso una democrazia sana e tradizionale. [Secondo
lui
era] giunto il momento di creare la grande unit� europea e una
Confederazione Pandanubiana composta da popoli aventi la stessa cultura
e le
stesse tradizioni'' (72).

``Sotto la direzione francese, Vajta form� dei centri spionistici ad
Innsbruck, Friburgo e Parigi. Gli emigrati politici viaggiavano coi
documenti dell'Etat Majeur, cos� da poter andare in giro in tutta
sicurezza
e costituire una sofisticata rete di spionaggio'' (62). Erano coinvolti
anche i gesuiti, ``come agenti chiave del Vaticano, coinvolti in un
programma di penetrazione all'interno di zone occupate dai comunisti''
(68).

``Molti personaggi di spicco dell'Intermarium guidavano i corpi
d'emigrazione patrocinati dal Vaticano:'' il vescovo Hudal, padre
Draganovic, monsignor Preseren, il vescovo Bucko, e padre Gallov (68).

Il CIC, servizio segreto americano, indagando trov� ``tracce di questa
confederazione pandanubiana nella rinascita postbellica del movimento
ustascia. Formatosi alla fine degli anni Venti, questo gruppo fascista
aveva
condotto, negli anni Trenta, una campagna terroristica a livello
internazionale. Poi, durante la guerra, fu messo al potere in Croazia
dai
nazisti e procedette allo sterminio di centinaia di migliaia di civili
innocenti. Il 25 giugno, soltanto sette settimane dopo la conclusione
della
guerra, gli ustascia si erano messi in contatto con la missione papale a
Salisburgo, nella zona dell'Austria controllata dagli Stati Uniti.
Chiedevano l'assistenza del papa per creare un altro Stato croato
indipendente, o almeno un'unione adriatico-danubiana in cui la Croazia,
secondo le leggi di natura, avrebbe potuto avere la possibilit� di
svilupparsi'' (60).

Intermarium sfoci�, fra le altre cose, nel movimento dei krizari, ossia
un'organizzazione di terroristi croati, reclutati nelle file degli
ex-ustascia, al fine di destabilizzare la Federazione di Jugoslavia
(136).

In Italia, il referente politico era la Democrazia Cristiana (68).

----------------------------------------------------------------------------

Strategia americana

Secondo Ferenc Vajta, dopo la guerra i servizi segreti americani
avrebbero
assoldato ``soltanto ebrei: sovietofili e idioti'', credendo i
"profughi"
dei paesi cattolici dell'Europa centrale essere ``tutti nazisti, tutti
collaboratori, traditori e gente con cui non si poteva lavorare'' (72).
Questo era il motivo per cui i migliori esperti dell'Intermarium si
misero a
disposizione dei servizi francesi ed inglesi, i quali a differenza degli
americani li accolsero ``a braccia aperte''. La conseguenza per gli USA
fu
la perdita del controllo delle attivit� spionistiche in Austria e
Germania
(72).

Nel 1947, Vajta tent� di ottenere l'inversione di questa politica
americana,
cercando di convincere l'agente del CIC Gowen: ``ne abbiamo abbastanza
dei
piccoli intrighi inglesi e francesi. Ora, finalmente, � giunto il
momento di
riorganizzare l'Europa orientale in modo che la pace sia fruttuosa.
[...]
Gli inglesi e i francesi non ci possono pi� aiutare economicamente, ma
gli
Stati Uniti possono farlo'' (72).

Alcuni agenti americani stavano gi� collaborando con gli inglesi al
piano
per rovesciare il governo comunista di Belgrado avvalendosi dei seguaci
di
Pavelic, ma questo avveniva senza autorizzazione da parte dei comandi a
Washington (94). ``Nei primi giorni di luglio 1947, invece, Gowen
cominci� a
sostenere energicamente che i servizi segreti americani avrebbero dovuto
assumere il controllo dell'Intermarium; non molto tempo dopo, il
funzionario
del CIC smise di dare la caccia ai nazisti, ed incominci� piuttosto ad
ingaggiarli'' (70). In particolare, gli americani rinunciarono a portare
a
compimento l'arresto di Ante Pavelic, marcando cos� la conclusione della
loro alleanza con Vajta (92).

Nel settembre 1947, gli Stati Uniti aiutarono Vajta a fuggire
dall'Italia
verso la Spagna, e gli promisero ``che, se l'ungherese fosse riuscito ad
organizzare un nuovo movimento, avrebbe avuto a disposizione i fondi
statunitensi'' (74).

----------------------------------------------------------------------------

L'Unione Continentale

Nell'autunno 1947 ``Vajta decise di fondare un nuovo gruppo
anticomunista,
che battezz� Unione Continentale. Il suo scopo era quello di togliere
all'Intermarium, controllato dagli inglesi, i capi degli immigrati
politici,
per attirarli nell'orbita di Washington'' (74-75).

Vajta e Gowen ``ricevettero anche l'aiuto di un alto sacerdote cattolico
ungherese, monsignor Zolt�n Ny�sztor. [...] Ci� consent� loro di
procurarsi
il sostegno del nunzio papale a Madrid, che giunse in loro aiuto con una
lettera dai toni accesi di quattro pagine, indirizzata al ministro degli
esteri [spagnolo] Artajo, avvertendo che l'Intermarium aveva subito
delle
infiltrazioni da parte della massoneria francese e inglese. In seguito
all'intervento diplomatico del Vaticano, Artajo ordin� ai suoi
funzionari di
aiutare Vajta e la sua Unione Continentale'' (75).

Insieme al suo ``vecchio amico'' Marjan Szumlakowski, Vajta intavol�
``dei
negoziati con alti funzionari del governo del generale Franco, il cui
risultato fu l'istituzione di un nuovo centro di emigrati politici a
Madrid'' (75). Gli uomini dell'Unione Continentale avevano ``libero
ingresso
in Spagna [...] in cambio di informazioni segrete sulle operazioni
sovietiche'' (75).

Erano stati stabiliti contatti con l'arcivescovo di Toledo (68). Era
inoltre
coinvolto anche Joaquin Ruiz-Gim�nez, il quale poco dopo ``venne
nominato
ambasciatore del generale Franco presso la Santa Sede'' (75). L'istituto
culturale spagnolo diretto da Gim�nez costituiva la copertura ai
finanziamenti governativi spagnoli (75).

L'Unione Continentale mor� nel 1948, quando Vajta fu arrestato negli
Stati
Uniti (77).

(1/6 - continua)

---

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L'ex capo dello Stato � stato arrestato con l'accusa
di aver messo in piedi un traffico d'armi con Croazia
ed Ecuador

Argentina, in manette l'ex presidente Carlos Menem

Si � presentato dal giudice ma non ha voluto
rispondere alle sue domande. Andr� ai domiciliari

BUENOS AIRES - L'ex presidente argentino Carlos Menem � stato
arrestato con l'accusa di aver venduto illegalmente armi alla
Croazia e all'Ecuador: un traffico che si sarebbe svolto nel
periodo compreso tra il 1991 e il 1995...

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Argentina: vecchi camerati arruolano mercenari per la Croazia

di Gary Weber
(tratto da "WoZ-die Wochenzeitung", n.29 del 23/7/1993, Zurigo, CH)

Nessun cartello e nessuna bandiera danno ad intendere che in un
grattacielo della via C�rdoba, al n.
679, nel centro di Buenos Aires, si svolge un pezzetto di guerra dei
Balcani. Al secondo piano,
nascosto al termine di un lungo corridoio, un foglietto scritto a mano
sta appeso dietro al
campanello: dice semplicemente "Croacia". Solo un paio di giorni fa,
secondo una vicina,
campeggiava sulla porta un rappresentativo cartello con la dicitura:
"Ambasciata Croata". Poi per�
ci sono state questioni, e lo hanno rimosso. Infatti nel Corpo
Diplomatico dell'Argentina non esiste
alcuna Ambasciata croata, n� alcun Ambasciatore croato [l'articolo
risale al 1993, n.d.crj].

O almeno non ancora. Il Presidente Menem spinge per il riconoscimento
del nuovo Stato e vuole
che sia nominato Ambasciatore il suo vecchio compare Ivo Rojnica. Egli
ha con lui un debito di
gratitudine, visto che il croato avrebbe sostenuto con forza il
peronista nella battaglia elettorale.
Rojnica entra ed esce dalla residenza presidenziale, sempre pi� preso
negli ultimi giorni dalle
preoccupazioni. La stampa gli d� la caccia e cerca, invano finora, di
cavargli un commento sulle
ultime rivelazioni. La comunit� ebraica di Buenos Aires accusa Rojnica
di essere stato "complice
attivo ed esecutore della volont� dei nazisti" - secondo il "Semanario
Israelita", che esce nella
capitale. Il settimanale ebraico cita una disposizione degli Ustascia,
emanata nella citt� di
Dubrovnik il 25 maggio 1941, che impone il coprifuoco tra le 19 e le
sette del mattino per gli ebrei
e per i serbi. Questa disposizione porta la firma di Rojnica. Fintanto
che le acque non si sono
placate, il Senato, dal quale dipende la nomina dell'Ambasciatore, non
vuole prendere alcuna
decisione.

Gli Ustascia governarono la Croazia insieme all'Italia e alla Germania
dal 1941 al '45. Per quanto
di loro competenza essi presero parte alla persecuzione dei partigiani,
dei serbi e degli ebrei. Ante
Pavelic, fondatore degli Ustascia (1) e capo del governo della Croazia
nazista, dopo la
capitolazione della Germania di Hitler scapp� nell'Argentina di Juan
Per�n, travestito da frate
francescano, con l'aiuto del Vaticano. Anche Rojnica nell'Europa del
dopoguerra temette la
giustizia alleata. In principio si rifugi� a Trieste. Ma l� fu
arrestato, dopo che una delle sue vittime,
una ebrea, lo ebbe riconosciuto. I suoi commilitoni ustascia lo fecero
scappare dal carcere e lo
condussero lungo le cosiddette "linee dei topi" fino alla sicura
Argentina. Di l� Pavelic e Rojnica
proseguirono le loro attivit� ustascia, tra l'altro pubblicando a Buenos
Aires la "Gazzetta Croata".

Dopo la caduta di Per�n, negli anni cinquanta, Pavelic ebbe delle
difficolt�. La Jugoslavia lo aveva
accusato di essere responsabile della creazione di 22 campi di
concentramento e dell'assassinio di
un milione di serbi e 60mila ebrei, e ne aveva chiesto la estradizione
al governo argentino. In
effetti la estradizione fu negata nel 1957. Dopo essere scampato ad un
attentato, il "Duce", come si
definiva lui stesso, riusc� a portarsi nella Spagna di Franco, dove mor�
nel 1959.

Rojnica rimase a Rio de la Plata, e divenne una delle maggiori figure
dell'imprenditoria tessile del
paese. Secondo il quotidiano "P�gina 12", egli avrebbe fornito dieci
milioni di dollari ai suoi
fratelli croati per l'acquisto di armi.
Per� dall'Argentina i vecchi camerati non inviano soltanto denaro.
Nell'ufficio della via C�rdoba
si � indaffarati anche a reclutare mercenari, compito questo del quale
si occupa in special modo
Domagoj Antonio Petric, che ufficialmente appare come l'addetto-stampa
della ipotetica
Ambasciata. La "mano destra" di Rojnica appartenne per dieci anni al
Battaglione n.601 del
servizio segreto militare, ai tempi della dittatura argentina dei
Generali, tristemente noto per la
pratica della tortura. Tra i suoi ex-colleghi, Petric � soggetto ad una
particolare attenzione, poich�
la maggior parte di loro non ha mai appreso un vero mestiere, a parte la
"guerra sporca", ed �
pertanto oggi disoccupata. Particolarmente entusiasti per il nuovo
compito nella ex-Jugoslavia
sono i cosiddetti "carapintadas", l'ala fascista interna all'esercito,
cui sono dovute svariate rivolte
contro il governo. I legionari vengono preparati al loro intervento in
Bosnia-Erzegovina in un
campo di addestramento segreto, a Villa Alpina, distante circa 700 km.
da Buenos Aires.

Finora sono stati inviati in Croazia 329 mercenari argentini. Secondo
fonti argentine, 34 di loro
sono gi� morti. Generalmente i combattenti vengono imbarcati su voli di
linea diretti a Roma o a
Budapest, di qui essi sono condotti a Zagabria in pullman. Il metodo di
inviare Caschi Blu
argentini nelle zone di guerra si � rivelato particolarmente economico.
Tanti soldati, sottoposti dal
governo Menem al comando dell'ONU, svolgono nel frattempo il loro
servizio nelle file della
legione straniera croata.

(1) Il fondatore del movimento Ustascia fu in realt� Ante Starcevic,
morto nel 1896, che riteneva i
serbi "carne da macello" (cfr. Karlheinz Deschner, "Die Politik der
P�pste im XX Jahrhundert",
ed. Rowohlt, Leck (RFT) 1991 [n.d.crj]


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