Informazione

E' uscito il nuovo video di Fulvio Grimaldi
"POPOLI DI TROPPO" Guerre e embarghi dell'imperialismo negli ultimi 50
anni
Videoesperienze "VisioNando"
50 minuti 30.000 lire
per ordinazioni: fax 06 5896991

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Venerdì 24 Novembre alle ore 18 presso la casa della Pace in via di
monte Testaccio 22 Dibattito su: GOLFO, MEDIORIENTE, BALCANI-QUALE PACE
NELLE AREE DI CRISI?
Interverranno:
- Haissam Elhussain (dell'associazione Palestinese "fedeltà all'uomo e
alla terra)
- Aldo Bernardini (docente di diritto Internazionale)
- Claudio Moffa (Università di Teramo)
- Convoglio di Solidarietà internazionalista Giorgiana Masi
- Contropiano
- Campo Antimperialista

Al termine del dibattito Cena Palestinese

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29. XI 1943. 29. XI 2000.
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GIORNATA DELLA REPUBBLICA
Anniversario della Conferenza di Jajce, fondazione della
REPUBBLICA FEDERATIVA SOCIALISTA DI JUGOSLAVIA
valore attuale di un'esperienza per il comunismo
e la fratellanza tra i popoli

MERCOLEDI 29/XI/2000
Casa del Popolo "G. Canciani"
Sottolongera, Via Masaccio 24
ore 18:30

Smrt fasizmu, sloboda narodu
Smrt fasizmu, svoboda narodu
Morte al fascismo, libertà ai popoli

ASSOCIAZIONE/DRUSTVO JOSIP BROZ TITO
josipbroztito@...

(vedi allegato per il comunicato in sloveno e
serbocroato in caratteri latini e cirillici)

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(...) mi giunge notizia che all'ospedale di Pancevo, reparto per la
transfusione del centro "juzni banat" c'è urgentissimo bisogno
di materiali, per test sul gruppo sanguigno e altro.
ecco quanto richiesto da Pancevo

>> > 1. anti D monoclonal IgM 100 ml (10 x10)
>> > 2. anti D monoclonal polyclonal IgG 100 ml (10 x 10ml)
>> > 3. ELISA TESTS na syphillis
è molto importante ricordare che i test si fanno con
l'attrezzatura organon e macler.

chi ha denunciato la assoluta necessita di tali materiali è la signora
Beba
Stepanoff, segretaria della Sindaca di Pancevo dott. Borke Kruske,
durante
i contatti che stiamo tenendo con Pancevo, grazie a cittadini di Pancevo
attualmente in Italia.
Chiunque sappia qualcosa sul come ci si possa procurare questi materiali
con urgenza e spedirli a Pancevo lo puo' segnalare al municipio di
Pancevo
(Beba Stepanoff), all'indirizzo mail sotto indicato, gliene saranno
grati.

pancevo@...

alberto tarozzi.

Project title MEDICAL EQUIPMENT DONATION

Recipients Organization Blood Transfusion Center, GENERAL HOSPITAL
Address Pancevo, Milosa Trebinjca
11
Contact Persons Dr. Jelena Pesic, manager
Dr. Mirjana
Grujic-Arsenovic, specialist
Tel 013 511 645 [presumo che dall'italia il numero sia 0038113 511645.]

Fax 013 381 13, 317 956 [presumo che dall'italia il numero sia 0038113
317956].

Background and history of the organization
Transfusion center was founded 1967. Since than it became large center
that
provides blood and blood components for Regional General Hospital with
750
beds, within well developed departments of all basic surgical branches,
maternity department, department for eternal diseases for adults and
children, neonatalogy, hemodialisis, surgical intensive care. The stuff
consists of 4 specialists and 14 tehnicians. The equipment in center is
15
years old, but still in order.

They provide safe blood transfusion as well as blood components only
from
voluntary donors from municipalities Pancevo, Bela Crkva and Alibunar
(territory of South Banat).
Mobile crew collects in transfusion center or in local ambulances in
surrounding villages twice a week the blood. In 1999. There were 4835
voluntary donors only in Pancevo, which make 96,5 percents of estimated
number according to world standard. The hospital is public, and blood
for
users is free. They ought to have in every moment enough, sufficient all
necessary materials which should ensure safety blood program.

Reasons for the project

Due to the present circumstances, Blood Service Center is facing
constant
lack of necessary material for blood collecting and testing, and it is
not
able anymore to ensure enough quantity of safe blood from voluntary
donors,
which put their patients in critical conditions. Recently they were in
the
position to call off all further surgery because of such circumstances.
The
hospital is in the town that is largest industrial center, known for
being
severely polluted with chemicals that are considered carcinogenic and
mutagenic (mercury, VCM, EDC and similar), and huge amount of that was
spilled into water and soil after targeting. It is to be expected that a
number of lethal disease will increase, and it is already high.
Therefore
we ask for help.

Goals and expecting results

Speaking of terms and market value, unfortunately this donation is not
long
lasting like any other possible since it is disposable, but it is
precious
because it will for sure save life several persons including children.
From
that point of view the significance of this donation exceeded this
value.

Target groups

As previously mentioned, the estimated number of voluntary donors in
area
that this center covers with its work is 7019 per a year (last year). In
addition to this, Blood Transfusion Center is testing blood in blood
types,
serious diseases and presence of the anti body elements that causes
severe
health problems on patients. Their work includes the same regular
testing
in healthy people. Besides, patients who need blood after surgery
treatments in all of the surgical sections mentioned above, are also
target
group. Blood giving and receiving in this hospital is completely free of
any charge.

The following list is a summary for the monthly need for regular use.
IMPORTANT: All testing is done on MACLER and ORGANON equipment .

article

1. double blood bags 350 ml x 7
2. double blood bags 450 ml x 7
3. triple blood 350 ml x 5
4. quadriple blood bags 450 ml x 1

ELISA TESTS

1. anti HIV x 9
2. anti HCV x 9
3. HBs AG x 9

TEST SERUMS

1. anti A 10 x 10 ml
2 anti B 10 x 10 ml
3. anti AB 10 x 10 ml
4. anti D 10 x 10 ml
5. anti D IgM 10 x 10 ml x 10 x pack
6. Anti M 2 ml x 2
7. Anti N 2 ml x 2
8 Anti Kell 5 ml x 2
9. Anti Cellano 5 ml x 2

Aproximate value of the listed articles is 30.000 DEM in domestic
market.
Since the blood testing is *chain process* we kindly advise to lessen
the
listed articles in percentage in the case that your donation can not
cover
the whole budget.

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO "CONTRO LE NUOVE GUERRE" (Odradek, 2000)

A distanza di un anno dal seminario tenutosi a Roma (21 giugno 1999) da
cui ha avuto luce "Imbrogli di guerra" (Odradek, 1999), il Comitato
"Scienziate e scienziati contro la guerra" ha promosso presso il
Politecnico di Torino un convegno scientifico sul tema:
"CULTURA, SCIENZA E INFORMAZIONE DI FRONTE ALLE NUOVE GUERRE"
(22 e 23 giugno 2000). Informazioni sul convegno si trovano al sito
web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/convegni/index.html

L' iniziativa ha da un lato ripreso ed aggiornato alcune delle analisi
gia' presentate durante l'incontro tenutosi a Roma, circa i rischi per
la salute umana e per l'ambiente dovuti all'uso di uranio impoverito e
all'inquinamento chimico causato dai bombardamenti della recente guerra
di aggressione della NATO contro la Repubblica Federale Jugoslava, e
dall'altro e' tornata sulle connessioni fra la guerra nei Balcani e gli
scenari delle crisi ambientali globali.
L' evoluzione dello scenario internazionale ha reso pero' necessario un
contributo piu' ampio al dibattito sulle implicazioni di pace e di
guerra
insite nei modi di produrre informazione, di costruire rappresentazioni
storiche, di definire norme e valori.
Non ci si e' quindi soltanto soffermati sullo specifico caso jugoslavo
(che peraltro e' stato approfondito grazie anche al contributo di
colleghe
e colleghi jugoslavi presenti al convegno), ma si è cercato di
continuare
un ragionamento piu' ampio circa le responsabilita' degli operatori
della
cultura, della scienza e della tecnologia nel rendere possibili le
guerre:
per poterle fare, occorre prima di tutto attrezzarsi e predisporre la
societa' mentalmente e materialmente a volerle fare.

I responsabili della cultura di guerra risiedono in tutti i campi del
sapere, da quelli umanistici - dove concorrono a costruire i pregiudizi,
rafforzando sensi di identita' in conflitto ed etiche intrinsecamente
discriminanti -, a quelli scientifico-tecnologici che forniscono anche
in
concreto non solo le armi ma i sistemi essenziali all'organizzazione e
al
funzionamento degli apparati militari.

Il convegno ha permesso di allargare lo scambio tra esperte ed esperti
di
discipline diverse intorno ai temi della guerra, nella consapevolezza
che,
nonostante taluni scienziati abbiano spesso collaborato in modo
determinante
alla realizzazione di strumenti di distruzione e di morte, l'impegno di
chi opera nei campi della ricerca e dell'informazione puo' contribuire a
prevenire l'insorgere di nuove guerre. Tale assunzione di
responsabilita'
appare tanto piu' urgente per chi intreccia ai compiti di ricerca anche
funzioni didattiche e di formazione, perche' con il proprio lavoro puo'
aprire spazi orientati a relazioni di pace anziche' di scontro violento.
E' stato quindi un secondo tentativo di attrezzarsi piu' adeguatamente
per operare alla ricerca del dialogo, della tolleranza e della
accettazione del diverso da se'.

Durante questo incontro le differenze su modi, strumenti di analisi e
paradigmi di riferimento sono emersi anche fra i partecipanti: il
confronto
tra diversi approcci sia al sapere scientifico che alle tematiche della
guerra
e della pace sono stati elementi molto importanti dell'incontro di
Torino.
I partecipanti hanno riscoperto che cosa li accomuna: l'insoddisfazione
per
la certezza assoluta del sapere e, all'opposto, il piacere del dubbio
sistematico, dell'accettare la sfida del confronto, del dibattito anche
polemico ma finalizzato ad ampliare costantemente le capacita' di
comprensione
di quanto ci circonda, dei problemi che esaminiamo e che decidiamo di
affrontare; infine, il rifiuto di aderire alle schiere dei dominatori,
di
coloro, cioe', che usano le scienze e le tecnologie per proiettare sul
nostro pianeta inquietanti scenari di guerra.

E' stato, insomma, un ulteriore segno della vivacita' del Comitato
scienziate
e scienziati contro la guerra che da oltre un anno affronta appassionate
discussioni in rete (scienzaepace@...) sui temi della pace,
degli
armamenti, delle crisi ambientali, come pure delle biotecnologie, della
genetica, delle vittime della guerra e degli ultimi scenari, come la
Palestina.

Si spera ovviamente che quanto viene qui presentato sia nuovamente uno
strumento per promuovere dibattiti anche oltre i confini del mondo
scientifico
dando, a noi come ad altre/i, occasioni di confronto, riflessione ed
elaborazione
culturale e scientifica per la costruzione della pace e di modalita'
diverse di
comunicazione tra i saperi e di risoluzione dei conflitti.

Gli atti del Convegno si trovano dunque nel libro "Contro le Nuove
Guerre", a
cura di Massimo Zucchetti , edito da Odradek, pagine 282, lire 24000.

Vi si trovano i contributi degli autori:
Angelo D'Orsi, Giovanni Salio, Ivan Grzetic, Mica Saric Tanaskovic,
Carlo Pona,
Alberto Di Fazio, Angelo Baracca, Francesco Polcaro, Giulia Barone,
Franco Marenco, Andrea Martocchia, Adriana Valente, Enrico Peyretti,
Antonino
Drago, Cristina Giannardi, Daniele Dominici, Mauro Cristaldi,
Associazione "Medici contro la Tortura", Natasa Lazovic, Luciano
Vasapollo,
Francesco Iannuzzelli, Lucas Gualdron, Marcella Delle Donne.

Il prezzo d'acquisto del volume e' destinato a coprire in parte le spese
di
pubblicazione, nonchè a finanziare le future attivita' del Comitato
"Scienziate e Scienziati contro la guerra", che sono ampie
e, purtroppo, sempre piu' attuali e necessarie.


Per informazioni e per ordinare il libro:
Massimo Zucchetti
DENER - Politecnico di Torino
Corso Duca degli Abruzzi, 24
10129 Torino
Tel: +39.011.564.4464
Email: zucchetti@...

Per informazioni sul Comitato:
Sito web: http://www.iac.rm.cnr.it/~spweb/

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Il Comitato contro la guerra e la NATO - Ravenna
vi invita ad aderire alla campagna:

"MADE IN IRAQ"
PER NATALE DATTERI IRACHENI CONTRO L'EMBARGO

Chi è stato in Iraq ha potuto ammirare enormi distese di palme che si
allungano a perdita d'occhio sotto il sole. Uno spettacolo unico,
soprattutto al tramonto in riva ai due grandi fiumi che attraversano il
paese. Sono piantagioni di datteri che hanno fatto dell'Iraq il primo
produttore mondiale di questo frutto del deserto arrivando a coprire, il
30%
della produzione. I datteri, sono coltivati in Mesopotamia fin dal 4.000
avanti Cristo, ed ancora oggi viene effettuata la impollinazione manuale
(la
palma da dattero è una pianta sessuata, in una piantagione si trovano un
maschio ogni 50 femmine) secondo una antica tecnica consistente nel
legare
un fiore maschile rovesciato su un bocciolo di fiore femminile. Essi
sono
parte integrante della dieta irachena, vengono consumati sia freschi che
secchi (come li conosciamo in Italia). Con essi viene prodotto una
dolcissima marmellata che si trova al mattino su tutte le tavole.
Prima della Guerra del Golfo con 400.000 tonnellate di esportazioni
costituivano la seconda voce nell'export iracheno. Oggi vengono
coltivati
solo per il consumo interno.
La importazione di datteri dall'Iraq organizzata da Un ponte per. in
violazione dell'embargo, sarà la prima rottura dell'embargo commerciale
contro l'Iraq da parte del nostro paese.

23 DICEMBRE 2000
GIORNATA NAZIONALE DI DISOBBEDIENZA CIVILE CONTRO L'EMBARGO
VENDIAMO E COMPRIAMO I DATTERI IRACHENI IN TUTTE LE PIAZZE
PER PARTECIPARE: 066780808 (FRANCESCA)


SI' VOGLIO I DATTERI "MADE IN IRAQ"
Sostengo così la azione di rottura unilaterale dell'embargo commerciale
all'
Iraq promossa da Un ponte per.
Sono consapevole che l'embargo internazionale la vieterebbe, ma
l'embargo ha
già ucciso oltre un milione di civili, ed anche questo sarebbe vietato
dalle
convenzioni internazionali sui diritti umani.

IMPORTATE PER ME N. confezioni di datteri
NOME E COGNOME
INDIRIZZO
CAP _____________ CITTA'______________________________________ TEL
_____________________
Riceverò i datteri per il prossimo Natale e pagherò in contrassegno la
cifra
di Lit. 10.000 per ogni confezione ordinata.
Data ___________ Firma __________________

inviare al fax 06.6793968 o lettera a "made in iraq" via della guglia
69/a
00186 roma

---

Sono a disposizione, per chi lo ritenesse opportuno,
due testi molto utili per approfondire la "questione
Jugoslavia":

1° Jugoslavia una guerra del capitale

a lire 10.000 più spese di spedizione. E'un testo
d'indaggine approfondita sulle cause dei conflitti
balcanici, al di fuori delle false ricostruzioni di
comodo della disinformazione ufficiale.

2° Il metallo del disonore:l'uranio impoverito

a lire 15.000 più spese di spedizione. Esso contiene
la denuncia documentata,scientifica, militante della
guerra condotta con armi all'D.U.:il nuovo tipo di di
guerra totale che il pentagono ,la nato,l'Occidente
tutto hanno innagurato dieci anni fa sperimentandola
sulle carni del popolo irakeno,ed hanno poi
gloriosamente replicato in Bosnia ,in Kosovo ed in
Serbia contro i popoli jugoslavi.
possono essere richiesti al Centro di documentazione
sul movimento operaio Wilhelm Wolff di Marghera sito
in P.le Radaelli , 3 (VE)
e-mail wilhelm_wolff@...

---

Committee for Peace in the Balkans (UK)
Update No 13 - October 2000

MARK LITTMAN QC PAMPHLET AVAILABLE
Neither legal nor moral:
How NATO's war against Yugoslavia breached international law
By Mark Littman QC
with an introduction by Alice Mahon MP Mark Littman QC's pamphlet
deconstructs NATO's war on Yugoslavia, explaining why it was illegal and
why one should doubt the 'moral' justifications for the intervention.

Published by the Committee for Peace in the Balkans, price £3 plys 50p
p&p.

Please note: the CfPiB's telephone no. is now 020 7582 6263.

Anyone who contacts the previous number will be redirected to the above
number.

---

>> Friday 20 October, 2000 at 2:00 pm
>> Metro Cinema, Rupert Street, nr Picaddily Circus;
>> phone: 020-7734-1506
>> Entrance: £6.50 Concessions: £4.00
>>
>>
>> Raindance Film Festival presents the screening of:
>>
>> "Yugoslavia: The Avoidable War"
>> Documents a Decade of Foreign Intervention In The Balkans
>>
>>
>> Could the violent break up of Yugoslavia have been avoided? What role
did
>> Western intervention play in the tragedy that consumed the multi-ethnic
>> country? "Yugoslavia - The Avoidable War," a two hour and forty-five
>minute
>> film, addresses these questions in a well-documented, powerful indictment
>of
>> misguided intervention in the region.
>>
>> The documentary which took four years to produce, and which was updated
>> following NATO intervention in Kosovo, investigates how serious errors
and
>> misjudgments made by Western powers - particularly Germany and the United
>> States -- helped spark the violent break up of the former Yugoslavia in
>1991
>> and continue to destabilize the region in the new millennium. Produced
by
>> Frontier Theatre and Film Inc., "Yugoslavia the Avoidable War" documents
>the
>> role of Western intelligence agencies in providing aid to armed
>separatists
>> and reveals how Western governments supported different sides in an
ethnic
>> conflict while portraying themselves as peacemakers. Most compelling are
>> the candid statements of the decision-makers themselves, including former
>EC
>> Mediator Lord Peter Carrington, former US Secretaries of State James
Baker
>> and Lawrence Eagleburger, as well as Germany's former foreign minister,
>Hans
>> Dietrich Genscher.
>>
>> "What the international community -- the Europeans, the Americans the
>N --
>> did, made it sure there was going to be conflict," states Lord Peter
>> Carrington, the EC mediator, who along with UN envoy Cyrus Vance warned
>> against diplomatic recognition of separatists states such as Croatia and
>> Bosnia, before a political settlement could be achieved. "US
intelligence
>> agencies were unanimous in saying that if we recognize Bosnia it will
blow
>> up," says former State Department official George Kenney. Yet, according
>to
>> former acting US Secretary of State Lawrence Eagleburger, domestic
>political
>> considerations -- the 1992 election campaign between William Clinton and
>> George Bush - led to the tragic decision to recognize Bosnia without a
>> political settlement between the Muslims, Serbs and Croats. The film
>makes
>> a powerful argument that the US drew the wrong lesson of from the Bosnian
>> conflict to justify intervention in the civil war that simmered in
Kosovo.
>>
>> The manipulation of news coverage by the warring sides is explored in
>> compelling footage and in interviews with veteran journalists such as
>David
>> Binder of the New York Times and John MacArthur, columnist and publisher
>of
>> Harper's Magazine, as well as authors Susan Woodward and Ted Galen
>> Carpenter. The documentary offers powerful evidence of US involvement in
>> "Operation Storm" the Croatian army's violent expulsion of the ethnic
>> Serbian minority in 1995, an action which offered an eerie parallel with
>the
>> expulsion of Albanian refugees in Kosovo by Serbian forces following NATO
>> intervention on the side of the Kosovo Liberation Army (KLA).
Compelling,
>> candid interviews from military officers including UN Commanders Sir
>Michael
>> Rose, Lewis MacKenzie and former Pentagon Chief of Staff General Colin
>> Powell elucidate how Western policymakers blundered by taking sides and
by
>> relying on military means to settle political problems.
>>
>> Co-producers of "Yugoslavia: The Avoidable War" are George Bogdanich New
>> York based documentary film maker and Martin Lettmayer a German
>television
>> producer based in Munich, who is currently working on a documentary in
>> Central America. An earlier version of the film, completed prior to the
>> conclusion of NATO's intervention against Kosovo, was named the "Best
>Social
>> Documentary" by the New York International Independent Film and Video
>> Festival in September of 1999. In April of this year, the LA Weekly
>called
>> the film "truly accomplished," adding: "The numerous strategic missteps
>by
>> the West and the endless political doublesspeak are carefully detailed.
>The
>> tragedy of the situation seems to multiply before your eyes as the film
>> clearly proves that so much of the bloodshed could have easily been
>> prevented."
>>
>> ENDS
>>

---

BALKANIKA 2000

BALKANIKA è un progetto di produzione di eventi artistico-culturali
legati alle vicende e alle tradizioni dei popoli che abitano e hanno
abitato le regioni sud-orientali dell'Europa, con il principale intento
di promuovere tra i giovani lo sviluppo e la scoperta di radici
culturali di una parte dell'Europa poco conosciuta. La regione dei
Balcani ha prodotto nei tempi tinte, suoni e musicalità che possono
diventare l'oggetto di nuove contaminazioni creative tra le nuove
generazioni, attraverso l'occasione di incontro di gusti e mode che, per
la loro specifica diversità, possono, riconoscendosi, proporre fertili
integrazioni.
Crocevia di incontri e scontri tra razze e antropologie culturali
differenti, tale parte del nostro continente è stata attraversata da una
storia diversa da quella delle popolazioni dell'Europa occidentale,
sviluppando sensibilità umane ed espressive ricche di una loro propria
autentica originalità.
Tra i giovani di quei Paesi le matrici culturali e musicali tradizionali
sono state più a lungo conservate e rielaborate, anche a seguito degli
effetti di isolamento dovuti a quei regimi totalitari che non
permettevano alle influenze musicali ed alle culture giovanili di
matrice occidentale e "borghesi" di raggiungere il pubblico dei giovani
dell'area balcanica. Molte sono le band musicali che fin dall'inizio si
sono concentrate proprio tra i giovani ad offrire le proprie locali
musicalità, in sé già ricche di storia e tradizioni, spesso ispirate da
influenze ancora più orientaleggianti.
Tra i giovani dell'area balcanica si sono così consolidati valori e
patrimoni musicali assai specifici ed ancor oggi quasi sconosciuti ai
coetanei dell'Europa occidentale. Tali mode musicali hanno continuato
nei Balcani a produrre spettacolo e ad alimentare di atmosfere uniche e
caratteristiche le feste ed i ritrovi giovanili.
Il primo evento con cui si inaugura "Balkanika", è dedicato soprattutto
alla musica, in particolare quella zingara che si è adattata e si è
lasciata contaminare dai ritmi caratteristici del folclore locale, di
quei popoli autoctoni e originari dell'area dei Balcani.
Al Palalido di Milano, dal 30 novembre al 3 dicembre del 2000, una sera
dopo l'altra, si alterneranno i migliori gruppi musicali della
tradizione "gipsy" di quei Paesi. In particolare suoneranno per la prima
volta in Italia gruppi che nel proprio Paese hanno un successo e una
fama consolidati.
Dalla Bulgaria la band di Ibro Lolov, il maestro della fisarmonica, e la
voce splendida di Stefka Sobotinova. Dalla Turchia la cantante canadese
Brenna McCrimmon, appassionatasi delle tonalità zingare dell'Anatolia,
accompagnata da una band di ottimi musicisti turco-gitani . Dalla
Romania il gruppo zingaro di ottoni dei "Fanfara Çiocarlie" proporrà
pirotecnici sbalzi di note e dalla Bulgaria Peter Bonev, un rocambolesco
suonatore di "gajda" e compositore sulla base dei temi musicali
tradizionali, attraverserà le vie del centro città e si immergerà tra il
pubblico dei concerti; e ancora dagli USA la band gitano-bulgara del
sassofonista Yuri Yunakov, proporrà temi e melodie tradizionali con
strumenti più moderni.
Le atmosfere riprodotte saranno la vera novità. Queste musiche ci
condurranno a danze spontanee e sensuali, quelle che i giovani
dell'Europa orientale tra loro hanno sempre continuato a ballare con
ritmi sinuosi alternati da allegria e malinconia.
Il sapore della festa, della sapiente festosità zingara, attraverserà
una grande pedana da ballo, dove giovanissime ma esperte danzatrici del
ventre suggeriranno tempi e movimenti.
Per tutta la durata della Festa saranno in funzione due punti ristoro.
Un ristorante di cucina balcanica, con tipiche proposte gastronomiche e
suggestive atmosfere. Un servizio di self-service che propone i piatti
più diffusi di quell'area del mondo.
Un angolo del Palalido sarà riservato a una mostra di giovani pittori
bulgari. Verranno riservati degli spazi nel gran salone, all'esposizione
e alla vendita di prodotti alimentari ed artigianali dei Balcani.
Ogni sera suoneranno due o tre gruppi diversi, talvolta in
contemporanea, e nei momenti di pausa, tra un concerto e l'altro, il
suonatore di "gajda" (tipica cornamusa dei Balcani) scorrerà attraverso
il pubblico, mentre un giovane D.J.specialista nel genere zingaro
balcanico delle cosiddette "Tchalghe", vivacizzerà le cene nel
ristorante.
Per avvicinare e conoscere più a fondo questi diversi ritmi e suoni, si
organizzeranno nell'ambito della Festa alcuni seminari per giovani
musicisti italiani, che potranno condividere le specificità degli
strumenti tradizionali dei Balcani, come la "gajda" e il "kaval", oltre
alla rara ritmica del tempo sincopato dei 7/8, tipico delle espressioni
musicali balcaniche.
Alle giovani danzatrici italiane saranno invece offerti dei corsi
intensivi di danza del ventre e "kutchek".
La nostra idea e il nostro progetto puntano diritto alle emozioni ed
alle atmosfere di una nuova splendida contaminazione tra giovani di
culture diverse, a lungo separati e divisi da vicende politiche e
storiche spesso sconfinate nel dramma, e che oggi possono ritrovarsi,
incontrarsi e proporre gli uni agli altri un'idea davvero autentica di
sé e nel contempo carica di identità.

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only").

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Da oggi su eCircle - Filesharing.
Puoi disporre in ogni gruppo di 20 MB
per documenti, file musicali, films e foto.
Condividili con i soci della tua communita!
http://www.ecircle.it/ad201157/www.ecircle.it

Comunicato stampa

Oggi 9 novembre 2000, presso la sala stampa del Senato si è tenuta una
conferenza stampa sulla questione riguardante la drammatica condizione
in cui versa l'ospedale della città di Kosovska Mitrovica, situazione
drammatica ampiamente documentata dal Convoglio di Solidarietà
Internazionalista Giorgiana Masi di ritorno in questi giorni da uno dei
suoi "viaggi di solidarietà" che periodicamente vengono effettuati a
sostegno della popolazione Jugoslava, in particolare con i rifugiati
che costituiscono il 10% della popolazione.
La situazione in cui versa l'ospedale della città "Kosovara" è
vergognosa in quanto l'ospedale non riceve aiuto alcuno da parte della
forza militare multinazionale KFOR la quale occupa militarmente questo
territorio con Notevole dispendio di soldi ed energie.
La situazione, come ha illustrato lo stesso dottor Jaksic R. Dragisa
medico dell'ospedale di Mitrovica, è drammatica in quanto manca perfino
l'acqua potabile e non ci sono vetri alle finestre.
Il Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi ha
denunciato con forza questa situazione inaccettabile dal punto di vista
Umano in quanto non si comprende come per avventure militari vengano
spesi miliardi dei contribuenti e l'ospedale non riceve un solo flacone
di disinfettante ho un pasto per i malati costretti a portarselo da
casa.
La denuncia è stata accompagnata da un'interrogazione parlamentare
dell'onorevole Giovanni Russo Spena.
Alla conferenza stampa erano presenti oltre che ad alcune testate
locali anche l'agenzia di stampa Jugoslava TanJug la quale ha più volte
domandato come sia possibile e accettabile una simile situazione.
Se l'interrogazione non riceverà risposta in tempi brevi si procederà
con delle altre fino a stabilire responsabili e responsabilità di
questa vergognosa situazione.

Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi

-

Interrogazione al Senato di Russo Spena su situazione Ospedale di
Kosovska Mitrovica

RUSSO SPENA. - Ai Ministri degli affari esteri e della difesa. -
Premesso
che:
il Convoglio di solidarietà internazionalista Giorgiana Masi, di ritorno

dalla città di Kosovska Mitrovica, denuncia la grave situazione che
vive la
città con particolare riferimento alle condizioni dell'ospedale situato
nella parte nord della città;
all'ospedale non possono arrivare aiuti da parte della Croce rossa
jugoslava
in quanto la zona del Kosovo è sotto il controllo delle forze militari
NATO;
la situazione è drammatica, il personale medico e sanitario lavora in
condizioni precarie, senza strumenti, senza medicinali, senza
riscaldamenti,
senza vetri alle finestre e senza il minimo indispensabile per
soccorrere i
malati;
nella città di Mitrovica è importantissimo questo ospedale in quanto è
l'unico dove i serbi possono curarsi senza subire le pressioni degli
albanesi legati al disciolto UCK, pressioni che dall'avvio della
risoluzione
n. 1244 dell'ONU (da quando le truppe NATO sono entrate in Kosovo) hanno

provocato la fuga di oltre 200.000 persone e l'uccisione di oltre 1.500
persone;
molte zone del Kosovo sono state oggetto di bombardamenti
indiscriminati da
parte della NATO fatti con Cluster bomb (che di fatto sono mine anti-
uomo
messe al bando), che continuano ancora a colpire la popolazione con
conseguenze drammatiche, e proiettili all'uranio impoverito;
considerato che l'Italia è coinvolta direttamente; vi è infatti nel
Kosovo
una presenza massiccia di militari che oltretutto comportano un costo
elevato per la nostra economia, una presenza militare che non è passiva
in
quanto l'Italia ha assunto il comando della KFOR dal mese di ottobre,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano al corrente della grave situazione che
l'ospedale sta vivendo e quali iniziative intendano intraprendere per
porre
fine a quella che si può considerare una vergogna per tutta l'umanità;
se nell'ambito delle funzioni attribuite alla forze militari della KFOR
vi
sia anche quella della ricostruzione e del risanamento del Paese.

ITALIAN SENATOR ON SITUATION IN KOSOVO AND METOHIJA
ROME, Nov 9 (Tanjug) Italian senator Russo Spena said in Rome
on
Thursday that the international community should create conditions for
the
due implementation of U.N. Security Council Resolution 1244 on Kosovo
and
Metohija in order to improve the very grave situation in that Province.
Spena spoke about the "continuation of the war" at a press
conference in the Senate, in reaction to a report by members of an
international humanitarian convoy who recently returned from a several
days' long visit to Yugoslavia, where they had also visited Kosovo and
Metohija.
The very dramatic situation in hospitals is especially
disturbing,
like in Kosovska Mitrovica, where there are not even the elementary
conditions for treating patients, the senator said.
It is incomprehensible that the hospital in Kosovska Mitrovica
has
not received the necessary aid from the Yugoslav Red Cross since the
arrival of the international force KFOR in Kosovo and Metohija (June 10,

1999), he said.
The senator appealed to the Italian Government and the
international community immediately to take adequate measures and
consistently to implement the adopted decisions in order to ease the
dramatic situation in Kosovo and Metohija.

-

Comunicato del Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi

Mitrovica Gerusalemme dei Balcani

Denunciamo con forza la situazione della città di Kosovska Mitrovica
occupata militarmente dalle forze della NATO.
La città è stretta in una cinta d'assedio dove non c'è assolutamente
possibilità di lavoro, la KFOR ha occupato e chiuso la miniera di
TREPCA che era il cuore pulsante dell'economia della zona (12.500
lavoratori) ed ha costretto alla strada l'intera popolazione.
L'ospedale è assediato dalle truppe francesi le quali controllano e
perquisiscono chiunque vi entri ma viceversa non danno nessun aiuto al
personale medico e sanitario dell'ospedale il quale lavora in
condizioni precarie e drammatiche dove manca anche l'acqua, dove i
vetri sono sostituiti da fogli di giornale, dove manca il
riscaldamento e l'inverno Balcanico è alle porte.
L'energia elettrica c'è a fasce orarie (come anche in altre località
della Jugoslavia).
Le forze d'occupazione della NATO (SOTTO IL COMANDO ITALIANO) attuano
una repressione sistematica fatta di fermi e arresti preventivi nonché
perquisizioni nelle abitazioni.
Giovani donne sono avviate alla prostituzione per soddisfare
i "bisogni" delle forze di occupazione militare della NATO.
La situazione che abbiamo verificato sul campo ci riporta direttamente
alla realtà che vive Gerusalemme: Una città divisa, occupata
militarmente con i giovani che quotidianamente fanno vivere un'Intifada
Balcanica battendosi con le pietre contro i Militari della NATO.
Il clima che vive in questi giorni il Kosovo è da rapportare alla
situazione generale della Jugoslavia dove le forze legate al DOS hanno
preannunciato il COLPO DI STATO TOTALE per il 24 Dicembre. Inoltre
l'organizzazione OTPOR rivendica apertamente le aggressioni verso i
militanti della Sinistra Jugoslava.

Ringraziamo tutti/e coloro che hanno contribuito alla realizzazione
dell'ultimo Convoglio di Solidarietà Internazionalista Giorgiana Masi e
con l'occasione invitiamo alla mobilitazione e alla solidarietà verso i
lavoratori Jugoslavi.
Il Convoglio di Solidarietà Internazionalista conta di essere
nuovamente il prossimo mese a Mitrovica e per questo è importante
raccogliere : SOLDI, MATERIALE SANITARIO, MEDICINALI, MATERIALE
SCOLASTICO, MACCHINARI (arnesi, impianti di produzione).
Per quanto riguarda i medicinali è importante catalogarli scatola per
scatola con: nome del medicinale, principio attivo, quantità e data di
scadenza (se non si fa questo i medicinali non passano la frontiera).

Per contatti: convgm@...

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
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Per la costituzione di un osservatorio permanente sugli effetti sociali
ed
ambientali causati dalla presenza della base USAFE di Aviano


Il progetto AVIANO 2000

Il progetto risale ai primi anni '90. Nel 1993, nella più assoluta
segretezza e sotto uno dei governi "tecnici" che hanno imperversato in
Italia nel dopo tangentopoli, un pezzetto del territorio italiano
(l'enorme
area della Caserma Zappalà, al confine fra Aviano e Roveredo in Piano)
fu
ceduto al governo degli Stati Uniti. L'area è posta nelle adiacenze
dell'aeroporto militare di Aviano, già concesso agli USA negli anni '50.
Con la nuova concessione si ottiene un vero e proprio raddoppio di
quella
che già era un'importante base militare americana. Un gigantesco
restyling
della struttura militare: alloggi per le truppe, nuovi servizi
logistici,
supermercati, scuole, palestre, perfino un ospedale, insomma una vera e
propria città militare.
La motivazione ufficiale del progetto, molti lo ricorderanno, fu la
necessità di ospitare al meglio lo squadrone di F16, allontanati a furor
di
popolo dalla Spagna e non accettati a Crotone, che si era stabilito
definitivamente ad Aviano fin dal 1988.
I veri motivi per cui fu scelto Aviano e non Crotone sono oggi molto
facilmente identificabili, proprio in base agli sviluppi del progetto
Aviano 2000. Non deve essere dimenticata la militarizzazione complessiva
della nostra regione, durata cinquant'anni, e che ha lasciato pesanti
tracce nella società e nel territorio.


Lo scenario internazionale

In realtà la caduta dei regimi totalitari dell'est europeo, avviata nel
1989, determinava l'opportunità, per gli Stati Uniti e per i fedeli
alleati
europei, di nuovi scenari geopolitica in questa parte del pianeta, fino
ad
allora impensabili.
Con la guerra del Golfo del 1991, giustificata da ragioni di "ripristino
della legalità" la funzione bellica riprendeva appieno, per le potenze
occidentali, il suo compito di assicurare il dominio sulle nazioni
eccessivamente riottose ad integrarsi nell'economia mondiale o, meglio,
a
farlo secondo gli interessi tutelati dal G7.
Un'occhiata alla cartina geografica basta a spiegare l'importanza della
base di Aviano nel disegno di controllo militare di tutta l'area dei
Balcani. In questo senso, dopo le "prove generali" della guerra in
Bosnia
(con l'interminabile missione di controllo aereo "Deny Fly") lo
svolgimento
di un conflitto come quello del Kosovo (ma poteva essere il Montenegro,
la
Macedonia, il Sangiaccato) appariva scontato, nelle forme e negli esiti.


I Sindaci sull'attenti

L'enorme posta in gioco spiega dunque la determinazione con cui gli
Stati
Uniti hanno perseguito il progetto Aviano 2000, in termini di risorse
economiche impiegate e di estrema attenzione posta nel curare i rapporti
con l'Italia, impersonata dalle istituzioni locali circostanti la base.
Non deve infatti sembrare strano o irrituale il fatto che gli USA
trattino, da padroni, direttamente con i Sindaci per far passare i loro
progetti edilizi e trascurino i rapporti più formali con le autorità
centrali: l'ultima cosa che né gli USA né il governo italiano vogliono è
il
riaprirsi di vecchie contese "ideologiche" sulla presenza delle basi
militari straniere in Italia, cinquantennale pedaggio pagato dal nostro
paese per la riammissione nel novero delle potenze occidentali dopo la
tragedia della seconda guerra mondiale.
E allora niente di più facile che trattare il progetto Aviano 2000 come
un
fatto "locale", da discutere con i laboriosi cittadini friulani,
abituati
da quarant'anni a convivere con la vicinanza minacciosa della cortina di
ferro e con quella "rassicurante" dei militari americani.
La potenza dei mezzi di comunicazione, totalmente asserviti alla causa,
fa
poi il resto: convincere che carbonizzare qualche decina di migliaia di
iracheni, inquinare di radioattività il deserto, distruggere l'economia
di
intere nazioni, uccidere gente inerme, distruggere scuole e ospedali,
violentare la natura con danni irreversibili, sia stato doloroso, ma
necessario per ristabilire "il legittimo governo del Kuwait" e per
"liberare" il popolo Kosovaro dalla prigionia Serba.
Un'occhiata ai giornali, compresi quelli che inneggiarono alla guerra
del
Golfo ed all'intervento in Kosovo, basta a smentire tutto questo: la
situazione nel medio oriente è ancora esplosiva, il Kosovo è ormai un
paese
consegnato alle bande criminali, la "normalizzazione" avviata in Serbia
con
la sconfitta elettorale di Milosevic è ben lungi dal prefigurare uno
scenario di stabilità nei Balcani.
Senza dimenticare i danni ambientali causati dalle bombe all'uranio e
gli
inquinamenti dovuti alla criminale distruzione dei principali
insediamenti
industriali: si tratta di disastri che avranno una ricaduta drammatica
per
vasti strati della popolazione iugoslava nei prossimi decenni.

L'impatto ambientale della base
Una volta inquadrata la base di Aviano nel contesto internazionale, da
un
lato appare più semplice comprendere i meccanismi di condizionamento
dell'opinione pubblica che le vengono costruiti attorno come una specie
di
schermo invisibile, dall'altro risulta enormemente più difficile
l'azione
di contrasto di cui si è assunta la responsabilità il movimento
antimilitarista locale.
L'esperienza del Comitato Unitario contro Aviano 2000, costituito nel
marzo
del 1996, è servita proprio a dimostrare come una base militare delle
dimensioni e del ruolo di Aviano non possa prescindere da un rapporto di
sostanziale funzionalità e di dominio con il territorio e la società
circostanti.
La denuncia degli effetti sociali ed ambientali che la presenza e le
attività militari producono al loro intorno si costituisce così non solo
come azione politica di protesta, ma come azione di difesa dei propri
irrinunciabili e fondamentali diritti umani. (il diritto alla salute,
all'ambiente, alla sicurezza).
Tutti i fattori fisici fondamentali del territorio risultano colpiti
dalla
presenza militare:
Il suolo e le falde (è appena il caso di ricordare che tutta la base di
Aviano ricade in un'area idrogeologicamente fragilissima) sono
gravemente
compromessi. L'episodio dei che 4.500 litri di carburante fuoriusciti da
una delle cisterne interrate della base lo dimostra. In un loro
documento
gli stessi americani ammettono che non possono escludere che tali
incidenti
si possano ripetere o altri si siano verificati in passato.
Il volo di centinaia di aerei appesta l'aria con gli scarichi di
migliaia
di tonnellate di carburante, all'interno della base si svolgono, nella
più
totale assenza di controllo, lavorazioni con sostanze tossiche e nocive.
La presenza di testate atomiche, dimostrata ed ammessa, costituisce sia
una
fonte di pericolo che perfino nominare terrorizza. Non c'è alcuna
certezza
che le movimentazioni delle bombe non abbiano rilasciato radioattività.
Il
segreto impedisce anche in questo caso l'esercizio dei più elementari
diritti di informazione.
Un agricoltore si è visto negare il marchio di "azienda biologica"
perché i
propri terreni sono nel cono di atterraggio degli aerei. Domanda: chi lo
risarcirà? E soprattutto: i suoi prodotti non biologici chi li mangerà?
Il traffico, sia ad Aviano che a Roveredo, ha raggiunto i livelli di una
piccola metropoli: tale è l'impatto su paesi così piccoli della presenza
di
oltre 10.000 americani, tutti o quasi automuniti.
Il rumore degli aviogetti è forse l'aspetto più macroscopico della
presenza
militare americana perché colpisce migliaia di cittadini che abitano
anche
a una certa distanza dalla base.
Rilevazioni sporadiche svolte nel 1994/1995 confermano che l'esposizione
al
rumore supera il 120/130 decibel.
Le proteste non hanno ottenuto alcun risultato: i cambiamenti delle
rotte
di decollo ed atterraggio non fanno altro che spostare il problema
altrove.E' recente la notizia che il Comitato Misto Paritetico per le
Servitù Militari starebbe per monitorare il rumore dell'aeroporto di
Aviano. Lo studio sarà effettuato dal Ministero della Difesa e questo
significa, in pratica, che il controllore sarà il controllato!

L'enorme posta in gioco spiega come sia possibile che gli effetti
sull'ambiente, sulla società, sul territorio, di una presenza militare
così
massiccia, siano del tutto trascurati non solo dagli amministratori
locali
(cosa che risulta facile da capire se appena si consideri la caratura
politica e morale media dei Sindaci, capeggiati da quel Pasini che
spende
centinaia di milioni del contribuente per coltivare una sua
personalissima
passione del volo) ma perfino dalla maggioranza dei cittadini.

In quattro anni di attività il Comitato unitario contro Aviano 2000 (o
qualunque soggetto che abbia cercato di esprimere il proprio dissenso
sulla
militarizzazione della nostra regione) ha raccolto le testimonianze, i
fatti, i dati, che dimostrano la pericolosità ambientale e sociale della
presenza statunitense armata.
Si pone dunque il problema di una valutazione complessiva dell'impatto
ambientale della base di Aviano.
Per questo non esistono le condizioni politiche necessarie, sia perché
manca un quadro normativo basato sui principi costituzionali posti a
tutela
della salute e dell'ambiente, sia, soprattutto, perché manca una
politica
di reale autonomia degli enti locali

Un breve accenno al quadro normativo, non perché in sé sia risolutivo,
ma
perché svela al meglio il carattere "ontologicamente" contraddittorio
della
funzione militare: "deroga", "non si applica a…". Sono le parole chiave
che
nella legislazione ambientale vengono impiegate per sottrarre al
controllo
pubblico le attività militari. Sia la legislazione ambientale che quella
sulla sicurezza prevedono esplicite e puntigliose deroghe per le
attività
militari (norme sul rumore, Valutazione Impatto Ambientale, serbatoi
interrati, trasporti di merci pericolose, industrie a rischio etc.)
La sottrazione al controllo delle attività militari ha profili di
incostituzionalità. Sul piano ideologico questo significa che la
funzione
militare rappresenta la massima utilità pubblica. Perfino il diritto
alla
salute le è sacrificato.

Costituire un osservatorio permanente
L'evidenza di tutto questo non è stata, e non è abbastanza, né per le
sopite coscienze di gran parte dei cittadini né, soprattutto, per il
malinteso senso del dovere dei sindaci che privilegiano la fedeltà
italiana
al patto atlantico (in cui, evidentemente, non hanno parte alcuna)
rispetto
alla difesa della salute dei propri concittadini.
Riteniamo allora necessario rilanciare l'iniziativa su questi temi
rivolgendo un appello per la raccolta di testimonianze, documentazioni,
dati etc. sui danni , sui disagi e sui pericoli causati dalla presenza
militare americana, a tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei
propri
diritti, la difesa della salute e dell'ambiente.
Come abbiamo detto numerosi dati sono già in nostro possesso e
testimoniano
in maniera inequivocabile i pesanti condizionamenti "subiti" in silenzio
dalle istituzioni in obbedienza al potente alleato americano.
Crediamo però che sia necessario un salto di qualità dell'azione di
controinformazione e costituire quindi un osservatorio permanente sugli
effetti sociali ed ambientali causati dalla militarizzazione del nostro
territorio da parte della base USAFE di Aviano.
Per fare questo è necessario in primo luogo che i singoli cittadini
incomincino a trattare i problemi ambientali causati dalla base di
Aviano
senza pregiudizi né timori reverenziali: così come ci si associa, si
firmano petizioni etc. contro le antenne dei telefonini o contro le
discariche, così anche per il rumore degli aerei, per i pericoli atomici
e
le mille altre insidie nascoste dai militari si deve trovare la forza di
esprimere la propria opinione. Spesso si tende a sottovalutare le
esperienze vissute in prima persona, pensando che non abbiano un
significato generale: tali esperienze, invece, se vengono messe una
accanto
all'altra formano un disegno preciso di un disagio collettivo. Questo è
proprio uno degli scopi di questo osservatorio.
Riteniamo di particolare interesse l'impegno di talune categorie
professionali, quali i medici, ma anche biologi, chimici, agronomi, etc.
che incontrano ogni giorno gli effetti dell'inquinamento del nostro
territorio.Anche a questi soggetti è indirizzato l'appello per la
costituzione dell'osservatorio: le loro esperienze professionali, spesso
di
alto livello, sono confinate nei ristretti ambiti di categoria e non
trovano uno spazio pubblico di diffusione.

L'osservatorio avrà presto un sito, già attivo, ma ancora in
costruzione:
http://www.ciaoweb.net/opea Per approfondire alcuni temi si può
consultare
nel frattempo http://dadacasa.supereva.it/cucaduemila/
Il seguente indirizzo di posta elettronica per chiunque voglia segnalare
situazioni di disagio o pericolo causate dalla presenza militare
americana:
opea@...
oppure scrivere a:
O.P.E.A. c/o Circolo Zapata
C.P. 311 33170 PORDENONE


---

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Con la richiesta di ammissione EX-NOVO all'ONU, e la conseguente
entusiastica accettazione da parte degli stessi paesi che ne avevano
imposto la sospensione, la RF di Jugoslavia si e' data clamorosamente
la zappa sui piedi equiparando di fatto il suo status a quello delle
repubbliche secessioniste - Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, FYROM
- con inevitabili prossime conseguenze sul contenzioso in atto tra di
esse
per la eredita' delle proprieta' della Repubblica Federativa e
Socialista
di Jugoslavia, a partire dalle riserve della Banca Nazionale. In
pratica,
con questo avvenimento la nuova Jugoslavia (RFJ) ha rotto la continuita'

con la vecchia Jugoslavia (RFSJ), continuita' che i governi della
sinistra avevano voluto preservare (si veda anche la Dichiarazione del
Partito
Socialista della Serbia sulla richiesta di ammissione all'ONU:
http://www.egroups.com/message/crj-mailinglist/591
http://www.sps.org.yu/aktuelno/2000/okt/30-1.html )

-------- Original Message --------
Oggetto: y d s
Data: Thu, 02 Nov 2000 13:43:35 -0600
Da: YUEMB OTTAWA <ottambyu@...>
A: (Recipient list suppressed)

FEDERAL REPUBLIC OF YUGOSLAVIA
FEDERAL MINISTRY FOR FOREIGN AFFAIRS

YUGOSLAV DAILY SURVEY


BELGRADE, 2 November 2000 No. 3238

C O N T E N T S :

F.R. YUGOSLAVIA - UNITED NATIONS

- YUGOSLAVIA ADMITTED TO UNITED NATIONS
- SVILANOVIC ADDRESSED U.N. GENERAL ASSEMBLY
- YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN HEADQUARTERS
- YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN'S GENEVA HEADQUARTERS
- UN AMBASSADORS HAIL YUGOSLAVIA'S SPEEDY ADMISSION TO UN


FROM THE FEDERAL REPUBLIC OF YUGOSLAVIA

- FR YUGOSLAVIA IN POSITION TO TALK OPENLY WITH ALL NEIGHBOURS
- KORAC: ALL STATES OF FORMER SFRY ITS SUCCESSORS
- SECI INVITES YUGOSLAVIA TO JOIN
- COOPERATION BETWEEN G17 PLUS AND UNDP
- YUGOSLAV DELEGATION AT BALKAN MEETING
- YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO UN ENDS DECADE OF CRISIS
- MAROVIC: YUGOSLAVIA'S ADMITTANCE TO U.N. IS THE REALITY
- MONTENEGRO BELIEVES "PROBLEM STATE" HAS BEEN ADMITTED TO U.N.
- NATIONAL PARTY WELCOMES ADMISSION OF YUGOSLAVIA INTO U.N.
- PANEL - FORMULATION OF YUGOSLAVIA'S NEW FOREIGN POLICY
- TRIAL OPENS OF YUGOSLAV SOLDIERS FOR KOSOVOMETOHIJA CRIMES


KOSOVO AND METOHIJA - CURRENT SITUATION

- KOUCHNER AND IVANOVIC DIFFER ON SERB PARTICIPATION IN LOCAL GOVERNMENT

- PEOPLES OF KOSOVO HAVE REASON TO LIVE TOGETHER
- GEN. KAZANTSEV APPOINTED NEW RUSSIAN KFOR COMMANDER


FRY - ADMISSION TO UN - INTERNATIONAL REACTIONS

- RUSSIA WELCOMES DECISION ON YUGOSLAVIA'S RETURN TO U.N.
- GERMANY WELCOMES YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N.
- CHINA EXPRESSES SATISFACTION OVER YUGOSLAVIA'S U.N. MEMBERSHIP
- HUNGARY SUPPORTS YUGOSLAVIA'S ADMITTANCE TO UNITED NATIONS
- DIMITROV: YUGOSLAVIA IN U.N. - MORE STABLE REGION
- JAPAN WELCOMES YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N.


F.R. YUGOSLAVIA - GERMANY

- GERMANY TO RENEW DIPLOMATIC RELATIONS WITH YUGOSLAVIA


F.R. YUGOSLAVIA - INTERNATIONAL REACTIONS

- PAPANDREOU ON 'DEBALKANIZATION' OF BALKANS


FROM FOREIGN MEDIA

- YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO U.N. TURNS NEW PAGE IN RELATIONS IN BALKANS
- YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO UN AMONG TOP WORLD NEWS
- ZAGREB ON IMPORTANCE OF VICTORY OF PRINCIPLE OF EQUAL RIGHTS

F.R. YUGOSLAVIA - UNITED NATIONS

YUGOSLAVIA ADMITTED TO UNITED NATIONS
NEW YORK, November 2 (Tanjug) The Federal Republic of
Yugoslavia
has become a full member of the United Nations Organization.
The U.N. General Assembly by acclamation late on Wednesday
admitted Yugoslavia to the family of the world organization.
The unanimous decision by the 189 memberstates of the General
Assembly came after French Ambassador to the U.N. and European Union
Chairman JeanDavid Levitte proposed the adoption of the relevant
resolution, ending with a warm welcome to Yugoslavia, which was followed
by
thunderous applause. On behalf of the country which hosts the United
Nations, U.S. Ambassador Richard Holbrooke was the first to welcome
Yugoslavia's admission.
"This indeed is a historic day for the United Nations, and for
the
Balkans for all of Europe, indeed for all of the world," Holbrooke
said,
adding that this opened great prospects for Yugoslavia and its people,
the
region and Europe.
Representatives of various regions and organizations then took
the
floor, underscoring the same message of congratulations and warm regards
to
the Yugoslav state and people for joining the U.N.
A representative of Mauritania spoke on behalf of African
countries and one of Kirghistan on behalf of Asian countries.
A Slovenian representative welcomed Yugoslavia's admission to
the
U.N. on behalf of eastern European countries, while the Brazilian
ambassador spoke on behalf of the Latin American continent.
A German representative spoke on behalf of western Europe, and
the
South African ambassador represented the NonAlined Movement.
Deputy Russian Foreign Minister Sergei Ordzhenikets expressed
welcome and congratulations to Yugoslavia, and hopes that new prospects
would open for Yugoslavia and wide possibilities for strengthening its
positions in the international area.
The floor was then given to representatives of Macedonia,
Albania,
Croatia and BosniaHerzegovina, who also expressed their regards and
congratulations.

SVILANOVIC ADDRESSED U.N. GENERAL ASSEMBLY
NEW YORK, November 2 (Tanjug) Yugoslav President Vojislav
Kostunica's personal envoy Goran Svilanovic addressed the United Nations

General Assembly late on Wednesday, conveying greetings from the
Yugoslav
leadership and people to representatives on the top U.N. body, and
underscoring that this was an exceptional moment for Yugoslavia.
The Federal Republic of Yugoslavia has taken its rightful
place,
Svilanovic said.
Expressing gratitude for their support to U.N. SecretaryGeneral

Kofi Annan and the Security Council members, in particular the permanent

members, Svilanovic underscored that the adoption of the resolution on
Yugoslavia's admission to the United Nations was taken as recognition
and
support to the true democratic changes which have taken place in
Yugoslavia.
After ten long years of conflicts Yugoslavia is faced with many

difficulties and problems, internal and external, it is aware of these
problems and willing and ready to work with its neighbours and the
entire
international community on their overcoming, he said.
Consequently, Yugoslavia will be a trusted neighbour and a
conscientious member of the international community, and it will invest
maximum efforts into the promotion of peace and stability in the region
and
in the whole world, he said.
Underscoring that such a policy expresses the vital interests
of
the Yugoslav peoples and presents a result of the deep democratic
changes
which have taken place in the country, Svilanovic said the Yugoslav
people
had risen in spite of threats with violence and terror, and demonstrated

their right to vote, rejecting overwhelmingly the authoritarian and
repressive regime, and choosing democracy in its place.
The new government will not betray the people's expectations,
he
said. The Yugoslav people have won a victory with their courage and
resolve, but this battle would have been much more difficult if not for
the
widely extended hand and selflessness of the international community,
Svilanovic said.
Political changes in themselves will not be enough without
economic reforms, economic progress and development, he said. The
Yugoslav
government will for that purpose join the economic projects in the
region
and the world economy on the whole.
Democratic Yugoslavia, led by a government chosen by the
people,
has opted for a policy of friendship and cooperation with all countries
and
it will aspire to peace, the promotion of goodneighbour relations and
stability, Svilanovic said, adding that the country's priorities will be

the promotion of relations with regional states and cooperation with all
of
Europe.
Yugoslavia will remain open and ready to maintain close
cooperation and contacts with other countries and international
organizations, Svilanovic said.
On that road, Yugoslavia will always follow the principles of
equality, respect of all peoples, big and small, peace and prosperity,
he
said. Yugoslavia will also respect the lofty principles of the U.N.
Charter, he said.
In closing, Svilanovic said democratic Yugoslavia, its
government
and people will never give up their resolve to keep these promises,
Svilanovic said.

YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN HEADQUARTERS
NEW YORK, November 2 (Tanjug) The Yugoslav flag was raised
outside the UN headquarters in New York late on Wednesday.
The ceremony, taking place shortly after 7 pm local time, was
attended by all members of the UN General Assembly, who had previously
admitted Yugoslavia to the UN by acclamation.
Floodlit, and greeted with a loud applause in Wednesday's
ceremony, the Yugoslav flag is now flying in front of the UN compound,
together with the banners of the other 189 full members of the UN.
UN Secretary General Kofi Annan addressed those attending the
ceremony, and Yugoslav President Vojislav Kostunica's personal envoy
Goran
Svilanovic expressed great satisfaction at this historical moment for
Yugoslavia.

YUGOSLAV FLAG RAISED AT UN'S GENEVA HEADQUARTERS
GENEVA, November 2 (Tanjug) After the admission of Yugoslavia
to
the UN on Wednesday, the Yugoslav flag was raised also outside the UN
headquarters in Geneva on Thursday.
Though symbolic, the ceremony has enormous practical relevance
as
well, the Geneva compound being the European headquarters of the world
organization. It hosts the chief UN agencies, such as the Human Rights
Commission, the UN High Commissioner for Refugees (UNHCR), the World
Health
Organization (WHO), and the International Telecommunication Union (ITU),

and is the second largest UN facility after the one on the East River.
Over the last eight years, Yugoslav representatives have been
participating in many of these organizations, but in a limited way. This
is
due to Yugoslavia's indistinct status in the UN during the period.
Things
will be changing from Thursday on, since Yugoslavia is now a full member
of
all these organizations, many of which have the authority to decide on
providing aid for their members.
Yugoslavia is yet to get its flag raised outside the seat of
another important Genevabased institution the World Trade Organization
(WTO). It will try to secure this as soon as possible.

UN AMBASSADORS HAIL YUGOSLAVIA'S SPEEDY ADMISSION TO UN
NEW YORK, November 1 (Tanjug) Several diplomatic
representatives
at the UN headquarters in New York have expressed satisfaction with the
fact that the Security Council adopted on Tuesday a resolution in favour
of
Yugoslavia's admission to the world organization.
Late Tuesday New York time, the Security Council adopted by
consensus Resolution 1326, recommending to the UN General Assembly that
Yugoslavia become a full member of the UN. A special statement was also
adopted, welcoming the recent political changes in Yugoslavia as a
historical moment for the country.
This is a great day for democracy in the Balkans and Europe,
also
a great day for the UN, US Ambassador to the UN Richard Holbrooke said.
In a statement to the press, Holbrooke noted that an 8yearlong
stupid and sterile argument over Yugoslav membership in the organization

had come to an end.
British Ambassador to the UN Jeremy Greenstock described
Yugoslav
President Kostunica's request for Yugoslavia's admission into the UN as
an
"extremely wise" move.
This is a momentous occasion, BosniaHerzegovina Ambassador to
the
UN Muhamed Sacirbey said, expressing the belief that he was speaking on
behalf of representatives of the other republics once part of the
exYugoslavia.
His Croatian counterpart Ivan Simonovic said that, in his view,

the principle of equality of all five successor states had triumphed.


FROM THE FEDERAL REPUBLIC OF YUGOSLAVIA

FR YUGOSLAVIA IN POSITION TO TALK OPENLY WITH ALL NEIGHBOURS
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Special envoy od Yugoslav
President
Vojislav Kostunica, Goran Svilanovic, told RadioIndex that Yugoslavia,
following its admission to the U.N. will no longer be isolated as it has

been so far and that it was in position to talk openly with all
neighbours
and all members of the international community.
"We are ready to talk about all key subjects, because we
believe
that it will bring good, in the first place, to all in our country, and
then in the region," Svilanovic said, who was nominated by DOS for
foreign
minister.
He stressed that the priorities of the Yugoslav foreign policy
were already visible.
"Absolute priority will be given to its integration into
international organizations which is seen by the speed with which our
initiative has been accepted for membership in the Pact for Stability of

Southeastern Europe," Svilanovic said, expressing his conviction that
"the
next step will be OSCE and the Council of Europe."

KORAC: ALL STATES OF FORMER SFRY ITS SUCCESSORS
ZAGREB, November 2 (Tanjug) All the states created on the
territory of the former Yugoslavia are its successors, said one of the
leaders of the Democratic Opposition of Serbia Zarko Korac, in an
interview
that appeared in the Thursday edition of the Zagreb daily Jutarnji list.

"Some solutions will be shortterm, some longterm, and some will
be
argued over," Korac said, adding that in cases where a political
decision
is made in principle the solution will be only a technical matter.
Korac considered that claims to gold and foreign currency
reserves
of the former SFRY can be resolved right away, whereas for claims to
joint
property, embassies, for example, should be found "some kind of joint
solutions."
Korac recalled that Yugoslav President Vojislav Kostunica set
up a
Commission for resolving issues of succession and that the forming of
the
Yugoslav government is awaited, by the end of the week, with which the
commission will work. The commission is due to meet in early December,
when
a decision in principle about succession would be made, which would be
the
first step, and then further moves would be planned, Korac said.
Jutarnji list said that according to Croatia, Slovenia,
BosniaHerzegovina and Macedonia the total amount up for division is two
and
a half billion dollars, and the greatest part was in the bank for
international settlements in Basel where are blocked between 700 million
to
one billion dollars of the former Yugoslavia in gold and foreign
currency.
It is added that the gold has so far been the subject of the
greatest dispute because FR Yugoslavia claims that a part of the gold
comes
from the Kingdom of Yugoslavia, brought in by Serbia and Montenegro
(worth
approximalety 859 million dollars), while the other Yugoslav republics
claim that the Kingdom of Serbia was heavily in debt and could not have
had
gold reserves.
The Zagreb daily added that FR Yugoslavia had also claims based
on
the use of the Yugoslav dinar at the time when they already had their
own
currencies.

(...)

YUGOSLAVIA'S ADMISSION TO UN ENDS DECADE OF CRISIS
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Yugoslavia's admission to the UN

marks the end of the tenyearlong Yugoslav crisis in a symbolic way,
confirming the pertinence of the policy conducted by new Yugoslav
President
Vojislav Kostunica, advisor of the Serbian Renewal Movement (SPO) leader

told Tanjug late on Wednesday.
Predrag Simic said that the admission of Yugoslavia to the UN,
eight years since its status in the organization has been frozen, and
its
right to participate in decisionmaking practically denied, will probably

determine the future of the country. It will also check the spread of
the
Yugoslav crisis, during which several republics seceded from the country

one after another, Simic said.
In Simic's view, nothing good has come from the ten years of
struggle for continuity with a state that four out of its six republics
had
left. Under the present circumstances, there was no hope that Yugoslavia

would find a way out of a highly unfavourable situation, marked by
isolation and sanctions, he said.
By accepting the reality surrounding it, Yugoslavia has secured

the right to exist and survive in the international community, he said.
According to Simic, the admission to the UN does not
predetermine
in any way the internal structure of Yugoslavia, but it is an indication

that the international community is ready to recognize a state such as
Yugoslavia, that it considers that Yugoslavia exists and carries weight
in
overall regional and panEuropean relations, and it is a positive signal
also with respect to Serbia's KosovoMetohija province, he said.

MAROVIC: YUGOSLAVIA'S ADMITTANCE TO U.N. IS THE REALITY
PODGORICA, November 2 (Tanjug) Commenting Yugoslavia's
admittance
to the United Nations, Montenegrin parliament President Svetozar Marovic

has said that Montenegro and Serbia cannot make decisions by themselves
regarding seats in the United Nations.
Speaking to Podgorica's local television Montena, Marovic said
that Yugoslavia's admittance to the U.N. is the reality and that it
reflects the reaction of the international community to the democratic
changes in Belgrade.
Montenegro will decide its own fate, he said adding that he
hopes
that a "lasting democratic agreement" with Serbia will be reached after
the
forthcoming December elections in this republic.

MONTENEGRO BELIEVES "PROBLEM STATE" HAS BEEN ADMITTED TO U.N.
BELGRADE, November 2 (Tanjug) Montenegrin President Milo
Djukanovic's adviser has said in a statement to Tanjug, commenting on
Yugoslavia's admission to the United Nations, that it would have been
better and more rational if relations between Serbia and Montenegro had
first been settled, since a "problem state" has been admitted to the
world
organization.
This state has no sovereignty over Kosovo and Metohija or
Montenegro and it is absolutely illegitimate to Montenegro, Miodrag
Vukovic
said late on Wednesday.
"The international community is unbelievable," he said. "Why is
it
in a hurry to admit a state which is temporary both for Serbia and for
Montenegro."
Vukovic asked why they did not wait for an agreement on the
state
which will be called a community of Serbia and Montenegro, and which
would
be admitted to the U.N. separately, as Montenegro proposes.
"The Federal Republic of Yugoslavia inherited by Kostunica has
neither national nor formal legitimacy," he said. Montenegro does not
intend to transfer to Yugoslavia "that part of its sovereignty which is
currently within its state portfolio," said Vukovic.

(...)

ZAGREB ON IMPORTANCE OF VICTORY OF PRINCIPLE OF EQUAL RIGHTS
ZAGREB, November 2 (Tanjug) The Federal Republic of Yugoslavia

was admitted to the United Nations as a new member after eight years of
diplomatic isolation, and its road to the world organization was opened
after the elections on September 24, Croatian electronic media said in
U.N.
General Assembly reports on Thursday.
Croatian media underscored that new Yugoslav President Vojislav

Kostunica had submitted a request for Yugoslavia's admission last
Friday,
and that the General Assembly had previously said Yugoslavia could not
automatically become a U.N. member by taking the place of the former
Yugoslav federation, but had to pass the same admission procedure as
Slovenia, Croatia, BosniaHerzegovina, and Macedonia.
The Zagreb daily Jutarnji list said today that Croatia,
Slovenia,
BosniaHerzegovina, and Macedonia, in addition to Security Council
members,
had sponsored Yugoslavia's admission to the United Nations in a bid to
"underscore the importance of the victory of the principle of equal
legal
rights of all countries created through the disintegration of the
Socialist
Federal Republic of Yugoslavia."

---

Questo e' il bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'".
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