Jugoinfo
Il comitato Scienziate e Scienziati contro la guerra,
in collaborazione con il Politecnico di Torino, organizza il convegno
CULTURA, SCIENZA e INFORMAZIONE DI FRONTE ALLE NUOVE GUERRE
- I lavori si svolgeranno presso il Politecnico di Torino nei giorni
22-23 giugno 2000, con il supporto logistico di Alternativa Sindacale
Piemonte.
- Scopo del convegno è favorire uno scambio tra esperte ed esperti di
discipline diverse intorno ai temi della guerra, nella consapevolezza
che, nonostante taluni scienziati abbiano spesso collaborato in modo
determinante alla realizzazione di strumenti di distruzione e di
morte,
l'impegno di chi opera nei campi della ricerca, dell'educazione e
dell'informazione può contribuire a prevenire l'insorgere di nuove
guerre.
- Allo stesso tempo questa iniziativa vuole essere una occasione di
incontro e comunicazione tra scienziate/i e società, con l'auspicio
che
l'interazione di diverse componenti dia origine a una cooperazione
fattiva e concreta per il perseguimento di obiettivi comuni. Pertanto,
ampi spazi saranno riservati al dibattito aperto ai contributi di
tutte/i.
- Al termine dei lavori avrà luogo la riunione nazionale del Comitato
Scienziate e Scienziati contro la guerra; chi è interessato a
partecipare a questo incontro potrà formalizzare la propria adesione
al
Comitato nel corso del Convegno.
TEMI DEL CONVEGNO
Sezione 1 - Informazione e disinformazione: cultura, scienza e guerre
Gestione della comunicazione, accesso all'informazione, costruzione del
consenso. Responsabilità della scienza e degli scienziati, accesso al
sapere. Nonviolenza, prevenzione dei conflitti.
Sezione 2 - Conseguenze ecologiche e sanitarie delle guerre
Effetti delle nuove armi, nuovi (e vecchi) inquinamenti, con particolare
riguardo alle conseguenze ambientali dovute alla guerra del Golfo ed
alle guerre nei Balcani.
Sezione 3 - Questioni strategico-militari; diritto internazionale e
ingerenza umanitaria
Scenari strategici, crisi politiche e ambientali; gestione dei
conflitti; negoziati UN. Industria bellica; vecchie e nuove armi,
militarizzazione del territorio.
COMITATO SCIENTIFICO
Angelo Baracca, Giulia Barone, Chiara Cavallaro, Mauro Cristaldi,
Alberto Di Fazio, Elisabetta Donini, Anna Gigli, Andrea Martocchia,
Angelo Raffaele Meo, Franco Nebbia, Carlo Pona, Giovanni Salio, Massimo
Zucchetti.
COMITATO ORGANIZZATORE
Luisella Caire, Valeria Chiado' Piat, Marina Clerico, Rino Lamonaca,
Angelo Raffaele Meo, Massimo Zucchetti, del Politecnico di Torino; Hisao
Fujita Yashima, Margherita Roggero, dell'Università di Torino.
CONTRIBUTI
Le conferenze generali sono ad invito.
Brevi comunicazioni sono benvenute, previa sottomissione di un riassunto
(massimo 1 pagina), che verrà esaminato dal Comitato Scientifico.
I riassunti dovranno essere inviati per posta elettronica in due copie a
ciascuno dei due seguenti indirizzi:
luisella@... zucchetti@...
IL TERMINE PER L'INVIO DEI RIASSUNTI è IL 25 APRILE 2000.
INFORMAZIONI
Ulteriori informazioni sul convegno possono essere richieste a
Margherita Roggero (Università di Torino) all'indirizzo:
roggero@...
Si rimanda inoltre alla home page di Scienzaepace, al sito:
http://www.iac.rm.cnr.it/~marco/SP/
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
in collaborazione con il Politecnico di Torino, organizza il convegno
CULTURA, SCIENZA e INFORMAZIONE DI FRONTE ALLE NUOVE GUERRE
- I lavori si svolgeranno presso il Politecnico di Torino nei giorni
22-23 giugno 2000, con il supporto logistico di Alternativa Sindacale
Piemonte.
- Scopo del convegno è favorire uno scambio tra esperte ed esperti di
discipline diverse intorno ai temi della guerra, nella consapevolezza
che, nonostante taluni scienziati abbiano spesso collaborato in modo
determinante alla realizzazione di strumenti di distruzione e di
morte,
l'impegno di chi opera nei campi della ricerca, dell'educazione e
dell'informazione può contribuire a prevenire l'insorgere di nuove
guerre.
- Allo stesso tempo questa iniziativa vuole essere una occasione di
incontro e comunicazione tra scienziate/i e società, con l'auspicio
che
l'interazione di diverse componenti dia origine a una cooperazione
fattiva e concreta per il perseguimento di obiettivi comuni. Pertanto,
ampi spazi saranno riservati al dibattito aperto ai contributi di
tutte/i.
- Al termine dei lavori avrà luogo la riunione nazionale del Comitato
Scienziate e Scienziati contro la guerra; chi è interessato a
partecipare a questo incontro potrà formalizzare la propria adesione
al
Comitato nel corso del Convegno.
TEMI DEL CONVEGNO
Sezione 1 - Informazione e disinformazione: cultura, scienza e guerre
Gestione della comunicazione, accesso all'informazione, costruzione del
consenso. Responsabilità della scienza e degli scienziati, accesso al
sapere. Nonviolenza, prevenzione dei conflitti.
Sezione 2 - Conseguenze ecologiche e sanitarie delle guerre
Effetti delle nuove armi, nuovi (e vecchi) inquinamenti, con particolare
riguardo alle conseguenze ambientali dovute alla guerra del Golfo ed
alle guerre nei Balcani.
Sezione 3 - Questioni strategico-militari; diritto internazionale e
ingerenza umanitaria
Scenari strategici, crisi politiche e ambientali; gestione dei
conflitti; negoziati UN. Industria bellica; vecchie e nuove armi,
militarizzazione del territorio.
COMITATO SCIENTIFICO
Angelo Baracca, Giulia Barone, Chiara Cavallaro, Mauro Cristaldi,
Alberto Di Fazio, Elisabetta Donini, Anna Gigli, Andrea Martocchia,
Angelo Raffaele Meo, Franco Nebbia, Carlo Pona, Giovanni Salio, Massimo
Zucchetti.
COMITATO ORGANIZZATORE
Luisella Caire, Valeria Chiado' Piat, Marina Clerico, Rino Lamonaca,
Angelo Raffaele Meo, Massimo Zucchetti, del Politecnico di Torino; Hisao
Fujita Yashima, Margherita Roggero, dell'Università di Torino.
CONTRIBUTI
Le conferenze generali sono ad invito.
Brevi comunicazioni sono benvenute, previa sottomissione di un riassunto
(massimo 1 pagina), che verrà esaminato dal Comitato Scientifico.
I riassunti dovranno essere inviati per posta elettronica in due copie a
ciascuno dei due seguenti indirizzi:
luisella@... zucchetti@...
IL TERMINE PER L'INVIO DEI RIASSUNTI è IL 25 APRILE 2000.
INFORMAZIONI
Ulteriori informazioni sul convegno possono essere richieste a
Margherita Roggero (Università di Torino) all'indirizzo:
roggero@...
Si rimanda inoltre alla home page di Scienzaepace, al sito:
http://www.iac.rm.cnr.it/~marco/SP/
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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DICHIARAZIONE COMUNE
DEI COMITATI EUROPEO E STATUNITENSE DEL
TRIBUNALE INTERNAZIONALE SULLA GUERRA DELLA NATO CONTRO LA JUGOSLAVIA
Common Declaration of
The European and the US American Preparatory Committees for the
International
Tribunals concerning the NATO War against Yugoslavia
March 24, 2000 marks the first anniversary of the day the US-led North
Atlantic
Treaty Organization, with the participation of 18 member states,
treacherously
and brutally attacked the Federal Republic of Yugoslavia, in violation
of the
Charter of the United Nations and all basic norms of international law.
Under the
pretext of protecting human rights, the aggressors placed the lives of
millions
of inhabitants in danger and disregarded their fundamental human rights.
Seventy-eight days and nights the gigantic NATO aerial armada bombarded
cities
and villages. These bombings killed and maimed thousands of women, men
and
children, destroyed a large part of the Yugoslavian infrastructure as
well as its
industrial foundation, poisoned the environment and set the country back
many
years in its development.
With the terror attacks against civilian targets, hospitals, schools,
residential
areas, television studios and transmitters, against the chemical
industry, the
electrical works and heating factories as well as with the deployment of
internationally banned weapons such as 156 containers with approx.
35,000 cluster
bombs as well as with munition using radioactive depleted uranium, the
NATO
committed a flagrant violation even of the laws of war.
All assertions that NATO waged this war for humanitarian reasons have
been
disproved by the aggression, that had been planned long in advance and
prepared
down to the minutest detail, by the barbaric way of waging the war as
well as by
the developments in Kosovo and Metohija subsequent to this aggression:
This
includes the harassment, murder and the expulsion of the non-Albanian
population
as well as of those Albanians, who do not adhere to the objectives of
the KLA,
before the eyes of the KFOR NATO units. The objective of that war was
the war
itself, as a means of rendering the UN Security Council powerless, of
replacing
the equality of states in international law with the law of the jungle
and of
testing out and establishing the new NATO doctrine, which threatens
world peace.
The war of aggression and the war crimes of NATO must not be allowed to
go
unpunished - for the sake of preventing new wars, for the sake of peace.
These
are the objectives of the International Tribunals that will be convened
June 2nd
and 3rd in Berlin and June 10th 2000 in New York. We want to contribute
to the
dissemination of the truth about the war and to having those liable
civilian and
military leaders of the USA, Germany, Great Britain, and the other NATO
states
brought to justice. The truth cannot be allowed to be hidden, nor the
guilty to
go with impunity.
NATO wreaked immense sorrow, suffering and destitution on the people of
Yugoslavia. Through the destruction of industry and other economic
assets alone,
600,000 people lost their work places and another 2.5 million their
means of
subsistence. As a result of the expulsions from Kosovo the number of
refugees in
Serbia - with its population of 10 million - has been raised to 1
million. The
aged, the chronically ill and those traumatized by the war - including
more than
300,000 children - are suffering particularly due to an enormous deficit
in
medicines and medical equipment created by sanctions and war
devastation. The
mortality rate has rapidly risen. Today, as a result of this war, in the
heart of
Europe, the population of a country, known for its heroic, costly and
victorious
struggle against the German Wehrmacht in the Second World War is being
forced to
struggle for its life.
Rather than offering at least immediate humanitarian aide - let alone
paying
damages, and reparations - the NATO leaders, who claimed to be human
rights
warriors during the aggression, are maintaining the strangling sanctions
against
an entire people. Even worse: by demanding the overthrow of the present
government - a demand in blatant violation of international law, and an
unprecedented interference in the domestic affairs of a sovereign state
not seen
in Europe since 1945 - as prerequisite for the loosening of sanctions,
an entire
people is being held hostage and all considerations of fraternity and
humanism
disregarded. New conflicts are being provoked and Yugoslavia's
territorial
integrity is being further threatened.
In light of these and other obscured forms of the continued war against
the
Federal Republic of Yugoslavia, we emphatically demand that the NATO
states
immediately lift the illegal and inhumane sanctions against Yugoslavia,
cease the
interference in her domestic affairs, cease the discrimination against
Yugoslavia
in international relations, respect her sovereignty and territorial
integrity,
put a stop to the harassment and banishment of the non-Albanian
population of
Kosovo and Metohija, grant the whole of Yugoslavia rapid assistance in
overcoming
the sequels of the NATO aggression as well as the initiation of payment
of
comprehensive war damages.
The debt that the governments of the USA and its allies owe Yugoslavia
grow with
each passing day in which these fundamental demands are disregarded. But
the day
will come where these governments will be brought to justice. We appeal
to all
people of good will, regardless of their political, ideological,
religious views
to contribute to the advent of that day, and to help in the further
preparation
and support these tribunals concerning the NATO War against Yugoslavia.
===================================================================
VIENNA
Yesterday about 1500 people, mainly Yugoslavs, demonstrated against the
ongoing NATO aggression against Yugoslavia on the occasion of the first
anniversary of the NATO war.
The opening meeting was hold in front of the parliament and was centered
around following questions:
No to any military pact, no to WEU and NATO!
No social cuts for armament!
Keep neutraliy!
The final ralley in front of the opera had as its motto:
Stop the displacements by UCK/KLA and NATO!
NATO out of Kosovo!
Stop the blockade against Yugoslavia!
It is worth to note that both the Vienna branch of Draskovic's SPO as
well
as the Serbian-Orthodox church called to boycott the demonstration.
Therefore the organisers of the Yugoslav-Austrian Solidarity Movement
(JÖSB)
regard the strength of the mobilisation as a success which was also
proven
by the combative morale of the demonstrators.
International Leninist Current (ILC)
Corriente Leninista Internacional (CLI)
PF 23, A-1040 Wien, Austria
Tel & Fax +43 1 504 00 10
ilc@...
---
Von der Presse verschwiegen - dennoch ein Erfolg
(rkl, 25.3.00)
Gestern demonstrierten in Wien rund 1.500 Menschen, überwiegend
jugoslawischer Herkunft, anläßlich des ersten Jahrestages des
Nato-Krieges
gegen Jugoslawien gegen die andauernde Aggression.
Bei der Auftaktundgebung vor dem Parlament standen österreichische
Fragen im
Vordergrund
Nein zu Beistandspflicht, WEU und NATO!
Kein Sozialabbau für Aufrüstung!
Erhalt der Neutralität!
während die Abschlußveranstaltung bei der Oper zum Motto hatte:
Stoppt die Vertreibungen durch UCK und NATO!
NATO raus aus dem Kosovo!
Schluss mit der Blockade gegen Jugoslawien!
Hinzuweisen ist darauf, dass der Wiener Ableger der SPO Draskovics zum
Boykott der Demonstration aufgerufen hatte und diese als "kommunistisch
vereinnahmt" bezeichnete. Das ist angesichts der breiten Beteiligung
sowohl
von regierungstreuen, als auch regierungskritischen jugoslawischen
Kräften,
die beide keineswegs als kommunistisch zu bezeichnen sind, völlig aus
der
Luft gegriffen, um so mehr als die übergroße Mehrheit der Wiener Serben
politisch nicht organisiert sind. Dass bei den österreichischen
Unterstützern verschiedene kommunistische Kräfte überwogen, ist
zweifellos
richtig -- doch es liegt in der Natur des Konfliktes, dass sich vor
allem
Kommunisten gegen die konkrete Politik des kapitalistischen Imperiums,
dessen Teil Österreich ist, stellen. Die Organisatoren von der
"Jugoslawisch-Österreischen Solidaritätsbewegung" JÖSB jedenfalls
verstehen
sich auf der Basis des Antiimperialismus als strikt überparteilich!
Weiters hat auch die serbisch-orthodoxe Kirche zum gleichen Zeitpunkt
eine
Gedenkveranstaltung abgehalten, um so die Teilnahme an der Demonstration
zu
schwächen.
Die Veranstalter von der JÖSB sehen die Mobilisierungen deswegen als
Erfolg
an. Nach wie vor manifestiert sich ein starker Haß auf die NATO und den
Westen, der trotz der schwierigen Lage noch nicht in Resignation
umgeschlagen ist -- daher auch die gute Beteiligung.
Dennoch waren die politischen Spannungen innerhalb serbischen Gemeinde
stark
zu spüren.
Obwohl jedem kritischen Menschen bekannt, wollen wir dennoch auf den
totalen
Medienboykott hinweisen. Während von mikroskopischen Manifestationen in
aller Welt, die dem neoliberalen Einheitsdenken ins Konzuept passen,
ausgiebig berichtet wird, ist diese außerordentliche Mobilisierung den
"freien Medien" keine Zeile wert. Während in aller Welt die Kritik an
der
kriegstreiberischen Rolle der Medien immer lauter wird, entblödet sich
der
öffentlich-rechtliche Rundfunk ORF im Mittagsjournal vom 24.3.00 nicht,
als
einzige Kritik am Nato-Krieg das öffentliche Ausschließen eines
Einsatzes
von Bodentruppen zu nennen!
=================================================================
GERMANIA: VERITA' E MENZOGNE SULLA GUERRA
Betreff: Hamburger Abendblatt: Das späte Eingeständnis -
Verteidigungsminister Scharping unter Druck
http://www.abendblatt.de/contents/ha/news/politik/html/220300/22AUFMA1.HTM
Datum: Mittwoch, 22. März 2000 20:44
Betreff: Hamburger Abendblatt: Was Scharping nicht wusste
http://www.abendblatt.de/contents/ha/news/politik/html/220300/BUWEHR15.HTM
Der NATO-Angriffskrieg
NATO-Anspruch und Wirklichkeit
(von Rainer Rupp)
Die Bundesregierung und die NATO beriefen sich als Rechtfertigung ihres
Angriffskrieges auf
eine angeblich ungeschriebene Fortbildung der Menschenrechte.
Fakt ist, daß sie mit dem Angriff eklatant so gut wie gegen alle
geschriebenen internationalen
Verträge verstoßen haben: gegen die Charta der Vereinten Nationen, gegen
die Schlußakte von
Helsinki, gegen die Genfer Konvention zum Schutz von Zivilpersonen im
Krieg und gegen viele
andere internationale Abkommen und Rechtsnormen der zivilisierten Welt
verstoßen, ja sogar
gegen Artikel 1 der eigenen NATO-Charta. Darüber hinaus hat speziell die
Bundesregierung
gegen das Grundgesetz und den 2+4 Vertrag verstoßen.
Die NATO und vornweg Bundesverteidigungsminister Rudolf Scharping führen
zur Rechtfertigung
des Angriffs die Existenz von serbischen Konzentrationslager und den
Genozid an ethnischen
Albanern im Kosovo an, der mit allen Mitteln hätte gestoppt werden
müssen. Die NATO sprach
erst von Hunderttausenden, später - als sie ins Kosovo einmarschierte -
jedoch nur noch von
zehn Tausend Ermordeten.
Fakt ist, daß im Kosovo kein Genozid statt gefunden hat. Dies belegen
die Untersuchungen des
Internationalen Gerichtshofs für Kriegsverbrechen im ehemaligen
Jugoslawien (ITCY). Im
November letzten Jahres präsentierte das Tribunal dem UNO-Sicherheitsrat
das vorläufige
Endergebnis der Untersuchungen von 200 angeblichen Massengräbern im
Kosovo. Trotz
intensiver Unterstützung durch die NATO wurden insgesamt 2018 Tote
gefunden, exhumiert und
gerichtsmedizinisch untersucht. Die Information, ob es sich bei den
Opfern um Kriegstote oder
Opfer von Exekutionen handelt, oder um Albaner oder Serben, wird vom
Tribunal ohne Angabe von
Gründen als geheim eingestuft. Nach Aussagen des NATO-Sprechers ist die
NATO ein Freund
des Tribunals, das hauptsächlich von der NATO finanziert wird.
Die NATO und die Bundesregierung behaupten, durch ihren Angriffskrieg
sei die Vertreibung der
Kosovo-Albaner gestoppt und die Rückkehr der Vertriebenen erst
ermöglicht worden.
Fakt ist, daß die große Flüchtlingswelle aus dem Kosovo überhaupt erst
durch den NATO-Angriff
provoziert wurde. Das UNO-Flüchtlingshilfswerk hatte unmittelbar vor dem
NATO-Angriff etwa
14.500 Flüchtlinge aus dem Kosovo in den angrenzenden Ländern
registriert. Am Ende des
NATO-Angriffs sollen es zwischen 700.000 und 800.000 gewesen sein. Nach
Aussagen von
General Clark, NATO-Oberbefehlshabers Europa, (gegenüber der New York
Times am 27.3.99
und Newsweek am 12.4.99) hatte die NATO als Reaktion auf ihre
Luftangriffe mit großen
Flüchtlingsströmen aus dem Kosovo gerechnet ( Clark: this was "entirely
predictable"), zumal zu
erwarte war, daß sich unter dem NATO-Bombenhagel auch die ethnischen
Probleme zwischen
Albanern und Serben zuspitzen würden. Eine seltsame Art der humanitären
NATO-Hilfe, die die
NATO den Menschen im Kosovo da gebracht hat!
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, sie hätten keinen Krieg
gegen das serbische Volk
geführt.
Fakt ist, daß NATO-Bomben etwa 2000 Zivilisten zerfetzt oder verbrannt
haben, zum größten
Teil Frauen und Kinder. Viele Tausende wurden schwer verletzt und werden
für Lebzeiten - ohne
Entschädigung durch die NATO - verkrüppelt bleiben. Die jugoslawische
Bundesarmee blieb
durch die NATO-Angriffe so gut wie unberührt. Zu den Opfern, die die
Bundesregierung und die
NATO auf dem Gewissen hat, muß auch die ständig wachsende Zahl der
Kinder gerechnet
werden, die von den Blindgängern der von der NATO völkerrechtswidrig
eingesetzten Cluster
Bomben zerrissen werden.
Die Bundesrepublik und die NATO behaupten, die weitgehende Zerstörung
der jugoslawischen
Wirtschaft, der zivile Infrastruktur, der Krankenhäuser, Wohnkomplexe,
Kindergärten und
Altenheime sei ein Ergebnis von nicht beabsichtigtem sogenannten
Kollateralschaden. Die
Bundesregierung und die NATO bestreiten, absichtlich zivile Ziele
angegriffen zu haben.
Fakt ist, daß der Stabschef der britischen Streitkräfte, General Sir
Charles Guthrie, im britischen
Fernsehen (BBC) unumwunden zuzugeben, daß die Bombenangriffe der NATO
auf zivile Ziele in
Jugoslawien beabsichtigt und Teil der militärischen NATO-Strategie
gewesen sind. Nach seinen
Worten waren "Angriffe auf beide Zielgruppen (militärische und zivile,
Anm.RR) notwendig" den
die Luftangriffe allein auf militärische Ziele hätten der NATO nicht den
gewünschten Sieg
gebracht hätten.
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, im Kosovo sei mit dem
Einmarsch der NATO der
Frieden eingekehrt.
Fakt ist, daß seit dem Einmarsch der NATO im Kosovo die
durchschnittliche Zahl der monatlich
registrierten, ethnisch motivierten Morde im Vergleich zur Zeit vor dem
NATO Angriff nicht
zurück gegangen ist; über 500 Menschen wurden seit Juli 1999 ermordet.
Der Unterschied zu
früher liegt darin, daß es sich diesmal fast ausschließlich um Opfer der
kosovo-albanischen
Terrorgruppe UCK handelt. In den Jahren vor dem NATO-Überfall, bis zum
24.März 1999 waren
im Kosovo insgesamt fast 2.000 Menschen den ethnischen Unruhen zum Opfer
gefallen. Etwa die
Hälfte waren Serben und serben-loyal eingestufte Albaner, die von der
sezessionistischen UCK
umgebracht worden waren. Die andere Hälfte setzte sich teils aus
UCK-Terroristen zusammen,
teils aus unschuldigen Menschen, die den serbischen Gegenmaßnahmen zum
Opfer fielen.
Die Bundesregierung und die NATO haben nach eigenen Angaben den Krieg
geführt, um im
Kosovo die angeblichen ethnischen "Säuberungen" zu unterbinden und
behaupten, nun im Kosovo
mit Hilfe der K-FOR und UNMIK eine multi-ethnische demokratische
Gesellschaft aufzubauen.
Fakt ist, daß die unter den Augen der K-FOR und mit deren
stillschweigender Duldung die
ethnische Vertreibung von Serben, Roma, Juden und anderen
nicht-albanischen Minderheiten aus
dem Kosovo eingesetzt hat. Das Kosovo ist heute so gut wie "serbenrein".
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, die UCK existiere nicht mehr
und ihre
Nachfolgeorganisation, das Kosovo Schutz Korps, sei demilitarisiert und
habe lediglich den
Katastrophenschutz zur Aufgabe.
Fakt ist, daß ein UNO-Bericht vom 29.2. dem von K-FOR und UNMIK
gegründeten Kosovo
Schutz Korps (KSK) vorwirft, statt bei Katastrophen zu helfen, Menschen
zu ermorden und zu
foltern. Zugleich warnt der Bericht, daß die ungezügelten Aktivitäten
des kriminellen KSK drohen,
das Kosovo ins Chaos zu stürzen.
Bundesregierung und NATO behaupten, im Kosovo die Herrschaft des Rechtes
zu etablieren.
Fakt ist, daß Amnesty International (AI) in ihrem jüngsten Bericht der
K-FOR und UNMIK
vorwirft, sich im Kosovo nicht einmal an die von ihnen selbst gesetzten
Standards zu halten. AI
beschuldigt in dem Bericht sowohl K-FOR als auch UNMIK grober
Menschenrechtsverletzungen
im Kosovo.
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, sie hätten alle
diplomatischen Verhandlungswege
erschöpft und es hätte keine Alternative mehr zum Krieg gegeben.
Fakt ist, daß weder die USA noch die NATO überhaupt ein
Verhandlungsergebnis gewollt haben.
Die angeblichen "Friedensverhandlungen" von Rambouillet waren nichts
anders als ein
erpresserischer Versuch, mit Hilfe von Gewaltandrohung die mißliebige
jugoslawische Regierung
dazu zu zwingen, ihre Souveränität aufzugeben. Der Anhang II zum
Rambouillet "Vertrag", zu
dessen Annahme die NATO die jugoslawische Regierung mit dem Ultimatum
der Luftangriffe
zwingen wollte, verlangte von der Regierung in Belgrad, ihre
Souveränität nicht nur über das
Kosovo sondern auch über den Rest Jugoslawiens aufzugeben. Im Anhang II
forderte die NATO
für ihre Truppen freien Zugang zu allen Regionen und Anlagen in ganz
Jugoslawien. Wie auch
Abgeordnete von "Bündnis 90/Die Grünen" später eingestehen mußten: Keine
Regierung der Welt
hätte einen solche Vertrag unterzeichnen können. Die
"Friedensverhandlungen" waren von vor
herein darauf angelegt zu scheitern. Der Krieg war gewollt.
Die Bundesregierung und die NATO behaupteten, daß es im Kosovo um die
"Verteidigung der
Menschenrechte" gegangen sei.
Fakt ist, daß viele Menschen, die in gutem Glauben einen Völkermord zu
verhindern, den
NATO-Angriff unterstützt haben, nichts anderes taten als der NATO zu
erlauben, ohne
demokratische Diskussion zum ersten Mal ihr Neues Strategisches Konzept
in die Tat
umzusetzen. Ohne auch nur in den nationalen Parlamente debattiert worden
zu sein, ist es der
NATO-Führung auf diese Weise gelungen, das ursprüngliche Bündnis zur
Verteidigung der
territorialen Grenzen der NATO-Mitgliedsländer in eine Allianz zu
verwandeln, die in Zukunft ihre
politischen, wirtschaftlichen und geo-strategischen
Sicherheitsinteressen offensiv und weltweit
"verteidigen" will, einschließlich in des Zugangs zu den ölreichen
Regionen am Golf und am
Kaspischen Meer. Darüber hinaus ging es bei dem Krieg auch innerhalb der
NATO sowohl um ein
transatlantisches als auch um ein innereuropäisches Gerangel um
Positionen und Macht bei der
Neuordnung Europas. Mit anderen Worten: es war der erste
Neuordnungskrieg in Europa nach
dem Zerfall der Sowjetunion.
Die Bundesregierung und die NATO werden nicht müde, sich öffentlich zum
erfolgreichen
Angriffskrieg zu gratulieren, den sie als die "vornehmste Stunde der
Allianz" feiern.
Fakt ist, daß immer mehr Menschen beginnen, die "humanitäre" Propaganda
Lügen der NATO zu
entlarven. Das zeigen zunehmend kritische Medienberichte, auch in
konservativen Blättern der
NATO-Länder. Die Tatsache daß sogar ein Abgeordneter des amerikanischen
Kongresses, der
Republikaner Ron Paul aus Texas, kürzlich in einem im Internet
veröffentlichten Schreiben
(http://www.house.gov/paul/tst/tst2000/tst031300.htm) die NATO-Lügen mit
denen des
NAZI-Propagandachefs Josef Goebbels gleich setzt, gibt Hoffnung, daß die
Wahrheit auf Dauer
nicht unterdrückt werden kann. Die Tatsache, daß die NATO außerdem im
Kosovo vor dem
Scherbenhaufen ihrer Kriegspolitik steht, läßt hoffen, daß Menschen in
Deutschland und den
anderen NATO-Ländern sich in Zukunft nicht wieder vor den Karren
"humanitärer"
NATO-Kriege spannen lassen.
SBR. den 21.3.00
====================================================================
L'ANNIVERSARIO DELLA VERGOGNA
http://www.antiwar.com/justin/pf/p-j032200.html
ANTIWAR, Wednesday, March 22, 2000
Behind the Headlines
by Justin Raimondo
Antiwar.com
ANNIVERSARY OF SHAME
This Friday it will be exactly one year since the mightiest military
power on earth decided to pulverize one of the smallest and weakest -
all in the name of "humanitarianism." And what has been the result of
this mission of mercy? It's time to take stock.
NOTHING SUCCEEDS LIKE . . .
What do the NATO-crats have to say for themselves? "A year ago, NATO
launched its airpower to end the repression in Kosovo," says NATO
Secretary General George Robertson, "and succeeded. In the blizzard of
words that has followed it is easy to overlook that simple fact." A
blizzard not only of words, but of casualties - over 800 Serbs
slaughtered by the Kosovo Liberation Army fanatics since the NATO
"liberation," and 150,000-plus driven out of the region - right under
the noses of the so-called peacekeepers. This, to the NATO-crats, is
success.
NO ILLUSIONS - AND NO SERBS
But we shouldn't rest on our laurels. "However there should be no
illusions," avers the evil Robertson, "the task remaining is
formidable." Yeah, I hear there are still a few Serbs left in Mitrovica.
But we needn't worry about that - the "peacekeepers" are being kept busy
"escorting" Albanians into the last remaining Serb neighborhood.
COSA NATO
"Liberated" Kosovo, one year later, is - in the words of Kiri
Dienstbier, the UN's special human rights investigator for the former
Yugoslavia - "a paradise for different mafias." "There are very
different private structures of power...It is a paradise for different
mafias which not only control certain regions and villages, they even
fight each other." What he doesn't say is that all these little mafias
are operating under the protection of the Biggest Mafia of Them All,
headquartered in Brussels, and known by its acronym: NATO.
IN THE CROSSFIRE
So, the Albanian Kosovars are "even fighting among themselves" - what a
surprise! For centuries, the rural northern Ghegs - who were heavily
recruited into the Skanderberg Division of the Nazi SS during World War
II - have been fighting the southern Tosks, who live in the plains area
and were big supporters of Enver Hoxha, the Albanian Stalin. The Kosovo
war forged a temporary unity, but now the long-running feud between the
Albanian version of the Hatfields and the McCoys is on again - with NATO
caught in the crossfire.
TURNING POINT
The London Guardian reports that military planners are already preparing
for the inevitable showdown with the KLA, and headlined the story:
"Pentagon braced for bloodshed after raids on guerrillas." The Pentagon
has "formally alerted" US troops in the field that they will no doubt be
facing their former "allies." A year after State Department spokesman
Jamie Rubin praised the KLA as "freedom-fighters," they are getting
ready to start shooting at us - now that's what I call gratitude,
Albanian style. A recent raid on the arm caches built up by the 800-man
Liberation Army of Presevo, Medvedja and Bujanovac (UCPMB) - named after
the three Albanian-inhabited towns in southern Serbia's Presevo valley -
is the first major action in what will be an ongoing conflict. "We have
now fired the first shot at the Albanian insurgents - and insurgents
have a tendency to carry a grudge," says one Pentagon official. "If they
come to see us as an enemy then [the raid] will be seen as a turning
point."
KOSOVO, THE SEQUEL
Oh, but not to worry, says the KLA's man in the State Department: Rubin,
just back from a trip to Kosovo, said: "We do not believe we are
drifting towards a conflict with Kosovo Albanian insurgents." Why, those
Albanian pussycats would never harm a hair on an American head due to
the "deep reservoir of respect, thanks and goodwill towards the United
States." Would he care to go over there himself, and go on patrol with
American troops? Perhaps his lovely wife, KLA propagandist Christiane
Amanpour, would like to accompany him: together they could do a CNN
documentary, "Return to Kosovo," where they could confront - and perhaps
even answer for - the results of their handiwork, a land that, as
Dienstbier put it, is "a paradise of mafias."
OOOPS!
But Dienstbier is either unbelievably naïve or else utterly disingenuous
when he avers: "I see that what is happening in Kosovo now is the result
of a mistake of policy of the international community... bombing
Yugoslavia without knowing what will be next. Meanwhile, Kosovo
Liberation Army weapons came and they took over control and are now
cleansing non-Albanians." Mistake? He can't be serious. Here is a
sophisticated man, the former Czech foreign minister, who believes (or
pretends to believe) that the bombing, the murder and ethnic cleansing
of Serbs, the rising dictatorship of the KLA, the continued provocations
aimed at destabilizing what is left of Yugoslavia - it was all an
accident, a terrible "mistake." Is this what the UN has to say about an
action endorsed by its Security Council and personally approved by the
Secretary General: "Ooops!"? Gee, I tried to call The Hague to report a
war crime - but the line seem always to be busy.
REMEMBER NAPALM?
To call what happened to Kosovo a "mistake" would be laughable, but only
to someone given to the blackest humor. This is especially true in light
of the recent confirmation that the US used radioactive bullets against
the Serbs. According to a letter from the UN task force on Kosovo war
damage to Secretary General Kofi Annan, areas hit by radioactive
ammunition - used during approximately 100 bombing missions - are
dangerously contaminated. With a half-life of 4.5 billion years, twice
as dense as lead, depleted uranium is radioactive and ultra-toxic. The
San Francisco Examiner, which broke the story, informs us that "depleted
uranium burns when it hits a target, contaminating the tank and the
surrounding area." Depleted uranium - the napalm of America's
post-millennial Vietnam.
WHAT, ME WORRY?
As the Examiner story goes on, it all has a very familiar ring to it:
"The Pentagon has tried to downplay the risks of exposure to depleted
uranium dust and debris since the 1991 Persian Gulf War, when it was
used for the first time in combat." I wonder how many vets of that war
are now wandering the streets, irreparably damaged, inevitably homeless,
and invariably hopeless - and all because of the Pentagon's
"downplaying"? And how many more on the way? "However," the article
continues, "independent scientists say the substance has been linked to
skin, kidney and respiratory disorders, and can damage any part of the
body in which it is stored, including the lungs, lymph nodes, liver,
kidneys, muscle and bone." Ah, but not too worry, says the UN panel in
their letter to Annan, this "should not be a cause of widespread alarm"!
Unless you happen to live in Kosovo, of course - or if you happen to be
an American soldier on patrol.
THE COVEN
Was it stupidity or evil that poisoned the very land the NATO-crats
claimed to be "liberating"? Is this, too, a "mistake"? I don't think so.
Do you? What we are dealing with, in the current leaders of the Western
world, is not a gang of Keystone Kops, but a coven of sadistic
assassins, the kind who like to torture their victims before they put
them out of their misery. This is precisely what they are doing in
Kosovo, and throughout the former Yugoslavia. An example must be made:
the great enemy, nationalism, must be finally humbled and wiped out, so
that the "European spirit" can wash over the land, cleansing it of any
and all undesirable elements. Kosovo was no mistake, from the
NATO-cratic point of view, but a model of the wars of the future. For
Kosovo is only the first item on the pan-European agenda. Montenegro is
next, and then Vojivodina, and then eastward, to Macedonia, and on to
the Ukraine. Soon we will be at the very gates of Moscow.
TO ELBA
The ambition of the NATO-crats is positively Napoleonic: we can only
hope that it meets a similar fate. In which case more than a few of them
will be exiled to Elba, or some similarly desolate isle, where they will
be free to write their memoirs and brood on the enormity of their
crimes. It is something to look forward to, anyway.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
DEI COMITATI EUROPEO E STATUNITENSE DEL
TRIBUNALE INTERNAZIONALE SULLA GUERRA DELLA NATO CONTRO LA JUGOSLAVIA
Common Declaration of
The European and the US American Preparatory Committees for the
International
Tribunals concerning the NATO War against Yugoslavia
March 24, 2000 marks the first anniversary of the day the US-led North
Atlantic
Treaty Organization, with the participation of 18 member states,
treacherously
and brutally attacked the Federal Republic of Yugoslavia, in violation
of the
Charter of the United Nations and all basic norms of international law.
Under the
pretext of protecting human rights, the aggressors placed the lives of
millions
of inhabitants in danger and disregarded their fundamental human rights.
Seventy-eight days and nights the gigantic NATO aerial armada bombarded
cities
and villages. These bombings killed and maimed thousands of women, men
and
children, destroyed a large part of the Yugoslavian infrastructure as
well as its
industrial foundation, poisoned the environment and set the country back
many
years in its development.
With the terror attacks against civilian targets, hospitals, schools,
residential
areas, television studios and transmitters, against the chemical
industry, the
electrical works and heating factories as well as with the deployment of
internationally banned weapons such as 156 containers with approx.
35,000 cluster
bombs as well as with munition using radioactive depleted uranium, the
NATO
committed a flagrant violation even of the laws of war.
All assertions that NATO waged this war for humanitarian reasons have
been
disproved by the aggression, that had been planned long in advance and
prepared
down to the minutest detail, by the barbaric way of waging the war as
well as by
the developments in Kosovo and Metohija subsequent to this aggression:
This
includes the harassment, murder and the expulsion of the non-Albanian
population
as well as of those Albanians, who do not adhere to the objectives of
the KLA,
before the eyes of the KFOR NATO units. The objective of that war was
the war
itself, as a means of rendering the UN Security Council powerless, of
replacing
the equality of states in international law with the law of the jungle
and of
testing out and establishing the new NATO doctrine, which threatens
world peace.
The war of aggression and the war crimes of NATO must not be allowed to
go
unpunished - for the sake of preventing new wars, for the sake of peace.
These
are the objectives of the International Tribunals that will be convened
June 2nd
and 3rd in Berlin and June 10th 2000 in New York. We want to contribute
to the
dissemination of the truth about the war and to having those liable
civilian and
military leaders of the USA, Germany, Great Britain, and the other NATO
states
brought to justice. The truth cannot be allowed to be hidden, nor the
guilty to
go with impunity.
NATO wreaked immense sorrow, suffering and destitution on the people of
Yugoslavia. Through the destruction of industry and other economic
assets alone,
600,000 people lost their work places and another 2.5 million their
means of
subsistence. As a result of the expulsions from Kosovo the number of
refugees in
Serbia - with its population of 10 million - has been raised to 1
million. The
aged, the chronically ill and those traumatized by the war - including
more than
300,000 children - are suffering particularly due to an enormous deficit
in
medicines and medical equipment created by sanctions and war
devastation. The
mortality rate has rapidly risen. Today, as a result of this war, in the
heart of
Europe, the population of a country, known for its heroic, costly and
victorious
struggle against the German Wehrmacht in the Second World War is being
forced to
struggle for its life.
Rather than offering at least immediate humanitarian aide - let alone
paying
damages, and reparations - the NATO leaders, who claimed to be human
rights
warriors during the aggression, are maintaining the strangling sanctions
against
an entire people. Even worse: by demanding the overthrow of the present
government - a demand in blatant violation of international law, and an
unprecedented interference in the domestic affairs of a sovereign state
not seen
in Europe since 1945 - as prerequisite for the loosening of sanctions,
an entire
people is being held hostage and all considerations of fraternity and
humanism
disregarded. New conflicts are being provoked and Yugoslavia's
territorial
integrity is being further threatened.
In light of these and other obscured forms of the continued war against
the
Federal Republic of Yugoslavia, we emphatically demand that the NATO
states
immediately lift the illegal and inhumane sanctions against Yugoslavia,
cease the
interference in her domestic affairs, cease the discrimination against
Yugoslavia
in international relations, respect her sovereignty and territorial
integrity,
put a stop to the harassment and banishment of the non-Albanian
population of
Kosovo and Metohija, grant the whole of Yugoslavia rapid assistance in
overcoming
the sequels of the NATO aggression as well as the initiation of payment
of
comprehensive war damages.
The debt that the governments of the USA and its allies owe Yugoslavia
grow with
each passing day in which these fundamental demands are disregarded. But
the day
will come where these governments will be brought to justice. We appeal
to all
people of good will, regardless of their political, ideological,
religious views
to contribute to the advent of that day, and to help in the further
preparation
and support these tribunals concerning the NATO War against Yugoslavia.
===================================================================
VIENNA
Yesterday about 1500 people, mainly Yugoslavs, demonstrated against the
ongoing NATO aggression against Yugoslavia on the occasion of the first
anniversary of the NATO war.
The opening meeting was hold in front of the parliament and was centered
around following questions:
No to any military pact, no to WEU and NATO!
No social cuts for armament!
Keep neutraliy!
The final ralley in front of the opera had as its motto:
Stop the displacements by UCK/KLA and NATO!
NATO out of Kosovo!
Stop the blockade against Yugoslavia!
It is worth to note that both the Vienna branch of Draskovic's SPO as
well
as the Serbian-Orthodox church called to boycott the demonstration.
Therefore the organisers of the Yugoslav-Austrian Solidarity Movement
(JÖSB)
regard the strength of the mobilisation as a success which was also
proven
by the combative morale of the demonstrators.
International Leninist Current (ILC)
Corriente Leninista Internacional (CLI)
PF 23, A-1040 Wien, Austria
Tel & Fax +43 1 504 00 10
ilc@...
---
Von der Presse verschwiegen - dennoch ein Erfolg
(rkl, 25.3.00)
Gestern demonstrierten in Wien rund 1.500 Menschen, überwiegend
jugoslawischer Herkunft, anläßlich des ersten Jahrestages des
Nato-Krieges
gegen Jugoslawien gegen die andauernde Aggression.
Bei der Auftaktundgebung vor dem Parlament standen österreichische
Fragen im
Vordergrund
Nein zu Beistandspflicht, WEU und NATO!
Kein Sozialabbau für Aufrüstung!
Erhalt der Neutralität!
während die Abschlußveranstaltung bei der Oper zum Motto hatte:
Stoppt die Vertreibungen durch UCK und NATO!
NATO raus aus dem Kosovo!
Schluss mit der Blockade gegen Jugoslawien!
Hinzuweisen ist darauf, dass der Wiener Ableger der SPO Draskovics zum
Boykott der Demonstration aufgerufen hatte und diese als "kommunistisch
vereinnahmt" bezeichnete. Das ist angesichts der breiten Beteiligung
sowohl
von regierungstreuen, als auch regierungskritischen jugoslawischen
Kräften,
die beide keineswegs als kommunistisch zu bezeichnen sind, völlig aus
der
Luft gegriffen, um so mehr als die übergroße Mehrheit der Wiener Serben
politisch nicht organisiert sind. Dass bei den österreichischen
Unterstützern verschiedene kommunistische Kräfte überwogen, ist
zweifellos
richtig -- doch es liegt in der Natur des Konfliktes, dass sich vor
allem
Kommunisten gegen die konkrete Politik des kapitalistischen Imperiums,
dessen Teil Österreich ist, stellen. Die Organisatoren von der
"Jugoslawisch-Österreischen Solidaritätsbewegung" JÖSB jedenfalls
verstehen
sich auf der Basis des Antiimperialismus als strikt überparteilich!
Weiters hat auch die serbisch-orthodoxe Kirche zum gleichen Zeitpunkt
eine
Gedenkveranstaltung abgehalten, um so die Teilnahme an der Demonstration
zu
schwächen.
Die Veranstalter von der JÖSB sehen die Mobilisierungen deswegen als
Erfolg
an. Nach wie vor manifestiert sich ein starker Haß auf die NATO und den
Westen, der trotz der schwierigen Lage noch nicht in Resignation
umgeschlagen ist -- daher auch die gute Beteiligung.
Dennoch waren die politischen Spannungen innerhalb serbischen Gemeinde
stark
zu spüren.
Obwohl jedem kritischen Menschen bekannt, wollen wir dennoch auf den
totalen
Medienboykott hinweisen. Während von mikroskopischen Manifestationen in
aller Welt, die dem neoliberalen Einheitsdenken ins Konzuept passen,
ausgiebig berichtet wird, ist diese außerordentliche Mobilisierung den
"freien Medien" keine Zeile wert. Während in aller Welt die Kritik an
der
kriegstreiberischen Rolle der Medien immer lauter wird, entblödet sich
der
öffentlich-rechtliche Rundfunk ORF im Mittagsjournal vom 24.3.00 nicht,
als
einzige Kritik am Nato-Krieg das öffentliche Ausschließen eines
Einsatzes
von Bodentruppen zu nennen!
=================================================================
GERMANIA: VERITA' E MENZOGNE SULLA GUERRA
Betreff: Hamburger Abendblatt: Das späte Eingeständnis -
Verteidigungsminister Scharping unter Druck
http://www.abendblatt.de/contents/ha/news/politik/html/220300/22AUFMA1.HTM
Datum: Mittwoch, 22. März 2000 20:44
Betreff: Hamburger Abendblatt: Was Scharping nicht wusste
http://www.abendblatt.de/contents/ha/news/politik/html/220300/BUWEHR15.HTM
Der NATO-Angriffskrieg
NATO-Anspruch und Wirklichkeit
(von Rainer Rupp)
Die Bundesregierung und die NATO beriefen sich als Rechtfertigung ihres
Angriffskrieges auf
eine angeblich ungeschriebene Fortbildung der Menschenrechte.
Fakt ist, daß sie mit dem Angriff eklatant so gut wie gegen alle
geschriebenen internationalen
Verträge verstoßen haben: gegen die Charta der Vereinten Nationen, gegen
die Schlußakte von
Helsinki, gegen die Genfer Konvention zum Schutz von Zivilpersonen im
Krieg und gegen viele
andere internationale Abkommen und Rechtsnormen der zivilisierten Welt
verstoßen, ja sogar
gegen Artikel 1 der eigenen NATO-Charta. Darüber hinaus hat speziell die
Bundesregierung
gegen das Grundgesetz und den 2+4 Vertrag verstoßen.
Die NATO und vornweg Bundesverteidigungsminister Rudolf Scharping führen
zur Rechtfertigung
des Angriffs die Existenz von serbischen Konzentrationslager und den
Genozid an ethnischen
Albanern im Kosovo an, der mit allen Mitteln hätte gestoppt werden
müssen. Die NATO sprach
erst von Hunderttausenden, später - als sie ins Kosovo einmarschierte -
jedoch nur noch von
zehn Tausend Ermordeten.
Fakt ist, daß im Kosovo kein Genozid statt gefunden hat. Dies belegen
die Untersuchungen des
Internationalen Gerichtshofs für Kriegsverbrechen im ehemaligen
Jugoslawien (ITCY). Im
November letzten Jahres präsentierte das Tribunal dem UNO-Sicherheitsrat
das vorläufige
Endergebnis der Untersuchungen von 200 angeblichen Massengräbern im
Kosovo. Trotz
intensiver Unterstützung durch die NATO wurden insgesamt 2018 Tote
gefunden, exhumiert und
gerichtsmedizinisch untersucht. Die Information, ob es sich bei den
Opfern um Kriegstote oder
Opfer von Exekutionen handelt, oder um Albaner oder Serben, wird vom
Tribunal ohne Angabe von
Gründen als geheim eingestuft. Nach Aussagen des NATO-Sprechers ist die
NATO ein Freund
des Tribunals, das hauptsächlich von der NATO finanziert wird.
Die NATO und die Bundesregierung behaupten, durch ihren Angriffskrieg
sei die Vertreibung der
Kosovo-Albaner gestoppt und die Rückkehr der Vertriebenen erst
ermöglicht worden.
Fakt ist, daß die große Flüchtlingswelle aus dem Kosovo überhaupt erst
durch den NATO-Angriff
provoziert wurde. Das UNO-Flüchtlingshilfswerk hatte unmittelbar vor dem
NATO-Angriff etwa
14.500 Flüchtlinge aus dem Kosovo in den angrenzenden Ländern
registriert. Am Ende des
NATO-Angriffs sollen es zwischen 700.000 und 800.000 gewesen sein. Nach
Aussagen von
General Clark, NATO-Oberbefehlshabers Europa, (gegenüber der New York
Times am 27.3.99
und Newsweek am 12.4.99) hatte die NATO als Reaktion auf ihre
Luftangriffe mit großen
Flüchtlingsströmen aus dem Kosovo gerechnet ( Clark: this was "entirely
predictable"), zumal zu
erwarte war, daß sich unter dem NATO-Bombenhagel auch die ethnischen
Probleme zwischen
Albanern und Serben zuspitzen würden. Eine seltsame Art der humanitären
NATO-Hilfe, die die
NATO den Menschen im Kosovo da gebracht hat!
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, sie hätten keinen Krieg
gegen das serbische Volk
geführt.
Fakt ist, daß NATO-Bomben etwa 2000 Zivilisten zerfetzt oder verbrannt
haben, zum größten
Teil Frauen und Kinder. Viele Tausende wurden schwer verletzt und werden
für Lebzeiten - ohne
Entschädigung durch die NATO - verkrüppelt bleiben. Die jugoslawische
Bundesarmee blieb
durch die NATO-Angriffe so gut wie unberührt. Zu den Opfern, die die
Bundesregierung und die
NATO auf dem Gewissen hat, muß auch die ständig wachsende Zahl der
Kinder gerechnet
werden, die von den Blindgängern der von der NATO völkerrechtswidrig
eingesetzten Cluster
Bomben zerrissen werden.
Die Bundesrepublik und die NATO behaupten, die weitgehende Zerstörung
der jugoslawischen
Wirtschaft, der zivile Infrastruktur, der Krankenhäuser, Wohnkomplexe,
Kindergärten und
Altenheime sei ein Ergebnis von nicht beabsichtigtem sogenannten
Kollateralschaden. Die
Bundesregierung und die NATO bestreiten, absichtlich zivile Ziele
angegriffen zu haben.
Fakt ist, daß der Stabschef der britischen Streitkräfte, General Sir
Charles Guthrie, im britischen
Fernsehen (BBC) unumwunden zuzugeben, daß die Bombenangriffe der NATO
auf zivile Ziele in
Jugoslawien beabsichtigt und Teil der militärischen NATO-Strategie
gewesen sind. Nach seinen
Worten waren "Angriffe auf beide Zielgruppen (militärische und zivile,
Anm.RR) notwendig" den
die Luftangriffe allein auf militärische Ziele hätten der NATO nicht den
gewünschten Sieg
gebracht hätten.
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, im Kosovo sei mit dem
Einmarsch der NATO der
Frieden eingekehrt.
Fakt ist, daß seit dem Einmarsch der NATO im Kosovo die
durchschnittliche Zahl der monatlich
registrierten, ethnisch motivierten Morde im Vergleich zur Zeit vor dem
NATO Angriff nicht
zurück gegangen ist; über 500 Menschen wurden seit Juli 1999 ermordet.
Der Unterschied zu
früher liegt darin, daß es sich diesmal fast ausschließlich um Opfer der
kosovo-albanischen
Terrorgruppe UCK handelt. In den Jahren vor dem NATO-Überfall, bis zum
24.März 1999 waren
im Kosovo insgesamt fast 2.000 Menschen den ethnischen Unruhen zum Opfer
gefallen. Etwa die
Hälfte waren Serben und serben-loyal eingestufte Albaner, die von der
sezessionistischen UCK
umgebracht worden waren. Die andere Hälfte setzte sich teils aus
UCK-Terroristen zusammen,
teils aus unschuldigen Menschen, die den serbischen Gegenmaßnahmen zum
Opfer fielen.
Die Bundesregierung und die NATO haben nach eigenen Angaben den Krieg
geführt, um im
Kosovo die angeblichen ethnischen "Säuberungen" zu unterbinden und
behaupten, nun im Kosovo
mit Hilfe der K-FOR und UNMIK eine multi-ethnische demokratische
Gesellschaft aufzubauen.
Fakt ist, daß die unter den Augen der K-FOR und mit deren
stillschweigender Duldung die
ethnische Vertreibung von Serben, Roma, Juden und anderen
nicht-albanischen Minderheiten aus
dem Kosovo eingesetzt hat. Das Kosovo ist heute so gut wie "serbenrein".
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, die UCK existiere nicht mehr
und ihre
Nachfolgeorganisation, das Kosovo Schutz Korps, sei demilitarisiert und
habe lediglich den
Katastrophenschutz zur Aufgabe.
Fakt ist, daß ein UNO-Bericht vom 29.2. dem von K-FOR und UNMIK
gegründeten Kosovo
Schutz Korps (KSK) vorwirft, statt bei Katastrophen zu helfen, Menschen
zu ermorden und zu
foltern. Zugleich warnt der Bericht, daß die ungezügelten Aktivitäten
des kriminellen KSK drohen,
das Kosovo ins Chaos zu stürzen.
Bundesregierung und NATO behaupten, im Kosovo die Herrschaft des Rechtes
zu etablieren.
Fakt ist, daß Amnesty International (AI) in ihrem jüngsten Bericht der
K-FOR und UNMIK
vorwirft, sich im Kosovo nicht einmal an die von ihnen selbst gesetzten
Standards zu halten. AI
beschuldigt in dem Bericht sowohl K-FOR als auch UNMIK grober
Menschenrechtsverletzungen
im Kosovo.
Die Bundesregierung und die NATO behaupten, sie hätten alle
diplomatischen Verhandlungswege
erschöpft und es hätte keine Alternative mehr zum Krieg gegeben.
Fakt ist, daß weder die USA noch die NATO überhaupt ein
Verhandlungsergebnis gewollt haben.
Die angeblichen "Friedensverhandlungen" von Rambouillet waren nichts
anders als ein
erpresserischer Versuch, mit Hilfe von Gewaltandrohung die mißliebige
jugoslawische Regierung
dazu zu zwingen, ihre Souveränität aufzugeben. Der Anhang II zum
Rambouillet "Vertrag", zu
dessen Annahme die NATO die jugoslawische Regierung mit dem Ultimatum
der Luftangriffe
zwingen wollte, verlangte von der Regierung in Belgrad, ihre
Souveränität nicht nur über das
Kosovo sondern auch über den Rest Jugoslawiens aufzugeben. Im Anhang II
forderte die NATO
für ihre Truppen freien Zugang zu allen Regionen und Anlagen in ganz
Jugoslawien. Wie auch
Abgeordnete von "Bündnis 90/Die Grünen" später eingestehen mußten: Keine
Regierung der Welt
hätte einen solche Vertrag unterzeichnen können. Die
"Friedensverhandlungen" waren von vor
herein darauf angelegt zu scheitern. Der Krieg war gewollt.
Die Bundesregierung und die NATO behaupteten, daß es im Kosovo um die
"Verteidigung der
Menschenrechte" gegangen sei.
Fakt ist, daß viele Menschen, die in gutem Glauben einen Völkermord zu
verhindern, den
NATO-Angriff unterstützt haben, nichts anderes taten als der NATO zu
erlauben, ohne
demokratische Diskussion zum ersten Mal ihr Neues Strategisches Konzept
in die Tat
umzusetzen. Ohne auch nur in den nationalen Parlamente debattiert worden
zu sein, ist es der
NATO-Führung auf diese Weise gelungen, das ursprüngliche Bündnis zur
Verteidigung der
territorialen Grenzen der NATO-Mitgliedsländer in eine Allianz zu
verwandeln, die in Zukunft ihre
politischen, wirtschaftlichen und geo-strategischen
Sicherheitsinteressen offensiv und weltweit
"verteidigen" will, einschließlich in des Zugangs zu den ölreichen
Regionen am Golf und am
Kaspischen Meer. Darüber hinaus ging es bei dem Krieg auch innerhalb der
NATO sowohl um ein
transatlantisches als auch um ein innereuropäisches Gerangel um
Positionen und Macht bei der
Neuordnung Europas. Mit anderen Worten: es war der erste
Neuordnungskrieg in Europa nach
dem Zerfall der Sowjetunion.
Die Bundesregierung und die NATO werden nicht müde, sich öffentlich zum
erfolgreichen
Angriffskrieg zu gratulieren, den sie als die "vornehmste Stunde der
Allianz" feiern.
Fakt ist, daß immer mehr Menschen beginnen, die "humanitäre" Propaganda
Lügen der NATO zu
entlarven. Das zeigen zunehmend kritische Medienberichte, auch in
konservativen Blättern der
NATO-Länder. Die Tatsache daß sogar ein Abgeordneter des amerikanischen
Kongresses, der
Republikaner Ron Paul aus Texas, kürzlich in einem im Internet
veröffentlichten Schreiben
(http://www.house.gov/paul/tst/tst2000/tst031300.htm) die NATO-Lügen mit
denen des
NAZI-Propagandachefs Josef Goebbels gleich setzt, gibt Hoffnung, daß die
Wahrheit auf Dauer
nicht unterdrückt werden kann. Die Tatsache, daß die NATO außerdem im
Kosovo vor dem
Scherbenhaufen ihrer Kriegspolitik steht, läßt hoffen, daß Menschen in
Deutschland und den
anderen NATO-Ländern sich in Zukunft nicht wieder vor den Karren
"humanitärer"
NATO-Kriege spannen lassen.
SBR. den 21.3.00
====================================================================
L'ANNIVERSARIO DELLA VERGOGNA
http://www.antiwar.com/justin/pf/p-j032200.html
ANTIWAR, Wednesday, March 22, 2000
Behind the Headlines
by Justin Raimondo
Antiwar.com
ANNIVERSARY OF SHAME
This Friday it will be exactly one year since the mightiest military
power on earth decided to pulverize one of the smallest and weakest -
all in the name of "humanitarianism." And what has been the result of
this mission of mercy? It's time to take stock.
NOTHING SUCCEEDS LIKE . . .
What do the NATO-crats have to say for themselves? "A year ago, NATO
launched its airpower to end the repression in Kosovo," says NATO
Secretary General George Robertson, "and succeeded. In the blizzard of
words that has followed it is easy to overlook that simple fact." A
blizzard not only of words, but of casualties - over 800 Serbs
slaughtered by the Kosovo Liberation Army fanatics since the NATO
"liberation," and 150,000-plus driven out of the region - right under
the noses of the so-called peacekeepers. This, to the NATO-crats, is
success.
NO ILLUSIONS - AND NO SERBS
But we shouldn't rest on our laurels. "However there should be no
illusions," avers the evil Robertson, "the task remaining is
formidable." Yeah, I hear there are still a few Serbs left in Mitrovica.
But we needn't worry about that - the "peacekeepers" are being kept busy
"escorting" Albanians into the last remaining Serb neighborhood.
COSA NATO
"Liberated" Kosovo, one year later, is - in the words of Kiri
Dienstbier, the UN's special human rights investigator for the former
Yugoslavia - "a paradise for different mafias." "There are very
different private structures of power...It is a paradise for different
mafias which not only control certain regions and villages, they even
fight each other." What he doesn't say is that all these little mafias
are operating under the protection of the Biggest Mafia of Them All,
headquartered in Brussels, and known by its acronym: NATO.
IN THE CROSSFIRE
So, the Albanian Kosovars are "even fighting among themselves" - what a
surprise! For centuries, the rural northern Ghegs - who were heavily
recruited into the Skanderberg Division of the Nazi SS during World War
II - have been fighting the southern Tosks, who live in the plains area
and were big supporters of Enver Hoxha, the Albanian Stalin. The Kosovo
war forged a temporary unity, but now the long-running feud between the
Albanian version of the Hatfields and the McCoys is on again - with NATO
caught in the crossfire.
TURNING POINT
The London Guardian reports that military planners are already preparing
for the inevitable showdown with the KLA, and headlined the story:
"Pentagon braced for bloodshed after raids on guerrillas." The Pentagon
has "formally alerted" US troops in the field that they will no doubt be
facing their former "allies." A year after State Department spokesman
Jamie Rubin praised the KLA as "freedom-fighters," they are getting
ready to start shooting at us - now that's what I call gratitude,
Albanian style. A recent raid on the arm caches built up by the 800-man
Liberation Army of Presevo, Medvedja and Bujanovac (UCPMB) - named after
the three Albanian-inhabited towns in southern Serbia's Presevo valley -
is the first major action in what will be an ongoing conflict. "We have
now fired the first shot at the Albanian insurgents - and insurgents
have a tendency to carry a grudge," says one Pentagon official. "If they
come to see us as an enemy then [the raid] will be seen as a turning
point."
KOSOVO, THE SEQUEL
Oh, but not to worry, says the KLA's man in the State Department: Rubin,
just back from a trip to Kosovo, said: "We do not believe we are
drifting towards a conflict with Kosovo Albanian insurgents." Why, those
Albanian pussycats would never harm a hair on an American head due to
the "deep reservoir of respect, thanks and goodwill towards the United
States." Would he care to go over there himself, and go on patrol with
American troops? Perhaps his lovely wife, KLA propagandist Christiane
Amanpour, would like to accompany him: together they could do a CNN
documentary, "Return to Kosovo," where they could confront - and perhaps
even answer for - the results of their handiwork, a land that, as
Dienstbier put it, is "a paradise of mafias."
OOOPS!
But Dienstbier is either unbelievably naïve or else utterly disingenuous
when he avers: "I see that what is happening in Kosovo now is the result
of a mistake of policy of the international community... bombing
Yugoslavia without knowing what will be next. Meanwhile, Kosovo
Liberation Army weapons came and they took over control and are now
cleansing non-Albanians." Mistake? He can't be serious. Here is a
sophisticated man, the former Czech foreign minister, who believes (or
pretends to believe) that the bombing, the murder and ethnic cleansing
of Serbs, the rising dictatorship of the KLA, the continued provocations
aimed at destabilizing what is left of Yugoslavia - it was all an
accident, a terrible "mistake." Is this what the UN has to say about an
action endorsed by its Security Council and personally approved by the
Secretary General: "Ooops!"? Gee, I tried to call The Hague to report a
war crime - but the line seem always to be busy.
REMEMBER NAPALM?
To call what happened to Kosovo a "mistake" would be laughable, but only
to someone given to the blackest humor. This is especially true in light
of the recent confirmation that the US used radioactive bullets against
the Serbs. According to a letter from the UN task force on Kosovo war
damage to Secretary General Kofi Annan, areas hit by radioactive
ammunition - used during approximately 100 bombing missions - are
dangerously contaminated. With a half-life of 4.5 billion years, twice
as dense as lead, depleted uranium is radioactive and ultra-toxic. The
San Francisco Examiner, which broke the story, informs us that "depleted
uranium burns when it hits a target, contaminating the tank and the
surrounding area." Depleted uranium - the napalm of America's
post-millennial Vietnam.
WHAT, ME WORRY?
As the Examiner story goes on, it all has a very familiar ring to it:
"The Pentagon has tried to downplay the risks of exposure to depleted
uranium dust and debris since the 1991 Persian Gulf War, when it was
used for the first time in combat." I wonder how many vets of that war
are now wandering the streets, irreparably damaged, inevitably homeless,
and invariably hopeless - and all because of the Pentagon's
"downplaying"? And how many more on the way? "However," the article
continues, "independent scientists say the substance has been linked to
skin, kidney and respiratory disorders, and can damage any part of the
body in which it is stored, including the lungs, lymph nodes, liver,
kidneys, muscle and bone." Ah, but not too worry, says the UN panel in
their letter to Annan, this "should not be a cause of widespread alarm"!
Unless you happen to live in Kosovo, of course - or if you happen to be
an American soldier on patrol.
THE COVEN
Was it stupidity or evil that poisoned the very land the NATO-crats
claimed to be "liberating"? Is this, too, a "mistake"? I don't think so.
Do you? What we are dealing with, in the current leaders of the Western
world, is not a gang of Keystone Kops, but a coven of sadistic
assassins, the kind who like to torture their victims before they put
them out of their misery. This is precisely what they are doing in
Kosovo, and throughout the former Yugoslavia. An example must be made:
the great enemy, nationalism, must be finally humbled and wiped out, so
that the "European spirit" can wash over the land, cleansing it of any
and all undesirable elements. Kosovo was no mistake, from the
NATO-cratic point of view, but a model of the wars of the future. For
Kosovo is only the first item on the pan-European agenda. Montenegro is
next, and then Vojivodina, and then eastward, to Macedonia, and on to
the Ukraine. Soon we will be at the very gates of Moscow.
TO ELBA
The ambition of the NATO-crats is positively Napoleonic: we can only
hope that it meets a similar fate. In which case more than a few of them
will be exiled to Elba, or some similarly desolate isle, where they will
be free to write their memoirs and brood on the enormity of their
crimes. It is something to look forward to, anyway.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
WANTED
Quando nel giugno dello scorso anno, qualche settimana dopo la
cessazione dei bombardamenti dei paesi NATO sulla RFJ, gli Stati Uniti
d'America imposero una "taglia" sul capo del presidente jugoslavo
(nell'ambito di una serie di misure atte a criminalizzare quel paese
dichiarando in toto la Serbia "Stato terrorista") il vignettista del
"Manifesto" Vauro disegno' un pinco pallino che reclamava i milioni di
dollari di ricompensa poiche' "Milosevic e' a Belgrado" - lo sanno
tutti!
Circa un mese fa le truppe americane della SFOR in Bosnia hanno
tappezzato le strade con manifesti in perfetto stile Far West, nei quali
sono ritratti Karadzic, Mladic e Milosevic - "WANTED". Mentre la
stupidita' intrinseca della subcultura statunitense dilaga nel nostro
continente, il senso del ridicolo si va perdendo anche nelle piu' alte
istituzioni: un dispaccio Reuters del 23/3 ci informa che persino sul
sito dell'Interpol http://www.interpol.int appare da qualche giorno
una foto di Slobodan Milosevic "ricercato per crimini contro
l'umanita'".
Quindi, se vi capita di incontrare dal droghiere uno che assomiglia alla
fotografia, chiamate subito i carabinieri.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
Quando nel giugno dello scorso anno, qualche settimana dopo la
cessazione dei bombardamenti dei paesi NATO sulla RFJ, gli Stati Uniti
d'America imposero una "taglia" sul capo del presidente jugoslavo
(nell'ambito di una serie di misure atte a criminalizzare quel paese
dichiarando in toto la Serbia "Stato terrorista") il vignettista del
"Manifesto" Vauro disegno' un pinco pallino che reclamava i milioni di
dollari di ricompensa poiche' "Milosevic e' a Belgrado" - lo sanno
tutti!
Circa un mese fa le truppe americane della SFOR in Bosnia hanno
tappezzato le strade con manifesti in perfetto stile Far West, nei quali
sono ritratti Karadzic, Mladic e Milosevic - "WANTED". Mentre la
stupidita' intrinseca della subcultura statunitense dilaga nel nostro
continente, il senso del ridicolo si va perdendo anche nelle piu' alte
istituzioni: un dispaccio Reuters del 23/3 ci informa che persino sul
sito dell'Interpol http://www.interpol.int appare da qualche giorno
una foto di Slobodan Milosevic "ricercato per crimini contro
l'umanita'".
Quindi, se vi capita di incontrare dal droghiere uno che assomiglia alla
fotografia, chiamate subito i carabinieri.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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* CECENIA: e' "scoppiata" la disinformazione strategica - proprio come
nei Balcani
* PARLAMENTARI KUWAITIANI commemorano i mercenari arruolati nelle fila
dei separatisti
* SELEZIONE DI LINK ad articoli sulle cause concrete del conflitto in
Caucaso e sulla posizione dei comunisti a riguardo
I SITI DEI SEPARATISTI:
http://www.chechnya.net
http://www.qoqaz.net/
---
WAR CRIMES - OR FAKED NEWS?
By Igor Shrurenko (posted 3-10-00)
*** Is Russia the newest victim of Western media demonization? Or is the
anti-Russian news coverage we're seeing in fact nothing new? ***
Emperors-clothes www.tenc.net
DURHAM -- No news is good news. Lately, this formula seems to be a tacit
rule-of-the-thumb on presenting Russia in major publications and on TV
news
networks. According to the mainstream media, the only things now coming
from
Russia are new atrocities the Russians are practicing just for the sport
of
it.
The most recent example came last week, when major world TV networks
provided
us with a vivid picture of mutilated bodies being dumped into a pit.
Commentaries said the pit contained the bodies of Chechen civilians
detained
for interrogation by Russian troops. It was said also that the bodies
showed
the signs of torture.
The report came from German N-24 Television; correspondent Frank Hoefler
said
he had witnessed and documented war crimes. The BBC broadcast the film,
provoking indignation all over the globe.
But it seemed that no one in the U.S. media questioned the authenticity
of
what was shown. The Russians have been bad guys for decades, after all.
For
the Western media, reinforcing negative stereotypes about Russia is one
of
the easiest things to do.
Human rights activists demanded a full-scale investigation. The U.S.
Department of State expressed concern. European Parliament members
called to
add new sanctions against Russia to those now in place.
But the balloon has blown up unexpectedly. Hoefler, the Moscow
correspondent
of N-24, admitted that the film was in fact bought from a Russian
journalist,
Oleg Blotsky. Blotsky said that the film actually showed a mass burial
of
Chechen rebels killed in fighting with Russian troops. Blotsky was going
to
sue N-24, he said.
Then N-24 sacked Hoefler. According to Deutsche Presse-Agentur news
service,
the director of N-24 said that Hoefler distorted the footage and passed
it
off as his own documentation of war crimes.
What came in the West's mainstream media the morning after? Apologies?
No.
Calls for more objective coverage of Russia? Missed again.
Mud sticks, and the faked media event shown on major networks has had a
real
effect. The European Union imposed new sanctions on Russia, putting
another
trade barrier on Russian steel exports to the EU. As a result of this
pseudo-event, the negative stereotype of Russia had been sustained,
allowing
more negative coverage in the future.
When it comes to international coverage, the U.S. media seem not to
recognize
the basic journalistic standards accepted for coverage of domestic
affairs.
At home, no racial, national, gender or minority bias is allowed.
Accusations
need to be substantiated and well-sourced. Any consciously false
reporting,
when spotted, will cause a scandal within the journalistic community.
Abroad, anything goes. The time of such sober and distinguished foreign
correspondents as David Remnick (formerly The Washington Post's Moscow
correspondent) is past. Now correspondents are being posted for much
shorter
periods of time; they have neither time nor, sometimes, the desire to go
deep
into an alien culture and try to understand it. All they want is to
scoop and
move on.
Since U.S. TV networks' international coverage is largely limited to
reporting calamities and major bloodshed, the easiest way to scoop is to
discover an even bigger calamity, even more bloodshed.
And as covering Russia means applying much lower or non-existent
journalistic
standards, reporters feel free to rely on plain rumors and bought
stories,
and on information carefully planted by intelligence services and
special-interest groups.
The N-24 faked story made major news. At the same time the networks did
not
report on the story of Alla Geifman, a 13-year-old Jewish Russian girl
who
was captured by the Chechen rebels and had two fingers cut off. She was
released in a special operation and later was invited to the United
States
for medical treatment. The U.S. Embassy in Moscow has denied her a visa
to
enter the U.S.
According to "Kommersant," one of the most respected Russian dailies,
her
father said she was denied a visa because U.S. officials were afraid the
girl, while in the United States, would tell the truth about what is
really
going on in Chechnya. With the only-negative-goes approach to Russia,
this
human story is unlikely to get any coverage.
Likewise, the story of an ITAR-TASS photographer Vladimir Yazina, taken
prisoner and later killed in cold blood by the rebels, has not made it
in the
major U.S. news.
The Chechens are not exactly the good guys the Western media like to
present
them as. And reinforcing negative stereotypes about Russia is easy. To
find
and publish the truth, even if it goes against the grain, has always
been
difficult.
***Igor Shnurenko is a media fellow at the DeWitt Wallace Center for
Communications and Journalism at Duke University. A Russian journalist
and
writer, he has worked in the independent press since 1989.***
Further reading...
For another view of US/Russian relations see A View from Pakistan at
http://emperors-clothes.com/analysis/ahmad.htm
To browse, go to www.tenc.net and scroll down the page. Articles are
listed
in reverse chronological order. The home page has a few continuations
pages.
Check them out. Some of the most useful articles are found on pages 3,
4, 5
and so on. Also, if you have a topic in mind, type a few words in our
search
engine; it allows you to view snippets of an article to get an idea if
you
want o read more. Thanks for reading www.emperors-clothes.com!
If you find emperors-clothes useful, you may want to help...
We've got lots of bills at Emperors-Clothes, including some big ones for
Lexis, our main research tool. We rely on our readers' donations to pay
these
and other costs. To use our secure server, please click here or go to
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helps, big or small.
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Kuwaiti MP Salutes "Hero" Killed Fighting Alongside Chechen Rebels
KUWAIT CITY, Feb 21, 2000 -- (Agence France Presse) An MP has praised as
a "hero" a Kuwaiti killed fighting alongside Chechen rebels during an
attack on Russian forces in the breakaway republic, newspapers reported
Saturday.
Salem al-Ajmi was "a hero who sacrificed his life in the fields of
Jihad," or Islamic holy war, Islamist MP Walid al-Tabtabai said, quoted
by the Arab Times.
Tabtabai, coordinator of a Kuwaiti organization which voices solidarity
for Muslim Chechnya, said that "Ajmi spent four months fighting
alongside Chechen fighters."
Ajmi, two Chechens and a Yemeni national died in an attack on a Russian
army convoy during which "several soldiers" were killed.
The 22-year-old Kuwaiti, whose wife reportedly gave birth to their first
child just three days after his death, was a theology student at Kuwait
university.
He also worked as a muezzin, or a deputy preacher who calls Muslims to
prayer, before leaving Kuwait to fight in Chechnya last November, said
Tabtabai, who congratulated the Ajmi family on his "martyrdom."
Ajmi entered Chechnya through Turkey with four other Kuwaitis, and
joined a Chechen rebel unit headed by warlord Shamil Basayev, according
to local newspapers.
Another Kuwaiti, Mokhled al-Utaibi, was killed by Russian forces last
September in the neighboring republic of Dagestan, where he had been
fighting alongside Islamic insurgents.
Kuwaiti Foreign Minister Sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah denied in
September accusations by Russian authorities that his country was
financing Islamic rebels in Dagestan.
The Gulf monarchies have condemned the Russian military campaign in
Chechnya. ((c) 2000 Agence France Presse)
---
SELEZIONE DI ANALISI COMUNISTE DEL CONFLITTO CECENO
Sull'argomento si vedano anche:
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/44.html?
e vari articoli pubblicati recentemente su "L'Ernesto" e "Contropiano"
* NorthStar Compass - http://www.northstarcompass.org
CHECHINYA: What’s the position of Communists to this tragedy?
* Revolutionary Worker 12-19-99 - http://www.mcs.net/~rwor/
PIPELINE OF GREED: U.S. imperialism and the "Great Game" for Caspian Oil
* Workers World 12-2-99 Page8 - http://www.workers.org
NEW 'FREEDOM' - TO EXPLOIT: The link between Chechnya war and Caspian
oil
---
Da "Solidaire" - http://www.ptb.be/solidaire.htm
Des communistes du Caucase analysent la guerre
Pour qui se battent les Tchétchènes?
L?Ossétie du Nord est une république russe du Caucase. Elle est située
près de la Tchétchénie où la guerre fait rage
entre armée russe et séparatistes tchétchènes. Nous publions ci-dessous
un résumé de l?analyse qu?en fait la
section d?Ossétie du Nord du Parti communiste des Bolcheviks d?Union
soviétique.
Résumé: Jef Bossuyt
Début août 1999, un groupe important de Tchétchènes armés pénètre au
Daghestan, sans déclaration de guerre préalable.
Cette invasion n?allait amener que larmes et amertume au Daghestan,
profondément meurtri. Rien que dans la région de
Botlich, 20.000 personnes se sont enfuies. L?invasion a été de pair avec
des raids terroristes à Boujnaksk, Moscou,
Volgodonsk, Leningrad et d?autres villes russes.
Le Caucase possède de nombreuses richesses connues, à côté d?autres qui
le sont moins. La région forme un pont reliant la
Russie centrale et l?Ukraine à l?Asie occidentale et centrale, la mer
Noire et la Caspienne. Les Soviétiques y avaient
fortement développé l?industrie, l?agriculture et les infrastructures.
Le Caucase est également un creuset de langues et de
religions où, pendant longtemps, peuples russes et non russes ont
cohabité en toute amitié.
Washington veut affaiblir la Russie
Cette guerre, menée par une formation islamique internationale de 10.000
combattants, vise à créer un Etat islamique dont
la capitale serait Khasavyurt. Certains avancent que la guerre a pu être
déclenchée parce que le Saoudien Ben Laden finance
les combattants tchétchènes. Il est évident qu?Usama Ben Laden a une
relation directe avec cette guerre. Selon les dires de
Joseph Volanski, directeur du service britannique de lutte
antiterroriste, il aurait collecté ´des dizaines, sinon des
centaines de millions de dollars' pour ce conflit. Mais ni Ben Laden, ni
l?Arabie saoudite, ni la Turquie ne peuvent opérer
de leur propre chef dans une région considérée comme une zone d?intérêt
vital par les...Etats - Unis! N?oublions pas que le
gouvernement américain a déclaré au monde entier qu?il s?immiscerait
dans les affaires intérieures de tout peuple ´si les
intérêts des USA étaient menacés'.
Les Etats-Unis sont les principaux coupables, organisateurs et sponsors
de la guerre tchétchéno-daghestanaise. Ils sont
également intéressés plus que quiconque par l?affaiblissement et le
démantèlement de la Russie. Ils craignent plus que
tout le rétablissement du socialisme en Russie et donc de l?Union
soviétique. Ils ont même peur d?une Russie capitaliste
forte!
Pour l?instant, Washington craint de réintervenir avec les troupes de
l?Otan contre la Russie, car cette dernière possède
encore des missiles intercontinentaux. Les USA préfèrent donc dresser
les uns contre les autres les peuples de l?ancienne
Union soviétique. C?est précisément ce qui se passe dans la guerre
tchétchéno-daghestanaise, laquelle étant clairement une
guerre de conquête.
Un gouffre entre riches et pauvres
Cette guerre met également fin aux illusions des travailleurs caucasiens
quant à la possibilité qu?aurait toute nation
caucasienne de garantir sa sécurité et son essor économique sans
s?associer aux travailleurs des autres nations. Cette
possibilité n?existe que si ces travailleurs s?unissent aux travailleurs
de la Russie.
Les détenteurs du pouvoir au Kremlin ne sont que les exécutants d?une
politique pro-américaine et pro-impérialiste, tant
en politique intérieure qu?étrangère. Ils veulent poursuivre cette
politique et ont vraiment intérêt à ce que la majorité des
Russes ne découvre pas le vrai visage de son régime. Ils font tout pour
être agréables aux impérialistes américains en
essayant simultanément de se faire passer pour les partisans d?une
Russie puissante et indépendante.
C?est pourquoi le Kremlin se présente comme l?artisan de la lutte contre
les bandes tchétchènes. Or, le mérite de la
destruction des groupes tchétchènes entrées au Daghestan (en été 1999,
ndlr) revient aux soldats et officiers russes ainsi
qu?aux masses laborieuses daghestanaises.
Les réformes de Gorbatchev et d?Eltsine, c?est-à-dire l?introduction de
l?économie de marché et des rapports
capitalistes, ont provoqué une division en classes sociales dans les
républiques, districts et régions du Caucase. Au
Daghestan, 200 familles ont empoché... 80% des richesses ! C?est là que
réside la cause des conflits à venir au Daghestan. Le
bouillon de culture des conflits entre nationalités existe toujours dans
le Caucase: il est constitué par les rapports
capitalistes au Caucase et par la politique du Kremlin.
L?Otan recherche un nouveau Kosovo
Il ne fait aucun doute que les Etats-Unis et l?Otan veulent appliquer la
voie kosovare au Caucase. Pour ce faire, ils y
envoient d?abord leurs agents et mercenaires. Ensuite, ils réclament une
intervention des troupes de l?Otan.
Jusqu?à présent, ça n?a pas marché, mais c?est inévitable dans un proche
avenir. C?est pourquoi la guerre
tchétchéno-daghestanaise met les peuples caucasiens devant ce choix:
soit devenir une colonie des USA et des impérialistes
à part entière, soit rétablir le pouvoir soviétique.
---
Guerre en Tchétchénie
Punir les terroristes, pas la population
Sazji Umalatova est née en 1953 dans la capitale tché-tchène Grozny. De
1973 à 1991, elle était conseillère
communale puis parlementaire pour la Tchétchénie-Ingouchie. Aujourd'hui,
elle est présidente du Parti pour la
Paix et l'Unité qui prône l'amitié entre les peuples de Russie et la
réunification de tous les peuples d'Union
soviétique.
Jef Bossuyt
Pourquoi y a-t-il la guerre en Tchétchénie?
Sazji Umalatova. En septembre, le commandant tchétchène Basaev a agressé
le Daghestan au départ de la Tchétchénie.
Basaev a reçu pour cela d'énormes sommes d'argent de l'étranger. Pour
les Russes, c'était l'occasion de déclencher une
nouvelle guerre, sous prétexte de lutter contre ces bandes de bandits.
Mais l'armée russe n'a pas bombardé Basaev, mais les
villages d'où il était déjà parti. Dans les médias russes, tout le
peuple tchétchène a été accusé de l'invasion au Daghestan et
des attentats à la bombe en Russie. Un militaire russe haut placé disait
récemment qu'on aurait très bien pu éliminer les
chefs des bandes terroristes mais qu'aucun ordre en ce sens n'avait été
donné.
Pourtant, lorsque Basaev s'est mis en guerre contre le Daghestan, toute
la Tchétchénie s'est soulevée contre lui. Nous
avons fait de grandes manifestations, nous l'avons maudit. Mais cela, la
télévision ne l'a pas montré. Au contraire, ils
ont bombardé notre peuple.
Lors des dernières élections présidentielles, 79% des Tchétchènes ont
voté pour le président Mashadov. Il a tenté d'éviter
la guerre, il était prêt à des négociations mais il n'a pas reçu de
réponse. Il est même menacé: par les commandants Basaev et
Chatab d'un côté, par le régime russe de l'autre.
Qui finance ces terroristes?
Sazji Umalatova. Plusieurs forces ont intérêt à ce que la Russie se
disloque. Ce n'est un secret pour personne que le
président américain Clinton mène des entretiens directs avec Basaev et
Oudougov, et avec le banquier du Kremlin,
Berezovski. Le pétrole dans le nord du Caucase présente la meilleure
qualité au monde. Je n'exclus pas que les Etats-Unis
s'ingèrent dans le conflit, sous le prétexte de protéger le peuple
tchétchène.
Les Etats-Unis avaient déjà tout tenté en 1945 pour semer la zizanie en
Union soviétique. Le ministre américain des
Affaires étrangères J.F Dulles disait alors: «Nous trouverons nos
partisans en Russie même et nous cultiverons le
nationalisme et l'hostilité entre les nationalités, surtout la haine
envers le peuple russe.»
Que pensez-vous du président russe, Poutine?
Sazji Umalatova. Sa prétendue 'opération contre les terroristes en
Tchétchénie' fait éclater la Russie. Poutine a partagé
son pays en bonnes et mauvaises gens. Il attise l'extrémisme. La plupart
des Tchétchènes veulent rester avec la Russie.
Mais combien de temps devront-ils encore vivre dans des camps de
réfugiés ? Quelle confiance peuvent-ils encore avoir en
la Russie?
Comment résoudre le problème tchétchène?
Sazji Umalatova. La guerre et les conflits entre nationalités doivent
s'arrêter. Pour détruire les terroristes, il faut
engager des commandos spéciaux et non l'armée régulière qui s'en prend à
toute la population. Nous devons restaurer
la paix entre les nationalités et préserver l'unité de la Russie. Nous
devons réunifier les peuples de l'Union soviétique.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
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dei separatisti
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Caucaso e sulla posizione dei comunisti a riguardo
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WAR CRIMES - OR FAKED NEWS?
By Igor Shrurenko (posted 3-10-00)
*** Is Russia the newest victim of Western media demonization? Or is the
anti-Russian news coverage we're seeing in fact nothing new? ***
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DURHAM -- No news is good news. Lately, this formula seems to be a tacit
rule-of-the-thumb on presenting Russia in major publications and on TV
news
networks. According to the mainstream media, the only things now coming
from
Russia are new atrocities the Russians are practicing just for the sport
of
it.
The most recent example came last week, when major world TV networks
provided
us with a vivid picture of mutilated bodies being dumped into a pit.
Commentaries said the pit contained the bodies of Chechen civilians
detained
for interrogation by Russian troops. It was said also that the bodies
showed
the signs of torture.
The report came from German N-24 Television; correspondent Frank Hoefler
said
he had witnessed and documented war crimes. The BBC broadcast the film,
provoking indignation all over the globe.
But it seemed that no one in the U.S. media questioned the authenticity
of
what was shown. The Russians have been bad guys for decades, after all.
For
the Western media, reinforcing negative stereotypes about Russia is one
of
the easiest things to do.
Human rights activists demanded a full-scale investigation. The U.S.
Department of State expressed concern. European Parliament members
called to
add new sanctions against Russia to those now in place.
But the balloon has blown up unexpectedly. Hoefler, the Moscow
correspondent
of N-24, admitted that the film was in fact bought from a Russian
journalist,
Oleg Blotsky. Blotsky said that the film actually showed a mass burial
of
Chechen rebels killed in fighting with Russian troops. Blotsky was going
to
sue N-24, he said.
Then N-24 sacked Hoefler. According to Deutsche Presse-Agentur news
service,
the director of N-24 said that Hoefler distorted the footage and passed
it
off as his own documentation of war crimes.
What came in the West's mainstream media the morning after? Apologies?
No.
Calls for more objective coverage of Russia? Missed again.
Mud sticks, and the faked media event shown on major networks has had a
real
effect. The European Union imposed new sanctions on Russia, putting
another
trade barrier on Russian steel exports to the EU. As a result of this
pseudo-event, the negative stereotype of Russia had been sustained,
allowing
more negative coverage in the future.
When it comes to international coverage, the U.S. media seem not to
recognize
the basic journalistic standards accepted for coverage of domestic
affairs.
At home, no racial, national, gender or minority bias is allowed.
Accusations
need to be substantiated and well-sourced. Any consciously false
reporting,
when spotted, will cause a scandal within the journalistic community.
Abroad, anything goes. The time of such sober and distinguished foreign
correspondents as David Remnick (formerly The Washington Post's Moscow
correspondent) is past. Now correspondents are being posted for much
shorter
periods of time; they have neither time nor, sometimes, the desire to go
deep
into an alien culture and try to understand it. All they want is to
scoop and
move on.
Since U.S. TV networks' international coverage is largely limited to
reporting calamities and major bloodshed, the easiest way to scoop is to
discover an even bigger calamity, even more bloodshed.
And as covering Russia means applying much lower or non-existent
journalistic
standards, reporters feel free to rely on plain rumors and bought
stories,
and on information carefully planted by intelligence services and
special-interest groups.
The N-24 faked story made major news. At the same time the networks did
not
report on the story of Alla Geifman, a 13-year-old Jewish Russian girl
who
was captured by the Chechen rebels and had two fingers cut off. She was
released in a special operation and later was invited to the United
States
for medical treatment. The U.S. Embassy in Moscow has denied her a visa
to
enter the U.S.
According to "Kommersant," one of the most respected Russian dailies,
her
father said she was denied a visa because U.S. officials were afraid the
girl, while in the United States, would tell the truth about what is
really
going on in Chechnya. With the only-negative-goes approach to Russia,
this
human story is unlikely to get any coverage.
Likewise, the story of an ITAR-TASS photographer Vladimir Yazina, taken
prisoner and later killed in cold blood by the rebels, has not made it
in the
major U.S. news.
The Chechens are not exactly the good guys the Western media like to
present
them as. And reinforcing negative stereotypes about Russia is easy. To
find
and publish the truth, even if it goes against the grain, has always
been
difficult.
***Igor Shnurenko is a media fellow at the DeWitt Wallace Center for
Communications and Journalism at Duke University. A Russian journalist
and
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Kuwaiti MP Salutes "Hero" Killed Fighting Alongside Chechen Rebels
KUWAIT CITY, Feb 21, 2000 -- (Agence France Presse) An MP has praised as
a "hero" a Kuwaiti killed fighting alongside Chechen rebels during an
attack on Russian forces in the breakaway republic, newspapers reported
Saturday.
Salem al-Ajmi was "a hero who sacrificed his life in the fields of
Jihad," or Islamic holy war, Islamist MP Walid al-Tabtabai said, quoted
by the Arab Times.
Tabtabai, coordinator of a Kuwaiti organization which voices solidarity
for Muslim Chechnya, said that "Ajmi spent four months fighting
alongside Chechen fighters."
Ajmi, two Chechens and a Yemeni national died in an attack on a Russian
army convoy during which "several soldiers" were killed.
The 22-year-old Kuwaiti, whose wife reportedly gave birth to their first
child just three days after his death, was a theology student at Kuwait
university.
He also worked as a muezzin, or a deputy preacher who calls Muslims to
prayer, before leaving Kuwait to fight in Chechnya last November, said
Tabtabai, who congratulated the Ajmi family on his "martyrdom."
Ajmi entered Chechnya through Turkey with four other Kuwaitis, and
joined a Chechen rebel unit headed by warlord Shamil Basayev, according
to local newspapers.
Another Kuwaiti, Mokhled al-Utaibi, was killed by Russian forces last
September in the neighboring republic of Dagestan, where he had been
fighting alongside Islamic insurgents.
Kuwaiti Foreign Minister Sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah denied in
September accusations by Russian authorities that his country was
financing Islamic rebels in Dagestan.
The Gulf monarchies have condemned the Russian military campaign in
Chechnya. ((c) 2000 Agence France Presse)
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SELEZIONE DI ANALISI COMUNISTE DEL CONFLITTO CECENO
Sull'argomento si vedano anche:
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/44.html?
e vari articoli pubblicati recentemente su "L'Ernesto" e "Contropiano"
* NorthStar Compass - http://www.northstarcompass.org
CHECHINYA: What’s the position of Communists to this tragedy?
* Revolutionary Worker 12-19-99 - http://www.mcs.net/~rwor/
PIPELINE OF GREED: U.S. imperialism and the "Great Game" for Caspian Oil
* Workers World 12-2-99 Page8 - http://www.workers.org
NEW 'FREEDOM' - TO EXPLOIT: The link between Chechnya war and Caspian
oil
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Da "Solidaire" - http://www.ptb.be/solidaire.htm
Des communistes du Caucase analysent la guerre
Pour qui se battent les Tchétchènes?
L?Ossétie du Nord est une république russe du Caucase. Elle est située
près de la Tchétchénie où la guerre fait rage
entre armée russe et séparatistes tchétchènes. Nous publions ci-dessous
un résumé de l?analyse qu?en fait la
section d?Ossétie du Nord du Parti communiste des Bolcheviks d?Union
soviétique.
Résumé: Jef Bossuyt
Début août 1999, un groupe important de Tchétchènes armés pénètre au
Daghestan, sans déclaration de guerre préalable.
Cette invasion n?allait amener que larmes et amertume au Daghestan,
profondément meurtri. Rien que dans la région de
Botlich, 20.000 personnes se sont enfuies. L?invasion a été de pair avec
des raids terroristes à Boujnaksk, Moscou,
Volgodonsk, Leningrad et d?autres villes russes.
Le Caucase possède de nombreuses richesses connues, à côté d?autres qui
le sont moins. La région forme un pont reliant la
Russie centrale et l?Ukraine à l?Asie occidentale et centrale, la mer
Noire et la Caspienne. Les Soviétiques y avaient
fortement développé l?industrie, l?agriculture et les infrastructures.
Le Caucase est également un creuset de langues et de
religions où, pendant longtemps, peuples russes et non russes ont
cohabité en toute amitié.
Washington veut affaiblir la Russie
Cette guerre, menée par une formation islamique internationale de 10.000
combattants, vise à créer un Etat islamique dont
la capitale serait Khasavyurt. Certains avancent que la guerre a pu être
déclenchée parce que le Saoudien Ben Laden finance
les combattants tchétchènes. Il est évident qu?Usama Ben Laden a une
relation directe avec cette guerre. Selon les dires de
Joseph Volanski, directeur du service britannique de lutte
antiterroriste, il aurait collecté ´des dizaines, sinon des
centaines de millions de dollars' pour ce conflit. Mais ni Ben Laden, ni
l?Arabie saoudite, ni la Turquie ne peuvent opérer
de leur propre chef dans une région considérée comme une zone d?intérêt
vital par les...Etats - Unis! N?oublions pas que le
gouvernement américain a déclaré au monde entier qu?il s?immiscerait
dans les affaires intérieures de tout peuple ´si les
intérêts des USA étaient menacés'.
Les Etats-Unis sont les principaux coupables, organisateurs et sponsors
de la guerre tchétchéno-daghestanaise. Ils sont
également intéressés plus que quiconque par l?affaiblissement et le
démantèlement de la Russie. Ils craignent plus que
tout le rétablissement du socialisme en Russie et donc de l?Union
soviétique. Ils ont même peur d?une Russie capitaliste
forte!
Pour l?instant, Washington craint de réintervenir avec les troupes de
l?Otan contre la Russie, car cette dernière possède
encore des missiles intercontinentaux. Les USA préfèrent donc dresser
les uns contre les autres les peuples de l?ancienne
Union soviétique. C?est précisément ce qui se passe dans la guerre
tchétchéno-daghestanaise, laquelle étant clairement une
guerre de conquête.
Un gouffre entre riches et pauvres
Cette guerre met également fin aux illusions des travailleurs caucasiens
quant à la possibilité qu?aurait toute nation
caucasienne de garantir sa sécurité et son essor économique sans
s?associer aux travailleurs des autres nations. Cette
possibilité n?existe que si ces travailleurs s?unissent aux travailleurs
de la Russie.
Les détenteurs du pouvoir au Kremlin ne sont que les exécutants d?une
politique pro-américaine et pro-impérialiste, tant
en politique intérieure qu?étrangère. Ils veulent poursuivre cette
politique et ont vraiment intérêt à ce que la majorité des
Russes ne découvre pas le vrai visage de son régime. Ils font tout pour
être agréables aux impérialistes américains en
essayant simultanément de se faire passer pour les partisans d?une
Russie puissante et indépendante.
C?est pourquoi le Kremlin se présente comme l?artisan de la lutte contre
les bandes tchétchènes. Or, le mérite de la
destruction des groupes tchétchènes entrées au Daghestan (en été 1999,
ndlr) revient aux soldats et officiers russes ainsi
qu?aux masses laborieuses daghestanaises.
Les réformes de Gorbatchev et d?Eltsine, c?est-à-dire l?introduction de
l?économie de marché et des rapports
capitalistes, ont provoqué une division en classes sociales dans les
républiques, districts et régions du Caucase. Au
Daghestan, 200 familles ont empoché... 80% des richesses ! C?est là que
réside la cause des conflits à venir au Daghestan. Le
bouillon de culture des conflits entre nationalités existe toujours dans
le Caucase: il est constitué par les rapports
capitalistes au Caucase et par la politique du Kremlin.
L?Otan recherche un nouveau Kosovo
Il ne fait aucun doute que les Etats-Unis et l?Otan veulent appliquer la
voie kosovare au Caucase. Pour ce faire, ils y
envoient d?abord leurs agents et mercenaires. Ensuite, ils réclament une
intervention des troupes de l?Otan.
Jusqu?à présent, ça n?a pas marché, mais c?est inévitable dans un proche
avenir. C?est pourquoi la guerre
tchétchéno-daghestanaise met les peuples caucasiens devant ce choix:
soit devenir une colonie des USA et des impérialistes
à part entière, soit rétablir le pouvoir soviétique.
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Guerre en Tchétchénie
Punir les terroristes, pas la population
Sazji Umalatova est née en 1953 dans la capitale tché-tchène Grozny. De
1973 à 1991, elle était conseillère
communale puis parlementaire pour la Tchétchénie-Ingouchie. Aujourd'hui,
elle est présidente du Parti pour la
Paix et l'Unité qui prône l'amitié entre les peuples de Russie et la
réunification de tous les peuples d'Union
soviétique.
Jef Bossuyt
Pourquoi y a-t-il la guerre en Tchétchénie?
Sazji Umalatova. En septembre, le commandant tchétchène Basaev a agressé
le Daghestan au départ de la Tchétchénie.
Basaev a reçu pour cela d'énormes sommes d'argent de l'étranger. Pour
les Russes, c'était l'occasion de déclencher une
nouvelle guerre, sous prétexte de lutter contre ces bandes de bandits.
Mais l'armée russe n'a pas bombardé Basaev, mais les
villages d'où il était déjà parti. Dans les médias russes, tout le
peuple tchétchène a été accusé de l'invasion au Daghestan et
des attentats à la bombe en Russie. Un militaire russe haut placé disait
récemment qu'on aurait très bien pu éliminer les
chefs des bandes terroristes mais qu'aucun ordre en ce sens n'avait été
donné.
Pourtant, lorsque Basaev s'est mis en guerre contre le Daghestan, toute
la Tchétchénie s'est soulevée contre lui. Nous
avons fait de grandes manifestations, nous l'avons maudit. Mais cela, la
télévision ne l'a pas montré. Au contraire, ils
ont bombardé notre peuple.
Lors des dernières élections présidentielles, 79% des Tchétchènes ont
voté pour le président Mashadov. Il a tenté d'éviter
la guerre, il était prêt à des négociations mais il n'a pas reçu de
réponse. Il est même menacé: par les commandants Basaev et
Chatab d'un côté, par le régime russe de l'autre.
Qui finance ces terroristes?
Sazji Umalatova. Plusieurs forces ont intérêt à ce que la Russie se
disloque. Ce n'est un secret pour personne que le
président américain Clinton mène des entretiens directs avec Basaev et
Oudougov, et avec le banquier du Kremlin,
Berezovski. Le pétrole dans le nord du Caucase présente la meilleure
qualité au monde. Je n'exclus pas que les Etats-Unis
s'ingèrent dans le conflit, sous le prétexte de protéger le peuple
tchétchène.
Les Etats-Unis avaient déjà tout tenté en 1945 pour semer la zizanie en
Union soviétique. Le ministre américain des
Affaires étrangères J.F Dulles disait alors: «Nous trouverons nos
partisans en Russie même et nous cultiverons le
nationalisme et l'hostilité entre les nationalités, surtout la haine
envers le peuple russe.»
Que pensez-vous du président russe, Poutine?
Sazji Umalatova. Sa prétendue 'opération contre les terroristes en
Tchétchénie' fait éclater la Russie. Poutine a partagé
son pays en bonnes et mauvaises gens. Il attise l'extrémisme. La plupart
des Tchétchènes veulent rester avec la Russie.
Mais combien de temps devront-ils encore vivre dans des camps de
réfugiés ? Quelle confiance peuvent-ils encore avoir en
la Russie?
Comment résoudre le problème tchétchène?
Sazji Umalatova. La guerre et les conflits entre nationalités doivent
s'arrêter. Pour détruire les terroristes, il faut
engager des commandos spéciaux et non l'armée régulière qui s'en prend à
toute la population. Nous devons restaurer
la paix entre les nationalités et préserver l'unité de la Russie. Nous
devons réunifier les peuples de l'Union soviétique.
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
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