Jugoinfo
Il seguente articolo e' uscito su "Liberazione" del 10/3/00
HANNO "INFOIBATO" LA STORIA
Nella memoria collettiva le "foibe" rappresentano una delle pagine "più
nere" dlla storia della lotta di Liberazione al confine orientale poichè
per più di cinquant'anni si sono avallate le tesi della destra fascista
e
nazionalista (sostenute da un'ampia pubblicistica propagandistica alla
quale la sinistra non è mai stata in grado di rispondere in maniera
decisa
e chiarificatrice) ovvero che tra il 1943 ed il 1947 furono "uccise solo
perchè italiane" dai partigiani "slavocomunisti" "migliaia" di persone
(le
cifre spaziano dai 5000 ai 20000 morti, con un picco - da parte della
sezione udinese di Azione Giovani - di 300.000).
Nel più recente clima di revisionismo storico tendente a criminalizzare
i
partigiani e la Resistenza nel suo insieme, la questione foibe è tornata
ad
avere un'eco nazionale, soprattutto grazie all'inchiesta portata avanti
dal
P.M. romano Giuseppe Pititto, il quale (è notizia di pochi mesi fa) ha
dovuto rifare tutta la richiesta di rinvio a giudizio per un vizio di
forma
(aveva completamente sbagliato a notificare gli avvisi di garanzia agli
indagati). In questa inchiesta Pititto, il quale aveva dichiarato di
avere
scoperto "la verità sulle foibe"naveva chiesto l'incriminazione di tre
partigiani (due fiumani ed uno istriano) per "genocidio", mentre a
leggere
la richiesta di rinvio a giudizio si vedeva chiaramente che i primi due
erano accusati di essere responsabili della morte di tre persone, mentre
il
terzo veniva accusato dell'uccisione di sette persone...
Ma cosa è successo effettivamente nella cosiddetta "Venezia Giulia" (che
allora comprendeva le vecchie Province di Trieste e Gorizia, buona parte
delle quali appartiene ora alla Slovenia, l'Istria, Fiume e la Dalmazia,
oggi croate), tra l'8 settembre 1943 e il maggio del '45?
Dopo l'8 settembre i prtigiani delle'esercito jugoslavo di liberazione
(nel
quale combattevano anche molti italiani, ma non solo : pure diversi
militari tedeschi avevano disertato il loro esercito per combattere coi
partigiani dell'esercito jugoslavo) avevano preso il controllo di parte
dell'Istria ed inq uel frangente funzionarono dei tribunali popolari che
procedettero all'arresto di gerarchi, segretari del Fascio, militari,
poliziotti e via di seguito.
Una parte di questi furono condannati a morte ; vi furono anche, come
sempre accade in queste occasioni, episodi di giustizia sommaria,
vendette,
abusi.
Ma bisogna considerare cosa significarono vent'anni di fascismo per le
popolazioni slovene e croate dei territori annessi all'Italia dopo la
fine
della prima guerra mondiale : cambiamento forzato dei cognomi "ridotti"
(così è la dizione ufficiale) in forma italiana, divieto di parlare la
propria lingua in pubblico e persino in chiesa, chiusura di tutte le
scuole
slovene e croate, trasferimento degli insegnanti e degli impegati
pubblici
di lingua slovena e croata nelle più remote parti dell'Italia, per non
parlare, dopo l'inizio della guerra e l'occupazione di quella che fu
denominata la "provincia di Lubiana", delle deportazioni di massa di
civili
(all'incirca 15000 persone, soprattutto vecchi, donne e bambini,
internati
chi nell'isola di Rab-Arbe in Dalmazia, chi a Gonars in Friuli) della
distruzione di villaggi, delle esecuzioni di massa.
Pulizia etnica, si direbbe oggi.
Ma ritorniamo all'autunno del '43.
Tra l'ottobre del '43 e la primavera del '44 furono recuperati, da una
decina circa di foibe istriane, duecento corpi di persone uccise nel
periodo di potere popolare ; per renderci conto delle proporzioni
valutiamo
che per riprendere il controllo della zona, nei primi giorni di ottobre
del
'43, i nazifascisti massacrarono 13.000 persone (o quantomeno questa è
la
cifra che il comando germanico comunicò attraverso la stampa locale).
L'aspetto più interessante di tutta la montatura creata intorno alla
faccenda delle foibe sta forse in come sono stati usati i documenti
ufficiali in funzione della propaganda di parte nazional-fascista.
infatti la stessa pubblicistica di stampo nazionalista, i cui esponenti
parlano di "migliaia di infoibati sol perchè italiani",
se analizzata attentamente ci fornisce altri dati.
Per esempio nel "Martirologo delle genti adriatiche" di Gianni Bartoli
(democristiano, esule dall'Istria, che fu per molti anni sindaco di
Trieste) troviamo un elenco di circa quattromila nomi che comprendono sì
persone persone che sono state "infoibate", ma anche militari caduti sui
vari fronti di guerra ed addirittura partigiani o resistenti deportati
dai
tedeschi nell'arco temporale che va dal 1942 al 1945.
Abbiamo poi Luigi Papo, già comandante in Istria della Milizia
Repubblichina e strtto collaboratore di qull'Italo Sauro che da Venezia
organizzava i servizi segreti della R.S.I nei territori sotto controllo
tedesco (la Venezia Giulia e parte del Friuli erano stai dopo l'8
settembre
di fatto annessi al Reich tedesco sotto la denominazione di Adriatisches
Kusteland). Papo è oggi uno dei maggiori esponenti del neoirredentismo
ed è
autore di un "Albo d'Oro" in cui elenca più di 20000 nomi di morti nel
corso della seconda guerra mondiale (ma anche dopo) e facenti capo alla
Venezia Giulia e Dalmazia, ma, benchè la copertina riporti lo spaccato
di
una "foiba", non tutti i nomi elencati sono nomi di "infoibati", anzi
questi ne compongono la minima parte. Troviamo qui infatti elencati i
caduti per fatti di guerra sui vari fronti, i morti nei lager nazisti e
sotto i bombardamenti, addirittura molti partigiani.
Sempre lo stesso Papo ha recentemente pubblicato un libro "L'Istria e le
sue foibe" dove riporta un documento (datato aprile '45) nel quale il
Federale dell'Istria Bilucaglia dice di inviare al presidente del C.N.L.
(che a Trieste era di forte matrice antislava e anticomunista) 500
pratiche
relative ad altrettanti "infoibati" per i quali si prevedeva di dare dei
risarcimenti alle famiglie. Cinquecento dunque: comprese le persone
uccise
nel corso del conflitto.
Andiamo ora a vedere cosa accadde nella provincia di Trieste dopo il 1°
maggio del '45, quando la città rimase, per quaranta giorni, sotto
l'amministrazione jugoslava.
Da verifiche e controlli incrociati tra gli archivi dello Stato Civile
ed i
testi nazionalisti sopra citati, è risultato che il totale degli
"scomparsi" da Trieste furono poco più di 500 (questa ricerca è stata
pubblicata nel libro "Operazione foibe a Trieste", scritto dall'autrice
di
questo articolo e pubblicato dalla casa editrice Kappavu di Udine). Di
questi 500 circa 200 erano militari e guardie di finanza che furono
internati come prigionieri di guerra nei campi e morirono per cause
varie
(la gran parte per un'epidemia di tifo). Un altro centinaio di questi
furono portati a Lubiana, processati per collaborazionismo e condannati
a
maorte. Mollti di essi avevano fatto parte dell'Ispettorato Speciale di
P.S., un corpo che era stato creato ancora nel '42 per la repressione
antislava ed antipartigiana (solo la Venezia Giulia e la Sicilia
conobbero
questo tipo di formazione). Questo corpo, noto come "banda Collotti" dal
nome del loro capo, può essere paragonato per efferatezza alla
famigerata
"banda Koch" che operò a Roma, ma a differenza di questa aveva pure
l'incarico di compiere vere e proprie azioni antiguerriglia nel
circondario
di Trieste.
Infine una quarantina di persone furono recuperate da alcune foibe
triestine, ma in questi casi si trattò (o almeno così venne accertato
nel
corso dei processi celebrati nel dopoguerra) per lo più di vendette
personali.
questi, in estrema sintesi, i fatti. Vediamo ora invece i due esempi di
quella che si può definire la "mitologia delle foibe", i due simboli dei
"crimini dei partigiani slavocomunisti", ovvero le due foibe di
Bassovizza
e di Monrupino.
La foiba di Monrupino o di Opicina (l'abisso si trova a metà strada tra
le
due località e viene indicato ora con l'uno ora con l'altro nome) servì,
nei primi giorni del maggio '45, da fossa comune per i morti della
battaglia di Opicina, battaglia che durò per sei giorni e segnò la
definitiva sconfitta dell'esercito nazista in zona ; per rendere l'idea
della tragedia di questa battaglia si pensi che delle due parti in lotta
perirono cicra un migliaio di persone. successivamente i corpi dei
soldati
tedeschi furono traslati e la voragine rimase vuota (così leggiamo in un
testo di speleologia pubblicato a Trieste alcuni anni or sono, ma così
appare anche in un rapporto ufficiale della Polizia Civile di Trieste ed
inoltre così hanno testimoniato alcune persone che si sono calate
nell'abisso prima che lo stesso venisse ricoperto con una lastra di
pietra
e dichiarato "monumento di inetresse nazionale"). Grottesca appare
quindi
l'iscrizione sulla pietra voluta dai "giuliani dai dalmati ai loro
caduti",
dato che quellla fossa aveva accolto soprattutto militari dell'esercito
germanico.
Poi c'è la foiba di Basovizza (questa è stata proprio dichiarata
monumento
nazionale) che in realtà non è una cavità naturale ma un pozzo
artificiale,
una vecchia miniera abbandonata. Fu per alcuni anni meta di suicidi (il
pozzo è profondo 250 metri); ma nel corso della seconda guerra mondiale
fu
usata, da quanto ci ha riferito un testimone oculare, dai nazifascisti
per
gettarvi dentro i loro prigionieri.
Sui presunti "infoibamenti" a Basovizza s'è scritto tantissimo (chi
parla
di quattrocento, chi di quattromila "infoibati"), ma dagli stessi
documenti
che sono stati pubblicati sulla stampa locale appare che testimoni
oculari
di queste uccisioni non ci furono ; che già nell'estate del '45 gli
angloamericani (Trieste era allora sotto amministrazione militate
alleata)
operarono dei recuperi dal pozzo e dopo aver tirato fuori circa una
ventina
di corpi decisero di lasciar perdere perchè non ce ne erano altri; che
le
"voci" di militari neozelandesi "infoibati" dai partigiani a Basovizza
furono smentite dallo stesso Ministero della Difesa neozelandese.
Inoltre nel 1954 una ditta fu incaricata di svuotare il pozzo dai
residuati
bellici che vi erano stati gettati dentro dagli angloamericani : se nel
corso di queste operazioni si fossero rinvenuti dei cadaveri si immagina
che ne sarebbe stata data notizia. Infine il pozzo fu utilizzato come
discarica nel corso degli anni '50, quando sindaco di trieste era lo
stesso
Gianni bartoli che aveva scritto tante pagine sulle tragedie delle foibe
e
dell'esodo dall'Istria; avrebbe permesso uno scempio del genere se fosse
stato veramente convinto che lì giacevano dei resti umani?
Anche questa voragine fu poi chiusa con una lastra di pietra ed accanto
ad
essa si trova una pietra carsica che riporta lo spaccato del pozzo con
l'indicazione dei livelli di ciò che vi sarebbe dentro ("detriti della I
guerra mondiale", "detriti vari", "salme di infoibati"). Ma la cosa
strana
è che la quantità di "metri cubi contenenti le salme degli infoibati"
continua ad oscillare tra i 300 ed i 500: basta confronatre le foto
scattate in epoche varie per rendersene conto.
In mezzo a tutte queste mistificazioni sono poche le voci che si levano
per
cercare di ricondurre la "questione foibe" nelle sue reali proporzioni,
cioè come un fatto di gurra, orribile finchè si vuole ma effetto e non
causa di altri orrori.
Infatti a tutt'oggi il deputato di A.N. Roberto Menia si ostina a
dichiarare in Commissione parlamentare nel corso della discussione della
proposta di legge per la tutela della minoranza slovena, che "circa
20mila
italiani sono stati assassinati nelle foibe", e purtroppo il problema è
talmente poco conosciuto che nessuno osa contraddirlo.
Così della vicenda delle foibe come quella di Porzus, come del Triangolo
Rosso, come di via Rasella si sono sefviti i "pacificatori" che per
riabilitare i repubblichini di Salò accusano i partigiani di avere pure
loro commesso dei crimini di guerra.
Per capire con chi abbiamo a che fare vediamo cosa ci dice, nero su
bianco,
Luigi Papo: "..la storia quando serve alla propaganda può benignamente
venire falsata".
Di fronte a cotantà onestà e fondamentale quindi mobilitarsi tutti per
la
chiarezza storica, per evitare la revisione e conseguente
criminalizzazione
della Resistenza.
Claudia Cernigoi
direttrice de "La Nuova Alabarda e la coda del diavolo"
Per contatti: CP 57, 34100 Trieste
(Un grazie di cuore a S.M. per la trascrizione!)
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: crj@... - URL: http://marx2001.org/crj
** NO COPYRIGHT ! **
------------------------------------------------------------
HANNO "INFOIBATO" LA STORIA
Nella memoria collettiva le "foibe" rappresentano una delle pagine "più
nere" dlla storia della lotta di Liberazione al confine orientale poichè
per più di cinquant'anni si sono avallate le tesi della destra fascista
e
nazionalista (sostenute da un'ampia pubblicistica propagandistica alla
quale la sinistra non è mai stata in grado di rispondere in maniera
decisa
e chiarificatrice) ovvero che tra il 1943 ed il 1947 furono "uccise solo
perchè italiane" dai partigiani "slavocomunisti" "migliaia" di persone
(le
cifre spaziano dai 5000 ai 20000 morti, con un picco - da parte della
sezione udinese di Azione Giovani - di 300.000).
Nel più recente clima di revisionismo storico tendente a criminalizzare
i
partigiani e la Resistenza nel suo insieme, la questione foibe è tornata
ad
avere un'eco nazionale, soprattutto grazie all'inchiesta portata avanti
dal
P.M. romano Giuseppe Pititto, il quale (è notizia di pochi mesi fa) ha
dovuto rifare tutta la richiesta di rinvio a giudizio per un vizio di
forma
(aveva completamente sbagliato a notificare gli avvisi di garanzia agli
indagati). In questa inchiesta Pititto, il quale aveva dichiarato di
avere
scoperto "la verità sulle foibe"naveva chiesto l'incriminazione di tre
partigiani (due fiumani ed uno istriano) per "genocidio", mentre a
leggere
la richiesta di rinvio a giudizio si vedeva chiaramente che i primi due
erano accusati di essere responsabili della morte di tre persone, mentre
il
terzo veniva accusato dell'uccisione di sette persone...
Ma cosa è successo effettivamente nella cosiddetta "Venezia Giulia" (che
allora comprendeva le vecchie Province di Trieste e Gorizia, buona parte
delle quali appartiene ora alla Slovenia, l'Istria, Fiume e la Dalmazia,
oggi croate), tra l'8 settembre 1943 e il maggio del '45?
Dopo l'8 settembre i prtigiani delle'esercito jugoslavo di liberazione
(nel
quale combattevano anche molti italiani, ma non solo : pure diversi
militari tedeschi avevano disertato il loro esercito per combattere coi
partigiani dell'esercito jugoslavo) avevano preso il controllo di parte
dell'Istria ed inq uel frangente funzionarono dei tribunali popolari che
procedettero all'arresto di gerarchi, segretari del Fascio, militari,
poliziotti e via di seguito.
Una parte di questi furono condannati a morte ; vi furono anche, come
sempre accade in queste occasioni, episodi di giustizia sommaria,
vendette,
abusi.
Ma bisogna considerare cosa significarono vent'anni di fascismo per le
popolazioni slovene e croate dei territori annessi all'Italia dopo la
fine
della prima guerra mondiale : cambiamento forzato dei cognomi "ridotti"
(così è la dizione ufficiale) in forma italiana, divieto di parlare la
propria lingua in pubblico e persino in chiesa, chiusura di tutte le
scuole
slovene e croate, trasferimento degli insegnanti e degli impegati
pubblici
di lingua slovena e croata nelle più remote parti dell'Italia, per non
parlare, dopo l'inizio della guerra e l'occupazione di quella che fu
denominata la "provincia di Lubiana", delle deportazioni di massa di
civili
(all'incirca 15000 persone, soprattutto vecchi, donne e bambini,
internati
chi nell'isola di Rab-Arbe in Dalmazia, chi a Gonars in Friuli) della
distruzione di villaggi, delle esecuzioni di massa.
Pulizia etnica, si direbbe oggi.
Ma ritorniamo all'autunno del '43.
Tra l'ottobre del '43 e la primavera del '44 furono recuperati, da una
decina circa di foibe istriane, duecento corpi di persone uccise nel
periodo di potere popolare ; per renderci conto delle proporzioni
valutiamo
che per riprendere il controllo della zona, nei primi giorni di ottobre
del
'43, i nazifascisti massacrarono 13.000 persone (o quantomeno questa è
la
cifra che il comando germanico comunicò attraverso la stampa locale).
L'aspetto più interessante di tutta la montatura creata intorno alla
faccenda delle foibe sta forse in come sono stati usati i documenti
ufficiali in funzione della propaganda di parte nazional-fascista.
infatti la stessa pubblicistica di stampo nazionalista, i cui esponenti
parlano di "migliaia di infoibati sol perchè italiani",
se analizzata attentamente ci fornisce altri dati.
Per esempio nel "Martirologo delle genti adriatiche" di Gianni Bartoli
(democristiano, esule dall'Istria, che fu per molti anni sindaco di
Trieste) troviamo un elenco di circa quattromila nomi che comprendono sì
persone persone che sono state "infoibate", ma anche militari caduti sui
vari fronti di guerra ed addirittura partigiani o resistenti deportati
dai
tedeschi nell'arco temporale che va dal 1942 al 1945.
Abbiamo poi Luigi Papo, già comandante in Istria della Milizia
Repubblichina e strtto collaboratore di qull'Italo Sauro che da Venezia
organizzava i servizi segreti della R.S.I nei territori sotto controllo
tedesco (la Venezia Giulia e parte del Friuli erano stai dopo l'8
settembre
di fatto annessi al Reich tedesco sotto la denominazione di Adriatisches
Kusteland). Papo è oggi uno dei maggiori esponenti del neoirredentismo
ed è
autore di un "Albo d'Oro" in cui elenca più di 20000 nomi di morti nel
corso della seconda guerra mondiale (ma anche dopo) e facenti capo alla
Venezia Giulia e Dalmazia, ma, benchè la copertina riporti lo spaccato
di
una "foiba", non tutti i nomi elencati sono nomi di "infoibati", anzi
questi ne compongono la minima parte. Troviamo qui infatti elencati i
caduti per fatti di guerra sui vari fronti, i morti nei lager nazisti e
sotto i bombardamenti, addirittura molti partigiani.
Sempre lo stesso Papo ha recentemente pubblicato un libro "L'Istria e le
sue foibe" dove riporta un documento (datato aprile '45) nel quale il
Federale dell'Istria Bilucaglia dice di inviare al presidente del C.N.L.
(che a Trieste era di forte matrice antislava e anticomunista) 500
pratiche
relative ad altrettanti "infoibati" per i quali si prevedeva di dare dei
risarcimenti alle famiglie. Cinquecento dunque: comprese le persone
uccise
nel corso del conflitto.
Andiamo ora a vedere cosa accadde nella provincia di Trieste dopo il 1°
maggio del '45, quando la città rimase, per quaranta giorni, sotto
l'amministrazione jugoslava.
Da verifiche e controlli incrociati tra gli archivi dello Stato Civile
ed i
testi nazionalisti sopra citati, è risultato che il totale degli
"scomparsi" da Trieste furono poco più di 500 (questa ricerca è stata
pubblicata nel libro "Operazione foibe a Trieste", scritto dall'autrice
di
questo articolo e pubblicato dalla casa editrice Kappavu di Udine). Di
questi 500 circa 200 erano militari e guardie di finanza che furono
internati come prigionieri di guerra nei campi e morirono per cause
varie
(la gran parte per un'epidemia di tifo). Un altro centinaio di questi
furono portati a Lubiana, processati per collaborazionismo e condannati
a
maorte. Mollti di essi avevano fatto parte dell'Ispettorato Speciale di
P.S., un corpo che era stato creato ancora nel '42 per la repressione
antislava ed antipartigiana (solo la Venezia Giulia e la Sicilia
conobbero
questo tipo di formazione). Questo corpo, noto come "banda Collotti" dal
nome del loro capo, può essere paragonato per efferatezza alla
famigerata
"banda Koch" che operò a Roma, ma a differenza di questa aveva pure
l'incarico di compiere vere e proprie azioni antiguerriglia nel
circondario
di Trieste.
Infine una quarantina di persone furono recuperate da alcune foibe
triestine, ma in questi casi si trattò (o almeno così venne accertato
nel
corso dei processi celebrati nel dopoguerra) per lo più di vendette
personali.
questi, in estrema sintesi, i fatti. Vediamo ora invece i due esempi di
quella che si può definire la "mitologia delle foibe", i due simboli dei
"crimini dei partigiani slavocomunisti", ovvero le due foibe di
Bassovizza
e di Monrupino.
La foiba di Monrupino o di Opicina (l'abisso si trova a metà strada tra
le
due località e viene indicato ora con l'uno ora con l'altro nome) servì,
nei primi giorni del maggio '45, da fossa comune per i morti della
battaglia di Opicina, battaglia che durò per sei giorni e segnò la
definitiva sconfitta dell'esercito nazista in zona ; per rendere l'idea
della tragedia di questa battaglia si pensi che delle due parti in lotta
perirono cicra un migliaio di persone. successivamente i corpi dei
soldati
tedeschi furono traslati e la voragine rimase vuota (così leggiamo in un
testo di speleologia pubblicato a Trieste alcuni anni or sono, ma così
appare anche in un rapporto ufficiale della Polizia Civile di Trieste ed
inoltre così hanno testimoniato alcune persone che si sono calate
nell'abisso prima che lo stesso venisse ricoperto con una lastra di
pietra
e dichiarato "monumento di inetresse nazionale"). Grottesca appare
quindi
l'iscrizione sulla pietra voluta dai "giuliani dai dalmati ai loro
caduti",
dato che quellla fossa aveva accolto soprattutto militari dell'esercito
germanico.
Poi c'è la foiba di Basovizza (questa è stata proprio dichiarata
monumento
nazionale) che in realtà non è una cavità naturale ma un pozzo
artificiale,
una vecchia miniera abbandonata. Fu per alcuni anni meta di suicidi (il
pozzo è profondo 250 metri); ma nel corso della seconda guerra mondiale
fu
usata, da quanto ci ha riferito un testimone oculare, dai nazifascisti
per
gettarvi dentro i loro prigionieri.
Sui presunti "infoibamenti" a Basovizza s'è scritto tantissimo (chi
parla
di quattrocento, chi di quattromila "infoibati"), ma dagli stessi
documenti
che sono stati pubblicati sulla stampa locale appare che testimoni
oculari
di queste uccisioni non ci furono ; che già nell'estate del '45 gli
angloamericani (Trieste era allora sotto amministrazione militate
alleata)
operarono dei recuperi dal pozzo e dopo aver tirato fuori circa una
ventina
di corpi decisero di lasciar perdere perchè non ce ne erano altri; che
le
"voci" di militari neozelandesi "infoibati" dai partigiani a Basovizza
furono smentite dallo stesso Ministero della Difesa neozelandese.
Inoltre nel 1954 una ditta fu incaricata di svuotare il pozzo dai
residuati
bellici che vi erano stati gettati dentro dagli angloamericani : se nel
corso di queste operazioni si fossero rinvenuti dei cadaveri si immagina
che ne sarebbe stata data notizia. Infine il pozzo fu utilizzato come
discarica nel corso degli anni '50, quando sindaco di trieste era lo
stesso
Gianni bartoli che aveva scritto tante pagine sulle tragedie delle foibe
e
dell'esodo dall'Istria; avrebbe permesso uno scempio del genere se fosse
stato veramente convinto che lì giacevano dei resti umani?
Anche questa voragine fu poi chiusa con una lastra di pietra ed accanto
ad
essa si trova una pietra carsica che riporta lo spaccato del pozzo con
l'indicazione dei livelli di ciò che vi sarebbe dentro ("detriti della I
guerra mondiale", "detriti vari", "salme di infoibati"). Ma la cosa
strana
è che la quantità di "metri cubi contenenti le salme degli infoibati"
continua ad oscillare tra i 300 ed i 500: basta confronatre le foto
scattate in epoche varie per rendersene conto.
In mezzo a tutte queste mistificazioni sono poche le voci che si levano
per
cercare di ricondurre la "questione foibe" nelle sue reali proporzioni,
cioè come un fatto di gurra, orribile finchè si vuole ma effetto e non
causa di altri orrori.
Infatti a tutt'oggi il deputato di A.N. Roberto Menia si ostina a
dichiarare in Commissione parlamentare nel corso della discussione della
proposta di legge per la tutela della minoranza slovena, che "circa
20mila
italiani sono stati assassinati nelle foibe", e purtroppo il problema è
talmente poco conosciuto che nessuno osa contraddirlo.
Così della vicenda delle foibe come quella di Porzus, come del Triangolo
Rosso, come di via Rasella si sono sefviti i "pacificatori" che per
riabilitare i repubblichini di Salò accusano i partigiani di avere pure
loro commesso dei crimini di guerra.
Per capire con chi abbiamo a che fare vediamo cosa ci dice, nero su
bianco,
Luigi Papo: "..la storia quando serve alla propaganda può benignamente
venire falsata".
Di fronte a cotantà onestà e fondamentale quindi mobilitarsi tutti per
la
chiarezza storica, per evitare la revisione e conseguente
criminalizzazione
della Resistenza.
Claudia Cernigoi
direttrice de "La Nuova Alabarda e la coda del diavolo"
Per contatti: CP 57, 34100 Trieste
(Un grazie di cuore a S.M. per la trascrizione!)
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10-100-1000 CILIEGINE !!!
Continuiamo a ricevere segnali di apprezzamento ed interesse per le
nostre amare "ciliegine"... Cogliamo allora l'occasione per esortare
tutti a scrivere ciliegine, chicche, aforismi e quant'altro, a
mandarcele oppure a distribuirle in proprio, a smascherare gli inganni
dei giornalisti piu' servili e dei loro padroni, a "bombardare" di humor
e spirito critico questa masnada di miserabili bugiardi criminali che
governa il nostro mondo!
Dieci-cento-mille ciliegine contro le loro menzogne!
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: cr-@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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Continuiamo a ricevere segnali di apprezzamento ed interesse per le
nostre amare "ciliegine"... Cogliamo allora l'occasione per esortare
tutti a scrivere ciliegine, chicche, aforismi e quant'altro, a
mandarcele oppure a distribuirle in proprio, a smascherare gli inganni
dei giornalisti piu' servili e dei loro padroni, a "bombardare" di humor
e spirito critico questa masnada di miserabili bugiardi criminali che
governa il nostro mondo!
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* L'ORO DI KOSOVSKA MITROVICA (D. Johnstone)
* SOLIDARIETA' CON I SERBO-KOSOVARI GHETTIZZATI A MITROVICA (JÖSB)
---
The following article by Diana Johnstone has been already distributed in
english: look at
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/103.html?
Il seguente articolo, del quale abbiamo gia' distribuito la versione
originale inglese (vedasi
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/103.html? )
e' uscito su "Il manifesto" del 19/3/2000:
-
BALCANI LA VERA POSTA IN GIOCO ECONOMICA DEL KOSOVO
L'oro di Mitrovica
Perch l'Onu non sottrae e subito ai serbi il complesso minerario di
Trepca? E' quanto consiglia l'Icg, il massimo ente di ricerca sui
Balcani
(di Soros)
- DIANA JOHNSTONE -
I l raffronto di due documenti - un rapporto dell'Icg (International
crisis group) sul complesso minerario di Trepca del novembre 1999, e un
articolo della consulente dell'Icg Susan Blaustein, apparso sul
Toronto star a febbraio - fornisce uno spaccato eccezionalmente chiaro
sui
lavori della "comunit internazionale". L'Icg un istituto di ricerca ad
alto livello, sostenuto dal finanziere George Soros. E'
stato fondato nel 1995 con l'obiettivo primario di fornire una guida
politica ai governi che partecipano al rimodellamento dei Balcani
condotto
dalla Nato. Tra i suoi rappresentanti di maggior spicco vi il
potente policy maker americano Morton Abramowitz, eminenza grigia della
nuova politica di "intervento umanitario" e sponsor dei separatisti
albanesi in Kosovo. Lo scorso 26 novembre l'Icg ha diffuso
il documento "Trepca: making sense of the labyrinth", in cui
raccomandava
alla missione Onu in Kosovo (Unmik) di appropriarsi nel pi breve tempo
possibile del complesso minerario di Trepca -
sottraendolo ai serbi - e spiegava come procedere. L'articolo della
giornalista dell'Icg rappresenta una volgarizzazione della posizione
antiserba, finalizzata a preparare l'opinione pubblica all'attuazione
della politica dell'Icg.
Trepca un conglomerato di circa 40 miniere e stabilimenti, in gran
parte
ma non tutti in Kosovo, di cui fanno parte significativamente Stari Trg,
"una delle pi ricche miniere d'Europa" e la pi ricca dei
Balcani, attualmente chiusa, e la fonderia di Zvecan, situata a
nordovest
di Mitrovica e tuttora gestita da un management serbo. L'Icg invita
l'Unmik, guidata da Bernard Kouchner, a dare un taglio alle
dispute legali sulla propriet dell'industria e ad assumere essa stessa
la
gestione di Trepca. Il 25 luglio Kouchner ha emesso un decreto che
recita:
"l'Unmik amministrer le propriet mobili o immobili,
ivi compresi i conti monetari ed altre propriet della, o registrate a
nome
della, Repubblica Federale di Jugoslavia oppure della Repubblica serba o
di qualunque suo organo, che si trovino nel territorio del
Kosovo". Il documento dell'Icg concludeva che "l'Unmik e la Kfor
dovrebbero rilevare in modo rapido e categorico il complesso di Trepca,
ivi compresa la chiusura totale e immediata delle strutture di
Zvecan, pericolose per l'ambiente".
Il bluff ambientale
Il vero difetto di Zvecan che l'impianto gestito dai serbi e fornisce
alla Jugoslavia un introito. Ma nella "strategia delle misure"
raccomandate dall'Icg, all'Unmik viene consigliato di istruire una
"squadra di valutazione ambientale di Zvecan" che riferisca sullo stato
dell'impianto e "suggerisca quali misure devono essere prese". I rischi
ambientali sono il pretesto per chiudere Zvecan e privare gli
ultimi serbi del Kosovo del loro sostentamento. (...) La strategia
prevede
un graduale avviamento della produzione mineraria per rassicurare i
"kosovari", nel senso delle persone di etnia albanese, sul
loro futuro. Perch, sebbene l'Icg dica che la "forza lavoro e il
management di tutti gli impianti di Trepca devono essere selezionati
esclusivamente in base al merito", esso aggiunge che "non va preso in
considerazione nessuno che abbia legami con il regime di Belgrado", ed
abituale identificare tutti i serbi con "il regime di Belgrado".
Questa palese appropriazione di propriet in quella che, formalmente,
ancora una parte della Serbia, viene naturalmente giustificata come una
misura necessaria per rassicurare gli albanesi oppressi. "Il
ritorno al lavoro finanche di poche centinaia di minatori kosovari
rappresenterebbe, per tutti i kosovari, una rivendicazione del loro
patrimonio". L'evento mediatico facile da immaginare. Ma se l'ostilit
dell'Icg verso la Serbia appare genuina, l'amore per gli albanesi
potrebbe
rivelarsi imperfetto. (...) Il rapporto dell'Icg osserva che Trepca "da
lungo tempo costituisce per gli albanesi del Kosovo il
simbolo dell'oppressione serba e della loro resistenza", e riferisce che
dopo il 1974 i kosovari, finalmente in grado di gestire essi stessi gli
impianti di Trepca, "avevano creato migliaia di posti di lavoro",
ma che "negli anni 1981-82 uno scandalo, una sorta di Trepca-gate - in
cui
i lavoratori kosovari albanesi furono accusati di aver rubato grosse
quantit di oro e argento - stato il pretesto per licenziare
molti ingegneri e tecnici". Se il furto sia accaduto realmente, o se sia
stato solo un pretesto, non interessava alla comunit internazionale,
fintantoch i serbi erano chiamati in causa.
Ma dopo? Il rapporto conclude che "consegnare semplicemente Trepca ai
kosovari impossibile per la carenza di competenze moderne disponibili
localmente, per il bisogno di standard verificabili a
livello internazionale e per evitare casi di corruzione", cos come danni
alle installazioni. E, per quanto riguarda quelle "migliaia di posti di
lavoro" creati da e per i kosovari albanesi, essi non fanno parte
dell'agenda della comunit internazionale. (...)
Fortunatamente, l'Icg rileva che la giovane leadership dell'"Esercito di
liberazione del Kosovo" mostra "una certa impazienza" nei confronti
dell'interesse della pi vecchia leadership kosovara albanese
per una "grande forza lavoro" e preferisce una modernizzazione che
richieder capitali di investimento stranieri. Nessuna meraviglia che
Washington abbia scelto di sostenere il violento Uck.
Contro i serbi
L'ipocrisia manipolatoria dei fautori della politica dell'Icg ancor pi
sfacciata nei confronti dei serbi. L'Icg raccomanda all'Unmik di
affrettarsi ad appropriarsi del ricco complesso minerario, prima delle
elezioni in Serbia, in modo che un eventuale nuovo governo, pi gradito
all'Occidente, non possa essere accusato di "aver perso Trepca". Tutti i
leader serbi, compresi quelli dell'opposizione, osserva
l'Icg, protesteranno quando l'Unmik si approprier di Trepca e della
fonderia di Zvecan. "Comunque essi potrebbero ricorrere
all'argomentazione
che la 'perdita' sia stata dovuta allo status di paria dello
stesso Milosevic, sicch ancora una volta la Serbia avrebbe perso
ricchezza
a causa del fatto che egli in carica. Perci, se l'iniziativa fosse
presa
prima di qualunque consultazione elettorale in Serbia,
questa non sconvolgerebbe necessariamente una eventuale strategia per
deporre Milosevic, e potrebbe anzi contribuire anche a questa impresa".
In breve, la comunit internazionale prender possesso di Trepca qualunque
sar il governo di Belgrado; meglio per farlo finch c' Milosevic, in modo
che l'opposizione "progressista e democratica",
appoggiata dagli occidentali, possa fingere che sia stata colpa di
Milosevic.
Il premio Jamie Shea
Un tale cinismo difficile da superare, ma qualche bugia si pu sempre
aggiungere. E' questo il compito della propaganda dei media, finalizzata
a
far ingoiare all'opinione pubblica le politiche decise
dall'lite dei governi e degli istituti di ricerca. L'articolo di Susan
Blaustein, senior consultant presso l'Icg, apparso il 23 febbraio sul
Toronto star e intitolato "Mitrovica flashpoint for the next Balkan
war", merita il premio Jamie Shea per la pi sfacciata propaganda di
guerra
del mese. I clich ci sono tutti, "odi vecchi di secoli"; poi
l'attenzione
si concentra sul solo colpevole: Milosevic; gli inaffidabili
francesi in vena di concessioni e, di contro, il bisogno della comunit
internazionale di mostrare "spina dorsale" e tenere testa alla "prova di
forza di Milosevic".
Per Blaustein Milosevic che sta causando problemi nella citt di
Mitrovica
per "un suo preciso interesse finanziario" nel complesso minerario di
Trepca e nella fonderia di Zvecan. La Nato ha occupato
il Kosovo ed stata a guardare per otto mesi mentre gli albanesi
uccidevano, terrorizzavano e cacciavano via gran parte della popolazione
non albanese, ma Blaustein capace di scrivere (e il giornale di
pubblicare) che "la citt un cardine nel progetto di Belgrado della
'Grande Serbia', di espellere i non-serbi dalla regione".
Il rapporto Icg del novembre '99 osservava che "da molto tempo i
rappresentanti della finanza internazionale hanno riconosciuto che
l'industria dei minerali, per la sua struttura, fondamentale per il
riciclaggio del denaro" in tutto il mondo, e suggeriva che "l'interesse
della cerchia di Milosevic nello sfruttamento degli impianti di Trepca
potrebbe andare oltre la semplice operazione di condividerne i
profitti". Blaustein spinge questa speculazione un passo pi avanti,
scrivendo della fonderia di Zvecan che "si ritiene diffusamente sia
servita al regime come efficiente meccanismo di riciclaggio del
denaro". Ma in qualunque caso, se i serbi gestiscono Zvecan per trarne
un
profitto, perch dovrebbero creare problemi? E' perch "Mitrovica l'unico
avamposto rimasto a Milosevic in Kosovo", per cui
"egli ha deciso di 'vedere' il bluff della comunit internazionale".
Blaustein procede a scusare gli albanesi per le violenze e biasima i
francesi.
Non sono i serbi che stanno subendo l'allontanamento dal Kosovo, ma gli
albanesi che sono vittime degli "operai di Milosevic", che "controllano,
molestano, terrorizzano ed espellono i civili albanesi che
osano vivere o avventurarsi nella parte serba della citt". L'attacco con
un razzo a un autobus che trasportava civili serbi, il 2 febbraio
scorso,
stato "non privo di provocazione"; gli albanesi non
sopportavano che la comunit internazionale ignorasse "l'oppressione
serba
degli albanesi".
Non permettendo a folle di albanesi arrabbiati di impossessarsi
dell'ultima parte del Kosovo in cui i serbi stanno ancora cercando di
vivere pi o meno normalmente, "i funzionari internazionali stanno
abbandonando l'impegno, preso dall'Onu, di creare e proteggere una
societ
multietnica in Kosovo", secondo Blaustein, che intende incolpare in
anticipo per quella che egli stesso chiama "la prossima
guerra balcanica". Ci in totale contraddizione con quanto accaduto in
Kosovo negli ultimi otto mesi. Ma i propagandisti contano sulla tendenza
dei lettori disinformati a scambiare ci che familiare
con ci che vero. I clich su "Milosevic" e la "Grande Serbia" sono
familiari. La verit non lo . Se e quando la "prossima guerra balcanica"
scoppier e la "comunit internazionale" prender il pieno
controllo del complesso industriale di Trepca, non c' bisogno che il
distratto pubblico presti troppa attenzione, poich tutti gi sanno di che
cosa si tratta: quel cattivo dittatore Milosevic sta creando
ancora problemi.
---
Stanovnici Kosovske Mitrovice, Srbi!
Dragi prijatelji!
Ho}emo da Vam izrazimo na{u najve}u solidarnost u ovim te{kim vremenima,
kada morate da se borite za osnovno pravo,
za pravo egzistencije. Svakodnevno ste suo~eni sa borbom za opstanak,
jer o~igledno da kao takvi niste za Kosmet, koji je
OVK uz pomo} NATO-a stvorio. Prvi cilj tih snaga je da ostvare "etni~ko
~istu" draavu, o~i{}enju od srpskog i drugog
ne-albanskog stanovni{tva, jer se Vi ne uklapate u ideogiju OVK. NATO je
napao Jugoslaviju pod izgovorom da {titi
ljudska prava, a sada podraava etni~ko ~i{}enje, koje sprovodi
"razoruaana" OVK nad nealbanskim stanovni{tvom. I to sve
u interesu imperijalzma; - iz tog razloga je Va{ otpor i Va{ opstanak na
Kosmetu veoma vaaan.
Postoji sli~na situacija u jednoj drugoj zemlji. U severnoj Irskoj aive
mnogo ljudi kao i Vi u geto-u. Kao i Vi, oni su
svakodnevno podvrgnuti napadima, u cilju da ih progone sa njihovog
ognji{ta. Kao i u Kosovskoj Mitrovici prisutna je
imperijalisti~ka armija kao takozvani neutralni posmatra~, dok u stvari
podraavaju nasilje i spre~avaju otpor napadnutih.
Ali postoji vaana razlika izmedju situacije u Severnoj Irskoj i Vas;
potisnutom narodu tamo su predloaili mir, ali Vama se
ne predlaae mir, nego se vodi rat protiv Vas i oduzimaju Vam oruaje,
tako da bi Vam oduzeli zadnju mogu}nost da
odbranite Va{ aivot, i da date otpor proterivanju.
Mi pozivamo, sve one koji se ne slaau sa politikom NATO-a kao imperatora
Novog svetskog poredka, da dodju na
Kosmet, i da dokumentuju Va{u situaciju i da poku{aju preduzimljivo{}u
da zaustave proterivanje nealbanskog
stanovni{tva. Znamo, da je vrlo te{ko, dobiti podr{ku i u prakti~noj
pomo}i, ali }e mo poku{ati.
U solidarnosti sa Vama,
Jugoslovensko-Austrijski Pokret Solidarnosti
Be~, 24. februar 2000 god.
An die Einwohner des Ghettos von Kosovska Mitrovica
Liebe Freunde!
Wir wollen euch in dieser Zeit ständiger Angriffe auf euer grundlegendes
Recht, nämlich jenes zu Existieren, unsere größte Solidarität
aussprechen.
Ihr seid tagtäglich mit der Realität konfrontiert, um euer Überleben zu
kämpfen, da ihr nicht in den Kosovo hinein passt, den die UCK mit Hilfe
der
NATO geschaffen hat. Das vordringlichste Ziel dieser Kräfte ist es,
einen
„ethnisch reinen“ Staat zu schaffen, „rein“ von serbischer, romanesker,
jüdischer und anderer Bevölkerung, welcher der UCK nicht in ihre
Ideologie
passt. Was die NATO Jugoslawien im Zuge ihres mörderischen Bombardements
vorwarf, hilft sie jetzt selber mit durchzuführen: Die Säuberung des
Kosovo,
nur diesmal im Interesse des Imperialismus. Deswegen ist euer Verbleib
und
euer Widerstand so wichtig.
Es gibt eine vergleichbare Situation in einem anderen Land. Im Norden
Irlands leben viele Bewohner genauso wie ihr in Ghettos. Genauso wie Ihr
sind sie tagtäglichen Attacken ausgesetzt, die dazu dienen sollen, sie
von
ihrem Wohnraum zu vertreiben. Genauso wie in Mitrovica gebärdet sich
eine
imperialistische Armee dort als neutraler Beobachter, während sie in
Wahrheit nur den Verbrechen der Unterdrücker zusieht und den Widerstand
dagegen niederhält.
Doch es gibt auch einen wichtigen Unterschied zu Eurer Situation. In
Nordirland wurde der unterdrückten Bevölkerung kurzzeitig der Frieden
verkündet. Euch wird kein Frieden angeboten, sondern der Krieg gegen
euch
wird intensiviert. Gleichzeitig versuchen sie Euch zu entwaffnen, um
Euch
die letzte Möglichkeit zu nehmen, der Vertreibung Widerstand zu leisten.
Wir rufen dazu auf, Euch praktische Hilfe zu kommen zu lassen, obgleich
dies
ein schweres Unterfangen sein wird. Als ersten Schritt schlagen wir
allen
Demokraten und Gegnern der Neuen Weltordnung vor, in Euer Gebiet zu
fahren,
um Eure Situation zu dokumentieren und durch ihre Anwesenheit zu
versuchen,
den Vertreibungen Einhalt zu gebieten.
In Solidarität
Jugoslawisch-Österreichische Solidaritätsbewegung
Wien, 24. Februar 2000
****************************
Jugoslawisch-Österreichische Solidaritätsbewegung (JÖSB)
PF 217, A-1040 Wien, Österreich
joesb@...
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: cr-@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
------------------------------------------------------------
* SOLIDARIETA' CON I SERBO-KOSOVARI GHETTIZZATI A MITROVICA (JÖSB)
---
The following article by Diana Johnstone has been already distributed in
english: look at
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/103.html?
Il seguente articolo, del quale abbiamo gia' distribuito la versione
originale inglese (vedasi
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/103.html? )
e' uscito su "Il manifesto" del 19/3/2000:
-
BALCANI LA VERA POSTA IN GIOCO ECONOMICA DEL KOSOVO
L'oro di Mitrovica
Perch l'Onu non sottrae e subito ai serbi il complesso minerario di
Trepca? E' quanto consiglia l'Icg, il massimo ente di ricerca sui
Balcani
(di Soros)
- DIANA JOHNSTONE -
I l raffronto di due documenti - un rapporto dell'Icg (International
crisis group) sul complesso minerario di Trepca del novembre 1999, e un
articolo della consulente dell'Icg Susan Blaustein, apparso sul
Toronto star a febbraio - fornisce uno spaccato eccezionalmente chiaro
sui
lavori della "comunit internazionale". L'Icg un istituto di ricerca ad
alto livello, sostenuto dal finanziere George Soros. E'
stato fondato nel 1995 con l'obiettivo primario di fornire una guida
politica ai governi che partecipano al rimodellamento dei Balcani
condotto
dalla Nato. Tra i suoi rappresentanti di maggior spicco vi il
potente policy maker americano Morton Abramowitz, eminenza grigia della
nuova politica di "intervento umanitario" e sponsor dei separatisti
albanesi in Kosovo. Lo scorso 26 novembre l'Icg ha diffuso
il documento "Trepca: making sense of the labyrinth", in cui
raccomandava
alla missione Onu in Kosovo (Unmik) di appropriarsi nel pi breve tempo
possibile del complesso minerario di Trepca -
sottraendolo ai serbi - e spiegava come procedere. L'articolo della
giornalista dell'Icg rappresenta una volgarizzazione della posizione
antiserba, finalizzata a preparare l'opinione pubblica all'attuazione
della politica dell'Icg.
Trepca un conglomerato di circa 40 miniere e stabilimenti, in gran
parte
ma non tutti in Kosovo, di cui fanno parte significativamente Stari Trg,
"una delle pi ricche miniere d'Europa" e la pi ricca dei
Balcani, attualmente chiusa, e la fonderia di Zvecan, situata a
nordovest
di Mitrovica e tuttora gestita da un management serbo. L'Icg invita
l'Unmik, guidata da Bernard Kouchner, a dare un taglio alle
dispute legali sulla propriet dell'industria e ad assumere essa stessa
la
gestione di Trepca. Il 25 luglio Kouchner ha emesso un decreto che
recita:
"l'Unmik amministrer le propriet mobili o immobili,
ivi compresi i conti monetari ed altre propriet della, o registrate a
nome
della, Repubblica Federale di Jugoslavia oppure della Repubblica serba o
di qualunque suo organo, che si trovino nel territorio del
Kosovo". Il documento dell'Icg concludeva che "l'Unmik e la Kfor
dovrebbero rilevare in modo rapido e categorico il complesso di Trepca,
ivi compresa la chiusura totale e immediata delle strutture di
Zvecan, pericolose per l'ambiente".
Il bluff ambientale
Il vero difetto di Zvecan che l'impianto gestito dai serbi e fornisce
alla Jugoslavia un introito. Ma nella "strategia delle misure"
raccomandate dall'Icg, all'Unmik viene consigliato di istruire una
"squadra di valutazione ambientale di Zvecan" che riferisca sullo stato
dell'impianto e "suggerisca quali misure devono essere prese". I rischi
ambientali sono il pretesto per chiudere Zvecan e privare gli
ultimi serbi del Kosovo del loro sostentamento. (...) La strategia
prevede
un graduale avviamento della produzione mineraria per rassicurare i
"kosovari", nel senso delle persone di etnia albanese, sul
loro futuro. Perch, sebbene l'Icg dica che la "forza lavoro e il
management di tutti gli impianti di Trepca devono essere selezionati
esclusivamente in base al merito", esso aggiunge che "non va preso in
considerazione nessuno che abbia legami con il regime di Belgrado", ed
abituale identificare tutti i serbi con "il regime di Belgrado".
Questa palese appropriazione di propriet in quella che, formalmente,
ancora una parte della Serbia, viene naturalmente giustificata come una
misura necessaria per rassicurare gli albanesi oppressi. "Il
ritorno al lavoro finanche di poche centinaia di minatori kosovari
rappresenterebbe, per tutti i kosovari, una rivendicazione del loro
patrimonio". L'evento mediatico facile da immaginare. Ma se l'ostilit
dell'Icg verso la Serbia appare genuina, l'amore per gli albanesi
potrebbe
rivelarsi imperfetto. (...) Il rapporto dell'Icg osserva che Trepca "da
lungo tempo costituisce per gli albanesi del Kosovo il
simbolo dell'oppressione serba e della loro resistenza", e riferisce che
dopo il 1974 i kosovari, finalmente in grado di gestire essi stessi gli
impianti di Trepca, "avevano creato migliaia di posti di lavoro",
ma che "negli anni 1981-82 uno scandalo, una sorta di Trepca-gate - in
cui
i lavoratori kosovari albanesi furono accusati di aver rubato grosse
quantit di oro e argento - stato il pretesto per licenziare
molti ingegneri e tecnici". Se il furto sia accaduto realmente, o se sia
stato solo un pretesto, non interessava alla comunit internazionale,
fintantoch i serbi erano chiamati in causa.
Ma dopo? Il rapporto conclude che "consegnare semplicemente Trepca ai
kosovari impossibile per la carenza di competenze moderne disponibili
localmente, per il bisogno di standard verificabili a
livello internazionale e per evitare casi di corruzione", cos come danni
alle installazioni. E, per quanto riguarda quelle "migliaia di posti di
lavoro" creati da e per i kosovari albanesi, essi non fanno parte
dell'agenda della comunit internazionale. (...)
Fortunatamente, l'Icg rileva che la giovane leadership dell'"Esercito di
liberazione del Kosovo" mostra "una certa impazienza" nei confronti
dell'interesse della pi vecchia leadership kosovara albanese
per una "grande forza lavoro" e preferisce una modernizzazione che
richieder capitali di investimento stranieri. Nessuna meraviglia che
Washington abbia scelto di sostenere il violento Uck.
Contro i serbi
L'ipocrisia manipolatoria dei fautori della politica dell'Icg ancor pi
sfacciata nei confronti dei serbi. L'Icg raccomanda all'Unmik di
affrettarsi ad appropriarsi del ricco complesso minerario, prima delle
elezioni in Serbia, in modo che un eventuale nuovo governo, pi gradito
all'Occidente, non possa essere accusato di "aver perso Trepca". Tutti i
leader serbi, compresi quelli dell'opposizione, osserva
l'Icg, protesteranno quando l'Unmik si approprier di Trepca e della
fonderia di Zvecan. "Comunque essi potrebbero ricorrere
all'argomentazione
che la 'perdita' sia stata dovuta allo status di paria dello
stesso Milosevic, sicch ancora una volta la Serbia avrebbe perso
ricchezza
a causa del fatto che egli in carica. Perci, se l'iniziativa fosse
presa
prima di qualunque consultazione elettorale in Serbia,
questa non sconvolgerebbe necessariamente una eventuale strategia per
deporre Milosevic, e potrebbe anzi contribuire anche a questa impresa".
In breve, la comunit internazionale prender possesso di Trepca qualunque
sar il governo di Belgrado; meglio per farlo finch c' Milosevic, in modo
che l'opposizione "progressista e democratica",
appoggiata dagli occidentali, possa fingere che sia stata colpa di
Milosevic.
Il premio Jamie Shea
Un tale cinismo difficile da superare, ma qualche bugia si pu sempre
aggiungere. E' questo il compito della propaganda dei media, finalizzata
a
far ingoiare all'opinione pubblica le politiche decise
dall'lite dei governi e degli istituti di ricerca. L'articolo di Susan
Blaustein, senior consultant presso l'Icg, apparso il 23 febbraio sul
Toronto star e intitolato "Mitrovica flashpoint for the next Balkan
war", merita il premio Jamie Shea per la pi sfacciata propaganda di
guerra
del mese. I clich ci sono tutti, "odi vecchi di secoli"; poi
l'attenzione
si concentra sul solo colpevole: Milosevic; gli inaffidabili
francesi in vena di concessioni e, di contro, il bisogno della comunit
internazionale di mostrare "spina dorsale" e tenere testa alla "prova di
forza di Milosevic".
Per Blaustein Milosevic che sta causando problemi nella citt di
Mitrovica
per "un suo preciso interesse finanziario" nel complesso minerario di
Trepca e nella fonderia di Zvecan. La Nato ha occupato
il Kosovo ed stata a guardare per otto mesi mentre gli albanesi
uccidevano, terrorizzavano e cacciavano via gran parte della popolazione
non albanese, ma Blaustein capace di scrivere (e il giornale di
pubblicare) che "la citt un cardine nel progetto di Belgrado della
'Grande Serbia', di espellere i non-serbi dalla regione".
Il rapporto Icg del novembre '99 osservava che "da molto tempo i
rappresentanti della finanza internazionale hanno riconosciuto che
l'industria dei minerali, per la sua struttura, fondamentale per il
riciclaggio del denaro" in tutto il mondo, e suggeriva che "l'interesse
della cerchia di Milosevic nello sfruttamento degli impianti di Trepca
potrebbe andare oltre la semplice operazione di condividerne i
profitti". Blaustein spinge questa speculazione un passo pi avanti,
scrivendo della fonderia di Zvecan che "si ritiene diffusamente sia
servita al regime come efficiente meccanismo di riciclaggio del
denaro". Ma in qualunque caso, se i serbi gestiscono Zvecan per trarne
un
profitto, perch dovrebbero creare problemi? E' perch "Mitrovica l'unico
avamposto rimasto a Milosevic in Kosovo", per cui
"egli ha deciso di 'vedere' il bluff della comunit internazionale".
Blaustein procede a scusare gli albanesi per le violenze e biasima i
francesi.
Non sono i serbi che stanno subendo l'allontanamento dal Kosovo, ma gli
albanesi che sono vittime degli "operai di Milosevic", che "controllano,
molestano, terrorizzano ed espellono i civili albanesi che
osano vivere o avventurarsi nella parte serba della citt". L'attacco con
un razzo a un autobus che trasportava civili serbi, il 2 febbraio
scorso,
stato "non privo di provocazione"; gli albanesi non
sopportavano che la comunit internazionale ignorasse "l'oppressione
serba
degli albanesi".
Non permettendo a folle di albanesi arrabbiati di impossessarsi
dell'ultima parte del Kosovo in cui i serbi stanno ancora cercando di
vivere pi o meno normalmente, "i funzionari internazionali stanno
abbandonando l'impegno, preso dall'Onu, di creare e proteggere una
societ
multietnica in Kosovo", secondo Blaustein, che intende incolpare in
anticipo per quella che egli stesso chiama "la prossima
guerra balcanica". Ci in totale contraddizione con quanto accaduto in
Kosovo negli ultimi otto mesi. Ma i propagandisti contano sulla tendenza
dei lettori disinformati a scambiare ci che familiare
con ci che vero. I clich su "Milosevic" e la "Grande Serbia" sono
familiari. La verit non lo . Se e quando la "prossima guerra balcanica"
scoppier e la "comunit internazionale" prender il pieno
controllo del complesso industriale di Trepca, non c' bisogno che il
distratto pubblico presti troppa attenzione, poich tutti gi sanno di che
cosa si tratta: quel cattivo dittatore Milosevic sta creando
ancora problemi.
---
Stanovnici Kosovske Mitrovice, Srbi!
Dragi prijatelji!
Ho}emo da Vam izrazimo na{u najve}u solidarnost u ovim te{kim vremenima,
kada morate da se borite za osnovno pravo,
za pravo egzistencije. Svakodnevno ste suo~eni sa borbom za opstanak,
jer o~igledno da kao takvi niste za Kosmet, koji je
OVK uz pomo} NATO-a stvorio. Prvi cilj tih snaga je da ostvare "etni~ko
~istu" draavu, o~i{}enju od srpskog i drugog
ne-albanskog stanovni{tva, jer se Vi ne uklapate u ideogiju OVK. NATO je
napao Jugoslaviju pod izgovorom da {titi
ljudska prava, a sada podraava etni~ko ~i{}enje, koje sprovodi
"razoruaana" OVK nad nealbanskim stanovni{tvom. I to sve
u interesu imperijalzma; - iz tog razloga je Va{ otpor i Va{ opstanak na
Kosmetu veoma vaaan.
Postoji sli~na situacija u jednoj drugoj zemlji. U severnoj Irskoj aive
mnogo ljudi kao i Vi u geto-u. Kao i Vi, oni su
svakodnevno podvrgnuti napadima, u cilju da ih progone sa njihovog
ognji{ta. Kao i u Kosovskoj Mitrovici prisutna je
imperijalisti~ka armija kao takozvani neutralni posmatra~, dok u stvari
podraavaju nasilje i spre~avaju otpor napadnutih.
Ali postoji vaana razlika izmedju situacije u Severnoj Irskoj i Vas;
potisnutom narodu tamo su predloaili mir, ali Vama se
ne predlaae mir, nego se vodi rat protiv Vas i oduzimaju Vam oruaje,
tako da bi Vam oduzeli zadnju mogu}nost da
odbranite Va{ aivot, i da date otpor proterivanju.
Mi pozivamo, sve one koji se ne slaau sa politikom NATO-a kao imperatora
Novog svetskog poredka, da dodju na
Kosmet, i da dokumentuju Va{u situaciju i da poku{aju preduzimljivo{}u
da zaustave proterivanje nealbanskog
stanovni{tva. Znamo, da je vrlo te{ko, dobiti podr{ku i u prakti~noj
pomo}i, ali }e mo poku{ati.
U solidarnosti sa Vama,
Jugoslovensko-Austrijski Pokret Solidarnosti
Be~, 24. februar 2000 god.
An die Einwohner des Ghettos von Kosovska Mitrovica
Liebe Freunde!
Wir wollen euch in dieser Zeit ständiger Angriffe auf euer grundlegendes
Recht, nämlich jenes zu Existieren, unsere größte Solidarität
aussprechen.
Ihr seid tagtäglich mit der Realität konfrontiert, um euer Überleben zu
kämpfen, da ihr nicht in den Kosovo hinein passt, den die UCK mit Hilfe
der
NATO geschaffen hat. Das vordringlichste Ziel dieser Kräfte ist es,
einen
„ethnisch reinen“ Staat zu schaffen, „rein“ von serbischer, romanesker,
jüdischer und anderer Bevölkerung, welcher der UCK nicht in ihre
Ideologie
passt. Was die NATO Jugoslawien im Zuge ihres mörderischen Bombardements
vorwarf, hilft sie jetzt selber mit durchzuführen: Die Säuberung des
Kosovo,
nur diesmal im Interesse des Imperialismus. Deswegen ist euer Verbleib
und
euer Widerstand so wichtig.
Es gibt eine vergleichbare Situation in einem anderen Land. Im Norden
Irlands leben viele Bewohner genauso wie ihr in Ghettos. Genauso wie Ihr
sind sie tagtäglichen Attacken ausgesetzt, die dazu dienen sollen, sie
von
ihrem Wohnraum zu vertreiben. Genauso wie in Mitrovica gebärdet sich
eine
imperialistische Armee dort als neutraler Beobachter, während sie in
Wahrheit nur den Verbrechen der Unterdrücker zusieht und den Widerstand
dagegen niederhält.
Doch es gibt auch einen wichtigen Unterschied zu Eurer Situation. In
Nordirland wurde der unterdrückten Bevölkerung kurzzeitig der Frieden
verkündet. Euch wird kein Frieden angeboten, sondern der Krieg gegen
euch
wird intensiviert. Gleichzeitig versuchen sie Euch zu entwaffnen, um
Euch
die letzte Möglichkeit zu nehmen, der Vertreibung Widerstand zu leisten.
Wir rufen dazu auf, Euch praktische Hilfe zu kommen zu lassen, obgleich
dies
ein schweres Unterfangen sein wird. Als ersten Schritt schlagen wir
allen
Demokraten und Gegnern der Neuen Weltordnung vor, in Euer Gebiet zu
fahren,
um Eure Situation zu dokumentieren und durch ihre Anwesenheit zu
versuchen,
den Vertreibungen Einhalt zu gebieten.
In Solidarität
Jugoslawisch-Österreichische Solidaritätsbewegung
Wien, 24. Februar 2000
****************************
Jugoslawisch-Österreichische Solidaritätsbewegung (JÖSB)
PF 217, A-1040 Wien, Österreich
joesb@...
--------- COORDINAMENTO ROMANO PER LA JUGOSLAVIA -----------
RIMSKI SAVEZ ZA JUGOSLAVIJU
e-mail: cr-@... - URL: http://marx2001.org/crj
http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/
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* za godinu dana nato oruzane agresije na Jugoslaviju *
> 25. marta, Pariz u 17h. na trgu Republike skup mira protiv
> zlocinacke n a t o agresije.
>
> A PARIGI
> Sabato 25 marzo alle 17 h. in p.zza della Repubblica
> manifestazione pacifica per ricordare una guerra sanguinaria della
> n a t o
>
> organizzata da Comité pour la protection des droits de l' homme
> (informazioni tel. 01 48 58 50 86) Montreuil
> 25. marta, Pariz u 17h. na trgu Republike skup mira protiv
> zlocinacke n a t o agresije.
>
> A PARIGI
> Sabato 25 marzo alle 17 h. in p.zza della Repubblica
> manifestazione pacifica per ricordare una guerra sanguinaria della
> n a t o
>
> organizzata da Comité pour la protection des droits de l' homme
> (informazioni tel. 01 48 58 50 86) Montreuil