1) A proposito del riconoscimento di Gerusalemme quale capitale di Israele
2) In occasione della sentenza definitiva contro i sei accusati per crimini di guerra in Bosnia-Erzegovina
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1)
A PROPOSITO DEL RICONOSCIMENTO DI GERUSALEMME QUALE CAPITALE DI ISRAELE
Il riconoscimento e la dichiarazione del presidente USA Donald Trump, per cui Gerusalemme sarebbe la capitale di Israele, secondo uno schema già noto e tradizionale di sostegno alla aggressiva politica israeliana, non conduce ad alcuna soluzione che soddisfi le parti in conflitto bensì intensifica la crisi nel Vicino Oriente.
Gli USA, con le loro attività nella zona menzionata, proseguono con una furia imperialista e sostengono vergognosamente il regime politico, logistico e militare che da decenni opprime il popolo palestinese, il quale per la sua lotta merita l'appoggio di tutti gli individui progressisti e amanti della libertà. I grotteschi rapporti degli USA con il governo israeliano e con i regimi reazionari arabi che interloquiscono con il governo statunitense, mettono direttamente in discussione il diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione con obiettivo la fondazione di uno Stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale, in base alla Risoluzione ONU ed ai confini stabiliti prima del 4 giugno 1967, data in cui ebbe inizio l'occupazione. Tale decisione calpesta tutte le vittime che il popolo palestinese ha sacrificato dall'inizio del conflitto e porterà sicuramente a nuove impennate di violenza, di cui siamo già testimoni.
Il presidente americano, con i suoi fedeli alleati, chiarisce che non gli interessano la pace e la giustizia, bensì, deluso per la sconfitta dello Stato Islamico e dalla politica americana in Iraq e Siria, ostinatamente dimostra al mondo la continuità dell'imperialismo americano con l'interferenza non richiesta nella politica interna di paesi sovrani ovunque nel mondo.
SRP condanna con la massima decisione la politica imperialista degli USA e delle loro diramazioni nel mondo. Ci battiamo per la fine della occupazione fino alla creazione di uno Stato di Palestina con Gerusalemme Est capitale come base della coesistenza per il bene dei popoli arabo ed ebraico.
11 dicembre 2017
Kristofor Štokić a nome del SRP
ORIG.: http://www.srp.hr/izjava-srp-a-povodom-priznanja-jeruzalema-za-glavni-grad-izraela/
2)
IN OCCASIONE DELLA SENTENZA DEFINITIVA CONTRO I SEI ACCUSATI PER CRIMINI DI GUERRA IN BOSNIA ED ERZEGOVINA
Non c'è dubbio che il Tribunale internazionale per i crimini commessi sul territorio dell'ex Jugoslavia durante il suo lavoro ha emesso anche decisioni condizionate politicamente. Non c'è dubbio che questo Tribunale ha esercitato la giustizia, in relazione alle tre parti in causa nei crimini commessi, con il criterio dei "due pesi e due misure". È evidente che il Tribunale ha emesso alcune sentenze favorevoli alla parte croata ed è indiscutibile che molti dei crimini commessi non sono stati processati, il che significa che dopo le sentenze dei processi, durati per quasi un quarto di secolo, le vittime non sono state formalmente risarcite né puniti gli artefici.
In casi come questi non ci sono e non possono esserci parti soddisfatte e le loro lamentele sono naturali e comprensibili, ma l'esplosione di rabbia dei media e delle istituzioni della Croazia, iniziata il 29 novembre, dopo la lettura della condanna dei 6 croati bosniaco-erzegovesi incriminati, mentre uno di loro si è tolto la vita pubblicamente e teatralmente, esula da ogni comportamento normale e civile.
Non abbiamo il diritto né la competenza per mettere in discussione le decisioni del Tribunale ed ancora meno per replicare come sta facendo la presidente croata, ma abbiamo il diritto ed il dovere di indicare e condannare gli aspetti risultanti, e questa unità quasi plebiscitaria della politica croata, fino ai più alti incarichi di governo, che vorrebbe amnistiare i sei condannati per crimini di guerra e celebrare loro e le loro azioni. Contemporaneamente, la stessa retorica è utilizzata da quasi tutti i media croati, con poche eccezioni.
Tale clima ad altro non serve che ad aizzare la pubblica opinione in una atmosfera di linciaggio, con esplicite minacce alla vita di quelli che vogliono esaminare tutto l'insieme in modo critico – al che il Governo è rimasto indifferente e sordo.
Non vogliamo occuparci dei casi singolarmente, ma ci interessa il merito delle cose, e questo è che il Tribunale "un attimo prima" della sua fine ha confermato quello che sapevamo e sapevano sin dall'inizio quelli aperti al dialogo – cioè che gli stessi vertici di governo di allora, con a capo il partito HDZ [fondato da Tudjman, ndt], dettero inizio e furono profondamente coinvolti nei fatti che si svolgevano in Bosnia ed Erzegovina, e che questa politica dura tuttora. La reazione collerica del governo croato, dei media e della pubblica opinione sulla questione che riguarda il vicino Stato non giova alla reputazione della Croazia, viceversa evidenzia il suo autismo politico.
Questo, assieme tante altre cose ben note, rafforza la conclusione per cui nelle guerre civili ci sono tante verità quante sono le parti in causa.
A Zagabria, 2 dicembre 2017
La Presidenza del SRP di Croazia