Per
aggiornamenti a partire dal 2017
sui temi legati a Kosovo ed irredentismo
panalbanese
si veda anche la nuova sezione del nostro
sito internet, con i tag kosmet
oppure grande
albania eccetera
Diritto e
... rovescio internazionale nel caso jugoslavo di Andrea Martocchia, segretario Coord. Naz. per la
Jugoslavia ONLUS (gennaio 2015) Flashback / Diritto, adieu / La notizia più recente /
Il Kosovo e la missione EULEX / Altri aspetti dello
stato di illegalità in Kosovo / Il caso Jelisić / La
magistratura come prosecuzione della guerra con altri
mezzi
1999-2009 L'Uck, i terroristi che
diventarono la fanteria dell'Alleanza
atlantica di Sandro
Provvisionato
da Il manifesto
del 23-3-2009
Come una
formazione armata e il suo leader Hashim Thaqi,
vennero assunti nel ruolo di interlocutori e
alleati degli interessi Usa
C'è una foto
nell'album di famiglia della Nato che qualcuno a
Bruxelles oggi pensa fosse stato meglio non
venisse mai scattata. Una foto di cui, invece,
l'attuale dirigenza politico-mafiosa kosovara va
fiera. Ritrae tutti assieme, mentre impilano le
loro mani in un gesto che va oltre l'amicizia,
Hashim Thaqi, trafficante non solo di droga e
mente politica dell'Uck, l'Esercito di
liberazione del Kosovo, attuale premier del
Kosovo; l'allora governatore della provincia per
conto dell'Onu e oggi ministro degli Esteri
francese Bernard Kouchner; Il comandante
militare dell'Uck Agim Ceku, detto «il macellaio
della Kraijna» e il comandante della Nato
Wensley Clark. Quella foto immortala una
missione appena compiuta. Venne scattata nel
settembre di dieci anni fa quando l'aggressione
alla Serbia era finita da appena tre mesi.
Riguardando quell'istantanea Thaqi ha ancor oggi
buon gioco a ribadire quello che rispose ad una
mia domanda pochi giorni dopo la fine della
guerra. Chi ha liberato Il Kosovo?. «L'Uck con
l'aiuto della Nato, tanto che noi dell'Uck ci
riteniamo la Nato del Kosovo». Prima dell'inizio
della guerra Thaqi parlava già dell'Uck come
della fanteria della Nato. Fino a sostenere che
la Nato era «l'aviazione dell'Uck». Dietro le
sue parole non c'era solo la protervia del capo
di un approssimativo esercito che per tutti i 78
giorni dei bombardamenti aerei sulla Jugoslavia,
scacciato dal Kosovo, è rimasto timidamente
arroccato in territorio albanese, riuscendo a
penetrare di neppure due chilometri in
territorio kosovaro. E che quando lo ha fatto si
è visto bombardare da «fuoco amico», da quella
che considerava la propria aviazione, cioè dai
caccia della Nato. Thaqi, infatti, non è stato
solo il leader di una formazione terroristica
musulmana che ha scatenato la guerriglia contro
un potere costituito, giustiziando centinaia di
kosovari-albanesi considerati
«collaborazionisti» e non è stato neppure solo
il fiduciario di una ben collaudata
organizzazione di narcotrafficanti. Il «suo» Uck
ha scatenato una guerra dentro il Kosovo che,
per sua stessa natura, l'organizzazione
irredentista non era in grado di condurre né sul
piano della guerriglia, né, tantomeno, in campo
aperto. Nelle vicende del Kosovo, l'Uck non è
stato soltanto una variante armata nello
schieramento politico interno, ma - di volta in
volta - la causa, il catalizzatore, l'artefice,
la vittima di tutte le tensioni della regione.
E, in questo senso, Thaqi è stato soprattutto la
pedina mediatica di un abile gioco
internazionale, che ha visto il mondo intero
intervenire in suo favore ma con la convinzione
di promuovere una «guerra umanitaria» in favore
del suo popolo. E per dieci anni, pur di
mantenere il suo potere, Thaqi è stato disposto
ad accettare un pur blando protettorato della
Nato, ricevendone in cambio la possibilità di
continuare ad essere il padrone assoluto di un
paese, il Kosovo, che ancora oggi vive solo di
economia criminale. Diventando allo stesso tempo
il principale alimentatore dei valori più
retrivi: l'odio, il razzismo, la protervia, la
violenza elevata a unica componente della
politica. Hashim Thaqi oggi ha vinto anche la
pace, dopo aver perduto, vincendola, la guerra.
E quale miglior vincitore, quale miglior
liberatore di chi può vestire i panni del
trionfatore, indossando anche quelli della
vittima? Oggi che Thaqi, nome di battaglia Gjarper,
che in albanese significa serpente, festeggia la
sua vittoriosa guerra cominciata dieci anni fa e
contemporaneamente il suo secondo anno di
incontrastata leadership kosovara, deve davvero
ringraziare la Nato che in fondo è stata davvero
la sua personale aviazione.
Terrorismo,
l’Isis ai jihadisti del Kosovo: “Dovete colpire subito
l’Italia”
di Davide Milosa – Il Fatto Quotidiano, 26
novembre 2016 – anche su
JUGOINFO Le indicazioni per entrare nel nostro
Paese. L’indicazione dal carcere di Rossano Calabro.
Il Dap manda una nota all’antiterrorismo. L'ordine è
passare dalla Bosnia per poi entrare da Trieste o
attraverso la Svizzera. Allarme sul rientro dei
foreign fighters dalle zone di guerra al nostro
Paese...
EU’s
biggest foreign mission in turmoil over corruption row
(Julian Borger in Pristina - The Guardian, Wednesday 5
November 2014)
Allegations of cover-up as UK prosecutor is
dismissed after finding evidence of possible
bribe-taking in Kosovo mission
Visite
d’Edi Rama en Serbie : « le Kosovo indépendant est
une réalité »
Par Ph.B., Le Courrier des Balkans, lundi 10
novembre 2014 (aussi dans
JUGOINFO) La visite historique du Premier ministre
albanais en Serbie a tourné au vinaigre. Lors de
la conférence de presse commune, Edi Rama a
souligné que le Kosovo était indépendant,
déclenchant l’ire de son hôte, Aleksandar Vučić.
Demain, M. Rama se rendra dans la Vallée de
Preševo, qu’il a qualifié de « pont entre la
Serbie et l’Albanie »... NKPJ: NACIONALISTIČKA
PROVOKACIJA
ALBANSKOG
PREMIJERA
(10.11.2014.god. - i na
JUGOINFO-u) ---
Il drone della Grande Albania volteggia sull'Europa
complice (JUGOINFO 22/10/2014)
Drone con bandiera della Grande Albania interrompe la
partita di calcio Serbia-Albania
Si noti bene che i report giornalistici
mainstream fatti circolare immediatamente dopo i fatti
hanno nascosto, falsificato o omesso gli aspetti
seguenti:
1) la bandiera trascinata dal drone non riportava la
scritta "Kosovo libero", bensì "28/11/1912 AUTOCTONO"
2) "28/11/1912" è la data della indipendenza nazionale
dell'Albania, non del Kosovo
3) sulla bandiera è raffigurata la Grande Albania,
comprendente ampie zone di Montenegro, Serbia,
Macedonia e Grecia oltre al Kosovo
4) sono anche raffigurati Ismal Kemali e Isa Boletini,
due personaggi icona del nazionalismo pan-albanese
5) il fratello del premier albanese Edi Rama, presente
alla partita ed arrestato perché sospettato di essere
responsabile o complice della provocazione, è stato
subito rilasciato in quanto è cittadino statunitense
6) tra i tifosi serbi sguinzagliati in campo a seguito
della provocazione si è fatto notare anche il
famigerato Ivan Bogdanov, che già
avevamo spiegato essere un agente
provocatore sin dal golpe del 2000
7) la visita di Stato di Edi Rama a Belgrado,
inizialmente programmata per il 20 ottobre, a seguito
dei fatti è stata posticipata
al 10 novembre
Inizialmente l’Uefa ha registrato quella partita con il
risultato 3 a 0 per la Serbia ma punendo sia la Serbia
che l'Albania sottraendo tre punti a ciascuna.
Aggiornamento luglio 2015: La Corte per
l’arbitraggio sportivo di Losanna restituisce
all’Albania i tre punti che le erano stati tolti.
Il premier serbo Vucic: "La giustizia europea ha
dimostrato per l’ennesima volta la sua grande
ingiustizia. Coloro che hanno provocato l’incidente
sono stai premiati e la vittima è stata punita."
Il premier albanese Edi Rama: "Ha prevalso la
giustizia europea." ESATTO! FOOTBALL
: LA SERBIE « RESPONSABLE » DES VIOLENCES DU MATCH
CONTRE L’ALBANIE (CdB 11 juillet 2015)
Le Tribunal arbitral du sport (TAS) a rendu son
verdict : la Serbie est tenue responsable des
incidents qui ont émaillé la match d’octobre dernier
contre l’Albanie. L’équipe serbe s’incline donc 0-3
sur tapis vert et perd toute chance de qualification
au Championnat d’Europe 2016...
FOOTBALL
: « COMMENT J’AI FAIT VOLER UN DRONE AU-DESSUS DU
STADE DE BELGRADE » (Shqip, 18 juillet 2015)
C’est un supporter de foot albanais établi en Italie
qui a conçu l’opération qui a mis le feu au stade de
Belgrade, le 14 octobre 2014. Ismail Morina raconte
son apprentissage du maniement d’un drone et tous
les détails de son aventure. Le récit d’un pied
nickelé originaire de Kukës...
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Has
Eulex changed its policy? (Andrea Lorenzo
Capussela - 27 May 2013) Organ trafficking in Kosovo: the Marty
report, the Medicus case and the first
convictions. Some open questions on the Eulex
conduct Eulex:
cambio di politica? (Andrea Lorenzo Capussela, 27
maggio 2013) Il noto caso del traffico di organi in Kosovo,
la clinica Medicus, le prime condanne e il rapporto
Marty. Analisi e domande sul comportamento della
missione Eulex
UN tribunal
temporarily frees former PM Haradinaj ahead of
verdict Haradinaj
è stato rilasciato in libertà temporanea
(Glas Srbije - 10. 05. 2012.) Il leader dell’Alleanza per il futuro del
Kosovo, l’ex comandante della terroristica UCK Ramus
Haradinaj, il quale è accusato dal tribunale
dell’Aja di crimini di guerra, è tornato in Kosovo.
I giudici hanno permesso che egli fosse rilasciato
in libertà temporanea. La portavoce dell’EULEX Irina
Gudeljevic ha dichiarato che la missione dell’Unione
europea parteciperà al controllo delle condizioni
che Haradinaj deve rispettate mentre si trova in
libertà temporanea. Su richiesta di Haradinaj il
consiglio dei giudici ha deciso che egli sarà libero
fino all’emissione della sentenza nel nuovo processo
contro di lui. Insieme con Idriz Baljaj e Ljahi
Brahimi Haradinaj è accusato di crimini di guerra
che sono stati commessi in Kosovo nell’anno 1998. I
discorsi finali nel loro processo dovrebero essere
tenuti il 25 e il 26 giugno. Nel processo di prima
istanza Haradinaj è Baljaj sono stati esonerati da
ogni accusa, mentre Brahimaj è stato condannato a
sei anni di detenzione. Dopo il ricorso della
procura il consiglio d’appello ha imposto che il
processo fosse rinnovato in sei dei 37 capi
d’accusa. La procura ha valutato che durante il processo
esistevano molte difficoltà nella raccolta delle
deposizioni dei testimoni. Molti di loro
hanno detto che a causa della paura non sarebbero
apparsi davanti ai giudici.
Crimes
de guerre au Kosovo : EULEX acquitte Fatmir Limaj (CdB 3 mai 2012)
Le juge britannique d’EULEX Welford-Carroll a
prononcé l’acquittement des quatre derniers accusés
encore en procès dans l’affaire Kleçka, dont
l’ancien Premier ministre Fatmir Limaj. Le principal témoin
avait été retrouvé pendu en Allemagne en septembre
2011. Ses propos, recueillis en tant que
témoin X, ont été rejetés par le tribunal. Une
justice est-elle possible contre les crimes de l’UÇK
? (Avec
AFP) - Le tribunal d’EULEX à Pristina a acquitté
mercredi 2 mai Fatmir Limaj, alias Commandant
Çeliku, et ses trois derniers co-accusés encore
poursuivis, eux aussi anciens de l’UÇK, dans l’affaire
Kleçka.
L’acquittement dans ce procès était attendu, étant
donné que le tribunal avait rejeté fin mars le
témoignage d’un ancien commandant de l’UÇK, Agim
Zogaj, connu sous le pseudonyme de « témoin X », qui
aurait été sous les ordres direct du Commandant
Çeliku pendant la guerre. L’homme avait été retrouvé
pendu en Allemagne en septembre 2011. La police
allemande avait rapidement conclu à un suicide. Le
juge Welford-Carroll a indiqué que le tribunal avait
pris sa décision à la lumière du rejet de preuves
apportées par Agim Zogaj.
Le procureur italien d’EULEX, Maurizio Salustro, a
indiqué qu’il allait interjeter appel auprès de la
Cour suprême du Kosovo.
Fatmir Limaj, un proche du Premier ministre Hashim
Thaçi, et neuf anciens membres de l’UÇK étaient
inculpés de crimes de guerre contre des civils et
des prisonniers de guerre lors du conflit du Kosovo
(1998-1999).
Selon l’accusation, sept prisonniers serbes et un
albanais kosovar ont été tués par des subalternes de
Limaj dans une prison de l’UÇK dans le village de
Kleçka, à proximité de Pristina, en 1999.
Fatmir Limaj était également accusé d’avoir
personnellement torturé un prisonnier serbe dans la
même prison et ordonné à l’un de ses hommes de tuer
deux policiers serbes. Il est actuellement député au
Parlement kosovar et vice-président du Parti
démocratique du Kosovo (PDK), parti au pouvoir.
À Belgrade, le bureau du procureur pour crimes de
guerre de Serbie a qualifié le verdict de honteux et
injuste. « On se demande si un jour quelqu’un au
Kosovo sera condamné pour les crimes commis contre
des Serbes durant le conflit », indique un
communiqué remis à l’AFP.
---
2011-2012:
BARRICATE E
REFERENDUM NEL
NORD DEL KOSOVO
Una
débâcle UE: il caso della Banca centrale del
Kosovo (di Andrea Lorenzo Capussela, 24
gennaio 2012) L'11 gennaio i giudici Eulex hanno definitivamente
accantonato le accuse di corruzione e abuso
d'ufficio nei confronti dell'ex direttore della
Banca centrale del Kosovo. Un caso che ha portato
alla luce seri problemi nella gestione della
giustizia da parte della missione europea. Le
riflessioni di Andrea Lorenzo Capussela, già
direttore dell'ufficio economico dell'ICO…
Kosovo
e internazionali, trasparenza cercasi (di
Andrea Lorenzo Capussela, 22 luglio 2011. Da TOL) In Kosovo, una società pubblica viene espropriata
per assicurare all'American University in Kosovo
(privata) gli spazi per costruire il proprio campus.
Secondo Andrea Capussela, ex direttore dell'ufficio
economico dell'ICO, l'operazione rappresenta "tutto
ciò che non va nel Kosovo di oggi"…
ARRESTI
NELLA
CLASSE DIRIGENTE ALBANESE-KOSOVARA (luglio 2010)
Con documentazione riguardante il profilo criminale di
Ramush Haradinaj Sui criminali
di guerra la EULEX stavolta fa sul serio? Può
darsi: avendo terminato il "lavoro sporco" per cui
erano stati ingaggiati... Servono adesso "facce
pulite" a recitare la parte della classe dirigente
di quello che non è altro che un protettorato
coloniale.
Dal giugno 1999, il Kosovo è stato amministrato
dalle Nazioni Unite in base alla Risoluzione 1244
del Consiglio di Sicurezza. L'Amministrazione ONU
del Kosovo (UNMIK) è guidata da un Rappresentante Speciale
del Segretario Generale (SRSG). L'SRSG ha
pieni poteri nello sviluppare qualsiasi azione
ritenuta necessaria per il bene pubblico in Kosovo.
Per esempio, nel 2004 durante un sollevamento
albanese contro le enclavi serbe, l'SRSG Holkeri
ordinò l'evacuazione di diverse comunità, mentre la
polizia ONU rimosse fisicamente migliaia di Serbi
che rifiutavano di lasciare le loro dimore. [...]
Tutti gli SRSG hanno rifiutato di evacuare i Rom e
gli Askali che dal 1999 vivono nei campi ONU
costruiti su terreno contaminato. Anche se molti dei
loro bambini hanno i più alti livelli di piombo
nella letteratura medica, e molti sono nati con
danni irreversibili al cervello a causa
dell'avvelenamento da piombo, l'UNHCR (incaricata
dei campi sino al dicembre 2008) ha rifiutato di
ottemperare alla richiesta della sua agenzia sorella
ONU, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, di
evacuare immediatamente i campi e fornire cure
urgenti.
Di seguito ci sono gli anti-premi per questi SRSG
che attraverso ignoranza, compiacimento,
incompetenza e/o insensibilità (decidi tu) hanno
rifiutato di salvare questa gente, specialmente i
bambini e le donne incinte, i più vulnerabili ai 36
elementi tossici trovati nell'aria, nel suolo e
nell'acqua nei ed attorno ai campi. [...] Sérgio
Vieira de Mello, che fu un SRSG "in azione" non "a
tempo pieno", dato che servì in Kosovo dal 13 giugno
al 15 luglio 1999... anche se fu quello il periodo
esatto in cui gli estremisti albanesi nelle uniformi
nere dell'ALK visitarono le case degli Zingari a
Mitrovica sud e dissero ai Rom e agli Askali di
lasciarle entro 24 ore, se non volevano che fossero
uccisi i loro figli.
Lista degli SRSG in
Kosovo:
Sérgio
Vieira de Mello (13 giugno - 15 luglio 1999)
Brasile Bernard
Kouchner (15 luglio 1999 - 12 gennaio 2001)
Francia Michael
Steiner (14 febbraio 2002 - 8 luglio 2003)
Germania Harri
Holkeri (25 agosto 2003 - 11 luglio 2004)
Finlandia Søren Jessen
Petersen (16 agosto 2004 - 30 giugno 2006)
Danimarca Joachim
Rücker (1 settembre 2006 - 20 giugno 2008)
Germania Lamberto
Zannier ( 20 giugno 2008 - a tutt'oggi) Italia
Tempi crudeli /
L'opinione del Centro Tito riguardo al problema del
Kosovo
JUGOINFO July 8, 2006
La grande
base militare USA di Orahovac (Kosmet) come appariva
nel 2000
- Sulla lobby
albanese-statunitense:
Il 1 novembre 2009 a Pristina è
stata inaugurata in pompa magna, ed alla
presenza del diretto interessato, la statua del
nuovo "padre della patria" Bill Clinton.
L'iniziativa è stata spesata spesato dalle
fondazioni albanesi d'America.
The Albanian Brooklyn
Connection
Nell'estate 2005 a Parigi, nel quadro del Festival dei
film sui Diritti dell'Uomo, fu presentato anche il
filmato che potete vedere nella Sezione Video del sito
Google.
Esso documenta del traffico di armi a favore dei
secessionisti pan-albanesi; nel documentario vedrete tra
l'altro i soldi andati dritti dritti in tasca ai
politici USA che hanno appoggiato - ed appoggiano -
l'irredentismo revanscista, pan-albanese e non solo
pan-albanese, nei Balcani.
Protagonista della operazione è Florin Krasniqi,
un piccolo imprenditore edile, che esibisce il suo
fanatismo e razzismo anti-serbo davanti alle telecamere.
Nel film si vedono i membri del clan Krasniqi ed altri,
legati alla mafia albanese ed all'UCK. Viene documentato
come tonnellate di armi furono trasportate dal Nord
America in Kosovo, tramite l'Albania. Vedrete anche il
generalissimus della NATO in un'atmosfera preelettorale,
dove piovono assegni da migliaia e migliaia di
dollari...
Kosovo’s
Nazi
Past: The Untold Story By Carl Savich JUGOINFO January
15, 2005
We do not
endorse all of the opinions expressed in this
document,
nevertheless
we distribute it as a useful essay on the
historical
continuity
of the Greater Albanian project. (CNJ)
Many
interesting picture can be seen at the original
URL: http://www.serbianna.com/columns/savich/054.shtml
Pur non condividendo tutte le opinioni
espresse in questo documento,
lo diffondiamo in quanto utile saggio
sulla continuita' storica del
progetto della Grande Albania. (CNJ)
Molte immagini interessanti si possono
vedere alla pagina originale: http://www.serbianna.com/columns/savich/054.shtml
Alcune mappe recenti illustrano il progetto della
"Grande Albania"
Sotto: il
volantino distribuito dagli irredentisti
pan-albanesi
legati alla "Lega Democratica del Kosovo" di Ibrahim
Rugova
nel 1992 a margine della Assemblea della FAO
- Documentazione sui
crimini commessi per imporre la secessione etnica
della provincia dalla Serbia:
Il monumento alla memoria dei desaparecidos
serbi eretto a Gračanica, nella provincia serba del
Kosovo sotto occupazione coloniale dal giugno 1999
(fonte: Hazir Reka, Reuters/Contrasto)
- Documentazione sulla
"indipendenza" e le problematiche di diritto
internazionale:
"Willkür
statt Völkerrecht" "Arbitrio al posto del diritto
internazionale", analisi dell'IMI - Centro di
informazioni sulla militarizzazione, con sede a
Tubinga - dedicata allo scandalo dei
riconoscimenti internazionali alla secessione
"etnica" del Kosovo (Jürgen
Wagner, IMI-Studie Nr. 09/2011 - 21.4.2011 -
PDF
originale).
After Kosovo
Treason, Serbia Expels Macedonia, Montenegro
Envoys (JUGOINFO 14/10/2008)
Dispacci ANSA / UN Refers Kosovo Independence to World Court
/ TALKS ABOUT KOSOVO STATUS GET ANOTHER CHANCE /
Montenegro and Macedonia recognise Kosovo / Serbia
Expels Envoys / Protest rally in Podgorica against
recognition of Kosovo: arrests, clashes between
protesters and police
Subito dopo la
votazione all'ONU, con la quale la stragrande
maggioranza dei paesi membri hanno approvato che
sia la Corte Internazionale di Giustizia a
decidere sulla legalità o meno della secessione
kosovara, in rapida successione il Montenegro e la
Repubblica ex Jugoslava di Macedonia (FYROM) hanno
riconosciuto ufficialmente la nuova repubblichetta
balcanica. Il tempismo di questa decisione, presa
da due paesi peraltro minacciati dallo stesso
revanscismo pan-albanese che sta perseguendo lo
squartamento della Serbia, fa sospettare una regia
imperialista di parte USA e NATO: era questa
l'opinione dei partiti di opposizione e dei
manifestanti di Titograd/Podgorica, brutalmente
repressi dalla polizia. Nel frattempo, la Serbia
ha espulso gli "ambasciatori" di Montenegro e
FYROM da Belgrado...
-
Quesitorivolto
al CSM ed al CMM sulla legalità della
"missione PESD" e
sulla opportunità di inviare
magistrati italiani (marzo
2008)
In British
mainstream commentary, the 1999 NATO bombing
campaign against Slobodan Milosevic’s Yugoslavia
is seen as a ‘humanitarian intervention’. Tony
Blair still receives much praise for coming to
the defence of the ethnic Albanians in Kosovo,
whose plight was surely serious as they were
subject to increasingly brutal abuses by the
Yugoslav army towards the end of 1998 and early
1999. Yet the NATO bombing that began in March
1999 had the effect of deepening, not
preventing, the humanitarian disaster that
Milosevic’s forces inflicted on Kosovo. The bulk
of the atrocities committed by Yugoslav forces
took place after the NATO bombing campaign
began. In fact, some NATO intelligence agencies,
including Britain’s, knew in advance that any
bombing might well precipitate the full-scale
‘ethnic cleansing’ which they used as the public
pretext for conducting their campaign.
However, there
is another critical aspect to this war that
undermines its supposed ‘humanitarian’ motives,
involving British collusion with the rebel
Kosovo Liberation Army (KLA), which fought
alongside al-Qaida militants and essentially
acted as NATO’s ground forces in Kosovo. The big
debate in government and mainstream media
circles during the war was whether NATO should
put troops on the ground or whether Yugoslav
forces could be sufficiently pounded from the
air to stop their atrocities in Kosovo. The
British and American governments were reluctant
to commit ground forces, mainly for fear of
incurring high casualties and getting sucked
into a more protracted conflict; instead they
turned to finding local allies and used these
forces as a tool in their foreign policy. It was
in this context that Islamist militants, working
alongside the British-supported KLA, essentially
took on the role of Western proxies, carrying
out some of the dirty work that NATO could not.
This story is, as we have seen, by no means
unfamiliar in the postwar world.
Much later, in
October 2006, then Chancellor Gordon Brown said
in a speech on ‘meeting the terrorist challenge’
to an audience at Chatham House: ‘The threat
from al-Qaida did not begin on September 11th –
indeed the attacks on the twin towers were being
planned as the United States was taking action
with Europe to protect Muslims in the former
Yugoslavia.’ Brown was right; in fact, the
British were providing military training to
forces connected to the very people planning the
9/11 attacks.
The nature of the
KLA
The Kosovo
Liberation Army comprised ethnic Albanians
committed to securing independence for Kosovo
and promoting a ‘Greater Albania’ in the
sub-region. Consisting of a mix of radicalised
youths and students, professionals such as
teachers and doctors, members of influential
families and local rogues, it took to armed
struggle and made its military debut in early
1996 by bombing camps housing Serbian refugees
from the wars in Croatia and Bosnia and by
attacking Yugoslav government officials and
police stations. By mid-1998 the KLA controlled
parts of Kosovo and had armed and organised
around 30,000 fighters; it was thus a formidable
force on the ground when, amidst a growing civil
war, the Yugoslav army launched a brutal
full-scale offensive in Kosovo in March 1999.
From its
inception, the KLA also targeted Serbian and
Albanian civilians, especially those considered
collaborators with the authorities. The US and
Britain clearly recognised it as a terrorist
organisation. In February 1998, the Clinton
administration’s special envoy to Kosovo, Robert
Gelbard, described the KLA as ‘without any
question a terrorist group’. British ministers
were equally unequivocal. Foreign Secretary
Robin Cook told parliament in March 1998: ‘We
strongly condemn the use of violence for
political objectives, including the terrorism of
the self-styled Kosovo Liberation Army.’ Indeed,
in November 1998, and again in January 1999,
Cook said that ‘most of the killings’ in Kosovo
recently had been carried out by the KLA, whose
activities against ordinary Kosovars were only
serving to ‘prolong their suffering’.
Parliamentary statements by British ministers
make clear that they continued to regard the KLA
as a terrorist organisation right up to the
beginning of the bombing campaign in March. The
KLA was also widely known to be involved in
heroin trafficking into Britain while MI6 was
investigating its links to organised crime.
Moreover, the
KLA had also developed connections to al-Qaida.
Bin Laden reportedly visited Albania and
established an operation there in 1994. In the
years preceding the NATO bombing campaign, more
al-Qaida militants moved into Kosovo to support
the KLA, financed by sources in Saudi Arabia and
the United Arab Emirates. By late 1998, the head
of Albanian intelligence was saying that Bin
Laden had sent units to fight in Kosovo while
the media noted CIA and Albanian intelligence
reports citing ‘mujahideen units from at least
half a dozen Middle East countries streaming
across the border into Kosovo from safe bases in
Albania’.
US
intelligence reports were also noting that
al-Qaida was sending funds and militants to join
the KLA, while numerous KLA fighters had trained
in al-Qaida camps in Afghanistan and Albania.
One of the ‘links’ between Bin Laden and the KLA
identified by US intelligence was ‘a common
staging area in Tropoje, Albania, a centre for
Islamic terrorists.’ The KLA was helping
hundreds of foreign fighters to cross from
Albania into Kosovo, including ‘veterans of the
militant group Islamic Jihad from Bosnia,
Chechnya and Afghanistan’, carrying forged
passports. One KLA unit was led by the brother
of Ayman al-Zawahiri, Bin Laden’s right-hand
man, according to a senior Interpol official
later giving evidence to the US Congress. One
Western military official was quoted as saying
that the Islamist militants ‘were mercenaries
who were not running the show in Kosovo, but
were used by the KLA to do their dirty work.’
Asked in
parliament in November 1998 about a media
article stating that mujahideen fighters had
been seen with KLA forces in Kosovo, Robin Cook
stated: ‘I read that report with concern.’ His
deputy, Foreign Office Minister Baroness Symons
claimed, however, that the government had ‘no
evidence’ that Bin Laden was funding the KLA. In
March 1999, another Foreign Office minister,
Tony Lloyd, told the House of Commons that the
government was aware of media reports of
contacts between Islamic terrorist groups and
the KLA but ‘we have no evidence of systematic
involvement’; the use of word ‘systematic’ was
likely instructive, implying that the government
did indeed have some knowledge.
The covert war
At some point
in 1996 British intelligence, along with the US
and Swiss services, made its first known contact
with a senior KLA official in Albania, likely to
have been Shaban Shala, a commander who would
not only fight in Kosovo in 1999 but also inside
Serbia in 2000. Formal contacts between the KLA
and the US took place in July 1998 when Chris
Hill, the US special envoy for Kosovo, met KLA
officials; the following day a British diplomat
also met KLA officials in their headquarters in
the central Kosovan village of Klecka. The
British government later claimed that ‘an
initial meeting’ between an official in the
British embassy in Belgrade and KLA leaders was
held on 30 July 1998. If so, this came two days
after Baroness Symons recognised in an answer to
a parliamentary question that the KLA was a
‘terrorist’ organisation and that ‘it was clear’
that it had ‘procured significant quantities of
arms in Albania’. By October, Robin Cook was
making clear that Britain was opposed to the
KLA’s political objective of forging a greater
Albania: ‘There is no place on the international
map for a greater Albania – any more than there
is for a greater Serbia or a greater Croatia.’
Yet it was
around this time that Britain started to train
the forces it recognised as terrorists, whose
political agenda it was opposed to and which had
documented links to al-Qaida: a level of
expediency that would have impressed British
officials collaborating with the Muslim
Brotherhood or Ayatollah Kashani in the 1950s,
for example.
At some point
in late 1998, the US Defence Intelligence Agency
approached MI6 with the task of arming and
training the KLA, the Scotsmannewspaper
later reported. A senior British military source
told the newspaper that: ‘MI6 then subcontracted
the operation to two British security companies,
who in turn approached a number of former
members of the (22 SAS) regiment. Lists were
then drawn up of weapons and equipment needed by
the KLA.’ ‘While these covert operations were
continuing,’ the paper noted, ‘serving members
of 22 SAS regiment, mostly from the unit’s D
squadron, were first deployed in Kosovo before
the beginning of the bombing campaign in March.’
A few weeks into
the bombing campaign, the Sunday Telegraph reported
that KLA fighters were receiving SAS training at
two camps near the Albanian capital Tirana, and at
another near the Kosovan border, most likely near
the town of Bajram Curri. This was the centre of
the KLA’s military operations, where a series of
training camps were dotted in the hills and from
where arms were collected and distributed.
Crucially, it was also where jihadist fighters had
their ‘centre’ and common staging area with the
KLA, as noted by the previous US intelligence
reports. The British training involved instructing
KLA officers in guerrilla tactics and weapons
handling, demolition and ambush techniques, as
well as conducting intelligence-gathering
operations on Serbian positions. The whole covert
operation was funded by the CIA while the German
secret service, the Bundesnachrichtendienst (BND),
provided weapons and training. The BND had been
providing covert support and training to the KLA
since the mid-1990s.
British
ministers consistently denied any knowledge of the
KLA’s sources of arms or training when asked in
parliament. On 13 April, three weeks after the
bombing campaign began, and just days before
the Telegraphreported
the British training, Tony Blair told parliament
that ‘our position on training and arming the KLA
remains as it has been – we are not in favour of
doing so … We have no plans to change that.’
Sometimes ministers used revealing language.
Baroness Symons stated on two occasions, in March
and May 1999, that there was ‘no firm evidence’
and ‘no reliable information’ on the KLA’s sources
of weapons and training – the use of the words
‘firm’ and ‘reliable’ being usual ways in which
officials feign ignorance of issues they are
perfectly aware of. One reason for secrecy was
that such training was in violation of UN Security
Council Resolution 1160, which forbade arming or
training forces in all Yugoslavia.
James Bissett, a
former Canadian ambassador to Yugoslavia and
Albania, later noted that the US training of the
KLA in 1998 involved ‘sending them back into
Kosovo to assassinate Serbian mayors, ambush
Serbian policemen and intimidate hesitant Kosovo
Albanians.’ ‘The hope’, he wrote, ‘was that with
Kosovo in flames NATO could intervene and in so
doing, not only overthrow Milosevic the Serbian
strongman, but, more importantly, provide the
aging and increasingly irrelevant military
organisation [NATO] with a reason for its
continued existence.’ KLA leaders similarly
explained that ‘any armed action we undertook
would bring retaliation against civilians [by
Serbian forces]’ and that ‘the more civilians were
killed, the chances of intervention became
bigger.’ It seems that the KLA’s escalation of
ethnic tensions was an integral part of London and
Washington’s strategy – a familiar theme of
postwar covert action in relation to collusion
with Islamist groups.
The KLA
certainly proved useful to Anglo–American
planners. Tony Blair stated a month into the
bombing campaign that ‘the KLA is having greater
success on the ground in Kosovo and indeed has
retaken certain parts of it’. Described in media
reports as NATO’s ‘eyes and ears’ on the ground in
Kosovo, the KLA was using satellite telephones to
provide NATO with details of Serbian targets. Some
of this communications equipment had been secretly
handed over to the KLA a week before the air
strikes began by some US officers acting as
‘ceasefire monitors’ with the Organisation of
Security and Cooperation in Europe (OSCE); they
were in reality CIA agents. They also gave the KLA
US military training manuals and field advice on
fighting the Yugoslav army and police. It was
reported that several KLA leaders had the mobile
phone number of General Wesley Clark, the NATO
commander. Robin Cook, meanwhile, held a joint
press conference with KLA representatives at the
end of March and was in direct telephone contact
with its commander in Kosovo, Hashim Thaqi; the
latter would in February 2008 go on to become the
first prime minister of post-independence Kosovo.
By early April
1999, more than 500 Albanians living in Britain
had volunteered to go to fight in Kosovo,
according to KLA representatives in London, though
who were likely exaggerating the numbers. Just as
during the Bosnian War a few years earlier,
Britain and the US allowed, and may have
facilitated, British and other Muslims to travel
to Kosovo volunteering for the jihad. Indian
intelligence analysts B. Raman notes that
Pakistani militants associated with the Harkat
ul-Mujahideen (HUM) terrorist group who had fought
in Bosnia were diverted to Kosovo by the CIA.
Following the
2005 London bombings, John Loftus, a former US
Justice Department prosecutor and US intelligence
officer, claimed that MI6 worked with the militant
Islamist organisation al-Muhajiroun (The
Emigrants) to send jihadists to Kosovo.
Al-Muhajiroun was founded in Saudi Arabia in 1983
by Omar Bakri Mohammed, who in 1986 fled to
Britain after Saudi Arabia banned the
organisation, and set up its British branch in
early 1986. By the mid-1990s Bakri was being
described in the British media as the ‘head of the
political wing of the International Islamic
Front’, founded by Bin Laden in 1998, and openly
supported Bin Laden’s calls for jihad; he told the
media he was raising funds for the KLA and
supporting their struggle in Kosovo. Loftus told a
US television station that al-Muhajiroun leaders
‘all worked for British intelligence in Kosovo’
and that ‘British intelligence actually hired some
al-Qaida guys to help defend Muslim rights in
Albania and in Kosovo.’ He claimed the CIA was
funding the operation while British intelligence
‘was doing the hiring and recruiting’. These
claims were, Loftus said, based on an interview
given by Bakri himself to al-Sharq al-Awsat,
a London-based Arabic-language newspaper on 16
October 2001. However, despite extensive research,
I have not been able to locate this interview on
this or any other date; Bakri also denies (not
surprisingly) ever working alongside British
intelligence.
Loftus also
claimed that one of the Britons recruited for
Kosovo by al-Muhajiroun was Haroon Rashid Aswat, a
British citizen of Indian origin who later became
Abu Hamza’s assistant at the Finsbury Park Mosque,
and who would later crop up in the investigations
surrounding the 2005 London bombings. According to
Loftus, Aswat was a ‘double agent’, working both
for the British in Kosovo and after, and for
al-Qaida. Soon after Loftus made the claim,
a Times report
on Aswat’s possible connections to the London
bombings of July 2005 noted that questions were
being asked about whether Aswat was a ‘useful
source of information’ to British intelligence and
noted that ‘senior Whitehall officials … deny “any
knowledge” that he might be an agent of MI5 or
MI6’ – a cautious formulation that can only add to
suspicions.
One Briton who
can be more definitively linked to the Kosovo
camps was Omar Khan Sharif, who in 2003 would
become notorious for his aborted attempt to blow
himself up inside a Tel Aviv bar: he pulled out at
the last minute, but his accomplice detonated a
bomb, killing himself and three others. According
to a BBC documentary, Sharif spent three weeks at
a camp in Albania during the Kosovo jihad, but the
film (predictably) failed to mention that covert
British training was also taking place in Albania
at the time. Sharif had attended al-Muhajiroun
meetings in Britain and was an admirer of Abu
Hamza, who became his mentor; he also met Mohamed
Siddique Khan, the 7/7 bomber with whom he tried
to recruit other jihadists in 2001.
US covert
support of the KLA guerrillas did not stop when
NATO’s Kosovo campaign was brought to an end in
June 1999, or even with the fall of Milosevic in
October 2000. After the Kosovo conflict, KLA
forces launched new wars in southern Serbia and
Macedonia to promote their aim of a greater
Albania, both of which were initially supported by
the US – but, not apparently, by Britain. The BBC
reported in January 2001 that ‘Western special
forces were still training’ the KLA as a result of
decisions taken before the fall of Milosevic. Now
the KLA was reported to have several hundred
fighters in the 5-kilometre-deep military
exclusion zone on the border between Kosovo and
the rest of Serbia, and were fighting to promote
the secession of certain municipalities from
Serbia. Moreover, ‘certain NATO-led’ forces ‘were
not preventing the guerrillas taking mortars and
other weapons into the exclusion zone’, and
guerrilla units had been able to hold military
exercises there, despite the fact that NATO was
patrolling the area. Other media reports noted
that European officials were ‘furious that the
Americans have allowed guerilla armies in its
sector to train, smuggle arms and launch attacks
across two international borders’, and that the
CIA’s ‘bastard army’ had been allowed to ‘run
riot’ in the region.
Of interest from
the perspective of British foreign policy is that
when, in March 2001, the guerillas began another
war, this time across the other nearby border with
Macedonia, it was led by several commanders
previously trained by British forces for the
Kosovo campaign. Now fighting under the banner of
the National Liberation Army (NLA), formed in
early 2001, two of the Kosovo-based commanders of
this push into Macedonia had been instructed by
the SAS and the Parachute Regiment at the camps
near Bajram Curri in northern Albania in 1998 and
1999. One was organising the flow of arms and men
into Macedonia, while the other was helping to
coordinate the assault on the town of Tetevo in
the north of the country. Another NLA commander,
Gezim Ostremi, had been previously trained by the
SAS to head the UN-sponsored Kosovo Protection
Corps, which was meant to replace the KLA.
NLA forces were
being called ‘terrorists’ by Foreign Secretary
Robin Cook and ‘murderous thugs’ by NATO
Secretary-General Lord Robertson, just as they had
been before the March 1999 bombing campaign, when,
as with the KLA, the British were
cooperating with them. The NLA’s ambushes and
assassinations in Macedonia were little different
from those perpetrated as the KLA. It also,
initially at least, continued to be covertly
supported by the US, which in one operation
evacuated 400 NLA fighters when they became
surrounded by Macedonian forces, and whose arms
supplies helped the guerillas take control of
nearly a third of Macedonia’s territory by August
2001; it was only after this that Washington,
under pressure from its NATO allies, started to
rein in its proxy force and throw its weight
behind peace talks.
The following
month, al-Qaida struck New York and Washington.
Even the
so-called “ethnic cleansing”, once NATO started
bombing, blamed on Serbs was mostly a big lie.
German reporter Franz Josef Hutsch, who was
embedded with the KLA in 1998 and 1999,
witnessed that it was the KLA ordering and
organizing much of the purge of ethnic Albanians
from Kosovo.
He said that the KLA had even drawn up a list of
“priority towns” to be evacuated, several weeks
before NATO bombing, but when they were
anticipating it. And he says that indeed, those
very towns were immediately evacuated once NATO
started bombing.
Besides him, there was, Paul Watson, one of the
only, if not the only U.S. reporters in Kosovo
during the bombing. He says he was free and
unrestricted to go anywhere he wanted and he
never saw any violence by Serbs against
Albanians. He did note people leaving from a
mixed neighborhood in the greater Pristina area
the day after NATO heavily bombed.
Between KLA planning, even prior to the bombing,
to evacuate Albanian villages, and it carrying
those out – as witnessed by the German reporter
Franz Josef Hutsch, who testified at the ICTY on
this, and the U.S. reporter noting people
leaving areas after NATO heavily bombed,
combined with the fact that it was the
KLA-controlled territory/towns where the
Albanians left the most, while it was the
Serbian government controlled areas where they
STAYED the most (and 1/2 the population of
Albanians did stay) – well it points to NATO and
the KLA collaborating to purge the Albanian
population during the bombing for their own
agenda.
Plus the 2 convoys of Albanians NATO bombed were
those who were trying to go BACK to their homes,
while the war was going on. NATO also bombed an
Albanian encampment (sleeping out in the open at
night) in Kosovo, and it was also people who
were headed BACK to their homes.
NATO was sending a messaged NOT to go back while
the air war was still on.
It was NATO and the western press which used the
leaving/displaced Kosovo Albanians during the
bombing to serve its own agenda and propaganda.
It was used to demonize the Serbs and justify
NATO bombing.
Also, the KLA was known to control some of these
displaced/refugees in camps and radicalize them.
Probably incited them with hate and propaganda
and generally encouraged them to burn Serbian
homes when they returned.
Noi,
cittadini liberi e responsabili della
Repubblica di Serbia,
Rappresentanti
liberamente e legittimamente eletti dalla
popolazione del Kosovo e Metohija,
nell rispetto della Costituzione e delle
leggi della Repubblica di Serbia – in
qualità di membri delle assemblee municipali
nella provincia autonoma del Kosovo e
Metohija, che è parte della Repubblica unica
e indivisibile di Serbia,
Riconoscendo
il bisogno urgente e necessario, in
maniera organizzata, di proteggere
le nostre vite e famiglie, le nostre case e
proprietà, gli altri diritti umani e le
libertà fondamentali, la dignità di
cittadini, l'identità e l'integrità, la
cultura e la religione, il patrimonio
culturale e storico, ecc ,
Rispettando
la Costituzione e le leggi della Repubblica
di Serbia e respingendo tutti gli atti
illegali secessionisti,
Facendo
riferimento alla Carta delle Nazioni
Unite, dell'Atto finale di Helsinki e alla
risoluzione ONU 1244 (1999),
Rifiutando
la separazione proclamata dal
movimento secessionista albanese, della
Provincia Autonoma del Kosovo e Metohija
dalla nostra Repubblica di Serbia, contro la
nostra volontà democraticamente espressa,
così come contro la Costituzione, in modo
illegale e priva di significato,
Seguendo
la volontà inequivocabile della
popolazione dei comuni Kosovska
Mitrovica, Zvecan, Zubin Potok e Leposavic,
liberamente espresso con il referendum
che si è tenuto il 15 febbraio 2012, di non-accettazione
delle istituzioni della
cosiddetta Repubblica del Kosovo,
Ricordando
che la Costituzione della Repubblica di
Serbia indica esplicitamente che la
Provincia Autonoma del Kosovo e Metohija è parte
integrante del territorio della Repubblica
di Serbia, che ha una posizione
di sostanziale autonomia all'interno dello
stato sovrano della Serbia e da questa
posizione il Kosovo e Metohija, segue la
responsabilità costituzionale di tutti gli
organi dello Stato per rappresentare e
tutelare gli interessi statali della Serbia
in Kosovo e Metohija, nelle sue relazioni
politiche interne ed estere, come pure che la
sovranità viene dalla popolazione
e nessuno organo di stato, di gruppo o
individuale può stabilire la sovranità della
popolazione, o stabilirne il governo,
trasgredendo la volontà liberamente espressa
della popolazione,
Riguardo
questo,
Rifacendosi
alla Dichiarazione dell'Assemblea
Nazionale del popolo serbo,
tenutasi il 22 Aprile 2013, a Kosovska
Mitrovica, che ha respinto il '" Primo
accordo principale che regola la
normalizzazione delle relazioni",
che a Bruxelles il 19 aprile 2013, firmato
dal Primo Ministro della Repubblica di
Serbia, Ivica Dacic e dal "presidente del
governo del Kosovo", Hashim Thaqi, in
contrasto con la volontà del popolo serbo
e della popolazione della Provincia
Autonoma del Kosovo e Metohija,
ed al rispetto della Costituzione
e delle leggi della Repubblica di Serbia, in
quanto è contro la Costituzione
e contro le leggi della Repubblica di
Serbia. I cittadini che sono fedeli alla
Repubblica di Serbia, i comuni con
maggioranza serba e tutte le altre
istituzioni della Repubblica di Serbia in
Kosovo e Metohija vengono abbandonate e
spinte nel "sistema costituzionale e legale"
non riconosciuto e illegalmente proclamato
dalla cosiddetta Repubblica del Kosovo,
degli
albanesi dal Kosovo e Metohija,
Resistendo
a enormi pressioni e ogni tipo di
ingiustizia,alla violenza legale e al
dispotismo politico di persone potenti, ai i
serbi e alla popolazione della Provincia
Autonoma del Kosovo e Metohija, che
rispettano la Costituzione e le leggi della
Repubblica di Serbia e dell’auto-governo
locale in cui vivono, vengono
imposti un altro governo sovrano,
un "quadro e istituzioni giuridiche"
della cosiddetta autoproclamata ed illegale
Repubblica del Kosovo,
Con
la nostra libera volontà e con la
decisione del popolo che
rappresentiamo, ci siamo riuniti in Zvecan
il 04. Luglio 2013, e secondo l'articolo 2 e
12 della Costituzione della Repubblica di
Serbia e degli articoli 88 e 89, delle leggi
sul autonomie locali, abbiamo istituito
l'Assemblea provvisoria della Provincia
Autonoma del Kosovo e Metohija, e deciso di
adottare:
La
dichiarazione di costituzione della
Assemblea provvisoria della provincia di
autonoma del Kosovo e Metohija
Stabilendo
i seguenti Decreti generali
1. Che l’Assemblea
provvisoria della Provincia Autonoma del
Kosovo e Metohija (nel testo a
seguire : Assemblea provvisoria) è l'organo
rappresentativo della popolazione della
Repubblica di Serbia nella Provincia
Autonoma del Kosovo e Metohija, che rispetta
Costituzione e le leggi della Repubblica di
Serbia, e che il diritto di autonomia
territoriale è affermato dentro la
Costituzione e le leggi della Repubblica di
Serbia.
Autorità
2.
L’Assemblea provvisoria istituirà
uno statuto provvisorio della
Provincia Autonoma di Kosovo e Metohija, ed
esso sussisterà, fino a quando non verrà
stabilita una legge su una sostanziale
autonomia della Provincia del Kosovo e
Metohija in continuità con la
Costituzione e le leggi della Repubblica di
Serbia; ed esso disporrà temporaneamente
l'esecuzione dei diritti sull’ autonomia
territoriale.
Dopo
l'emanazione di una legge su una sostanziale
autonomia della Provincia Autonoma del
Kosovo e Metohija, l’Assemblea provvisoria
emetterà uno Statuto di Autonomia della
Provincia del Kosovo e Metohija e altri atti
generali (decisioni), in cui i diritti in
materia di autonomia territoriale saranno
coordinati con questa legge.
Composizione
ed organi dell'Assemblea provvisoria
3.
L’Assemblea provvisoria sarà composta da
____ membri-delegati che devono
essere eletti dai membri dei
consigli dei Comuni del territorio di Kosovo
e Metohija.
4. Il mandato
di membro-delegato dell'Assemblea
provvisoria durerà fino alla elezione della
prima composizione dell'Assemblea della
Provincia Autonoma del Kosovo e Metohija ed
al massimo potrà essere di quattro
anni dal giorno della
costituzione dell'Assemblea provvisoria.
5. Ogni
Comune, firmatario del documento circa
l'istituzione dell’Assemblea provvisoria ha
almeno 5 (cinque) membri delegati
nell’ Assemblea provvisoria. L'atto di
costituzione può essere ulteriormente
sottoscritto da un gruppo di cinque o più
Associazioni registrate di sfollati
provenienti dal Kosovo e Metohija, che
guadagnano il diritto a 5 (cinque) membri
nell’Assemblea provvisoria.
6.
L’Assemblea Provvisoria ha il Presidente, il
Vice Presidente, una Segreteria e gruppi di
lavoro.
Sessioni
dell'Assemblea provvisoria e il modo di
lavoro
7.
L’Assemblea provvisoria è pubblica.
8.
L’Assemblea provvisoria si riunirà in due
sessioni annuali regolari e straordinarie se
sarà ritenuto necessario.
9.
L’Assemblea provvisoria emetterà una
Direttiva di Procedure che in dettaglio
disporranno le regole e le modalità di
lavoro.
10. Tutte
le altre questioni saranno regolate con i
documenti dell’’Assemblea provvisoria.
Zvecan,
17 Luglio 2013
Attuali
Membri dell'Assemblea
Provvisoria della Provincia Autonoma del Kosovo
and Metohija
Municipalità
di Kosovska Mitrovica
Municipalità di Zvecan
Municipalità di Leposavic
Municipalità di Zubin Potok
Municipalità di Pec
Città di Pristina (Gracanica)
Municipalità di Novo Brdo Altre…
Da
Beoforum – Traduzione di Enrico Vigna
per Forum Belgrado Italia
THE
DECLARATION ON ESTABLISHMENT OF THЕ
PROVISIONAL ASSEMBLY OF AUTONOMY
PROVINCE OF KOSOVO AND METOHIJA
ZVECAN - 04. July 2013.
We, free and responsible citizens of
Republic of Serbia,
Freely and legitimately elected
representatives of population of Kosovo and
Metohija, that respect the Constitution and
laws of Republic of Serbia – members of
municipal assemblies in the Autonomy
Province of Kosovo and Metohija, which is a
part of unique and indivisible Republic of
Serbia,
Recognizing the urgent and necessary need
to, in organized manner, we protect our
lives and families; our homes and property;
other human rights and basic liberty;
citizens’ dignity, identity, and integrity;
culture and religion; cultural and
historical heritage, etc,
Respecting the Constitution and laws of
Republic of Serbia and rejecting all illegal
secessionist acts,
Referring to the United nations Charter,
Final Act of Helsinki and UN SC Resolution
1244 (1999),
Rejecting, by the secessionist Albanian
movement, proclaimed separation of Autonomy
Province of Kosovo and Metohija from our
Republic of Serbia, against our
democratically expressed will as well as
against the Constitution, illegal and
insignificant,
Following unequivocal will of the population
of municipalities Kosovska Mitrovica,
Zvecan, Zubin Potok and Leposavic, freely
expressed on the Referendum that was held on
15th of February 2012, about non-accepting
institutions of so-called Republic of
Kosovo,
Reminding that the Constitution of Republic
of Serbia explicitly determines that the
Autonomy Province of Kosovo and Metohija is
a compositional part of territory of
Republic of Serbia, which has a position of
substantial autonomy within the sovereign
state of Serbia and from this position of
Kosovo and Metohija follows the
constitutional responsibility of all state
organs to represent and protect the state
interests of Serbia in Kosovo and Metohija
in its internal and foreign political
relations, as well as that sovereignty comes
from the population and no state organ,
group or individual cannot adopt the
sovereignty from the population, or
establish the government apart from the
freely expressed will of the population,
Regarding it
Certifying the Declaration of the National
Assembly of Serb people, held on 22nd of
April 2013, in Kosovska Mitrovica, about
rejecting the “First principal agreement
that regulates normalization of relations”,
that in Brussels on 19th of April 2013,
initials signed the Prime Minister of
Republic of Serbia, Ivica Dacic and
“president of Kosovo government”, Hashim
Thaqi, as opposed to the will of Serb people
and population of Autonomy Province of
Kosovo and Metohija that respect the
Constitution and laws of Republic of Serbia,
which is against the Constitution and
against the laws of Republic of Serbia,
citizens which are loyal to the Republic of
Serbia, municipalities with Serb majority
and all other institutions of Republic of
Serbia in Kosovo and Metohija are being
given up and pushed into “constitutional and
legal system “ of unrecognized and, by
Albanians from Kosovo and Metohija,
illegally proclaimed so-called Republic of
Kosovo;
Resisting to huge pressures and each
injustice, legal violence and political
autocracy of powerful people to Serbs and
population of Autonomy Province of Kosovo
and Metohija that respect the Constitution
and laws of Republic of Serbia and to local
self-governments where they live, impose
somebody else’s sovereign government, “legal
framework and institutions” of illegally
proclaimed so-called Republic of Kosovo,
With our free will and with will of the
people we represent, we gathered in Zvecan
on 04. July 2013. to, according to the
Article 2 and 12 of the Constitution of
Republic of Serbia and Articles 88 and 89 of
the Laws on local self-government, establish
the Provisional Assembly of Autonomy
Province of Kosovo and Metohija, and to
adopt:
The declaration on establishment of the
provisional assembly of autonomy province of
Kosovo and Metohija
General decrees
1. Provisional Assembly of Autonomy Province
of Kosovo and Metohija (further in the text:
Provisional assembly) is the representative
body of population of Republic of Serbia in
Autonomy Province Kosovo and Metohija that
respects Constitution and laws of Republic
of Serbia and which the right on territorial
autonomy execute within the Constitution and
laws of Republic of Serbia.
Authority
2. Provisional assembly will issue a
Provisional statute of Autonomy Province
Kosovo and Metohija, which will, until the
Law on substantial autonomy of Autonomy
Province Kosovo and Metohija according to
the Constitution and laws of Republic of
Serbia, temporarily arrange execution of
rights on territorial autonomy.
Upon the issuing of the law on substational
autonomy of the Autonomy province Kosovo and
Metohija, Provisional Assembly will issue a
Statute of Autonomy Province Kosovo and
Metohija and other general acts (decisions)
where rights on territorial autonomy will be
coordinated with this law.
Composition and organs of Provisional
Assembly
3. Provisional Assembly will be composed of
____ members-delegates which are to be
elected by MA members of municipalities from
the territory of AP Kosovo and Metohija.
4. Mandate of member-delegate of Provisional
Assembly will last until the election of the
first composition of Assembly of Autonomy
Province Kosovo and Metohija and the longest
would be four years since the day of
constituting Provisional Assembly.
5. Each municipality, signed party of
document about the establishment of
provisional assembly has at least 5 (five)
member-delegate in Provisional Assembly.
The act on establishment can be additionally
signed by a group of five or more registered
associations of displaced persons from
Kosovo and Metohija which gain the right on
5 (five) members in Provisional assembly.
6. Provisional Assembly has the President,
Deputy president, Secretariat and working
bodies.
Sessions of the provisional Assembly and the
way of work
7. Work of Provisional Assembly is public.
8. Provisional Assembly will meet in two
regular yearly sessions and extraordinary
session could be held is necessary.
9. Provisional assembly will issue a Rule of
Procedures which will in detail arrange the
rules and the way of work.
10. All other issues will be regulated with
documents of Provisional assembly.
In Zvecan,
04. July 2013.
Members of Provisional assembly of Autonomy
Province Kosovo and Metohija
Municipality of Kosovska Mitrovica
Municipality of Zvecan
Municipality of Leposavic
Municipality of Zubin Potok
Municipality of Pec
City Pristina (Gracanica)
Municipality of Novo Brdo
Other signatures
Il nostro
uomo, un guerriero di Dio
Un informatore del BND era tra
quelli che hanno tirato i fili del pogrom
antiserbo in Kosovo
di Juergen Elsaesser
- FreiTag, 26.11.2004
Il 17 e 18 marzo del 2004 si è verificato in
Kosovo un pogrom in piena regola contro i
serbi ed altri non-albanesi, la peggiore
esplosione di violenza avvenuta dalla fine
della guerra nell'estate del 1999. Ci sono
state 19 persone uccise (in un primo momento
si parlava perfino di 31 vittime) e circa 1000
feriti, oltre a 30 monasteri/chiese ortodosse
e 500 case serbe demolite, e 4500 non-albanesi
cacciati via.
La scorsa settimana sul notiziario ZDF-Heute
[della seconda rete televisiva tedesca, ndT]
un agente al soldo dei servizi segreti
tedeschi (BND) ha ammesso di essere stato tra
i principali artefici dell’”incendio” di marzo
[2004]. Si tratta di Samedin Xhezairi che
nell’esercito clandestino albanese UCK operava
con il nome di battaglia “comandante Hodza”.
L’uomo ha combattuto nel 1999 nella
171.brigata dell’ UCK contro i serbi. Dopo che
questa guerra del 1999 con l’aiuto della NATO
è stata vinta, Xhezairi ha passato la
frontiera ed ha preso parte nella primavera
del 2001 alla 112. brigata nell’insurrezione
dell’UCK in Macedonia. Lì ha comandato
un’unità composta da altri stranieri,
guerrieri di Dio, nella regione di Tetovo.
Quando nel giugno 2001 quest’unità è stata
accerchiata dall’esercito macedone vicino ad
Aracinovo, l'esercito degli USA l'ha sciolta.
Con Xhezairi e i suoi mudjaheddin si sono
salvati altri 17 consiglieri militari
statunitensi.
Xhezairi – come mostrano i documenti della
NATO resi pubblici dalla ZDF - attualmente è
coordinatore di una rete segreta composta da
appartenenti del formalmente sciolto UCK che
oggi operano nel Corpo di Protezione del
Kosovo e nella Polizia kosovara, dunque nelle
organizzazioni riconosciute dalla
amministrazione ONU (UNMIK) e dalle truppe
d’occupazione dirette dalla NATO (KFOR).
Mediante questa rete è stato sobillato il
pogrom di marzo. Xhezairi stesso ha dato
ordini ai terroristi a Prizren e Urosevac. Ma
la NATO sospetta allo stesso tempo che egli
abbia buoni contatti con AlQaida e con
Hezbollah.
Anche se le forze mercenarie di Pullach [sede
del BND, ndT] avrebbero agito nella sommossa
antiserba senza consultarsi con i loro
mandanti, rimane però un'altra accusa,
confermata da tre testimoni. Il BND avrebbe
sorvegliato le conversazioni telefoniche
dell’uomo e perciò prima del pogrom era a
conoscenza del progetto. Perchè da Pullach non
hanno informato le truppe di protezione della
KFOR in Kosovo o almeno il contingente delle
forze armate tedesche stanziato lì?
Forse perchè al governo federale tedesco sta
bene se i serbi vengono cacciati via e il nodo
kosovaro si può così finalmente sciogliere,
senza proteste da parte di minoranze noiose,
alla vecchia maniera tedesca – “la Serbia deve
morire“ [nell'originale:“Serbien muß sterbien”
- lo slogan in rima forzata che indicava
l’intenzione delle forze occupanti austriache
e tedesche nei confronti della Serbia nella
Prima e nella Seconda Guerra Mondiale, ndT].
Il ministro della difesa Peter Struck si è già
più volte espresso per una “soluzione della
questione dello status”, come se lo status
della Provincia [di Kosovo e Metohija] nella
Risoluzione ONU 1244 non fosse già del tutto
chiarito – lì è attestata palesemente la sua
appartenenza alla Serbia-Montenegro secondo il
diritto internazionale. L’amico di partito di
Struck, il presidente del SPD Franz
Müntefering, a fine agosto 2004 ha preso
posizione molto esplicitamente “che il Kosovo
è in grado di essere uno Stato indipendente”.
Anche la attivista per la politica estera
della SPD Uta Zapf si è subito entusiasmata
sulla questione dell’”indipendenza kosovara”:
“Un tale Stato sovrano sarà poi incorporato
nelle strutture europee”. La più insolente
proposta è venuta dalla FDP che ha caldeggiato
l’annessione del Kosovo alla UE. Il territorio
dovrebbe essere ceduto all’”Europa” come
“amministrazione fiduciaria”, è scritto nella
proposta che il deputato FDP Rainer Stinner ha
lanciato nell’aprile 2004. “La sovranità del
Kosovo passerebbe poi all'Europa”. Stinner ha
detto alla redazione del portale internet german-foreign-policy.com
che dopo l’annessione “un capo europeo si
occuperà della politica estera e di difesa”
del Kosovo. Questo lavoro potrebbe forse farlo
l’eterno traffichino Guido Westerwelle. O
forse si dovrebbe lasciare la piccola
repubblichetta musulmana sotto la protezione
della nuova nazione membro dell’UE, la
Turchia? Le proposte sono tante. Il fatto però
è che i serbi danno ancora fastidio. Ma per
questo abbiamo gente come Xhezairi.
[trad. di M. Jovanovic Pisani, rev. di A.M.
per CNJ-onlus]
Unser
Mann, der Gotteskrieger
Ein BND-Informant gehörte zu den
Rädelsführern der antiserbischen
Pogrome im Kosovo.
Von Jürgen Elsässer - FreiTag,
26.11.2004
Am 17. und 18. März 2004 kam es im Kosovo zu
einem regelrechten Pogrom
gegen Serben und andere Nicht-Albaner, zum
schlimmsten Gewaltausbruch
seit dem Kriegsende im Sommer 1999. Dabei
wurden 19 Menschen getötet
(zunächst war sogar die Zahl 31 genannt
worden) und ungefähr 1000
Personen verletzt, über 30 orthodoxe Klöster
oder Kirchen und 500
serbische Häusern zerstört und 4 500
Nicht-Albanern vertrieben.
Letzte Woche bezichtigte sich im ZDF-heute
journal ein bezahlter Agent
des Bundesnachrichtendienstes (BND), einer
der Hauptbrandstifter im
März gewesen zu sein. Es handelt sich um
Samedin Xhezairi, der in der
albanischen Untergrundarmee UCK unter dem
Kriegnamen Kommandant Hodza
firmiert. Der Mann kaempfte 1999 in der 171.
UCK-Brigade zunächst gegen
die Serben. Nachdem dieser Krieg mit Hilfe
der NATO 1999 gewonnen war,
wechselte Xhezairi ueber die Grenze und nahm
im Fruehjahr 2001 im
Rahmen der 112. Brigade am UCK-Aufstand in
Mazedonien teil. Dort war er
Kommandant einer Einheit aus unter anderem
auslaendischen
Gotteskriegern im Raum Tetovo. Als diese
Einheit im Juni 2001 von der
mazedonischen Armee bei Aracinovo
eingekesselt wurde, wurde sie von der
US Army ausgeflogen. Neben Xhezairi und
seinen Mudjahedin befanden sich
auch 17 US-Militaerberater unter den
Geretteten.
Derzeit ist Xhezairi – so vom ZDF gezeigte
NATO-Dokumente - Koordinator
eines geheimen Netzes, das Angehoerige der
formell aufgeloesten UCK
geknuepft haben, die heute im
Kosovo-Schutzkorps und in der
Kosovo-Polizei ihren Dienst verrichten, also
in von der UN-Verwaltung
UNMIK und der NATO-geführten
Besatzungstruppe KFOR genehmigten
Organisationen. Ueber dieses Netz wurden die
Pogrome im Maerz
gesteuert. Xhezairi selbst befehligte den
terroristischen Mob in
Prizren und Urosevac. Daneben verdächtigt
die NATO den Mann guter
Kontakte zur Al Qaida und zur Hizbollah.
Auch wenn die Pullacher Honorarkraft beim
Serbenanzünden ohne
Rücksprache mit ihren Auftraggebern
gehandelt haben sollte, bleibt doch
ein anderer Vorwurf im Raume stehen, der von
drei Zeugen bestätigt
wird: Der BND habe die Telefongespräche des
Mannes überwacht und sei
deshalb schon im Vorfeld der Pogrome im
Bilde gewesen, was geplant
wurde. Warum hat Pullach die
Kosovo-Schutztruppe KFOR oder zumindest
das dortige Bundeswehr-Kontingent nicht
informiert?
Vielleicht deswegen, weil es der
Bundesregierung ganz recht ist, wenn
die Serben vertrieben werden und der
kosovarische Knoten dann ohne
Proteste lästiger Minderheiten endlich nach
alter deutscher
Gutsherrenart – Serbien muß sterbien –
durchgehauen werden kann.
Verteidigungsminister Peter Struck sprach
sich bereits mehrfach für
eine "Lösung der Status-Frage" aus, als ob
der Status der Provinz in
der UN-Resolution 1244 nicht eindeutig
geklärt worden wäre – dort ist
die Zugehörigkeit zu Serbien-Montenegro
völkerrechtlich verbindlich
festgeschrieben. Strucks Parteifreund, der
SPD-Vorsitzende Franz
Müntefering, vertrat Ende August 2004 ganz
explizit die Position, ,,daß
das Kosovo in der Lage ist, ein eigener
souveräner Staat zu sein". Auch
die SPD-Außenpolitikerin Uta Zapf schwärmte
kurz darauf von der
"kosovarischen Unabhängigkeit": ,,Ein solch
souveräner Staat wird dann
in die europäischen Strukturen eingegliedert
werden." Der frechste
Vorschlag kommt von der FDP, die den
Anschluß des Kosovo an die EU
fordert. Das Territorium solle »Europa« als
»Treuhandgebiet« überlassen
werden, heißt es in der Bundestagsvorlage,
die der FDP-Abgeordnete
Rainer Stinner Anfang April 2004 initiiert
hat. »Die Souveränität des
Kosovo« gehe dann »auf die EU über«. Stinner
sagte gegenüber der
Redaktion des Internetportals
german-foreign-policy.com, nach dem
Anschluß werde sich »ein europäischer
Leiter« der »Außen- und
Verteidigungspolitik« des Kosovo annehmen.
Diesen Job könnte dann
vielleicht der ewig umtriebige Guido
Westerwelle übernehmen. Oder
sollte man das muslimische Republikchen
nicht eher in die Obhut des
Neumitgliedes Türkei geben? Vorschläge gibt
es viele. Nur die Serben
stören noch. Aber dafür haben wir ja Leute
wie Xhezairi.
“Gli albanesi devono vivere tutti in una sola nazione”.
Parole così sono un po’ inquietanti, alla luce dei
conflitti balcanici degli anni ’90, e lo sono di più se
arrivano dal capo di governo di Tirana, Sali Berisha .
Il suo Paese in questi giorni celebra il 100°
anniversario dell’indipendenza dall’impero ottomano, ma
si festeggia anche fuori dai confini, a partire dal
Kosovo (dove gli albanesi sono maggioranza) e dalla
Macedonia (dove sono una minoranza consistente).
Dietro alla frase di Berisha sembra strisciare l’idea di
“Grande Albania”, che richiama alla mente la “Grande
Serbia”, una delle cause delle guerre di fine secolo. “Bisogna
fare tutto il possibile per rendere trascurabili le
frontiere”, ha detto pochi giorni fa il primo
ministro albanese, leader di un partito di centrodestra
da più di vent’anni. Ieri sera era a Skopje, la capitale
macedone, insieme al suo omologo kosovaro Hashim Thaci.
Di fronte a 20mila persone hanno celebrato il centenario
dell’indipendenza di Tirana, con toni nazionalisti e
discorsi privi di traduzione in altre lingue.
In Macedonia gli albanesi sono circa il 25% della
popolazione, e la percentuale schizza al 90% in Kosovo.
Minoranze importanti della stessa etnia sono presenti
anche in Montenegro, Serbia e Grecia. Riunirle in un
solo Paese è un’idea folle, e pare difficile che alle
parole possano seguire i fatti. La retorica, però, può
bastare ad aumentare la tensione sociale, oltre che a
inseguire gli scopi politici di chi la usa. Chissà se
Berisha vuole davvero la Grande Albania, o se vuole solo
essere rieletto. L’anno prossimo ci saranno le
parlamentari, e un po’ di nazionalismo può sempre
servire.
FONTI: Ansa, Focus Information Agency, Agenzia Nova
POLVERE
BIANCA
A RAMBOUILLET
... Sulla pista delle curiosità e degli episodi al
confine con l'inverosimile, il Kosovo è una miniera.
Oggi si parla apertamente di emergenza criminale nel
triangolo Kosovo, Albania e Montenegro. Si sapeva da
tempo, ma era considerato allora, a guerra appena
finita, politicamente poco elegante parlarne in
pubblico. Cose per polizie e analisti, ma nel chiuso
questure e delle accademie. Anche dei Balcani nel loro
complesso si discuteva riservatamente, per capire cosa
aveva realmente prodotto quella guerra, senza creare
eccessivi imbarazzi governativi.
Nel novembre del 1999 i ministeri degli Esteri italiano
e francese riuniscono alla fondazione Cini di Venezia un
gruppo di studiosi ed esperti internazionali di
quell'area. Fra di loro c'è il francese Xavier Raufer,
direttore di ricerca sulle «minacce criminali
contemporanee» all'Università di Parigi. Il professor
Raufer ci propone il frutto delle sue ricerche e un
ammonimento: «Nella societa dell'informazione, il
rischio è quello dell'autoaccecamento, di voler ignorare
quello che da fastidio».
Per riscuoterci da questa tentazione, Xavier Raufer
racconta un episodio difficile da dimenticare, e rimasto
da allora bloccato dal vincolo della riservatezza di
quella occasione di confronto e di studio. Credo sia
giunto il momento di violare la consegna del silenzio,
almeno per sorriderne.
II racconto del professor Raufer ci riporta a
Rambouillet, ed al problematico arrivo della delegazione
UCK. Nessuno sa chi e come abbia scelto quei
rappresentanti, ma comunque occorre farli arrivare a
Parigi. I personaggi sono ricercati dalla polizia serba,
e sono privi di passaporto. Si muove la diplomazia
mondiale, e i 5 guerriglieri sono prelevati
all'aeroporto di Pristina da un velivolo milltare
francese e accompagnati in pompa magna al castello di
Rambouillet, alle porte di Parigi, scenario magico per
l'auspicata «pace francese» per il Kosovo, che Jacques
Chirac sperava di celebrare alIa fine del semestre della
sua presidenza dell'Unione europea.
Gli ospiti illustri sono accolti con tutti gli onori,
mentre gli addetti provvedono a far arrivare nelle
rispettive camere i bagagli personali. Immaginiamo lo
stupore dell'uomo della Sûreté francese quando, nel dare
la dovuta occhiata al bagaglio di uno dei delegati Uck,
trova una grossa quantità di polvere bianca, sigillata
in sacchetti di plastica, che non era farina o
borotalco.
Il professor Raufer nel suo racconto non è entrato nei
dettagli, salvo accennarci dell'imbarazzo ai vertici
della Sûreté e del ministero degli Esteri francese, di
fronte a quella scoperta.
Scrivo, e continuo a sorriderne. Rivivo la situazione e,
immaginando, sghignazzo. L'aviazione militare francese
che fa da corriere della droga, il presidente Chirac,
padrone di casa, ridotto al ruolo di «basista», la
Sûreté e i servizi segreti d'oltralpe schierati a
garantire la protezione del «carico». Immagino la severa
Madeleine Albright a colloquio col "pusher" kosovaro, e
immagino la cortesia da gentiluomo di quest'ultimo.
«Here you are, Mies?» Gradisce, signora? Fantasie
maligne.
Non sono, sino a oggi, riuscito a strappare a Raufer il
nome del delegato-trafficante. La mia curiosità
ovviamente riguarda il dopo. Quale sarà stato il seguito
della sua carriera politica, dopo queIl'avvio
diplomatico fulminante a livello mondiale? Almeno
presidente di qualcosa, o forse ministro? Data la sua
particolare esperienza, potrebbe essere un efficiente
capo della polizia. Per la storia, il negoziato di
Rambouillet dovrebbe finire sepolto sotto una nuvola di
«neve»...
da: Ennio
Remondino, "LA TELEVISIONE VA ALLA GUERRA",
Ed. Sperling&Kupfer / ERI Rai, Milano 2002, pp.
175-177
La biografia
sconosciuta di Martti Ahtisaari di A.P.
IL PACIFISTA
MONDIALE E’ FIGLIO DI UN NAZISTA
Sintesi:
Martti Ahtisaari, il
politico finlandese che fa il bello ed il cattivo
tempo negli ambienti diplomatici ed è uno dei
principali protagonisti della soluzione del nodo
kosovaro, e’ in verita’ nato in una città della
Russia, Viburgo, al confine con la Finlandia, nel
1938. Il padre si
arruolò come meccanico nelle fila del battaglione
volontario Nord-Est, annesso alla divisione SS
“Viking”, la piu’ brutale e fanatica
dell’esercito tedesco. Il vero cognome del padre Oiva
era Adolfsen. Dopo la guerra cambiò il cognome in
Ahtisaari ottenendo poi la cittadinanza finlandese. Le
truppe naziste finniche furono a capo degli
attacchi su Stalingrado e nel Caucaso. Lo stesso
Himmler dichiarava che i finnici erano i suoi migliori
soldati. Ma la Finlandia con una buona propaganda post
bellica è riuscita a conservare l’immagine di uno
Stato non implicato nei crimini di guerra.
Martti si
diploma alle magistrali nella città di Oulu,
dove si era trasferito il padre, che poi nel
1960 si sposta a Karaci in Pakistan. A Karaci
il giovane Ahtisaari è trainer dei giovani
cristiani, insegna cioè l’ educazione fisica
nell’Associazione
dei giovani cristiani - un movimento
di circa 45 milioni di membri di tutte le
nazioni, religioni e classi sociali. Scopo di
questa educazione è la preparazione dei
giovani ad una vita indipendene, la diffusione
del messaggio di Gesù Cristo, una maggiore
cooperazione tra la gente di diversi credi e
ideologie, e la mediazione nei conflitti.
Torna in Finlandia nel 1963 e si laurea al
Politecnico, ma già nel 1965 inizia a lavorare
al Ministero degli Esteri, nell’ambito
del quale, alla Sezione per la
cooperazione tecnica, svolge vari incarichi
fino al 1972. Fra questi, la vicedirezione del
Comitato di consiglio per le questioni
commerciali e industriali del governo
finlandese.
Prima di iniziare il lavoro all'ONU è ambasciatore
finlandese nella Repubblica di Tanzania. Nello stesso
tempo è membro dell’Istituto dell'ONU per la Namibia.
Dal 1984 al 1986 svolge la funzione di sottosegretario
di Stato, incaricato alla cooperazione e allo
sviluppo, nel Ministero degli Esteri della Finlandia,
come pure di delegato
speciale per la Namibia dell’allora Segretario ONU
Kurt Waldheim - il quale Waldheim, durante la II
Guerra Mondiale era stato membro delle unità naziste
SA.
Ahtisaari è stato anche governatore finlandese nella
Banca Africana per lo sviluppo, come pure nel Fondo
internazionale per lo sviluppo dell’agricoltura.
Il segretario generale dell'ONU Javier Perez de
Cuellar lo nomina vice segretario per
l’Amministrazione e le direttive dal 1 gennaio 1987.
Ahtisaari mantiene la carica di rappresentante
speciale per la Namibia e dirige le attività dell'ONU
in Namibia dal 1989 al 1990.
Si ritiene che, in quanto contrario alla politica
degli USA dopo la Guerra del Golfo, sia rimasto
senza il loro sostegno per la carica di Segretario
Generale dell'ONU.
Dal 1 luglio 1991
Ahtisaari è stato Segretario al Ministero degli Affari
Esteri finlandese. Dal settembre del 1992 fino a metà
aprile 1993 ha presieduto il Gruppo di contatto per la
Bosnia ed Erzegovina alla Conferenza internazionale
sulla ex Jugoslavia. Dal 1 luglio 1993 per altri 4
mesi è stato consigliere speciale alla Conferenza
internazionale sulla ex Jugoslavia e rappresentante
speciale del Segretario generale dell'ONU per la
ex Jugoslavia.
Da presidente della Finlandia ne ha sostenuto
l’ingresso nell’UE; al referendum del 1984 piu del 56%
degli elettori votarono per il SI. Durante il suo
mandato a Helsinki si sono incontrati per 2 volte
Boris Jeltzin e Bill Clinton. Essendo sempre in
conflitto con il Parlamento che chiedeva una politica
estera più sostenuta, ma anche in conflitto con il
proprio partito, non si è candidato per la seconda
volta.
Nel novembre 2005 Kofi Annan lo nomina rappresentante
speciale per il Kosovo (e Metohija). All’inizio del
2006 apre a Vienna l’Ufficio delle N.U. per il Kosovo
(UNMIK) dal quale conduce il dialogo sullo
status della Regione. Una settimana fa (fine gennaio
2007, ndt) ha presentato la proposta per la soluzione
definitiva del Kosovo (e Metohija).
Il diplomatico finlandese aveva parlato nel 1999 del
Kosovo con il russo Cernomirdin e con Slobodan
Milosevic, per porre fine agli scontri nella regione
serba.
Ahtisaari ha rivestito cariche in varie
organizzazioni internazionali. Nel 2000 il Governo
britannico lo ha incaricato di sorvegliare il disarmo
dell’IRA. Ha fondato anche una ONG di nome Iniziativa
per la soluzione delle questioni a rischio.
Attraverso questa nel 2005 ha condotto il dialogo tra
il movimento per la libertà dell'Aceh e il governo
indonesiano. I colloqui sono terminati con il ritiro
dell’esercito indonesiano e il rigetto della richiesta
di questo popolo all’indipendenza.
Martti Ahtisaari è anche presidente onorario del
Consiglio della Fondazione Euro–asiatica, tesoriere
onorario della Fondazione americo–scandinava e membro
del Consiglio del Forum nordico per la ricerca. Ha
ottenuto numerose onorificenze. È Ufficiale onorario
dell’Ordine australiano nel 2002. Nel 2004 ottiene
l’Ordine dei commilitoni di Oliver Tambo dall’Unione
sudafricana.
È sposato ed ha un figlio, Mark.
A cura di Ivan per
il CNJ
Sul "negoziatore"
Ahtisaari però dobbiamo ricordare anche che si
tratta del presidente onorario -sic- della lobby
sorosiana ed atlantista "International Crisis Group" - si
veda: http://www.crisisgroup.org/home/index.cfm?id=1139&l=1 Si trova anche tra i
nomi elencati come membri del gruppo Bilderberg,
almeno dal 1994, insieme anche alla Boniver,
Bettiza, gli Agnelli... (CNJ)
Allo stesso articolo di Nedeljni Telegraf è
affiancata una scheda:
Una lapide
commemorativa dei nazisti
Durante i bombardamenti contro la Serbia, nel 1999, la
Finlandia aveva deciso di commemorare con una lapide i
nazisti finlandesi del battaglione Nord-Ost delle
famigerate truppe SS Viking, morti in Ucraina. In
questa divisione era in servizio anche "un certo"
dottor Josef Mengele.
Questa iniziativa ha trovato un'aspra reazione presso
la comunità ebraica finlandese, come anche tra gli
ebrei in tutto il mondo ed in particolare dal Centro
Simon Wiesenthal e dal Congresso ebraico a Parigi, che
dichiararono unanimemente: "La commemorazione dei nazisti finlandesi da
parte di Ahtisaari è un'offesa a tutte le vittime
del nazismo e distoglie dagli obiettivi fissati dai
paesi membri dell'UE nella lotta contro il razzismo
e l'antisemitismo".
From: Coordinamento Romano per
la Jugoslavia (24 marzo 1999)
MILLENOVECENTO...
Il censimento del 1939 forni' i seguenti risultati
rispetto alla popolazione della provincia del
Kosovo e della Metochia (Kosmet):
abitanti: 645017 di cui
non slavi: 422827 (65,6%)
slavi: la rimanenza (34.4%).
In seguito al collasso della Jugoslavia monarchica, nel
1941, il Kosmet viene suddiviso in tre zone di
occupazione straniera: una italiana, una tedesca ed una
bulgara.
Nell'agosto 1941 l'Italia, che occupa la parte piu'
estesa, annette questo territorio alla "Grande
Albania". Tutto il Kosmet, compresa la zona di
Mitrovica, Podujevo e Vucitrn, a maggioranza serba
e formalmente sotto il controllo del
governo-fantoccio filotedesco di Nedic, e' in
realta' alla merce' delle bande dei
collaborazionisti albanesi, specialmente quelle di
Boletini e Deva, che seminano il terrore sotto gli
auspici della Wehrmacht.
In effetti durante la guerra nella Grande Albania verra'
costituita persino una divisione schipetara delle SS, la
"Skanderbeg", cosi' come in Bosnia la divisione
"Handzar", tutta composta da musulmani.
Analogamente a quanto avviene nella Croazia di Pavelic e
Stepinac, anche nel Kosovo panalbanese i diritti di
cittadinanza ai serbi sono negati. Si mira
all'annientamento della cultura e della presenza fisica
serba. Svariati villaggi e luoghi di culto vengono rasi
al suolo, e molti crimini vengono commessi contro la
popolazione.
Ricordiamo che nella stessa Serbia occupata dalla
Wehrmacht i crimini del nazismo contro gli ortodossi
sono ispirati alla logica genocida che impera in tutta
Europa. Nell'autunno del 1941 la citta' di Kragujevac
subisce una spropositata rappresaglia contro la
popolazione civile, che causa 7300 uccisioni a sangue
freddo. Il centro di Belgrado viene bombardato prima
dell'occupazione: sono le scene del film
"Underground" di E. Kusturica... Ma un altro
inspiegabile episodio avviene ancora durante la Pasqua
ortodossa del 1944, il 16 e 17 aprile, quando sono gli
"alleati" angloamericani a radere al suolo nuovamente la
citta' colpendo non tanto e non solo gli obbiettivi
militari tedeschi quanto ospedali, scuole, case. Nessuna
spiegazione credibile e' mai stata data per
quell'avvenimento.
Ritorniamo in Kosmet. Sotto il nazifascismo nella zona
viene ripristinato il sistema di proprieta'
feudale: i contadini perdono cosi' i beni ottenuti
grazie alla riforma agraria del 1918, attuata dal regno
jugoslavo. Rispuntano i "bey" e gli "aga" di ottomana
memoria, che tornano a controllare la distribuzione dei
prodotti agricoli e la vita sociale in quanto
rappresentanti del nuovo Stato panalbanese. Le razzie
contro il bestiame e la distruzione dei beni degli
ortodossi sono consuetudine.
Kosovo Polje e Pristina vengono abbandonate dalla
popolazione non-schipetara. Fonti tedesche di allora
registrano almeno 60mila fuggiaschi.
Persino Neubacher, plenipotenziario del Ministero degli
Esteri hitleriano, deve intervenire perche' gli episodi
di terrore diminuiscano. L'atteggiamento degli occupanti
italiani nei confronti delle violenze commesse dalle
milizie collaborazioniste albanesi e' duplice.
Nell'ottobre del 1941 gli italiani sono corresponsabili
della distruzione del villaggio di Dren. Viceversa, nel
dicembre 1942 a Vitomirica attacchi a sorpresa dei
fascisti locali contro la popolazione
cristiano-ortodossa costringono questa a riparare
nell'accampamento dei Carabinieri. In quella occasione
la solidarieta' di esponenti della comunita'
albanese-kosovara, come Sefedin Bey, e' determinante per
la salvezza di alcuni, e tuttavia una cinquantina di
persone vengono uccise. Anche in altre zone, come
attorno a Prizren, la solidarieta' della gente comune
albanese non viene a mancare.
Ma e' il fanatismo fascista a dettare legge.
In questa situazione il movimento comunista
albanese-kosovaro rimane estremamente debole, essendo
suddiviso in ben otto piccole distinte formazioni. Ben
piu' saldo e' il Movimento di Liberazione
della Jugoslavia, nel quale i serbi entrano in gran
numero. Sin dal '43 i partigiani jugoslavi e Tito stesso
sono soggetti alle pressioni dei partigiani albanesi di
Hohxa che chiedono l'unione del Kosovo con l'Albania,
tuttavia la tendenza jugoslavista rimane egemone anche
per la maggiore componente serba tra i partigiani del
Kosmet.
Nel 1942 forze schipetare nazionaliste, repubblicane e
liberali, si riuniscono nel movimento "Balli Kombetaer"
(di qui la dizione "balisti"), che inizialmente si
oppone alla occupazione nazifascista ma nel suo
programma prevede il mantenimento della "Grande Albania"
a guerra finita.
Nell'agosto 1943 a Mukaj i "balisti" ed i comunisti
albanesi rompono definitivamente proprio sulla ipotesi
di un eventale plebiscito da tenere nella regione a
guerra finita: da allora "Balli Kombetaer" si
scinde in una componente filonazista ed in una
monarchica, che chiede il ritorno di re Zog.
Nella notte tra il 30 ed il 31 gennaio 1943 milizie
fasciste albanesi attaccano e distruggono il Comando del
Movimento di Liberazione Nazionale partigiano del Kosovo
a Grbole, commettendo incredibili violenze.
In quello stesso periodo gli italiani realizzano il
disarmo completo della popolazione ortodossa.
Nel luglio 1943 tutta la popolazione serba di Gnjilane
volontariamente si lascia rinchiudere in un campo di
internamento italiano per sfuggire alle violenze dei
fascisti. Il capo della polizia di Gnjilane, Rifat
Berisha, un immigrato dall'Albania, e' responsabile
delle violenze su circa 600 abitanti della cittadina.
Ancora nel 1949, ricercato dalla giustizia partigiana,
nell'atto di scappare in Albania uccide tre persone
prima di essere preso e giustiziato presso Orahovac.
Con l'8 settembre gli italiani lasciano
l'amministrazione del Kosovo nelle mani dei nazisti
tedeschi, bulgari ed albanesi.
A Pec su 756 vittime del nazifascismo, 741 sono serbi e
montenegrini.
Il 3 dicembre del 1943 circa 400 membri del cosiddetto
"Reggimento del Kosova", guidati da Xhafer Deva,
circondano Pec e nel giro di 4 giorni uccidono piu' di
300 persone con metodi analoghi a quelli dei loro
alleati ustascia nella Grande Croazia di Pavelic e
Stepinac.
Nel dicembre 1944 contro i partigiani che avanzano
ovunque scoppia una insurrezione organizzata dai
"balisti" panalbanesi. I leader Poluza e Voca (la cui
famiglia era vicina alla corte di re Zog) fomentano una
atmosfera ostile e violenta a forza di false notizie sui
crimini dei partigiani serbi contro gli schipetari:
l'insurrezione scoppia a Drenica e verra' sedata
completamente solo dopo tre mesi.
In questo episodio segnaliamo due circostanze
significative: da una parte la posizione del serbo
Miladin Popovic, favorevole alla unione del Kosovo con
l'Albania; dall'altra, le idee jugoslaviste del giovane
intellettuale e comandante partigiano Koci Xoxe,
albanese-kosovaro.
DOPO LA GUERRA
Nel censimento del 1948 gli slavi risultano essersi
ridotti all'otto per cento della popolazione del Kosmet.
Nel censimento del 1981 gli slavi sono sempre gli stessi
come numero, i non slavi sono raddoppiati. Si calcola
che circa 400mila ortodossi abbiano abbandonato la
provincia dal dopoguerra.
(Fonti: S. Bianchini: "Sarajevo, le radici dell'odio" -
Ed. Associate 1996; Politika, 18/8/1990 e 22/9/1990)
RICOMINCIA LA GUERRA
Dal 1997 il movimento separatista kosovaro-albanese
acquista un fortissimo impulso dal punto di vista
strettamente militare a causa degli appoggi in Albania,
Turchia ed Occidente, dopo che per anni il governo
"parallelo" di Rugova, con la sua politica del
separatismo su base etnica e del boicottaggio totale, e'
stato non solo finanziato ed appoggiato a livello
propagandistico, ma anche incensato dai "pacifisti" che
hanno visto con favore la spartizione della Repubblica
Federativa Socialista di Jugoslavia.
In seguito alla rivolta delle "piramidi" un fiume di
armi ed equipaggiamento passa le frontiere in sostegno
di una organizzazione militare detta UCK ("Esercito di
Liberazione del Kosovo").
Dietro all'exploit di questa organizzazione c'e' anche
l'interessamento di George Tenet, attuale capo della
CIA, di origine albanese: sua madre "ha lasciato l'Albania
meridionale alla fine della Seconda guerra mondiale, a
bordo di un sottomarino britannico, per sfuggire al
comunismo... Lei e' un vero eroe. E' con queste
esperienze di vita e di valori in mente che io spero
di guidare la nostra comunita' di intelligence..."
("il manifesto" 24/2/1999).
L'irredentismo panalbanese e' appoggiato dalla lobby
schipetara degli USA, che fa capo alla Albanian-American
Civil League vicina a Bob Dole ed al suo protetto Joseph
Dioguardi. Come per le precendenti secessioni jugoslave,
anche nel caso del "Kosova" la disinformazione mirata a
suscitare un clima di mobilitazione bellica nelle
popolazioni dei paesi aggressori, e' mossa da
agenzie di pressione specializzate come la
"Ruder&Finn", e da tutto l'immenso apparato legato
alla "Fondazione Soros", legata alla CIA.
Per L'UCK si raccolgono fondi, e su giornali come il
"Washington Post" appaiono interviste a questi "freedom
fighters".
Tra l'ottobre 1998, quando ha inizio la missione OSCE in
Kosovo in seguito ai ricatti della NATO contro la
Jugoslavia, e l'inizio di marzo secondo la Tanjug
nell'area ci sono 975 attacchi terroristici che
causano 141 morti, 305 feriti ed 86 scomparsi. Armi
dirette ai secessionisti panalbanesi vengono sequestrate
nei porti italiani, conti in banca vengono aperti in
Europa per il finanziamento dell'UCK (vedasi tra l'altro
l'interrogazione parlamentare di G. Russo Spena a
riguardo), le polizie di molti paesi europei individuano
i legami tra l'UCK ed i traffici di droga e
prostituzione.
Alla fine del 1998 una campagna stampa del Partito
Radicale Transnazionale per la incriminazione del
Presidente della Jugoslavia dinanzi al Tribunale
dell'Aia raccoglie il consenso e la firma anche di
esponenti dell'UCK come Adem Demaci, nonche' di
ultranazionalisti albanesi della Macedonia, di Sali
Berisha e leader albanesi di ogni orientamento. Ancora
all'inizio del 1999 il premier Majko chiede che
Milosevic sia processato per crimini contro l'umanita'
("il manifesto" 20/1/1999), appellandosi alla NATO, agli
USA ed alla UE.
La vicenda di Racak, nella quale i cadaveri albanesi
degli scontri a fuoco dell'UCK con le forze di
sicurezza serbe vengono travestiti ed ammucchiati
in modo da rappresentare una scena dell'orrore dinanzi
alla opinione pubblica internazionale, e' il culmine di
una serie di operazioni di disinformazione strategica.
L'anno precedente erano state segnalate fosse comuni
inesistenti, come ad Orahovac, ed anche sui
profughi le speculazioni della stampa sono ripugnanti. A
Trieste giungono ad esempio una trentina di profughi del
Kosovo: sono al 95 per cento maschi giovani...
I crimini dell'UCK (vedi allegato), tesi a far crescere
la tensione, scatenare la reazione jugosava ed indurre
l'Occidente all'intervento militare diretto, non destano
preoccupazione nei nostri media: quasi inosservate
passano le stragi di Klecka - quando per la prima
volta dalla fine della Seconda G. M. ritornano in
funzione i forni crematori - e Pec - in dicembre un
gruppo di ragazzini serbi della cittadina viene
massacrato.
I "pacifisti" di tutto l'Occidente appoggiano
l'indipendentismo kosovaro sulla base di informazioni
non vere sulla situazione nella provincia. La violenta
pressione psicologica esercitata dai mass-media,
continuazione della propaganda bellica in atto nei
nostri paesi dall'inizio del conflitto interjugoslavo
nel '91, impedisce strutturalmente lo sviluppo di
movimenti di opposizione alla NATO e contro le
scelte strategiche euro-atlantiche. L'irredentismo
kosovaro diventa "lotta per la liberta'", l'idea di
diritti di cittadinanza per tutti indipendentemente da
dove passino i confini statuali e' considerata
antiquata: secondo i redattori della rivista
"Guerre&Pace", capofila del pacifismo italiano, la
autonomia politica della provincia sarebbe ormai "una
concessione dall'alto", percio' si punta direttamente al
protettorato e/o alla Grande Albania mascherandola come
"auto-determinazione". Informazioni "fuori dal coro"
vengono censurate da tutti i media, anche dai settori
della sinistra "antagonista". Gli "autodeterminatori"
del "Kosova" abitano in Occidente.
In Albania in piu' occasioni si manifesta solidarieta'
con il movimento irredentista kosovaro e con l'UCK,
soprattutto da parte della destra di Berisha. Il 5
febbraio 1999 la dimostrazione per le strade di Tirana
e' unitaria, e si scandisce continuamente la sigla UCK
("il manifesto" 6/2)
A Rambouillet vicino Parigi, in seguito alla impressione
suscitata dalla macabra sceneggiata di Racak,
l'Occidente organizza un falso negoziato: le due parti
vengono fatte incontrare un'unica volta in circa venti
giorni di sedute (in due riprese tra febbraio e marzo),
ed alla fine la delegazione albanese-kosovara, che e'
guidata dall'UCK, firma un "accordo" che prevede il
referendum per l'indipendenza e l'occupazione militare
da parte della NATO.
Consiglieri del Dipartimento di Stato e della NATO
stessa accompagnano l'UCK a Rambouillet. Anche il
Ministro degli Esteri albanese Milo li assiste (B92, 17
marzo 1999). Pure Filippo di Robilant, ex-portavoce
della leader radicale italiana Bonino, fa parte del
codazzo dell'UCK (Corriere della Sera).
Alla fine, la Jugoslavia viene accusata all'unisono per
non avere firmato l'"accordo" - che tale non e' poiche'
un accordo presuppone due parti consenzienti.
Il 22 marzo 1999 rappresentanti dei terroristi dell'UCK
si accordano a Tirana con le istituzioni albanesi per
una piu' stretta collaborazione, secondo quanto
riportato dalla stessa televisione di Stato albanese.
Un altro tassello della ridefinizione degli assetti
europei secondo il modello definito dal nazismo si sta
realizzando. La guerra puo' ricominciare. Ma stavolta
non ci sono i partigiani ad indicare agli albanesi ed ai
serbi del Kosovo la strada della Unita' e della
Fratellanza, cioe' la via del socialismo.
La notte tra il 24 ed il 25 marzo 1999 Belgrado viene
nuovamente bombardata: stavolta i tedeschi sono dalla
parte degli "alleati", oppure viceversa.
IERI... "La popolazione serba in Kosovo dovrebbe
essere cacciata
il prima possibile. I coloni serbi vanno
ammazzati" (Il leader fascista
albanese Mustafa Kruja, giugno 1942).
...OGGI "Come molti ufficiali UCK, anch'egli dice
apertamente che
sogna un Kosovo libero dai serbi" (Descrizione de
"Il Maestro"
Comandante di uno squadrone della morte UCK,
"Agence France
Presse", 19 agosto 1999). "Quando la Germania
invase la
Jugoslavia nel 1941, il popolo kosovaro fu
liberato dai tedeschi.
Tutti i territori albanesi di questo stato, come
il Kosova, la
Macedonia occidentale e le regioni di confine del
Montenegro
furono riunificate con l'Albania propriamente
detta. Furono
ristabilite le scuole in lingua albanese,
l'amministrazione del
governo, la stampa e la radio" (Da: www.klpm.org,
sito web affiliato
all'UCK).
L'Italia di Mussolini occupo' l'Albania
nell'aprile 1939 e insedio' un
regime collaborazionista con l'evidente entusiasmo
di molti albanesi
(1). Dopo che Hitler ebbe invaso ed occupato la
Jugoslavia nella
primavera 1941, il grosso dell'attuale
Kosovo-Metohija fu posto
sotto il controllo del governo collaborazionista
italo-albanese ed
annesso all'Albania (2). Quando le forze italiane
entrarono in
Kosovo, erano accompagnate da albanesi d'Albania.
Gli albanesi
che vivevano in Kosovo si unirono alle forze di
invasione che
aprivano loro la strada verso nord ed ovest, e
tendevano agguati
alle unita' dell'esercito jugoslavo che
affrontavano gli invasori.
Questi albanesi, nativi sia dell'Albania che del
Kosovo, scatenarono
una campagna di assassini e deportazioni nei
confronti dei serbi.
Inizialmente, la mattanza era portata avanti in
modo disorganizzato
da unita' di "Kachaki" irregolari. Si trattava di
briganti albanesi di
entrambi i lati del confine che avevano
combattutto la Jugoslavia
durante gli anni '20 e '30 (3). Nondimeno, venne
presto costituita
una milizia kosovara locale. Tale milizia, detta
"Vulnetari", insieme
ad altre unita' di polizia, inizio' persecuzioni
piu' sistematiche (4).
I FASCISTI ITALIANI COLTI ALLA SPROVVISTA
Le autorita'
italiane in Kosovo parvero alquanto spiazzate dal
terrore contro i
serbi, e occasionalmente intervennero per
prevenire attacchi
albanesi, per lo meno nelle aree urbane. Cosi'
scrive uno storico
serbo: "Le truppe italiane furono dislocate nelle
citta' del Kosovo e
agivano come forza contenitrice..." (5). Carlo
Umilta', un ausiliario
civile del Comando delle forze di occupazione
italiane, descrisse
diversi episodi in cui le truppe italiane aprirono
il fuoco sugli
albanesi per evitare massacri di serbi (6). A
causa della scarsita' di
forze e dell'alleanza de facto fra albanesi e
forze dell'Asse, questi
tentativi di contenimento costituirono ben poca
cosa. Tuttavia, gli
occupanti italiani riferirono il loro disgusto per
le azioni degli
albanesi alle autorita' di Roma. L'esercito
italiano riferi' che gli
albanesi "stavano dando la caccia ai serbi", e che
"la minoranza
serba viveva in condizioni veramente miserevoli,
continuamente
perseguitata dalla brutalita' degli albanesi che
alimenta l'odio
razziale" (7). Carlo Umilta' descrive alcune delle
atrocita' nelle sue
memorie e osserva che "gli albanesi stanno
sterminando gli slavi"
(8). Alle sue parole fanno eco quelle di Hermann
Neubacher, il
rappresentante del Terzo Reich per l'Europa
sud-orientale: "Gli
schipetari avevano fretta di espellere il maggior
numero possibile di
Serbi dal paese" (9).
Le atrocita' furono commesse deliberatamente, come
parte di un
piano volto a creare una "grande Albania" libera
dai serbi. Nel
giugno 1942, il presidente fantoccio fascista
dell'Albania Mustafa
Kruja dichiaro' candidamente i suoi principi
davanti ai suoi seguaci
kosovari: "La popolazione serba in Kosovo dovrebbe
essere
cacciata il prima possibile. Tutti i serbi
indigeni dovrebbero essere
qualificati come colonizzatori, e in quanto tali,
attraverso i governi
albanese e italiano, mandati in campi di
concentramento in Albania.
I coloni serbi vanno ammazzati" (10). Sentimenti
simili furono
espressi da un capo albanese-kosovaro, Ferat-Bej
Draga: "E'
arrivato il momento di sterminare i serbi. Non
rimarra' alcun serbo
sotto il sole del Kosovo" (11). I pogrom
anti-serbi si intensificarono
dopo il collasso italiano nel settembre '43. I
nazisti tedeschi
assunsero il controllo dell'Albania, incluso il
Kosovo. Le unita'
militari italiane furono cacciate e rimpiazzate da
tre divisioni del
XXI corpo alpino tedesco. La presenza militare
tedesca lascio' agli
albanesi piena liberta' d'azione.
Le milizie nazionaliste kosovaro-albanesi,
chiamate "Balli
Kombaetar" (o "Balisti") portarono avanti una
campagna di
deportazione e sterminio di serbi nel '43-'44.
Poi, su ordine esplicito
di Hitler, i tedeschi formarono la 21¡
"Waffen-Gebirgsdivision SS" -
la Divisione Skanderbeg. Con capi tedeschi e
ufficiali e truppa
kosovaro-albanesi, gli hitleriani speravano che
usando gli
Skanderbeg, la Germania avrebbe potuto
"raggiungere il suo ben
noto obiettivo politico": creare una "grande
Albania" vitale (cioe'
pura) che includesse il Kosovo (12).
In generale, la politica tedesca era quella di
organizzare unita'
militari volontarie fra i simpatizzanti nazisti
dei paesi occupati. Fra
tutte le nazioni occupate, solo i serbi, i greci e
i polacchi rifiutarono
di formare unita' volontarie naziste. Piuttosto
che unirsi ai nazisti,
come avevano fatto gli albanesi in Kosovo, i serbi
organizzarono la
piu' grande resistenza antinazista in Europa. Sia
i partigiani
comunisti che i monarchici cetnici erano
principalmente serbi, e
entrambi i gruppi combatterono i tedeschi e i loro
alleati locali in
tutta la jugoslavia. I tedeschi reclutarono i 9000
uomini della
divisione Skanderbeg per combattere questi gruppi
di resistenza,
ma gli albanesi della Skanderbeg non avevano
interesse ad
affrontare soldati; essi volevano principalmente
terrorizzare i civili
serbi, zingari ed ebrei locali. Molti di questi
albanesi kosovari
avevano prestato servizio in precedenza nelle
divisioni SS
bosniaco-musulmane e croate, note per i loro
massacri di civili.
Come si spiega l'odio furioso per i non-albanesi?
Un fattore
importante era la militanza islamica. La
fondamentalista "Seconda
Lega di Prizren" fu creata nel settembre '43 da
Xhafer Deva, un
albanese kosovaro, per collaborare con le
autorita' germaniche. La
lega proclamo' una jijad (guerra santa) contro gli
slavi. Essi erano
supportati dal Gran Mufti di Gerusalemme El Haj
Emin Huseini,
filonazista, che aspirava a liberarsi di tutti gli
ebrei in quella che
al tempo era la Palestina occupata dai Britannici.
L'intolleranza
religiosa albanese si manifesto' con evidenza
negli attacchi a chiese
e monasteri ortodossi (13).
Non ci sono dati certi sulle perdite umane subite
durante l'olocausto
fascista albanese. Le stime vanno da 10.000 a
30.000 serbi uccisi;
per lo meno 100.000 furono cacciati e rimpiazzati
da persone
"immigrate" dall'Albania propriamente detta (14).
Nel giustificare l'attuale aspirazione
kosovaro-albanese a secedere
dalla Serbia, i media hanno ripetuto come un
mantra: il 90 per cento
della popolazione e' albanese. Anche se queste
proporzioni sono
molto esagerate (nessuno lo sa con certezza,
perche' i
kosovaro-albanesi hanno boicottato i censimenti
per anni!) - la
provincia e' certo in massima parte albanese. Ma
una causa
determinante dell'attuale sproporzione demografica
fu il successo
degli albanesi nel ruolo di volonterosi esecutori
di Hitler durante la
II Guerra mondiale (15). Oltre tutto, le loro
attenzioni non si
limitarono ai serbi. Non si sa quanti zingari
furono eliminati. E gli
albanesi kosovari, sia da soli che sotto la
direzione tedesca,
eliminarono molti degli ebrei del Kosovo. L'opera
principale sulla
"soluzione finale" di Hitler in Jugoslavia (16)
stima che 550 ebrei
vivessero in Kosovo al momento dell'invasione
nazista. 210 di essi,
ossia il 38 per cento, furono uccisi in Kosovo,
per lo piu' da albanesi.
Infatti, la prima operazione della divisione
Skanderbeg come
"Einsatztruppen" fu un'incursione contro gli
ebrei, e la seconda fu
lo sterminio del villaggio serbo di Velika, dove
piu' di 400 serbi
furono uccisi (17).
Ceda Prlincevic, capo della Comunita' ebraica di
Pristina e dirigente
degli archivi provinciali, ha spiegato alla
Emperors-Clothes che gli
ebrei che non furono uccisi subito furono inviate
dalla Skanderbeg
nei campi di sterminio tedeschi di Treblinka e
Bergen-Belsen. Un
treno diretto a quest'ultimo prese la tratta
sbagliata e fu intercettato
dalle truppe russe che avanzavano. Secondo
Prlincevic, senza
questo fortunato errore, l'intera popolazione
ebraica del Kosovo
sarebbe stata eliminata. Sebbene i sostenitori
dell'UCK oggi
proclamino che non siano stati uccisi ebrei in
Kosovo e che gli ebrei
siano stati difesi dagli albanesi-kosovari, tali
affermazioni sono false
e dovrebbero essere trattate allo stesso modo in
cui tratteremmo le
altre smentite sull'olocausto.
I FASCISTI ALBANESI CONTINUANO A COMBATTERE
I tedeschi si arresero nel 1945, ma i resti dei
gruppi nazisti e fascisti
kosovaro-albanesi continuarono a combattere il
governo jugoslavo
per sei anni, con una grande ribellione durata dal
1945 al 1948
(Drenica e' stata il focolaio del reclutamento UCK
nel '98-'99) sotto
il comando di Shabhan Paluzha. Violenze sporadiche
continuarono
fino al '51. E' vero alla lettera dire che gli
ultimi spari della II
Guerra mondiale furono sparati in Kosovo.
IN CONCLUSIONE...
La scorsa estate, quando i Tedeschi sono
entrati a Prizren per la prima volta dopo la II
Guerra mondiale, un
corrispondente della NBC ha riportato: "L'altra
sera ero a cena con
una gentile famiglia di kosovari musulmani, quando
il discorso e'
caduto sulle truppe NATO tedesche che entravano in
citta' per
farne il quartier generale del loro distretto di
peacekeeping. Il
capofamiglia, un uomo abbastanza anziano da
ricordare l'ultima
volta che le truppe germaniche erano entrate a
Prizren, disse che si
sentivano tutti al sicuro ora. 'I soldati tedeschi
sono eccellenti', egli
disse. Poi aggiunse: 'Lo so ben io, ero uno di
loro'. Allora ha
sollevato il braccio in un saluto nazista, ha
detto 'heil' e si e' messo
a ridere tutto contento" (NBC, 18 giugno 1999).
NOTE
(1) Professor Nikalaos A. Stavrou, KFOR:
Repeating History, The
Washington Times (August 11, 1999).
(2) Hugo Wolf, Kosovo Origins (1996)
chapter 10. Portions of
northern Kosovo, from Mitrovica to the
provincial border with
Serbia, were administered by Germany from
the outset, primarily to
exploit the mines in the area. An eastern
sliver of Kosovo was
ceded to Bulgaria.
(3) Dr. Smilja Avramov, Genocide in
Yugoslavia, Part 2, Chapter 5,
"Genocide in Kosovo and Metohija" (1995):
"The crimes were
begun by the ‘kachak’ guerrilla
detachments which had been sent
into Kosovo from Albania, but members of
the Shqiptar minority
quickly joined in. Judging from Italian
reports, at first the situation
resembled more the marauding of bandits
than a deliberate policy."
(4) Dr. Dusan Batakovic, The Kosovo
Chronicles (1992); Avramov, supra.
(5) Dr. Smilja Avramov, supra.
(6) Carlo Umilta, Jugoslavia e Albania,
Memoire di un diplomatico
(1947), in Avramov, supra, note 141.
(7) Dr. Smilja Avramov, supra, note 117.
(8) Carlo Umilta, Jugoslavia e Albania,
Memoire di un diplomatico
(1947), in Avramov, supra, note 137.
(9) Hermann Neubacher, Sonderauftrag
Sudost (1953), quoted in Dr.
Slavenko Terzic, Old Serbia and
Albanians.
(10) Dr. Slavenko Terzic, Kosovo, Serbian
Issue and the Greater
Albania Project.
(11) Batakovic, supra, citing H. Bajrami,
Izvestaj Konstantina
Plavsica Tasi Dinicu, ministru
unutrasnjih poslova u Nedicevoj vladi
oktobra 1943, o kosovsko-mitrovackanm
srezu, Godisnjak arhiva
Kosova XIV-XV (1978-1979) at 313.
(12) Avramov, supra, note 151.
(13) Avramov, supra, note 148, citing
Bishop Atanisije Jevtic, From
Kosovo to Jadovno.
(14) Batakovic gives a conservative
estimate of 10,000 dead while
Dr. Slavenko Terzic cites a contemporary
American intelligence
report that 10,000 died in the first year
of occupation alone. Terzic,
supra, citing Serge Krizman, Maps of
Yugoslavia at War (1943). Carl
Kosta Savitch, in Genocide in Kosovo:
Skanderbeg Division, quotes a
wartime account that 30,000 to 40,000
Serbs were killed by
Albanians. In addition, an unknown number
of Serbs dies in the
German-operated work camps of Pristina
and Mitrovica, or were
killed by the Germans as reprisals
against resistance activity.
The reported number of expelled Serbs
also varies depending on
the source. Dragnich and Todorovich cited
the figure of
70,000-100,000, based on a review of
wartime refugee records.
Dmitri Bogdanovich estimates 100,000, but
acknowledges that the
exact number has never been determined.
Dmitri Bogdanovich, The
Kosovo Question: Past and Present (1985).
Dr. Avramov notes that
wartime records showing 70,000 refugees
from Kosovo counted only
those persons in need of government
assistance who registered with
the Commissariat for Refugees in
Belgrade. Records of those who
did not register, or who fled to
Montenegro, apparently do not exist.
Avramov, supra.
(15) Before world war 2 Serbs constituted
a slight majority of the
Kosovo population. Avramov, supra. In
addition to the murder and
expulsion of Serbs, the relative ethnic
population balance was
further skewed by the entrance of
hundreds of thousands of ethnic
Albanians from Albania proper during the
war. Relying on Italian
records from the time, Dr. Avramov
estimates that 150,000 to
200,000 Albanians moved into Kosovo
between 1941 and 1943.
(16) The Crimes of Fascist Occupants and
Their Collaborators Against
the Jews of Yugoslavia (1952, revised
1957) (published by The
Federation of Jewish Communities of
Yugoslavia).
From:
jugocoord
Subject:
[JUGOINFO] Il passato presente
Date: June 5, 2001
6:25:51 PM GMT+02:00
Il testo che segue e` stato pubblicato in forma
abbreviata sul numero
di maggio 2001 della rivista tedesca KONKRET
http ://www.konkret.de
PASSATO PRESENTE Sulla continuita` della
politica grande-albanese della Germania
di Matthias Kuentzel
Scrosciante applauso per il Cancelliere. A migliaia, gli
albanesi
kosovari si ritrovarono a Prizren nel luglio 1999 per
festeggiare
Gerhard Schroeder al grido di "Deutschland-Deutschland".
"E` davvero
impressionante e ne sono
rimasto molto commosso", ha dichiarato Schroeder in
seguito, "vedere a
Prizren i Panzer tedeschi ed i soldati tedeschi con le
mitragliatrici
spianate da un lato, e dall`altro vivere l`insolito
giubilo euforico
con cui un cancelliere federale della Germania veniva
salutato. Io
ritengo che questo debba commuovere chiunque, se si
pensa ai
particolari trascorsi
della storia tedesca in questa regione."
A quale storia si riferiva in effetti Schroeder?
Nel settembre 1943 la Wehrmacht, tra gli applausi degli
albanesi
kosovari, creava a Prizren una "Seconda Lega di
Prizren", il cui unico
obiettivo era la uccisione o la cacciata dei serbi allo
scopo di
istituire un Grande Albania "etnicamente pura".
Nel febbraio del 1944
la divisione albanese delle SS "Skanderbeg" veniva
stazionata a
Prizren. Nell`ottobre del 1944 le SS tedesche iniziavano
qui il loro
estremo tentativo di impedire la vittoria degli Alleati.
Allora come
oggi questa citta` si trova al centro della politica
grande-albanese
della Germania. Allora come oggi i tedeschi
qui vengono acclamati, mentre tutti gli altri
non-albanesi devono
temere per la loro vita.
Dal marzo del 2001 la situazione ha vissuto una
accelerazione
ulteriore: in relazione alla offensiva dell`UCK
contro Tetovo [la zona
occidentale della Macedonia ex-jugoslava, ndT], la
Germania ha per la
prima volta fatto propria ufficialmente l`idea
grande-albanese. Ma uno
sguardo sulla storia chiarisce che le mosse della nuova
politica grande-
albanese da parte tedesca inevitabilmente seguono i
passi che sono
stati preparati dal nazismo. Allo stesso tempo, tale
sguardo
all'indietro rende palese il carattere strumentale della
politica
tedesca rispetto al proprio passato [la
"Vergangenheitsbewaeltigung",
cioe` la riconciliazione con
il passato perseguita dalla annessione della DDR in poi,
ndT]. Tanto
piu` il governo federale si ricollega agli elementi
della politica
nazional-socialista sul Kosovo, tanto meno all`opinione
pubblica
interessa di venirne a conoscenza. [Si noti che in
Italia, dove durante
questi dieci anni di guerra nei Balcani non e` stato
scritto ne` detto
nulla sul nostro passato coloniale in quelle terre, la
situazione e`
identica; ndT]
DALLA GRANDE ALBANIA ITALIANA...
Come risposta alla occupazione tedesca di Praga, il 7
aprile 1939
l`Albania fu occupata dalle truppe italiane. Questo
paese era di gran
lunga il piu` povero ed il piu` arretrato d`Europa. Due
terzi dei suoi
abitanti erano organizzati secondo schemi tribali ed
erano rimasti
legati alle faide. Le misere infrastrutture aumentarono
l`isolamento
delle regioni controllate dai clan familiari. Di un
senso di
appartenenza
nazionale albanese, in quelle circostanze, non si poteva
davvero
parlare.
Nel 1941 la Germania aggredi` e soggiogo` la Jugoslavia.
Dopo alcuni
giorni di trattative tra tedeschi ed italiani, il
Kosovo, fino ad
allora jugoslavo, fu suddiviso in tre zone
d`occupazione: alla Bulgaria
fu assegnata la parte orientale, confinante con la
Macedonia. La
Germania si assicuro` la zona di Mitrovica, ricca di
materie prime, nel
nord della provincia, mentre la parte piu' grande del
Kosovo fini'
sotto il controllo
italiano ed il 12 agosto 1941 fu saldata assieme al
nucleo dell'Albania
sotto controllo italiano per dar vita alla "Grande
Albania".
Il rapporto tra gli occupatori italiani ed i
kosovaro-albanesi fu teso
sin dall'inizio. Spesso il terrore delle milizie
albanesi kosovare
contro i serbi era troppo anche per la amministrazione
coloniale
fascista: ripetutamente le forze dell'ordine italiane
aprirono il fuoco
per impedire massacri da parte degli albanesi kosovari
contro i serbi.
Le truppe italiane furono dislocate nelle citta' in
maniera mirata, per
contenere la violenza. E non fu soltanto per questo
motivo che "gli
albanesi non hanno mai avuto rispetto degli italiani.
Agli albanesi era
estranea la loro visione del mondo e non gradivano
quella che, secondo
loro, da parte italiana era una forma debole, non virile
di presentarsi
e di comportarsi. Molti albanesi ritenevano gli italiani
bugiardi ed
ipocriti".
Tra gli occupatori tedeschi e gli albanesi kosovari,
invece, c`era
maggiore intesa. Percio' la amministrazione nazista
garanti' agli
albanesi kosovari nella zona tedesca una autonomia molto
maggiore di
quella che essi potevano godere nella zona italiana. In
questo modo la
Wehrmacht si riallaccio' alla tradizione della
occupazione austriaca
del Kosovo, che aveva avuto luogo durante la II Guerra
Mondiale. Nel
1916 come nel 1941 ai kosovaro-albanesi furono concesse
amministrazioni
autonome e fu permesso l'uso ufficiale della lingua
albanese. E non
solo dal 1941 al 1944, ma anche dal 1916 al 1918 "allo
scopo di minare
alle radici la presenza serba nella regione furono
aperte piu' di 300
scuole in lingua albanese". Questa politica "scolastica"
orientata in
senso anti-serbo ha stimolato inizialmente e poi segnato
il particolare
nazionalismo degli albanesi kosovari.
...A QUELLA TEDESCA
Dopo la caduta di Mussolini nel settembre 1943, le
truppe tedesche
occuparono la regione grande-albanese per impedire lo
sbarco dei nemici
sulla costa della Albania, impiegando il minimo
possibile di forze
della Wehrmacht. Prima dell'ingresso delle truppe
tedesche il
territorio era stato riempito di volantini con i quali
la Germania
nazista si dichiarava protettrice dell'Albania nella
lotta contro i
suoi nemici -
in questo caso gli italiani e gli anglo-americani,
altrove la Russia ed
i serbi... Il tentativo di creare a Tirana un
regime-fantoccio alleato
dei tedeschi ando' a vuoto per la prevedibile incombente
vittoria
alleata.
Percio' fu il Kosovo a diventare determinante per la
politica
grande-albanese della Germania: "Li' abitano gli
elementi migliori del
popolo albanese dal punto di vista razziale, quelli
politicamente piu'
determinati e piu' capaci dal punto di vista bellico",
dichiaro'
Neubacher nel settembre 1943 in un telegramma per
Berlino. "Esiste la
possibilita'", continuo', "di far entrare le milizie
kosovare... a
Tirana, per dare
slancio al moto di liberazione".
E cosi' i kosovaro-albanesi venivano sobillati con
argomentazioni di
carattere efficacemente propagandistico: "I tedeschi
suscitavano
l`impressione che solamente ora, con il loro arrivo, si
sarebbe
arrivati ad una vera unificazione del Kosovo con
l`Albania", scrive lo
storico americano B.J. Fischer. "I tedeschi non
mancavano di dare ad
intendere
agli albanesi che sulla questione del Kosovo gli Alleati
erano stati
evidentemente zitti - indicazione questa della loro
volonta` di
ritornarlo alla Jugoslavia - e che gli Alleati non
avevano riconosciuto
alcun governo albanese in esilio, e nemmeno un comitato
di crisi,
gettando cosi` un`ombra sulla esistenza di uno Stato
albanese dopo la
fine della guerra".
Questo il risultato della carta kosovara giocata dai
nazisti:
gia` nel settembre 1943 fu istituito un comitato
nazionale formato
essenzialmente da kosovaro-albanesi ed a Tirana fu
proclamata
la "indipendenza" dell`Albania. Ma la Germania fu e
resto` l`unico
paese a riconoscere diplomaticamente la Grande Albania
"indipendente".
Con il "blando regime di occupazione" nei confronti dei
serbi, dopo la
fine del periodo italiano, era finita. Da questo momento
si lascio`
mano libera ai massacri delle milizie albanesi kosovare
a scapito dei
serbi. Sempre nel settembre 1943, attraverso il fattivo
appoggio
tedesco, venne costituita una "Seconda Lega di Prizren"
il cui scopo
ichiarato
era "una Grande Albania etnicamente pura". La sanguinosa
cacciata dei
serbi, che poteva adesso essere messa in pratica dalla
Lega con i suoi
piu` di dodicimila membri, avvenne con la supervisione e
con la regia
tedesca. Al fianco della "Seconda Lega di Prizren" la
Wehrmacht
recluto` un battaglione di 600-700 uomini, formato
esclusivamente da
albanesi kosovari amici dei tedeschi, che fu inviato a
Tirana come
corpo d`elite.
Alla fine del 1943 altri 1200 gendarmi albanesi kosovari
furono inviati
da Mitrovica a Tirana.
Nel febbraio del 1944 Adolf Hitler, che aveva "molto da
dare per
l`ultimo angolo romantico dell`Europa", trasmise
l`ordine di istituire
una autonoma formazione delle SS, la "Divisione SS
Skanderbeg", formata
da "queste genti di montagna, che fieramente portano le
armi"
(Neubacher). Questa Divisione, che contava 6500
componenti, raccolse le
unita` albanesi della 13.ma Divisione di Montagna delle
SS Bosgnacche
ed altre milizie albanesi. Essa stazionava a Prizren, il
suo principale
territorio di operazioni era il Kosovo, il suo compito
dichiarato
era "la difesa" della Albania "etnicamente pura per
razza". "Difesa"
significava: chi non ne faceva parte veniva ucciso o
sottoposto a
violenze e scacciato. "Le unita`
di questa divisione", scrive Fischer, "si guadagnarono
presto una poco
raccomandabile reputazione poiche`, soprattutto nelle
zone serbe,
praticavano lo stupro, il saccheggio e l`omicidio".
Sulla straordinaria
brutalita` della "Divisione Skanderbeg" esistono
svariate attestazioni.
Il 28 luglio 1944 essa
uccise 380 abitanti del villaggio di Veliko, di cui 120
bambini, dando
alle fiamme 300 abitazioni. Nell`aprile del 1944 essa
deporto` 300
ebrei. Tra il 28 maggio ed il 5 luglio "la Divisione
delle SS in
territorio albanese prelevo` altri 510 tra ebrei,
comunisti, partigiani
e persone sospette. Di
questi 249 furono deportati", scrive Raul Hilberg. Anche
i rom della
regione del Kosovo, che fino al settembre 1943, con la
fascia gialla al
braccio, avevano dovuto sopportare i lavori forzati,
dopo il passaggio
del Kosovo in mano tedesca furono deportati e chiusi nei
campi di
concentramento in Jugoslavia, ma anche a Buchenwald e
Mathausen.
Contrariamente alla leggenda che fu coltivata in seguito
a Tirana, il
Kosovo fu di gran lunga la regione che dette piu` filo
da torcere anche
ai partigiani di Tito. "Il movimento in Kosovo e` molto
debole, quasi
morto", recitava un rapporto del PC di Jugoslavia
dell`agosto 1943.
Sotto il dominio tedesco la
situazione si aggravo` ulteriormente. In un rapporto al
CC del PC di
Jugoslavia, all`inizio del 1944, il raggruppamento
comunista di quella
provincia, piccolo ed isolato, dichiaro` che li` le
masse albanesi
consideravano gli occupatori
nazionalsocialisti come liberatori e vedevano i tedeschi
come i loro
piu` grandi amici: persino alla fine del 1944, quando i
partigiani
della Albania meridionale avevano gia` costretto alla
fuga la Wehrmacht
ed avevano liberato l`Albania, il Kosovo rimaneva
decisamente ancorato
al campo delle potenze dell`Asse. Non per caso le SS
tentarono proprio
qui per l`ultima volta
di impedire la ormai scontata vittoria degli Alleati.
Dopo che il
terreno a Tirana era diventato troppo bollente per loro,
nell`ottobre
1944, tutt`e due i legati tedeschi che erano rimasti si
trasferirono a
Prizren per appoggiare l`istituzione di un governo
anticomunista in
Kosovo, sotto la guida d`un loro amico di vecchia data,
il
collaborazionista Xhafer Deva,
che rifornirono in abbondanza di armi, munizioni,
derrate alimentari e
probabilmente anche di agenti. Le truppe di Deva, a
cavallo tra il `44
ed il `45, contavano piu` di 6000 soldati; esse avevano
il comando
nella regione di Drenica. La resistenza delle truppe di
Deva contro
l`esercito partigiano di Tito duro` dal novembre 1944 al
maggio 1945, e
fu sconfitta solamente con
l`impiego di 30mila partigiani. L`idea panalbanese,
pero`, rimase
accesa e torno` alla ribalta in Kosovo all`inizio degli
anni Ottanta.
IL POGROM COME PROGRAMMA
Dopo le modifiche costituzionali di Tito, nel 1974, non
si poteva
parlare di discriminazioni a danno degli albanesi
kosovari. Al
contrario, questi godevano di ogni diritto e
controllavano l`intero
Kosovo "albanesizzato". Tuttavia
per i nazionalisti anche in questa situazione la
cacciata e la
persecuzione di tutti i non-albanesi rimaneva all`ordine
del giorno.
Scopo di questo movimento e` "un territorio unitario,
`etnicamente
puro`, cioe` `ripulito` dai serbi e dagli altri slavi,
nel quale siano
insediati solamente gli albanesi", come
indicava "Die Welt" nel 1986. "Lo scopo dei nazionalisti
radicali e`
(...) una `Albania etnica` che comprenda la Macedonia
occidentale, il
sud del Montenegro, parti della Serbia meridionale, il
Kosovo e
l`Albania", come scrisse il "New York Times" nel 1987.
La fuga degli
slavi dinanzi al protrarsi delle violenze ha reso il
Kosovo proprio
quello... che gli schipetari nazionalisti volevano da
anni - una
regione "etnicamente pura".
Con l`unificazione tedesca del 1990 ritornava in campo
anche la
tradizionale protettrice della idea panalbanese. Sempre
nello stesso
anno i nazionalisti kosovari dichiararono l`indipendenza
della loro
provincia. Ibrahim Rugova divenne il "presidente" e
Bujar Bukoshi
il "capo del governo" del "Kosova indipendente". Nessuno
dei due
nascondeva le proprie grandi ambizioni. "Personalmente
mi batto per
l`unione con l`Albania", dichiaro` Rugova nel 1991.
"Comunque la
migliore soluzione sarebbe che gli albanesi vivano tutti
in un unico
stato, anche gli albanesi
della Macedonia dovrebbero farne parte". Bujar Bukoshi,
che non a caso
insedio` il suo "governo in esilio" in Germania, non era
da
meno: "Faremo di tutto perche` la libera repubblica del
Kosova e
l`Albania un giorno siano tutt`uno", riporto` il
quotidiano "Tageszeitung", aggiungendo: "I bambini gia`
imparano nelle
scuole private [quelle del sistema "parallelo" del quale
con tanto
acritico apprezzamento si e` parlato anche in Italia,
ndT] come ci si
debba comportare in caso di `guerra etnica`." Ed in
effetti questo
programma delle scuole private degli albanesi kosovari -
dirette dalla
Germania, finanziate dagli esuli albanesi ed appoggiate
politicamente
dal governo federale tedesco [programma ed insegnamento
cui hanno
attivamente lavorato settori "nonviolenti" ed
associazioni
"per i diritti umani" di varie nazioni, tra le quali
come capofila la
Gesellschaft fuer Bedrohte Voelker / Associazione Popoli
Minacciati,
spec. la sua sezione italiana-sudtirolese, cfr. i loro
siti internet -
ndT] attraverso i suoi materiali di orientamento
"grottescamente
nazionalista ed antiserbo" (W. Oschlies) ha a tutti gli
effetti
continuato l`opera di "formazione" che nelle zone sotto
occupazione
tedesca era stata
interrotta nel 1944.
Le prime cariche esplosive per la nuova Grande Albania
scoppiarono nel
febbraio 1996: come primo atto pubblico l`UCK attacco`
cinque campi
profughi serbi contemporaneamente con ordigni esplosivi.
Cosi` ebbe
inizio "la guerra per la liberazione dei territori
kosovari che sono
occupati da
serbi, macedoni e montenegrini", come dichiaro` in
seguito un portavoce
dell`UCK. Non e` un caso se gia` questa prima azione fu
rivendicata con
un riferimento alla vecchia divisione delle SS
"Skanderbeg". Molti
quadri di comando dell`UCK, nonche` il suo fondatore
Adem Jashari
[ucciso nella sua roccaforte di Drenica nel marzo 1998
in una vasta
operazione della polizia
jugoslava, che suscito` grande clamore; ndT], furono
reclutati in
quanto figli o nipoti di appartenenti della vecchia
divisione
SS "Skanderbeg".
Anche la organizzazione albanese di estrema destra
"Balli
Kombetaer" (Fronte Nazionale), che nel 1944 era
annoverata tra i
principali sostenitori del dominio nazista, si pregia
volentieri di
esercitare il proprio influsso sull`UCK. Pure certe
usanze ricollegano
l`UCK direttamente ai suoi precursori nazisti. Ad
esempio, ancora oggi
almeno i membri macedoni
dell`UCK per richiamarsi al battaglione delle camicie
nere che
stazionavano a Prizren nel 1941 indossano una casacca
nera. Ed anche il
loro saluto originario - il pugno chiuso sulla nuca -
deriva dalla
tradizione fascista. Questo saluto militare fu
sostituito con quello
comunemente usato nella NATO solamente dopo che qualche
osservatore
dotato di memoria storica ne fu infastidito. Il
principale elemento di
continuita` tra la divisione delle SS "Skanderbeg" e
l`UCK consiste
nel fatto che ad entrambi non interessa alcuna forma
statuale albanese
che non sia fondata sulla "purezza etnica", per cui
tutto cio`
che contrasta con l`ideale di omogeneita` nazionale o
che ricorda il
vecchio dominio serbo deve essere distrutto e spazzato
via. La loro
concezione di liberta` e` orientata nel senso della
nazionalsocialista "liberta` da": liberta` dagli ebrei,
liberta` dai
rom, liberta` dai turchi e dagli slavo-macedoni...
Questa concezione
di "liberta`" era stata
introdotta nei territori controllati dall`UCK sin
dall`inizio. "Nelle
localita` in tal modo liberate l`UCK mise al bando tutti
i partiti
politici e scateno` la violenza contro le minoranze dei
serbi, dei rom
e dei gorani (macedoni islamizzati)". Questo modello di
societa`
nazional-fascistoide rappresenta la caratteristica
principale del
progetto della "Grande Albania".
UN PROTETTORATO PER L`UCK
Sin dall`inizio del protettorato della NATO in Kosovo i
vecchi ricordi
della Grande Albania degli anni 1943-1944 si sono
ridestati. Quando le
truppe tedesche hanno marciato su Prizren sono state
salutate come da
vecchi commilitoni. "Sicuramente per i tedeschi sin dal
primo istante
e` stato tutto piu` semplice di quanto non lo sia stato
per il resto
delle truppe
della KFOR", ha commentato "Der Spiegel". "Per il loro
appoggio alla
indipendenza degli albanesi ai tempi di Hitler le
generazioni ancora
viventi sentono una fratellanza forgiata nella storia,
da trasmettere
ai nipoti...
Come nell`anno 1943 (...), soprattutto le gerarchie
dell`UCK esaltano
`il patto sancito nella storia`". In una "Guida per i
contingenti della
Bundeswehr in Kosovo" il governo federale tedesco si e`
soffermato su
questo affratellamento. "Non si puo` escludere che, a
causa di questi
trascorsi storici (...) possa capitare di essere
avvicinati da parenti
o amici di ex-membri della divisione SS `Skanderbeg`".
Non
necessariamente questo va ricollegato ad una qualche
mitizzazione del
periodo del dominio nazista: anche un riferimento ad un
calciatore
tedesco potrebbe essere motivo per esprimere il
"legame". Il "legame"
con la Germania, seguendo questo filo conduttore, puo`
finire per
palesarsi attraverso la simpatia per il nazismo, e
l`apprezzamento per
le azioni della Wehrmacht puo` essere considerato
normale. La stessa
Bundeswehr dimostra giorno per giorno il suo legame con
la Wehrmacht:
ripercorrendo
precisamente il rituale che l`emittente tedesca "Radio
Belgrado" curava
dal 1941, a Prizren come sigla quotidiana della
trasmissione
radiofonica militare tedesca si usa la nota hit della
Wehrmacht "Lili
Marlene"; una provocazione che il governo federale
tedesco si puo`
permettere solamente laggiu`, dove un tempo era il
centro del
collaborazionismo nazista. E comunque questa scelta
musicale ha un
senso piu` profondo, benche` non
trasparente: contemporaneamente alla trasmissione della
vecchia
melodia, a Prizren si riparte con le "pulizie" della
vecchia divisione
delle SS. Non esiste zona, in Kosovo, dove l`UCK goda di
tanta mano
libera per attuare i suoi pogrom, quanto quella sotto
amministrazione
tedesca. "A Prizren i soldati tedeschi hanno concesso ai
miliziani
albanesi dell`Esercito di Liberazione del Kosovo di
dettare legge in
citta`, affidando loro il destino delle famiglie serbe",
criticava il
giornale
parigino "Le Figaro". "L`UCK ha dichiarato che Prizren
e` totalmente
sotto il suo controllo", ha confermato la "Frankfurter
Allgemeine
Zeitung". Persino il capo spirituale dei serbi-kosovari,
il vescovo
Artemije, ha chiesto invano al contingente tedesco della
KFOR a Prizren
garanzie di sicurezza.
"PUREZZA ETNICA" - UN IDEALE TEDESCO
Diecimila serbi di Prizren sono stati quasi tutti presi
di mira o
scacciati, i rom del Kosovo sono stati perseguitati in
modo
sistematico, e le ultime comunita` ebraiche di Pristina
sono state
cacciate via con minacce e violenze. Eppure, per la
politica tedesca
questo pare essere a tutti gli effetti
un bilancio positivo. "Nel Kosovo la criminalita` adesso
e` inferiore
che a Mosca", ha detto esultante ad esempio Rudolf
Scharping, mentre
l`ex comandante tedesco della KFOR Klaus Reinhardt si
compiace
soddisfatto: "Oggi a Prizren
come a Pristina la situazione e` quella di altre citta`
occidentali: le
discoteche sono piene, la gente siede lungo i viali ed
e` contenta di
poter vivere in pace". La pace, secondo questa logica,
sarebbe
sopraggiunta perche` "i diversi per nazionalita`"
finalmente sono stati
di nuovo cacciati
via. Infatti, spiega Reinhardt, "solo nelle zone dove si
confrontano i
vari gruppi etnici le tensioni sono ancora grosse". Per
dirla in
un`altra maniera: il pericolo potenziale e` eliminato
solamente nelle
zone e nei territori "etnicamente puri". Il Kosovo puo`
essere un
modello di nazione in questo
senso? Gli ufficiali della Bundeswehr vogliono forse in
questo modo
dire esplicitamente che "la concezione occidentale di
una convivenza
pacifica tra vari gruppi nazionali in Stati multietnici
(...) e` una
finzione"?
POTERE E FOLLIA
Come in passato, cosi` anche nel presente la Germania si
profila come
la potenza protettrice del nazionalismo albanese - con
attivismo,
competenza, e con un apparato fortemente motivato. Per
questa politica
Gerhardt Schroeder e` stato accolto a Prizren con "un
giubilo di
incredibile euforia". Fin qui tutto chiaro. Ma perche`
mai Schroeder,
quando si vide
festeggiato in quel modo a Prizren, rimase "commosso"?
Perche` mai ne
dedusse che quel giubilo "sulla scorta della particolare
storia
tedesca" avrebbe dovuto commuovere chiunque? La
spiegazione e`
semplice: il cancelliere federale non ha percepito
l`applauso degli
albanesi kosovari come giubilo per la continuita` della
politica
tedesca sulla Albania; viceversa,
in quell`applauso egli ha fantasticato esattamente il
contrario, cioe`
la conferma di una presunta discontinuita` e
l`affrancamento di una
Germania "cosciente del passato". Con narcisistica
autostima Schroeder
ha ridisegnato la realta`, come se ad esaltare la
Germania non fossero
i difensori del
collaborazionismo bensi` i seguaci dell`esercito
partigiano di Tito. La
commozione del cancelliere esprime follia: una
particolare disposizione
della psiche tesa a creare una realta` tutta propria.
Per questa
disposizione, Auschwitz - cioe` il tema della colpa e
della redenzione -
e` centrale. L`intervento della Bundeswehr
contribuisce "a sostituire
la colpa storica
ed il crimine storico, commessi nel nome della Germania,
con una
diversa immagine del nostro paese", ha spiegato il
cancelliere ai
soldati stazionati a Prizren. Ma come possono le
immagini "sostituire"
i crimini? Il guasto logico della formulazione di
Schroeder corrisponde
al guasto
psico-logico della collettivita` tedesca: come il disco
rigido di un
computer si cancella e si sovrascrive con un nuovo
programma, cosi`
Schroeder & company devono cancellare i crimini del
nazismo e
sostituirli con un programma di "orgoglio di essere
tedeschi". Questa
disposizione in effetti cozza frontalmente contro la
realta` politica:
gli elementi di continuita` tra la politica per il
Kosovo attuale e
quella del nazionalsocialismo sono sotto gli occhi di
tutti. Eppure la
realta` viene riconosciuta a livello di coscienza
sociale solamente
nella misura in cui essa si armonizza con lo stato di
necessita` psico-
sociale. Sembra che i tedeschi si siano confrontati
tanto intensamente
con il loro passato come nessun altro ha fatto; eppure i
crimini delle
SS albanesi-kosovare vengono ignorati quasi fossero
nelle cose, se da
essi bisogna apprendere qualcosa per il presente. Certo,
il tema
delle "pulizie etniche" gode di ampia popolarita`;
pero` la cacciata
degli ebrei di Pristina, della quale si e` occupato pure
il
Parlamento britannico, dalle nostre parti e` un tabu`,
perche` ricorda
il passato. Tutte le chiacchiere sul pluralismo che
riempiono i nostri
giornali e le nostre reti televisive, quasi fosse cosa
assodata, si
trasformano repentinamente in un silenzio assoluto
quando il bisogno di
redenzione implica dei conti da pagare, ed il retroterra
nazionalsocialista degli
attuali piani tedeschi di costituzione di una Grande
Albania rischia di
venire a galla.
(Fine. Traduzione a cura del Coordinamento Romano per la
Jugoslavia)
<< ALBANIA NATURALE >> PARTE PRIMA: SPAZIO
VITALE
Koco Danaj, consigliere del primo ministro albanese Sali
Berisha, ha
dichiarato ieri al quotidiano Epoka e Re che entro il
2013 tutti gli
albanesi della regione saranno riuniti in un unico
Stato. Questa
Grande Albania, che Danaj definisce "naturale" al
contrario degli
attuali Stati di Serbia, Macedonia e Montenegro che
Danaj definisce
"non naturali", dovrà dunque comprendere pezzi di
Macedonia e
Montenegro oltrechè tutto il Kosovo. Ricordiamo però che
anche
l'Epiro settentrionale ("Camerija"), ora appartenente
alla Grecia, è
rivendicato dagli irredentisti pan-albanesi.
Le dichiarazioni di Danaj seguono di pochi mesi quelle
del Ministro
degli esteri Mustafaj (vedi JUGOINFO 17/3/2006 - http://
it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4821 )
secondo cui
la secessione del Kosovo - data per scontata a
causa
dell'atteggiamento neo-nazista di NATO ed UE in materia
- causerà
immediatamente la messa in discussione dei confini della
Repubblica
di Albania.
Tirana - Albanians living in the Balkan region should
unite and be integrated into a "natural Albania" by
2013, a senior Albanian official said on Tuesday.
Neighbouring Macedonia, with a 25 percent Albanian
population, is likely to be partitioned first, if its
authorities fail to honour the five-year-old Ohrid
peace agreement - which gave Albanians more autonomy
and increased their political representation - Koco
Danaj, political adviser to Albania's prime minister,
Sali Berisha, told Pristina-based Albanian language
daily Epoka e Re.
“In politics it’s easier to face the painful truth,
than the painful lies,” said Danaj. “Therefore, I
emphasise again that disrespect of the Ohrid agreement
would mean partitioning of Macedonia,” he added.
Danaj said the greatest threat to the Ohrid agreement
- which in 2001 ended ethnic Albanian rebellion in
Macedonia - to power of the nationalist VMRO-DPMNE,
the Macedonian political party that won the 5 July
general election.
VMRO-DPMNE leader, Nikola Gruevski is expected this
week to form a coalition government with the
Democratic Party of Albanians, triggering protests
from the biggest ethnic Albanian party, the Democratic
Union for Integration [KLA's/NLA's Ali Ahmeti], which
also wants to participate in the government.
With Serbia’s southern Kosovo province seeming to be
moving towards independence, Danaj said that ethnic
Albanians in Macedonia and Montenegro should also have
the right to choose with whom to live.
Instead of having Albanians participate in those
countries' governments, it would be more natural that
they had one government in the Albanian capital,
Tirana, Danaj said.
After Montenegro, with a population of 620,000, voted
for independence and separation from Serbia at a
referendum on 21 May, 500,000 ethnic Albanians in
Macedonia should have the same right, Danaj said.
Neither Serbia, nor Macedonia and Montenegro were
"natural creations," Danaj pointed out.
Giving apparent credence to the fears of Serb and
other Slav politicians in the Balkan countries that
the creation of a Greater Albania is the main threat
to the region, Danaj said all Albanians will be united
“in natural Albania” by 2013.
(Source: Rick Rozoff via stopnato @yahoogroups.com)
Panoramica degli atti
di violenza nel Kossovo e Metohija, provincia autonoma
della Repubblica Jugoslava di Serbia, dall'arrivo della KFOR
e dell'UNMIK ( periodo 10 / 6 / 1999
- 7 / 5 / 2000 )
Memorandum del governo
della RFJ, consegnato al
Presidente del Consiglio di Sicurezza e al Segretario
Generale dell'ONU ( Tanjug, 15 / 5 / 2000
)
( 1 ) Numero degli attacchi terroristici : 4.792.
4511 contro Serbi e Montenegrini,
109 contro Albanesi,
172 contro Mussulmani, Goranici, Turchi
e persone di altre etnie.
( 2 ) Numero delle persone uccise: 1010.
888 Serbi e Montenegrini,
75 Albanesi,
47 di altre etnie.
( 3 ) Numero delle persone sequestrate e scomparse: 936
860 Serbi e Montenegrini,
42 Albanesi,
34 di altre etnie.
La sorte di 786 di loro è ignota; 95 sequestrati sono
stati uccisi;
7 sono riusciti a fuggire; 48 sono stati liberati.
( 4 ) Numero dei feriti: 924
867 Serbi e Montenegrini.
20 Albanesi.
37 di altre etnie.
( 5 ) Pulizia etnica:
Nella campagna di pulizia etnica seguita al
dispiegamento della KFOR
e dell'UNMIK, due terzi della popolazione non albanese,
cioè più di 350.000 Serbi, Montenegrini, Rom,
Mussulmani, Goranici,
Turchi ed altri non albanesi sono stati espulsi dal
Kossovo - Metohija.
Di questi 270.000 sono Serbi. (*)
(*) Per chi ritenesse che i dati forniti dal governo
Jugoslavo fossero esagerati
o poco obiettivi ( visto che non provengono dalla CNN o
dal New York Times )
riportiamo i dati di fonte ONU forniti dal "Manifesto"
del 23 / 5 / 2000:
"L'Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni
Unite ha registrato
210.000 profughi non albanesi fuggiti dal Kossovo dallo
scorso mese di
giugno, cioè da quando nella provincia è entrata la
KFOR. Circa 180.000
rifugiati, quasi tutti Serbi, vivono attualmente in
Serbia, ed altri
30.000 in Montenegro.
Il censimento è il primo di questo genere condotto sulla
base di dati
certi, ma lo stesso responsabile dell'Alto Commissariato
per i
l Kossovo, Dennis MacNamara,
ha ammesso che la cifra ....è riduttiva: non tutti i
profughi hanno
infatti accettato di essere registrati presso gli uffici
delle Nazioni
Unite". [ NdR ]
E DA ALLORA SONO PASSATI ALTRI ANNI DI OCCUPAZIONE..
Eyewitness to Genocide in Kosovo:
Kosovo-Metohija and the Skenderbeg Division SERBIANNA.COM
LINK by Carl Savich
Introduction
The historical and political
precedent for the creation of a Greater Albania
was set during World War II when the
Kosovo-Metohija region, along with territory in
southwestY Montenegro andY western Macedonia (then
Southern Serbia, now part of Macedonia, but a part
of Stara Srbija in the medieval period), were
annexed to Albania by the Axis powers, fascist
Italy and Nazi Germany under a planY by AdolfY
Hitler and Benito Mussolini to dismember
Yugoslavia.The Kosovska Mitrovica region was
retained under German occupation because of the
Trepca mines. The districts of Vucitrn, Lab, and
Dezevo or Novi Pazar were made part of the Kosovo
Department. The Tetovo, Debar, Struga, Gostivar
regions of western Macedonia were ceded to a
Greater Albania under Italian administration. The
Gnjilane, Vitin, and Kacanik districts were ceded
by Germany to Bulgaria to administer. In the
initial stages of the occupation of
Kosovo-Metohija,YGermany organized a police force
of approximately 1,000 Kosovar Albanians and
Albanian paramilitary forces of the same number
known as Vulnetara. During the Italian
administration from 1941-1943, Kosovo Serbs, Jews,
Gypsies, and other non-Albanians were arrested,
interned, deported, or murdered. Serbian houses
were burned and Serbian inhabitants were driven
out of Kosovo. Dozens of Serbian Orthodox churches
were demolished and looted. Over 10,000 Kosovo
Serb and Montenegrin families were driven out of
Kosovo by Albanians who wereY put in charge of
Kosovo-Metohija by the Italian and German
forces.Kosovo Serbs and Montenegrins were deported
to forced labor camps in Pristina and in Mitrovica
to work the Trepca mines and to Albania to work on
construction projects as forced or slave labor.
The Italian regime encouraged the Kosovo Committee
and the Balli Kombetar (BK, National Union) to
create an ethnically pure Albanian Kosovo as part
of a Greater Albania. The government and police
were made up of Albanians while the Albanian
language and the Albanian flag were permitted in
Kosovo-Metohija. Germany assumed direct control
and re-occupied Kosovo when Italy surrendered in
1943.
On April 17,1944, pursuant to
instructions by Reichsfuehrer-SS Heinrich Himmler,
an Albanian Waffen SS Division, the 21st Waffen
Gebirgs Division der SS 'Skanderbeg' or
'Skenderbeg' (Albanische Nr.1), was formed, which
occupied and ethnically cleansed Kosovo-Metohija
of Orthodox Serbs, Jews, Gypsies, and other
non-Albanians. Himmler envisioned the formation of
two Albanian SS Divisions, but the war ended
before the second could be formed. Approximately
300 Albanian troops in the Bosnian Muslim 13th
Waffen Gebirgs Division der SS 'Handzar' or
'Handschar' were transferred to the newly forming
SS division. The Skanderbeg Division was made up
of 6,491 ethnic Albanians, two-thirds of whom were
from Kosovo-Metohija, 'Kosovars'. To this Albanian
core were added German troops,Reichdeutsche from
Austria and Volkdeutsche officers, NCOs and
enlisted men transferred from the 7th SS Mountain
Division 'Prinz Eugen' or 'Princ Eugen', then
stationed in Bosnia-Hercegovina. TheYSkanderbeg
Division was made up of Albanian Muslims of the
Bektashi and Sunni sects of Islam and several
hundred Albanian Roman Catholics, followers of Jon
Marko Joni. The total strength of the Skanderbeg
Division was 8,500-9,000 men of all ranks.
The first commander of the
Skanderbeg Division was SS Brigadefuehrer and
Generalmajor of the Waffen SS Josef Fitzhum, from
April to June, 1944. In June,1944, SS
Standartenfuehrer August Schmidhuber, formerly an
officer in the Prinz Eugen 7thYSS Division, was
appointed division commander until August 1944,
when SS Obersturmbannfuehrer Alfred Graf (or
Graaf) assumed command of the remanants of the
division until May 1945.
The Skanderbeg Division engaged in
a policy of ethnic cleansing and genocide against
the Serbian Orthodox Christian and Jewish
populations of Kosovo-Metohija and the Stara
Srbija region. In Kosovo-Metohija, the Skanderbeg
Division massacred unarmed Serbian civilians with
impunity and indiscriminately in a systematic plan
of genocide. The Skanderbeg Division sought to
create an ethnically pure Kosovo-Metohija,
'Kosova' or 'Kosove', cleansed of Orthodox Serbs,
Jews, and Gypsies, the untermenschen (subhumans)
rayah targeted for extermination. The Skanderbeg
Dision played a role in the Holocaust or Final
Solution when, during its occupation of
Kosovo-Metohija, it rounded up scores of Kosovo
Jews and Orthodox Serbs, persons deemed enemies of
the Third Reich, who were subsequently deported to
concentration camps.
With the surrender of Italy in
1943, Germany re-occupied Kosovo-Metohija and
German occupation forces sought to strengthen
Albanian nationalist groups and to recruit
Albanians into German forces. On September 16,
1943, Dzafer Deva, a member of the Balli Kombetar,
organized the Second League of PrizrenY ''in
cooperation with the German occupation
authorities' which intensified its efforts to
ethnically cleanse Kosovo of Serbs and Jews and
other non-Albanians. Attacks against Kosovo Serbs
increased and intensified. Over 10,000 Kosovo
Serbian families were driven out of Kosovo. The
Balli Kombetar and the Second League of Prizren
were instrumental in the creation of the 21st
Waffen Gebirgs Division der SS 'Skanderbeg', which
was envisioned as advancing the cause of Greater
Albania by making Kosovo ethnically pure, cleansed
of Serbs and Jews.
When Germany re-occupied Kosovo
and Albania following the collapse of Italy in
1943, the German Wehrmacht and the Waffen SS
sought to integrate the manpower into the German
forces. Himmler wanted to use the Albanian
manpower to form two Waffen SS Divisions.
Moreover, 'anthropological studies' by the
Italians during 1939-1943 purported to show that
the Ghegs of northern Albania and Kosovo-Metohija
were Aryans, herrenvolk, the master race, who had
preserved their racial purity for over two
millennia. Thus, from a practical and theoretical
standpoint, Himmler was determined to form two
Albanian SS Dvisions.
Bedri Pejani, the president of the
Second League of Prizen, wrote Himmler a letter of
March 19, 1944, asking that Himmler organize
Albanian military formations as part of the armed
forces of the Third Reich:
Excellency, the central committee
of the Second Albanian League of Prizren has
authorized me to inform you that only your
excellency is united with the Second Albanian
League, that you should form this army, which will
be able to safeguard the borders of Kosovo and
liberate the surrounding regions... Bedri Pejani
Hans Lammers sent Pejaniis letter
to Himmler, who wrote Lammers about the planned
formation of the two Kosovar Albanian SS
Divisions:
Most respected party friend
Lammers! I received your letter ofY April 29
together with the letter of the president of the
central committee of the Second Albanian League of
Prizren. At this time one Albanian division is
being formed. As things now stand, I plan to form
a second division, and afterwards an Albanian
corps will be formed...
Heil Hitler!
Yours very faithfully,
H. Himmler
The 21st SS Division Skanderbeg
was formed and trained in Kosovo and was made up
primarily of Muslim Albanians from Kosovo, over
two-thirds of the personnel were from Kosovo.
---
During WWII, Kosovo was
under Italian occupation - as well as Albania
itself. Albania + Kosovo + Western Macedonia, all
under Italian occupation was officially caled
"Greater Albania". In Kosovo part of this fascist
structure the Albanian nationalists got free hand
to terrorize the Serbs. Under such pressure
estimated 75,000 Serbs left Kosovo. In their empty
houses about the same number of Albanians from
Albania settled. This definitelly tipped the
ballance in the Albanian favour. The first
official census in post-WWII Yugoslavia (in 1948)
showed 199,961 Serbs and Montenegrins in Kosovo
and 498,242 Albanians.
---
Eyewitness to Genocide
On July 28, 1944 in the village of
Velika in the Lim region of Montenegro,Y
Skanderbeg massacred 428 Serbs of which 120 were
children and burned around 300 houses during
Operation Draufgegner, in a joint attack with the
7th Prinz Eugen Division. Milunka Vucetic was an
eyewitness, whoseYaccount of the massacre follows:
I approached the house of Milovan
Vucetic. Around afternoon an army from Ivanpolje
came into the area.We decided to take them bread,
salt, which we had.
When the army approached, I saw
how in the olive grove Tomislav, the son of
Milovan Vucetic, played. Two soldiers took him, a
third ran over... one took out a knife and began
to skin the child alive from his eyes downwards. I
could not watch what occurred. I began screaming
and his mother Leposava-Lepa ran over to protect
him. She was killed.
Radoje Knezevic, who survived the
massacre, recalled:
I was only 11 years old when
Hitleris Division 'Skanderbeg' and 'Prinz Eugen'
burned down the village of Velika and killed about
428 persons. Our family paid a heavy price that
day.
On that day my mother Stojanka was
killed and then her body burned. The same fate
befell my two brothers Nedeljko (5 years old) and
Ratko ( 11 months old). My sister Raba ( 18 years
old) was killed as she was trying to protect her
mother and young brothers. And she too was burned.
Draguna Knezevic gave the
following account:
In the house of Andra Knezevic
were killed Mona Stamatovic...and Toma Savic with
her daughter... In the house of Leka Knezevic,
Stojanka Knezevic (aged 42), her daughter Rabija
(18 years old) and sons Nedjelko (6 years old) and
Ratko (1 year old).
In the house of Ljuba Stamatovic
Miroslava Stamatovic (50) was killed.
In the house of Janka Simonovic,
his two daughters, Kosa (18), and Milojka (19)
were killed. Milojka was thrown alive into a fire.
In the house of Radote Simonovic, his daughter
Milena (20) was killed... In the house of Nikola
Tomovic, his wife Rabija and his daughter Milica,
who was five years old were killed. Milica was
killed outside and thrown in a fire, in the house.
Divna Vucetic, a resident of
Velika, gave the following account of events
during the massacre:
...I heard news of massacres in
the surrounding villages so I became concerned for
the safety of my children, the two eldest of whom
I sent in the woods... I held in my lap my one
year old son, Boza. On the threshold my daughter
Persida approached, who was only three years old,
and after her my two nieces, four year old Kata
and three year old Nata, and daughters Cvete and
Dusana Vucetic.
...A soldier approached with a
gun... I told him that I wanted to bring him
bread, as I was ordered to. He replied to
that:Y'Germany has bread!' He spoke our language
perfectly. He then shot at me, killing my son Boza
in my lap, and wounding me in the right hand.
The Kosovar Albanian Skanderbeg SS
Division drove out or ethnically cleansed
approximately 10,000 Kosovo Serbian families, most
of whom fled as refugees to Serbia while Albanian
colonists from Albania entered Kosovo and took
over their lands, homes, and possessions.In
Between Serb and Albanian: A History of Kosovo,
Miranda Vickers described the ethnic cleansing of
the Skanderbeg SS Division as follows:
Until the first months of 1944
there were continued waves of migration from
Kosovo of Serbs and Montenegrins, forced to flee
following intimidation... The 21st SS 'Skanderbeg
Division' (consisting, as already mentioned, of
two battalions) formed out of Albanian volunteers
in the spring of 1944, indiscriminately killed
Serbs and Montenegrins in Kosovo. This led to the
emigration of an estimated 10,000 Slav families,
most of whom went to Serbia... replaced by new
colonists from the poorer regions of northern
Albania.
The Skanderbeg Division engaged in
acts or war crimes against the Kosovo Serbian
population that constituted genocide and crimes
against humanity.
The Skenderbeg SS Division and the
Holocaust
The 21st SS Division Skanderbeg
played a role in the Holocaust or Shoah, the Final
Solution to the Jewish Problem,the extermination
of European Jewry. The first operation of
Skanderbeg in Kosovo-Metohija was the raid on
Kosovo Jews in Pristina which occurred on May
14,1944. The Albanian Kosovar SS troops raided
apartments and homes where Kosovo Jews lived,
looted their possessions, and rounded them up for
deportation to the death camps. Kosovo Jews were
subsequently placed in makeshift jails. The 21st
SS Division Skanderbeg apprehended 281 Kosovo
Jews, which included men, women, and children.
From May to June 1944, Skanderbeg apprehended a
total of 519 Kosovo Serbs and Jews.
During the initial German
occupation of Pristina in 1941 before it was
turned over to Italian administration, the
property of Kosovo Jews was seized and they were
conscripted for forced labor like Kosovo Serbs. In
Kosovska Mitrovica, Jewish shops and stores were
closed down and Kosovo Jews were ordered to wear a
yellow band to identify themselves as Jews. The
seizure of Jewish property was organized and
conducted by the Gestapo and members of the
Albanian Committee. On May 20, 1941, Dzafer Deva,
the leader of the Mitrovica district, ordered the
seizure of Jewish property. Jewish businesses were
supervised by members of the Albanian Committee.
The seizure of Jewish businesses and property was
conducted by Mamut Perijuc, Ramiz Mulic and Osman
Ibrahimovic, who worked in conjuction with the
German Gestapo. Ibrahimovic was the head of the
commission overseeing Jewish property. He ordered
the demolition of the Jewish synagogue and the
destruction of papers and documents in the Jewish
archive. In Pristina, the seizure of Jewish
property and anti-Jewish measures were undertaken
by the Kosovar Albanian regime placed in control
and members of the Albanian Kosovo Committee,
Maljus Kosova, president of the Committee, Dzemal
beg Ismail Kanli, head of the police, Rasid
Memedali, and Rifat Sukri Ramadan.
Yugoslav Jewish survivors blame
the Kosovar Albanian Committee for inciting the
first and second internments of Kosovo Jews. In
the Jewish historical archives of Yugoslavia, the
role of the 21st SS Division in the Holocaust and
in the genocide of Kosovo Jews and Serbs is
described as follows:Y ''From May 25 to July 2,
1944 the Division 'Skanderbeg' apprehended 510
Jews, Serbs... They were put in jails, while 249
were sent as forced laborers to the Reich.''
The Skanderbeg Division played a
hitherto unacknowledged role in the Holocaust, the
genocide of European Jewry. In Kosovo: A Short
History, Noel Malcolm noted that in the Djakovica
region of Kosovo-Metohija, the Skanderbeg Division
engaged in ''the round-up and deportation of 281
Jews'' to the concentration-extermination camps in
May 1944.Y According to Malcolm, ''they took part
in the most shameful episode in Kosovois wartime
history.'' Malcolm, for the most part, ignored the
actions or war crimes of the Skanderbeg Division
against the Kosovo Serbian population during the
same period. Of these 281 Kosovo Jews which the
Kosovars deported, more than 200 were killed by
the Germans at the Nazi death camp of Belsen. By
1945, 210 of the 551 Kosovo Jews known to reside
in Kosovo had been killed.The division sought to
create an ethnically pure, homogenous Kosovo,
supported by Italy and Germany, a Kosovo
ethnically cleansed of Orthodox Serbs, Jews,
Gypsies, and other non-Albanians, the
untermenschen rayah, not part of ''enlightened
Latin Christendom'', not part of the so-called
West, not Aryans, but Slavs, who were targeted for
extermination.
Conclusion
During the occupation of
Kosovo-Metohija by Nazi Germany during World War
II, an Albanian Waffen SS Division, Skanderbeg,
was formed which committed war crimes against the
Serbian Orthodox and Jewish populations which
constituted genocide and crimes against humanity.
The Skanderbeg Division engaged in a systematic
policy of ethnic cleansing against the Kosovo
Serbian and Jewish populations. This genocide
contributed to the Albanian goal and policy to
create an ethnically pure and homogenous Kosovo.
Bibliography
Ivanov, Pavle Dzeletovic.
21. SS Divizija Skenderbeg. Beograd: Nova
Knjiga,1987.
Kane, Steve. ''The 21st SS
Mountain Division'', Siegrunen: The Waffen-SS in
Historical Perspective, 6, no. 6, issue 38,
October-December 1984, pp. 21-30.
Malcolm, Noel. Kosovo: A Short
History. NY: New York University Press, 1998.
Michaelis, Rolf. Die Gebirgs
Divisionen der Waffen SS. Erlangen, Germany:
Michaelis Verlag, 1994.
Historical evidence demonstrates that genocide and
ethnic cleansing were perpetrated upon the Serbian
population of Kosovo and Metohija, first by theY
Ottoman Turks, by Albanian leaders and the
populace , then during the occupation by fascist
Italy and Nazi Germany by Albanian fascists and
Nazis, and continued throughout the Communist
period , during which periods the ethnic Serbian
population was forced to emigrate...
The historical and political
precedent for the creation of a Greater Albania or
Greater ShqiperiaY was set during World War II
when the Kosovo and Metohija regions, along with
territory southwest of Lake Scutari from
Montenegro and the western region of Macedonia,,
which was then southern Serbia, or Juzna Srbija,
were annexed to Albania by the Axis powers, led by
fascist Italy and Nazi Germany, under a plan
devised by Benito Mussolini and Adolf Hitler which
sought to dismemberY the Serbian nation and
people, which the Germans and Italians perceived
as the main threat to the Axis powers and to the
Third Reich in the Balkans.
On April 7, 1939, Italian troops
invaded and occupied Albania, forcing the Albanian
ruler King Zog I, Ahmed Bey Zogu, to flee to
Greece.Italy next formally annexed Albania into
the Kingdom of Italy under the Italian King Victor
Immanuel and established a military government and
Viceroy.The Italians began a program to colonize
the country when thousands of settlers emigrated
to Albania.An Albanian Fascist Party was
established with Albanian Blackshirts basedY on
the Italian models.The Albanian army consisted of
three infantry brigades of 12,000 men.
On October 28, 1940, Italy invaded
Greece from Albania with 10 Italian divisions and
the Albanian army but were driven back.
Germany sought to assist the
Italian-Albanian offensive by Operation Alpine
Violet, a plan to move a corps of three German
mountain divisions to Albania by air and sea.
Instead, the Germans built up a heavy
concentration of the German Twelfth Army on the
northwest Greek border with Bulgaria, from where
the German invasion was launched.
On April 6, l941, Nazi Germany and
the Axis powers invaded Yugoslavia, Operation
Punishment, and Greece, forcing the capitulation
of Yugoslavia on the 17th and Greece on the
23rd.Yugoslavia was subsequently occupied and
dismembered.The Axis powers established a Greater
Albania or Greater Shqiperia at the expense of
Serbia and Montenegro. Territory from Montenegro
was annexed to Greater Albania. From Serbia, the
Kosovo and Metohija regions were ceded to Greater
Albania, along with the western part of southern
Serbia (Juzna Srbija), now part of Macedonia, an
area which was part of Stara Srbija (Ancient or
Old Serbia).This Kosovo-Metohija region and the
durrounding territory annexed to Greater Albania
was called 'New Albania'.
To create an ethnically pure
Albanian Kosovo, which the Albanians called
iKosovai, theY Albanians (Shqiptari) launched a
widescale campaigns of ethnic cleansing and
genocide.Ethnic Serbs in the Kosovo-Metohija
regions were massacred, and their homes were
burned, and the survivors were brutally driven out
and expelled in a policy of ethnic cleansing and
genocide.
The Balli Kombetar (BK or National
Union) was an Albanian nationalist group led by
Midhat Frasheri and Ali Klissura whose political
objective was to incorporate Kosovo-Metohija into
a Greater Albania and to ethnically cleanse the
region of Orthodox Serbs.
The Albanian Committee of Kosovo
organized massive campaigns of ethnic cleansing
and genocide against the Orthodox Serbian
inhabitants of Kosovo-Metohija.A contemporary
report described the ethnic cleansing and genocide
of Serbs as follows:
Armed with material supplied by the Italians, the
Albanians hurled themselves against the helpless
settlers in their homes and villages. Accoring to
the most reliables sources the Albanians burned
many Serbian settlements, killing some of the
people and driving out others who escaped to the
mountains. At present other Serbian settlements
are being attacked and the property of indviduals
and of communities is either being confiscated or
destroyed. It is not possible to ascertain at the
present the exact number of victims of those
atrocities, but it may be estimated that at least
between 30,000 and 50,000 perished.
Bedri Pejani, the Muslim leader of
the Albanian National Committee, called for the
extermination of Orthodox Serbian Christians in
Kosovo-Metohija and for a union of a Greater
Albania with Bosnia-Hercegovina and the Rashka
(Sandzak) region of Serbia into a Greater Islamic
State. The Grand Mufti of Jerusalem, Haj Amin el
Husseini, was presented the Pejani plan which he
approved as being in the interest of Islam. The
Germans,however, rejected the plan.
On September 3, 1943, Italy
capitulated by signing an armistice with the
Allies. The Germans were then forced to occupy
Albania with the collapse of the Italian
forces.The Germans sent he 100th Jaeger Division
from Greece and the 297th Infantry Division from
Serbia and the German 1st Mountain Division to
occupy Albania.Y These troops were organized into
the XXI Mountain Corps, which was under the
command of General Paul Bader.
Bedri Pejani organized and headed
the Second Albanian League of Prizren in 1943,
which sought to revive the goals of the First
League of Prizren in 1878, whiich were to unite
all the lands where Albanians lived into a single,
unified Greater Albania. The Second Albanian
League,like the First, was reactionary,
anti-democratic, racist, authoritarian, and allied
with Nazi Germany. Pejani found an ardent
supporter of the Second League in Heinrich
Himmler, the iarchitect of genocidei and the
person who oversaw the Final Solution to the
Jewish Problem. The Second League fit perfectly
into Hitleris New Order in Europe. Moreover,
Italian anthropological research had revealed that
the Ghegs were Aryans or Nordic, the herrenvolk or
master race like the Germans.Pejani and the Second
League opposed democracy and human rights but
sought to create a Greater Albania through
genocide and ethnic cleansing. The 21st Waffen SS
Division Skanderbeg resulted from the efforts of
the Second League of Prizren.
Germany re-occupied Albania and
Kosovo in 1943. Additional security forces for the
interior were needed,however, to free up German
troops for defense of the coastline. The decision
was made to form an Albanian SS mountain division
for this purpose. In April, 1944, recruitment for
the Albanian SS Division began under the direction
of the newly formed Albanian Nazi Party, which had
been formed through the efforts of Ernst
Kaltenbrunner. Acting upon the instructions of
Reichsfuehrer SS Heinrich Himmler, the SS Main
Office ordered the formation of an Albanian
Volunteer mountain Division on April 17,1944.
Himmler planned to create two Albanian SS
divisions. SS Brigadefuehrer and Generalmajor of
the Waffen SS Josef Fitzhum, who headed the Higher
SS and Police Command in Albania, oversaw the
formation and training of the division.
The SS High Command planned to
create a mountain division of 10,000 men. The
Higher SS and Police Command in Albania, in
conjunction with the Albanian National Committee,
listed 11,398 possible recruits for the Waffen SS
mountain division. Most of these recruits, roughly
two-thirds were Kosovars, Albanian (Shqiptar)
Ghegs from Kosovo-Metohija in Serbia. The Shqiptar
Tosks were found mainly in southern Albania. Most
of the Shqiptar collaborators with the Nazi forces
were the so-called Kosovars, ethnic Shqiptars from
the Kosmet of Serbia. The Albanian gendarmes,
special police, and para-military units were
Kosovars. The Kosovars were under the direct
control of the Albanian Interior Minister, Xhafer
Deva.
The Skanderbeg Division was formed
and trained in Kosovo and was made up mostly of
Muslim Shqiptar Kosovars.There were only a small
number of Albanians from Albania proper in the
division, about one-third.Y The Skanderbeg
Mountain Division of the Waffen SS was thus
essentially a Kosovo or Kosmet division. The
division was stationed and operated in Kosovo and
other Serbian regions almost exclusively.
Of the 11,398 recruits listed for
the division, 9,275 were ascertained to be
suitable to draft in the Waffen SS. Of those
suitable to be drafted, 6,491 Albanians were
chosen and inducted into the Skanderbeg Division.
To this Albanian core were added veteran German
troops, primarily Reichdeutsche from Austria and
Volkdeutsche officers, NCOs, and enlisted men,
transferred from the 7th SS Mountain Division
iPrinz Eugeni which was stationed in
Bosnia-Hercegovina.The Kosovo Albanian 21st Waffen
Gebirgs Division der SS iSkanderbegi consisted in
total of 8,500-9,000 men of all ranks.The 6,491
Albanian recruits were assembled at depots in
Kosovo where the formation and the training of the
division began.
The official designation for the
division was 21. Waffen Gebirgs Division der SS
iSkanderbegi (Albanische Nr.1).The SS Main Office
designed a distinctive arm patch for the division,
consisting of a black, double-headed eagle on a
red background, the national symbol for Albania.
The word iSkanderbegi , embroidered in white,
appeared above the eagle and was worn on the left
sleeve.The left collar patch consisted of a helmet
with a goatis head on the top, the helmet
supposedly worn by George Kastrioti, Skanderbeg,
after whom the division was named. The Shqiptar
recruits in the division wore a white skullcap,
the national attire of the Shqiptar Ghegs. The SS
Main Office also issued gray skullcaps with the
Totenkopf (Deathis Head) insignia sewn on the
front below the Hoheitzeichen (the national symbol
of Nazi Germany, consisting of a white eagle over
a Nazi swastika).
The division was named after
George Kastrioti, or Gjergj Kastriota, also as
Kastriotis (1405-1468), a national hero of
Albania, who fought against the Ottoman Turks. As
a child, Kastrioti was given as a hostage to
Sultan Murad II to be brought us as a Muslim at
Adrianople (Edirne).Kastrioti became an officer in
the Ottoman Turkish army and led the Turkish
forces in many victories over Christian
troops.Murad II was impressed with his valor and
bravery in his battles for Islam and gave him the
name Iskander Bey in Turkish, from iIskanderi,
Alexander the Great, or Prince Alexander, and
iBeyi, master.
The nameY was shortened to
Skanderbeg, beg being the local variant of
beg.Later, Kastrioti renounced Islam and converted
to Christianity and attacking his former Ottoman
Turkish masters. He captured the Albanian capital
Kruja from the Turkish governor and proclaimed a
revolt against the Turks in 1442.Sultan Mohammed
II sent Turkish armies to defeat the renegade
Kastrioti, but he was able to defeat the Turkish
forces, which besieged Kruja but could not capture
it. Kastrioti died in 1468. Kruja surrendered in
1479 and the Turks occupied Albania.
The Albanians in the Skanderbeg
Division were mostly Muslims, of the Bektashi and
Sunni sects of IslamThe division contained several
hundred Albanian Catholics, followers of Jon Marko
Joni.
The first commander of the
Skanderbeg division was SS Brigadefuehrer and
Generalmajor of the Waffen SS Josef Fitzhum, who
commanded the division from April to June, 1944.
After the July 20, 1944 assassination plot against
Hitler, Fitzhum was appointed supreme commander in
Albania. In June, SS Standartenfuehrer August
Schmidhuber, who had been a member of the 7th SS
Mountain Division iPrinz Eugeni, was appointed
commander of the division, a post he would hold
until August, 1944. On June 21, 1944, Schmidhuber
was promoted to SS Oberfuehrer, and later in the
war, he would be promoted to SS Brigadefuehrer. SS
Obersturmbannfuehrer Alfred Graf commanded the
reorganized remnants of the Skanderbeg Division
from August, 1944, to May, 1945.
The Schutzstaffel or SS was
created in the period 1923-1925 and was initially
known as the Stosstrupp (Shock Troop) iAdolf
Hitleri. On January 16, 1929, Hitler appointed
Heinrich Himmler leader of the SS, Reichsfuehrer
SS. The SS was envisioned as an elite troop of the
Party, a Praetorian bodyguard to Hitler and the
Nazi leadership. The SS was a formation icomposed
of the best physically, the most dependable, and
the most faithful men in the Nazi movement.i In
1940, combat units of the SS were formed,
collectively termed the Waffen SS. Approximately
30-40 Waffen SS divisions were formed during the
war,divided into three groupings, Waffen SS
divisions made up of Germans, those made up of
ethnic Germans outside the Reich, and those made
up of non-Germans, iDivisions der SS, Divisions of
the SS.
On September 27, 1939,
Reichsfuehrer SS Heinrich Himmler as Chief of
German Police consolidated the Gestapo, Kripo, and
SD under an SS Main Office of Reich Security, or
the RSHA. The RSHA was the actual body entrusted
with the overall administration of the Final
Solution of the Jewish Problem, what became known
as the Holocaust. The SS Economic and
Administrative Main Office, or WVHA, ran the
concentration camp system. Nazi concentration camp
personnel and guards, although not under the
command of the Army or the Kommandoamt der Waffen
SS, nevertheless, wore Waffen SS uniforms and
received Waffen SS paybooks. Reichsfuehrer SS
Heinrich Himmler oversaw a program that resulted
in the extermination of millions of men, women,
and children. Himmler was the architect of
genocide and of the Holocaust and the Waffen SS
was his iprivate armyi, the iblack angelsi. As
part of the Skanderbeg Waffen SS Division, Kosovar
Albanians would play a role in the Final Solution,
the Holocaust. Kosovo Serbs, Jews, and Gypsies
would be victims.
In June, 1944, the Skanderbeg
Waffen SS Mountain Division engaged in large-scale
field maneuvers in the area between the towns of
Berane and Andrijevica in Montenegro ( Crna Gora).
Garrisons of the Skanderbeg division were
established in the Kosovo towns of Pec, Djakovica,
Prizren, and Pristina. Further training of the
divisionY continued in August as new recruits were
inducted in the division. An artillery battalion
of the division, consisting of two batteries, was
located in Gnjilane.
The first major action of the
division occurred in August, 1944 in Kosovo. In
September, 1944, the Skanderbeg Division occupied
Macedonia, then denoted as southern Serbia, and
helped to garrison the region. The Skanderbeg
Division was ordered into the areas surrounding
the towns of Skopje, Kumanovo, Presevo, and
Bujanovac. Skanderbeg operated in the Stara Srbija
(Old Serbia) region, in the Kosovo-Metohija towns
of Pec, Gnjilane, Djakovica, Kosovska Mitrovica,
and the Macedonian towns of Tetovo and Gostivar.
The city of Tetovo was a major base for the
Skanderbeg Division.
In November, 1944, when the German
armies in the Balkans were retreating from
Yugoslavia and Greece, the Skanderbeg Division
remnants were reorganized into Regimentgruppe 21.
SS Gebirgs iSkanderbegi and was transferred to
Skopje, according to an account of the movements
of the Battle Group. This SS Kampfgruppe
iSkanderbegi, along with the Prinz Eugen Division,
defended the Vardar valley. The Battle Group
iSkanderbegi and Prinz Eugen held the Vardar area
because it was the sole corridor of escape for the
retreating German armies in Alexander Loehris Army
Group E, which was then retreating from Greece and
the Aegean Islands.
The Skanderbeg Battle Group along
with the Prinz Eugen Division retreated to the
Brcko region of Bosnia-Hercegovina by mid-January,
1945. At this time, the remaining Skanderbeg
personnel were incorporated into the 14th SS
Volunteer Mountain infantry Regiment of the 7th SS
Division Prinz Eugen. The remnants of the
Skanderbeg division fought in this formation until
the end of the war, retreating to Austria in May,
1945.
The Skanderbeg Division engaged in
a policy of ethnic cleansing and genocide against
the Serbian Orthodox population of the regions
under occupation by the division in
Kosovo-Metohija, Montenegro, and Macedonia. Balkan
historian Robert Lee Wolff, in The Balkans in Our
Time, described the genocide committed against
Kosovo Serbs by the Albanian 21st Waffen Gebirgs
Division der SS iSkanderbegi as follows:
In the regions annexed by the
Albanians, their so-called Skanderbeg division,
made up of members of the Albanian minority in
Yugoslavia, massacred Serbs with impunity..
Historian L.S. Stavrianos, in The
Balkans Since 1453, described the genocide
committed against Orthodox Kosovo Serbs by the
Skanderbeg Division in these terms:
Yugoslav Albanians, organized in
their fascist Skanderbeg Division, conducted an
indiscriminate massacre of Serbians.
The Skanderbeg Division played a
role in the Holocaust, the genocide of European
Jewry. In Kosovo: A Short History, Noel Malcolm
noted that in the Djakovica region of
Kosovo-Metohija, the Skanderbeg Division engaged
in ithe round-up and deportation of 281 Jewsi to
the concentration-extermination camps in May,
1944. According to Malcolm, ithey took part in the
most shameful episode of Kosovois wartime
history.i p310 Skanderbeg rounded up scores of
Jews in a group of approximately 500 Kosovans
deemed enemies of the Third Reich when the
Division occupied Prizren in Kosovo-Metohija. The
division sought to create an ethnically pure
Kosovo, ethnically cleansed of Orthodox Serbs,
Jews, and Gypsies,Y the untermenschen (subhumans),
not part of the so-called West, who were targeted
for extermination.
According to Miranda Vickers in
Between Serb and Albanian: A History of Kosovo,
the Kosovo Albanian Skanderbeg SS Division
ethnically cleansed an estimated 10,000 Kosovo
Serbian families, most of whom fled as refugees to
Serbia while Albanian colonists from Albania
entered Kosovo and took over their lands and
homes:
Until the first months of 1944
there were continued waves of migration from
Kosovo of Serbs and Montenegrins,forced to flee
following intimidation... TheY 21stSS eSkanderbeg
Divisioni (consisting, as already mentioned, of
two battalions) formed out of Albanian volunteers
in the spring of 1944, indiscriminately killed
Serbs and Montenegrins in Kosovo. This led to the
emigration of an estimated 10,000 Slav families,
most of whom went to Serbia...replaced by new
colonists from the poorer regions of northern
Albania.
The Nuremberg War Crimes Tribunal
declared the Schutzstaffel or SS a criminal
organization and every individual member of the SS
was found to be a war criminal guilty of iplanning
and carrying out crimes against humanity.i The
Albanian Kosovars in the 21st Waffen Gebirgs
Division der SS iSkanderbegi committed war crimes,
crimes against humanity, and ethnic cleansing, and
genocide against the Orthodox Serbian population
of Kosovo.This genocide would contribute to the
Kosovar goal and policy to create an ethnically
pure Kosova, in a attempt to create a Greater
Albania.
During World War II, the Axis
powers dismembered and occupied Yugoslavia and
created a Greater Albania by annexing
Kosovo-Metohija to Albania. During the occupation
of Kosovo-Metohija by Nazi Germany, Germany formed
an Albanian Kosovar Waffen SS Division, the 21st
Waffen Gebirgs Division der SS iSkanderbegi which
engaged in a policy of ethnic cleansing and
genocide against the Orthodox Serbian population
of Kosovo. The result was that with the Albanians,
with the help of Germany, were able to either kill
or drive out entire Serbian families and to round
up and deport Kosovo Jews to the extermination
camps, thereby creating during World War II an
ethnically pure, Nazi German-sponsored Greater
Albania.
L'albanese al serbo: Che ne dici, vicino, andiamo a New York a
parlare da uomini?
Macedonian
Conflict 2001 - not an issue of human rights
but
a struggle for territory and Albanian
domination (NLA rebels)
Tetovo and Greater Albania:
Tetovo During World War II, 1941-1944
by Carl K.
Savich
Tetovo during World War
II, 1941-1944: Introduction
The practical
implementation of the Greater Albania ideology was
achieved during World War II when Adolf Hitler and
Benito Mussolini established a German/Italian
sponsored Albanian state which incorporated
Western Macedonia, Illirida, Kosovo-Metohija,
Kosova, and southern Montenegro. Hitler and
Mussolini set the historical and political
precedent for the creation of Greater Albania
which existed from 1941 to 1944. The Orthodox
Slavic populations, the Roma and Jewish
populations were to be exterminated and deported.
Albanian was made the official language in Kosovo,
Western Macedonia, and southern Montenegro. The
Albanian Lek was introduced as the official
currency. The Albanian national flag, a
double-headed black eagle on a red background, was
raised in the occupied areas. Hitler and Mussolini
had achieved a Greater or Ethnic Albania. The UCK,
the so-called Albanian Liberation Army, known also
by the acronyms the NLA/KLA/ANA/KPC/LAPMB, seeks
to re-establish and to re-create the Greater
Albania first created by Adolf Hitler and Benito
Mussolini. The agenda, the goals, and the
objectives of the UCK are identical to those of
the ideologues of Greater Albania during World War
II who created a Greater Albania in Western
Macedonia, Kosovo-Metohija, and southern
Montenegro. Western Macedonia and the city of
Tetovo are integral and inseparable components or
parts of the Greater Albania ideology. Greater
Albania would be incomplete without Western
Macedonia. What is being witnessed in Kosovo and
in Macedonia today is a repeat or replay of what
occurred during World War II, when Hitler and
Mussolini established Greater Albania.
Albanian Nazi's were specially brutal to the Serb
Orthodox clergy. Here an Albanian is murdering an
Orthodox priest in Devic in World War 2.
Tetovo during World War II: Italian Occupation,
1941-1943 Adolf Hitler and Benito Mussolini
established Greater Albania in 1941 following the
occupation and dismemberment of Yugoslavia. On
April 6, 1941, Germany and allies Italy, Albania,
Hungary, and Bulgaria invaded Yugoslavia in
Operation Punishment. Yugoslavia was subsequently
occupied and dismembered. Hitler and Mussolini
then sponsored a Greater Albanian state which
included territory from Western Macedonia,
Kosovo-Metohija, and southern Montenegro.
Tetovo became a part of Albania. The borders of
Albania were enlarged to include not only Tetovo
or Tetova in Albanian, but all of Western
Macedonia (Illirida), Kosovo-Metohija, and regions
of Montenegro. Present-day Macedonia (FYROM) was
divided between Albania and Bulgaria. Tetovo was
in the Italian zone of occupation until September
3,1943, when Italy surrendered and Germany
re-occupied Macedonia. Ethnic Albanians in
Macedonia formed the National Albanian Committee
to advance the Greater Albania movement and
agenda. The Balli Kombetar (BK, National Union)
was formed by Midhat Frasheri and Ali Klissura to
advance the Greater Albania ideology or cause. The
Slavic Orthodox populations were targeted for
deportation or murder. The Jews and Roma were
similarly to be deported or killed.
Hitler and Mussolini had given the ethnic
Albanians Greater Albania. In August, 1941, the
Italian occupation forces in Tetovo established a
prison for prisoners of war. The Italian
occupation authorities gave the civil authority
and administration to the Albanian population. All
Albanian-inhabited territories, Western Macedonia,
Illirida, Kosovo-Metohija, Kosova, and southern
Montenegro, were integrated completely into
Albania proper. Albanian language schools, an
Albanian press, an Albanian radio network were
established and an Albanian governmental and
political administration was created. Vulnetara,
an Albanian paramilitary formation, was organized.
Albanian police units were established by the
Italian occupation force. Albanian became the
official language as Western Macedonia or Illirida
became a part of Albania. The Albanian national
flag, the double-headed black eagle on a red
background, was raised in Tetovo and other cities
and towns in Western Macedonia. The Albanian Lek
was introduced as the official currency. Tetovo,
Gostivar, Struga, Debar, and Kichevo were the key
municipalities and districts in Western Macedonia
incorporated into Albania, a Greater Albania.
Eastern Macedonia was occupied by Bulgarian
military forces.
Macedonia was divided between Albania and
Bulgaria. Hitler and Mussolini sought to delineate
the borders between Greater Albania and Greater
Bulgaria. The Albanians and their Italian sponsors
wanted to enlarge the borders of Albania eastward
encroaching on Bulgarian occupied territory. The
Bulgarians sought to expand westward. On April 20
and 21, 1941, the German foreign minister, Joachim
Ribbentrop, and the Italian foreign minister,
Count Galeazzo Ciano, met in Vienna to discuss the
Bulgarian occupation zone and the enlargement of
the borders of Greater Albania eastward.
Ribbentrop emphasized the importance of the mines
in Kosovo-Metohija and Macedonia that were vital
to the strategic interests of Germany. The German
and Italian supreme commands reached an agreement
on the final demarcation line in Macedonia. Hitler
approved the agreement on April 25. The agreement
was tentative, however, and was not a final,
complete agreement on demarcation lines. The
agreement was abandoned later as Italy and
Bulgaria could not agree on a border between their
two occupation zones in Macedonia and
Kosovo-Metohija. Later in 1941, the two sides were
able to reach an understanding on where the border
should be.
The Italian occupation forces appointed Albanian
Dzaferi Sulejmani the president of the Tetovo
district. The vice-president was Albanian Munir
Tevshana who had come from Albania. Later, Zejnel
Starova and Shaib Kamberi replaced him. Kamberi
worked for the Italian intelligence service. Selim
Shaipi was the representative for Tetovo and was
the leader of the Albanian youth movement. Shaipi
was also a representative of the Second League of
Prizren and was the president of the Third Balli
Kombetar Committee. Shaipi fled with the German
Army when Tetovo was evacuated in 1944. Husein
Derala was made the commander of the gendarmes
units in Tetovo by the Italian occupation forces.
The Albanian administration targeted the
Orthodox, Slavic populations for elimination,
disenfranchisement, de-recognition, and expulsion.
Feyzi Alizoti called for the extermination and
deportation of non-Muslims. The Greater Albania
ideology was anti-Orthodox, anti-Slavic in nature,
and atrocities, deportations, and murders were
committed against the Slavic, Orthodox
populations. Josip Kovac, a Slovenian who was
placed in charge of the Tetovo hospital by the
Axis forces, described the anti-Orthodox,
anti-Christian, anti-Slavic activity of Alizoti as
follows:
"There were exceptionally hard times in the
annexed areas of Western Macedonia and
Kosovo-Metohija when Fejzi Alizoti, the High
Commissioner, visited. He gave a speech in Tetovo
that demanded the annihilation of the non-Muslim
communities. Publicly and openly he stated that
there will be no peace until the last
foreigner---Orthodox Christians---leaves his
territory and settles across the border and only
ethnic Albanians are left behind. Following his
visit, the situation deteriorated and became
unbearable for all non-Muslims."
The Italian military intelligence
service, OVRA, formed an independent battalion in
occupied Tetovo. The battalion was named
iLjuboteni, a special unit made up of ethnic
Albanians in the Tetovo region. This
Italian-created Albanian Axis unit was to uncover,
question, and annihilate any resistance to the
occupation. After the surrender of Italy in 1943,
the German forces retained this Albanian formation
allowing the unit to keep their Italian-issued
uniforms and weapons. Members of the Balli
Kombetar later joined the Ljuboten battalion. At
the end of 1943, the Ljuboten unit was engaged in
the attack on Kichevo in Macedonia.
The Italian occupation of Western Macedonia
allowed the Albanian population to create an
ethnic Albanian-ruled region. Albanian police and
paramilitary units were formed as a proxy army by
the Italian forces. The civil administration was
entrusted by the Italians to Albanian leaders.
Albanian became the official language;the civil
and police administration was taken over by ethnic
Albanians; Albanian schools, newspapers, and radio
stations were established. Tetovo became Tetova,
an Albanian Muslim city in the newly-expanded
Albanian state.
A patrol of NLA
(National Liberation Army) rebels in
Macedonia, July 2001. NLA, UCPMB, ANA are only
different names of the former KLA. PU amblem
denotes Military Police. KLA PU was directly
responsible for many crimes against the Serb,
Roma and Bosniak population in Kosovo
Early History
From the 14th century, Tetovo has been an
Orthodox Slavic settlement founded around the
Orthodox Church of Sveta Bogorodica (Saint Mother
of God)near the mountain source of the Pena river
in the Polog valley. Sveta Bogorodica was built in
the 13th century when Tetovo began to be regarded
as a major Orthodox Church center. Tetovo was the
first center of the Orthodox episcopate. The
oldest settlement in Tetovo is the region around
the Sveta Bogorodica Orthodox Church. The modern
city of Tetovo grew from this small medieval
Orthodox Slavic settlement of Htetovo with the
building and construction of houses around the
Orthodox Church. The Ottoman Turkish Muslim Empire
invaded and occupied present-day Macedonia
beginning in the 14th century. The Muslim Turks
began settling and colonizing Macedonia with
Turkish settlers. The Ottoman Turks began the
Turkification and Islamicization of Macedonia. The
Ottoman Turks altered the Orthodox Slavic nature
of Tetovo, which in Turkish was renamed
Kalkandele. The Ottoman Turks began settling the
level lowlands of Tetovo. The Colored or Painted
Mosque (Aladzha or Sharena Dzamija), also known as
the Pasha Mosque, was built in 1459 by the Ottoman
Turks. The earlier Slavic Orthodox population
concentration in Tetovo was on the high ground and
on the foothills of the Shar Planina or Mountain
range.
In the 18th and 19th centuries, the city began to
expand greatly. The city was divided into the
Orthodox Slavic quarter and the Muslim Turkish
quarter. The Orthodox Slavic quarter or section
was on the left side, on the Pena River, made up
of the Potok, Dva Bresta, Koltuk, Sveti Nikola,
Dol, Pevchina, and Dolno regions. The Turkish
Muslim quarter or section included the following
regions: The Colored Mosque (Sharena Dzamija)
region, Banja, Gorna Charshija, Gamgan, and Saat.
After World War II, the ethnic mosaic of the city
changed with the displacement of the Serbian
Orthodox and Turkish Muslim populations. The city
then acquired its present ethnic configuration of
Macedonian Orthodox Slavs and Muslim Albanians.
Different city subdivisions emerged. New
settlements and districts were formed such as
Przhova Bavcha, Tabakaana, Gazaana, the Teteks
textile plant district, and the Boulevard iBoris
Kidrici.
In the town of Leshok, which had been known as
Legen Grad, in the Tetovo municipality, is located
the Leshok Monastery which includes the Orthodox
Church of the Holy Virgin built in 1326 and the
Sveti Athanasius Orthodox Church built in 1924.
The tomb of the Orthodox scholar Kiril Pejchinovic
lies in the Leshok Monastery. The Church has three
layers of frescoes: The lower layer was built in
1326, the middle layer was built in the 17th
century, and the top layer was built in 1879. The
Leshok Monastery symbolizes the Orthodox and
Slavic presence in the region. The UCK separatists
deliberately mined and demolished the Monastery in
August, 2001, to eradicate and cleanse the
Orthodox Slavic influence. Cultural cleansing is
followed by the ethnic cleansing of the Orthodox
Slavic population. The UCK has ethnically cleansed
or driven out much of the non-Albanian population
from the Tetovo district.
Tetovo and its population have undergone an
evolution and development over the centuries. Like
a palimpsest, a parchment that has been written
upon over time but that leaves impressions made on
earlier layers and substrata, the city of Tetovo
has accumulated layers and strata of the different
populations, religions, and cultures that have
existed in the city. The city presents a
palimpsest or mosaic of the differing populations
and cultures that have not been erased but remain
to reveal the development and growth of the city.
In the 15th century, Tetovo began to be regarded
as a major city in the region. The Turkish writer
Mehmed Beg in 1436 in the Vakuf noted that Tetovo
had stores and shops and was one of the most
prosperous regions in the Polog valley. In 1470,
Mehmed Kebir Chelebija noted the rapid development
of Tetovo. In 1565, under Ottoman Turkish rule and
occupation, Tetovo was refereed to as the
iepiscopal religious place Htetovoi, an Orthodox
religious center, the seat of the Orthodox Church
and domicile of the Orthodox religious leader.
Haji Kalfa in the 17th century noted in his
writings that Kalkandele, the Turkish name for
Tetovo, that the city was expanding.
In the 19th century, the population of Tetovo
began to increase with settlement from the
surrounding villages. The French traveler Ami Bue
noted that the population was approximately
4,000-5,000 persons in the 1900s. Half of the
population was made up of Orthodox Slavs. In the
Turkish quarter, there were the upper and lower
Turkish charshi and the Konaci of the wealthy
Turkish begs. Many clean streets were noted by the
travelers. A. Griezenbach estimated there were
1,500 houses or dwellings in the city. By the end
of the 19th century, the population increased as
Tetovo became an important trading center. In
1912, the population declined due to the migration
of the Turkish population and their resettlement
to Turkey.
A large garrison of Ottoman Turkish troops was
stationed in Tetovo during the 19th century when
the city was a major military/strategic base.
During the latter half of the 19th century,
Ottoman Turkey was referred to as ithe sick man of
Europei because it could not maintain its
occupation and colonies in the Balkans and Eastern
Europe. Ottoman Turkey suffered military defeats
following the Bosnian Insurrection by the Serbian
Orthodox populations of 1875 and the First Balkan
War in 1912.
Herbert Vivian published his account of his
travels to Macedonia in 1904 and offered his
eyewitness accounts of Kalkandele (Tetovo) under
Turkish rule. Vivian described Tetovo as follows:
"Kalkandele is even more beautiful than most
Turkish towns. Every house has its garden and a
rippling rivulet, tall poplars and cypresses rise
up beside the glistening minarets, storksi nests,
are poised upon the chimneys, weather-beaten
wooden dwellings of fantastic shape are relieved
by the gay arrangement, always artistic, of
Turkish shops, and the women are among the most
gorgeously attired in all Macedonia."
Vivian described the Macedonian system as a
isemi-feudal systemi. The landed estates are
governed by chifji or seigneurs. The peasants have
to pay a third of their crop every year in lieu of
rent. Macedonians ilead a medieval lifei. Vivian
noted the tension between the Slavic Orthodox
Christians and the Muslim Albanians. Muslims were
allowed to own weapons, but Christians were
forbidden to own any arms. Vivian explained:
"This question of arms is one which exercises the
Macedonians excessively. It is a standing
grievance with the Christians that they are
forbidden to possess arms, while the Albanians
bristle with weapons."
Vivian observed the ethnic and religious
polarization and animus between the Orthodox
Slavic Christian population and the Muslim
Albanian population. In Tetovo, he was a guest of
the Serbian Orthodox Prota, or archdeacon. Vivian
described the residence as follows:
"His house was like a fortress. A high wall
protected his smiling garden and huge doors were
heavily barricaded at sundown. O I asked the cause
of all these precautions, and was told much about
the fanaticism of the population, who might at any
time wish to raid a Christian household."
Albanian Muslims sought to incorporate Western
Macedonia, Illirida, into a Greater Albanian state
following the 1878 Albanian League of Prizren in
Kosovo-Metohija, which enunciated the Greater
Albania ideology. In 1912, Albanian insurgents
seized and occupied Skopje itself, demanding that
the Ottoman Turkish regime grant them a Greater
Albania.
Settlement
In the 18th century, the population of Tetovo
began to increase. Residents from the following
surrounding villages and suburbs began to settle
in Tetovo: Brodec, Lisec, Selce, Poroj,
Shipkovica, Gajre, Zhelino, Dobri Dol, Zherovjane,
Novake, Gorno Palchiste, Senokos, Kamenane, and
Gradec. Macedonian Orthodox Slavs, Bektashi and
Sunni Muslim Albanians, Sunni Muslim Turks,
Orthodox Serbian, and Roma were the major
population groups of the city. By the end of the
19th century, the population of Tetovo was 19,000.
The Slavic Orthodox villages and towns in the
Tetovo municipality or district included Vratnica,
Staro Selo, Tearce, Leshok, Belovishte, Jegunovce,
Rogachevo, and Neproshteno.
Tetovo or Htetovo was originally an Orthodox
Slavic settlement. With the Ottoman Turkish
conquest, the city was settled by Turks from
Anatolia, Asia Minor, and Bulgaria. For much of
its history, Tetovo was divided between the
Orthodox Slavic section and a Muslim Turkish
section. The majority of the Albanian settlement
of Tetovo and the surrounding villages resulted
due to the influx of Albanian migration and
settlement from Albania. Albanian settlement is
relatively recent and is due to Albanian
migrations from Albania proper into the Polog
valley. The Albanian migrations originated in the
Albanian districts of Findi Berdita and Luma in
Albania. Albanian migration and settlement in
Tetovo and the surrounding villages from Albania
began only in the 18th and 19th centuries. The
massive, intensive migrations of Albanian settlers
from Albania proper began slowly to alter the
ethnic composition of the majority Orthodox Slavic
city. Settlers also came from Kosovo-Metohija. In
the late 19th century and early 20th century, the
Slavic Orthodox migrated out of Tetovo for
economic and political reasons. The total Slavic
Orthodox migration out of the city amounted to
5,500 during this period. During World War I,
2,000 left. After World War I, 5,000 Turks
migrated to Turkey. Following World War II,
another large group of Turks migrated out of the
city. These migrations of Turks again changed the
ethnic make-up of the city leaving the Orthodox
Slavic and Albanian Muslim populations as the bulk
of the population of the city.
Tetovo: German Occupation,
1943-44
The surrender of Italy on September
3,1943 forced Germany to re-occupy Tetovo and
Western Macedonia. Germany organized the XXI
Mountain Corps, led by General Paul Bader, made up
of the 100th Jaeger Division, the 297th Infantry
Division and the German 1st Mountain Division, to
occupy the territory abandoned by the Italian
forces. The German forces wanted to recruit and
enlist ethnic Albanians into proxy armies that
would assist the German occupation. The Germans
retained the Albanian iLjuboteni battalion
initially formed by the Italian occupation forces.
The Waffen SS sought to incorporate the Albanian
manpower of the region into Waffen SS formations,
as a German/SS proxy army to maintain the military
occupation of the Orthodox Slavic populations. In
1943, the German occupation authorities sponsored
the formation of the Second League of Prizren,
reviving the 1878 League. The Germans sought to
use the racist, extremist, anti-democratic,
anti-Orthodox, anti-Slavic agenda of the Greater
Albania ideology to maintain and support their
occupation of Kosovo and Western Macedonia. Bedri
Pejani, the president of the central committee of
the Second League of Prizren, a militant and
extremist Greater Albania ideologue, even wrote
Himmler personally to request his assistance in
establishing a Greater Albania and volunteering
Albanian troops to work jointly with the Waffen SS
and German Wehrmacht. Himmler read the Pejani
letter and agreed to form two ethnic Albanian
Waffen SS Divisions. Like Hitler and Mussolini,
Himmler became an active sponsor of the Greater
Albania ideology.
On April 17, 1944, Reichsfuehrer SS
Heinrich Himmler approved the formation of an
Albanian Waffen SS Division, which was then
subsequently approved by Adolf Hitler. The SS Main
Office envisioned an Albanian division of 10,000
troops. The Balli Kombetar, the Albanian
Committees, and the Second League of Prizren
submitted the names of 11,398 recruits for the
division. Of these, 9,275 were adjudged to be
suitable for drafting into the Waffen SS. Of this
number, 6,491 ethnic Albanians were actually
drafted into the Waffen SS. A reinforced battalion
of approximately 200-300 ethnic Albanians, the
III/Waffen Gebirgsjaeger Regiment 50, serving in
the Bosnian Muslim 13th Waffen Gebirgs Division
der SS iHandzari or iHandschari were transferred
to the newly forming division. To this Albanian
core were added veteran German troops from Austria
and Volksdeutsche officers, NCOS, and enlisted
men. The total strength of the Albanian Waffen SS
Division would be 8,500-9,000 men.
The official designation of the
division would be 21. Waffen Gebirgs Division der
SS iSkanderbegi (Albanische Nr.1). Himmler planned
to form a second Albanian division, Albanische Nr.
2. The SS Main Office designed a special arm patch
for the division, consisting of a black,
double-headed eagle on a red background, the
national flag/symbol for Albania. The UCK/
KLA/NLA/ANA/ LAMBP would have an identical arm
patch in their separatist/terrorist war for
igreater rightsi and ihuman rightsi in the 1998/99
Kosovo conflict and the iinsurgencyi in Macedonia
in 2001.The SS Main Office also designed a strip
with the word iSkanderbegi embroidered across it
as well as a gray skullcap with the Totenkopf
(Deathis Head) insignia of the SS below the
Hoheitszeichen (the national symbol of Nazi
Germany, consisting of a silver eagle over a Nazi
swastika). Josef Fitzhum, the SS leader in
Albania, commanded the division during the
formation stages. In June, 1944, August
Schmidhuber, the SS Stardartenfuehrer in the 7th
SS Division iPrinz Eugeni, was transferred to
command the division. Alfred Graf commanded the
division in August and subsequently when the
division was reorganized.
The
21st SS Skanderbeg Division indiscriminately
massacred Serbian Orthodox civilians in
Kosovo-Metohija, forcing 10,000 Kosovo Serbian
Orthodox families to flee Kosovo.
Albanian
colonists and settlers from northern Albania then
took over the lands and homes of the
displaced/cleansed Serbian Orthodox Slavs. The
goal of the Skanderbeg SS division was to create a
Serbien frei and Juden frei and Roma frei Kosova,
an ethnically pure and homogenous region of
Greater Albania. In Illirida, or Western
Macedonia, the Skanderbeg SS Division sought to
create a Macedonian frei, Orthodox frei, Slavic
frei region. The Albanian SS troops played a key
role in the Holocaust, the Final Solution to the
Jewish Problem, which the sponsor of the Greater
Albania ideology, Heinrich Himmler, organized. On
May 14, 1944, the Skanderbeg SS Division raided
Kosovo Jewish homes and businesses in Pristina.
The Albanian SS troops acting as a proxy for the
German occupation forces rounded up 281 Kosovo
Jews who were subsequently killed at
Bergen-Belsen. The Skanderbeg SS Division targeted
Macedonian Orthodox Slavs, Serbian Orthodox Slavs,
Roma, and Jews when the division occupied Tetovo
and Skopje and other towns and cities in Western
Macedonia.
The goal and agenda of the ethnic Albanian
Skanderbeg Waffen SS Division was to advance the
Greater Albania ideology by deporting and killing
the non-Albanian populations of Western Macedonia.
The Skanderbeg SS Division was formed
at a time in the war when Germany was retreating
and withdrawing its forces from the Balkans. The
Russian Red Army was inflicting severe losses on
the German military forces. By November, 1944, the
Germans were withdrawing their forces from the
Aegean islands and from Greece. At this time, the
Skanderbeg Division remnants were reorganized into
Regimentgruppe 21. SS Gebirgs iSkanderbegi when it
was transferred to Skopje. The Kampfgruppe
iSkanderbegi, in conjunction with the 7th SS
Mountain Division iPrinz Eugeni, defended the
Vardar River valley in Macedonia to allow
Alexander Loehris Army Group E to retreat from
Greece and the Aegean. The Vardar Valley was
crucial as an escape corridor for the retreating
German military forces.
The Skanderbeg SS Division crossed into Macedonia
and occupied Tetovo and Skopje in the early part
of September, 1944. The purpose for the occupation
was to garrison Macedonia and safeguard the
retreat of German troops from Greece and the
Aegean peninsula.
By 1944, the German forces in the Balkans were in
a defensive posture and were focusing their
strategic efforts on a well-ordered retreat and
withdrawal. The Bulgarian forces and the Italian
forces had occupied Macedonia. The Bulgarian army
continued to occupy Macedonia and their presence
threatened the German retreat. The Skanderbeg SS
Division occupied the Skopje and Kumanovo regions
of Macedonia and the Preshevo and Bujanovac region
of southern Serbia. The German XXI Mountain Corps
was based in Tirana. The Germans also had the
181st Infantry Division at Lake Scutari and the
297 Infantry Division at Valona, both based in
Albania, to prevent an Allied landing force in the
Adriatic. The German XXI Mountain Corps crossed
into Macedonia from Tirana, the capital of Albania
and moved northward past Debar and the Tetovo and
Gostivar area. By October 1, 1944, the 21st SS
Division Skanderbeg then occupied Skopje, the
capital of Macedonia. The first Regiment of the
Skanderbeg Division occupied Tetovo. A
Reconnaissance Battalion of Skanderbeg occupied
Djakovica while a Signals Battalion occupied
Prizen in Kosovo-Metohija. The Skanderbeg SS
Division was based in the towns of Tetovo, Skopje,
Prizren, Pec, Djakovica, Kosovska Mitrovica,
Pristina, and Novi Pazar.
The SS ideology in forming ivolunteeri Waffen SS
Divisions of non-German nationalities was that the
Waffen SS was advancing the cause of national
liberation and national freedom for
oppressed/repressed nationalities and aggrieved
ethnic minorities. So the Waffen SS perceived
itself as a military organization under the
leadership of Heinrich Himmler which was made up
of national ifreedom fightersi advancing the cause
of national liberation, freedom, and independence.
NATO/US/EU would adopt the identical
interventionist/occupation strategy or paradigm in
the 1998-1999 Kosovo conflict and the 2001
Macedonian conflict. The policy was divide and
conquer. The SS exploited minorities and
nationality groups in the various countries they
sought to occupy and dismember. These
oppressed/repressed national/ethnic groups and
minorities were a natural Fifth Column in every
country targeted for military occupation. Heinrich
Himmleris SS took on the cause of iliberationi and
freedom/independence for oppressed/repressed
minorities and nationality groups.
Foremost amongst the groups for SS sponsorship
were the ethnic Albanians in the Balkans and the
Palestinians in the Middle East. Indeed,
Palestinian national leader Haj Amin el Husseini,
the Grand Mufti of Jerusalem, worked closely with
Himmler and the SS and supported the Albanian and
Bosnian Muslim aspirations to iindependencei and
separatism from Slavic Orthodox Christian
countries. The SS argued that the countries the SS
sought to occupy and dismember were iartificiali
nations or states. But how is an artificial state
to be defined and who was to make the conclusion?
Germany itself was an iartificiali state
established by Prussian leader Otto von Bismarck
through military occupation and annexation.
Germany consisted of many ethnic groups and many
different religions. Bismarck launched wars
against Denmark and Austria-Hungary to dismember
those nations and to annex their territory to a
Greater Germany. The creation of the artificial
German state was through military force, through
annexation and occupation, achieved by a Prussian
military dictatorship and not through democratic
means. Germany was thus itself an iartificiali
state achieved through war by the Prussian army.
National liberation of oppressed/repressed
nationalities and minorities nevertheless remained
the ideological basis for the Waffen SS. Later,
this identical paradigm would be adopted by
NATO/US/EU.
Heinrich Himmler was buttressed in his support of
the Greater Albania ideology by Italian
archeological research that purported to show that
the Albanian Ghegs were of Aryan/Nordic origin,
that they were the herrenmensch, the master race.
Himmler planned to establish two ethnic Albanian
Waffen SS Divisions but the war ended before this
could be accomplished. This is the reason the
Skanderbeg SS Division is referred to as the
iAlbanische Nr.1i in the SS records.
By January, 1945, remnants of the Skanderbeg
Waffen SS Division would retreat to Kosovska
Mitrovica in Kosovo and then to Brcko in
Bosnia-Hercegovina. The Skanderbeg remnants would
reach Austria in May, 1945, when Germany
surrendered following the military and political
collapse of regime.
Albanian
and German Occupation Forces in Macedonia
The German occupation forces retained the
Albanian civil, political, military, and police
control and administration of Western Macedonia.
The Albanian national flag was flown, the official
language was Albanian, and the Albanian Lek
remained the official currency in Illirida. The
Germans retained the incorporation of Western
Macedonia and Kosovo-Metohija into a Greater
Albania. Rejeb Bey Mitrovica, however, was
replaced by Fikri Dine as the Prime Minister of
the Greater Albanian state occupied by the German
Wehrmacht. The Albanian Minister of the Interior
was Dzafer Deva. Mustafa Kruja and Mehdi Bey
Frasheri also held high positions in the Albanian
regime. Ernst Kaltenbrunner, who had replaced
Reinhard Heydrich as the leader of the SD, was
instrumental in setting up the Albanian Nazi
Party, which replaced the Albanian Fascist Party
that the Italian authorities had set up
previously. Much of the civilian and military
administration was exercised by ethnic Albanians
during both the Italian and German occupations.
In Tetovo, there was a total of 1,500 ethnic
Albanian Waffen SS troops, members of the 1st
Regiment of the Skanderbeg SS Division. In
Gostivar, there were 1,000 Albanian SS troops,
while in Struga there were 100, and 900 in Debar.
In Kichevo, there were 1,500 Albanian SS troops.
The total number of Albanian SS troops in Western
Macedonia was 5,000. The Albanians made up the
police force in Western Macedonia: In Tetovo,
there were 16 members of the police force, in
Gostivar 10, in Struga 11, in Debar 16, and in
Kichevo, 5. There were a total of 5,500 members of
the Balli Kombetar in Macedonia, 2,000 of which
were based in Tetovo. There was a total of 250
Albanian gendarme units, or armed police units, in
Tetovo. An Albanian Battalion for Security made up
of 800 members was based in Tetovo. In addition,
there were 80 Albanian finasi troops and border
guards. The total number of Albanian police and
paramilitary units in Tetovo during the German
occupation was 4,646. The German Army only had 450
German troops and three Gestapo agents in Tetovo
and a total of 2,180 troops and 34 Gestapo agents
in all of Western Macedonia. Instead, the German
occupation forces created a proxy army and police
staff made up of ethnic Albanians,
collaborationists who acted as the proxies for the
German military forces. Like the Italian
occupation forces had done before them, the German
military was able to use the Albanian police and
paramilitary forces as a proxy force.
The German Army used Albanian separatists to
create a proxy army of occupation and
administration in Tetovo and other cities and
towns in Western Macedonia which were annexed to
Albania. By furthering and advancing the agenda of
the Greater Albania ideology, the German
occupation forces ensured that their military
occupation of the region would be safeguarded and
assured. The German Army in 1998-2001 would play a
similar role in the Kosovo and Macedonia
conflicts. NATO would pursue an identical policy
to that of the Italian/German occupation forces
during the 1941-1944 period. The Greater Albania
ideology would serve the same purpose again,
expediting the military occupation and
establishing a proxy army that would act on behalf
of the NATO occupation forces. The racist and
separatist Greater Albania ideology would be
sponsored and furthered by NATO, like it had been
by the German/Italian forces, to expedite the
occupation and military, economic, and political
control and exploitation of first Kosovo-Metohija
and then Macedonia.
WILD WEST IN THE BALKANS An
ethnic Albanian rebel riding through the
village of Sipkovica,
West Macedonia, Aug 2001 photo FONET
Conclusion
The Greater Albania established by Adolf
Hitler and Benito Mussolini from 1941 to 1944 set
the historical precedent for establishing an
ethnically homogenous Albanian state which would
encompass all areas settled by Albanians. The
UCK/KLA/NLA/ANA/KPC/LAMPB goal and agenda is to
re-establish and re-form Hitleris and Mussoliniis
Greater Albania. The Albanian nationalist goal,
the UCK goal, is Greater Albania. The terrorist
insurgency by the UCK, first in Kosovo-Metohija,
then in Southern Serbia, and then in Macedonia,
ostensibly to obtain igreater rightsi and iequali
and ihuman rightsi is in fact a war of territorial
occupation and partition. The British Helsinki
Human Rights Group (BHHRG) has noted that Tetovo
is the focus of the Greater Albania movement which
seeks to turn the Slavic Orthodox city into a
center or capital of an ethnically pure Albanian
district or municipality. The BHHRG stated that
the population of Tetovo was 40% Slavic Orthodox
but that there was intense pressure to make the
city into an Albanian town, based on the model of
Kosovo where the Serbian Orthodox towns and cities
were depopulated of non-Albanians creating an
ethnically pure and ethnically homogenous Kosova,
a de facto iindependenti statelet demanding de
jure recognition.
The BHHRG alleged that Arben Xhaferi of the DPA
appointed all local police chiefs in Tetovo. The
DPA radicalizes the Albanian population and
pressures the Albanian youth to become nationalist
and separatist according to the British Helsinki
Human Rights Group. The Group further alleges that
Albanian youth are being pressured to attend the
Albanian-language University of Tetova with a
ideological curriculum based on that followed in
Tirana and Pristina. The University of Tetova is
nothing more than a boot camp for the
indoctrination and training for the establishment
of a Greater Albania. Xhaferi seeks to repeat in
Tetovo what was done in Pristina. According to
BHHRG, this compelled and forced separatist and
Greater Albania ideological agitation has not met
with unanimous approval within the Albanian
population in Tetovo: "Not all local Albanians are
happy with these developments. During the war some
sent their sons to Serbia to prevent their
mobilization into the KLA." The BHHRG further
alleged that "the regional weapons market is run
from Tetovo." Menduh Thaci of the DPA is alleged
to control Tetovois shops and the black market,
such as in oil. There is widespread political
corruption and collusion with political leaders.
The goal of the Albanian policies, according to
the BHHRG, is to force Macedonians to leave Tetovo
by a "subtle ethnic cleansing." The Orthodox
Slavic population is the target of the Greater
Albania separatists. The Kosovo model is being
repeated in Tetovo, transforming an Orthodox
Christian Slavic city into an Islamic Albanian
city. Pristina is the blueprint. Kosovo is the
model. The ultimate goal or agenda of the UCK
separatists/terrorists is the
partition/federalization of Western Macedonia,
Illirida. Autonomy or de facto partition is the
short-term goal. Independence from
Macediiiiiiiiiionia is the long-term goal based on
the Kosovo paradigm.
The UCK seeks to re-establish and re-create the
Greater Albania created by Adolf Hitler and Benito
Mussolini from 1941 to 1944. History is being
repeated and replayed in Macedonia.
Bibliography
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Skenderbeg. Belgrade, Yugoslavia: Nova Knjiga,
1987. (In Serbian.)
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Perspective. Vol.6, 36, October-December, 1984.
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Informiranje i Izdavachka Dejnost iPologi, 1980.
(In Macedonian.)
Vivian, Herbert. The Servian Tragedy. London, UK:
Grant Richards, 1904.
KLA goes on killing rampage
The
campaign, in which up to half a dozen
commanders were killed, was allegedly
directed by Thaci and two of his
lieutenants
Kosovo is hovering on the brink of
anarchy this weekend as evidence emerges
of the Kosovo Liberation Army being
involved at the highest levels in a
continuing campaign of beatings, murders
and abductions.
The escalation of assassinations
by both Serbs and Kosovan Albanians -
which totalled 14 in Pristina alone on
Friday - is convincing senior Nato
officers that they still lack sufficient
manpower to bring peace to Kosovo as
promised by the cessation of the bombing
campaign.
Nato forces - barely half of which
have arrived to take up K-FOR peace
implementation duties - are struggling
to cope with the unrest.
Albanian rebel leader Hasim Thaci
intervened at the last minute yesterday
to defuse a potentially violent
confrontation after ethnic Albanians
planned to march on a Serb area of the
mining town of Mitrovica.
Of most serious concern, however,
is the behaviour of the KLA - whose
leadership, including KLA Prime
Minister-designate Thaci and his two
closest lieutenants - have been accused
of implementing a policy of murder,
arrests and purges within their own
ranks during the war in Kosovo.
While the KLA has long been known
to have been involved in the sectarian
murder of Serb civilians - especially in
the run-up to the Nato bombing campaign
- the scale of the killings has always
been low compared with the systematic
murder and ethnic cleansing carried out
by Serb forces.
However, since Nato's ground
forces entered Kosovo, KLA fighters have
poured into areas abandoned by Serb
forces and killings and abductions have
escalated. Human Rights Watch
researchers have compiled compelling
evidence that the KLA is committing
widespread violence against Serbs and,
in some cases, ethnic Albanians and
gypsies.
Their report - following
investigations in Orahovac, Prizren and
Pec - details KLA involvement in five
murders, four abductions, one rape and
14 detentions, 12 of which included
physical abuse.
The murders bear striking
similarities to Serb attacks against
ethnic Albanians.
In Prizren, according to the
campaign group, two elderly ethnic Serbs
- Trifa Stamenkovic, aged 85, and Marija
Filipovic, 59 - described the murder of
their respective spouses by KLA
soldiers.
Stamenkovic and Filipovic, close
neighbours in a traditionally Serb area
both went out on errands last Monday.
When they returned home Stamenkovic's
73-year-old wife, Marika, and
Filipovic's husband, Panta, 63, had both
been stabbed to death and had their
throats cut.
According to Human Rights Watch,
in the week preceding the murders the
couples had both been visited by the KLA
who demanded weapons and money. In
another incident, a researcher visited
the village of Belo Polje and was shown
the bodies of three ethnic Serbian men,
each of whom had been shot through the
head. The men were Radomir Stosic, 50,
his uncle, Steven Stosic, 60, and their
friend, Filip Kosic, 46, all of whom
were killed on 19 June.
Human Rights Watch also reports
abductions of Serbian as well as ethnic
Albanian men - many of them over 50.
Twelve detainees- most of them
ethnic Serbs - described being beaten by
KLA soldiers while in custody. These
victims included four women, one of whom
is 73.
Two of the victims displayed
puncture wounds to their legs,
consistent with being stabbed.
Representatives of humanitarian
organisations providing medical care in
Prizren told the researcher they had
treated 25 civilians with similar
injuries, which victims claimed had been
inflicted by the KLA. Most of the
victims were older men.
The report was released as the New
York Times published claims that senior
commanders of the KLA had carried out
assassinations, arrests and purges
within their ranks to thwart potential
rivals, quoting present and former
commanders in the KLA and Western
diplomats. The campaign, in which up to
half a dozen top rebel commanders were
shot dead, was allegedly directed by
Thaci and two of his lieutenants, Azem
Syla and Xhavit Haliti. Thaci denied
through a spokesman that he had been
involved.
'When the war started, everyone
wanted to be the chief,' said Rifat
Haxhijaj, 30, a former lieutenant in the
Yugoslav Army who left the rebel
movement last September and now lives in
Switzerland. 'For the leadership, this
was never just a war against Serbs - it
was also a struggle for power.'
Thaci's representative in
Switzerland, Jashae Salihu, denied
accounts of assassinations. 'These kinds
of reports are untrue,' he told the
paper. 'Neither Thaci nor anyone else
from the KLA is involved in this kind of
activity. Our goal has been a free
Kosovo and nothing more.'
The accusations of assassinations
and purges were made in interviews with
a dozen former and current KLA
officials, two of whom said they had
witnessed killings of Thaci's rivals.
A senior State Department official
and a Western diplomat in the Balkans,
citing intelligence reports and
extensive contacts with KLA officials
inside and outside Kosovo, said they
were aware of executions of middle-grade
officers suspected of collaborating with
the Serbs, but said they had no evidence
to link those killings with Thaci.
However, a Western diplomat in the
Balkans said Thaci was legendary in the
region for ruthless tactics.
'Thaci has engaged in some pretty
rough intimidation of officials in a
rival party,' a diplomat quoted in the
New York Times added. But he denied any
had been killed, adding: 'There have
been detentions, and the victims allege
beatings. We cannot prove that.'
Thaci, according to them, was in
charge of the team that detained them
and was in charge of the interrogation
and personally threatened them.
'Thaci has a reputation for being
pretty tough,' the diplomat continued.
'Haliti and Syla are not known for their
sweet tempers. This is a rough
neighbourhood, and intimidation and
assassinations happen.'
Former and current KLA officials
also charge that a campaign of
assassinations was carried out in close
co-operation with the Albanian
government, which often placed agents
from the Albanian secret police at the
disposal of the guerrilla commanders.
The paper relates an incident in
June 1997 that many in the guerrilla
movement found ominous. A Kosovan
Albanian reporter who had close links
with the movement was found dead in his
apartment in Tirana, his face disfigured
by repeated stabbings with a screwdriver
and the butt-end of a broken bottle.
The reporter, Ali Uka, was
supportive of the rebel movement,
independent enough to criticise it. At
the time of his death, he was sharing
his apartment with Thaci.
Thaci inspired fear and respect in
his home base of the central Drenica
region in Kosovo as he organised armed
units and carried out ambushes against
Serb policemen. In the early days of the
rebel uprising, in March 1998, Thaci
moved about from his hometown of Broja
in a small car with a few bodyguards and
wore an unadorned camouflage uniform.
The paper also reports persistent
claims from that time of his having
personally carried out 'executions' of
Kosovan Albanians whom he had branded as
traitors or collaborators, but no
witnesses have surfaced.
Thaci was involved, along with
Haliti, in arms smuggling from
Switzerland in the years before the 1998
uprising, say current and former senior
rebel commanders.
When the uprising began, and money
and volunteers flooded into Albania from
the 700,000 Kosovan Albanians living
elsewhere in Europe, Thaci
and Haliti found themselves in charge of
thousands of fighters and tens of
millions of dollars.
The arms smuggling mushroomed into
a huge operation that saw trucks loaded
with weapons, most bought from Albanian
officials, headed for KLA camps on the
border. By the war's end, former and
current KLA officials estimate, the KLA
had paid $50 million to Albanian
officials for weapons and ammunition.
In April 1998, a KLA commander who
transported many of the weapons, Ilir
Konushevci, was ambushed and killed on
the road outside Tropoja in northern
Albania. A few days earlier, in a heated
meeting with senior commanders, he had
accused Haliti of misusing funds,
according to commanders who were
present.
Other killings of rebel commanders
and political rivals ascribed to Thaci
are attributed to a struggle to
eliminate potential challengers.
'Cadavers have never been an obstacle to
Thaci's career,' said Bujar Bukoshi, the
Prime Minister-in-exile in Ibrahim
Rugova's administration, which is often
at odds with the KLA.
One Western diplomat, citing
intelligence reports, said Thaci had
planned an unsuccessful assassination
attempt on Bukoshi last May. 'Thaci has
a single goal and that is to promote
himself, to be number one,' Bukoshi
said.
Human Rights Watch reports are
available at www.hrw.org.
Informazioni su
risorse video e libri sulla questione kosovara
VIDEO: KOSOVO, LA DANZA DEGLI ANGELI
documentazione di Alessandro Di Meo (Un
Ponte per...) divisa in 2 parti, sull'ultimo
viaggio in Kosovo e Metohija a gennaio 2012
Opuscolo
sulla crisi del Kosovo (PDF -
a cura di C.Bettio, dagli Atti del Convegno TARGET,
Vicenza 2009)
contiene:
Comunicato
stampa CNJ 2008
Lettera
aperta al Signor Pierre Moscovici,
Vice-presidente del Parlamento Europeo
(Jean-Michel Berard)
"Il
Kosovo deve essere indipendente" (lettera
aperta di ministri dei paesi occidentali)
Varie
notizie
Kosovo:
quello che può comprare il denaro (R. K.
Kent)
La
Serbia è debitrice di giustizia in Kosovo
(G. Clark)
Balcani,
i troppi non-detto di Massimo D'Alema (T. Di
Francesco)
Piano
Ahtisaari: varie notizie
Quando
i media non si ricordano più di ciò che
avevano riferito sul Kosovo (D. Johnstone)
Kosovo: Can You Imagine?
Boris Malagurski (2009, 30')