Informazione

da Zagabria riceviamo e giriamo:
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NUOVO MILLENNIO : UN OTTOBRE DIVERSO

E' tornato ottobre, con preoccupazioni nuove: una situazione mondiale,
economica e politica, fra le più difficili non soltanto del millennio
appena iniziato, ma negli ultimi cinquant'anni. Il movimento comunista
in Russia e non soltanto in Russia ai suoi minimi storici. La salma di
Lenin che rischia di essere buttata fuori dal Mausoleo. L`imperialismo
all'attacco dovunque nel mondo. L'aggressione, inaudita per arroganza
e violenza, alla memoria storica del movimento operaio,
all'immaginario collettivo verso i comunisti, persino alla Resistenza
- e non solo nei suoi valori, ma anche alle fondamenta che essa ha
intessuto nelle Costituzioni in Europa e al vivere una vita in comune,
basata su principi di libertà. Ghettizzazione dei partiti comunisti
ed afasia della sinistra, che la paralizza e la frantuma,
impossibilitando ogni crescita del movimento radicata su scelte
profonde e irrevocabili piuttosto che su voglie effimere e reazioni di
ripicca alle politiche dei governanti. Nella sinistra il senso
dell'internazionalismo e del destino comune nel mondo globalizzato
non risulta accresciuto: lo stesso vale per il sentimento del comune
destino europeo, anche se l'Europa dei signori sarebbe un dato di
fatto. Eccetera, eccetera.

A ottantotto anni dalla Rivoluzione d'Ottobre è quasi vergognoso come
siamo messi – ma siamo messi così e dobbiamo rendercene conto. Inutile
ripetere che la Rivoluzione d'Ottobre fu uno dei massimi eventi nella
storia moderna o ricordarsi di quella notte d'assalto al Palazzo
d'Inverno, di Lenin e di Trotsky sfigurati dalla fatica e
dall'insonnia o di John Reed a cui il tassista nel centro di San
Pietroburgo, in una serata non diversa delle altre, rispose di non
volerlo condurre allo Smoglnij, visto che li c'era il diavolo...
Inutile elucubrare sulle grandi idee che quando falliscono provocano
delle tragedie smisurate. O sulla mediocrità del materiale umano che
il movimento operaio si era trovato via via a disposizione, dopo
diverse frantumazioni, collassi, purghe e tragedie immani dalle quali
è stato colpito nel corso del Novecento. Certo, l'Ottobre, come
qualche altra rivoluzione nella storia, è stato opera di uomini
eccezionali, che hanno subordinato tutto ai grandi principii in cui
credevano, pronti a sacrificare ogni interesse vitale a questo scopo,
nonchè la vita stessa: vere torce umane dell'entusiasmo rivoluzionario.

Ma tutto questo è già stato detto e ci siamo pianti addosso per troppo
tempo.
Il destino di coloro che lottano dalla parte della rivoluzione, dalla
parte dei comunisti era ed è di essere contro il proprio tempo,
contro la realtà, quale essa sia, e che sembra impossibile cambiare.
Questo lo disse già Isaak Deutscher e forse ci conviene ripeterlo,
nell'ottantottesimo anniversario dell'Ottobre, per renderlo qualcosa
di più di un momento di mera memoria storica. Per tentare di mutarlo
in un momento di presa di coscienza della situazione attuale.

<< ...Lui (Trotsky), come ricordiamo, aveva già paragonato il suo
destino e il destino dell'opposizione al destino dei comunardi di
Parigi i quali, anche se non sono riusciti a vincere come proletari
rivoluzionari nel 1971, avevano impedito la restaurazione della
monarchia. Questa era stata la loro vittoria nella sconfitta. La
grande trasformazione dell'Unione Sovietica negli anni Trenta fu la
vittoria di Trotsky nel fallimento. Ma i comunardi non si sono potuti
rappacificare con la Terza Repubblica, con la repubblica borghese, la
quale forse non avrebbe vinto mai senza loro appoggio. Però, essi
sono rimasti suoi nemici. In modo simile, Trotsky non si riconcilierà
mai con la seconda rivoluzione burocratica; lui continuerà ad
appellarsi al primato dei diritti della classe operaia nello stato
operaio ed alla libertà del pensiero politico nel socialismo. Per
questo fu automaticamente condannato alla solitudine e all'isolamento,
perchè un numero smisurato di suoi collaboratori (fino a ieri), sia
per delusione e fatica sia per convinzione, era rimasto incantato
dalla rivoluzione staliniana. L'opposizione in esilio era sulla
strada migliore per l'auto-liquidazione...
Era dunque Trotsky in conflitto con il suo tempo? Non conduceva dunque
egli una battaglia senza speranza, "contro la storia"? Nietzsche dice:
"...Se volete una biografia non cercate quella intitolata : "Il
Signor Tal dei Tali e il suo tempo", ma quella sulla cui copertina c'è
scritto: "Combattente contro il suo tempo"...
Qualora la storia non fosse nient'altro che "un sistema
onnicomprensivo di passioni e di errori" uno la dovrebbe leggere come
Goethe voleva che si leggesse il Werther – come se il suo messaggio
fosse appunto questo: "Sii uomo e rinuncia a seguirmi!" Ma per fortuna
la storia ci tiene in serbo un ricordo vivo dei grandi "combattenti
contro la storia", cioè contro la cieca forza del reale...
Essa ingrandisce la vera natura storica degli uomini che hanno dato
poca importanza al "Cosi è" per poter seguire un "Cosi Dovrebbe
Essere" con maggiore gioia e maggiore orgoglio. Non traghettare la
propria generazione sino alla tomba, ma in verità porre le basi del
nuovo – è questo il moto che spinge questi uomini sempre avanti...". >>

Qui termina la citazione da Deutscher e da Nietzsche. Non l'ho scelta
a caso. Tutti quelli (non molti) che ancora oggi sono di quell'idea –
che l'Ottobre rosso russo fu un momento grandioso della storia del
Novecento e che abbia dato moltissimi frutti – sono in qualche modo
"combattenti contro il loro tempo e contro la Storia", come dice
Nietzsche... che fu – nonostante tutto - un grandissimo filosofo
tedesco. E come dice lui, la storia la fanno proprio quelli che sono
in contrasto implacabile con quello che è - e che bruciano la
propria esistenza nella lotta per Come Dovrebbe Essere. E facendo
così, essi scrivono la storia. Ed arricchiscono il patrimonio
dell'umanità. Rimane d'importanza secondaria se i loro nomi e il loro
destino diventeranno famosi o meno. Loro hanno esaurito ed esaudito il
proprio compito rivoluzionario. Questo mi sembra necessario dire,
ottantotto anni dopo la Rivoluzione d'Ottobre.

Certo, il momento non è dei migliori. Certo, è triste e tragico vedere
buttata la salma di Lenin fuori dal mausoleo (ma forse non avrebbe
dovuto mai essere mummificata, come non si sarebbero dovuti mai
mummificare i risultati di quella rivoluzione). Certo, è duro vedere e
sentire i comunisti paragonati ed equiparati ai nazisti. E ancora più
arduo è vedere offesa e vilipesa la Resistenza e i valori della
Liberazione, ed annientata ogni memoria storica e ogni traguardo
progressista del Novecento.
Ma tutto questo è già successo nella storia dell'umanità. E il grande
senso a questa storia continua a darlo la gente che instancabilmente
lotta per Come Dovrebbe Essere. Ci sono momenti di grande luce, nella
vita di ogni persona, come ci sono i momenti bui, quando prevalgono lo
smarrimento e le tenebre. Anche nella storia umana, nella storia di
movimenti e rivoluzioni, ci sono momenti di grande luce, come fu la
Rivoluzione d'Ottobre o la Comune di Parigi, e ci sono tempi di
nebbia, ottenebrati, bui, quale è il momento che si sta vivendo.
Neanche questo è nuovo; eppoi dipende dall'angolo di visuale delle cose.

La nuova moda è di moda... adesso. Domani apparirà già brutta e
paradossale. La grande arte, l'arte nuova, la nuova pittura o
scultura, il nuovo pensiero, una nuova concezione della società,
spesso hanno suscitato e suscitano tuttora scandalo, indignazione,
incomprensione e rabbia nel pubblico. Ma coloro i quali fanno cose
nuove – nuova arte, nuova storia, nuovo pensiero - o lottano per una
nuova società, continuano ad andare avanti e non si curano delle
retroguardie che li raggiungeranno soltanto in seguito. Ha poca
importanza se queste retroguardie sono numerosissime o se al momento
pare che in retroguardia siano finiti proprio tutti... È soltanto
un'impressione. Il domani dirà altre cose.

Se il Novecento si è chiuso ed ha chiuso il suo ciclo di vittorie e di
sconfitte, nel nuovo millennio ai rivoluzionari tocca se non di aprire
una nuova stagione di lotte, almeno di continuare instancabilmente a
combattere per Come Dovrebbe Essere. Nulla sulla scena mondiale è
stato mai fermo nemmeno un attimo.

Certo, è un gran brutto momento. Certo, il compito con cui si è
confrontati è duro, anzi è immenso. Le forze che ostacolano un impegno
radicalmente progressista sono incommensurabili per potere e
portata... Ma non si sono spalancati sempre gli abissi davanti ai
combattenti contro la "cieca forza del Reale"? Non hanno rischiato
essi di vedersi aprire dinanzi le porte dell'Inferno in ogni momento?
Non sono rimasti anche in passato soli ed isolati? E non si sono
sempre sentiti dire, dai propri compagni nella lotta fino a ieri, che
stanno conducendo una lotta senza speranza, una lotta contro il loro
tempo? Eppure, quelli che sono ancora rimasti nella lotta -
avrebbero potuto fare altrimenti? Non si erano auto-arruolati in una
lotta per la libertà? La loro libertà imponeva loro il proseguimento
della battaglia ossia della strada che avevano intrapreso, anche
quando tutti gli altri avevano fatto i voltagabbana.
Oggi i voltagabbana spadroneggiano, ma il domani sarà opera di coloro
che sono rimasti coerenti con se stessi e con il pensiero che li
ispirava. Cosi fu con la Comune di Parigi, cosi fu con la Rivoluzione
d'Ottobre, cosi rimane anche oggi – a distanza di ottantotto anni.
Non possiamo consegnare a quelli che verranno dopo di noi un mondo
dove nei mari non ci sono più pesci, nell'aria non ci sono più uccelli
e non c'è neanche l'aria per respirare. Un mondo dove nella testa
degli uomini non ci sono più progetti, ne' idee, ne' pensieri e nel
cuore non ci sono più ne' speranze ne' passioni ne' felicità.
Un mondo dove tutti assomigliano ai cibi preconfezionati - fatto di
corpi palestrati ed insipidi con i pensieri inculcati dalla TV nella
testa. Un mondo fatto di gente che non sa pensare, ma accetta prona le
idee preconcette, fabbricate dai media, che fanno da riflesso al
potere... Un mondo concepito come mercato universale – dove la roba
che si vende non è altro che stoltezza. Patria dell'uomo privato della
capacità di ragionare. Un mondo ridotto ad istituzione per idioti. Un
mondo di gente con la testa in disuso, ottenebrata da piaceri
superficiali, assolutamente incapace di capire in che modo si è
trovata su quella galera chiamata mondo moderno o democrazia
occidentale, ed invischiata in questa libertà fatta di bombe. E'
esattamente questo che i padroni vogliono. Le rivoluzioni si fanno
non soltanto per inedia. Si fanno anche per questo. Anche se delle
volte falliscono. Ma altre vincono. E perchè vincano non bisogna
smettere di lottare. Mi pare che questo sia, oggi, il significato
dell'Ottobre.

Jasna Tkalec

--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Andrea" ha scritto:

L'INCHIESTA. Fabbricate a Roma in maniera goffa e artigianale le prove
su Saddam.

Storia del falso dossier uranio che il Sismi spedì alla Cia
Doppiogiochisti e dilettanti tutti gli italiani del Nigergate

L'ammissione di Martino alla stampa inglese: "Americani e italiani
hanno lavorato insieme. E' stata un'operazione di disinformazione"

da La Repubblica di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO


Silvio Berlusconi e George W. Bush. Dopo l'11 settembre la Casa
Bianca chiese a tutti gli alleati, e in particolare all'Italia,
notizie e prove che evidenziassero la pericolosità sociale di Saddam
Hussein

ROMA - L'intervento militare in Iraq è stato giustificato da due
rivelazioni: Saddam Hussein ha tentato di procurarsi uranio grezzo
(yellowcake) in Niger (1) per arricchirlo con centrifughe costruite
con tubi di alluminio importati dall'Europa (2). Alla costruzione
delle due "bufale" (non si troverà traccia in Iraq né di uranio
grezzo né di centrifughe), collaborano il governo italiano e la sua
intelligence militare. Repubblica ha cercato di ricostruire chi,
come, dove e quando ha lavorato e "disseminato" alle intelligence
inglese e americana il falso dossier che è valso una guerra.
Sono le stesse "bufale" che Judith Miller, la reporter che "ha
tradito il suo giornale", pubblica (con Michael Gordon) l'8 settembre
2002. In una lunga inchiesta sul New York Times, Miller racconta dei
tubi di alluminio con cui Saddam avrebbe potuto realizzare l'arma
atomica. E' l'argomento che i "falchi" dell'Amministrazione Bush
attendono.
La "danza di guerra", che segue allo scoop di Judith Miller, appare a
un attento media watcher come Roberto Reale ("Ultime notizie") "uno
spettacolo preparato con cura".
Condoleezza Rice, allora consigliere per la Sicurezza nazionale alla
Casa Bianca, dice: "Non vogliamo che la pistola fumante abbia
l'aspetto di una nube a forma di fungo" (Cnn). Un minaccioso Dick
Cheney rincara la dose a Meet the press: "Sappiamo, con assoluta
certezza, che Saddam sta usando le sue strutture tecniche e
commerciali per acquistare il materiale necessario ad arricchire
l'uranio per costruire l'arma nucleare". E' l'inizio di un'escalation
di paura.
26 settembre 2002. Colin Powell avverte il Senato: "Il tentativo
iracheno di ottenere l'uranio è la prova delle sue ambizioni
nucleari".
19 dicembre 2002. L'informazione sul Niger e l'uranio è inclusa nelle
tre pagine del President daily brief che ogni giorno Cia e
Dipartimento di Stato preparano per George W. Bush. L'ambasciatore
alle Nazioni Unite, John Negroponte, ci mette il sigillo: "Perché
l'Iraq nasconde l'acquisto di uranio nigerino?".
28 gennaio 2003. George W. Bush scandisce le 16 parole che sono una
dichiarazione di guerra: "Il governo inglese ha appreso che Saddam
Hussein ha recentemente cercato di acquisire significative quantità
di uranio dall'Africa".
La farina di questo sacco è romana.
Il coinvolgimento italiano negli eventi che precedono l'invasione
dell'Iraq ha, sin qui, trovato nella distrazione generale un
solitario e grottesco protagonista in un tale che si chiama Rocco
Martino, "di Raffaele e America Ventrici, nato a Tropea (Catanzaro)
il 20 settembre 1938".
Smascherato dalla stampa inglese (Financial Times, Sunday Times)
nell'estate del 2004, Rocco Martino vuota il sacco: "E' vero, c'è la
mia mano nella disseminazione di quei documenti (sull'uranio
nigerino), ma io sono stato ingannato. Dietro questa storia ci sono,
insieme, americani e italiani. Si è trattato di un'operazione di
disinformazione".
Confessione non lontana dalla verità, ma incompleta.
Nasconde gli architetti dell'"operazione". Rocco Martino è a occhio
nudo soltanto una pedina. Come i suoi compari. Chi tira i fili delle
loro mediocri avventure? Per saperlo bisogna, in ogni caso,
cominciare da quel buffo tipo venuto a Roma da Tropea.
Rocco Martino è un carabiniere fallito. Uno spione disonesto. Intorno
a lui si avverte l'aura del briccone anche se non si conosce la sua
pasticciata storia. Capitano nell'intelligence politico-militare tra
il '76 e il '77 "allontanato per difetti di comportamento". Nell'85
arrestato per estorsione in Italia. Nel '93 arrestato in Germania con
assegni rubati. E tuttavia, a sentire i funzionari del ministero
della Difesa, "fino al 1999" collabora ancora con il Sismi. E' un
doppiogiochista.
Prende dimora in Lussemburgo al 3 di Rue Hoehl, Sandweiler. Lavora a
stipendio fisso per l'intelligence francese protetto da un'agenzia di
consulenza, "Security development organization office". O, meglio
lavora anche per i francesi. Servo di due padroni, Rocco si
arrabatta. Vende ai francesi notizie sugli italiani e agli italiani
notizie raccolte dai i francesi. "Il mio mestiere è questo. Io vendo
informazioni".
Nel 1999, il gaudente Rocco è a corto di quattrini. Come gli capita
quando è "a secco", ne escogita una delle sue. La pensata gli sembra
brillante e priva di rischi. La scintilla che lo illumina è la
difficoltà dei francesi in Niger.
Per farla breve. I francesi, tra il 1999 e il 2000, si accorgono che
c'è chi si è rimesso al lavoro nelle miniere dismesse per avviare un
prospero commercio clandestino di uranio. A quali Paesi i
contrabbandieri lo stanno vendendo? I francesi cercano le risposte.
Rocco Martino annusa l'affare.
Chiede aiuto a un suo vecchio amico del Sismi. Antonio Nucera.
Carabiniere come Rocco, Antonio è il vicecapo del centro Sismi di
viale Pasteur, a Roma.
Fa capo alla 1^ e 8^ divisione (contrasto al traffico d'armi e
tecnologie; controspionaggio sulla proliferazione delle armi di
distruzione di massa "nel quadrante africano e mediorientale").
E' una sezione che si è data molto da fare alla fine degli anni '80
mettendo il sale sulla coda ai tanti spioni che Saddam ha
sguinzagliato per il mondo prima dell'invasione del Kuwait. "Con
qualche successo", a sentire un alto funzionario dell'intelligence
italiana che, all'epoca, lavorava per quella divisione. L'agente
ricorda: "Ci riuscì di mettere le mani sui cifrari nigerini e su un
telex dell'ambasciatore Adamou Chékou che annunciava al ministero
degli esteri di Niamey (è la capitale del Niger) la missione di
Wissam Al Zahawie, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, "in
qualità di rappresentante di Saddam Hussein".
Non fu l'unica operazione. Nel porto di Trieste riuscimmo, per dire,
a sequestrare dell'acciaio marangin (garantisce un'ottima resistenza
anche a temperature oltre i 1000 gradi). Secondo noi era destinato
alla costruzione della cascata di centrifughe necessaria a separare i
costituenti dell'uranio. Le informazioni sulla proliferazione
nucleare irachena venivano scambiate, già alla fine degli anni '80,
soprattutto con gli inglesi dell'MI6, i migliori. Lì lavorava, un
sincero amico dell'Italia come Hamilton Mac Millan, peraltro,
l'agente segreto che ha iniziato Francesco Cossiga ai misteri dello
spionaggio quando era il "residente" inglese a Roma".
Nucera decide di dare una mano al suo amico Rocco. Quello gliela
mette giù facile. Non c'è nulla che mi puoi dare, un'informazione, un
contatto buono con i nigerini? Basta qualsiasi cosa. I francesi sono
assetati come viandanti nel deserto. Vogliono sapere chi sta
comprando sotto banco il "loro" uranio. Sono disposti a pagare bene,
per saperlo.
Nell'archivio della divisione del Sismi, come abbiamo visto, ci sono
documenti utili a cucinare la frittata, guadagnando qualche soldo.
C'è il telex dell'ambasciatore e qualcos'altro si può sempre
rimediare nell'ambasciata nigerina a Roma di via Baiamonti 10.
Riconosce, con Repubblica, il direttore del Sismi, Nicolò
Pollari: "Nucera vuole aiutare l'amico. Invita così una Fonte del
Servizio - niente di che, capiamoci; al libro paga sì, ma ormai
improduttiva - a dare una mano a Martino". La Fonte del Servizio
lavora all'ambasciata del Niger a Roma. E' messa male. Vivacchia nel
retrobottega del controspionaggio. Non ha un fisso mensile
dall'intelligence italiana. E' a cottimo, per così dire.
Qui l'informazione, qui il denaro. Comunque poca cosa, pochi centoni.
Anche quelli, nel 2000, sono in pericolo. Da qualche tempo, che
comincia ad essere sciaguratamente lungo, non ha nulla da spiare e
dunque nulla da vendere.
Chiamiamo la fonte "la Signora".
Ora dovreste vederla, "la Signora". Sessant'anni, di più e non di
meno. Una faccia che deve essere stata bella e ora è un foglio
spiegazzato. La si può dire factotum dell'ambasciata nigerina.
Aspetto da vecchia zia paziente. Accento francese. Occhi ammiccanti e
complici. Parla sempre sottovoce. Anche se dice "buongiorno", lo
soffia come un piccolo fiato misterioso che sembra doverti rivelare
innominabili verità. Anche "la Signora" ha bisogno di denaro.
Nucera combina l'incontro. Rocco e "la Signora" non ci mettono molto
ad accordarsi. Qualcosa si può fare. Quel Nucera non è forse il
suo "contatto" ufficiale al Sismi? E allora perché "la Signora" non
deve pensare che sia il Servizio a volere che faccia questa cosa? Che
insomma questa cosa sia utile alla Ditta?
Rocco e "la Signora", astuti vendifumo, con la benedizione di Nucera,
trovano l'accordo. Qualche carta da prendere e vendere c'è. Occorre
però la collaborazione di un nigerino. La Signora indica l'uomo
giusto. E' il primo consigliere di ambasciata Zakaria Yaou Maiga.
Come rivela Pollari, "quel Maiga spende sei volte quel che guadagna".
La combriccola di garbuglioni gaudenti a corto di spiccioli è pronta
all'azione. Rocco Martino, la Signora, Zakaria Yaou Maiga. Nucera, lo
vediamo appena un passo indietro nell'ombra. Maiga si organizza così.
Attende che l'ambasciata chiuda i battenti per il Capodanno del 2001.
Finge un'intrusione con furto. Quando il 2 gennaio 2001, di buon
mattino, il secondo segretario per gli affari amministrativi Arfou
Mounkaila denuncia il furto ai carabinieri della stazione Trionfale,
ammette a labbra strette che quei ladri sono stati molto fiacchi.
Tanto rumore, e fatica, per nulla.
Mounkaila tace quel che non può dire. Mancano carte intestate, timbri
ufficiali, questa è la verità che è opportuno tacere. E' materiale
buono nelle mani della "squadretta" di vendifumo per confezionare uno
strampalato dossier.
Vi si raccolgono vecchi documenti sottratti all'archivio della
divisione del Sismi come i cifrari (Nucera vicecapocentro) più carta
intestata che viene trasformata in lettere, contratti e in
un "protocollo d'intesa" tra i governi del Niger e
dell'Iraq "relativo alla fornitura di uranio siglato il 5 e 6 luglio
2000 a Niamey". Il protocollo ha un allegato di due pagine dal
titolo "Accord". Rocco consegna il "pacco" ai francesi della
Direction Générale de la Sécurité Extérieure (Dgse). Ne ricava
qualche bigliettone che spende felice a Nizza. Rocco adora la Costa
Azzurra.
Fin qui siamo a una truffa degna di Totò, Peppino e la Malafemmina. A
suo modo innocua perché i francesi prendono quelle carte e le gettano
nel cestino. Dice un agente del Dgse: "Il Niger è un paese francofono
che conosciamo bene. Mai nessuno avrebbe preso la cantonata di
confondere un ministro con un altro, come accade in quelle cartacce".
Partita chiusa, dunque? No, l'imbroglio burlesco si rianima
diventando una faccenda terribilmente seria perché arriva l'11
settembre e Bush da subito comincia a pensare all'Iraq, a chiedere
prove dei coinvolgimento di Saddam.
Il Sismi richiama in campo la "squadretta" di via Baiamonti. A Forte
Braschi è arrivato un nuovo direttore, Nicolò Pollari. Come nuovo è
il responsabile delle "Armi di distruzione di massa", il colonnello
Alberto Manenti. "Un ufficiale preparato, ma assolutamente incapace
di dire "no" a un capo", dice un alto funzionario del Sismi che con
lui ha lavorato. Il colonnello Manenti conosce bene Nucera per averlo
avuto nel suo staff, per molto tempo. E' Manenti, con Nucera prossimo
alla pensione, che gli chiede di restare come "collaboratore".
Il Sismi ha voglia di fare. Ha mano libera come mai l'ha avuta
l'intelligence nel nostro Paese. Berlusconi chiede a Pollari un
protagonismo nella scena internazionale che consenta all'Italia di
sedere in prima fila accanto all'alleato americano. Le stesse
sollecitazioni arrivano dal capo della Cia a Roma, Jeff Castelli.
Occorono notizie, informazioni, utili brandelli di intelligence. Ora,
subito. Washington cerca prove contro Saddam.
La Casa Bianca (Cheney, soprattutto) stressa la Cia perché saltino
fuori. "L'assenza delle prove non è la prova dell'assenza"
filosofeggia Rumsfeld al Pentagono.
In questo clima, con il loro dossier fasullo, i vendifumo di via
Baiamonti (Rocco Martino e Antonio Nucera) possono tornare utili. Che
cosa fanno in quell'autunno del 2001? Rocco Martino la mette
così: "Alla fine del 2001, il Sismi trasmette il dossier yellowcake
agli inglesi del MI6.
Lo "passa" senza alcuna valutazione. Sostiene soltanto che è stato
ricevuto da "fonte attendibile"". Poi l'aggiusta ancora un po': "Il
Sismi voleva che disseminassi alle intelligence alleate i documenti
del dossier nigerino, ma, allo stesso tempo, non voleva che si
sapesse del suo coinvolgimento nell'operazione". Sono accuse che
Palazzo Chigi respinge con sdegno. Il governo ci mette la faccia.
Dopo che la guerra ha svelato l'imbroglio delle armi di distruzione
di massa, giura che "nessun dossier sull'uranio né direttamente né in
forma mediata, è stato consegnato o fatto consegnare ad alcuno".
La mossa è prevedibile. Governo e Sismi devono scavare un fossato tra
Forte Braschi e i passi della "squadretta" di via Baiamonti. Ma la
smentita non regge alla verifica. E' un fatto che nell'autunno del
2001 il Sismi controlla a Londra le mosse di Rocco Martino. Lo
conferma a Repubblica il direttore del Sismi Pollari: "Seguivamo
Martino e avevamo anche le foto dei suoi incontri a Londra. Volete
vederle?". E dunque perché Roma non sbugiarda subito quel suo ex-
agente vendifumo? Di più perché addirittura le notizie contenute in
quel dossier vengono accreditate da Pollari a Jeff Castelli, il capo
della Cia a Roma? E' un fatto che un report sul farlocco dossier made
in Rome finisce sul tavolo dello State Department's Bureau of
Intelligence, l'intelligence del Dipartimento di Stato. Lo riceve
l'Ufficio per gli affari strategici, militari e di proliferazione
delle armi di distruzione di massa.
Affari strategici non è un grande ufficio. Vi lavorano in quel
periodo 16 analisti diretti da Greg Thielmann. Che racconta a
Repubblica: "Ricevo il report nell'autunno del 2001. E' una sintesi
che Langley ha ricevuto dal suo field officer in Italia. L'"agente in
campo" informa di aver avuto visione dall'intelligence italiana di
alcune carte che documentano il tentativo dell 'Iraq di acquistare
oltre 500 tonnellate di uranio puro dal Niger". Dunque, il Sismi
affida quelle informazioni, che sa essere false, alla Cia. C'è una
seconda conferma. A Langley l'ambasciatore Joseph C. Wilson riceve
l'incarico di verificare la storia "italiana" delle 500 tonnellate di
uranio nigerino.
Racconta Wilson: "Il rapporto non è molto dettagliato. Non è chiaro
se l'agente che firma il rapporto ha materialmente visto i documenti
di vendita o ne ha avuto notizia da altra fonte".
Bisogna ora fermare la prima immagine di questa storia.
Autunno 2001. Il Sismi di Pollari ha in mano il farlocco dossier
costruito da Rocco Martino e Antonio Nucera. Lo mostra alla Cia
mentre Rocco Martino lo consegna a Londra al MI6 di sir Richard
Dearlove. E' solo l'inizio del Grande Inganno italiano.

http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=2640

--- Fine messaggio inoltrato ---

PAKISTAN: L'OTAN N'AVAIT PAS ASSEZ D'HÉLICOPTÈRES ?!
[La NATO, nota "organizzazione di soccorso umanitario", non è riuscita
ad inviare nemmeno 40 elicotteri in Pakistan per soccorrere le vittime
(già almeno 50mila morti) del recente, terribile terremoto...]


Combien par contre d'helicoptères US et britanniques mobilisés pour
l'occupation de l'Irak et l'Afghanistan ? 3 ? 14 ?

Reuters, 25 octobre
http://www.alertnet.org/thenews/newsdesk/L25401566.htm

Les pays membres de l'OTAN ont envoyé beaucoup moins d'hélicoptères au
Pakistan pour l'aide d'urgence après le tremblement de terre que ce
que l'Alliance avait initialement affirmé, a déclaré ce mardi un porte
parole de l'OTAN.

Après des pourparlers avec les fonctionnaires des Nations Unies qui
coordonnes les efforts humanitaires, l'OTAN avait dit vendredi passé
que ses 26 membres (à titre individuel) avaient déjà 40 hélicoptères
au Pakistan, auxquels l'alliance ajouterait 4 autres en provenance
d'Allemagne.

Mais le porte-parole de l'OTAN James Appathurai a déclaré que ce
chiffre de 40 était incorrect, et que les membres de l'OTAN espéraient
en fait arriver à en avoir 32 à la fin de cette semaine.

"C'est un effort très compliqué, avec de l'aide venant d'une variété
de fronts, pas seulement des pays de l'OTAN, et ce n'était pas facile
de la quantifier sur une base quotidienne dans les premiers jours"
a-t-il dit en réponse aux questions. [2 semaines après le tremblement
de terre quand même]

"En se basant sur notre estimation actuelle, nous espérons avoir 32
hélicoptères sur place à la fin de cette semaine", a-t-il dit,
reconnaissant que le nombre actuel était plus petit que cela.

Le secrétaire général de l'OTAN Kofi Annan avait pressé les pays de
l'OTAN et les autres pour envoyer plus d'hélicoptères, vitaux pour
fournir l'aide aux milliers de survivant du tremblement de terre du 8
octobre, coincés dans des régions reculées, montagneuses, sans
nourriture, abris ou médicaments.

Mais les commandements de l'OTAN avaient dit la semaine passée que la
force de réaction rapide de l'OTAN n'avait pas assez d'hélicoptères,
et avaient averti que les pays membres avaient toujours été réticents
à mettre leurs propres hélicoptères à contribution.

Le plus important contributeur en hélicoptères pour l'effort
humanitaire sont les USA, avec 14 hélicoptères sur les lieux ce lundi,
selon les officiels US. De plus, 3 (trois) engins britanniques sont
arrivés il y a quelques jours.

Deux hélicoptères allemands de la mission de l'OTAN en Afghanistan
voisin étaient arrivés les jours qui ont suivi le tremblement de
terre, mais ils doivent bientôt retourner.

4 autres hélicoptères allemands devraient arriver à la fin de la
semaine, et un diplomate de l'OTAN qui a requit l'anonymat a dit que
19 hélico US devraient bientôt arriver (3 semaines après le
tremblement de terre...)


SOURCE: http://fr.groups.yahoo.com/group/alerte_otan/messages
Liste gérée par des membres du Comité de Surveillance OTAN
VIA: Notiziario del Circolo PRC "25 Aprile" Parigi
info_prc_paris-[un]Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli.

From: "Jugoistrijan"
Date: Wed, 26 Oct 2005 12:23:10
To: primapagina @ rai.it
Subject: Risposta al generale italiano

Risposta al generale...

Risposta alle dichiarazioni del Generale italiano, impegnato nella
"salvaguardia di pace" nel Kosovo e Metohija, alla trasmissione di
Radio 3, oggi, 26 ottobre, verso le ore 9 di mattina, dopo la
trasmissione "Prima pagina". Dichiarazioni che non corrispondono alla
verità, per es.: "La decisione del Consiglio di sicurezza sullo
status del Kosovo (e Metohija) dovrà tener presente che nel Kosovo
vivono 2.000.000 (due milioni) di albanesi kosovari e soltanto qualche
decine di migliaia di serbi". E le altre etnie dove stanno?

Nemmeno prima del fuggi-fuggi, durante i bombardamenti, ce ne erano
tanti. Invero alla fine degli anni ottanta TUTTA la popolazione del
Kosmet (Kosovo e Metohija) superava appena i 2 milioni, e gli albanesi
kosovari (già schipetari, così volevano esser denominati), non
superavano i 900.000. Le altre popolazioni (cioè le nazionalità!)
erano quella serba, montenegrina, jugoslava (3.500), rom, musulmana,
turca, macedone, ed altra "ignota".

La popolazione del Kosovo e Metohija alla metà del 1998 era sui
1.378.980, di cui 917.000 albanesi (Dunque tutti rimasti dal 1990 in
poi!). Allora, esimio generale, da dove sbucano questi 2.000.000 da
lei citati?!

La dichiarazione che "ci sono estremisti sia da una sia dall'altra
parte", la dice lunga su quello che lei "vuole vedere"!

La storia si ripete, quella del 1941! O per dirla, parafrasando la
nota frase, "Il fascismo torna..."


La creazione del protettorato fascista: la "Grande Albania"

Dopo l'occupazione dell'Albania da parte dell' Italia fascista
nell'aprile del 1939, la propaganda congiunta albanese-italiana
sull'imminente creazione di una "nuova" e "grande" Albania, stimolò la
nascita di un movimento ben organizzato. Così, la maggioranza degli
albanesi cominciò a credere che il fascismo finalmente provvederà a
cambiare i confini dell'Albania. Con un tale spirito e aperto
entusiasmo la maggiroanza degli albanesi hanno accolto la caduta
politica e militare del Regno di Jugoslavia (1941) e della Grecia come
"una realizzazione degli obiettivi nazionali" che risultarono
nell'annessione da parte dell'Albania fascista il Kosovo e Metohija,
Macedonia occidentale e Montenegro orientale. (!!!)

Estratto da "Kosovo e Metohija, i fatti", Ed. del Segretariato
Federale dell'Informazione, Belgrado 1998

----- Original Message -----
From: "Fulvio Grimaldi"
To: "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia"
Sent: Wednesday, October 26, 2005 12:25 PM
Subject: Re: [JUGOINFO] Un'operazione di disinformazione (come tante
altre)

Cerchiamo sempre di fare i dietrologi e guardare dietro le quinte,
specie se si tratta di quinte erette da due tentacoli della
disinformazione legata ai servizi israelo-statunitensi come gli autori
di questa "inchiesta". Bonini e D'Avanzo sono su Repubblica
l'equivalente di Judith Miller sul NYT: due propagandisti della guerra
nazisionista. Se fanno delle "rivelazione" ai danni di Bush e del suo
ormai squalificaro e perdente entourage di gangster, rovesciando una
linea di anni, ci deve essere qualcosa sotto. Intanto, la storia del
Sismi che ha agevolato la bufola del Niger-gate e dell'uranio grezzo a
Saddam, è vecchia di almeno un anno. Era già uscita su molti giornali.
A mio avviso, ripomparla ha un solo scopo: colpire Nicolò Pollari,
capo del Sismi, sicuramente personaggio maleodorante come tutti quelli
dei servizi, ma anche profondamente inviso alla cosca di Washington e
alla destra mafioso-massonica-cattolica italiana, in particolare dopo
le ripetute imprese anti-USA di Calipari, da lui avvallate e che
avevano rivelato la matrice USA degli squadroni della morte rapitori e
decapitatori. E' un gioco interno agli equilibri politici italiani in
attuale grande subbuglio e, con una rivelazione scontata, una botta
sionista-neocon agli avversari di BBB.
Fulvio.

----- Original Message -----
From: "Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia"
Sent: Wednesday, October 26, 2005 10:57 AM
Subject: [JUGOINFO] Un'operazione di disinformazione (come tante altre)


--- In Ova adresa el. pošte je zaštićena od spambotova. Omogućite JavaScript da biste je videli., "Andrea" ha scritto:

L'INCHIESTA. Fabbricate a Roma in maniera goffa e artigianale le prove
su Saddam.

Storia del falso dossier uranio che il Sismi spedì alla Cia
Doppiogiochisti e dilettanti tutti gli italiani del Nigergate

L'ammissione di Martino alla stampa inglese: "Americani e italiani
hanno lavorato insieme. E' stata un'operazione di disinformazione"

da La Repubblica di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO

(...)

Da Zagabria, Jasna Tkalec ci scrive:
-------------------

Ho appena visto che il mio lavoro di quest'estate sulla Resistenza in
Bosnia e' "in rete" (si veda:
https://www.cnj.it/PARTIGIANI/resistbosnia.htm )
Sulla Bosnia non c'è nulla di nuovo da dire sulla linea del partito
comunista nell'autunno di 1941 e in tutti gli anni seguenti della
guerra e del dopoguerra fino al 1991. Però per il disastro in Bosnia
hanno grosse colpe i capi del governo occidentali che praticamente
forzarono quel vecchio illuso di Izetbegovic alla secessione dalla
Jugoslavia. Era la politica dell'Unione europea nel Capodanno
1991/1992 - me ne ricordo perche' ero fuggita a Belgrado con l'Armata
jugoslava. (Che poi questa non fu più l'Armata jugoslava è un' altro
discorso - loro hanno desistito, buttato le armi alle ortiche e nei
vertici dell'esercito tutto brulicava di scemi e di traditori). Però
l'atteggiamento di Izetbegovic, anche se d'un uomo profondamente
religioso e radicalmente estraneo a qualunque ideologia socialista o
progressista, non fu subito di distacco del paese. Lui sapeva che
grande pericolo questo rappresentasse soprattutto per la popolazione
musulmana, ma fu letteralmente aizzato e forzato dai "consiglieri"
europei a fare quello che fece - staccare la Bosnia ed Erzegovina.
Allo stesso modo, ma ancora più perverso, furono dopo aizzati gli
albanesi ad attaccare la Serbia (uccidendo i poliziotti serbi di
pattuglia e con altre provocazioni). Il risultato è sotto agli occhi
di tutti.
Non potrebbe questa Unione europea che tanto si sgola sulle colpe del
"comunismo" - che nessuno ha visto mai - ripensarci alle proprie
colpe, svolte, capitomboli negli ultimi quindici anni? Rivedere un po'
la disastrosa politica nei Balcani che ha portato ad alcune centinaia
di migliaia di morti, alla distruzione di un paese decente, ad oltre
un milione di profughi, a milioni di scombussolati, emigrati,
dispersi, divisi o disperati. Un po' di questa marea ha investito pure
l'Europa - ma questa li tratta come le pare; ciascuno sarebbe un caso
singolo e non sarebbero tutti la conseguenza collettiva di una
politica sbagliata, anzi sbagliatissima, (ri)nata nel cuore
dell'Europa e dell'Unione europea!?

L'altra domenica ho visto in TV il concerto di Djordje Balasevic a
Mostar e si poteva proprio non soltanto vedere ma toccare con la
mano come quel paese e quell'unione che fu (la Jugoslavia) manca ai
bosniaci. C'era gente di tutte le eta' e di tutte le generazioni,
profondamente commossa, che cantava (e piangeva) con il cantante della
nostalgia balcanica...
Le giovani generazioni (soprattutto quelle con un grado di istruzione
un po' più alto) mostrano in tante maniere il loro bisogno di avere
contatti reciproci, la curiosità verso gli altri, ed anche un sentire
comune nel disagio - il che non si può dire per i politici e
per l'odio che in un modo o nell'altro essi continuano a coltivare.

Tre settimane fa ho poi avuto la (triste) opportunità di visitare una
parte di Krajina. Era (ed è) una cosa vergognosa ed inaudita come sono
distrutti i villaggi (serbi) nell'entroterra croato, da Dubrovnik fino
a Karlovac. Soprattutto se ci si inoltra nei villaggi, si passa
accanto a centinaia (e forse migliaia) di case orrendamente
distrutte, di intere regioni spopolate, di tracce incancellabili dello
scontro idiota e scellerato... e nessuno nemmeno si prende la briga di
nascondere tutto questo. In un villaggio distrutto - dove avevano la
faccia tosta di tenere un convegno sullo scrittore Desnica - serbo di
nazionalità ma appartenente alla letteratura croata, dunque molto in
voga perchè in odore di dissidenza, uno che alla letteratura impegnata
preferiva i pensieri proustiani, eppoi era di una famiglia "di
signori"... - ho visto cani tanto spellacchiati che non si riconosceva
più se erano cani o gatti, e bambini ridotti ancora peggio giocare
nei campi minati. Bambini che quando gli rivolgi la parola ti fissano
con certi occhi e non rispondono, non si fidano; non si capisce di chi
sono, chi li ha messi al mondo e dove sono coloro che li hanno messi
al mondo... Una cosa che uno immagina si possa vedere soltanto in
Brasile o in Africa, invece è qui, dietro l'angolo, e la potrebbero
vedere anche i turisti che "scoprono" le splendide coste croate, se
si inoltrassero appeno qualche kilometro nell'entroterra...

Eppoi qui il 4 ottobre è venuto Ciampi a chiedere due, anzi tre cose:
La tutela delle minoranze (anche le altre, non soltanto quella
italiana, spero); poi il libero accesso degli italiani al mercato
immobiliare (sulla costa suppongo); e la restituzione dei beni degli
"optanti" (ma questa cosa non è stata gia' regolata con la Jugoslavia,
e non era stata calcolata nei danni di guerra?). Comunque, peccato che
il Ciampi che viaggia sia Ciampi ufficiale dell'esercito regio in
Albania (1941-1943) e non il Ciampi partigiano sui monti Albani
(1943-1945). Quest'altro Ciampi pare sia già deceduto... Peccato.

(...) Oggi sono stata all'Istituto italiano di cultura a sentire
Magris e sono tornata assai inorridita per l'enorme successo ed
importanza che si da in Croazia ai libri di Magris, non buona
letteratura ma falsificazione storica.
(Su Magris si veda anche la Lettera Aperta di Alessandra Kersevan:
https://www.cnj.it/documentazione/movadia.htm )
Pensate che in Croazia sono stati tradotti (a Fiume) cinque libri di
Magris e che l'ultimo parla naturalmente non di foibe, ma dell'Isola
calva... "Alla cieca" si chiama uno di questi, riferendosi
all'ammiraglio Nelson che bombardò Kopenhagen anche due ore dopo che
questa città aveva messo fuori la bandiera bianca. Alla domanda,
perche' lo facesse, Nelson aveva risposto che bombardava alla cieca,
perche' aveva appoggiato il canocchiale sull'occhio orbo!
Anche questo qui, di Magris, e' un "bombardamento alla cieca" di tutto
cio' che fu il Novecento e naturalmente il movimento rivoluzionario in
esso. Coloro che finirono sull'Isola calva erono - ha detto lo
scrittore - gente sbagliata al tempo sbagliato e nel posto
sbagliato (con le idee sbagliate)... Secondo me è sbagliato parlare
dell'Isola calva e tacere su Abu Graib e Guantanamo ed essere ciechi
sui crimini del mondo in cui viviamo e che lasceremo in eredità ai
nostri figli. Magris è diventato molto grosso e grasso, ha un enorme
successo, è tradotto in 17 lingue ed ha ricevuto un'infinità di premi
letterari. Mio figlio dice che Magris è piu stampato e tradotto in
termini di tiratura di Mao Ze Dong e che il successo di Magris viene
dal Congresso della Bolognina, la svolta della Bolognina e la sua
concezione di cultura, storia, politica e, appunto, della storia della
politica. Pensare che - a parte le pernacchie della cultura di
Zagabria presenti con gli italiani legati all'ambasciata che sentono
la nostalgia del loro paese e seguono il lavoro dell'Istituto anche
quando non sono in grado di capirlo o di valutarlo -, c'era
una ottantina di giovani, chili di carne umana senza troppo cervello,
che è tirata su a colpi di Magris e "Cuore nel pozzo" e in quella
maniera gli fanno avvicinare la letteratura e l'opera cinematografica
italiana!... Per fortuna ci sono anche cose migliori. A noi ci
tiravano su con Hemingway ed Andrè Malraux - ma erano altri tempi.
Questi come Magris - non quelli dell'Istituto che fanno il loro lavoro
come possono, rispettando le direttive da Roma - nonche' quelli del
film "Il cuore nel pozzo", sono questi i veri avvelenatori dei pozzi,
e io mi chiedo: che cosa penseranno i giovani d'oggi ai quali viene
servito un tale minestrone "salutista" del Novecento, dove tutto era
errato e i comunisti come nazisti equiparati per crimini efferati ed
offese all'italianità?...
Per non parlare dei premi letterari e delle altre onoreficenze di cui
Magris gode in patria e all'estero (soprattutto Spagna, Germania ed
Austria! e non sono cattiva) e dei viaggi e ricerche che fece, e di
cui ha parlato, in tutte le parti del mondo (le più belle ed
interessanti). Oggi si è parlato della ex-Jugoslavia dall'agolazione
dell'Isola Calva, e della guerra di Spagna come di un conflitto fra
comunisti ed anarchici. E tutto il resto - nulla, buio! Ma sull'Isola
Calva finirono in 2000 e noi eravamo per cinquant'anni piu' di venti
millioni. Ma pare che non siamo mai esistiti...

Ancora su Magris: ho letto tempo fa un suo romanzo sui cosacchi del
Don finiti nella Carnia e mi sono meravigliata per come sia riuscito a
dipingere le truppe dei peggiori quisling, qui chiamati "cercassi",
del generale Vlasov, macchiatisi di crimini odiosi e di violenza alle
donne, come fossero dei ragazzi simpatici, figli di contadini che
legano con le contadine della Carnia in modo simpatico,
sfortunatamente presi in giro dalla storia... e che finiscono per un
errore ed un' ingiustizia storica in modo tragico...
Gia li, anche se al momento non me ne ero accorta, con questa
falsificazione, era iniziato quel processo revisionista che adesso
vive il suo momento ruggente; ma lo scopo non era e non è falsare la
storia in se, quanto piuttosto estromettere la sinistra radicale, i
comunisti, coloro che pensano e lottano, farli diventare inaccettabili
non soltanto alla buona società ma alla società intera. Naturalmente
questo processo sarebbe impossibile senza un vasto lavoro culturale,
informativo, artistico anche, di lungo respiro di falsificazione bella
e buona di tutti gli eventi del Novecento, della storia del movimento
operaio e delle due guerre mondiali, e soprattutto del movimento
di Resistenza. Per questa opera nobile si sono spesi molti soldi e non
si disdegna neanche la sottoborghesia croata, ci si allea con i
crucchi e con i turchi - tanto tutto fa brodo, basta che passi la
nostra versione. E si inventano due o tre intellettuali o quasi, due
o tre scrittori e registi, e gli si fa strombazzare idiozie ad uso di
quelli con la memoria corta e delle nuove leve tirate su in una
Europa, come dice Castellina, macdonaldizzata. Bella roba...

Altre informazioni:

Nel numero di Limes che dovrebbe già essere in edicola (dal 15
ottobre) si trova un articolo di Luka Bogdanic sulla Croazia e l'Europa.

Bellissimo l'articolo di Bruno Steri sull'imperialismo (si veda:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4275 ),
andrebbe tradotto e pubblicato in serbocroato - ma dove, se questi qua
(in Croazia) non mi stamperebbero mai e quelli di Belgrado e dintorni
stanno in questo momento celebrando la loro luna di miele con il
capitalismo mondiale nonche' casereccio?

Nell'ultimo numero de l'Ernesto ho apprezzato molto gli articoli di
Castellina e di Catone sull'Europa (nonche il bellissimo discorso di
Chavez) ma ancora di più l'articolo di quel vecchio compagno
(Ricaldone) che difende la Resistenza. Ho infine capito perche'
l'Italia abbia capitolato proprio il 25 luglio del 1943: i gerarchi
avevano capito che dopo la battaglia di Kursk era soltanto questione
di tempo quando l'Armata Rossa sarebbe entrata in Berlino. Anche se
qualche "romano" non e' d'accordo e pensa piuttosto che successe
perche' le bombe degli alleati erano cadute su Roma il 16 luglio... la
burocrazia romana era impreparata a subire i bombardamenti a tappeto
che la Germania invece sopportava da lunghi mesi, e non era incline a
soffrire per alcunche', tantomeno per una guerra che riteneva gia'
persa e le destava pochi entusiasmi sin dal principio. Chi ha ragione?

[ Una traduzione della poesia che segue, ed un dettagliato articolo
sulla strage nazifascista di Kragujevac, si possono leggere al sito:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3921 ]

Krvava bajka

Desanka Maksimovic



Bilo je to u nekoj zemlji seljaka

na brdovitom balkanu,

umrla je mucenickom smrcu

ceta djaka

u jednom danu.



Iste su godine

svi bili rodjeni,

isti su im tekli skolski dani,

na iste svecanosti

zajedno su vodjeni,

od istih bolesti svi pelcovani,

i svi umrli u istom danu.



Bilo je to u nekoj zemlji seljaka

na brdovitom Balkanu,

umrla je mucenickom smrcu

ceta djaka

u jednom danu.



A pedeset i pet minuta

pre smrtnog trena

sedela je u djackoj klupi

ceta malena

i iste zadatke teske

resavala: koliko moze

putnik ako ide peske...

i tako redom.

Misli su im bile pune

istih brojki

i po sveskama u skolskoj torbi

besmislenih lezalo bezbroj

petica i dvojki.



Pregrst istih snova

i istih tajni

rodoljubivih i ljubavnih

stiskalo se u dnu dzepova.

I cinilo se svakom

da ce dugo,

da ce vrlo dugo

trcati ispod svoda plava

dok sve zadatke na svetu

ne posvrsava.



Bilo je to u nekoj zemlji seljaka

na brdovitom Balkanu,

umrla je mucenickom smrcu

ceta djaka

u istom danu.



Decaka redova celi

uzeli su se za ruke

i sa skolskog zadnjeg casa

na streljanje posli mirno

kao da smrt nije nista.

Drugova redovi celi

istog casa se uzneli

do vecnog boravista.

L'articolo che segue appare sull'ultimo numero (4/2005) de L'ERNESTO
(vedi l'indice al sito: http://www.lernesto.it/index.aspx?m=53&did=4 )

Si svolgerà ad Atene il 29-30 ottobre 2005

Verso il congresso del Partito della Sinistra Europea

L'esperienza del primo anno e mezzo di vita della SE conferma tutti i
problemi che erano già emersi alla sua fondazione.
Resta aperta l'esigenza di un Forum pan-europeo, capace non di
dividere, ma di unire i comunisti e le sinistre anticapitalistiche di
tutto il continente.

di Fausto Sorini


Il 29-30 ottobre 2005 si terrà ad Atene, ospite il Synaspismos, il
primo Congresso del Partito della Sinistra Europea (SE), a un anno e
mezzo di distanza dal Congresso costituente svoltosi l'8-9 maggio 2004
a Roma. Come è noto, noi ci esprimemmo criticamente su quella scelta.
E poiché riteniamo che, nella sostanza e sulla base dell'esperienza
compiuta, non sono venute meno le ragioni di quella critica, vogliamo
riprenderle e attualizzarle.

1) Avevamo condiviso – e seguitiamo a condividere - la Tesi 35 e il
documento politico conclusivo del 5° Congresso nazionale del Prc
(2001), dove si prospettava l'esigenza della "costruzione di un nuovo
soggetto politico europeo (non si parlava di un partito- ndr) per
unire…le forze della sinistra comunista, antagonista e alternativa su
scala continentale … nelle loro diversità politiche e organizzative" e
senza pensare "né ad una fusione organizzativa, né ad un compattamento
su base ideologica". Il punto è che il progetto concreto che è stato
messo in campo e perseguito, le sue modalità di attuazione, il suo
profilo politico e identitario, non hanno unito, ma diviso tali forze;
non hanno avuto un profilo continentale, ciò pan-europeo (inclusivo di
tutte le grandi aree del continente, dal Portogallo agli Urali), bensì
sostanzialmente rivolto ai soli Paesi dell'Unione europea; e nella
definizione del profilo identitario e dello Statuto fondante della SE
si sono deliberatamente introdotte formulazioni di natura ideologica
(in relazione alla storia del movimento comunista), ben sapendo che
quelle formulazioni, che si prestano a svariate interpretazioni,
sarebbero state inaccettabili per numerosi e importanti partiti
comunisti europei, dell'Est e dell'Ovest. Tale rigidità era quindi
volta coscientemente (non troviamo altra spiegazione plausibile) ad
escluderli o a provocarne artificiosamente divisioni interne. Tanto è
vero che si è respinto e si continua a respingere ogni tentativo di
dire la stessa cosa (e cioè la critica ai processi degenerativi
manifestatisi in alcune fasi e situazioni della storia del movimento
operaio) con formulazioni su cui sarebbe possibile avere un consenso
pressoché unanime, proprio perché non interpretabili come un giudizio
liquidatorio di tutta una fase dell'esperienza storica del movimento
comunista del `900. (1)

2) Si sono dunque prodotte divisioni tra i maggiori partiti comunisti
e di sinistra alternativa europei ed una incrinatura del rapporto di
fiducia reciproca, che non si sono certo ricomposte nel corso
dell'ultimo anno, ma che tendono anzi a cristallizzarsi, e a
riproporre – in un contesto storico-politico assai diverso - una
divaricazione in due poli del movimento comunista in Europa, come ai
tempi dell'"eurocomunismo" (solo che ieri quella divisione era
politica, oggi tende addirittura a strutturarsi in un partito
sovranazionale, e scusate se è poco…). Una situazione che rende più
difficile operare in un clima di autentica solidarietà e unità
d'azione e tende ad accentuare e polarizzare divergenze politiche,
programmatiche, identitarie.
Con differenti motivazioni, si sono pronunciati in modo critico sulle
modalità di formazione della SE (e oggi riconfermano le loro critiche)
il Pc portoghese, quello greco (Kke), l'Akel di Cipro, la quasi
totalità dei Pc dell'Europa orientale e delle regioni europee
dell'area ex sovietica, i partiti della cosiddetta `Sinistra verde
nordica', e altri. Constatiamo, dunque, che la parte di gran lunga più
consistente delle forze politiche a sinistra dell'Internazionale
Socialista resta fuori o è fortemente critica sulla SE : e stiamo
parlando non di gruppuscoli testimoniali, ma di partiti che hanno
reali dimensioni ed influenza di massa, alcuni dei quali riscuotono
nei loro rispettivi paesi percentuali di consenso elettorale a due
cifre. In questi casi, il numero fa sostanza ed è fedele specchio di
un metodo unitario. E se è vero che alla SE aderiscono partiti
comunisti e di sinistra alternativa che fanno parte di alcuni dei
Paesi chiave dell'Unione europea (Germania, Francia, Italia, Spagna),
è anche vero :
- che in almeno due di questi quattro paesi (Francia e Italia) la
sinistra comunista e alternativa è profondamente divisa rispetto alla SE;
- che tutta la sinistra comunista e alternativa della Gran Bretagna,
paese chiave al pari di Francia e Germania, è fuori dalla SE;
- che in ogni caso l'Ue non rappresenta tutta l'Europa.

3) Il processo di costruzione e di sviluppo della SE è stato dunque e
continua ad essere viziato da un approccio politicamente e
ideologicamente selettivo, come non mancano di rilevare tutte le forze
comuniste e di sinistra alternativa che non vi hanno aderito o che
sottolineano la loro criticità mantenendo uno status di osservatori.
Ed ha prodotto un processo inverso a quello, unitario e ricompositivo,
che si era prodotto in Europa, e segnatamente nei paesi dell'Ue, dopo
la grande crisi del 1989 e il crollo del campo socialista in Europa.
Basti pensare che nel 1989 la sinistra comunista presente nel
Parlamento europea era divisa in due gruppi parlamentari distinti, e
ciò in conseguenza della scelta compiuti alcuni anni prima dall'ultimo
Pci e da Izquierda Unida di rompere il gruppo comunista unitario, dove
essi si trovavano insieme ai comunisti francesi, portoghesi e greci,
per dare vita ad un gruppo distinto (la storia viene da lontano…).
Dopo il terremoto dell'89 si aprì un travagliato processo
ricompositivo che portò infine, nel 1994, alla formazione del GUE-NGL
(Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica), cioè al gruppo
unitario al Parlamento europeo, che sussiste ancora oggi. E dovrebbe
indurre a qualche riflessione la semplice constatazione che dei 41
deputati europei che oggi compongono il GUE-NGL, sono solo 17 quelli
che fanno parte di partiti membri a pieno titolo della SE (e stiamo
parlando qui dei soli partiti dei Paesi dell'Ue). (2)

4) Si è voluto talvolta ironizzare sulla "contabilità" che abbiamo
evidenziato in rapporto a tali divisioni. Sta di fatto che su oltre 40
partiti comunisti e di sinistra alternativa attivi nei paesi dell'Ue,
che diventano una sessantina se si considera tutta l'Europa, solo 15
vi hanno aderito a pieno titolo. Tutti gli altri ne hanno preso più o
meno nettamente le distanze, o scegliendo di partecipare ai suoi
lavori con lo status di osservatori (9 partiti), o restandone fuori. (3)
Dei 15 partiti che oggi sono membri a pieno titolo della SE (di cui
tre sono articolazioni di Izquierda Unida spagnola), uno solo è un
nuovo ingresso dopo la fondazione del maggio 2004, e si tratta del
Blocco di Sinistra portoghese : una formazione politica che è un mix
di componenti trotzkiste, ex maoiste e di nuova sinistra e che si
caratterizza nel panorama politico portoghese per una forte
contrapposizione politica e ideologica al PCP (oltre ad essersi
opposta alla eventualità che al congresso di Atene fosse presente, tra
gli invitati extra-europei,anche una delegazione del PC cinese…).
E poiché, certamente, non solo il numero dei partiti conta, ma anche
la loro influenza, consistenza e identità, ci permettiamo di
rammentare ai nostri critici che questi 15 partiti organizzano oggi
complessivamente 300-350.000 iscritti, con un bacino elettorale di
circa 8 milioni di voti (di cui la metà dovuti al recente successo
elettorale della Die Linke-Pds tedesca, che Le Monde Diplomatique
definisce come "alleanza socialdemocratica di sinistra"). Gli altri
contano nella sola UE circa 400.000 iscritti e circa 6 milioni di
voti; e complessivamente, considerando l'insieme del continente, circa
1 milione di iscritti e oltre 20 milioni di voti.
Sono ovviamente dati approssimativi, con una qualche mobilità
elettorale, che servono solo per avere un'ordine di grandezza, non già
per fare i conti col bilancino del farmacista. Ma che consentono di
affermare che gli "inclusi" a pieno titolo nella SE contano oggi in
voti e iscritti circa il 25% dell'insieme della sinistra comunista e
alternativa del continente. E queste sono, grosso modo, le proporzioni
che esistevano all'atto della fondazione della SE, senza cioè che nel
corso degli sviluppi dell'ultimo anno e mezzo si siano determinate
dinamiche ricompositive. Alcuni tentativi fatti ad esempio dal KSCM
(PC ceko, osservatore nella SE) per avviare processi inclusivi, sono
stati stroncati sul nascere dai rappresentanti dei partiti "leader"
della SE, nonostante essi fossero visti con favore anche da altri
osservatori e membri effettivi. (4) Il che segnala un malessere
diffuso per una gestione poco collegiale della vita interna della SE.

5) E' sconcertante che, mentre i partiti europei socialdemocratici e
conservatori lavorano sull'insieme del continente, Russia compresa, e
così le borghesie e le élites più lungimiranti (si pensi all'asse
franco-tedesco-russo), siano proprio i gruppi dirigenti dei maggiori
partiti della SE (la più parte di essi) ad operare come se vi fosse
ancora il Muro di Berlino e a ignorare l'altra parte dell'Europa. Dove
si trovano alcuni dei maggiori partiti comunisti e di sinistra
anticapitalistica del continente, che vengono sistematicamente esclusi
dai processi di aggregazione della sinistra europea, sulla base di
veti e preclusioni di natura ideologica.
Nel Consiglio d'Europa (organismo dove sono presenti delegazioni dei
Parlamenti nazionali di tutti i paesi europei, non solo Ue) esiste un
gruppo parlamentare che si chiama anch'esso Gue, presieduto da uno
svedese, che comprende non solo esponenti di partiti che fanno parte
del Gue del Parlamento europeo, ma anche rappresentanti comunisti e di
sinistra di paesi esterni all'UE, come Norvegia, Russia, Ucraina,
Moldavia…Una sorta di GUE pan-europeo, di cui non si parla mai…(5).
Basterebbe far funzionare questo Gue-bis congiuntamente al GUE del
Parlamento europeo (entrambi hanno sede a Strasburgo) ed ecco che già
esisterebbe una sede politica e istituzionale in cui operare su un
piano pan-europeo, senza preclusioni nei confronti di alcuno. Solo che
manca la volontà politica, da parte di alcune forze della sinistra
dell'Europa occidentale, di operare in questo senso, superando
preclusioni che non sono geografiche, ma di natura politico-ideologica.

6) E' difficile negare che, al di là delle migliori intenzioni,
l'attività della SE nell'ultimo anno e mezzo abbia avuto scarsa
visibilità ed incidenza sugli eventi politici, su scala europea e
anche nella vita politica nazionale dei singoli Paesi, a partire da
quelli dei maggiori partiti promotori (praticamente non se ne è quasi
mai sentito parlare, neanche in Italia, che pure è il paese dove se ne
è parlato di più). Più che di una critica si tratta di una
constatazione, che non registriamo certamente con soddisfazione.
La SE non ha trovato alcuno spazio neppure nel congresso di Izquierda
Unida dell'anno scorso, anzi recentemente una nota del PCE in
relazione al congresso di Atene rileva proprio la "visibilità assai
modesta" di questo nuovo soggetto politico. E non è privo di
significato che il congresso del PCE del giugno 2005 abbia approvato,
col 76% di voti a favore, un emendamento che respinge l'idea di
associare il logo con la scritta "Sinistra europea" al simbolo del PCE.
Si è voluto da parte di alcuni attribuire alla SE un ruolo "trainante"
nella campagna per il NO alla Costituzione europea nei referendum di
Francia e Olanda (una scelta di per sé assolutamente positiva), le cui
dinamiche interne sono state determinate essenzialmente dalle forze
politiche nazionali, indipendentemente dalla loro appartenenza alla
SE. Il Olanda il Partito Socialista (che fa parte del GUE ed è stato
l'anima del NO di sinistra nel suo paese) non fa parte neppure come
osservatore della SE. E persino in Francia, non è privo di significato
che nel Comitato nazionale del PCF che ha discusso della vittoria del
NO, né la relazione, né gli interventi, né la risoluzione conclusiva
(tutti riportati dalla stampa di partito) abbiano fatto,
sorprendentemente, neppure un solo cenno al ruolo della SE.
Anche in Italia, che pure è il Paese dove più si è parlato della SE –
anche se essenzialmente su Liberazione – bisogna riconoscere che la
questione è sostanzialmente assente dal dibattito politico a sinistra
degli stessi addetti ai lavori, dalla campagna delle primarie e
persino dall'iniziativa sul territorio dei quadri dirigenti del PRC :
cosa di cui il gruppo dirigente nazionale vicino a Bertinotti (che è
anche Presidente della SE) ha avuto motivo più volte di lagnarsi coi
suoi stessi quadri. Tanto più che l'attuale maggioranza del PRC
ritiene che "sul fronte italiano, la SE riveste un ruolo centrale nel
nostro partito in vista della costruzione della Sinistra Alternativa",
per non "essere schiacciati da una parte dalla proposta Asor
Rosa-Diliberto, dall'altra per non essere inglobati come la parte più
radicale e di sinistra all'interno dell'Unione".
Più complesso il caso tedesco, ma pressochè tutti gli osservatori
tedeschi e internazionali tendono a presentare il successo importante
delle liste della Die Linke-Pds - cui hanno concorso forze diverse,
non tutte appartenenti alla SE (a partire dal capolista Lafontaine e
dal suo raggruppamento) - come determinato essenzialmente da dinamiche
interne alla sinistra tedesca.

7) Per quanto riguarda le Tesi politiche e programmatiche del
Congresso di Atene, proprio mentre siamo in chiusura di giornale, ci
viene fatto conoscere un testo non ancora ufficiale . Vi ritorneremo,
in modo più puntuale, nel dibattito che presumibilmente si aprirà
sulle pagine di Liberazione. Allo stato attuale ci limitiamo ad
evidenziare alcune questioni generali di impianto.

- Il documento esprime posizioni su molte delle quali è possibile e
auspicabile una convergenza di tutte le forze comuniste e progressiste
interne ed esterne alla SE. Positivo è certamente il sostegno alla
battaglia dei NO nei referendum sulla Costituzione europea, anche se
il progetto di "un'altra Europa" resta confinato nei limiti
dell'Unione europea, come se essa fosse tutta l'Europa. Scompare ogni
riferimento pan-europeo, all'Europa "dall'Atlantico agli Urali", che
pure era presente nei documenti varati l'anno scorso a Roma, dove si
affermava, diversamente da oggi, di respingere "una UE intesa come
alleanza militare". Si contesta giustamente un' ipotesi di "esercito
europeo sotto il controllo della Nato – che significa sotto il
controllo USA – come una minaccia all'indipendenza e all'autonomia
dell'UE" e si contrastano ipotesi di riarmo europeo; ma non si indica
su quali basi (non velleitarie) dovrebbe fondarsi "una politica estera
e di sicurezza comune a tutta l'UE" che ha implicazioni anche militari
(quali?) e che, per essere tale ed escludere ipotesi di riarmo, non
può riguardare solo l'UE, ma deve fondarsi su accordi interstatuali
che coinvolgono tutta l'Europa, Russia compresa.
Viceversa, si ignora la Russia, ma si sostiene "l'ingresso della
Turchia nella UE", ovvero l'ingresso di uno dei principali bastioni
dell'imperialismo USA e della NATO nella regione, destinato a far
pendere l'equilibrio nell'UE sempre più a favore dell'influenza USA
sul continente. Si chiede il ritiro dall'Iraq delle truppe occupanti,
ma non dall'Afghanistan, dove truppe di Paesi UE operano sotto comando
NATO. E manca ogni riferimento al grave coinvolgimento di tanti paesi
UE nella guerra della NATO contro la ex Jugoslavia, dove permangono
truppe di occupazione.

- Positiva è la "proposta di taglio delle spese militari, la chiusura
delle basi USA e la dissoluzione della NATO". E così pure la scelta di
"opporsi ad ogni genere di cooperazione militare con la NATO e
prevenire il dispiegamento di forze armate come quelle che supportano
gli USA dove essi intervengono"; e, su scala globale, "la distruzione
di tutte le armi di di massa" : su questi punti decisivi – che sono
forse i passaggi migliori del documento - il problema è che ben poco
si è fatto da parte della SE (non basta "proporre") e nulla si
prospetta nelle Tesi in termini di mobilitazione organizzata su base
continentale (mentre in Italia anche PRC e PdCI sottoscrivono con
Prodi un documento di intenti per un eventuale governo dell'Unione in
cui si conferma "il rispetto degli impegni derivanti dai Trattati e
dalle Convenzioni internazionali liberamente sottoscritti"
dall'Italia, tra cui appunto la NATO!).

- Il profilo politico-programmatico e identitario complessivo richiama
(nei contenuti, nel linguaggio, nella cultura politica) quello di una
socialdemocrazia di sinistra, che si distingue sia dalle prevalenti
impostazioni social-liberali e atlantiste della maggioranza della
socialdemocrazia europea, sia da posizioni comuniste o di sinistra
dichiaratamente anti-capitalistica e antimperialista. Esso richiama,
attualizzandoli, approcci che furono presenti nella sinistra laburista
(prima della svolta di Blair) o nella socialdemocrazia tedesca alla
Willy Brandt (comunque interni alla svolta di Bad Godesberg).
Nel linguaggio spicca un certo "genericismo di sinistra" (che sovente
copre ambiguità e nodi irrisolti). Si prospettano "alternative e
proposte per la necessaria trasformazione delle società capitalistiche
contemporanee" (che è cosa assai diversa da una prospettiva di
superamento); con l'obbiettivo di "una società più egualitaria…che
contribuisca alla promozione di solidarietà e di alternative
democratiche, sociali ed ecologiche".
Si prospetta "un nuovo contratto sociale del XXI secolo che faccia gli
interessi di tutti i popoli della terra, delle questioni ambientali,
dei valori democratici, della pace, della giustizia sociale, della
coesistenza tra i popoli". E' assente ogni orizzonte strategico
anti-capitalista, antimperialista, che prospetti l'obiettivo storico
del socialismo e della costruzione di una società alternativa al
capitalismo. Scompare anche ogni nozione "anti-imperiale", che pure
qualche fortuna aveva avuto nel lessico del movimento
alter-mondialista. Scompare il termine "comunista", comunque lo si
voglia declinare, e non è poco per un forza europea che è sorta
ponendosi come punto di riferimento per l'insieme della sinistra
alternativa europea, di cui i comunisti e i partiti comunisti sono
parte rilevante. E non si dice una parola sul sostegno alla lotta del
popolo irakeno contro l'occupazione militare.

- Il progetto strategico che si profila (sarebbe diverso se esso fosse
indicato come obbiettivo tattico di fase) appare quello di un
capitalismo regolato, riformato e temperato nelle sue pulsioni
liberiste e militariste, con il recupero di uno Stato sociale e di uno
"spazio pubblico" nell'economia e nei servizi, che consenta appunto di
contenere e bilanciare, nell'ottica tradizionale della
socialdemocrazia, le spinte più pericolose del capitalismo. Si dirà :
non è poco, coi tempi che corrono. E' vero. Ma può essere questo il
profilo strategico e politico-identitario di una forza che voglia
tenere aperto, in Europa e nel mondo, l'obiettivo storico del
socialismo come "nuovo mondo possibile"?

8) Che fare, dunque? Per non cristallizzare divisioni irrimediabili
tra le forze comuniste e di sinistra alternativa europee e tenere
aperto un processo unitario e ricompositivo, è necessario riprendere
l'iter della discussione per la costruzione di un soggetto europeo su
basi unitarie e paritarie, bandendo veti, pregiudiziali, esclusioni di
ogni tipo: aprendo a tutte le forze comuniste e di sinistra
alternativa del continente, per pervenire insieme a soluzioni
unitarie. "Proprio la consapevolezza dell'importanza del terreno
europeo e la necessità di coinvolgere tutte le forze che si collocano
a sinistra della socialdemocrazia, ci inducono a ribadire la necessità
di costruire un Forum o un Coordinamento permanente e strutturato (sul
tipo di quello realizzato a San Paolo del Brasile), in grado di
comprendere l'intera sinistra comunista, anticapitalista e
antimperialista dell'Europa, dall'Atlantico agli Urali". E' evidente
che, se la SE europea dovesse prendere iniziative in questa direzione
(come auspicano anche importanti partiti membri e osservatori di essa)
tutta la discussione potrebbe essere suscettibile di evoluzioni
positive.

(20 settembre 2005)

NOTE

(1) In una intervista rilasciata il 19 agosto 2005 ad Halò noviny,
quotidiano del Partito comunista di Boemia e Moravia (KSCM), il
responsabile esteri del partito ha dichiarato in proposito : "Nel
preambolo dello statuto della SE l'utilizzo della nozione di
"stalinismo" dà origine a una quantità di diverse possibili
interpretazioni e reminiscenze riguardanti il passato. La nozione di
"stalinismo" non è affatto comunemente e univocamente accettata. Si
tratta di una nozione di cui tra l'altro si è abusato per attaccare
tutta la storia del socialismo in Europa. Peraltro la nozione di
"stalinismo" non è neppure comprensiva di tutte le pratiche non
democratiche e di tutti i delitti, che lo stesso movimento comunista
ha già per parte sua condannato, distanziandosene, e che considera
anche per il futuro inaccettabili.
Oggi sono soprattutto gli avversari politici che definiscono alcuni
partiti come "stalinisti".
Abbiamo proposto di sostituire l'espressione : "pratiche e crimini
stalinisti", con termini più estensivi, come ad esempio "tutte le
pratiche e i crimini antidemocratici". Nell'incontro del luglio scorso
con i rappresentanti della Pds tedesca abbiamo proposto, come
possibile compromesso, un' eventuale aggiunta: "compresi quelli cui
prese parte Stalin", oppure la cancellazione del testo oggetto della
controversia". [vedi il testo integrale alla URL:
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/4546 ]
Tutte le proposte del KSCM sono state finora respinte.

(2) Sui 41 euro-parlamentari del GUE-NGL, sono solo 17 quelli che
fanno parte di partiti membri a pieno titolo del Partito della
Sinistra Europea-SE [ i MEP di PCF (2), PRC (5), Izquierda Unida (1,
membro del PCE), Synaspismos (1), PDS tedesca (7), Blocco di Sinistra
portoghese (BE) (1) ].
Dieci sono quelli di partiti "osservatori" della SE (i 6 MEP del KSCM
(PC di Boemia e Moravia), i 2 di AKEL, i 2 del PdCI).
Quattordici sono i MEP di partiti che non partecipano in alcun modo
alla SE [ (KKE (3), PCP (2), Socialisti olandesi (2), Sinn Fein (1),
Socialisti scozzesi (1), Sinistra Verde Nordica (4 = 1 danese, 2
svedesi, 1 finlandese), il PC di Reunion – territori francesi
d'Oltremare (1) ].

(3) Ecco l'elenco dei partiti membri della SE e degli osservatori (tra
parentesi, la prima percentuale si riferisce al risultato delle ultime
elezioni politiche, la seconda alle europee del 2004).

Membri effettivi:
-PC austriaco (0,6% - 0,8%);
-Partito del socialismo democratico ceko (0,1% - 0,1%);
-Sinistra di Estonia (= - 0,5%);
-PC francese (4,8% - 5,3%);
-PDS tedesca (4,0 % nelle politiche del 2002, 8,7% nelle recenti
politiche, dopo si presentava insieme al raggruppamento di Lafontaine
- 6,1% alle europee);
-Synaspismos greco (3,3% - 4,2%);
-Partito operaio ungherese-Munkaspart (2,2% - 1,6%);
-PRC (5,0% - 6,1%);
-Rifondazione comunista di San Marino (3,4% - = );
-Alleanza socialista di Romania (0,3% - =);
-Partito svizzero del lavoro (0,7% - =);
-Blocco di Sinistra portoghese (5,1% - 6,5%);
-Izquierda Unida spagnola , PC di Spagna, EUiA di Catalogna : iscritte
alla Sinistra Europea come tre formazioni distinte, ma che alle
elezioni nazionali ed europee fanno parte di un'unica entità
politico-elettorale (5,0% - 4,2%).

Osservatori:
-PC ceko – KSCM (18,5% - 20,3%);
-PC slovacco (6,3% - 4,6%);
-AKEL di Cipro (34,8% - 27,4%);
-Alleanza rosso-verde danese (3,4% - =);
-PdCI (1,7% - 2,4%);
-PC tedesco-DKP (= - 0,1%);
-Sinistra lussemburghese (1,7% - 1,7%);
-PC finlandese (0,9% - 0,6%);
-Partito della Libertà e Solidarietà (ODP) di Turchia (0,3% - =).

DKP e PC finlandese sono entrati da poco come osservatori, con una
scelta che – obbiettivamente - non nasce da affinità
politico-ideologiche con la SE (cui rivolgono le nostre stesse
critiche), ma per tentare in qualche modo di uscire da un isolamento
pesante in cui si trovavano nel circuito della sinistra europea,
dovuto ai veti subiti da parte dei "fratelli maggiori" dei rispettivi
Paesi (il DKP da parte della PDS tedesca, il PC finlandese da parte
della Sinistra Verde nordica). Discorso analogo vale per il Munkaspart
ungherese, membro effettivo della SE, che in più subisce nel suo paese
vere e proprie persecuzioni sulla base della vigente legislazione
anticomunista (per cui ad es. è reato esibire simboli con la falce e
il martello) e cerca quindi anche una sorta di "protezione"
nell'adesione a un partito europeo legittimato dalla UE. Nel suo
recente congresso (cfr. intervista del suo Presidente, in questo
stesso numero de l'Ernesto) il Munkaspart ha deciso di assumere il
nome di "comunista", chiede alla Presidenza della SE – con una
risoluzione - di "rafforzare i contenuti comunisti nell'elaborazione
della linea politica di questo nuovo soggetto" e dichiara di voler
"favorire lo sviluppo di relazioni con gli altri partiti comunisti,
inclusi quelli degli attuali paesi socialisti".

(4) In un articolo pubblicato su Halò noviny l'11.02.2005, e ripreso
dal n.3 de l'Ernesto, il responsabile esteri del KSCM dichiara : "Il
profilo della SE deve essere pan-europeo. Il Partito della sinistra
europea deve profondere ogni sforzo per il raggiungimento di questo
obbiettivo. Abbiamo chiesto che fossero invitati almeno 27 partiti
comunisti e di sinistra di tutta l'Europa (tra questi i Partiti
comunisti di Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Paesi baltici,
Scandinavia, ex Jugoslavia, Turchia, Gran Bretagna, Portogallo,
Grecia, ecc.) per un incontro finalizzato a dibattere con loro le
questioni riguardanti l'unità della sinistra europea. Ciò avrebbe
consentito a tutti di prendere conoscenza delle loro opinioni e
condizioni ed anche di ciò che impedisce loro di collaborare con il
Partito della sinistra europea…Niente di quanto contenuto nelle nostre
proposte è stato accolto…si è evidenziata l'arroganza dei partiti
leader della SE …Ci siamo convinti che non vi è alcuna volontà
politica di cambiare il profilo della SE in senso pan-europeo e che il
principio delle decisioni prese col consenso in pratica esiste". E
aggiunge, nella citata intervista del 19 agosto 2005 (cfr. nota 1) :
"Delle proposte presentate dal KSCM non ne è stata accolta nemmeno
una…La presidenza della SE, ci ha negato al congresso fondativo ogni
possibilità di modifica dello statuto; ha sostenuto che lo spazio
principale di azione politica della SE è nell'Unione europea e non
nell' Europa nel suo insieme. Alla richiesta di trasformare la SE in
partito di carattere pan-europeo, ha risposto in modo arrogante: la SE
esiste, chi vuole entrarci, entri; chi vuole uscirne, esca; chi vuole
restare come osservatore, resti come osservatore…Per quanto riguarda
il principio della ricerca del consenso, la prassi ci ha dimostrato
che esso è nei fatti assolutamente ignorato".

(5) Il GUE del Consiglio d'Europa si compone di 34 membri,
appartenenti a forze comuniste o di sinistra alternativa europee,
provenienti dai seguenti Paesi : uno svedese (che presiede il gruppo),
un cipriota (vice-presidente), un norvegese, 2 danesi, 2 olandesi, 2
francesi, un portoghese, 2 greci, 1 spagnolo, 2 ceki, 8 ucraini (tra
cui il segretario generale del PC ucraino, Simonenko), 6 moldavi, 5
russi (tra cui il segretario generale del PCFR, Ziuganov).

[ Sabato 22/10, sulla radio libertaria francese RL -
ascoltabile anche in streaming via internet al sito:
federation-anarchiste.org/rl/
dalle 13:30 due ore di discussione "fuori dal coro"
con DIANA JOHNSTONE, saggista, autrice del libro
"Fools' Crusade: Yugoslavia, Nato, and Western Delusions"
(La Crociata degli Inganni: Jugoslavia, Nato, ed
Allucinazioni Occidentali) pubblicato negli USA da Monthly Review
Press, in GB da Pluto Press, in Francia per i tipi "Les Temps des
Cerises", ed anche in Serbia (IGAM). ]


Diana Johnstone sur RL Samedi 22/10

DIANA JOHNSTONE
interviendra en javier au seminaire sera à radio libertaire
Samedi 22 octobre dans l'emission "chroniques rebelles"
13h30 à 15h30
"la croisade des fous. la yougoslavie, première guerre de la
mondialisation"

89.4 en RP
federation-anarchiste.org/rl/ pour le reste du monde...


===

Knjiga "Fool's crusade" je prevedena na srpski
i objavljena u Bgd.2005. godine.
("Suludi krstasi" - IGAM, prevod Milosav Popadic, ISBN 86-83927-16-4.)

---

Diana Johnstone

LA CROISADE DES FOUS

Yougoslavie, première guerre de la mondialisation

Préface de Jean Bricmont
traduite de l'anglais par l'auteur
Le Temps des Cerises, France, 2005
ISBN 2-84109-533-9

http://www.g-dil.com/EditTempsCerises1.htm

LA CROISADE DES FOUS
/ Diana Johnsone / Ed. Le Temps des Cerises
/ Document / 338 pages / / Format 14 x 19,5 cm / Broché
/ Prix : 18,00 Euros

La lecture de " La Croisade des Fous" est essentielle pour tous ceux
qui veulent comprendre les causes, les effets, le vrai et le faux dans
les guerres des Balkans depuis une bonne douzaine d'années. La
journaliste américaine Diana Johnsone analyse le rôle joué par l'OTAN
et les grandes puissances dans le morcellement de la Yougoslavie. Elle
montre les mécanismes de la manipulation médiatique qui a permis aux
dirigeants des pays occidentaux de tromper les opinions publiques et
de faire croire que l'intervention en Yougoslavie avait pour but la
défense des droits de l'homme. Elle démontre que cette guerre a été le
prototype des guerres dites "humanitaires" qui sont en fait les
guerres de la nouvelle mondialisation, et elle dénonce le rôle et le
fonctionnement scandaleux du Tribunal Pénal International.

---

Diana Johnstone

Fools' Crusade: Yugoslavia, NATO and Western Delusions

http://www.amazon.com/exec/obidos/ASIN/158367084X/antiwarbookstore/
http://www.monthlyreview.org/foolscrusade.htm

intro:
http://swans.com/library/art9/dianaj01.html
reviews:
http://swans.com/library/art9/lproy04.html
http://swans.com/library/art9/herman10.html
http://swans.com/library/art9/ga156.html
http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/2529

Agli jugoslavi in particolare, che per averlo pagato sulla loro pelle
sanno bene che cosa significa il separatismo su base etnica e la
politica imperialista del "divide et impera", va in particolare il
nostro appello a partecipare, in solidarieta' internazionalista, a
questa manifestazione dei compagni dello Sri Lanka
------------------

Il JVP Sri Lanka comitato in Italia indice una

MANIFESTAZIONE DI PROTESTA

Contro l'organizzazione terrorista delle Tigri Tamil dell'Elam resasi
responsabile

di un attentato alla sede del JVP del distretto di Trincomale

e dell'uccisione del ministro degli esteri srilankese Lakshman Kadirgamar.


Domenica 30 ottobre ore 15.00
Corteo da Piazza della Repubblica – ROMA


Ultimamente l'organizzazione separatista e terrorista delle Tigri
Tamil dell'Elam (LTTE) ha intensificato la propria attività. Dopo la
sciagura che si è venuta a determinare con l'abbattimento dello
Tsunami sulla nostra isola, la presidente,con il pretesto di far
fronte all'emergenza umanitaria, tentava incalzata dalle potenze
straniere e le organizzazioni non governative, di dare legittimità
amministrativa all'organizzazione delle Tamil Tigri. L'accordo
prevedeva l'istituzione di un fondo al quale avrebbero partecipato i
paesi e le organizzazioni donatori, il cui controllo sarebbe stato
assegnato ai separatisti e agli osservatori stranieri ma non al
governo dello Sri Lanka.

Da subito il nostro partito si è fortemente opposto a questo accordo
e, in conseguenza del mancato ritiro da noi perentoriamente richiesto,
siamo immediatamente usciti dal governo, facendo appello alla
mobilitazione popolare. Grazie alle proteste la Corte Suprema ha
bloccato il provvedimento.

Il 7 agosto le Tigri Tamil si sono rese responsabili di un attentato
alla sede del JVP situata nel distretto diTrincomale in Sri Lanka,
fortunatamente nessuno è stato ferito.

Il 13 agosto le Tigri Tamil hanno barbaramente assassinato in un
agguato sotto la sua abitazione il ministro degli esteri srilankese
Lakshman Kadirgamar, di etnia Tamil che da sempre si era battuto per
la salvaguardia dell'unità del paese in opposizione al razzismo e al
terrorismo.

Benché proveniente da esperienze molto diverse dal JVP egli si è
sempre contraddistinto per la sua sincerità e correttezza, a
differenza della maggior parte degli elementi di spicco del sistema
politico srilankese. Quando venne formato il governo di "Alleanza per
la liberta del popolo unito", al quale abbiamo partecipato, subito
auspicammo l'assegnazione di un incarico importante a Lakshman
Kadirgamar. Nel periodo in cui collaborammo con lui nelle attività di
governo la nostra stima crebbe, possiamo dire che il JVP ha perso un
amico e lo Sri Lanka un patriota.

In seguito all'uccisione del ministro l'ala internazionale del JVP ha
organizzato una campagna di protesta in tutto il mondo, per ricordare
anche tutte le numerose vittime e gli altri crimini di cui
l'organizzazione delle Tigri Tamil dell'Elam si è resa responsabile
nel corso degli anni.

Il comitato del JVP del Regno Unito, in cui l'organizzazione delle
Tigri Tamil ha forti basi, ha indetto una manifestazione per il 19
agosto e dato che la manifestazione avrebbe fortemente infastidito le
attività delle Tigri Tamil i rappresentanti del comitato del JVP sono
stati minacciati di morte.

Naturalmente le intimidazioni hanno avuto l'effetto di rafforzare la
nostra convinzione e determinazione nel portare avanti la nostra lotta
perciò la manifestazione si è svolta con un certo successo. Nello
stesso ambito si inserisce l'iniziativa odierna organizzata dal JVP
comitato in Italia.

Vogliamo ricordare a tutto il mondo che le Tigri Tamil dell'Elam sono
un'organizzazione separatista razzista e terrorista. Con l'uso
illegittimo delle armi detiene il potere in alcune aree del nord-est
dello Sri Lanka e il loro scopo è la creazione su basi etniche di uno
stato separato.

Nel corso degli anni si sono resi responsabili di numerosissimi
crimini, dell'uccisione di popolazione inerme, rappresentanti delle
istituzioni democratiche, di pulizia etnica, del rapimento di bambini
da utilizzare come soldati nel proprio esercito irregolare.

L'ultimo loro atto criminoso risale al 12 ottobre quando hanno
assassinato due presidi di scuola nel distretto diJaffna, essi si
opponevano fermamente al rapimento di tanti bambini e ragazzi da parte
dei terroristi delle Tigri Tamil; per questo hanno pagato con la loro
vita.

Le potenze straniere come Norvegia e Stati Uniti con la scusa
dell'autodeterminazione sovvenzionano i terroristi e vorrebbero
favorire la creazione dello stato separato dell'Elam, si tratterebbe
di uno stato amico che consentirebbe loro l'installazione delle tanto
agognate basi militari molto importanti strategicamente per il
controllo della regione sud-asiatica.

Perché il governo del Regno Unito sta facendo di tutto per espellere
quelli che secondo loro sono terroristi islamici e non fa niente
contro le Tigri Tamil che hanno i loro dirigenti in quel paese i quali
svolgono un'intensa attività terroristica contro la sovranità dello
Sri Lanka?

Altri forse si faranno indietro, spaventati dall'uccisione del
Ministro Lakshman Kadirgamar, ma non noi. Perché crediamo che sia
meglio morire per l'armonia e la convivenza civile nel nostro paese
che vivere da codardi. La nostra determinazione nel dire alla nostra
gente, che sia tamil, musulmana o Cingalese, di non sottostare ai
criminali terroristi cresce sempre più forte.

Noi chiediamo ai nostri compatrioti di essere come Lakshman
Kadirgamar, determinati, coraggiosi e dignitosi. Agli altri popoli
chiediamo la solidarietà e la comprensione della nostra situazione,
dove l'imperialismo ancora una volta cerca di utilizzare il metodo di
dividere il popolo di un paese per il proprio tornaconto.


Fronte di Liberazione del Popolo (JVP) Sri Lanka

Comitato in Italia

Via Giolitti 231,00185 – Roma.

Tel/Fax; 06 30609546 E-mail; jvpitalia @ tele2.it


----- Original Message -----
From: "Friends of Kadirgamar" <webmaster @...>
To: "mails" <webmaster @...>
Sent: Friday, October 14, 2005 4:51 AM
Subject: A New web site


Lakshman Kadirgamar goes to online www.kadirgamar.net
The website www.kadirgamar.net was launched at the event organized by
the , Friends of Lakshman Kadirgamar day before yesterday (12th)
marked 2nd month of his assassination by the LTTE .
Letters were emailed to leaders of the countries in the European
Union, the United States, Australia and others explaining them the
activities of the LTTE, simultaneously with the event.
The site www.kadirgamar.net opened by Mrs. Suganthi Kadirgamar.
Several Politicians, diplomats and those who respected Kadirgamar were
attended. Friends of Lakshman Kadirgamar launched an online petition
addressed to world leaders vowing to continue with the work carried
out by Kadirgamar against terrorism.
Please visit the following link and sign the petition addressed to
world leaders. http://www.kadirgamar.net/petitionbook/jax_petitionbook.php

Mrs. Suganthi Kadirgamar, Minister Mangala Samaraweera, JVP leader
Somawansa Amarasinghe, Foreign Secretary H.M.G.S Palihakkara, Wimal
Weerawansa JVP MP, Dr.Gunadasa Amaraseekara Co-Chairman of the
Petrotic National Movement, Buddhadasa Withanarachchi Co-Secretary of
the PNM, President Counsel H.L de Silva, Attorney at law Gomin
Dayasiri, Eminent lawyer S.L. Gunasekara, Dr.Pandula Handagama were
signed the Petition.

G.A.MA.DI. La VOCE
su TeleAmbiente (canale 68 a Roma e nel Lazio) e reti consociate

Sabato 22/10/2005 ore 21

Parliamo del Testo di GREGORY ELICH:

GUERRA SEGRETA
L' INTERVENTO DI USA E UNIONE EUROPEA IN JUGOSLAVIA

(vedi: https://www.cnj.it/documentazione/elich02.htm )

Con la partecipazione di

IVAN PAVICEVAC
del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia

In studio

Miriam Pellegrini Ferri

-----
Gruppo Atei Materialisti Dialettici (GAMADI):
SITO INTERNET http://www.gamadi.it
POSTA ELETTRONICA gamadilavoce @ aliceposta.it

Per informazioni sul GAMADI e per abbonarsi al mensile "La Voce":
telefono e fax: 06-7915200;
indirizzo: Piazza L. Da Vinci, 27 - 00043 Ciampino (Roma)

(deutsch / english)

AUSTRIAN AND GERMAN BALKANS

[ In seguito ad un recentissimo accordo raggiunto con l'Austria, dal
prossimo anno la Croazia paghera' ricompense agli esuli di lingua
tedesca che abbandonarono la regione e persero le proprieta' in
seguito alla sconfitta del nazifascismo, nel maggio 1945 (vedi:
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/56086).

Si tratta del primo micidiale colpo inferto contro le cosiddette
"Leggi dell'AVNOJ" (che d'altronde il premier della Croazia
"indipendente" Sanader aveva promesso di abolire gia' nel 2003, per
compiacere i suoi protettori germanici): in base a queste leggi - che
portano il nome del Consiglio Antifascista di Liberazione Nazionale
della Jugoslavia (AVNOJ) che tra l'altro proclamo' la Repubblica
Federale nel 1943 - i collaborazionisti dell'invasore nazista furono
duramente sanzionati. Ai collaborazionisti che scappavano dalla
Jugoslavia furono confiscati molti patrimoni, a partire da quelli
acquisiti come bottino di guerra con l'invasione della Wehrmacht nel 1941.

Ma oggi, nel 60.mo della Liberazione, quegli esiti della Guerra
Popolare di Liberazione possono essere cancellati con un tratto di
penna, e persino invertiti. Gli esponenti degli "esuli di lingua
tedesca" all'estero (specialmente in Austria), dopo aver goduto dello
spettacolo sanguinoso della guerra fratricida in Jugoslavia, possono
finalmente reclamare indietro i "loro" possedimenti, proprio come
fanno certi esuli italiani di Istria e Dalmazia, o come fanno i
tedeschi dei Sudeti ai danni della Repubblica Ceca. La lobby degli
esuli di lingua tedesca sta incominciando dunque a trarre concreto
profitto dallo squartamento della Jugoslavia, come cercano di fare i
settori revanscisti istro-dalmati italiani (con i quali d'altronde
c'e' una alleanza di fatto).

Il precedente fissato adesso dalla Croazia potrebbe avere
ripercussioni gravi anche per la Serbia, sulla quale gravano le
rivendicazioni degli "svevi danubiani" (germanofoni concentrato
soprattutto in Vojvodina). Oggi tra loro divise ed ostili, le due
repubbliche non hanno la forza diplomatica necessaria a contrastare i
progetti dell'imperialismo europeo... che le ha volute divise ed
ostili proprio per poter infierire al momento opportuno. (a cura di
Italo Slavo) ]


1. Deutsch-italienische Kooperation der ,,Vertriebenen" / Pincer Movement

[ SULLA ALLEANZA REVANSCISTA-REVISIONISTA TRA "ESULI" ITALIANI ED
"ESULI" GERMANOFONI ]

2. "Volksdeutschen" und "Donauschwaben" als... Opfer
serbokommunistischer Terror?!
Links zu wichtigen Artikeln von www.german-foreign-policy.com

3. The Nazis in the Balkans: A Case Study of Totalitarian Politics
(by Dietrich Orlow - University of Pittsburgh Press (1968), 235 pp.)
Reviewed by Carl K. Savich

4. Nazi collaborators demand annulment of "AVNOJ": The Axis of
Revision / Revisionsachse (02.06.2004)

5. Ehre den Mordgehilfen / Honouring Nazi Collaborators (03.09.2004)


MORE LINKS:

### "Unabhaengiges" Kroatien : AVNOJ-Gesetze vor der Aufhebung ###

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3377

### Vojvodina : Deutscher Einfluss = Maximale Spaltung ###

http://it.groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/3291

### "Prinz Eugen" SS Division, 1941-1945 ###
by Carl Kosta Savich (2001)

On August 7, l940, Gottlob Berger, head of the SS Main Office (SS-FHA,
SS-Furuhngshauptamt) and in charge of Waffen SS recruiting, sent
Reichsfuehrer-SS Heinrich Himmler a memorandum outlining his plans for
the recruitment of ethnic Germans (Volksdeutsche) from the Balkans
into the Waffen SS. *Following the invasion and occupation of
Yugoslavia, the approximately 700, 000 ethnic Germans, Volksdeutsche,
living in Yugoslavia, were recruited by the Waffen SS..."

http://www.rastko.org.yu/rastko-bl/istorija/kcsavic/csavich-eugen_e.html

### Déja vu (21.08.2004): Entschädigungsfragen ###

BERLIN/WINDHOEK/ROM (Eigener Bericht) - Entschädigungszahlungen für
deutsche Kolonialmassaker schließt die Berliner Regierung auch
weiterhin aus. Dies bestätigt der deutsche Botschafter in Namibia.
Entschädigungsforderungen der Aggressoren des Zweiten Weltkriegs an
Opferstaaten Nazideutschlands erklärt Berlin hingegen für legitim. Wie
das Auswärtige Amt gegenüber dieser Redaktion bestätigt, verlangt nun
auch Italien von der kroatischen Regierung Entschädigungen für
Maßnahmen, die der Befreiung Jugoslawiens dienten. Nahezu sämtliche
Staaten Osteuropas sind inzwischen in Auseinandersetzungen involviert,
die die Ergebnisse des Zweiten Weltkriegs in Frage stellen.

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/45604

### Geschichte des Auswärtigen Amts (17.07.2004) ###
Rezension: Hans-Jürgen Döscher: SS und Auswärtiges Amt im Dritten
Reich/Verschworene Gesellschaft. Das Auswärtige Amt unter Adenauer
zwischen Neubeginn und Kontinuität

Als 1999 nach einer Begründung für den Überfall auf die Bundesrepublik
Jugoslawien gesucht wurde, fiel der Entourage des deutschen
Außenministers ein, die Bombardierung Belgrads könne ein zweites
,,Auschwitz" verhindern. Diese unvergessene Parallelisierung des
deutschen Massenmordes war in mehrfacher Weise zweckdienlich: Im
Inland, weil damit die Opposition gegen den Kosovo-Krieg gedämpft
werden konnte; im Ausland, weil der Minister und sein deutsches Amt
wie Alliierte in einem (freilich recht verspäteten) Kampf gegen Adolf
Hitler erschienen.
Die Erfindung einer nachholenden Widerstandsbewegung, deren Partisanen
im Auswärtigen Amt sitzen, ist seither mehrmals neu aufgelegt worden
und steht auch für weitere deutsche Kriege bereit. Nicht ohne Respekt
wiederholen Kritiker, es handele sich um einen demagogischen Trick, zu
dem allein ein deutscher Außenminister mit grünem Anstrich fähig wäre.
Aber diese Kritiker irren...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/44739
http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/44745


=== 1 ===

Zangenbewegung (13.04.2005)

Deutsch-italienische Kooperation der ,,Vertriebenen"

TRIESTE / BERLIN (Eigener Bericht) - Der deutsche ,,Bund der
Vertriebenen" (BdV) kündigt eine Kooperation mit den Organisationen
der italienischen Umgesiedelten an. Rom hat den so genannten ,,Esuli"
(,,Exilierten"), die in Folge des Zweiten Weltkriegs aus
jugoslawischem Gebiet nach Italien übersiedeln mußten, einen
nationalen Gedenktag zugesprochen, an dessen erster Begehung die
BdV-Präsidentin Erika Steinbach als Ehrengast teilnahm. Die ,,Esuli"
verhandeln mit italienischen Regierungsstellen über Entschädigungen
für ihren früheren Besitz im heutigen Slowenien und Kroatien. Da die
Forderungen in fast sämtlichen italienischen Parteien auf Sympathien
stoßen, gelten finanzielle Zusagen der römischen Behörden als nicht
ausgeschlossen. Die deutsch-italienische Kooperation der
,,Vertriebenen" setzt die Staaten des früheren Jugoslawien unter
diplomatischen Druck und stärkt revisionistische Kräfte auch auf
europäischer Ebene...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/52462

---

http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/52460

Pincer Movement (13.04.2005)

TRIESTE/BERLIN (Own report) - The German ,,Bund der Vertriebenen"
(BdV, ,,Association of Expellees") announced cooperation with the
organizations of resettled Italians. The Italian government in Rome
has declared a day of commemoration for the ,,Esuli" (exiles), who, as
a consequence of the Second World War, had to resettle in Italy from
Yugoslav territory. Erika Steinbach, president of the BdV was guest of
honor at the first commemoration day. The ,,Esuli" are currently in
negotiations with the Italian administration over the question of
financial compensation for their former property in what is today
Slovenia and Croatia. Their chances are good, since nearly all Italian
parties are sympathetic to their demands. The German/Italian
cooperation of the ,,expellees" is placing the states of the former
Yugoslavia under diplomatic pressure and strengthening revisionist
forces also at the European level.

With a law enacted March 30, 2004, Rome declared February 10 the
national day of commemoration for the ,,Esuli."1) That date is a
reminder to the Paris Peace Treaty, signed Feb. 10, 1947, in which
Italy engaged itself to relinquish the Istria Peninsula and parts of
Dalmatia to Yugoslavia. A population resettlement took place, directed
against the collaborators of the defeated occupation powers, similar
to what happened in the former German Eastern Territories. A sector of
the Italian speaking population of Yugoslavia, had supported the
occupation policy of the Axis powers and carried out massacres of
their Yugoslav compatriots during World War II. The resettlements were
accompanied by numerous acts of unlawfulness and revenge.

National Consecration

With the establishment of days of commemoration, exaggerating
individual attacks in order to create a national myth of
victimization, Rome's foreign policy is aiming at the internationally
valid peace treaty and sows doubt concerning its objectivity. The
Italians, in so doing, are following the German example. The
organizations of the ,,expellees" from the German Eastern territories,
have for years been demanding that Berlin make Aug. 5, a day of
national commemoration. Like the Italians, this date is chosen in
order to form, in this case, a tangent to the Potsdam Treaty, signed
August 2, 1945. In this treaty, the Anti-Hitler Coalition agreed to
the resettlement measures, because they feared a resurgence of
subversive activities by the German speaking minorities in the states
of Eastern and Southeastern Europe.2) A ,,Charta of the German
Expellees" made public Aug. 5, 1950, is directed against enactment of
the Treaty. According to the BdV, that date should receive national
consecration.

La Nostra Gente

The central celebration to the first ,,Esuli" commemoration, to which
the BdV President, Erika Steinbach delivered a statement of
salutations, took place in Trieste with the Italian Foreign Mininster,
Gianfranco Fini in attendance. The parliament in Rome respected a
minute of silence for the ,,Exiles," and President Carlo Azeglio
Ciampi laid a wreath. As the BdV emphasizes, this major event in Italy
is supported by all Italian parties, ,,Even those, who for decades had
maintained a different opinion, have placed the commemoration of the
victims in the foreground - the human rights violation - and no longer
the political orientation of those victimized."3) The BdV is referring
here to the history campaign that has taken place in Italy over the
past few years, with the participation of the composite Italian media,
to create a consensus for the revision of the context of post-war
developments and international accords. The public television network,
RAI, broadcast a serial on the fate of the resettled. The program was
prepared just in time for the ,,national commemoration day"
captivating the attention of about 10 million Italian viewers. In the
plot the advance on Trst (Trieste) by the Yugoslav partisans and the
military measures taken against Italian collaborators in Istria were
transformed into a story of national suffering. Even serious journals,
such as the ,,Corriere della Sera" over the past few years has
repeatedly brought wide coverage articles about Yugoslav citizens of
Italian origin - ,,la nostra gente" (our people).

Acceptance

The Italian opposition parties, comprised of former communists and
social democrats, are, for the most part, going along with this
re-valuation of history4), agreeing with revisionist offenses of the
Italian heads of state and by so doing helping the ,,Esuli" to growing
acceptance among the population. Even the government's foreign policy
maneuver of negotiating with Croatia for compensation for the
,,Esuli," is accepted without noticeable disfavor by the ,,left"
opposition.

Assets

Following the most recent meeting of the Italian foreign minister with
his Croatian counterpart, Hido Biscevic to discuss the ,,assets of the
Italian Esuli", the revisionist organizations intensified through an
ultimatum their pressure on the government in Rome.5) According to the
declaration made by the ,,Federazione delle associazioni degli esuli"
the an end must be put to the fruitless negotiations. The successor
states of Yugoslavia must be made clear that they cannot escape the
restitution demands. With this, Croatia and Slovenia find themselves
caught in an pincer movement between Italian and German foreign
policies. Government offices in Berlin and Austrian ,,expellees"
associations are demanding renegotiations of their presumptuous claims.

European

The BdV made known in Berlin that it intends to cooperate with the
Italian re-settlers, ,,particularly in collaboration on the
establishment of a 'Center against Expulsion."'6) Erika Steinbach, BdV
president, also announced support for an initiative of the ,,Unione
degli Istriani" for an ,,European day of commemoration for all victims
of expulsion" project.

1) Legge 30 marzo 2004, n.92
2) see also Only Half of the Guilt
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1110668400.php]
and Disputing Yalta
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1109026801.php]
3) Italien gedenkt der Opfer von Triest, Deutscher Ostdienst 3/2005
4) Foibe: Ciampi: ,,Tragedia nella memoria di tutti"; Corriere della
Sera 09.02.2004
5) Ultimatum della Federazione al Governo; www.unioneistriani.it
19.03.2005
6) Italien gedenkt der Opfer von Triest, Deutscher Ostdienst 3/2005
Zangenbewegung (13.04.2005)

© Informationen zur Deutschen Außenpolitik
info@...


=== 2 ===

Präzedenzfall Kroatien (19.10.2005)

ZAGREB/WIEN/BERLIN (Eigener Bericht) - Kroatien wird umgesiedelten
"Volksdeutschen" ab dem kommenden Jahr Entschädigungen für wegen
NS-Kollaboration entzogenes Eigentum gewähren. Dies ist der Inhalt
eines jetzt bekannt gewordenen Abkommens zwischen Wien und Zagreb, das
die Parlamente beider Länder in Kürze unterzeichnen werden. Es kommt
denjenigen Umgesiedelten zugute, die auf heute kroatischem Territorium
enteignet wurden und sich in Österreich niedergelassen haben. Ein
gleichgerichtetes Entschädigungsgesetz, das derzeit in Belgrad zur
Begutachtung vorliegt, soll österreichischen Umgesiedelten auch den
Zugriff auf serbisches Territorium eröffnen. Von den
Verhandlungserfolgen Wiens profitiert Berlin. Bereits im Juni des
vergangenen Jahres hat die Bundesregierung angesichts der
Verhandlungen zwischen Wien und Zagreb "gegenüber der kroatischen
Regierung ihr Interesse an der Entschädigung deutscher Vertriebener
anhängig gemacht"....

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/56086

---

Neue Souveränität (08.08.2004)

Entschädigungsdebatte

BERLIN - Die deutsche Regierung erklärt Entschädigungsansprüche
deutscher Umgesiedelter gegenüber ihren Herkunftsstaaten weiterhin für
offen. Von Kroatien verlangt Berlin ausdrücklich
Entschädigungsleistungen gegenüber umgesiedelten ,,Donauschwaben". Die
Forderungen der Präsidentin des ,,Bundes der Vertriebenen" (BdV),
Erika Steinbach, nennt die Regierungspartei SPD ,,unseriös". Steinbach
plädiert seit kurzem für ein ,,nationales Entschädigungsgesetz", das
die Umgesiedelten durch symbolische Zahlungen des deutschen Staates
entschädigen und Restitutionsforderungen gegenüber anderen Staaten die
Rechtsgrundlage entziehen soll. Das Vorhaben ist geeignet, dem
polnischen Widerstand gegen die deutsche Hegemonialpolitik die Spitze
zu nehmen und die Fortdauer anderer Projekte der
"Vertriebenen"-Verbände zu sichern...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/45292

---

Umerziehung (15.07.2004)

Angeblicher Völkermord an den Donauschwaben

MAINZ/BELGRAD/ROM (Eigener Bericht) - Das öffentlich-rechtliche
Fernsehen der Bundesrepublik plant die Ausstrahlung eines Films über
den ,,Völkermord" an ,,rund 65.000 Deutsche(n)" im früheren
Jugoslawien. Gemeint sind deutschsprachige Kollaborateure und
Sympathisanten der NS-Besatzer, denen nach 1945 der Prozess gemacht
wurde. Die als ,,Donauschwaben" bezeichneten Inhaftierten und
Flüchtlinge seien der ,,Rache" von ,,Titos Partisanen" anheimgefallen,
heißt es in einer Presseankündigung der deutschen TV-Firma über das
,,serbische Unrecht". Die Firma operiert mit Geldern des Auswärtigen
Amtes. Ausstrahlender Sender ist der Kanal 3sat. Auch das staatliche
italienische Fernsehen widmet sich den Folgen der Okkupation
Jugoslawiens. Dabei sei ,,italienischer Boden" ,,slawisiert" worden,
schreibt die offiziöse römische Presse über die Befreiung Kroatiens in
den Jahren 1943 bis 1945...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/44716


=== 3 ===

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The Nazis in the Balkans: A Case Study of Totalitarian Politics

Date: Monday, March 21 @ 04:00:00 EST
Topic: Book Reviews

The Nazis in the Balkans: A Case Study of Totalitarian Politics

by Dietrich Orlow

University of Pittsburgh Press (1968), 235 pp.

Reviewed by Carl K. Savich

In The Nazis in the Balkans: A Case Study of Totalitarian Politics,
Dietrich Orlow examined the Sudosteuropa-Gesellschaft or SOEG, the
Southeast-European Society, a Nazi organization or agency created to
exploit the Balkans during World War II.

The SOEG planned, coordinated, and executed the Third Reich's
blueprint for the New Order in Southeast Europe, or the Balkans. It
was founded in 1940 to formulate wartime policy in Southeast Europe
and the exploitation of Balkan resources. It also established
long-term economic designs for the Balkans after the war, assuming
Germany would win the war.

Neu Ordnung: The New Order and the New World Order

Aside from its importance as a historical source, this analysis has
value in that it allows a comparison of the policies in the Balkans of
New Order of Nazi Germany/Axis and the New Word Order of the
US/NATO/EU. Both have similarities and differences. But the bottom
line remains that new orders are created to allow for the exploitation
and control of a sphere of influence which benefits the exploiter and
impoverishes the exploited. The Nazi German New Order destroyed and
looted the economies of the Balkan states to enrich the citizens of
Germany. The US/EU/NATO New World Order in the Balkans, likewise,
loots and exploits the economies of the Balkans. The result in both
cases has been the economic exploitation and ruin of the Balkan
states. Moreover, Nazi Germany recruited hundreds of thousands of
Balkan citizens to fight as "volunteer" soldiers in the Nazi armies.
Similarly, the US/EU/NATO have recruited Balkan citizens to
"volunteer" as soldiers in US military occupation forces in
Afghanistan and Iraq. This book is invaluable in showing the
similarities and differences between all New Orders. Any person who
has an interest in the Balkans will find this book of immense value.
It shows that the paradigm or modus operandi are very similar.

A possible flaw of the book as a historical work is that it does not
examine the activities and relations of the SOEG in the Balkans in
much detail. Orlow restricts and focuses his analysis on the SOEG
itself, offering only sketchy and incomplete analyses of its role in
the Balkan states themselves. Since there was a long and complex
history of German involvement in the Balkans, above and beyond the
SOEG, one might have expected a fuller treatment.

Revisionist versus Antirevisionist States: 1930s Europe

In the 1930s, Europe was divided into two camps: The revisionist
powers or nations, such as Bulgaria and Hungary, versus the
antirevisionist nations, such as Yugoslavia, Greece, Romania and
Czechoslovakia. The antirevisionist nations benefited from the
Versaille Treaty and the Trianon, St. Germain, and Neuilly Treaties,
while Hungary and Bulgaria lost territory following World War I. In
1922, the Little Entente was created by Yugoslavia, Romania, and
Czechoslovakia with France as a defensive pact against the revisionist
powers, which at that was targeted against/versus at Hungary. In 1934,
Yugoslavia, Greece, and Turkey established the Balkan Pact as a
defensive Treaty. Fascist Italy emerged in the 1930s led by Benito
Mussolini, who had an anti-France policy and sought to establish a
sphere of influence in the Balkans, particularly in Albania,
Yugoslavia, and Greece. Italy and Germany thus were economic and
political rivals in the Balkans during the 1930s.

Nazi German foreign policy, unlike that of the Weimar Republic, sought
to gain greater economic and political ties to the Balkan states. Nazi
Germany became the largest and most important trade partner for most
of the Balkan states in the 1930s. In many instances, politics
superceded economics. Nazi German foreign policy sought to establish
diplomatic and political links to the Balkan states. To achieve these
political ties, Germany did not always negotiate the most advantageous
and most profitable economic deals.

By the end of the 1930s, Germany sought a greater political and
economic role in the Balkans. To achieve this goal, an agency or
organization was established. The goal of the SOEG was to establish
German economic penetration in the Balkans. The SOEG was created in
February 8, 1940 by the Reich Ministry of Economics with headquarters
in Vienna. In The Nazis in the Balkans: A Case Study of Totalitarian
Politics, it is described as "neofeudal" by Orlow.

The SOEG was created in the context of a totalitarian society and
regime. The Weimar Republic of the 1920s was based on the Rechtsstaat
principle. Rechtsstaat is a state based on law, requiring a
bureaucracy. This was how it was during the Weimar Republic when there
was a line between the state and the citizen. On January 30, 1933, a
totalitarian, Nazi regime emerged in Germany which abolished the
distinction between the state and the citizen. Nazi Germany was also a
"racial state," based on race as the defining criterion of citizenship.

The SOEG was formed and led by Walther Funk, the Reich Minister of
Economics, Josef Burckel, the president, who was also the Reich
Commissioner for Reunification of Austria and the German Reich, and
August Heinrichsbauer, the executive secretary. Alfred Rosenberg's
Foreign Policy Office oversaw the SOEG. The object was to obtain
Grossraum, or a sphere of influence in the Balkans.The New Order in
the Balkans.

The first entity that emerged was The Black Sea Trading and Industrial
Company, which was formed in the Balkans. The Nutrition and
Agriculture Group was formed as well. A Corn Committee was established
to do research on the corn plant in the Balkans. It was headed by Sawa
Ulmansky in Zagreb. The SOEG worked jointly with DAM or the German
Academy (Deutsche Akademie). DAM was engaged in propagating German
culture and the German language abroad. It had cultural goals. It
established with SOEG: 1) the Society of Friends of the German Academy
in Vienna (Gesellschaft der Freunde der Deutschn Akademie in Wien); 2)
the Southeast Seminar (Sudost-Seminar); and, 3) the Prince Eugene
Institute, which was never formally organized.

The SOEG used the Dachgesellschaft approach, which meant that it was
organized as an umbrella and coordinating body, one which was
decentralized. The SOEG published a newsletter on Balkan economics
which contained confidential information. The SOEG published a
newssheet with confidential data, organized meetings, workshops, and
seminars on the Balkans. It addressed import-export issues, and
cultural issues. This coordination of the economic, political,
military, cultural, and scientific aspects of the New Order reflected
the gleichschaltung policy, or coordination, of the Nazi regime. All
aspects of the New Order were coordinated and synchronized and harmonized.

Volksdeutsche Auxiliaries

The ultimate goal of the SOEG was to implement the New Order in the
Balkans, where it worked together with the SS to bring this about. The
SS controlled Volksdeutsche or ethnic German life in the Balkans.
Heinrich Himmler formed four SS divisions in the Balkans and planned
to form a fifth Albanian SS division. In Yugoslavia, Himmler formed
the 7th SS Mountain Division "Prinz Eugen," consisting of
volksdeutsche from the Serbian Banat, Yugoslavia, Romania, and other
Balkan states. Himmler created 12 central offices or Hauptamter by 1944.

In 1935, the Volksdeutsche Mittelstelle (VoMi), the Ethnic German Aid
Office, was founded, which was a Nazi party organization closely
associated with the SS responsible for coordinating all official
activities among the ethnic Germans outside of the Reich. VoMi was
headed by SS-Obergruppenfuehrer Werner Lorenz from July 4, 1942 to
November 9, 1944. There were approximately 10 million ethnic Germans
outside the Reich in the 1930s. There were 750,000 volksdeusche in
Romania, 700,000 in Yugoslavia, and 500,000 in Hungary, the
Transylvania Germans. The Reichskommisar fur die Festigung Deutschen
Volkstums (RKFDV) was also established for the strengthening of
"Germandom." The RKFDV was headed by SS-Obergruppenfuehrer Ulrich
Greifeit, which focused on the resettlement of ethnic Germans. The
Lebesborn or Well of Life Society was also created to maintain racial
purity.

Nazi Germany also sought support for its Eastern European policies by
developing the Ostforschung policy. This policy enabled the Nazis to
implement the New Order in eastern Europe by providing a scientific
rationale. The Ostforschung policy consisted of developing biological
racism theories by German and Axis scholars and scientists to buttress
the Nazi racial policies in the East.

Nazi Economic Objectives in the Balkans

The economic objective of the SOEG was the exploitation of the mineral
resources of all the Balkan states. The Committee on Economic Planning
was formed for this purpose. German joint companies were formed with
the Balkan states that gave the German firms controlling shares or
interests. The companies formed and established in the Balkans were
geared towards what German industry or business needed. Germany also
formed cartels in the Balkans. The result of this exploitation of the
Balkans was that the German standard of living increased while that of
the Balkans declined. German businessmen wanted to own stocks in
Balkan's companies and to control those companies by obtaining
controlling stock shares. What resulted was the "Germanization" of
industries in the Balkans. German economic interests wanted to be able
to invest freely in the Balkans. Like George Soros later, they wanted
an "open society" or open access to the economies of the Balkan
states. Many Balkan states resisted German attempts at economic
control and got around export quotas to Germany, such as of grain, by
misrepresenting the data.

The Germans also sought to eliminate Jewish ownership and control of
industries in the Balkans. The German policy was to create
"de-Judacized" companies or companies that were "Aryanized". The SOEG
was a private organization or agency, a status which allowed it to
infiltrate and gain easier access in the Balkan states. George Soros
and the NGOs of the 1990s would also use the "privatization" and
"non-governmental" tactics to similarly gain control.

The SOEG in Yugoslavia experienced problems because of Serbian
resistance to German military occupation. As Orlow noted on page 172,
"in occupied nations such as Yugoslavia actual German military
presence" was required to control the country. The SOEG representative
in Belgrade was Anton Kreuzbauer. The Volksdeutsche in Yugoslavia were
placed in the Waffen SS and the Banat was administered by Germans. The
Volksdeutsche Prinz Eugen 7th SS Mountain Division, made up of ethnic
Germans from the Banat, was recruited by Himmler to combat the mainly
Serbian resistance groups.

In the Balkans, chrome, manganese, lead, zinc, iron, and copper were
sought for German industry and the strategic needs of the German
military, along with bauxite, and the aluminum industry. Grain was
exported to Germany from the Balkans. Raw materials were also exported
to Germany. The SOEG published reports in 1943 on Balkans resources
that were needed by German industry and the military sector.

The SOEG policies ultimately failed in the Balkans, according to
Orlow, because the German policy and occupation was arrogant,
aggressive, and dictatorial.

Grossraum: NATO Paradigm

Orlow's analysis of the SOEG is valuable for anyone who wants to
compare the Nazi New Order in Europe with the US New World Order. Nazi
Germany sought to create Grossraum, or a sphere of influence and
control in the Balkans. The US and NATO and the EU seek their own
Grossraum in the Balkans, through various formal and informal means
including Western-controlled media and NGOs.

Conclusion: New Orders and Old Orders

Anyone who reads this book will be struck by the many similarities
between the Nazi New Order and the US/NATO/EU New World Order in the
Balkans. Far from being an abstruse and irrelevant study, this book is
invaluable in showing how spheres of influence are established and how
exploitation, domination, and control of a region occur. It is never
just about military force and occupation. The military role is only
one aspect of the story. It is surprising how similar the New Order is
to the New World Order. Both New Orders gained entrée into the Balkans
by bombing Belgrade and other Serbian cities. Both occupied Serbia or
parts of Serbia and other areas of the Balkans. Both sought the
economic exploitation of the Balkans following the military
occupation. What resulted was the military, political, economic,
social, cultural, societal control of the Balkans. The Nazis in the
Balkans: A Case Study of Totalitarian Politics shows how it was
accomplished. The book is highly relevant today and is a must-read for
anyone interested both in the history of the Balkans in World War II,
as well as the latter-day US/NATO/EU penetration into the Balkans.

Bibliography

Burleigh, Michael. The Third Reich: A New History. NY: Hill and Wang,
2001.

Ibid, Germany Turns Eastwards: Germany Turns Eastward: A Study of
Ostforschung in the Third Reich. Cambridge: Cambridge University
Press, 1990.

Ibid, Ethics and Extermination: Reflections on Nazi Genocide.
Cambridge: Cambridge University Press, 1997.

Ibid, Death and Deliverance: `Euthanasia' in Germany, c.1900 to 1945.
Cambridge: Cambridge University Press, 1994.

Burleigh, Michael, and Wolfgang Wippermann. The Racial State: Germany
1933-1945. Cambridge: Cambridge University Press, 1991.

Casagrande, Thomas. Die Volksdeutsche SS-Division `Prinz Eugen': Die
Banater Schwaben und die National Sozialistischen Kriegsverbrechen.
Frankfurt am Main, Germany: Campus Verlag, 2003.

Kaltenegger, Roland. The Mountain Troops of the Waffen-SS: 1941-1945.
Schiffer Publishing, 1995.

Lumans, Valdis O. Himmler's Auxiliaries: The Volksdeutsche
Mittelstelle and the German Minorities of Europe, 1933-1945. Chapel
Hill, NC: University of North Carolina Press, 1993.

Orlow, Dietrich. The Nazis in the Balkans: A Case Study of
Totalitarian Politics. Pittsburg, PA: University of Pittsburgh Press,
1968.

Thomas, N., K. Mikulan, D. Pavelic. Axis Forces in Yugoslavia 1941-5.
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Williamson, Gordon. The Waffen-SS (3) 11. to 23. Divisions. Oxford,
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Ibid, The Waffen-SS (4) 24. to 38. Divisions. Oxford, UK: Osprey, 2004.


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http://www.balkanalysis.com/modules.php?name=News&file=article&sid=518


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Revisionsachse (02.06.2004)

GAKOVO - Eine Gedenkstätte für ,,Volksdeutsche"ist im ehemaligen
Jugoslawien eingeweiht worden. ,,Vertriebenen"-Organisationen
bezeichnen die Errichtung des Denkmals in Gakovo (Nordwestserbien) als
,,ersten Schritt zur moralischen Rehabilitation der Donauschwaben".
Die deutschsprachige Minderheit hatte mehrheitlich mit dem
NS-Besatzungsregime kollaboriert und war bei Kriegsende sistiert und
des Landes verwiesen worden. Serbien und Montenegro sollen die
entsprechenden Dekrete annullieren, verlangen einflussreiche deutsche
,,Vertriebenen"-Funktionäre. Die Forderung ist Teil weit gespannter
Revisionsbestrebungen in ganz Ost- und Südosteuropa, die an den Streit
um die Pariser Friedensverträge in den 1920er und 1930er Jahren
erinnern...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/43684

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http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/43684

The Axis of Revision (02.06.2004)

DJAKOVO (Serbia/Montenegro) - A memorial for ethnic Germans was opened
in the former-Yugoslavia. Expellee organizations describe the
construction of the memorial in Djakovo in Serbia's northwest as a
first step towards a moral rehabilitation of the Danube Germans. The
German-speaking minority had for the most part collaborated with the
Nazi occupation regime and, as a result, was detained and finally
expelled. According to influential German expellee functionaries,
Serbia/Montenegro should annul the respective decrees. The request is
part of a wider effort at revision in all of Southeastern Europe that
still serve as a reminder of the Paris Peace Treaties of the 1920s and
1930s.

Extermination Camps

The memorial cross, opened on 22 May, commemorate members of the
German-speaking minority, who lost their lives during and after the
Second World War. The so-called ethnic Germans had collaborated with
the Nazi Occupation of Yugoslavia and many died as soldiers of the
Third Reich. In Djakovo the liberated Yugoslavia detained numerous
Danube Germans, suspected of collaboration, under questionable
conditions from March 1945 to January 1948. Many of the prisoners died
in custody. In expellee circles, the conditions of the time have been
portrayed as echoing Ausschwitz and other places of German crimes
against humanity, to characterize Djakovo as an extermination camp and
to treat the collaborating Germans as equals with their own victims.

,,Moral Rehabilitation"

Present at the opening of the memorial in Djakovo were high-ranking
members of the expellees, the provincial leader of the Serbian
province of Vojvodina, as well as a representative of the German
embassy in Belgrade. Expellee organizations called the opening of the
memorial cross as ,,the first step towards moral rehabilitation of the
Danube Germans". They call for the annulment of the AVNOJ decrees, in
which sanctions against ethnic Germans were included. The Vojvodina
parliament in the Serbian province last February joined the request1),
while at the same time Croatia is preparing a annulment of the AVNOJ
agreements in their territory.

Berlin-Vienna-Budapest

The efforts to annul the AVNOJ agreements in the republics of the
former Yugoslavia correspond identically with the activities in the
ex-republics of the former-Czechoslovakia2). The Benes decrees should
also be retroactively removed from legislation. The requests are
uniformly conveyed by Germany, Austria and Hungary and are
complemented by Hungarian claims to Romanian territory. The group of
states, with Berlin as the vocal leader, is remiscent of the 1920s and
1930s. Then, the Czechoslovak Foreign Minister Edvard Benes, under
protection from the French, completed a bilateral alliance with
Yugoslavia and Romania, called the Petit Entente, which was to hamper
a revision of the Paris Peace Treaty by the Berlin-Vienna-Budapest
axis. The Petite Entente fell apart leading up to the Munich Agreement
of 29 September 1938.

1) s. Maximum Split
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1079046001.php]
2) s. A European Purpose
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1086040800.php]

Sources:
1000 Menschen trauern im serbischen Gakovo; www.vloe.at
Gedenkkreuz für deutsche Opfer in der Vojvodina enthüllt; Deutsche
Welle Monitor Ost-/Südosteuropa 25.05.2004


© Informationen zur Deutschen Außenpolitik
info@...


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Ehre den Mordgehilfen (03.09.2004)
Ehrung von NS-Verbrechern und Kollaborateuren

WARSZAWA/NOVI SAD/ZAGREB - Die in Deutschland betriebene Umwertung der
Nazi-Diktatur schreitet auch in ehemals kollaborierenden und in
ehemals von Deutschland besetzten Ländern voran. In Warschau werden
auf einer vom ,,Volksbund deutsche Kriegsgräberfürsorge" errichteten
Gräbstätte deutsche SS- und Wehrmachtsoldaten geehrt, darunter bis vor
kurzem auch der Henker des Warschauer Ghettos, der SS-Gruppenführer
Stroop. In der serbischen Provinz Vojvodina wird der wegen ihrer
Kollaboration umgesiedelten ,,Donauschwaben" als ,,vollkommen
unschuldiger" Opfer gedacht. In Kroatien gewinnen Versuche an
Intensität, Kriegsverbrecher der faschistischen Ustascha zu
rehabilitieren...

http://www.german-foreign-policy.com/de/fulltext/45916

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http://www.german-foreign-policy.com/en/fulltext/45917
or
http://www.freenations.freeuk.com/news-2004-09-15.html

Honouring Nazi Collaborators (03.09.2004)

WARSAW/NOVI SAD/ZAGREB - The re-appraisal of the Nazi dictatorship in
Germany is now proceeding in those countries which either collaborated
with the Nazis or were occupied by them. In Warsaw graveyards
administered by the ,,Association for the care of German War
Graves"honour German soldiers including SS members, among them until
recently the exterminator of the Warsaw Ghetto SS Gruppenfuehrer
Stroop. In the Serb province of Vojvodina the ,,Danube Swabians"who
were expelled for their collaboration with the Nazis are now claimed
to be ,,completely innocent". In Croatia attempts to rehabilitate the
war criminals of the fascist Ustasha are taking on a new intensity.

Exterminator of the Ghetto

The Polish weekly newspaper Nie reports that in a German War graveyard
in North Warsaw SS war criminals have been honoured. The graveyard was
administered by the ,,Association for the care of German War
Graves"which is subsidised with millions from the German Government.
At the inauguration in 1991 Polish soldiers stood an honour guard for
the remains of 362 Wehrmacht and SS soldiers among them many who had
put down the 1944 Warsaw uprising. Their names were carefully engraved
in massive granite blocks. Also honoured was SS Gruppenfuehrer Juergen
Stroop who was executed after the war for his crimes in putting down
the Warsaw Uprising. Recently the ,,Association for the care of German
War Graves"decided they could no longer sustain such a scandal and
Stroop's name was removed.

,,Atrocities committed against Germans"

The honouring of the German SS has occurred elsewhere in Poland. Two
years ago at a German military graveyard near Wroclaw the bodies of
the defenders of ,,Fortress Breslau", both ordinary and SS soldiers
were reburied with the blessing of high ranking Polish priests. In
Nieszawa south of Torun a memorial gives equal prominence to German
soldiers and their Polish victims. The inscription reads, in Polish
and German ,,To the innocent Polish and German victims who died in the
years 1939 to 1945". Three years ago there was a failed attempt to
commemorate ,,the atrocities committed against Germans". It was said
at the time that the climate in Poland was ,,not yet ready"for such
commemoration. 1)

Ready

It does apparently seem timely in the successor states of the former
Yugoslavia - destroyed principally on Germany's initiative. A
Committee of Inquiry of the parliament of the Serb province of
Vojvodina 2)has just published after three years work the results of
its examination of the events in Vojvodina during and just after the
second World War ( ,,Historical Truth"). 110,000 people of all
nationalities and religious denominations perished as a result of
,,fascist and communist revenge"the report states. Among those counted
(whether criminals or victims) were the ,,completely innocent Danube
Swabians". The so called ,,Ethnic Germans"in Yugoslavia had, during
the Nazi occupation of Yugoslavia collaborated with the German regime. 3)

Patriots

In Croatia there are more attempts to make Ustasha war criminals into
heroes. The Ustasha Movement was founded in 1929 and conducted a reign
of terror throughout Yugoslavia as collaborators with the Nazi
occupiers. In July 2000 in Slunj a memorial was erected to honour
Ustasha Officer Jure Francetic who was in charge of the infamous
,,Black legion"which persecuted and murdered Jews and other
minorities. Communist partisans took him prisoner in 1943 and shot
him. In Sveti Rok recently - despite protests from the ,,Association
of Anti-Fascist Veterans and the Anti Fascists of Croatia"- another
memorial stone was erected for the ,,Croat Patriot"Mile Budak. Budak
was executed in 1945. He had been a member of the Ustasha Government
during the war as Minister for Education and Religion and for a short
period as Foreign Minister. He represented the clerical fascist state
of Croatia as Ambassador in Berlin. He was responsible for the Croat
Race Laws which was responsible for the killing and expulsion of
hundreds of thousands of Serbs, Jews, Sinti and Gypsies. More than 120
nationalist intellectuals in Zagreb have signed a petition demanding a
review of the Yugoslav military court which codnemned Budak to death.

,,Vital Part of the Spirit of Croatia"

Following strong protests in Croatia and abroad the Croat Government
has decided to remove the memorials to Budak and Francetic. They were
,,damaging the image and the interests of the Republci of Croatia"said
a Government announcement. At the same time the Government in Zagreb
seeks the cooperation of those responsible for the attempts to
rehabilitate such criminals. The ruling party's Presidium calls on
them to stand by the state of Croatia as a ,,vital part of the spirit
of Croatia".

1) see also ,,Land that morally belongs to Germany"
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1091224800.php]
and Mental Eastward Expansion
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1092175200.php]
2) see also Maximum Split
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1079046001.php]
3) see also The Axis of Revision
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1086127200.php]

see also Heroes
[http://www.german-foreign-policy.com/goto.php?path=./news/article/1093730400.php]

Sources:
Honouring Nazi Collaborators throughout Europe; www.freenations.freeuk.com
Spaete Vergangenheitsbewaeltigung. Erstmals Opfer und Taeter der Nazis
und der Kommunisten in der Vojvodina systematisch erfasst; Deutsche
Welle Monitor Ost-/Suedosteuropa 10.08.2004
Antifaschisten protestieren gegen Denkmal fuer einen Ustascha-Fuehrer;
Deutsche Welle Monitor Ost-/Suedosteuropa 10.08.2004
Ein Denkmal am Weichselufer; Neues Deutschland 24.08.2004
Heftige Proteste gegen Gedenktafel fuer Ustascha-Minister; Frankfurter
Allgemeine Zeitung 28.08.2004
Kroatische Regierung laesst Faschisten-Denkmaeler entfernen; Der
Standard 28.08.2004
Ausgemeisselt. Deutsche Kriegsgraeberfuersorge ehrte den Henker des
Warschauer Ghettos, SS-Gruppenfuehrer Juergen Stroop, auf einer
Gedenktafel; Junge Welt 28.08.2004
Denkmal in Thorn; Die Welt 28.08.2004
Protest-Versammlung der Anhaenger des Ustascha-Fuehrers Budak in Sveti
Rok; Deutsche Welle Monitor Ost-/Suedosteuropa 31.08.2004

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