Informazione

LA SLOVENIA DEVE RINGRAZIARE MILOSEVIC

Lo storico sloveno Anton Bebler ha confermato, in una analisi apparsa
sul "Delo" di Lubiana, che Slobodan Milosevic ebbe un ruolo essenziale
nel distogliere i capi dell'Armata Federale dall'uso della forza in
Slovenia nei giorni a cavallo tra giugno e luglio 1991. L'analisi di
Bebler, pubblicata nell'anniversario del riconoscimento internazionale
alla secessione slovena, che diede inizio allo squartamento del paese,
conferma in realta' quello che non e' mai stato un segreto per nessuno.
Di tante colpe presunte di Slobodan Milosevic, questa - di pensare che
potesse esistere una Jugoslavia amputata di qualcuna delle sue
repubbliche e dei suoi popoli costitutivi - non gli viene mai
attribuita come tale ne' dalla NATO, ne' da alcun "tribunale ad hoc",
ne' dai falsi pacifisti e commentatori ipocriti, i quali hanno
viceversa tutti caldeggiato e salutato con soddisfazione lo
smembramento della scomoda Jugoslavia in tanti statarelli-
banana "etnici". (I. Slavo)

Rettete Milosevic Slowenien?

LJUBLJANA, 26.Dezember 2001. Die ehemalige Führung Serbiens unter
Slobodan Milosevic rettete 1991 Slowenien vor einem entschiedenen
Eingreifen der damaligen Jugoslawischen Volksarmee (JVA). Milosevic
unterband das harte Eingreifen der Armee, obwohl sich die Armeespitze
bereits dazu entschlossen hatte um die territoriale Integrität des
Landes zu sichern. Dies bestätigt der slowenische Historiker Dr. Anton
Bebler in einer Analyse der Ereignisse, die zur Unabhängigkeit der
ehemaligen jugoslawischen Teilrepublik Slowenien geführt hatten.
Beblers Ausführungen erschienen in der Wochenzeitung Delo anläßlich des
zehnten Jahrestages des slowenischen Unabhängigkeitsreferendums.

TANJUG / AMSELFELD.COM

FUMARE NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Il direttore del settimanale croato "Nacional", Pukanic, ha denunciato
in una intervista che "persone del Montenegro" gli hanno ripetutamente
offerto soldi perche', in cambio, facesse scendere una cortina di
silenzio sui traffici di sigarette. La rivista infatti si e' occupata
in una serie di recenti articoli della "mafia balcanica delle
sigarette", che fa capo al Montenegro. Persone vicine al presidente
montenegrino Djukanovic avrebbero offerto a collaboratori di
Pukanic "somme in marchi tedeschi, composte da sette cifre".

Zeitung soll schweigen

PODGORICA/ZAGREB, 25. Dezember 2001. Der Direktor der kroatischen
Wochenzeitung "Nacional", Ivo Pukanic, gab gestern in einem Interview
bekannt, dass ihm "gewisse Leute aus Montenegro" bisher zweimal Geld
angeboten haben, damit das Blatt nicht weiter über den illegalen
Zigarettenhandel schreibt. Die Wochenzeitung hatte jüngst in einer
Serie über die "Zigarettenmafia des Balkans" berichtet.
Pukanic sagte der in Podgorica erscheinenden Zeitung "Glas Crnogoraca",
zwei seiner Freunde seien im slowenischen Brezice von Vertrauensleuten
des montenegrinischen Präsidenten Djukanovic kontaktiert worden und
hätten einen siebenstelligen DM-Betrag angeboten bekommen. Wie Pukanic
weiter erklärte, habe man den Bestechungsversuch zurückgewiessen.

Quelle: BEOGRAD.COM / AMSELFELD.COM

DIBATTITO: TITO E STALIN

1: IL MOVIMENTO DI CUCCHI E MAGNANI


Trascrizione della conversazione con Francesco
Ferraretto (FF) ed un altro compagno di Roma suo
amico (AA), entrambi ex partigiani ed appartenenti
al movimento di Cucchi e Magnani a partire dal 1948.
Il colloquio si e' tenuto a Roma nel gennaio 2000
con la redazione di "Voce Jugoslava" (VJ), che ha
effettuato la registrazione.

---

AA: ...Di queste questioni un esperto e' Maras
[Giuseppe], membro del Comitato esecutivo dell'ANPI.
Era amico personale di Tito e di Kardelj, e poi fu
anche amico di Mattei. Era il rappresentante delle
Brigate Verdi nell'ANPI, l'Associazione Nazionale
Partigiani d'Italia, e quindi conosce molto bene
la situazione di quel tempo, dei rapporti fra la
Resistenza fatta dagli italiani all'estero e quella
in Italia...

VJ: Voi la vostra Resistenza l'avete fatta a Roma?

AA: Si.

VJ: E la vostra vicenda jugoslava dunque e' degli
anni successivi? Da cosa nacque l'interesse per
la questione jugoslava?

AA: Fu a causa della Risoluzione del Cominform
contro la Jugoslavia [1948]. Praticamente, il
Cominform - che era un comitato di uffici dei
partiti comunisti, quello cioe' che sostitui'
il Comintern - dietro pressione della maggioranza
sovietica si pronuncio' contro la Jugoslavia,
dichiarandola "paese fuori campo", intendendo il
campo dei paesi socialisti.
Questo naturalmente genero' un isolamento della
Jugoslavia, sia dal punto di vista dei rapporti
con gli altri paesi comunisti sia nei confronti del
mondo occidentale, dove la Jugoslavia non era
assolutamente vista con occhio benevolo, era sempre
un paese comunista...

FF: Mah, praticamente la mia storia e' semplicissima -
e non c'entra niente mia moglie, io mia moglie l'ho
conosciuta a cose fatte...
Eravamo giovani comunisti, all'epoca, e dopo Stalin
per noi veniva Tito nella scala, chiamiamola cosi',
degli eroi, dei combattenti antifascisti. E, ad un
certo momento, sentire dall'oggi al domani, dalla sera
alla mattina, che Tito non era un eroe antifascista
che aveva combattuto eroicamente, ma era
nientepopodimeno che una spia dell'America, una spia
della Gestapo, il colpo fu talmente evidente che molti
di noi dubitaroro e dissero: vogliamo vedere, vogliamo
capire, vogliamo approfondire...
Bastarono queste parole perche' io venissi radiato
dal Partito Comunista - non espulso, radiato: la
differenza era che gli espulsi non potevano rientrare,
i radiati potevano rientrare.

AA: E con noi anche due deputati del Parlamento
italiano, Cucchi e Magnani, due deputati comunisti.

FF: ...dei quali uno medaglia d'oro della Resistenza!

VJ: La loro posizione critica rispetto al Cominform
forse era legata anche ad esperienze della guerra
partigiana in Jugoslavia?

FF: Magnani partecipo' alla Resistenza in Jugoslavia
nella Divisione Italia. Lui passo', l'8 settembre,
dall'esercito italiano ai partigiani di Tito. Parlo
di Valdo Magnani, che poi era nientepopodimeno che
il segretario della Federazione PCI di Reggio Emilia,
ed era legato a Togliatti: era cugino della Nilde
Iotti, ed uno dei pupilli di Togliatti. Infatti non
appena Magnani accenno' - seguito da Cucchi e da
altri fra cui Libertini, ad esempio: Lucio Libertini
- l'intenzione di fare questo movimento che in effetti
si costitui' e si chiamo' Movimento dei Lavoratori
Italiani, vennero espulsi con ignominia...

AA: Fu una sera, a Piazza della Fontanella Borghese...

FF: Si, furono espulsi da Togliatti, che li indico' in
questo modo: "Anche il migliore destriero - riferendosi
al Partito Comunista - nel suo crine ha dei pidocchi".
Cioe', Valdo Magnani e Aldo Cucchi - ed anche noi! -
erano dei pidocchi che avevano cavalcato sulla criniera
di questo cavallo magnifico che era il PCI... Fu una
lotta terribile...

VJ: Che storia ebbe questo Movimento dei Lavoratori
Italiani?

FF: Il Movimento dei Lavoratori Italiani ebbe una
bella storia, perche' vi aderirono elementi come
Lucio Libertini, per esempio, che poi ebbe tutta una
storia nella Rifondazione Comunista e fu fino all'ultimo
Senatore della Repubblica, Carlo Andreoni, Cocconi,
e tutta una serie di partigiani... Questo movimento
partecipo' alle elezioni del 1953, le famose elezioni
della "legge truffa", e con il suo mezzo milione di voti
impedi' che la legge truffa passasse, perche' se quel
mezzo milione non avesse votato, molto probabilmente
la legge truffa sarebbe passata. Con una maggioranza
del 51 virgola qualcosa per cento la legge non passo'...

VJ: Dunque il movimento ebbe una rappresentanza
parlamentare?

FF: La rappresentanza parlamentare era costituita da
Valdo Magnani e da Cucchi, che erano tutti e due
deputati al Parlamento Italiano e passarono con
questo Movimento.

VJ: Furono eletti nelle liste del Movimento Lavoratori
Italiani?

FF: No, erano stati eletti nelle liste del Partito
Comunista, ma passarono a capo di questo movimento.
Parliamo del 1951-1953. Poi, successivamente, credo
che questo movimento si trasformo' in Unione dei
Socialisti Italiani... Vi aderirono dei giovani elementi
come Nicola Caracciolo, Carocci (lo storico), insomma
dei giovani, come noi, classe 1928-1929, grossi elementi,
un bel fiorire di personaggi...

AA: C'era anche un giornale, si chiamava "Il Risorgimento
Socialista".

FF: Poi, man mano, questo movimento si liquefece,
soprattutto in seguito alla morte di Stalin ed al
riavvicinamento tra l'Unione Sovietica e la Jugoslavia,
quando Krusciov ando' a Belgrado e disse: "Abbiamo
sbagliato", anzi: lui dette le colpe a Molotov e Beria,
e quest'ultimo nel frattempo era gia' morto, e quindi
poteva prendersi anche quelle colpe...

AA: Poi ci fu il XX Congresso, e la denuncia dei
crimini di Stalin. Ma in realta' si puo' dire che
questa denuncia aveva gia' avuto inizio proprio con
la rottura tra la Jugoslavia ed il Cominform, perche'
gia' allora avevano incominciato a porsi tutta una
serie di questioni: ed a livello internazionale
incominciarono ad uscire anche notizie dall'Unione
Sovietica, notizie che i compagni comunisti italiani
ben conoscevano, Togliatti in testa, degli errori che
si commettevano in Unione Sovietica, degli eccessi
di potere, eccetera.

FF: Comunque voglio dire una cosa: il coraggio che
ebbe allora Tito di ribellarsi per primo - come paese
comunista, come partito comunista - a quello che era il
diktat di Stalin, fu immenso, perche' ai confini della
Jugoslavia di allora c'erano venti Divisioni della
Unione Sovietica, armatissime, dunque non era stato
tanto semplice. E ricordo che quando io andai in
Jugoslavia, alla fine del 1950, li' tutte le notti e
tutte le sere erano attacchi su attacchi alla frontiera,
camuffati da scontri fra pattuglie, ma erano tentativi
veri e propri di entrare in Jugoslavia - da Romania,
Ungheria, Bulgaria... Tutte le notti era un continuo
sparare, da una parte e dall'altra: la Jugoslavia si
difese, e si difese bene.

VJ: Un altro confine molto "caldo" era quello fra Italia
e Jugoslavia...

FF: ...il cosiddetto "Territorio Libero di Trieste"
(TLT)...

VJ: ...che era sotto amministrazione alleata, diviso
in zona A e zona B. Per 40 giorni, immediatamente alla
fine della guerra, Trieste era stata sotto amministrazione
jugoslava, poi era diventata protettorato internazionale,
con tutto l'entroterra, con il nome di TLT.

FF: In quella occasione si rischio' la terza guerra
mondiale!

VJ: Quale fu la vicenda dei comunisti a Trieste?

FF: I comunisti a Trieste si divisero in ala stalinista,
con a capo Vittorio Vidali, ed ala non-stalinista, che
includeva tutti quelli che non erano d'accordo con Vidali.
C'era una senatrice, alcuni deputati, c'era la minoranza
slovena e tutto un gruppo che combatteva al 100 per 100...

VJ: Localmente si formo' la cosiddetta "Unione Antifascista
Italo-Slovena" (UAIS), la quale presumibilmente aveva
rapporti con il movimento di Cucchi e Magnani.

FF: Certamente: erano tutti movimenti, posizioni anti-
cominformiste. Fu una lotta durissima, che causo'
scissioni anche all'interno della Jugoslavia, poiche'
all'interno della Jugoslavia ci fu un movimento - che
era minoranza ma era comunque evidente - di comunisti
jugoslavi che si schierarono contro Tito, contro Kardelj,
contro Rankovic e contro Djilas. Li' ci fu una lotta
molto aspra, tra la maggioranza dei comunisti jugoslavi
appoggiati dalla stragrande maggioranza della popolazione
jugoslava, sia serba che croata o di altre zone, e questo
piccolo gruppo di cominformisti che poi avevano la loro
rappresentanza in due uomini dell'ufficio politico del
Partito Comunista Jugoslavo, l'uno croato, l'altro non
ricordo, comunque due personalita' importanti. C'erano
poi alcuni membri dell'Armata Jugoslava, ad esempio
Jovanovic, che erano pro-Cominform, cioe' pro-Stalin e
pro Unione Sovietica, e li' ci fu una lotta asprissima
all'interno del Partito Comunista Jugoslavo.

[Tra gli episodi piu' noti di questa lotta ricordiamo
la creazione del campo di prigionia dell'Isola Calva
(Goli Otok), nel quale furono rinchiusi migliaia di
comunisti, anche italiani, e sospette spie]

VJ: Ma la risoluzione del Cominform a parer vostro
che motivazioni poteva avere? C'era una diversa
impostazione rispetto alle questioni strategiche, in
particolare quelle relative all'area balcanica, che
determino' la rottura fra Tito e Stalin?
Kardelj, in un suo libro, spiego' in seguito che il
contrasto esisteva gia' in qualche maniera dai
tempi della II Guerra Mondiale, perche' Stalin
chiedeva a Tito ed alla Resistenza jugoslava di
cedere rispetto ad alcune questioni, per
tranquillizzare gli alleati angloamericani. Questi
ultimi, soprattutto Churchill, insistevano perche'
i monarchici e Mihajlovic, con il suo movimento dei
"cetnici", fossero poi parte integrante nel processo
di ricostruzione dello Stato jugoslavo; viceversa
i partigiani e Tito in testa, coscienti della loro
propria forza e della possibilita' reale di costruire
una Jugoslavia assolutamente indipendente e socialista,
rifiutarono la collaborazione.

FF: Diciamo che c'era ancora di piu': Mosca, cioe' il
governo russo, era stato il primo governo a riconoscere
la vecchia Jugoslavia, la Jugoslavia del Re, tant'e'
vero che l'Ambasciata a Mosca [durante la guerra] era
l'Ambasciata del Regno di Jugoslavia, non era una
rappresentanza del movimento partigiano - e questo fu
il primo punto. Poi venne costituito un governo
Tito-Subasic: Subasic era il rappresentante del governo
in esilio a Londra, monarchico. Questo governo venne
costituito, ma poi non resse, perche' venne fuori tutta
una serie di collaborazioni, addirittura di tradimenti,
da parte di Mihajlovic in particolare, che [nella fase
finale del conflitto] non solo non aveva combattuto
contro i tedeschi, ma aveva combattuto contro i
partigiani jugoslavi.

VJ: Eppure questi problemi nel 1948 dovevano essere
stati superati. Quale fu allora la dinamica della
rottura violenta?

AA: Probabilmente le origini sono da collocare a
Yalta, nella spartizione che fu fatta a Yalta fra i
quattro "grandi". In pratica, all'Unione Sovietica
in quella occasione fu attribuita una sua area di
predominio, e in questa era compresa anche la
Jugoslavia, quindi l'URSS dettava le condizioni ai
paesi che facevano parte di questa alleanza, facendo
soprattutto attenzione di attenersi a quanto deciso
a Yalta, per non pestare i piedi...
La Grecia, per esempio, dove c'era un forte movimento
partigiano, che era capeggiato da Marcos - ricordo
le due formazioni greche, le Am e le Ras (?), molto
potenti, che avevano contribuito in maniera decisiva
alla Liberazione della Grecia dai tedeschi e dai
fascisti - furono sconfessate da Mosca, e trovarono
invece l'appoggio della Jugoslavia, e solo dalla
Jugoslavia! Marcos fu addirittura prelevato, portato
a Mosca - poi non se ne e' piu' parlato. Al suo posto
arrivo' Zachariades (?), che praticamente liquido' il
movimento di resistenza... Loro, queste due grosse
formazioni, si ritirarono sul monte Gramos (?), decise
a continuare la Resistenza, ma furono liquidate poi da
questo intervento dell'Unione Sovietica, in un territorio
fuori dalla sua sovranita', nel quale un movimento
comunista poteva creare qualche problema e mettere in
discussione quello che era stato gia' "spartito" a Yalta.
La Jugoslavia rientrava in questa spartizione. La
Jugoslavia non ha accettato, in pratica, di diventare
un paese satellite, soprattutto come lo erano la Bulgaria,
la Romania, l'Ungheria... ma perche'? Perche' la
Jugoslavia aveva avuto un movimento di resistenza talmente
forte, talmente grande, talmente sentito - tanto da
arrivare fino a Trieste! - che non accettava passivamente
questa posizione subordinata, subalterna all'Unione
Sovietica.

VJ: E la questione della "Federazione Balcanica"? E'
vero che c'era un progetto di Tito di includere in una
grande federazione anche l'Albania, e la Bulgaria?

FF: A dire il vero in un primo momento Stalin incito'
Tito ad occupare l'Albania, per farne la settima
repubblica della federazione jugoslava. Questo all'inizio;
in un secondo tempo, quando i russi si accorsero che
questo progetto stava andando avanti - specialmente
grazie alla partecipazione di Dimitroff [il leader
comunista bulgaro], che era d'accordo a creare questa
federazione balcanica, allora Stalin intervenne brutalmente
dicendo: voi non potete dire ne' fare niente, chi puo'
decidere e fare sono soltanto io. E quindi azzero'
qualsiasi progetto di federazione balcanica. Ma i motivi
furono certamente tanti: ad esempio quello della
colonizzazione della Jugoslavia... L'Unione Sovietica
aveva predisposto una serie di interventi di militari,
di ufficiali, e di tecnici o di specialisti, e
praticamente questi funzionari e questi militari presenti
all'interno della Jugoslavia ne erano a tutti gli effetti
i padroni. Ad un certo momento, Tito ed il partito
comunista jugoslavo dissero: basta, fuori, andatevene
via. Ebbe questo coraggio, e Stalin li minaccio': se
io muovo un dito, dopo un momento la Jugoslavia non
esiste piu'. Malgrado la minaccia, Tito ebbe coraggio e,
come a poker, disse: vediamo, vediamo queste carte... E
Stalin non si mosse.

AA: ...Stavolta invece la minaccia di distruzione e'
arrivata da Clinton, e finche' ha potuto la Jugoslavia
ha resistito.

FF: Clinton e' stato peggio di Stalin... Ma Clinton e'
una figura nemmeno paragonabile a Stalin, come statura
politica...
In fondo, minacce contro la Jugoslavia sono arrivate
da tre parti: due sono riuscite solo parzialmente e
una non e' riuscita per niente. Prima la minaccia di
Hitler, con l'attacco aereo su Belgrado [6 aprile 1941],
con circa 7000 morti in un solo bombardamento con gli
Stukas, e poi con l'occupazione; poi Stalin con queste
minacce; e poi Clinton con il suo gruppo, che va dalla
Albright fino a D'Alema. D'Alema ha grande responsabilita',
perche' ha dato le basi, ha dato l'appoggio dell'Italia,
ha fornito tutta la sponda logistica dell'attacco
terroristico contro la Jugoslavia. Senza l'Italia non
si sarebbe potuto fare questo attacco, ne' da Londra,
ne' da Parigi, basta guardare la carta geografica.
Questa e' la realta', e questo e' quello che ci brucia
dentro...


[Intervista, trascrizione e note a cura della redazione
di "Voce Jugoslava" su Radio Citta' Aperta -
http://www.radiocittaperta.it]

MILEVA EINSTEIN-MARIC: A BIOGRAPHY

> http://www.dipmat.unipg.it/~bartocci/ep4/ep4maric.htm

CAPO DELL'OSCE ABBANDONA PRISTINA SENZA PAGARE LA PIGIONE

L'ex capo della missione OSCE in Kosmet, Dan Everts,
e' debitore dei due terzi dell'affitto della abitazione
da lui utilizzata a Pristina nei mesi di permanenza.
Secondo la proprietaria dell'appartamento - una serba
fuggita dalla provincia in seguito alle pressioni dei
nazionalisti albanesi - Everts non ha corrisposto
quanto da lei richiesto e si e' a tutti gli effetti
autoridotto la pigione.

OSZE-Chef verläßt Pristina mit Mietschulden

PRISTINA, 14.Dezember 2001. Der ehemalige
Chef der OSZE-Mission in der serbischen
Provinz Kosovo und Metochien, Dan Everts,
hat für die von ihm während seiner Amtszeit
benutzte Wohnung zwei Drittel der Miete
nicht bezahlt. Die Besitzerin der Wohnung,
eine von Albanern vertriebene Serbin,
erhielt zwar eine Zahlung von Everts,
allerdings in einer Höhe die dieser selbst
festgelegt hatte, und welche nur etwa einem
Drittel der realistischen Miete entsprach.

STIMME KOSOVOS (AMSELFELD NEWSLETTER 14.12.2001 -
http://www.amselfeld.com)

CAPO DELL'OSCE ABBANDONA PRISTINA SENZA PAGARE LA PIGIONE

L'ex capo della missione OSCE in Kosmet, Dan Everts,
e' debitore dei due terzi dell'affitto della abitazione
da lui utilizzata a Pristina nei mesi di permanenza.
Secondo la proprietaria dell'appartamento - una serba
fuggita dalla provincia in seguito alle pressioni dei
nazionalisti albanesi - Everts non ha corrisposto
quanto da lei richiesto e si e' a tutti gli effetti
autoridotto la pigione.

OSZE-Chef verläßt Pristina mit Mietschulden

PRISTINA, 14.Dezember 2001. Der ehemalige
Chef der OSZE-Mission in der serbischen
Provinz Kosovo und Metochien, Dan Everts,
hat für die von ihm während seiner Amtszeit
benutzte Wohnung zwei Drittel der Miete
nicht bezahlt. Die Besitzerin der Wohnung,
eine von Albanern vertriebene Serbin,
erhielt zwar eine Zahlung von Everts,
allerdings in einer Höhe die dieser selbst
festgelegt hatte, und welche nur etwa einem
Drittel der realistischen Miete entsprach.

STIMME KOSOVOS (AMSELFELD NEWSLETTER 14.12.2001 -
http://www.amselfeld.com)

(Note: Antiwar.com is an American conservative web site,
nevetheless it opposes Western interventions in the Balkans)

> http://www.antiwar.com/malic/pf/p-m122001.html

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

December 20, 2001

A Trojan Horse in Belgrade
Beware Imperial Bureaucrats Bearing Gifts

Timeo Danaos et dona ferentes (tr.).


- Virgil, The Aeneid, 2:49

As 2001 draws to a close, so does a circle of
destruction in the Balkans
that began over a decade ago. From its role as an
all-too-partisan observer in the
beginnings of the Yugoslav crisis, the Empire has
gradually asserted itself as the maker and
breaker of kings and nations.

A decade after it set the rules for Yugoslavia's
bloody destruction, Europe is back at the end
of the beginning, trying to "mediate" the
survival of Yugoslavia's last remnant. Its
envoy is no other than Javier Solana, the Bomber of
Belgrade and Murderer of Macedonia. If
Macedonia's experience is anything to go by, where
Solana goes, Ambassador James Pardew cannot be
far behind. And though the United States currently
seems preoccupied with events farther East, it can hardly
miss an opportunity to crown its conquests in the
Balkans by finally subjugating Serbia.

UNNECESSARY MEDDLING

Vexing as it is that the leaders of Serbia - "reformist"
or not - even contemplate, let alone enthusiastically welcome,
the presence of NATO's erstwhile leader while
the Alliance still occupies a large chunk of Serbian
territory, the truly befuddling characteristic of recent talks
in Belgrade is that they were absolutely unnecessary.

Namely, in late October, Montenegro's secession-minded
chieftain met with his Belgrade counterparts and all agreed
that the issue of Yugoslavia's survival should
be put to a referendum (Reuters, Oct. 26). So persistent
was Milo Djukanovic's refusal to talk anything but
independence, that both Zoran Djindjic and Vojislav
Kostunica agreed (a rare enough event) that further
talks would be a waste of time. Perhaps they counted
on data indicating that Djukanovic could not win the
referendum unless he resorted to some heavy cheating.

God forbid, however, that anyone in the European Union's
sphere of influence dares achieve a mutually agreeable
settlement on any issue without the guidance of
Brussels bureaucrats. Their subjects might even
get the idea that existence without a mammoth transnational
state apparatus might be possible! On cue, the EU and
Solana got involved in a "new bid" to prevent the
"breakup" of Yugoslavia.

CURIOUSER AND CURIOUSER

It is possible that all three leaders completely forgot
about Europe's "bid" of similar nature some ten years ago,
or that they drew completely wrong conclusions
about Solana's "mediation" services in Macedonia.
Quite possibly, their vanities might have been flattered
by the European Union's attention to their internal power
squabble - though none seems to have paused to wonder as
to the motive behind this sudden curiosity. Yet none of
this explains why all three leaders promptly
forgot the agreement they had achieved and restarted
the talks that - quite predictably - stalled the same
way as before. These days, the oft-mentioned definition
of insanity - doing the same thing over and over
expecting a different result - seems to apply perfectly.

THE LOGIC OF LUNACY

Only when considering the pattern of Imperial interference
developed over the past decade does this kind of behavior
gain some inner pretense of logic. Left to their
own devices, chieftains of Balkans principalities
would likely have found some sort of modus vivendi to stave
off the original Yugoslavia's collapse in 1991 - for
they knew better than anyone the balance of power
in the region and the price of armed conflict. That
logic, however, ceased to apply the moment a powerful
outside force (whether the EU, the UN, NATO or
the US) got involved. At that point, all diplomatic,
propaganda and war effort went into enlisting that
force on one's own side, thus altering the balance of
power.

Croatia, Bosnia-Herzegovina, Kosovo and Macedonia
are living testaments that this strategy has been
effective, just as their dependent, corrupt
societies bear witness to the high price of currying
Imperial favor.

APPETITE FOR CORRUPTION

Apparently, Montenegro's Djukanovic initiated the latest
round of this "sycophant diplomacy" by declaring that he
would gladly renew the talks under Solana's
guidance. Why he did so is still a mystery,
however, since he had a better chance of seceding if
the EU - which officially opposes Montenegro's secession -
had been kept out of the deal.

Solana knew exactly which buttons to push in the case of
Serbia's eagerly pro-Imperial Prime Minister. Desperately
needing money to maintain a state apparatus,
and through it control all aspects of life in
Serbia, Djindjic was easily persuaded by the promise
of new IMF funding - and the threat that it could be
withheld. Only Kostunica was reportedly reluctant to
embrace the new talks - probably wondering about their
purpose. However, experience of the past year indicates
he will cave in after a while.

Djindjic and Djukanovic are two of a kind in many ways.
Both lack true popular support for governing, and rely
instead on the repressive state apparatus. It, in turn,
needs to be fed by money that in both cases comes
from the outside - the Empire, to be precise. Both are
being blackmailed by threats that the trough will run dry
unless they remain compliant, but both know that
turning off the spigots completely would deprive the
Empire of leverage and is thus extremely unlikely. As
a result, they both endeavor to make the best of the
bargain, while the Empire gives them just enough to
remain in power.

USE IT OR LOSE IT

The real enigma in this tragic trinity is Kostunica. He
may have been the poster-boy of the ragtag coalition that
forced Milosevic to abdicate power in October
2000, but he quickly found himself playing second
fiddle to the ruthless and much more ambitious Djindjic.
Having used Kostunica's popularity to become Serbia's
Prime Minister, Djindjic proceeded to seize the
reins of power both in the Serbian and - through allies -
the federal government.

Much has been written here about Djindjic's machinations,
his disregard for the law, the courts, the Constitution,
and even the rules of political conduct. Yet every
time Kostunica could have confronted him, he chose not
to. Now Djindjic controls all the levers of power in Serbia
and Yugoslavia, leaving Kostunica only in control of the
military, which is immobilized by the constant threat of
war crimes indictments from the Hague Inquisition
- which in turn has made no secret of preferring Djindjic
over Kostunica.

Keeping in mind Lord Acton's maxim that power corrupts,
Kostunica forgot that he was - for better or worse - already
in power, and had to use it to the best of his conscience
or lose it entirely. Kostunica's fear of possible abuse
of power immobilized him; he chose not to act when action
was called for. This allowed someone with less moral fiber
(but more determination) to usurp and abuse the power in
a very real way, thus ironically vindicating Lord
Acton's dictum.

OF A LARGE WOODEN HORSE

So far, the "negotiations" in Belgrade have exhibited a
typical pattern of Imperial meddling into affairs the
local leaders have been perfectly capable of settling
peacefully on their own. They join the long history of
such sinister interference, from the most recent "peace
talks" in Macedonia to the ill-fated "Conference on
Yugoslavia" of the early 1990s. No one has yet bothered
to wonder why the EU is so enthusiastic about supposedly
preserving Yugoslavia now, when for the past ten years
it has been enthusiastic about its destruction.

It has long been said that the Balkans needed democracy to
prosper. Yet democracy - in its pure, unadulterated form (mob
rule) not yet hidden by the elaborate façade of propriety
developed in the Empire - is largely responsible for
the nations of former Yugoslavia and elsewhere being afflicted
with leaders interested solely in amassing power and personal
gain, all too willing to curry Empire's
favor in order to triumph in avoidable conflicts.

Thus deluded, it is easy for them to ignore the prophetic
warning of a war long ago, in a place not so far away:
"Beware of Greeks bearing gifts." Though in this case
the "Greek" is actually a Spaniard acting on behalf of
the European part of the Empire, his superfluous "gift" is
nonetheless a great wooden horse, in whose belly
who knows what deadly perils lie.

(Note: Antiwar.com is an American conservative web site,
nevetheless it opposes Western interventions in the Balkans)

> http://www.antiwar.com/malic/pf/p-m122001.html

Balkan Express
by Nebojsa Malic
Antiwar.com

December 20, 2001

A Trojan Horse in Belgrade
Beware Imperial Bureaucrats Bearing Gifts

Timeo Danaos et dona ferentes (tr.).


- Virgil, The Aeneid, 2:49

As 2001 draws to a close, so does a circle of
destruction in the Balkans
that began over a decade ago. From its role as an
all-too-partisan observer in the
beginnings of the Yugoslav crisis, the Empire has
gradually asserted itself as the maker and
breaker of kings and nations.

A decade after it set the rules for Yugoslavia's
bloody destruction, Europe is back at the end
of the beginning, trying to "mediate" the
survival of Yugoslavia's last remnant. Its
envoy is no other than Javier Solana, the Bomber of
Belgrade and Murderer of Macedonia. If
Macedonia's experience is anything to go by, where
Solana goes, Ambassador James Pardew cannot be
far behind. And though the United States currently
seems preoccupied with events farther East, it can hardly
miss an opportunity to crown its conquests in the
Balkans by finally subjugating Serbia.

UNNECESSARY MEDDLING

Vexing as it is that the leaders of Serbia - "reformist"
or not - even contemplate, let alone enthusiastically welcome,
the presence of NATO's erstwhile leader while
the Alliance still occupies a large chunk of Serbian
territory, the truly befuddling characteristic of recent talks
in Belgrade is that they were absolutely unnecessary.

Namely, in late October, Montenegro's secession-minded
chieftain met with his Belgrade counterparts and all agreed
that the issue of Yugoslavia's survival should
be put to a referendum (Reuters, Oct. 26). So persistent
was Milo Djukanovic's refusal to talk anything but
independence, that both Zoran Djindjic and Vojislav
Kostunica agreed (a rare enough event) that further
talks would be a waste of time. Perhaps they counted
on data indicating that Djukanovic could not win the
referendum unless he resorted to some heavy cheating.

God forbid, however, that anyone in the European Union's
sphere of influence dares achieve a mutually agreeable
settlement on any issue without the guidance of
Brussels bureaucrats. Their subjects might even
get the idea that existence without a mammoth transnational
state apparatus might be possible! On cue, the EU and
Solana got involved in a "new bid" to prevent the
"breakup" of Yugoslavia.

CURIOUSER AND CURIOUSER

It is possible that all three leaders completely forgot
about Europe's "bid" of similar nature some ten years ago,
or that they drew completely wrong conclusions
about Solana's "mediation" services in Macedonia.
Quite possibly, their vanities might have been flattered
by the European Union's attention to their internal power
squabble - though none seems to have paused to wonder as
to the motive behind this sudden curiosity. Yet none of
this explains why all three leaders promptly
forgot the agreement they had achieved and restarted
the talks that - quite predictably - stalled the same
way as before. These days, the oft-mentioned definition
of insanity - doing the same thing over and over
expecting a different result - seems to apply perfectly.

THE LOGIC OF LUNACY

Only when considering the pattern of Imperial interference
developed over the past decade does this kind of behavior
gain some inner pretense of logic. Left to their
own devices, chieftains of Balkans principalities
would likely have found some sort of modus vivendi to stave
off the original Yugoslavia's collapse in 1991 - for
they knew better than anyone the balance of power
in the region and the price of armed conflict. That
logic, however, ceased to apply the moment a powerful
outside force (whether the EU, the UN, NATO or
the US) got involved. At that point, all diplomatic,
propaganda and war effort went into enlisting that
force on one's own side, thus altering the balance of
power.

Croatia, Bosnia-Herzegovina, Kosovo and Macedonia
are living testaments that this strategy has been
effective, just as their dependent, corrupt
societies bear witness to the high price of currying
Imperial favor.

APPETITE FOR CORRUPTION

Apparently, Montenegro's Djukanovic initiated the latest
round of this "sycophant diplomacy" by declaring that he
would gladly renew the talks under Solana's
guidance. Why he did so is still a mystery,
however, since he had a better chance of seceding if
the EU - which officially opposes Montenegro's secession -
had been kept out of the deal.

Solana knew exactly which buttons to push in the case of
Serbia's eagerly pro-Imperial Prime Minister. Desperately
needing money to maintain a state apparatus,
and through it control all aspects of life in
Serbia, Djindjic was easily persuaded by the promise
of new IMF funding - and the threat that it could be
withheld. Only Kostunica was reportedly reluctant to
embrace the new talks - probably wondering about their
purpose. However, experience of the past year indicates
he will cave in after a while.

Djindjic and Djukanovic are two of a kind in many ways.
Both lack true popular support for governing, and rely
instead on the repressive state apparatus. It, in turn,
needs to be fed by money that in both cases comes
from the outside - the Empire, to be precise. Both are
being blackmailed by threats that the trough will run dry
unless they remain compliant, but both know that
turning off the spigots completely would deprive the
Empire of leverage and is thus extremely unlikely. As
a result, they both endeavor to make the best of the
bargain, while the Empire gives them just enough to
remain in power.

USE IT OR LOSE IT

The real enigma in this tragic trinity is Kostunica. He
may have been the poster-boy of the ragtag coalition that
forced Milosevic to abdicate power in October
2000, but he quickly found himself playing second
fiddle to the ruthless and much more ambitious Djindjic.
Having used Kostunica's popularity to become Serbia's
Prime Minister, Djindjic proceeded to seize the
reins of power both in the Serbian and - through allies -
the federal government.

Much has been written here about Djindjic's machinations,
his disregard for the law, the courts, the Constitution,
and even the rules of political conduct. Yet every
time Kostunica could have confronted him, he chose not
to. Now Djindjic controls all the levers of power in Serbia
and Yugoslavia, leaving Kostunica only in control of the
military, which is immobilized by the constant threat of
war crimes indictments from the Hague Inquisition
- which in turn has made no secret of preferring Djindjic
over Kostunica.

Keeping in mind Lord Acton's maxim that power corrupts,
Kostunica forgot that he was - for better or worse - already
in power, and had to use it to the best of his conscience
or lose it entirely. Kostunica's fear of possible abuse
of power immobilized him; he chose not to act when action
was called for. This allowed someone with less moral fiber
(but more determination) to usurp and abuse the power in
a very real way, thus ironically vindicating Lord
Acton's dictum.

OF A LARGE WOODEN HORSE

So far, the "negotiations" in Belgrade have exhibited a
typical pattern of Imperial meddling into affairs the
local leaders have been perfectly capable of settling
peacefully on their own. They join the long history of
such sinister interference, from the most recent "peace
talks" in Macedonia to the ill-fated "Conference on
Yugoslavia" of the early 1990s. No one has yet bothered
to wonder why the EU is so enthusiastic about supposedly
preserving Yugoslavia now, when for the past ten years
it has been enthusiastic about its destruction.

It has long been said that the Balkans needed democracy to
prosper. Yet democracy - in its pure, unadulterated form (mob
rule) not yet hidden by the elaborate façade of propriety
developed in the Empire - is largely responsible for
the nations of former Yugoslavia and elsewhere being afflicted
with leaders interested solely in amassing power and personal
gain, all too willing to curry Empire's
favor in order to triumph in avoidable conflicts.

Thus deluded, it is easy for them to ignore the prophetic
warning of a war long ago, in a place not so far away:
"Beware of Greeks bearing gifts." Though in this case
the "Greek" is actually a Spaniard acting on behalf of
the European part of the Empire, his superfluous "gift" is
nonetheless a great wooden horse, in whose belly
who knows what deadly perils lie.

CROAZIA: POLEMICHE PER INSEGNAMENTO RELIGIONE IN ASILI

(ANSA) - ZAGABRIA, 14 DIC - L'introduzione dell'insegnamento
della religione negli asili infantili sta suscitando
polemiche nel governo, nel parlamento e nell'opinione
pubblica della Croazia. L'introduzione dell'insegnamento e'
stata chiesta dalla Chiesa cattolica croata in base all'accordo
tra il governo di Zagabria e il Vaticano firmato nel 1998
in occasione della seconda visita in Croazia di Giovanni Paolo II.
La legge sara' rinviata ad una seconda lettura nel parlamento
perche' il primo esame ha portato a un nulla di fatto. Sono
contrari quasi tutti i partiti di maggioranza del governo di
centrosinistra tranne il Partito dei contadini (Hss). E'
favorevole invece la Comunita' democratica croata, Hdz, il
partito fondato dall'ex presidente Franjo Tudjman che ha firmato
nel 1998 l'accordo con il Vaticano. In base a quell'accordo la
religione viene gia' insegnata nelle scuole elementari e
superiori. Anche la gran parte dei giornali si e' espressa contro.
Il settimanale 'Globus' in un sondaggio evidenzia che il 53%
degli intervistati e' contrario. Il principale argomento usato
dal settimanale e' che si tratterebbe di una discriminazione
religiosa contro chi professa altre confessioni, come i
serbo-ortodossi e i musulmani, e anche contro i non credenti.
''Penso che uno stato moderno debba essere laico - ha dichiarato
lo scrittore Predrag Matvejevic a Globus - questo non esclude i
diritti religiosi, ma non deve escludere i diritti degli
agnostici e degli atei''. Secondo un commento pubblicato
sull'ultimo numero del giornale ufficiale della Chiesa
cattolica 'Glas koncila' si tratta di ''una campagna agressiva
e sistematica da parte dei media'' contro la Chiesa cattolica.
''E' ovvio che si tratta di una campagna orchestrata da
comunisti e volgari marxisti''. (ANSA). COR*VD
14/12/2001 19:04








> http://www.ansa.it/balcani/croazia/20011214190432078163.html

Na SRPSKOHRVATSKOM:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1458
In ITALIANO:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1463
In ENGLISH:
> http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/message/1458

See also:
http://www.icdsm.com/
http://www.free-slobo.de/

=*=

Le président Slobodan Milosevic à La
Haye, le 11 décembre 2001

(texte complet):

SLOBODAN MILOSEVIC

[Après la lecture de l'acte d'«accusation» à propos
de la Bosnie et de l'Herzégovine]

Je tiens à vous dire que ce texte minable
que nous venons d'entendre est la
dernière des absurdités. J'estime avoir
bien mérité de la paix en Bosnie, et
non de la guerre. La responsabilité de
cette guerre réside au sein des
puissances qui ont démembré la
Yougoslavie et chez leurs agents en
Yougoslavie. Elle n'est pas imputable à
la Serbie, ni non plus au peuple
serbe ou à la ligne politique serbe. Il
s'agit ici d'une tentative. [A cet
endroit précis du discours, le micro a
été coupé]

SLOBODAN MILOSEVIC

[Au cours du débat sur le regroupement
des « accusations »]

Tout ce que nous avons entendu
aujourd'hui à propos des prétendues
poursuites ne confirment qu'une chose,
c'est que leurs intentions se
trompent totalement de cible, mais, afin
qu'on ne coupe pas le micro une
fois de plus, je m'en tiendrai aux seuls
arguments qui répondent à votre
question.

La raison pour laquelle on tient tant à
«regrouper» ces fausses
accusations me semblent on ne peut plus
évidentes. Elle réside dans le 11
septembre. On compte bien détourner
l'attention des accusations dont je fais
l'objet à propos du Kosovo, du fait que
ces accusations soulèvent
inévitablement la question de la
collaboration de l'administration Clinton
avec les terroristes au Kosovo, y compris
l'organisation de Bin Laden.

Secundo, pour en revenir à ce que nous
avons entendu aujourd'hui, ces
personnes sont conscientes de ce que, si
elles insistent sur le Kosovo,
elles ne peuvent - et ceci, sans même
tenir compte du fait que ce tribunal
est illégal - éviter de faire comparaître
devant cette même cour les
principaux responsables des crimes commis
contre mon pays et mon peuple, à
commencer par Clinton, Albright et Clark
et puis les autres, pas plus qu'
elles ne peuvent éviter l'apparition ici
de maints pacifistes dont les
activités et la coopération en vue de
rechercher réfutent les accusations -
je dirais même les accusations
monstrueuses - qui ont été faites ici.

Ainsi donc, leurs raisons pour tenter
d'«unifier», de «regrouper» ces
accusations sont totalement pragmatiques
et visent à protéger ceux qui ont
commis des crimes contre mon pays et ne
visent pas, comme ils le prétendent,
à garantir un procès honnête et efficace
puisqu'elles se soucient peu de
savoir si je vais me lasser ou pas. Je
vous ai dit naguère ce que je pense
de la question.

En ce qui concerne leur principal
argument, l'accusation prétendant que
nous étions animés du but de créer une
«Grande Serbie», cet argument peut être
très facilement infirmé et je pense
qu'aucune personne raisonnable n'oserait
recourir à tel argument, qu'ils ont
avancé comme base mythique de tous les
crimes. Personne ne devrait plus essayer
en aucune façon, désormais, d'imputer,
d'imposer ou d'abuser de cet argument.

Voici des faits irréfutables : Le 28
avril 1992, la République fédérale de
Yougoslavie était constituée. Le 28 avril
1992, c'est-à-dire avant le début
du conflit, avant que n'éclate la guerre
civile, l'Assemblée
constitutionnelle explicitait, dans son
document officiel, notre position:
à savoir que la République fédérale de
Yougoslavie ne nourrit de prétentions
territoriales au sujet d'aucune des
anciennes républiques yougoslaves. C'est
une preuve qui suffit absolument à
rejeter totalement l'absurdité qu'ils
essaient d'imputer.

J'aimerais également vous rappeler qu'au
tout début, en mai 1993, avec nos
efforts optimaux, le plan Vance-Owen fut
accepté et fut ensuite signé à
Athènes, y compris par des représentants
serbes. L'acceptation de ce plan
montre clairement que nous considérions
la paix comme l'objectif absolument
prioritaire, et d'une valeur inestimable,
pour tous les peuples de
Yougoslavie, et elle réfute également
cette idée qui ne tient que du mythe.

En fin de compte, au cours de ces dix
années en Yougoslavie, la vie
elle-même a entièrement infirmé ces
accusations de discrimination nationale
ou religieuse, puisque la République
fédérale de Yougoslavie est demeurée la
seule partie de l'ancienne Yougoslavie à
préserver son caractère
multinational et dans laquelle il n'y
avait pas de discrimination sur bases
nationales ou religieuses. Ces dix années
le confirment. La même chose vaut
pour le Kosovo. Peut-être ne le
savez-vous pas, mais le gouvernement de
la province autonome du Kosovo et de
Metohia, en 1998 et 1999 - c'est-à-dire
durant la guerre, jusqu'à ce que ceux qui
avaient commis l'agression
installent leurs mercenaires au pouvoir -
était constitué de Serbes, d'Albanais,
de Musulmans, de Turks, de
Goranis, De Roms et d'Egyptiens. Les
Serbes étaient une minorité, dans ce
gouvernement. Comment la notion selon
laquelle il existait des discriminations
nationales peut-elle se concilier
avec ce fait?

Notre délégation à Rambouillet était
composée de représentants de toutes ces
nationalités également. Comment cela
peut-il coller avec cette monstrueuse
imputation de discrimination nationale?
Savez-vous qu'en 1998, après dix
années de paix totale au Kosovo - dix
années au cours desquelles personne ne
fut tué, dix années au cours desquelles
personne ne fut arrêté, lorsque des
dizaines de journaux imprimés en albalais
pouvaient s'acheter à n'importe
quel coin de rue, lorsque l'éducation
dans les écoles primaires et
secondaires se faisait en albanais -
quand, après dix années, le terrorisme
éclata, organisé par les services secrets
étrangers provenant des exilés de
la mafia albanaise un peu partout en
Europe, nous constituâmes des forces
locales de police dans les villages
albanais, où les citoyens choisissaient
leurs policiers. Ils portaient des armes.
Tous étaient des Albanais
ethniques. Ces policiers albanais, ainsi
que des postiers albanais, des
notables albanais et d'autres Albanais
encore au sein de l'appareil d'Etat,
furent tous les cibles de menaces, de
tentatives de meurtres, d'assassinats
et de massacres directs, tous ces actes
ayant été commis par des terroristes
albanais.

En 1998, les terroristes albanais ont tué
plus d'Albanais que de Serbes. Il
convient de faire remarquer avant toute
chose que dans toutes nos structures
d'Etat, de même qu'au sein de notre Parti
socialiste, les proportions du
nombre de membres correspondaient
exactement aux taux de composition
ethnique de nos citoyens - il y avait des
Serbes, des Albanais, des Turcs,
des Hongrois, des Ruthéniens, des
Roumains, des Bulgares et tous les autres
aussi. Lequel de ces groupes aurait-il pu
être à même de présenter un
programme de discrimination nationale,
religieuse ou raciale, tel que celui
qu'on nous reproche ici?

Ces deux «accusations», concernant la
Croatie et la Bosnie, ont été
lancées expressément dans un seul but:
noyer l'«accusation» concernant le
Kosovo du fait que le simple fait de
parler du Kosovo signifierait déballer
ouvertement toute la question du
terrorisme - ceci, en dehors du fait
qu'il est clair qu'en Croatie et en Bosnie,
nous avons oeuvré en faveur de la
paix, et non de la guerre. Nous avons
assisté nos ressortissants afin de les
aider à survivre plutôt qu'à devenir,
comme ils le furent durant la Seconde
Guerre mondiale, les victimes d'un
génocide. Maintes fois, nous l'avons
déclaré publiquement, et moi même je l'ai
dit également, que nous voulions
la liberté de notre peuple dans les
territoires où ils vivaient depuis des
siècles. Mais, dans un même temps, ceci
ne devait pas se faire au détriment
de quelque autre peuple que ce fût.

L'exemple de la République fédérale de
Yougoslavie et de ses excellentes
relations inter-ethniques durant toute la
période des conflits, prouve ceci
de façon éclatante. Au cours du conflit
en Bosnie, aucun musulman ne fut
chassé de Serbie. Au cours du conflit en
Croatie, aucun Croate ne fut chassé
de Serbie. Mieux encore, au cours du
conflit de Bosnie - consultez donc les
rapports de l'UNHCR - plus de 70.000
réfugiés musulmans ont trouvé refuge en
Serbie. Quelle nation, quelles personnes
par dizaines de milliers, iraient
chercher refuge parmi ceux qui les ont
agressées?

Savez-vous qu'il y a plus de musulmans en
Serbie qu'en Bosnie et en
Herzégovine? Les musulmans en Bosnie et
en Herzégovine ont été poussés
dans ce désastre, de sorte que ces forces
de l'extérieur, se présentant
comme partisanes de musulmans, ont pu
masquer leur responsabilité dans la
mort de beaucoup plus de personnes - il
est ici question de millions de
musulmans - en vertu de leurs intérêts
qui sont de réduire le monde et d'instaurer
un nouveau colonialisme.

En particulier, je ne puis comprendre que
quelqu'un ose parler implicitement
du Kosovo, comme s'il s'agissait de
quelque chose qui se situe en dehors de
la Serbie. Le Kosovo, c'est la Serbie et
le Kosovo demeurera serbe, mais la
terrible situation que connaissaent le
Kosovo et la Métohie se poursuivra
tant que ces deux régions devront subir
une occupation illégale. Illégale
parce qu'elle a été rendue possible suite
aux violations de la résolution
1244 de l'ONU et du Conseil de sécurité.
Cette résolution envisage la
présence de forces de sécurité des
Nations unies. Cependant, les forces
occupant le Kosovo ont violé leur
autorisation émanant de l'ONU, y compris
en permettant que se poursuivent les
actes de barbarie perpétrés par les
terroristes albanais.

Des milliers de Serbes et autres
non-résidents albanais du Kosovo ont été
tués et enlevés, des dizaines de milliers
de domiciles serbes ont été
incendiés, plus d'une centaine d'églises
ont été incendiées ou détruites,
tout cela sous l'égide des forces
internationales qui sont venues là afin
de garantir la sécurité de tous.

Et, aujourd'hui, après ces élections
entièrement bidon, ces jolis
parlementaires serbes viennent en avion
de Belgrade pour faire leur boulot
de députés et se rendre sous escorte
militaire à l'intérieur de ce prétendu
parlement. Cette situation durera aussi
longtemps que durera l'occupation.
Une situation du même tonneau, sous
l'occupation turque, a duré 500 ans.
Celle-ci ne durera pas si longtemps et,
dès l'instant où elle se terminera,
le Kosovo repassera totalement sous
contrôle serbe et, ici, nous ne parlons
pas que du Kosovo, mais aussi de la
Serbie, puisque la Serbie, elle non
plus, ne tardera pas à être de nouveau
dirigée par des patriotes. Ce seront
également des patriotes qui dirigeront
dans d'autres pays, au lieu de ces
plans en vue d'un nouveau colonialisme et
de la mise en place d'une
collection de gouvernements fantoches.

Je pense que tout ce que nous avons
entendu aujourd'hui, et qui est en
totale contradiction avec la vérité, a
montré à quel point ces
«acusations» étaient fallacieuses. Je
ne puis les concevoir que comme une
déclaration de colère et une vengeance
pour le fiasco subi par l'OTAN dans
sa tentative d'occuper militairement la
Yougoslavie. Je puis vous dire que
je suis fier d'avoir commandé les forces
armées de Yougoslavie qui ont
arrêté l'OTAN, puisque ceci a montré
qu'un pays, même petit, animé d'une
forte volonté de défendre l'idée de
liberté et d'égalité des nations et des
peuples, peut réussir. Je suis ici en
guise de punition pour nous être
dressés contre le danger de la pire
tyrannie qui ait jamais menacé l'humanité.

Ce qu'en substance on peut tirer de ces
accusations n'est rien de plus que
la boue et la lie d'une guerre médiatique
de dix ans tendant à diaboliser à
la fois la Serbie et le peuple serbe, de
même que leur direction, et
moi-même, voire ma famille. Du fait que
la guerre médiatique a précédé la
guerre de fait et que, conformément à son
objectif, elle a convaincu l'opinion
publique de ce que nous étions
des salauds, sans même tenir compte
du fait que nous n'avons jamais fourni le
moindre élément sur lequel appuyer
de telles accusations.

Vous avez lu ici comment, le 6 avril
1992, l'Union européenne a reconnu la
Bosnie et l'Herzégovine. Ceci s'est fait
sous l'influence du ministre des
Affaires étrangères allemand de l'époque,
Hans Dietrich Genscher, parce que,
le 6 avril 1941 fut le jour où Hitler
lança sonattaque contre la Yougoslavie
et bombarda Belgrade. Il y avait la
volonté, ce faisant, de faire comprendre
que l'issue de la Seconde Guerre mondiale
avait changé. Je n'accuserais
jamais le peuple allemand d'avoir éprouvé
ce genre de désir, mais certains
hommes politiques y ont tenu à tout prix,
et ce sont ceux que nous avons
combattus ensemble. De cette façon, ces
hommes politiques ont engrangé une
revanche aux proportions plus grandes
encore, car ils ont réussi à nous tuer
en utilisant les bras de nos Alliés, les
Américains, les Anglais et les
Français, aux côtés de qui nous avions
combattu au cours de deux guerres
mondiales, et contre le même mal, encore.

(...)

Je vous ai déjà parlé de ma relation
vis-à-vis de ce tribunal. Qu'importe
que la juge Robinson prétende que mes
relations à cette cour n'a aucune
conséquence pour vous. Par conséquent, ce
que vous allez faire, c'est votre
travail, et je ne puis que vous dire que
chaque argument utilisé ici en vue
de «rassembler» les accusations est non
fondé, ne tient pas debout, n'est
pas correct et ne peut se justifier
d'aucune façon. Ainsi donc, les
arguments sont fallacieux, tout comme
l'est l'accusation, et vous ferez ce
qu'il vous plaira, c'est votre problème.

Nous avons entendu beaucoup d'arguments
contre l'idée soulevée par le
procureur. Tout ce qu'il ajoute, et cela
va devenir de plus en plus évident
au fur et à mesure qu'il avancera, montre
que toute cette affaire tient sur
des pieds d'argile et provient de la lie
de la guerre médiatique, et non des
faits réels, et surtout pas de faits qui
pourraient avoir quelque poids
légal. Le vocabulaire et la structure de
tous leurs arguments est tout à
fait du même tonneau que tout ce que nous
avons vu ou entendu dans les trats
politiques ou dans les médias, ce qui ne
prouve qu'une chose, c'est que tout
cela est sorti du même moule, et de nulle
part ailleurs.

Si j'étais de vous, personnellement, et
quel que soit votre statut, auquel
je fais objection, un fait que vous
n'ignorez d'ailleurs pas, je rejetterais
de telles idées. Ils veulent mettre le
Kosovo à part uniquement par qu'il
ouvre la question de la collaboration
avec les terroristes, question qui ne
correspond pas à l'actuelle politique à
suivre. En ce moment, ils falsifient
des faits historiques au nom de leus
ligne politique actuelle et c'est
quelque chose que même ce tribunal
illégal ne devrait pas permettre.

(...)

J'ai été informé, dans l'intervalle, que
sans que j'en sois avisé, vous avez
désigné quelques conseillers juridique
que je n'ai pas requis. Vous avez
interprété mon accord pour que je reçoive
des visites de certaines personnes
comme une requête en vue de désigner des
conseillers juridiques. J'ai
répondu sur le Registre en déclarant que
je n'envisageais pas que quiconque
me rend visite et a un diplôme de droit
doive d'abord être désigné par
moi-même comme conseiller juridique. Et
je considère qu'il serait
inadmissible de souffrir de restrictions
dans les visites des personnes qui
souhaitent me voir, selon les règles que
vous avez établies, puisque d'autres
personnes en prison aussi ont, de
la côté, la possibilité de recevoir
de telles visites. Secundo.

(...)

La seule chose que j'ai dite, c'est que
je souhaite que les personnes qui
veulent me rendre visite aient la
possibilité de le faire. Un point, c'est
tout.

Secundo, j'ai appris que vous aviez
installé une caméra à infrarouges dans
ma cellule. Les autorités carcérales
m'ont informé de ce que si elles ont
éteint la lumière habituelle dans ma
cellule, c'est parce qu'elles ont
enlevé leur caméra, mais je n'ai pas été
informé de ce que celle à laquelle
votre représentant a fait allusion en
public, a elle aussi été enlevée. Je
demande qu'elle le soit également.

----------------

Traduit de l'anglais
par Jean-Marie FLEMAL
avec mes remerciements.

Transmis par :
Roger ROMAIN
a/conseiller communal PCB
B6180 COURCELLES

sites :
http://homeusers.brutele.be/r.romain/Sommario.html
(Sommaire)

=*=

Den Haag, 11.12.2001 - Übersetzung des Stenograms aus serbisch

S.M.: Nach dem die „Anklage“ Bosnien betreffend vorgelesen
wurde Dieser traurige Text, den wir hier gerade gehört
haben, ist der Höhepunkt der Absurdität. Mir gehört der
Verdienst für den Frieden und nicht für den Krieg. Die
Verantwortung für den Krieg in Bosnien tragen weder
Serbien noch die Serben oder die serbische Politik,
sondern die Mächte und deren Gestalten, die
Jugoslawien zerschlugen. Das hier ist ein Versuch...
(Mikro wurde abgeschaltet).

Während der .....
Alles, was wir heute in der sogenannten „Anklage“ gehört
haben, bezeugt doch nur, daß die gesamte vorgestellte Idee
fehl geschlagen ist. Damit mir das Wort nicht weggenommen
und das Mikrophon abgeschaltet wird, werde ich mich
an Argumente, die Ihren Fragen entsprechen halten.
Für mich ist es klar durchschaubar, wieso diese falsche
Anklage die Vereinigung der Anklagen (Kosovo und Bosnien)
bestrebt. Es ist die Folge des 11. Septembers. Sie
(Ankläger) haben den ausgeprägten Wunsch, die Kosovo-Anklage
in die zweite Reihe zu stellen, da diese Anklage die
unvermeidliche Frage der Zusammenarbeit der Klinton -
Administration mit den Terroristen im Kosovo
einschließlich der Bin Laden - Organisation, zur Diskussion
stellt.
Als zweites , was wir hier heute noch hören konnten. Sie
(die Ankläger) sind sich bewußt, daß trotz der Illegalität
des Gerichts, hier die Hauptakteure des
ausgeübten Verbrechens gegenüber meinem Land und meinem
Volk, wie Klinton, Olbrajt, Klark und andere erscheinen
müßten, aber auch die Friedensvermitler deren Aktivitäten
und Zusammenarbeit zur Schaffung eines Friedens vollständig
diese, ich würde sagen monströse Anklagen dementieren
würden, die hier ausgesprochen wurden.
Also die Gründe sind voll pragmatisch und stehen zum
Schutz der Verbrecher, die über mein Land hergefallen
sind, und nicht für irgendwelche Ökonomisierung der Zeit,
weil sie sich bestimmt nicht um meine Ermüdigung oder
nicht Ermüdigung sorgen, und ich habe euch schon früher
gesagt was ich darüber denke.
Was das „Kron-Argument“ der Anklage betrifft, nämlich die
Idee über die Schaffung von Großserbien, das sie (Ankläger)
als Mythos und Fundament für alle Verbrechen genommen haben,
ist wirklich leicht zu dementieren, und ich denke,
daß keiner mit einem gesunden Verstand mehr vesuchen
dürfte, es zu imputieren, aufzudrängen oder auf irgend
eine Weise zu mißbrauchen. Dafür sprechen unerschütterliche
Tatsachen. Die Bundes Republik Jugoslawien wurde am 28.
April 1992 formiert. 28. April 1992, also bevor die
Auseinandersetzungen und bevor der Bürgerkrieg angefangen
haben. Das verfaßungsmäßige Parlament hat mit seinem
offiziellen Dokument genau unsere Position deklariert,
die aussagt, daß die BRJugoslawien keine territoriale
Pretension gegenüber einer der ehemaligen jugoslawischen
Republiken hat. Es ist ein absolut ausreichender Beweis
um diesen Versuch, Sinnlosigkeiten zu imputieren, abzuwenden.
Ich erinnere euch auch daran, daß am Anfang des Mai 1993 mit
unserer maximalen Anstrengung in Athen der Vens-Oven Plan
angennommen wurde und die serbischen Vertreter nur noch
an den Frieden als höchtes Ziel und größten Wert für alle
jugoslawische Völker denkend, ihn auch unterzeichnet haben.
Diese Unterzeichnung dementiert genauso die unterstellte Idee.
Letztendlich, das Leben selbst in diesen 10 Jahren im
ehemahligen Jugoslawien dementiert am besten die Idee über die
unterstellte nationale oder religiöse Diskriminierung, weil
die Bundes Republik Jugoslawien als einziger Staat geblieben
ist, der seinen multinationalen Karakter aufrechterhalten hat
und in dem keineswegs Diskriminierung auf nationaler oder
religiöser Basis stattgefunden hat. Zehn Jahre bestätigen es.
Das gleiche gilt für Kosovo. Vielleicht wißt ihr es nicht, aber
auch 1998 wie auch während des Krieges 1999, blieb die Regierung
der Autonomen Provinz Kosovo und Metohien aus Serben, Albaner,
Muslems, Türken, Goranen, Roma und Egipter bestehen, und
zwar so lange bis die Agressoren ihre Handlanger in Belgrad
nicht installiert haben. Die Serben waren in dieser Regierung
die Minderheit. Wie kann man dann irgend eine Idee über
nationale Diskriminierung mit diesen Tatsachen in Einklang
bringen!?
Genauso waren alle nationale Minderheiten in unserer
(jugoslawischen) Delegation im Rambouillet vertreten. Wie
kann sich auch diese Tatsache mit der monströsen
Imputation der nationalen Diskriminierung abfinden !?
Wißt ihr überhaupt, daß während 1998; nach zehnjährigem
vollständigem Frieden im Kosovo, während dem niemand
verhaftet wurde, in dem dutzende albanisch-sprachige
Zeitungen veröffentlicht wurden, und die man an jeder Ecke
kaufen konnte, in denen in allen Grund- und Mittelschulen
albanisch unterrichtet wurde; nach zehn Jahren, in der
Zeit, als der von ausländischen Geheimdiensten aus Resten
der albanische Mafia in Europa organisierte Terrorismus
im Kosovo Fuß faßte, formierten wir in albanischen Dörfern
die lokale Polizei, in der die Bürger selbst die
bewaffneten Polizisten aufstellten, die alle Albaner waren.
Diese Albaner, genau so wie die albanischen Briefträger,
albanischen Förster, und alle anderen in den staatlichen
Diensten beschäftigten Albaner, waren die Zielscheiben
der Attentate, Morde und Massaker von albanischen
Terroristen. In diesem Jahr 1998, wurden mehr Albaner als
Serben von den Terroristen ermordet. Es ist auch illustrativ,
daß die Struktur auf allen unseren Staatsebenen, wie auch
in unserer Sozialistischen Partei Serbiens, der Struktur
entsprach, die bei den Bürgern war – überall waren Serben,
Albaner, Türken, Ungarn, Russinen,Rumänen, Bulgaren und
die alle andere. Wer von diesen könnte in das hier
zu imputieren versuchte Programm der nationalen oder
religiösen Diskriminierung reinfallen!?
Diese zwei Anklagen für Bosnien und Kroatien, wurden hier
per Express lanciert, gerade aus dem Grund um die Anklage
für Kosovo, die auf den Terrorismus hinweist zu unterdrücken,
und das obwohl es klar ist, daß wir uns in Bosnien und
Kroatien mit dem Frieden und nicht mit dem Krieg
beschäftigten.
Wir haben nur unserem Volk zu bestehen geholfen, damit
es nicht wieder, wie im zweiten Weltkrieg das
Opfer eines Genocids wird. Wir haben oft auch
öffentlich gesagt, und ich habe darüber gesprochen:
wir wollen frei und gleichberechtigt sein in den Gebieten,
in denen wir seit hunderten von Jahren leben, und das
nicht auf Kosten anderer Völker. Das Beispiel der Bundes
Republik Jugoslawien und die vorzüglichen Beziehungen
zwischen den in ihr lebenden Völker während der gesamten Zeit
der Auseinandersetzungen bezeugen es am besten. Während des
Zusammenstoßes in Bosnien wurde kein einziger Musleme
aus Serbien vertrieben, während des Krieges in Kroatien wurde
kein einziger Kroate aus Serbien vertrieben. Im Gegenteil,
sogar während des Krieges in Bosnien – ihr braucht nur in die
Unterlagen des internationalen Komissariat für
Flüchtlige der UN einen Blick zu werfen- haben über
70tausend Musleme als Flüchtlinge in Serbien einen
Unterschlupf gefunden. Welches Volk und welche
zehntausende würden zu denen eilen, die auf sie eine
Aggression ausüben !? Wißt ihr überhaupt, daß in Serbien
mehr Muslemen leben als in Bosnien und Herzegowina !?
Die Musleme in Bosnien und Herzegowina wurden ins Unglück
gestürzt, in den Krieg gestürzt, damit ihnen später
Unterstützung gegeben werden kann, und damit später ein Alibi
für die Ermordung von Millionen Muslemen haben zu können,
alles im Einklang mit den Interessen derjenigen, die
all das in der Funktion der neuen Welteroberung und
des neuen Kolonialismus ausgebrütet haben.
Besonderes kann ich nicht verstehen, daß jemand hier
implizit über Kosovo spricht, als über etwas was nicht
Bestandteil Serbiens ist. Kosovo ist Serbien, Kosovo
wird Serbien auch weiter bleiben, und die jetztige
Situation im Kosovo wird ganz genau so lange andauern
so lange auch diese illegale Okkupation andauert.
Ich sage illegal, weil es zur Okkupation durch den
Mißbrauch der UNO und die verabschiedete Resolution 1244
des UNO-Sicherheitsrates, die die Anwesendheit der
Sicherheitskräften der UNO vorsieht, gekommen war.
Diese Kräfte überschritten ihre Befugnisse der UNO,
ließen weiterhin das Marodieren der Terroristen zu,
tausende von Serben und der nicht albanischen Bevölkerung
sind ermordet und entführt, zehntausende serbische Häuser
sind verbrannt, mehr als hundert serbische Kirchen sind
zerstört und niedergebrannt, und das alles unter
der Schirmschaft der internationalen Kräfte, die dorthin
kamen, um die Sicherheit für alle zu garantieren.
Auch Heute, nach diesen karrikierten Wahlen, werden die
vermeintlichen serbischen Abgeordneten aus Belgrad
angeflogen und unter Millitärschutz in das sogenannte
„Parlament“ geführt, um ihre Funktion auszuüben.
Dieser Zustand wird so lange andauern, wie die
Okkupation andauert.
Ein solcher Zustand dauerte unter türkischen Okkupation
volle 500 Jahre. Dieser wird nicht so lange dauern können,
aber in dem Moment, in dem er beendet wird,
wird Kosovo wieder unter serbischer Kontrolle sein,
und es geht nicht nur um Kosovo sondern auch um Serbien,
weil auch Serbien wieder und bald Patrioten
regieren werden. Patrioten werden auch andere Länder
regieren, anstatt dieses Neokollonialismus und
seiner Marionettenregierungen.
Ich denke, daß alles was wir heute hier zu hören bekommen
haben, und was im Widerspruch zur Wahrheit steht,
bezeugt, in welchem Maß die Anklagen verfehlt sind.
Ich kann sie nicht anders als Ausdruck der Wut über
das erlittene Fiasko beim Versuch Jugoslawien millitärisch
zu okkupieren, verstehen.
Und ich kann euch noch Ein‘s sagen, ich bin stolz darauf,
daß ich die militärischen Kräfte Jugoslawiens, die die NATO
aufgehalten haben, kommandiert habe, weil es zeigte,
daß auch das kleinste Land mit eisernem Willen die
Freiheit, die Idee der Freiheit und die Gleichberechtigung
der Völker zu verteidigen, sie auch verteigen kann. Es
ist die Strafe, weil wir uns der größten Tyrannei, die
die Welt bedroht, widersetzt haben.
Auch etwas, was man noch mühselig aus den Anklagen
rauskratzen könnte, ist nichts anderes, als Schlamm und
Satz aus dem zehnjährigen Medienkrieg, der dem Ziele
der Satanisierung Serbiens, der Serben und der serbische
Führung, meiner Persönlichkeit und sogar meiner Familie
diente. Der Medienkrieg schritt vor dem militärischen,
zwecks Übezeugung der westlichen Öffentlichkeit von „den
Schlächtern“, obwohl wir dafür nie einen Grund geboten
haben.
Ihr habt hier Heute vorgelesen, wie am 06.April 1992 die
Europäische Union Bosnien und die Herzegowina anerkannt hat.
Es geschah unter dem Einfluß von Hans Dietrich Genscher,
weil der 06.April der Tag ist, an dem Hitler Belgrad
bombardierte. Es war nur der Wunsch eine Veränderung
des Resultates aus dem Zweiten Weltkrieg zu simbolisieren.
Ich würde so etwas nie dem deutschen Volk zuschreiben,
aber ich muß sagen, daß einige Politiker das Übel, gegen
das wir gekämpft haben, beibehalten haben,
und nicht nur das, sondern zu der Rache es
noch geschafft haben, uns mit den Händen unserer
Verbündeten Amerikaner, Engländer und Franzosen zu morden,
mit denen wir in zwei Weltkriegen gegen das
gleiche Übel gekämpft haben.

(...)

Ich habe euch schon gesagt, wie meine Meinung zur
diesem Gericht ist, obwohl nach Richter Robinson sich
meine Meinung auf euch nicht auswirkt. Also,
was ihr macht, ist eure Sache, ich sage nur,
daß kein einziges hier erbrachtes Argument für die
Zusammenbindung der Anklagen, der Wahrheit gerecht
ist, es hat keinen Bestand, ist nicht richtig und
kann sich keineswegs rechtfertigen. Also, eure Argumente
sind eine Lüge, wie die Anklage auch eine Lüge ist, und
ihr werdet es machen so wie ihr es wollt, es ist euere
Sache. Ich denke, daß gerade die Argumente gegeben
worden sind, die der ausgedachten Anklage selbst
widersprechen, weil alles was die Ankläger bringen
und wie weit sie noch gehen werden, wird zeigen, wie
alles auf gläsernen Füßen steht, wie auskonstruktuiert
es ist, und aus dem Satz und Schlamm des Medienkrieges
gesammelt ist und nicht auf Grund der Tatsachen, schon
gar nicht solcher, die ein relevantes Gewicht haben
könnten. Und daß das Vokabular und die Struktur dessen,
was sie hier vortragen identisch ist mit dem, was
wir 10 Jahre in politischen Pamphleten gehört,
in verschiedenen Druckmedien gelesen haben,
bestätigt nur deren Herkunft, nämlich aus der
gleichen Kochniesche.
Ich würde an eurer Stelle, unabhängig davon, daß ich
euern Status nicht anerkenne, was euch schon ohnehin
bekannt ist, diese Ideen hier vollständig ablehnen.
Sie wollen nur Kosovo in den Hintergrund drängen, weil
es die Frage der Zusammenarbeit mit den Terroristen eröffnet,
was laufender Politik nicht angenehm ist. In diesem Moment
falsifizieren sie die geschichtlichen Tatsachen
zwecks Tagespolitik, und damit dürfte sich selbst
dieses illegale Gericht nicht mal beschäftigen.

(...)

Inzwischen habe ich erfahren, daß sie ohne mein Verlangen
für mich irgendwelche Berater ernannt haben, in dem
ihr mein Einverständnis einige Menschen zu empfangen, als
meine Ernennung rechtlicher Berater gedeutet habt.
Ich habe dem Sekreteriat geantwortet, daß ich nicht der
Meinung bin, jeden Mensch, der mich besucht und ein
juristisches Diplom in der Tasche hat, auch zu
meinem Berater erklären muß. Desweiteren denke ich, im
Einklang mit euren Richtlinien auf Nichtdiskriminierungsbasis,
die ihr ausgedacht habt, wäre es auch nicht zulässig, daß die
Personenanzahl, die mich besuchen kann, begrenzt wird,
abgesehen davon, daß die anderen in diesem Gefängnis
Möglichkeiten haben Besucher zu empfangen. Weiterhin...
(Unterbrechung)

(...)

Ich habe nur meinen Wunsch geäußert, mir die Möglichkeit
einzuräumen, alle die mich besuchen wollen auch zu
empfangen, das ist alles. Als zweites habe ich
gehört, daß ihr auch hier in meiner Zelle infra-rot-
Kameras installiert habt. Von dem Gefängnisdirektorium
wurde mir mitgeteilt, daß das Licht in meiner Zelle
ausgeschaltet ist, weil sie die eigene Kamera ausgeschaltet
haben, aber es wurde mir nicht mitgeteilt, daß diese, über
welche euer Vertreter gesprochen hat, nur für die
Öffentlichkeit ausgeschaltet ist, und somit bitte
ich euch auch sie auszuschalten.

CILIEGINA PER INFORMATICI

Djindjic je odlucio da napusti DOS! ... da bi presao na Windows.

Djindjic ha deciso di abbandonare la DOS! ... per passare a Windows.

Subject: JUTARNJE NOVINE 14. decembra - Hartman, Spring,
Dejvidson, Klark, Kovac
Date: Sun, 16 Dec 2001 21:57:56 +0100
From: "Vladimir Krsljanin"

"Jutarnje novine" se 14. decembra nisu pojavile na kioscima. Ipak,
procitajte bar ovih nekoliko tekstova iz Internet izdanja
http://www.jutarnje.co.yu/

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Berlinski ,,Junge velt" o sudjenju Slobodanu Milosevicu

SAD cine najvece ratne zlocine

Vasington rusi vlade i unistava drzave koje nisu po volji Amerike

BERLIN - Danasnji berlinski dnevni list ,,Junge Velt"
objavljuje komentar povodom sudjenja Slobodanu
Milosevicu i to iz pera Klausa Hartmana:

Kamere najvecih svetskih TV-kompanija - Si-En-En,
Bi-Bi-Si, Euronjuz - stalno su ponavljale udarne vesti, a
to su bile tri slike: prva iz Avganistana, iz
Kandahara, gde se vide hiljade leseva, kao zrtve
americkog bombardovanja; druga: lesevi palestinske dece,
koje su ubili izraelske rakete; treca slika: Milosevic
na sudu u Hagu. Ove tri slike imaju mnogo vise
zajednickog nego sto se na prvi pogled cini zbog njihove
geografske udaljenosti. Zajednicko im je sledece: SAD i
saveznicima krseci Povelju UN, dozvoljeno je da vrse
teroristicke akcije protiv civilnog stanovnistva i da pri
tome cine najteze oblike ratnih zlocina i da pri tome ne
moraju da se boje da ce biti kaznjeni. Takodje,
Vasingtonu i njegovim saveznicima je dopusteno, da
kreiraju specijalne tribunale - a to takodje predstavlja
krsenje Povelje UN,-i da ruse vlade i unistavaju drzave,
koje nisu po njihovoj volji.

Proces protiv Slobodana Milosevica u Hagu jeste sudska
farsa, koja takodje treba da nam izbrise iz svesti
sledecu cinjenicu: islamska teroristicka organizacija
Osame bin Ladena stvorena je od strane americke spijunske
organizacije CIA. Bin Ladenovi ljudi su se takodje borili
u Bosni, uzivajuci punu podrsku Amerike, kako bi stvorili
islamsku drzavu u Evropi. A danas Vasington vodi rat
protiv svojih jucerasnjih saveznika, pravdajuci to
,,borbom protiv terorizma», kako bi instalirao svoju
stalnu prisutnost u centralnoj Aziji, gde se nalaze
najbogatije rezerve nafte i gasa".


Klaus Hartman je portparol Nemacke sekcije Medjunarodnog komiteta
za odbranu Slobodana Milosevica.

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Milosevic bio u antiteroristickoj koaliciji pre Amerike

Klinton bio u savezu sa teroristima * Haski tribunal degradiran na
obicno orudje americkih imperijalnih interesa

BERLIN- Berlinski dnevni list ,,JB" objavio je ovih dana
takodje znacajan komentar Klausa Hartmana i Klausa fon
Rausendorfa o fenomenu Haskog tribunala:

,,Spektakularni teroristicki napadi na SAD od 11.
septembra 2001, a onda i vazdusni udari Amerike po
Avganistanu od 7. oktobra, prouzrokovali su, da UN-sud u
Holandiji pomalo padne u senu svetske stampe.

Sve ovo zahteva jednu temeljniju analizu fenomena terorizma. Da
podsetimo, da je NATO pre dve godine bombardovao Srbiju,
a pri tome pomagao je teroriste. Ti isti albanski
teroristi sada destabilizuju Makedoniju. Posle prestanka
americkog bombardovanja Avganistana ponovo se postavlja
pitanje Medjunarodne sudske instance. Velika nada
pojavila se godine 1998. u Rimu, kada se 120 drzava
obavezalo, da namerava stvoriti jedno internacionalno
pravno telo. Rimski skup je zapravo indirektno kazao, da
Hag nije put k tom cilju, vec pre prepreka, da se to
postigne. Vasington je zainteresovan samo za
,,parcijalne, privremene Tribunale", koji treba da sluze
americkim vojnim ciljevima, zato SAD i nisu potpisale
Rimsku povelju. I ne samo to. Amerika je izvrsila
pritisak na druge drzavnje, da ne ratifikuju Rimski
dogovor. Na predlog americkog senatora Helmsa, americka
vlada zabranila je bilo kakvu saradnju sa Medjunarodnim
sudom. Istovremeno, Vasington zahteva saradnju Beograda
sa Tribunalom! Na taj nacin Internacionalni tribunal
degradinaran je na obicno orudje americkih imperijalnih
interesa. Posto su svojevremeno svi razlozi NATO-rata
protiv vide protiv Srbije raskrinkani kao izmisljotine i
lazi, mediji Zapada i NATO vide u Haskom cirkusu svoju
poslednju priliku, da ponovo nametnu svoje visenje rata
na Balkanu i da time potvrde, da su NATO propaganda i
mediji Zapada bili u pravu. Ovde im je pomogla i
kooperativnost nove vlade u Srbiji na celu sa premijerom
DJindjicem. Oni Srbi, koji se dobrovoljno predaju
Tribunalu, ne vide da su dobrovoljno otisli ne samo da
stave omcu sebi oko vrata, nego i da terete sopostveni
narod za genocid, koji nisu nikada pocinili. Jer zlocina
je bilo i kod Srba, ali i kod ostalih. Medjutim, Srbi
nisu pocinili genocid, kako ih tereti Hag, pa dakle,
Srbija nije obavezna da placa eventualnu ratnu odstetu,
na primer, Hrvatskoj. Na srecu po ljubitelje istine,
kojih ima i na Zapadu, a na zalost NATO propagande,
sudjenje se odvija pred kamerama, koje, naravno, ne mogu
da sakriju i govor Milosevica, koji ima svoju verziju: Da
se on borio protiv albanskih terorista, koji su ubijali
ne samo policajce, nego i civile". Ovo naravno, posle 11.
septembra ima sasvim drugo znacenje, jer govori da je
Milosevic bio u ,,antiteroristickoj koaliciji" pre -
Amerike" Dok je Klinton bio u savezu sa teroristima, sada
Bus stoji na celu antiteroristicke alijanse." N. Z

---

Nevladina organizacija ,,Hriscani protiv NATO agresije"

Zasto Kostunica nije uhapsio Djindjica

Pol Dejvidson : Da sam Srbin, da sam drzavljanin SRJ, vikao bih do
neba zbog tolikog zanemarivanja medjunarodnog i drzavnog prava *
Ali, da sam Srbin i da zivim u SRJ ne bih smeo ni da pisnem o
krsenju ustava svoje zemlje jer se na celu nalazi dvojac Kostunica
- Djindjic, a ovaj poslednji nije oklevao da kao poslednji
kriminalac izruci Milosevica protivno svim zakonima i ustavu * Nije
daleko poredjenje Djindjica sa Hitlerom: i jedan i drugi su svoje
pravo lice pokazali u ,,noci dugih nozeva"

Vilijem Spring, direktor nevladine organizacije
,,Hriscani protiv NATO agresije", objavio je optuzbu
protiv Vojislava Kostunice, predsednika SRJ :

- Vojislav Kostunica je optuzen za kriminalnu prevarnu
radnju prodaje sopstvene drzave, zanemarivanje svih
pravnih i moralnih principa prilikom podvodjenja drzave
na cijem je celu, pod NATO i tiraniju EU, dalje zbog
propusta da preduzme zakonske mere u slucajevima kada je
za to imao sva ovlascenja, zbog ispoljenog nedostatka
volje da spreci katastrofalne posledice aktivnosti
DJindjica i DOS-a, sto posledicu ima da Srbijom sada
vlada klika kriminalaca.

Karla del Ponte - inkvizitor treceg milenijuma

U svom govoru Pol Dejvidson na londonskoj konferenciji
,,Hriscana protiv Nato agresije", integralno datom,
obrazlozio je optuzbu protiv Kostunice:

- Ono sto me je podstaklo da ovako koncipiram svoje
izlaganje je jucerasnja izjava gospodina Slobodana
Milosevica datoj kvazi-sudijama farsicne tvorevine zvane
Haski tribunal, na celu sa inkvizitorom treceg
milenijuma, Karlom del Ponte.

U vreme kada Amerika gusi dimom svojih bombi Avganistan,
navodno da bi isterala iz neke pecine Osamu bin Ladena,
isti Zapad, ista Amerika optuzuju u Hagu gospodina
Milosevica za - genocid !To je vec previse, ali ima
nazalost jos.

Sto se tice nazovi procesa Slobodanu Milosevicu, da sam
Srbin, da sam drzavljanin SRJ, vikao bih do neba zbog
tolikog zanemarivanja medjunarodnog i drzavnog prava.
Ali, da sam Srbin i da zivim u SRJ ne bih smeo ni da
pisnem o krsenju Ustava svoje zemlje jer se na celu
nalazi dvojac Kostunica-Djindjic, a ovaj poslednji nije
oklevao da kao poslednji kriminalac izruci Milosevica
protivno svim zakonima i ustavu. Nije daleko poredjenje
Djindjica sa Hitlerom: i jedan i drugi su svoje pravo
lice pokazali u ,,noci dugih nozeva". I jedan i drugi su
na identican nacin unistili svoje politicke protivnike.

Sta je predsednik SRJ trazio u Londonu

Ali strasno me pogadja kada sam na nasoj TV video
Kostunicu koji se usudjuje da dodje u Britaniju i drmusa
ruku onom Bleru koji je i svoju zemlju podveo pod
tiraniju EU i NATO. Bler, Stro i Kuk su osobe sa kojima
nijedan posten Englez ne bi smeo da boravi u istoj
prostoriji. To su zvanicno osudjeni ratni zlocinci, koji
su ubijali civile sirom Jugoslavije i na Kosovu.

Oni su oni isti koji sada stimulisu terorizam u
Makedoniji i na Kosovu.

Njihova zivotna zelja je da podvedu Jugoslaviju pod teror
NATO pakta i Evropske Unije.

Na konferenciji za stampu u ambasadi SRJ u Londonu,
predsednik SRJ Kostunica se slozio da je ,,izrucenje
Milosevica Hagu bilo neustavno i protivzakonito". Ali,
postavlja se pitanje : zasto onda gospodin Kostunica nije
sledio slovo zakona i uhapsio i pred srpski sud izveo
glavnog krivca za to krsenje ustava- Zorana Djindjica?

Po mom skromnom misljenju, Kostunica bi opravdao svoj
stav legaliste samo da je Vojsci Jugoalvije izdao
naredjenje da po svaku cenu spreci otmicu i odvodjenje
Slobodana Milosevica.

Tek bi tada bilo sanse da vladavina prava zazivi na tlu
SRJ.

Sto se tice Djindjica, o njemu cu samo reci da je on za
mene slika i prilika nacionalnog izdajnika. Grozio bih se
da zivim u drzavi kojom vladaju Djindjic i njegovi
satrapi.

Dakle, za ocekivanje je bilo da, posle izrucenja
Milosevica Hagu, Srbija dobija silne pare, i sada, kako
vidimo svi se tamo kupaju u bogatstvu. Ali, da li je bas
tako?

Mislim da su Srbi prestali da budu narod onog trenutka
kada su izabrali da dovedu Djindjica na vlast.

Za gospodina Kostunicu imao bih, eventualno samo savet:

Sledeci put kada vidite farsu u Hagu sa Slobodanom
Milosevicem na televiziji, jednostavno udjite u kuhinju ,
stavite glavu u plinsku rernu i ucinite konacno pravo,
legalisticko delo

---

Otvoreno pismo Remzija Klarka ambasadorima na zasedanju Saveta
bezbednosti UN 11. decembra

Zapretite SAD sankcijama ili vojnom intervencijom

Pentagon je potvrdio da su u proteklom periodu avioni SAD izveli
110 hiljada vazdusnih napada i izbacili 88.500 tona bombi, sto je
isto kao skoro osam atomskih bombi bacenih na Hirosimu * SAD su
korumpirale i ozbiljno kompromitovale UN, unistavajuci ionako
skromne napore za uspostavljanje pravednijeg sveta i humanijih
odnosa medju narodima

Remzi Klark, bivsi drzavni tuzilac SAD, uputio je
otvoreno pismo ambasdorima na zasedanju Saveta
bezbednosti UN 11. decembra. ,,Jutarnje novine" prenose
to pismo u celini.

Postovani ambasadori,

Savet bezbednosti mora direktno da onemoguci napad SAD na
Irak, i mora da obustavi dalje pretnje SAD Iraku.
Takodje, trebalo bi da spreci drzave koje finansiraju,
obucavaju i pripremaju snage za obaranje legalno
izabranog rezima Sadama Huseina.

Bilo koji od pomenutih akata znacio bi krsenje Povelje UN
i sproveo bi prevlast zlocina nad medjunarodnim pravom.

Vojni i ekonomski udari SAD na Irak pretstavljaju
kontinuirano ugrozavanje Konvencije protiv genocida i u
stvari su dokazani zlocin protiv mira i humanosti.
Pentagon je potvrdio da su u proteklom periodu avioni SAD
izveli 110 hiljada vazdusnih napada i izbacili 88.500
tona bombi, sto je isto kao skoro osam atomskih bombi
bacenih na Hirosimu.

Na meti americkih napada u Iraku bili su vodovod,
elektricna infrastruktura, stovarista hrane, fabrike
lekova, skole i verski hramovi. Cela iracka nacija je
kaznjena americkim napadima.

Direktne zrtve bombardovanja Iraka sada su vec narasle do
broja veceg od 150.000, sto izvodjace ove bombaske
aktivnosti cini vanserijskim masovnim ratnim zlocincima.

Od sestog avgusta 1990. godine do danas, Irakom je
zavladala glad, siromastvo, bolestine, povecan
invaliditet, vise spontanih pobacaja nego ikada ranije.

Vise od pola miliona ljudi je umrlo zbog uvedenih
sankcija prema Iraku. Od tog broja skoro 300.000 dece je
umrlo zbog nedostatka osnovnih sredstava za njihov zivot
i medicinsku negu.

Sankcije prema Iraku su na nagovor SAD uvele UN i tako
pocinile direktno krsenje sopstvenog osnivackog akta, jer
se takav cin kosi sa Poveljom protiv genocida. A upravo je
genocid ono sto se desava u Iraku ...

SAD su bombardovale Irak cak i onda kada je prihvacen
program ,,nafte za hranu", kako bi se Iraku makar malo
olaksalo postojece stanje, a i to je izboreno tek na
ogroman pritisak medjunarodne zajednice na SAD.
Projektili i bombe i dan-danas padaju po celom Iraku,
navodno, kako bi ubili Sadama Huseina.

U poslednjem bombardovanju poginula je i Lejla al Atar, u
svetu poznata umetnica, direktor muzeja, supruga, majka,
i, ako hocete bas - ljudsko bice !

Od februara i marta 1991. godine kada je vise od 50 dana
trajalo bombardovanje Iraka, tako sto su avioni naletali
svakih 30 sekundi tokom dva meseca, ostavilo je tragicne
posledice na mentalitet i psihicko zdravlje mnogih
Iracana.

U skladu sa svojim ponasanjem, SAD sprovode i konstantnu
kontrolu svetski znacajnih medija. Dok se na tim medijima
,,vrti" poruka o tome kako je Sadam Husein ,,zlo",tesko
da ce se nesto promeniti.

SAD su korumpirale i ozbiljno kompromitovale UN,
unistavajuci ionako skromne napore za uspostavljanjem
pravednijeg sveta i humanijih odnosa medju narodima. Jos
je zalosnije i tragicnije sto je u tome bez trunke
savesti ucestvovao i Savet bezbednosti.

Navodno, svi americki predsednici se kunu i zaklinju da
ce ,,raditi u korist mira u svetu", a evo rezultata:
ratovi u Koreji, Vijetnamu, Kampuciji, Nikaragvi,
Dominikanskoj republici, Filipinima, Libanu, Kubi,
Liberiji, Gvatemali, Grenadi, Palestini, Iranu, Iraku,
Somaliji, Haitiju, El Salvadoru, Hondurasu, Angoli,
Hrvatskoj, Bosni i Hercegovini, Jugoslaviji, Kosovu i
Metohiji, Sijera Leoneu, Indoneziji, Avganistanu. Ali, gde
je onda taj toliko puta obecani mir ?

Ako uzmete u obzir dosadasnji razvoj situacije, samo
pogledajte medije pa cete dobiti odgovor ko ce biti
sledeci. Kandidati su stalno u zizi.

Da li postoji ista sto je Irak ucinio da bi to bilo
shvaceno kao ugrozavanje svetskog mira ? Ne postoje
zakonski okviri, o moralnom opravdanju da i ne govorimo
za americke napade na Irak. A SAD i sada finasiraju nove
napade i vojne grupe za obaranje legalne vlade Sadama
Huseina.

Sto je najgore, SAD krse i sopstveni Ustav. Iza namere
SAD da u okviru antiteroristicke kampanje posle
Avganistana napadnu i Irak krije se samo zelja da se
zaokruzi dominacija nad regionom Zaliva, Bliskog istoka i
Centralne Azije.

Delujte odmah kako bi ste okoncali sramotu Saveta
bezbednosti i vratili dostojanstvo, samostalnost i
suverenost organizaciji UN i njenoj osnivackoj Povelji.
Ucinite prvi put pravu stvar: zapretite SAD medjunarodnim
sankcijama ili vojnom intervencijom ako se usudi da
napadne Irak - zavrsio je Remzi Klark svoje obradjanje
ambasadorima na zasedanju UN.

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Predsednik poslanicke grupe SPS-a u vecu gradjana Savezne Skupstine
podneo saveznom parlamentu predlog deklaracije o medjunarodnoj
borbi protiv terorizma

O terorizmu ne moze po "hitnom postupku"

Terorizam je zlo za svaku drzavu i svetsku zajednicu u celini, jer
krsi najosnovnije ljudsko pravo - pravo na zivot * Vitalan interes
i neodlozna potreba svake drzave je da stane na put zlu koje
ugrozava pravo na zivot njihovih gradjana, da spreci teroristicke
napade i da dovede zlocince pred li ce pravde - kaze se u
obrazlozenju ovog predloga koji je odbijen da se razmatra po hitnom
postupku

Predsednik Poslanicke grupe SPS-a u Vecu gradjana savezne
skupstine profesor dr Oskar Kovac uputio je jos 8.
oktobra ove godine predsedniku ovog veca dr Dragoljubu
Micunovicu zahtev za donosenje deklaracije o
medjunarodnoj borbi protiv terorizma po hitnom postupku.
Iz razloga, kako je naveo u obrazlozenju, sto je
terorizam zlo za svaku drzavu i svetsku zajednicu, jer
krsi najosnovnije ljudsko pravo -pravo na zivot. Vitalni
interes i neodlozna potreba svake drzave, kaze se dalje u
obrazlozenju, je da stane na put zlu koje ugrozava pravo
na zivot njihovih gradjana, da spreci teroristicke napade
i da dovede zlocince pred lice pravde u skladu sa
medjunarodnim konvencijama o antiterorizmu i rezolucijama
Saveta bezbednosti UN.

U Predlogu deklaracioje, koji je, kako saznajemo odbijen
da se razmatra u saveznom parlamentu po hitnom postupku,
kaze se, pored ostalog, i sledece:

,,Duboko svesna pogubnih posledica terorizma sirom sveta,
a posebno na prostorima prethodne Jugoslavije i
podsecajuci posebno na tragicne posledice albanskog
terorizma u srpskoj pokrajini Kosovo i Metohija, juznim
srpskim opstinama i susednoj Republici Makedoniji, a u
zelji da se medjunarodna borba protiv terorizma uspostavi
na osnovu jedinstvenih standarda, normi, mera i obaveza
drzava clanica OUN, Skupstina SRJ usvaja Deklaraciju o
medjunarodnoj borbi protiv terorizma.

Skupstina SR Jugoslavije ovom deklaracijom pokrece
inicijativu da Generalna skupstina OUN, na osnovu Povelje
OUN, donese ,,Rezoluciju o medjunarodnoj borbi protiv
terorizma", tako sto ce rezolucijom utvrditi:

a) Definiciju terorizma i jedinstvene standarde za borbu
protiv terorizma kao univerzalne opasnosti po mir,
bezbednost i ljudska prava;

b) Obaveze i mere drzava clanica u razmeni informacija,
otklanjanju i eliminisanju terorizma na svojoj
teritoriji, ili u okvirima medjunarodne antiteroristicke
aktivnosti koju, u skladu sa Poveljom i pomenutom
rezolucijom, utvrdi Savet bezbednosti OUN;

Skupstina SR Jugoslavije poziva Saveznu vladu, sve
parlamentarne partije, savezne i republicke institucije i
nevladine organizacije, sve gradjane SRJ, da sva svoja
iskustva i informacije stave na raspolaganje drzavnim
organima SRJ, a preko njih Organizaciji ujedinjenih
nacija, za borbu protiv terorizma u nasoj zemlji i bilo
gde u svetu, a u podjednakom interesu mira i licne
sigurnosti gradjana bez obzira na veru, nacionalnost i
politicka uverenja.

Delegacija Skupstine Savfezne Republike Jugoslavije, pise
dalje u obrazlozenju, je na zasedanju Parlamentarne
skupstine Saveta Evrope (Strazburg 24. - 29. 9. 2001.
godine) aktivno ucestvovala u donosenju Rezolucije o
demokratijama suocenim sa terorizmom, tj. o borbi protiv
medjunarodnog terorizma.

U skladu sa Rezolucijom 1258 (2001) Saveta Evrope i uz
podsecanje na gorko iskustvo sa terorizmom na podrucju
bivse i sadasnje Jugoslavije, Skupstina Savezne Republike
Jugoslavije pokrece inicijativu da generalna skupstina
Organizacije ujedinjenih nacija donese rezoluciju o
medjunarodnoj borbi protiv terorizma.

Svetska zajednica mora da pokaze da nece kapitulirati
pred terorizmom, vec ce jos snaznije nego pre podrzavati
demokratske vrednosti, vladavinu zakona i odbranu
ljudskih prava i osnovnih sloboda.

Predlog deklaracije podrzava ideju da se elaborira i
potpise na najvisem nivou jedna medjunarodna konvencija o
borbi protiv medjunarodnog terorizma koja bi trebalo da
sadrzi opseznu definiciju medjunarodnog terorizma,
specificne obaveze zemalja ucesnica, da bi se sprecili
teroristicki akti u nacionalnim i globalnim razmerama i
kaznili njihovi organizatori i izvrsioci (paragraf 10
Rezolucije 1258 Parlamentarne skupstine Saveta Evrope).

Bilo kakva akcija bi morala da bude preduzeta u skladu sa
medjunarodnim pravom i sa odobrenjem Saveta bezbednosti
(iz paragrafa 12 Rezolucije 1258).

Deklaracija izrazava podrsku predlogu da se ustanovi
medjunarodni antiteroristicki mehanizam u Ujedinjenim
nacijama koji bi koordinisao i promovisao saradnju
izmedju drzava koje se bore da iskorene terorizam, kao
najvece zlo savremenog sveta (paragraf 15 Rezolucije
1258).

Taj mehanizam podrazumeva ratifikaciju Rimskog statuta
Medjunarodnog krivicnog suda i prihvatanje predloga 1426
(1999) Parlamentarne skupstine Saveta Evrope o evropskim
demokratijama suocenim sa terorizmom, ukljucujuci i
princip aut dedere aut judicare - ili izruci okrivljenog
ili sudi (paragraf 16 Rezolucije 1258).

Skupstina poziva drzave clanice OUN i Evropskog veca da
stanu cvrsto ujedinjene protiv svakog teroristickog akta,
bez obzira na to da li su sponzorisani od strane drzave
ili izolovanih grupa i organizacija i pokazu jasnu volju
i spremnost da se bore protiv njih (paragraf 17 tacka 1
Rezolucije 1258) - kaze se u predlogu ove deklaracije
B. K.

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