Iniziative antirevisioniste
e jugoslaviste a Parma
indette dal Comitato antifascista e per la
memoria storica dal Circolo Geymonat del PRC
(Quartiere Montanara) dal gruppo locale del Coordinamento
Nazionale per la Jugoslavia - onlus
ore 21:00 conferenza
Crimini e criminali fascisti nei Balcani e in
Jugoslavia DAVIDE CONTI storico, consulente Archivio Storico Senato della
Repubblica
ore 22:00 filmato
sequenze dal documentario della BBC FASCIST LEGACY sui crimini dell'Italia fascista in Jugoslavia
ingresso gratuito
ORGANIZZANO:
ANPI - ANPPIA - COMITATO ANTIFASCISTA ANTIMPERIALISTA
E PER LA MEMORIA STORICA
Parma, 10 febbraio 2015
alle ore 20.45 presso il Cinema Astra (p.le Volta)
FOIBE E FASCISMO
DECIMA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE ANTIFASCISTA SUI
CRIMINI DEL FASCISMO IN JUGOSLAVIA
ALTERNATIVA ALLA CELEBRAZIONE DEL "GIORNO DEL RICORDO
DELLE VITTIME DELLE FOIBE"
20:45 - Al violino Crtomir Siskovic e all'arpa
Simona Mallozzi
21:00 - Conferenza "Resistenza, revisionismo,
rovescismo" di ANGELO D'ORSI, storico,
Università di Torino
22:00 - Conferenza "Foibe fra storia e mito" di
CLAUDIA CERNIGOI, giornalista e ricercatrice
storica
22:45 - Al violino Crtomir Siskovic e all'arpa Simona
Mallozzi
Ingresso gratuito
Promuovono e organizzano ANPI, ANPPIA, Comitato
Antifascista Antimperialista e per la Memoria
Storica-Parma
25 Aprile 2014 a Parma: lo striscione
From: Comitato antifascista e
per la memoria storica-Parma <
comitatoantifasc_pr @ alice.it >
Sent: Monday, September 16, 2013 10:15 AM
Subject: via Tito per il Comune di Parma
rimane in quanto costa troppi euro cancellarla
La Gazzetta di Parma di domenica 15
settembre dà molto spazio - ben maggiore di quello
dato qualche giorno fa al concerto degli Inti
Illimani, nonostante l'esibizione del grande
gruppo cileno sia avvenuta in occasione di una
ricorrenza particolare notevole, e sia stata solo
a Parma (dopo decenni dall'ultima volta) e in
poche altre località d'Italia, e con buona
partecipazione - alla notizia che il Comune di
Parma non cambierà nome alla via, e al largo,
intitolati a Tito, annuncia il fatto in prima
pagina e ne dà conto con ampio risalto in cronaca
della città (vedi l'articolo in allegato): secondo
l'Assessora alla Cultura Ferraris e la Commissione
Toponomastica per il cambiamento del nome ogni
famiglia lì residente dovrebbe accollarsi la spesa
di circa 400 euro, per cui è meglio soprassedere.
Naturalmente questa motivazione
amministrativo-burocratica non ci basta. In
questi anni abbiamo difeso via Tito per motivi di
merito, abbiamo ribadito che Tito è il simbolo
della Resistenza Jugoslava e che la
Resistenza Jugoslava è stata la più grande guerra
popolare contro il nazifascismo in Europa,
come tutti gli storici riconoscono. Abbiamo
combattuto il proposito di cancellare il nome di
Tito, espresso in primis da neofascisti, leghisti,
e destre varie, che si inserisce nel contesto di
quel revisionismo storico in atto e sostenuto
segnatamente dalla legge istitutiva del "giorno
del ricordo delle vittime delle foibe".
Abbiamo riscritto il nome sul cartello stradale,
cancellato o coperto da Casa Pound, abbiamo tenuto
lì alcuni presidi, anche con la partecipazione di
partigiani come il presidente dell'ANPI di Treviso
Umberto Lorenzoni.
Ora è anche il momento di recuperare la delibera
comunale istitutiva di via Tito del novembre 1984,
quando era sindaco di Parma il socialista (e
socialista moderato) Lauro Grossi. E incontrare i
cittadini lì residenti (numerosi). Riaffermare con
forza il grande valore antifascista e antinazista
della Resistenza Jugoslava di cui Tito è simbolo.
Ricostruire la vicenda storica del conflitto al
confine nord orientale, considerare le
responsabilità del fascismo a cominciare
dall'azione delle squadracce fasciste contro
sloveni e croati, considerare cause ed effetti,
rifuggire da ogni nazionalismo o pulsione
revanscista, guardare al rapporto con i Paesi
confinanti dell'ex Jugoslavia in termini di pace e
di amicizia fra i popoli. E, contemporaneamente,
opporsi ancora all'introduzione di "via martiri
delle foibe", quanto meno all'uso della parola
"martiri" che non si trova scritta nemmeno nella
legge statale del 2004 istitutiva del 10 febbraio
quale "giorno del ricordo delle vittime delle
foibe", legge voluta in primis dagli ex
neofascisti del M.S.I. Ed è bene anche riprendere
la lettera/richiesta, a questo proposito, scritta
a nome dell'ANPI di Parma alla Prefettura di Parma
da Mirka Polizzi a dicembre 2010, poco prima di
morire.
Alla Gazzetta che conclude il suo articolo
(non firmato) con le parole: "Insomma, per ora
Tito resiste. Salvo immediate sollevazioni
popolari" diciamo di stare ben tranquilla, non ci
saranno sollevazioni popolari nel senso da lei
auspicato, nè immediate, nè in seguito. Il
giornale degli industriali può avere la forza, non
ha la ragione.
L'indegno articolo della Gazzetta di Parma
su Via Tito
Siamo tornati, la sezione Geymonat del Montanara
del PRC e il Comitato Antifascista e per la
Memoria Storica di Parma, a distanza di qualche
mese in via Tito, a verificare se
l'amministrazione comunale avesse finalmente
ripristinato la targa stradale deturpata.
Come avevamo immaginato, per questa
amministrazione così solerte ad emanare
provvedimenti per il decoro urbano contro
cittadini rei di prendere fiato in posti dove
non si paga per sedersi, continua a considerare
gli abitanti di via Tito cittadini di serie B.
Per l'ennesima volta abbiamo provveduto
simbolicamente noi a ripulire la targa, ma lo
ribadiamo questo uno dei compiti che
un'amministrazione comunale deve svolgere, le
piaccia o non le piaccia, non una scusante
l'ignoranza.
Anzi!
Siamo certi che queste ripetute insufficienze
amministrative porteranno ad una sonora
bocciatura.
il segretario della sezione Geymonat PRC Roberto
Lesignoli il vicepresidente del Comitato
Antifascista e per la Memoria Storica di Parma
Guglielmo Dall'Asta
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
CIRCOLO GEYMONAT
Q.RE MONTANARA - PARMA geymonat.prcparma @ libero.it
Assessore all’ignoranza
Abbiamo atteso qualche giorno,
per lasciare il tempo di riflettere e documentarsi
all’assessore Ferraris dopo le dichiarazioni
pubblicate dalla Gazzetta di Parma in merito
all’inopportunità di una via Tito.
Costatiamo che non l’ha fatto, le forniamo alcuni
dati che potrà approfondire quando vorrà avendo
Parma la fortuna di essere una delle città più
attive e documentate a livello nazionale sulla
figura di Tito e della Resistenza Jugoslava.
Perché è bene premettere e ribadire (non ci
stancheremo mai di farlo) che il tentativo di
“rimozione” dalla memoria collettiva di Tito,
s’inquadra nel tentativo di sminuire l’importanza
della Resistenza Jugoslava e di riflesso di
denigrare la Resistenza Italiana.
Sono passate poche settimane dal 25 aprile, dove
c’era in città chi voleva onorare la Resistenza
leggendo lettere di repubblichini o dicendo che
“sono tutti uguali” anche i repubblichini lottavano
per un ideale.
NO!!!
I fascisti e gli Antifascisti non sono uguali!!!
Enorme è stato il tributo jugoslavo alla guerra
contro il nazifascismo: su una popolazione di 18
milioni di abitanti dell’intero Paese, furono al
comando di Tito 300.000 combattenti alla fine del
’43 e 800.000 al momento finale della liberazione,
1.700.000 furono i morti in totale, sul campo
350.000 i partigiani morti e 400.000 i feriti e
dispersi. Da 400.000 a 800.000, in altre parole da
34 a 60 divisioni, furono i militari tedeschi e
italiani tenuti impegnati nella lotta, con
rilevanti perdite inflitte ai nazifascisti. Una
lotta partigiana su vasta scala, che paralizzò
l’avversario e passò progressivamente
all’offensiva, un’autentica guerra, condotta da
quello che divenne un vero e proprio esercito
popolare e che fece di Tito più di un capo
partigiano, un belligerante vero e proprio,
riconosciuto e considerato a livello
internazionale. La Resistenza della Jugoslavia è stata di
primaria grandezza in Europa e da quell’esperienza
la Jugoslavia è uscita come il paese più provato e
al tempo stesso più trasformato. La Resistenza
jugoslava ancor più di altre è stata più di una
guerriglia per la liberazione del proprio
territorio, è stata empito universale di una nuova
società, ansia di superamento delle barriere
nazionali, anelito di pace, libertà e giustizia
sociale, da parte di tanti uomini e tante donne
del secolo scorso.
A Parma l’Antifascismo è vivo e ha ottima memoria,
sia per ricordare chi ci ha lasciato e cosa ha fatto
per tutti, sia per ricordare quando si tornerà a
votare (grazie a loro) chi dell’Antifascismo
si è riempito la bocca una volta l’anno di
pastasciutta.
(c.i.p. 25-07-2013)
ORDINE DEL GIORNO APPROVATO DAL CONSIGLIO PROVINCIALE DI
PARMA IL 20 MAGGIO 2013 SUI CRIMINI DI GUERRA FASCISTI IN GRECIA,
BALCANI, JUGOSLAVIA, PRIMA DELL'8 SETTEMBRE 1943
Importante o.d.g. approvato
dalla Provincia di Parma il 20 maggio u.s. sui
crimini di guerra commessi dal fascismo nelle
guerre, e relative occupazioni militari, da esso
intraprese in Grecia, nei Balcani, in
Jugoslavia. 1500, afferma l'o.d.g., sono state
le segnalazioni alla Commissione delle Nazioni
Unite per i crimini di guerra di criminali
italiani, rimasti sempre del tutto impuniti, mai
condannati nè processati. La Provincia, in
particolare, invita il Parlamento della
Repubblica a costituire una Commissione di
storici con il compito di fare luce sugli
accadimenti e sul coinvolgimento dell'esercito
italiano e delle milizie fasciste in occasione
delle occupazioni militari della Grecia, dei
Balcani e della ex Jugoslavia, e a istituire
una “Giornata del ricordo per le stragi e gli
eccidi di civili commessi dai fascisti prima
dell' 8 settembre 1943”. Sotto, e in
allegato, il testo dell'o.d.g. (segnalato
da Comitato antifascista e per la memoria
storica-Parma <comitatoantifasc_pr @
alice.it>)
“La Guerra sporca
di Mussolini. La presenza italiana nei
territori occupati durante la Seconda
Guerra Mondiale, prima dell'8
settembre 1943”
Settanta anni fa, durante l'occupazione
italiana della Grecia, l'esercito
italiano stanziato a Domenikon, in
Tessaglia, commise un atroce eccidio nei
confronti della popolazione civile e 150
uomini vennero fucilati e sepolti in
fosse comuni.
L'eccidio avvenne a seguito
dell'uccisione di nove soldati italiani
in un attacco da parte dei partigiani
greci. La rappresaglia non si fece
attendere. Il Generale Cesare Benelli
della divisione “Pinerolo” volle dare
una “salutare lezione” alle popolazione
e ordinò il rastrellamento casa per casa
nel villaggio e successivamente il
bombardamento con l’aviazione per radere
al suolo il villaggio di Domenikon e di
tanti altri villaggi di poveri
contadini.
La storica italiana Lidia Santarelli
docente al Center of European and
Mediterranean Studies della New York
University che studia le occupazioni
dell'esercito italiano, prima dell’ 8
settembre 1943, in Tessaglia, Epiro e
Macedonia definisce le stragi dei nostri
soldati “il buco nero nella
storiografia”.
Il Generale Carlo Geloso, comandante
delle forze italiane di occupazione,
emanò una circolare sulla lotta ai
ribelli il cui cardine principale era la
responsabilità collettiva e quindi per
annientare il movimento partigiano
andavano annientate le comunità civili
locali. L'ordine si tradusse in
rastrellamenti, fucilazioni, incendi,
requisizione e distruzione di riserve
alimentari. A Domenikon seguirono eccidi
in Tessaglia e nella Grecia interna: 60
civili fucilati a Tsaritsani. Poi a
Domokos, Farsala, Oxinià. Le autorità
greche segnalarono stupri di massa e il
Comando tedesco in Macedonia arrivò a
protestare con gli italiani per il
ripetersi delle violenze contro donne,
bambini e vecchi.
Nel campo di concentramento di Luisa, a
nord di Volos dove nacque Giorgio de
Chirico, furono fucilati per
rappresaglia oltre mille prigionieri
greci.
Nel solo inverno del 1941, dichiara la
professoressa Santarelli, causa carestia
indotta dagli italiani morirono tra le
40 e le 50.000 persone. Nell'intero
periodo di occupazione per fame e
malattie morirono tra i 200 e 300.000
greci.
I Generali Geloso e Benelli altro non
fecero che applicare le linee guida del
generale Roatta in Jugoslavia che
teorizzò la strategia «testa per dente».
Lo storico Lurz Klinkhammer dichiara che
le fucilazioni in Slovenia nella
provincia di Lubiana ebbero le stesse
dimensioni delle fucilazioni dei
tedeschi in Alta Italia dopo l’8
settembre del 1943. Oltre 100.000 slavi
transitarono nei campi di concentramento
italiani in Jugoslavia e solamente
nell'isola di Rab morirono il 20% dei
prigionieri.
A Londra la Commissione delle Nazioni
Unite per i crimini di guerra ricevette
una lista con più di 1.500 segnalazioni
di criminali di guerra italiani. Gli
eventi che poi hanno determinato la
divisione del mondo in due blocchi, il
Patto Atlantico e il Patto di Varsavia,
hanno impedito, di fatto e per le mutate
condizioni geopolitiche, di rendere
giustizia per i crimini commessi durante
la seconda Guerra Mondiale.
Oggi Domenikon, riconosciuta città
martire nel 1998 al pari di Marzabotto,
ricorda l'eccidio dei civili con una
cerimonia che si tiene il 16 febbraio.
Nel 2009 in occasione della cerimonia
commemorativa, l’Ambasciatore italiano
in Grecia ha partecipato per la prima
volta in rappresentanza del nostro Paese
e nel suo breve discorso ha chiesto
scusa per i crimini commessi dai
fascisti italiani.
Ordine del giorno n. 37 del 20/05/2013
pag. 4
Il cammino verso la costruzione degli
Stati Uniti d'Europa, quella immaginata
e pensata da Altiero Spinelli nel
“Manifesto di Ventotene” non può
dimenticare i fatti dell' ultimo
conflitto bellico che morte e
distruzione hanno provocato in Europa,
ma non solo, e dopo settant’anni, fare
luce per stabilire una verità storica
condivisa su quegli accadimenti è
doveroso per il referente rispetto che
deve essere portato alle vittime e alle
famiglie che hanno subito le conseguenze
di atti belligeranti e violenti.
L'Italia fino all'8 settembre del 1943
ha condotto la guerra alleata con i
tedeschi su molti fronti e i nostro
soldati, in molti casi, hanno compiuto
atti di guerra di cui sappiamo poco o
nulla.
E' auspicabile che si possano scrivere
quelle pagine di storia ancora bianche e
quegli accadimenti attraverso un
meticoloso lavoro di ricerca, con
raccolta di testimonianze di persone
ancora in vita, di atti, di documenti e
di riscontri oggettivi. Non ci sono
vendette da consumare ma si avverte il
bisogno di riportare i fatti nella loro
reale dimensione e nel loro preciso
contesto storico.
Il Consiglio Provinciale di Parma
invita
Il Parlamento Italiano a costituire una
Commissione di storici con il compito di
fare luce sugli accadimenti e sul
coinvolgimento dell'esercito italiano e
delle milizie fasciste, in occasione
delle occupazioni militari della Grecia,
dei Balcani e della ex Jugoslavia, in
atti violenti ed eccidi di civili come
quella del 16 febbraio 1943 a Dominikon
e di istituire una “Giornata del ricordo
per le stragi e gli eccidi di civili
commessi dai fascisti prima dell' 8
settembre 1943”.
L’Istituto Storico della Resistenza e
dell’Età Contemporanea di Parma a
promuovere una ricerca sui comportamenti
tenuti dai fascisti e dell’esercito
italiano durante le occupazioni, insieme
ai tedeschi, della Grecia, dei Balcani e
della ex Jugoslavia.
Il Presidente del Consiglio Provinciale
ad inviare il presente ordine del
giorno:
- al Presidente del Senato della
Repubblica;
- al Presidente della Camera dei
Deputati;
- ai Parlamentari di Parma;
- ai Sindaci della provincia di Parma.
25 Aprile 2013 a
Parma: lo striscione
Da: "Comitato
antifascista e per la memoria storica-Parma"
<comitatoantifasc_pr @ alice.it>
Data: 25 aprile 2013 22.19.52 GMT+02.00
Oggetto: ripulito il cartello stradale di
via Tito ///// spettacolo "Drug Gojko"
martedì 30/4 alla Casa della Musica
Alla vigilia della ricorrenza della Liberazione
dal nazifascismo, ieri 24 aprile pomeriggio un
gruppo di antifascisti appartenenti ai circoli
"Geymonat" e di Trecasali di Rifondazione
Comunista, al Coordinamento Nazionale per la
Jugoslavia, e al Comitato antifascista e per la
memoria storica, ha provveduto a ripulire il
cartello stradale di Parma indicante largo Tito.
Il cartello era stato imbrattato da ignoti,
probabilmente neofascisti, in modo tale da
renderne impossibile la chiara lettura. In
allegato sono inserite le foto del cartello
prima e dopo l'intervento. Com'è noto,
innanzitutto agli storici, Tito è il simbolo
della Resistenza jugoslava e la Resistenza
jugoslava è stata la più grande (in rapporto al
numero degli abitanti del Paese) guerra popolare
contro il nazifascismo in Europa.
/////
Con la Resistenza jugoslava hanno combattuto in
armi anche migliaia di italiani, non meno di
quarantamila, in massima parte soldati presenti
sul fronte nordorientale o nei Balcani che
l'indomani dell'8 settembre 1943 hanno maturato
la scelta antifascista. La più grande formazione
è stata la "Divisione Italiana Partigiana
Garibaldi", costituita il 2 dicembre '43, forte
di 20.000 uomini e inquadrata come unità
dell'Esercito Italiano nell'Esercito Popolare di
Liberazione Jugoslavo.
Alcuni italiani hanno combattuto direttamente
nell'esercito popolare jugoslavo di Tito.
Uno di questi è stato Nello Marignoli,
viterbese, classe 1923, operaio gommista,
militare italiano sul fronte greco-albanese e
l'indomani dell'8 settembre '43 combattente
insieme coi partigiani jugoslavi. La vicenda di
Marignoli è oggetto dello spettacolo teatrale
"Drug Gojko" (fratello Gojko), monologo
dell'attore Pietro Benedetti che rievoca la
vicenda sulla base del racconto personale di
Marignoli. Lo spettacolo si terrà la sera, dalle
21, di martedì 30 aprile alla Casa della Musica
di Parma, nell'ambito delle celebrazioni del 25
Aprile a Parma promosse dall'apposito Comitato
per le celebrazioni dell'anniversario della
Liberazione.
In allegato la locandina.
U našu redakciju stiglo je priopćenje za
medije koje prenosimo u izvornom obliku i u
cijelosti:
24. aprila poslijepodne, uoči obilježavanja
"Dana oslobođenja od nacifašizma", nekoliko
grupa talijanskih antifašista, pored ostalih
pripadnika Partije komunističke preosnove,
Nacionalne koordinacije za Jugoslaviju i
Antifašističkog komiteta za povijesno sjećenje
iz Parme, poduzeli su korake da bi oznaka na
tabli sa imenom ulice Josipa Broza Tita, a
koju su nepoznati najvjerovatnije neofašisti
prethodno zamrljali, ponovno bila čitljiva.
U dopisu koji su nam poslali drugovi iz
Antifašističkog komiteta za povijesno
istraživanje stoji, kako je poznato, prije
svega povjesničarima, da je Tito simbol
jugoslavenskog otpora, a jugoslavenski otpor
bio je najveći Narodnooslobodilački rat protiv
nacifašizma u Evropi, u odnosu na broj
stanovnika Jugoslavije.
U jugoslavenskoj narodnooslobodilačkoj borbi
borilo se na hiljade Talijana, ne manje od
četrdeset hiljada, najvećim dijelom vojnika sa
sjeveroistočnog i balkanskog fronta, kod kojih
je sutradan nakon 8. septembra 1943. godine
sazrelo antifašističko opredjeljenje. Najveća
takva vojna formacija bila je "Talijanska
partizanska divizija Garibaldi", osnovana 2.
decembra 1943. godine, jačine 20.000 boraca i
uključena kao jedinica Talijanske vojske u
Narodno oslobodilačku vojsku Jugoslavije. Dok
su se neki Talijani borili direktno u okviru
Titovih vojnih jedinica.
Jedan od njih bio je i Nello Marignoli, klasa
1923. radnik talijanski vojnik na
Grčko-Albanskoj granici, koji se nakon 8.
septembra 1943. godine borio zajedno sa
jugoslavenskim partizanima. Njegova priča
inspirirala je dramske umjetnike za kazališnu
predstavu "Drug Gojko", koja će biti prikazana
30. aprila u Casa della Musica di Parma u
sklopu obilježavanja 25. aprila Dana
oslobođenja u Italiji.
Socijalistička radnička partija
Vladimir Kapuralin
Ritorna alla pagina delle iniziative sul
sito del Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia...