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Da tempo i
partigiani ciociari, nella provincia di
Frosinone, chiedono
al Ministro per i Beni e le Attività
culturali che il campo delle "Fraschette", nei
pressi di Alatri
(località a poche decine di chilometri da
Roma),
venga ufficialmente riconosciuto come "luogo
della memoria",
analogamente a quanto è già
accaduto per il campo
di Ferramonti di Tarsia, in Calabria, ma la
richiesta è, sin
qui, rimasta "inevasa".
Oggi, al campo delle "Fraschette" non c'è
alcun segno che
chiarisca ai rarissimi visitatori cosa ha
rappresentato questo campo, quali tragedie vi
sono state vissute. Anzi:
negli ultimi anni è stato riadattato per
ospitare profughi provenienti dall'Est europeo.
Sulla realtà
passata di questo campo esiste già un
vuoto di
memoria raggelante: un solo esempio: durante la
ricerca condotta da chi
scrive sull'argomento, una dipendente
dell'Archivio di Stato di Frosinone, informata
per la prima volta che,
nei decenni passati, a pochi chilometri da
casa sua era stato in funzione un campo fascista
di concentramento ed
internamento, esclamava sorpresa: "è la
prima volta che lo sento!". E ciò
è spiacevole.
Nell'aprile 2002, la Biblioteca Comunale di
Alatri organizzava un
convegno dal titolo: "Dossier Fraschette
1942-2002", con lo scopo di interrompere la
congiura del
silenzio in corso sull'argomento. Gli atti,
ancora non
pubblicati, sono però disponibili presso
quella Biblioteca e
sono stati in parte utili a questa ricerca, ma
l'opera di
chiarificazione ed informazione è solo
all'inizio. Pare quasi
che in Italia siano tanti a voler tacere su
queste cose.
La ricerca storica e la divulgazione
pubblicistica si sono interessate
molto, negli ultimi anni, dell'occupazione
tedesca, di Cefalonia, Marzabotto e così
via, ma preferiamo
dimenticare
che anche noi siamo stati il popolo che ha
causato diverse Marzabotto ad altri popoli.
Ma vediamo più da vicino il campo delle
"Fraschette": una chiara
descrizione è data, ad esempio, da una
slovena che fu internata: Milena Giziak da
Vertoiba, frazione del
comune di Gorizia. Arrestata con tutta la
famiglia nel settembre 1942 perché un
fratello era andato
partigiano, rinchiusa in carcere (aveva solo 13
anni!)
fino al marzo 1943, con cibo scarsissimo e con
suore-agenti di
custodia che obbligavano le donne a pregare, fu,
infine, spedita con altre 150 donne alle
"Fraschette". Ecco cosa
leggiamo nella testimonianza rilasciata dalla
stessa
e pubblicata nel volume dell'ANED intitolato:
"Gli internati dal
1940/1943".
"Il campo di Fraschette era collocato in una
conca disabitata,
circondata da monti. Eravamo quasi solo
donne. Il vitto era impossibile: un mestolo di
brodaglia e un etto di
pane al giorno. Sporcizia rivoltante nei luoghi
dove il cibo veniva preparato. Spaventose
soprattutto le condizioni
delle croate e delle greche, tanto da essere
costrette ad aggirarsi attorno ai bidoni della
spazzatura onde
recuperare bucce di patate e qualche altro
scarto".
Una certa solidarietà, afferma la Giziak,
veniva loro dai
giovani soldati di guardia, i quali "tolleravano
le
uscite clandestine delle internate per
saccheggiare nelle campagne
circostanti la frutta e quant'altro potesse
attenuare gli stimoli della fame". È
l'eterna complicità
dei sessi, che prescinde dalle ideologie e dai
regolamenti;
una delle cose che, in ogni epoca, hanno
consentito di sperare,
nonostante tutto.
LA MEMORIA
LUNGA
Dei campi di deportazione ed internamento
fascisti, abbiamo detto,
raramente si parla, ma non possiamo
continuare ad esaltare le colpe degli altri
omettendo l'esame dei
nostri errori che si chiamano appunto "confino"
ed "internamento", misure realizzate da un
governo pienamente
legittimato, dal Fascismo monarchico libero e
sovrano. Questo fascismo ha partorito la
realtà del campo "le
Fraschette" di Alatri. Questo campo è
particolarmente interessante perché
rappresenta diverse
tipologie di internamento succedutesi, e
risponde alle
diverse basi dello sviluppo dei campi di
concentramento fascisti.
Nel 1922 il fascismo istituì il confino
di polizia per avversari
politici; nel 1938 vi furono le leggi razziste
(che si preferisce, per vergogna, chiamare
"razziali"), con
possibilità di provvedimenti restrittivi
verso gli ebrei;
l'internamento invece risale al 1940 ed è
misura di guerra. Il
regime ne fece largo uso, molto più del
"confino",
perché per comminare il confino erano
necessari alcuni passaggi
burocratici, il confinato poteva appellarsi e
così
via. L'internamento invece non aveva bisogno di
commissioni, né
di rinnovi. Era un provvedimento rapido e
definitivo. Anche per questo "istituto",
però, va fatta
un'ulteriore distinzione: c'era un internamento
di Polizia, che
concedeva un sussidio agli internati, ed una
seconda forma di
internamento, gestito direttamente dai militari,
che
riguardava i territori occupati. Non concedeva
alcun sussidio, e
riguardava in massima parte le popolazioni
slave,
dove era viva l'attività partigiana. Il
campo delle "Fraschette"
venne progettato nell'aprile del 1941 per
ospitare
7.000 prigionieri di guerra, ma, dato il
problema impellente degli
sfollati, il Ministero degli Interni decise
presto di
destinarlo a questo uso. Alla fine prevalse un
terzo uso: campo di
internamento per migliaia di slavi che venivano
deportati per rappresaglia contro
l'attività partigiana. La
gestione dell'internamento, però, fu
affidata non alla
Direzione Generale della Pubblica Sicurezza,
bensì
all'Ispettorato
Generale per i servizi di guerra. Ciò
consentiva
al governo di risparmiare il versamento del
sussidio di L. 6,50 al
giorno per ogni internato. Al campo, dunque, fu
la fame più nera. All'interno del campo,
si mangiava solo, da
parte degli slavi, la brodaglia preparata dai
militari.
Diversa era invece la situazione per i non
numerosi internati
anglo-maltesi che venivano assistiti dalla Croce
Rossa svizzera. Erano gli slavi, insomma, ad
essere condannati
all'inferno. Traccia chiarissima ne risulta
dalla
consultazione dei registri di morte, di cui il
sindaco di Alatri, con
gesto liberale e lungimirante, ha consentito a
chi
scrive la consultazione e l'uso per fini di
documentazione storica.
L'elenco è lungo, allucinante. Morivano,
in percentuale, il 95%
di internati slavi, quasi ogni giorno, dai
due mesi di età agli 89 anni (in
appendice a questo studio
pubblichiamo un elenco parziale di tali
vittime).
Nel luglio 1943 su 1.162 "Dalmati" presenti nel
campo, circa 500 erano
bambini, quasi tutti orfani. Gli
internati erano civili, familiari di "ribelli"
slavi, tenuti in
ostaggio per convincere i partigiani a
rinunciare alle loro
attività in cambio del ritorno a casa
degli internati. Di queste
cose, in particolare, si è occupato lo
storico calabrese
Carlo Capogreco, a cui dobbiamo la maggior parte
delle notizie qui
sopra riportate. Il 25 luglio non
modificò la
situazione degli internati, che, anzi,
nell'estate del 1943 salirono
fino ad un numero massimo di 4.500 persone.
Dopo l'8 settembre, il venir meno della
vigilanza consentiva a molti
internati di fuggire, e, nel novembre dello
stesso anno, le SS tedesche imposero al governo
di Salò il
trasferimento degli ultimi rimasti, in numero di
1.300,
al campo di Fossoli, presso Carpi. Gli slavi,
però, avevano
avuto modo, per la massima parte, di tornare
fortunosamente e faticosamente a casa. I
tedeschi non erano molto
interessati ad essi. Uno studio approfondito su
queste vicende però manca ancora. Con
l'estate del 1943,
inoltre, il vescovo di Alatri, mons. Facchini,
aveva
ottenuto la presenza di una comunità di 5
suore nel campo per
assistere gli internati. Preferiamo trattare a
parte
questa vicenda.
IL VESCOVO
ANTIFASCISTA
Agli inizi di febbraio 1944, il governo di
Salò inviava alla
segreteria di Stato vaticana una nota riservata,
riguardante il vescovo di Alatri, mons.
Facchini. Ci piace riportarla:
"Monsignor Vescovo di Alatri il giorno 30/1/1944
durante la Santa Messa
delle ore 12.00, in un appello ai
fedeli di Alatri dichiarava, alla presenza di
numerosi ufficiali, che
era necessario mostrare ai tedeschi i denti".
Fu lui a coordinare in zona le tre componenti
della Resistenza (quella
cattolica, quella militare e quella
marxista, che divenne presto preminente) ed a
fornire il ciclostile per
stampare, in Curia, il giornale clandestino
dei partigiani. La morte di questo nobile
prelato, negli anni '60,
durante il Concilio Vaticano II, non ha
attenuato il
rispetto dei concittadini per il nome; rispetto
che è sempre
stato e rimane totale. Il segretario di mons.
Facchini,
oggi vecchio parroco di campagna, ma fine
intellettuale ed ottimo
filologo autore di studi specialistici, fornisce
testimonianze verbali toccanti circa quel
periodo. La presenza di quel
campo di internamento nella sua diocesi era,
per il Vescovo, una spina nel cuore che non gli
dava pace. "Andava
anche due o tre volte al giorno al campo, a
piedi oppure con la sua Balilla". "I
responsabili del campo non avevano
grande considerazione per le condizioni
degli internati". Accadevano strani traffici,
specie denaro. Monsignor
Facchini accusava tutti pubblicamente, dal
pulpito. Riuscì a far trasferire il
direttore, ma, dopo poco, lo
vide
reintegrato. Partì allora per Roma, per
parlare col
Capo della Polizia, ma non ottenne nulla.
Evidentemente troppo forti
erano gli interessi in gioco. Ottenne
però
l'autorizzazione a creare, all'interno del
campo, un presidio di suore;
al momento dell'attuazione, però, le
suore
della diocesi si rifiutarono. Mons. Facchini era
prelato non uso a
discutere con i suoi inferiori: dette ordine
alle
stesse di eseguire le sue direttive. È
grazie al diario della
superiora di quel gruppo di suore, Madre
Mercedes
Agostini (che proprio Facchini volle fosse
compilato e conservato), che
abbiamo notizie preziose sulla vita del
campo.
Un giorno il Vescovo dovette protestare
affinché l'infermeria
del campo fosse fornita di un bisturi: durante
la notte, infatti, un internato medico aveva
dovuto operare
un'appendicite urgentissima con una lametta da
barba
"perché l'ospedale era lontano e
l'ammalato rischiava di morire
in barella". A guerra finita, dettero a Mons
Facchini una medaglia di bronzo al merito, ma
egli non volle andare a
ritirarla in Prefettura. È bello anche
sentire
di queste testimonianze: il 1° maggio 1943,
cinque donne slave del
campo furono sorprese con un nastrino rosso
tra i capelli. "È il 1° maggio,
dissero ai poliziotti, e
vogliamo festeggiarlo". Il Prefetto, informato,
raccomandò
maggiore vigilanza. E sempre dal Prefetto, Mons.
Facchini (che pur
sempre era sacerdote), si lamenta così:
"i
soldati addetti alla cucina si prendono la
libertà di assumere
in cucina, come aiutanti, le più belle
tra le donne del
campo". E pazienza!
ANCORA
TESTIMONIANZE
Luisa Deskovic, dalmata, nel 1941 studiava a
Belgrado ed era comunista.
Scoppiata la guerra, rientrò a
Sebenico e fu arrestata per le sue idee
politiche. Confinata a
Ventotene, senza alcun processo, nell'agosto
1943, a
fascismo caduto, fu trasferita alle "Fraschette"
dai "badogliani". Si
dichiarò, al momento
dell'immatricolazione,
jugoslava, ma i poliziotti la minacciarono: "la
Dalmazia è
Italia!".
"Gli slavi all'epoca erano circa 4.000. Due
volte al giorno ti davano
il rancio con la gavetta, una brodaglia
con qualche pezzo di zucca. Non ho mai mangiato,
né prima
né dopo, una roba tanto disgustosa",
dichiarò.
Dopo l'8 settembre, tra la confusione generale,
decise di allontanarsi.
Prese il treno per Roma e da lì
risalì
al Nord Italia. Altri rimasero, altri ancora
furono deportati dai
nazisti. Oggi andrebbe fatta una ricerca
accurata.
La mortalità nel campo, specialmente tra
i piccoli, era alta. I
fanciulli infatti erano privi di ogni cura e
lasciati per tutta la giornata fuori. La
ristrettezza delle baracche
induceva le mamme a spingerli fuori. Con
l'arrivo
della scuole, si organizzò una scuola per
400 alunni. I bimbi
croati organizzarono un coro: "amavano cantare",
dicono le suore nelle loro testimonianze. Dal
Vaticano
incominciò anche ad arrivare latte in
polvere. Finalmente!
Ma oramai eravamo nell'estate del 1943 e troppi
erano morti in
precedenza. Suor Mercedes ricorda i nomi di
cinque bambine croate affidatele: SKERIC
Ljubica, di 5 anni; SKERIC
Milica di 9 anni; SKERIC Stefania di 7
anni; Tommasovic Danica di 12 anni; Matjejevic
Milica di 7 anni.
"Camminavano scalze, tenendo in mano gli zoccoli
perché erano
troppo grandi". Al momento del bagno,
la più piccola pianse nel doversi mettere
in acqua. Al momento
del trasferimento degli ultimi internati a
Fossoli, le
suore li scortarono fino a destinazione.
Dopo il 1944 il campo ospitò prima
prigionieri tedeschi e poi
profughi e dalmati, ed altri ancora, fino agli
anni '70, quando fu chiuso, per essere riaperto
dopo la caduta del
muro di Berlino: la storia continua!
QUELLI CHE
RIMASERO
Ecco l'elenco parziale degli internati defunti
tratto dal registro di
morte fornito dal Comune di Alatri. La
limitatezza del numero qui riportato è
data solo dal fattore
contingente dello scarso tempo disponibile, a
chi scrive,
per la ricerca; ma di molto detto elenco si
potrebbe allungare, e lo si
può allungare, se lo si ritiene
opportuno, data
la disponibilità, meritevole, del sindaco
Cittadini. Le sicure
inesattezze nelle indicazioni delle
località di origine
dei defunti, sono dovute alla scarsa conoscenza
di quelle
località, sia da parte di chi scrive che
da parte
dell'estensore del certificato relativo nel
1943.
data di morte cognome nome luogo di nascita e
anno età
03/01/43 Pavic (Pavic) Nicola (Nikola) Betina
(1892) 11
08/01/43 Stimac (`´Stimac) Giuseppe Cerni
Lug (`´Crni
Lug) 88
11/01/43 Branica Fortunato Susak (Su`´sak)
72
12/01/43 Malnar Maria Cerni Lug ( `´Crni
Lug) 65
19/01/43 Molnar Isidoro Crni Lazi ( `´Crni
La`´zi) 66
20/01/43 Segic Giovanni Esopiccolo (Mali Azor)
74
24/01/43 Rodin Antonio (Ante) Previcchio (1872)
70
06/02/43 Sarson (Sar`´son) Miranda Fiume
mesi 2
10/02/43 Badalon Andrea Castel (Ka`´stelj)
63
11/02/43 Zivkovic (`´Zivkovic) Matteo
(Mate) Zaton (1872) 72
15/02/43 Iadrievic (Jadrijevic) Giovannina
Prinosten
(Primo`´sten) 66
17/02/43 Vranic Agostino Costerna S. Lucia
(Kosterna) 79
23/02/43 Zoretic Angela mesi 2
27/02/43 Popovac Giovanni Bigliana Superiore
(Biljana) 18
06/03/43 Intelia Natale Zara 13
06/03/43 Bosna Simica (`´Simica) Betina
(1883) 58
15/03/43 Burtina Antonio (Ante) Butina (Betina)
(1876) 67
22/03/43 Baretincic Pasquale Logne (Lokve) 62
24/03/43 Bosna Zvita (Cvita) Betina (1888) 58
08/04/43 Medanic Cristofaro Esopiccolo (Mali
Azor) 70
13/04/43 Palunic Barbara Gerado 68
16/04/43 Rosic Albina Padum (Podhum) mesi 1
20/04/43 Petrovic Pietro Potenon 97
21/04/43 Buble Pietro Trau (Trogir) 68
21/04/43 Lovic Miena Rogasnica
(Roga`´snica) 68
25/04/43 Samon Michele Podice 56
27/04/43 Mrsa (Mr`´sa) Vincenzo (Vice)
Zaton (1882) 67
28/04/43 Salamun Boro (Bo`´zo) Tiesno
(Tijesno) (1884) 69
11/05/43 Orlon (Orlov?) Fortunata Esopiccolo
(Mali Azor) 48
15/05/43 Vicic Giuseppe Padum (Podhum) 61
28/05/43 Barac Francesca Padum (Podhum) 78
07/06/43 Petricic Antonio Esopiccolo (Mali Azor)
73
15/06/43 Ielenc (Jelenc) Antonio Moncalvo mesi 6
18/06/43 Skok Mario Merea m. 7
26/06/43 Ban Emilia Pademun mesi 17
02/07/43 Santor Milena Tecech mesi 4
04/07/43 Toman Vieno Esopiccolo (Mali Azor) mesi
5
Nota: i dati
riportati dall'Autore
sono stati integrati con dati
forniti da Samo Pahor ed aggiunti in
parentesi.
UNO SGUARDO AI
DOCUMENTI
Il Servizio
Ispettivo della Regia
Prefettura di Frosinone inviò
al Prefetto di Frosinone, il 2/7/43, una
relazione
relativa ad
un'ispezione effettuata
nel campo di concentramento di
Fraschette di Alatri. Da questa relazione,
conservata
nell'Archivio di Stato di
Frosinone, riportiamo degli ampi
stralci.
Il Campo di Concentramento di Fraschette, come
avete rilevato nelle
visite effettuatevi, presenta varie
deficienze costruttive, organizzative e
funzionali.
Irreparabili le prime, salvo poche modifiche di
ripiego da apportarvi
con molto accorgimento;
brillantemente superabili le altre quando vi si
dedichino, con i fondi
necessari, volontà, intelligenza e cure
assidue.
Il suo atto di nascita risale ai primi del 1942.
Ma si tratta di una
nascita illegittima, avulsa da ogni legge
della più elementare dottrina topografica
ed urbanistica anche
nel senso più primitivo della parola.
Scelta la località, che invero risponde
al criterio di impianto
di un campo di concentramento perché ben
lontano da centri abitati e da vie di
comunicazione, di difficile
evasione e contemporaneamente di facile
sorveglianza, si trovò uno spiazzo
circolare di circa seicento
metri di diametro, pianeggiante, circondato da
monti,
e su quello spiazzo di terreno, così come
si trovava, si
buttarono a caso circa duecento baracche. Il
costruttore -
non si può parlare di progettista
poiché non si vede una
traccia nella costruzione di un abbozzo nemmeno
embrionale di progetto razionale - non si
preoccupò di
tracciare un piano regolatore e mise in
esecuzione le
baracche prima di pensare alle strade, agli
acquedotti, alle fognature.
Non livellò il terreno, sicché tra
una baracca e l'altra
si hanno dislivelli di vari metri e, per un
falso senso
di economia di tempo, non di danaro, piuttosto
che livellare la platea
dove doveva sorgere ogni baracca, preferì
colmare gli avvallamenti, per ogni baracca con
costosi muri in pietra
sovraelevantisi, anche di vari metri, sul piano
del terreno. Oggi, a strade costruite, si hanno
baracche sottostanti di
molto al livello stradale e tutto il campo si
presenta con una serie di montagne russe che
intralciano seriamente il
deflusso delle acque di rifiuto e delle
fognature e la regolare distribuzione idrica
dell'impianto interno del
campo.
Vero è che il concetto originario era di
adibire il campo a
prigionieri di guerra, mentre poi, a costruzioni
quasi ultimate, si mutò detta
destinazione. La trasformazione
nell'impiego ricettivo del campo non diminuisce,
anzi aggrava le deficienze.
Nel campo di concentramento delle Fraschette,
anziché i
prigionieri di guerra, si immisero internati di
guerra: cioè uomini e donne; bambini e
vecchi; persone sane,
ammalati e tarati; forti, ardenti tripolini e
donne di
razza slava che non lasciano dubbi sulla loro
lascivia; famiglie
organiche, numerose, e persone sole di ambo i
sessi.
Restando per ora ad esaminare il problema dal
punto di vista
costruttivo del campo, appare chiaro che le
baracche, così addossate come sono fra di
loro, la maggior parte
delle quali formanti un unico dormitorio
indiviso
per settanta persone, costituiscono una continua
istigazione alla
immoralità ed un serio pericolo per il
propagarsi
di malattie infettive e di parassiti dell'uomo.
I gabinetti distanti
dalle baracche, non sono raggiungibili, specie
nella stagione invernale e di notte, dai vecchi,
dai bambini, dagli
ammalati e dalle gestanti. Mancano cucinette
familiari per le necessità vittuarie
sussidiarie delle famiglie,
che per tale deficienza cucinano dentro le
baracche,
mentre le diciotto cucine per il vitto normale
non sono facilmente
controllabili; i canali di rifiuto sono lontani
dalle
baracche e le donne, piuttosto che recarvisi,
imbrattano il terreno
circostante.
Altre sono certamente le necessità di un
campo di concentramento
di soldati, tutti più o meno giovani,
sani
e disciplinabili, altre quelle di elementi
così eterogenei come
si trovano tra gli internati civili. Della
differenza di
disciplina risentono vari servizi come quello
della distribuzione
idrica, sottoposto a maggior usura e soprattutto
la
moralità.
Il Campo delle Fraschette è destinato ad
avere una
capacità ricettiva di settemila
internati.
Attualmente ne ospita circa cinquemila.
Fra questi circa un migliaio sono anglo-maltesi
ed il resto croati,
sloveni e dalmati, provenienti dalle
provincie italiane alloglotte e dal territorio
conquistato.
La suddetta promiscuità di razze, in uno
spazio così
ristretto, procura numerosi e vari inconvenienti
sia tra
gli internati che per gli organi preposti alla
sorveglianza del campo.
Nuoce anche alla futura assimilazione degli
elementi di razza slava che fanno severi
confronti tra la loro
povertà, il trattamento deficiente che
ricevono al
campo e la ricchezza dei mezzi degli
anglo-maltesi continuamente ed a
profusione provvisti di ogni ben di Dio,
anche del superfluo, dal Governo Inglese,
attraverso la Croce Rossa.
È auspicabile, allorché il
Ministero dell'Interno
disporrà di altri campi di
concentramento, che i vari campi
ricevano internati di un'unica
nazionalità. Altre divisioni si
imporrebbero per la tutela della morale e per
una più
proficua sorveglianza: i celibi ed uomini senza
famiglia potrebbero
concentrarsi in appositi campi con personale di
sorveglianza tutto maschile; le donne sole e le
nubili in altri campi
ed i nuclei familiari in campi opportunamente
predisposti con baracche divise in appartamenti.
Allo stato attuale della situazione,
perché il Campo delle
Fraschette si organizzi e funzioni in modo
regolare, occorre tenere ben presente che i
dirigenti di esso sono
responsabili di un'organizzazione che ha le
necessità di un Comune di cinquemila
abitanti, elevabile ad una
popolazione di settemila, con l'aggravante che
in
questo Comune l'iniziativa degli organi
dirigenti deve sostituirsi e
sovrapporsi a quella privata; bisogna
cioè che
questi cinquemila abitanti siano approvvigionati
di viveri da mercati
lontani e di vestiario; che si riparino le loro
abitazioni; che si facciano funzionare gli
impianti elettrici
casalinghi oltre a quelli pubblici; che si
forniscano di
mobili, suppellettili, coperte e lenzuola; che
si curi la conservazione
di questo ingente materiale; che si puliscano
le loro case e i cessi; che si curino gli
ammalati; che si tengano
puliti e si disinfestino; che si impedisca il
deterioramento doloso di tanto materiale:
La popolazione di questa città non
è normale; è
nostra nemica; ha voglia di sottrarsi ad ogni
disciplina;
vive nell'ozio più assoluto e deleterio;
pensa ad allontanarsi
al più presto possibile ed anche evadere;
a
procacciarsi un nutrimento maggiore e migliore,
ed i giovani, costretti
al celibato coatto vogliono comunque
soddisfare gli stimoli dei sensi, acutizzati
dalla promiscuità e
dalla proibizione a cui fa contrapposto
l'istigazione
delle donne.
A tutte queste necessità provvedono
attualmente un Direttore del
Campo, due funzionari di ragioneria, un
medico, un Commissario di PS ed un ufficiale
subalterno dei CCRR;
nessun organo tecnico per i servizi dei tale
natura, pochi agenti dell'ordine, nessun
coadiutore amministrativo.
Dopo queste necessarie premesse d'ordine
generale passiamo ad esaminare
singolarmente i vari servizi:
SERVIZI AMMINISTRATIVI
Sotto questa dizione attualmente si comprende
l'organizzazione ed il
funzionamento dei servizi
amministrativi e tecnici, di polizia urbana,
mortuaria ecc. Vi sono a
capo: il Rag. Capo Cav. Uff. (il nome
è
cancellato nel
testo, n.d.r.)
con le funzioni di consegnatario dei
materiali mobili ed immobili, nonché del
magazzino vestiario ed il Rag. Cav. (il
nome è cancellato nel
testo, n.d.r.) addetto ai servizi
viveri e trasporti,
all'economato, alla segreteria ed ai servizi di
cassa per conto degli
internati. Sono coadiuvati: da un magazziniere
per i viveri, carbone e legna; una
dattilografa-archivista; quattro
uomini di fatica per il carico e lo scarico
degli
automezzi e per i trasporti entro il campo; un
operaio specializzato
per la manutenzione degli impianti idrici,
sfornito però degli attrezzi necessari,
un elettricista,
anch'esso sfornito di attrezzi e materiale; 30
internati addetti
al servizio di nettezza urbana e di pulizia dei
cessi. Per la rimozione
delle immondizie dal campo provvede,
mediante appalto, una ditta di Alatri. Per la
fornitura delle casse
funebri, dovrebbe provvedere il fornitore del
Comune di Alatri, ma, sebbene provvisto
dell'assegnazione del legname,
recentemente ha lasciato una salma per
tre giorni in baracca prima di fornire la
relativa cassa.
Alla confezionatura del rancio per gli internati
provvede un reparto
dell'81° Reggimento Fanteria
comandato da un subalterno.
Il Rag. (il
nome è cancellato
nel testo, n.d.r.) fu assegnato al
Campo delle Fraschette nell'ottobre 1942 con
l'incarico di prendere le consegne dal Comm. (il nome è
cancellato nel testo, n.d.r.). Non
è a dire che il (il nome
è
cancellato nel
testo, n.d.r.)
abbia trovato ordine e precisione.
Iniziò nel disordine più assoluto
che gli fece trovare
il suo predecessore. I due lavorarono assieme
fino al marzo del
corrente anno nell'intento di scambiarsi le
consegne del materiale, ma si lasciarono
più confusi di prima,
senza addivenire alle consegne né
all'atto basilare
di queste: cioè la compilazione
dell'inventario.
Il (il nome
è cancellato nel
testo, n.d.r.) che è pignolo
di quella pignoleria improduttiva e ritardatrice
che
Voi gli conoscete, Eccellenza, rimase solo a
ricamare sulle sue carte
ed a torturarsi il cervello, invero non
fosforescente, con troppi "ma" e con
innumerevoli "se"; sicché
nella Vostra recente visita alla Colonia avete
trovato il lavoro del (il nome
è cancellato nel testo, n.d.r.)
quasi allo stato iniziale e gli assegnaste il
termine del 30
giugno per concludere i suoi lavori.
Eseguita l'ispezione, nei riguardi della
compilazione dell'inventario
ho trovato i registri dei buoni di
carico, anche quelli riferentisi alla situazione
originaria del campo,
incompleti per omissione imputabile ad (il
nome è
cancellato nel testo,
n.d.r.) che non vi ha segnato
alcuni materiali forniti dalla S.A. Pasotti e
dall'ECA di
Frosinone. Ora i due predetti Enti hanno fornito
l'elenco dei materiali
dati in carico. (...)
Ma quando si pensi che i Capi baracca hanno
omesso di elencare il
materiale effettivamente mancante in
seguito a furti, a dispersione o distrazione
materiale e a distruzione
dello stesso (materiale legnoso bruciato per
cottura di vitto, lenzuola tramutate in
biancheria ecc.), all'atto di
una nuova consegna il (il nome
è cancellato nel
testo, n.d.r.)
si
troverà parecchio materiale mancante.
(...)
La lavanderia, il forno, le camere frigorifere e
le camere di
disinfezione, sebbene ultimati, non sono stati
dati in consegna per dilazione imputabile al (il nome è
cancellato nel testo, n.d.r.). (...)
Nei magazzini oltre al materiale nuovo viene
immesso anche quello
proveniente dalle baracche, già dato in
uso agli internati. Detto materiale, non
sterilizzato ed anche non
lavato, costituisce un permanente pericolo per
tutti. (...)
Al (il nome
è cancellato nel
testo, n.d.r.) è altresì
affidato il magazzino vestiario. Sulla
distribuzione del
vestiario egli ha idee tutte personali. Nulla
distribuisce
gratuitamente agli internati, anche se indigenti
fino alla
miseria, anche se materialmente scalzi e
seminudi. Si decide a fare
qualche vendita a lunghi intervalli, ed allora,
in
quei rari mattini di vendita si forma un
affollamento incontenibile
dalla forza pubblica; così i giorni di
vendita
diradano sempre più. Quest'inverno non ha
distribuito nessun
cappotto, sia maschile che femminile.
Attualmente
vi sono in magazzino varie casse di scarpe, ma
restano chiuse. Attende
di avere il tempo di controllarle e poi
inscriverle nei buoni di carico. così per
vari indumenti che
restano chiusi e non inseriti nei buoni di
carico.
Il fatto è che egli considera tale
servizio avulso dalle sue
mansioni, tanto vero che recentemente, e
precisamente il 12 giugno, provocò, a
mezzo della Direzione del
Campo, una richiesta di suo compenso del 4%
sugli incassi provenienti dalla vendita di
indumenti agli internati.
(...)
In merito alla mancata distribuzione e vendita
degli indumenti, le
lamentele degli internati sono state
continue ed hanno oltrepassato il recinto del
Campo. La cosa fu
constatata, su delazione degli anglo-maltesi,
anche
da ispettori inviati appositamente dalla
legazione svizzera e dopo un
mese dalla visita, pervennero a questi, per
tramite della C.R. Internazionale,
un'infinità di indumenti, -
ivi compresi, per colmo d'ironia, pigiama e
guanti -
molti dei quali tuttora residuano presso il
magazzino di deposito del
materiale proveniente dal Governo Inglese.
Per quanto riguarda il (il nome
è cancellato nel testo, n.d.r.)
non resta, dall'evidenza delle risultanze, che
confermare la proposta del Direttore del Campo
tendente all'immediata
sostituzione.(...)
Il nuovo consegnatario dovrà essere
coadiuvato da altro
impiegato di concetto, poiché, se un
impiegato
tiene la contabilità ed aggiorna le
scritturazioni, occorre che
il secondo si occupi del magazzino vestiario,
della sua
contabilità, che curi la consegna del
materiale agli internati
che arrivano, che proceda alla riconsegna ed
alla presa
in carico del materiale degli internati che
partono, che controlli
detto materiale, che lo faccia lavare o
disinfettare,
che vigili e passi in rivista il materiale dato
in uso agli
internati.(...)
In quanto ad automezzi per trasporto di cose il
Campo possiede un
automezzo che si trova
nell'impossibilità di funzionare per
eccessivo consumo di
benzina (circa un litro per km.). Per il
trasporto
giornaliero del pane, del latte e di piccoli
quantitativi di merce si
è noleggiato in permanenza un
motofurgoncino
per 4000 lire al mese. Per altri trasporti si
noleggia un autotreno
(1500 lire per un viaggio da Frosinone) oppure,
nelle suddette proporzioni, si rimborsa il
trasporto alle ditte
fornitrici. (...)
Per gli internati il Rag. (il nome
è cancellato nel testo,
n.d.r.) esegue il servizio di
riscossione dei vagli e
del pagamento di essi agli interessati. Si
tratta di varie centinaia di
vagli che si ricevono al giorno. Per le somme
destinate agli internati eccedenti le loro
necessità normali,
esegue il servizio di cassa. Dette somme vengono
trattenute e per ogni internato si stabilisce
una contabilità
dei depositi in appositi libretti in duplice
copia, una delle
quali va all'internato stesso.
Detto servizio, attualmente affidato ad
internati, per maggior
sicurezza, dovrebbe essere affidato
all'impiegato che, come sopra ho proposto,
dovrebbe coadiuvare (il nome
è cancellato nel testo, n.d.r.).
SERVIZIO CUCINE
Come ho già detto il Campo ha 18 cucine
internati in funzione.
Vi ha preposto un distaccamento dell'81°
Fanteria comandato da un sottotenente, della
forza di tre
sottufficiali, cinque graduati, e 45 uomini di
truppa.
Graduati e sottuficiali hanno mansioni generiche
di sorveglianza, ma
non la esercitano.
Degli altri, tolti gli uomini addetti alla spesa
pane per gli
internati, alla spesa viveri internati, spesa
truppa,
magazzino viveri, cucinieri truppa,
distribuzione latte, aiutante di
contabilità, ripostigliere, piantoni alle
camerate,
barbiere, attendente, pulizie refettori ecc., a
ciascuna delle suddette
cucine rimane addetto un solo soldato,
incontrollato. Ogni soldato ha creduto di
costituirsi il suo harem in
cucina assumendo le più belle ragazze
alle sue
dipendenze. Faceva il gallo del pollaio,
coccolato e servito. Nella
Vostra visita, Eccellenza, avete proibito questo
sconcio e sono stati assunti ragazzi al posto
delle donne, col compenso
del supplemento del pane.
Ciò non di meno, per deficiente
sorveglianza, le donne ho visto
che continuano a sfarfalleggiare attorno
alle cucine, i soldati continuano a far niente e
le cucine sono in mano
degli internati. Come vengono lavate le
verdure nessuno sa; sta di fatto che nelle
minestre non è raro
di trovare, opportunamente bolliti, bachi e
vermi di
verdura.
Quello che arriva poi di derrate nelle marmitte,
della razione
prescritta, è cosa ancora più
misteriosa. Cosa
succede nel tragitto che va tra i magazzini e le
diciotto cucine?
Quanti generi vanno distratti per costituire
devoto
omaggio dei giovani soldatini alle più
belle del Campo? Tutti
interrogativi senza risposta poiché manca
ogni
controllo. L'ufficiale non si è mai visto
al Campo all'ora dei
pasti; lo stesso per i sottufficiali. Tutti
però, all'ora
della libera uscita passeggiano gaiamente dentro
il campo assassinando,
con occhiate e con motti, le belle del loro
cuore.
La disciplina non si conosce; il sottotenente
che comanda il
distaccamento è troppo giovane ed
inesperto
per mantenerla nelle condizioni, specie, in cui
vivono incontrollati, i
militari del distaccamento. Fra essi vi è
qualcuno, teoricamente cuciniere, figlio di
ricchi commercianti romani
che sta a Fraschette per evitare di essere
mobilitato; ma per sé, per i suoi
compagni e per qualche donna
spende, in media, a Fraschette le sue
quattromila
lire settimanali.
In queste condizioni occorre un rimedio
radicale; o aumentare
l'organico del reparto portandolo ad una
Compagnia, comandata da un Capitano che,
coadiuvato da subalterni,
voglia e sappia mantenere la disciplina, la
sorveglianza ed i controlli, e che dia ad ogni
cucina almeno tre uomini
ed un graduato che provvedano da soli alla
confezionatura ed alla distribuzione del rancio;
ovvero eliminare del
tutto i militari affidando ogni cucina ai capo
baracca, che almeno hanno interesse a che tutto
vada in pentola e sia
cucinato a dovere, ed istituire sorveglianti
borghesi.
SERVIZI IGIENICI E SANITARI
Sono ambedue disimpegnati dal Dr. (il
nome è cancellato nel
testo, n.d.r.), profugo della Tunisia.
Egli è
molto attivo, sebbene professionalmente non si
elevi a grandi altezze,
e soprattutto entusiasta della sua missione,
che assolve con molta dedizione, anche se non
pienamente soddisfatto
del trattamento economico che riceve. Ma il
solo entusiasmo non è sufficiente per
ottenere un rendimento
appropriato quando il Dr. (il nome
è cancellato nel
testo, n.d.r.)
oltre a
provvedere a tutti i servizi igienici, deve
curare circa cinquemila internati che hanno
subito
privazioni, che sono nutriti appena
sufficientemente per evitare un
collasso generale, molti dei quali, specie donne
e bambini, sono tubercolotici predisposti,
incipienti ed alcuni anche
con forme aperte, moltissimi dei quali sono
anemici, pleuritici, affetti da malattie
croniche, ecc. inoltre il
Mizzi è medico delle forze armate
presenti al Campo
(carabinieri, agenti di PS, vigili del fuoco,
distaccamento di
fanteria).
Non mi dilungo a scrivere in merito alla
soluzione del problema del
deflusso delle acque luride e dei rifiuti
liquidi del Campo perché è Vostra,
e di recentissima
data, Eccellenza, la proposta, fatta al
Ministero dell'Interno
di costruire cunette in muratura e coperte lungo
le strade interne del
Campo ed un canale collettore coperto, fucina
ininterrotta di pericolose esalazioni mefitiche.
L'assunzione di un
operaio fognatore darebbe tranquillità
per la
manutenzione dell'impianto.
Anche lo stato di manutenzione delle latrine
è migliorato dopo
la Vostra visita al Campo per effetto della
assunzione di internati addetti alle pulizie
delle latrine stesse. Il
fatto che queste si otturino spesso si deve
attribuire, oltre al malvezzo persistente di
gettarvi oggetti di
scarto, principalmente alla irrazionale
costruzione del
Campo, con molti e sensibili dislivelli, dove le
pendenze sono
sproporzionate, i tubi collettori dai cessi alle
fognature, e le fognature stesse alquanto
deficienti di diametro per la
popolazione che nel Campo si accoglie
rispetto alla popolazione, prigionieri, per la
quale furono costruiti.
Sarebbe opportuno che almeno i tubi collettori
delle fognature venissero aumentati di diametro.
Appunto per le latrine ho già detto, in
principio, come
l'attuale ubicazione, distanziata dalle
baracche, sia
irrazionale ed impedisca d'inverno e di notte
che vi si possa accedere.
Sia per ragioni sanitarie evidenti, sia per
evitare che di notte si eluda la disciplina del
coprifuoco, sarebbe, a
questo proposito, necessario studiare la
possibilità di costruire altre latrine
direttamente comunicanti
con le baracche.
La campagna contro le mosche deve essere
intrapresa e condotta su basi
serie. Occorre abbandonare
d'urgenza l'uso della innocua Miafonina la cui
mistificazione è
nota anche nelle più accreditate
assemblee di
mosche. Perché un moschicida invogli le
mosche ad accorrervi e
cibarsene, a prescindere dalla sua azione
insetticida, è necessario che sia
confezionato con miele. Il
miele nella Miafonina non esiste, le mosche non
abboccano e volano allegramente per il Campo a
stormi in cerca di cibi
più succulenti, ridendosi di chi spreca
inutilmente tanto denaro per ottenere in
compenso una prolificazione
sorprendente della loro specie.
La disinfezione degli indumenti è
affidata, per tutto il Campo,
ad una sola stufa Gianoli di proporzioni
modestissime, capace soltanto di tre materassi.
La disinfestazione non si può attualmente
praticare, né
per uomini né per cose.
È necessario che, con la lavanderia si
metta in funzione la sala
di disinfezione costruita nel Campo, già
munita di diverse stufe tutte capaci.
Perché il servizio
però funzioni come deve, occorre, a detta
sala, apportare
poche ed indispensabili modifiche tutte
ricavabili dagli spazi
esistenti nell'attuale stabile in muratura.
Bisogna, cioè, costituire un camerino
spogliatoio, una barbieria
ed una sala di attesa e vestizione. Si
otterrà
una perfetta e completa disinfestazione degli
internati associata alla
disinfezione dei loro indumenti. L'infestato,
così, entrando nella sala si sveste e,
mentre i suoi indumenti
vengono sterilizzati, egli, previa rasatura
qualora
occorra, passa alla doccia, esistente, e quindi
nella sala di attesa
dove trova i suoi indumenti da indossare
già
perfettamente sterilizzati. Con tali
accorgimenti di costo modestissimo
si metterebbe in funzione, veramente
proficua, l'attuale impianto che è
costato tanto denaro.
La lavanderia, bella, moderna e capace, potrebbe
già funzionare
e basterebbe che lo facesse anche una sola
volta la settimana; ma, come ho già
detto, non è ancora
passata al consegnatario degli immobili. Si
eviterebbe, col
suo funzionamento, lo sconcio da Voi rilevato di
panni stesi dovunque,
e si eviterebbe che si immagazzinassero,
come ho già detto, coperte e lenzuola,
sudicie, nello stesso
magazzino del materiale nuovo.
Perché i due organismi, lavanderia e sala
di disinfezione,
interdipendenti, funzionino deve assumersi un
solo caldaista. Il resto del personale sarebbe
assunto fra gli
internati.
Le docce, così come sono attualmente, non
possono funzionare.
Sono troppe e sprecano troppa acqua,
preziosa per gli altri servizi del Campo.
L'acqua ha una temperatura
troppo bassa, inadatta a bagnarvisi anche
d'estate, specie per le donne, per i vecchi e
per i bambini.
Occorrerebbe ridurre il numero funzionabile
delle docce
e munirle di impianto di riscaldamento. I bagni
sarebbero disciplinati
da turni.
Il servizio delle vaccinazioni ha incominciato a
funzionare. In
mancanza d'altro personale è affidato ad
una infermiera di Alatri. Manca il personale di
vigilanza che elimini
le evasioni all'obbligo delle vaccinazioni.
Manca ogni forma di assistenza. Occorrerebbe
istituire un asilo per i
bambini, molti dei quali attualmente
sono lasciasti in uno stato di abbandono, di
sporcizia e di
denutrizione che fanno pietà, ed un
reparto cronici,
specie per il ricovero dei vecchi, attualmente
abbandonati alla
mercé di Dio nelle baracche e nel loro
sudiciume.
I servizi sanitari non procedono meglio di
quelli igienici.
Manca al Sanitario un armadio farmaceutico di
cui è urgente sia
dotato. Lo strumentario chirurgico è
insufficiente e va completato.
Attualmente sono adibite ad infermeria quattro
baracche ed una in via
di recinzione da adibirsi a locale
d'isolamento.
Si potrebbero portare a tre a condizione che
subiscano la
trasformazione necessaria a darvi la forma degna
e corrispondente alla mansione di infermeria.
Una di esse sarebbe da adibirsi ad ambulatorio e
pronto soccorso, le
altre due a ricovero, rispettivamente
di uomini e donne. I pavimenti, attualmente in
mattoni rustici,
dovrebbero essere sostituiti con mattonelle in
cemento. Le mattonelle in marmo, già nel
Campo, residuate dalla
copertura dei muri della camera frigorifera,
potrebbero formare un igienico zoccolo attorno
ai muri delle baracche.
A baracca d'isolamento è stata adibita, e
come ho detto si sta
recintando, una qualsiasi baracca già
costruita distante non più di sei metri
da altre adibite a
dormitorio. Se si vogliono veramente isolare
ammalati
infetti, senza pericolo per i sani, occorre,
fuori del Campo, costruire
altra baracca con i servizi necessari e col
personale di sorveglianza.
È necessario che l'infermeria sia dotata
di un'autoclave per le
disinfezioni d'uso. Attualmente lo
strumentario chirurgico viene disinfettato in
pentolini su un fornello
elettrico.
Il Campo manca di autoambulanza. Gli ammalati e
le gestanti dovrebbero
fare la lunga strada al più vicino
ospedale di Alatri in traballanti carrozzelle a
cavallo. Né si
può richiedere, in casi di urgenza, altre
autoambulanze
perché l'ospedale di Alatri ne è
sprovvisto.
Manca la camera mortuaria, sarebbe opportuno che
venisse istituita.
Al regolare funzionamento di tutti i suddetti
complessi e delicati
servizi deve presiedere un personale
adatto numericamente e preparato
professionalmente.
Non v'ha chi non veda la necessità,
urgente, che al Campo venga
assegnato almeno un altro medico,
giovane, attivo, e di buona volontà, ed
un assistente sanitario
che collabori con i due medici, specie per le
vaccinazioni. Quattro infermieri, di cui due
suore per il reparto
femminile, tre inservienti per la pulizia dei
locali e
tre vigili sanitari si impongono. Nessuno
attualmente presiede alla
vigilanza ed al controllo della pulizia delle
baracche e degli internati, della pulizia degli
alimenti nelle cucine,
della pulizia delle latrine e delle strade;
nessuno evita che, quando gli automezzi hanno
scaricato la verdura, gli
internati più affamati, specie sloveni,
raccattino e mangino rimasugli sporchi e fradici
rimasti a terra;
nessuno evita che gli infermi ricoverati, quando
lo
credano necessario e lo desiderino, escano a
spasso per il Campo e
stiano in contatto con gli elementi sani;
né i
medici, da soli, possono provvedere a questa
enorme mole di lavoro e di
attività e contemporaneamente curare la
regolare tenuta dei registri delle nascite, dei
decessi,
ospedalizzazioni, vaccinazioni, delle malattie
infettive con
conseguenti denunzie, le cartelle cliniche, le
anamnesi degli ammalati.
Il personale sanitario deve essere munito di
adatti camici.
L'attuale medico ne è sprovvisto e non
trova da acquistarne sul
mercato.
Al servizio ostetrico provvede la Condotta
ostetrica di Alatri.
SERVIZIO IDRICO
Come è noto l'acquedotto che alimenta il
Campo, derivato da
quello di Ferentino, è stato costruito
per una
portata di sette litri al minuto secondo.
In principio detta erogazione era sufficiente ai
bisogni del Campo, ma
successivamente si è lamentato, in
modo sempre più allarmante, la deficienza
di acqua. (...)
Per fare affluire l'acqua nella zona degli
uffici e degli alloggi, che
è la più elevata, si è
decisa
l'impostazione di una saracinesca che,
diminuendo la pressione verso il
Campo, l'aumenti verso la zona degli
uffici ed alloggi.
Attualmente è in via di allestimento il
serbatoio che
raddoppierà la portata attuale
dell'acqua; ma nelle
more di detta costruzione, che sarà
ultimata nel prossimo
inverno, se le cose procederanno bene, occorre
evitare le
attuali dispersioni, unico rimedio perché
la lamentata deficenza
d'acqua si elimini.
L'attuale operaio idraulico deve essere munito
di tutto il materiale
necessario alle riparazioni e di
rubinetteria di ricambio; la sua opera dovrebbe
essere affiancata da
quella di un fontaniere, da assumersi. Un solo
operaio non può provvedere ad un lavoro
così vasto e
pesante ed alla necessaria sorveglianza.
SERVIZIO ANTINCENDI
Dovrebbe essere disimpegnato, ma non lo
è, da otto giovani e
robusti vigili del fuoco presenti al Campo
che dicono di aver ricevuto soltanto il compito
di spegnere eventuali
incendi che si verificassero. Si rifiutano di
eseguire qualsiasi altro servizio e così,
in mancanza per
fortuna di incendi, oziano dalla mattina al
pomeriggio, ora
in cui, come i soldati, come i carabinieri e
come gli agenti di PS, si
recano nell'interno del Campo per godersi in
libera uscita il passeggio ed i motti delle
ragazze da marito e delle
donne dal marito assente.
Non si preoccupano del fatto che alcune baracche
sono prive di
estintori, come ho potuto constatare, né
di
verificare le cariche degli estintori in uso,
né di impedire che
nell'interno delle baracche si mantengano
innumerevoli fornelli permanentemente accesi e
che molte altre
accensioni di fornelli si fanno all'aperto ma
troppo prossimamente alle baracche.
Detti vigili, che certamente sono i peggiori
come succede in ogni
distaccamento, vanno sostituiti con
elementi più volonterosi e più
disciplinati, ben
comandati ed aventi consegne precise di
prevenire più che di
reprimere. (...)
SERVIZI DI SICUREZZA E DI POLIZIA
(...) I Carabinieri addetti alla vigilanza
esterna del Campo,
considerati in missione disagiata, fanno al
Campo turni di servizio per soli quattro mesi;
sia ufficiali, che
sottufficiali e truppa. A meno che non ne
facciano
espressa domanda contraria, dopo i quattro mesi
vengono sostituiti con
elementi nuovi. (...)
Per gli agenti di PS le cose vanno ancora
peggio.
Numericamente sono insufficienti al servizio
d'istituto e molti di essi
sono distratti da altri servizi;
scritturali, addetti alla censura postale,
interpreti, piantoni,
cucinieri, postini, addetti all'accompagnamento
di
internati.
I pochi che restano sono adibiti al servizio di
pattuglia: due
pattuglie. Giovanissimi tutti, scapoli, tutti in
borghese e per giunta mal vestiti, non
disciplinati, pensano ad
accattivarsi le simpatie e le grazie delle
più
avvenenti internate. Quando ho visto pattuglie
le ho trovate sempre
ferme in dolce colloquio con giovani internate.
Sarà fatalità del caso? Credo
piuttosto si tratti di
norma di vita. Tanto più, a riprova, che
un mattino, sbucando
tra
una baracca e l'altra fui molto prossimo ad una
coppia di agenti di
pattuglia ferma con altra coppia di ragazze. Al
mio apparire si allontanarono alla svelta, ma
una delle ragazze, che
certamente non mi conosceva, una giovane
formosa anglo-maltese, si doleva del repentino
allontanamento ed a voce
alta prometteva agli agenti di pizzicarli
dappertutto la prossima volta.(...)
L'Ufficio di PS, perché conosca e segue
la vita degli internati
deve impiantare il servizio anagrafico, non
potendo così chiamarsi l'attuale
schedario non aggiornato e
mancante di varie centinaia di schede
riferentesi ad
internati in atto.
SERVIZI DI MANUTENZIONE ED ARTIGIANATO
All'infuori del più volte ricordato
operaio idraulico, e
dell'elettricista, ambedue mancanti di attrezzi
e di
materiale di ricambio, manca un servizio idoneo
alla manutenzione della
città degli internati e degli impianti
ivi
esistenti. (...)
Occorre quindi, come in ogni Comune del Regno,
istituire all'uopo un
Ufficio Tecnico, retto anche da un
geometra, che provveda a tutte le manutenzioni e
riparazioni del Campo,
avendo alle proprie dipendenze personale
specializzato quale muratori, stradini,
falegnami, carpentieri,
stagnini, fabbri, fognaiolo, idraulico,
fontaniere,
spazzini, pulitori di latrine, caldaista per la
lavanderia,
elettricista, fornaio, frigorista, e magazzini
dotati del
materiale necessario.
Basterebbero pochi operai; in quanto alla
manovalanza sarebbe assunta
tra gli internati, molti dei quali si
toglierebbero dallo stato deleterio d'ozio in
cui vivono. (...)
Non sarebbe poi male che fossero disciplinate
altre attività
artigiane. Il Campo non fornisce, per uso degli
internati, né sarti, né barbieri,
né calzolai. Gli
internati "si arrangiano" come possono e pagano
quello che sarti,
calzolai e barbieri vogliono. Accentrare gli
attuali artigiani sparsi
per il Campo in apposite baracche, istituire
tariffe adatte alla potenzialità
economica degli internati,
istituire una scuola di mestiere delle suddette
attività tra
ragazzi internati, sarebbe opera umanitaria.
SERVIZI: POSTALE - TELEGRAFICO - TELEFONICO -
GENERI DI PRIVATIVA
Occorre che venga sollecitata l'apertura
dell'ufficio postelegrafonico
già autorizzato e l'impianto del
centralino telefonico, anche questo autorizzato
e già
sollecitato alla Teti dalla Prefettura.
L'unico apparecchio telefonico installato
nell'ufficio del Direttore
del Campo collegato con Alatri di
giorno e con Frosinone di notte, è
insufficiente e reca fastidio
al direttore nel cui ufficio si ricevono e si
trasmettono tutte le telefonate.
In questi tempi in cui il sale non sempre si
trova altrove non è
possibile rifornirne gli internati; l'attuale
concessionario delle vendite dei tabacchi agli
internati, dovrebbe
essere autorizzato anche alla vendita del sale.
PERSONALE, UFFICI, ALLOGGI
(...) Nel fare le proposte mi sono mantenuto nei
limiti della
più stretta economia di personale, ma mi
preme aggiungere che la gran parte delle
deficienze del funzionamento
saranno eliminate quando la Direzione
potrà disporre del personale necessario
numericamente ed adatto
qualitativamente. Solo allora la Direzione
potrà
restituirsi alla sua funzione coordinatrice del
complesso che produce.
(...)
Attraverso un rigido concetto di
discriminazione, invece, si
troverà, in questo farraginoso elenco di
proposte, che alcune di esse sono urgentissime,
altre urgenti ed altre
ancora attuabili gradualmente nel tempo. Con
questa progressività di programma si
troverà il modo, il
tempo e il danaro necessari per fare delle
Fraschette un
Campo di concentramento perfetto, se non nella
sua costituzione almeno
nella sua organizzazione, e gli internati,
rientrando nelle terre di provenienza, che sono
terre Italiane,
dovranno riconoscere la superiorità della
nostra
civiltà e gridarla al mondo".
UN ALTRO
DOCUMENTO
Anche il
documento che segue è
conservato presso l'Archivio di
Stato di Frosinone.
R. ISPETTORATO GENERALE DI P.S. PER LA VENEZIA
GIULIA
NOTA RISERVATA DELL'ISPETTORATO GENERALE DI PS
PER LA VENEZIA GIULIA,
FIRMATA
DALL'ISPETTORE SPECIALE DI POLIZIA (Giuseppe
Gueli).
N. 0394/0162, Trieste 20 aprile1943/XXI.
OGGETTO: Soccorsi per gli internati
SIGNORI QUESTORI TRIESTE - FIUME - GORIZIA -
POLA - SAVONA - FROSINONE
SIGNORI COMANDANTI GRUPPO CC.RR. TRIESTE - FIUME
-
GORIZIA - POLA
SIGNORI COMANDANTI NYCLEI MOBILI DI POLIZIA -
TUTTI
COMANDI CAMPI DI CONCENTRAMENTO CAIRO MONTENOTTE
- FRASCHETTE DI
ALATRI
ON/LE MINISTERO DELL'INTERNO
DIREZIONE GENERALE DELLA P.S. ROMA
ECC. PREFETTI DI TRIESTE - FIUME - GORIZIA -
POLA
COMANDO XXIII CORPO D'ARMATA DI TRIESTE
COMANDO 5° ZONA R.G. DI FINANZA TRIESTE
COMANDO LEGIONE CC.RR. DI TRIESTE
COMANDO 5° LEGIONE M.V.S.N. SESANA
___________
In occasione di alcuni fermi, recentemente
operati in diverse stazioni
ferroviarie della Venezia Giulia,
questo Ufficio ha avuto modi di accertare che le
persone fermate,
provenienti da Cairo Montenotte e Fraschette di
Alatri, erano in possesso di pacchetti di
lettere che gli internati -
ai quali avevano portato denaro, viveri e
corrispondenza - avevano loro consegnato, brevi
manu, per
recapitarlo alle proprie famiglie.
Qualcuna ha dichiarato di aver avuto esplicito
permesso dal Comando
Stazione CC.RR. di provenienza,
prima di intraprendere il viaggio.
Occorre che tale traffico abbia immediatamente
termine per seguenti
ragioni:
1°) Nella Venezia Giulia, tale forma di
soccorso ha assunto
l'aspetto di vera manifestazione di
solidarietà con gli
internati, da parte della popolazione allogena,
che fa a gara col dare
denaro, indumenti o commestibili.
Permettendo ciò, si darebbe la sensazione
che i campi di
concentramento siano luoghi di villeggiatura, la
qualcosa annullerebbe il fine per il quale
questo Ispettorato speciale
di Polizia provvede all'internamento dei
famigliari dei ribelli, chè di ottenere
così la
costituzione di coloro che fra essi sono
fortemente attaccati alla
famiglia e la successiva costituzione anche dei
recalcitranti, quando
saranno venuti a conoscenza che alla
costituzione dei loro compagni è seguito
il ritorno immediato
dei congiunti internati, chiesto direttamente e
tempestivamente da questo Ispettorato come da
autorizzazione della C/le
Ministero dell'Interno.
Insomma i campi di concentramento debbono essere
ritenuti luoghi di
severa punizione morale ed
economica, e la liberazione dei familiari dei
ribelli, ritornati a noi,
un premio ed una leva per indurre gli altri,
rimasti con i ribelli, a costituirsi.
2°) non può essere consentito che
individui internati
ricevono lettere o ne possano scrivere per farle
recapitare
clandestinamente, sottraendole alla necessaria
censura.
Premesso quanto sopra, presi gli ordini
superiori, prego voler disporre
che sia impedita, con tutti i mezzi,
l'esplicazione di siffatta attività
procedendo al fermo, sia in
partenza, che in arrivo delle persone che si
recano nei
comuni, sedi di campo di concentramento, per
recapitare danari,
indumenti, lettere e viveri, e provvedendo al
sequestro del materiale del quale siano trovati
in possesso.
I fermati dovranno a mezzo di ordinaria
corrispondenza dell'Arma essere
tradotti ed internati nel carcere
di Trieste a disposizione di questo Ispettorato
Speciale.
Particolare raccomandazione viene rivolta ai
sigg. Questori di Gorizia
Savona e Frosinone in
considerazione che il maggior traffico di
persone si svolge tra le
stazioni ferroviarie suddette.
NOTA REDAZIONALE.
Avremmo pubblicato
comunque questa ricerca, visto che tratta di
un
argomento molto interessante e del
quale ben poco si
occupano i ricercatori storici, ma l'abbiamo
ancora
più volentieri pubblicata in un periodo
come
questo (novembre
2003), quando il capo del nostro governo si
permette
di dire che il fascismo mandava la gente al
confino "in
villeggiatura". Ed è proprio al nostro
capo del
governo che vogliamo dedicare queste pagine, e
a quelli
che, come lui, non
si peritano di informarsi di quanto realmente
accaduto prima di trinciare giudizi ed
interpretazioni
storiche |
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