logo Jugocoord
COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA JUGOSLAVIA - ONLUS
ITALIJANSKA KOORDINACIJA ZA JUGOSLAVIJU


 
rright10.gif (248 byte) documentazione
rright10.gif
                        (248 byte) iniziative

Documento Costitutivo
rright10.gif
                        (248 byte) solidarietà
rright10.gif
                        (248 byte) informazione
rright10.gif
                        (248 byte) cultura
rright10.gif
                        (248 byte) politica
rright10.gif
                        (248 byte) amicizia
rright10.gif
                        (248 byte) valori fondativi

Estratti da "LA NOSTRA LOTTA", Organo ufficiale del Partito Comunista Italiano:
Saluto ai nostri amici e alleati Jugoslavi (13 ottobre 1944)
La nuova Jugoslavia (Eugenio Curiel, ottobre 1944)
I fondamenti democratici della Jugoslavia.
Parole di un patriota sloveno agli italiani
(novembre 1944)


PROCLAMA
del Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia
alle popolazioni italiane della Venezia Giulia


atlas52_trst
Le operazioni per la Liberazione di Trieste
(fonte: Atlante storico della Resistenza jugoslava)




Saluto ai nostri amici e alleati Jugoslavi

In conseguenza dello sviluppo degli avvenimenti militari in Italia e nei Balcani è da prevedersi l'eventualità che a breve scadenza le forze popolari del Maresciallo Tito, appoggiate dal vittorioso Esercito Sovietico che ha liberato in questi giorni la Rumenia, la Bulgaria e l'Ungheria, inizino operazioni di grande respiro per la cacciata dei tedeschi e dei fascisti anche dalla Venezia Giulia e dai territori dell'Italia Nord-Orientale.
Noi salutiamo quest'eventualità come una grande fortuna per il nostro paese e un grande passo sulla via della liberazione, perchè l'azione congiunta, in Italia, delle forze Anglo-Americane al Sud, delle forze Jugoslave all'Est, alleate e unite alle forze partigiane Italiane che si battono sugli Appennini, sulle Alpi e nella pianura Padana non può che accelerare la fine dell'oppressione nazi-fascista in Italia, la fine delle sofferenze, delle rovine e dei lutti per il nostro popolo.
Noi dobbiamo accogliere i soldati di Tito non solo come dei liberatori allo stesso titolo con cui sono accolti nell'Italia liberata i soldati Anglo-Americani, ma come dei fratelli maggiori che ci hanno indicato la via della rivolta e della vittoria contro l'occupante nazista e i traditori fascisti e che ci apportano con il loro eroismo e il loro sacrificio  la libertà malgrado le colpe di cui, nei loro confronti, le nostre caste imperialiste e il fascismo coprirono il popolo Italiano con la loro più che ventennale opera di persecuzione e di oppressione nazionale.
Noi dobbiamo accogliere in particolare i soldati di Tito come i creatori di nuovi rapporti di convivenza e di fratellanza, non solo fra i popoli jugoslavi ma fra tutti i popoli, come i creatori della nuova democrazia sorta nel fuoco della guerra di Liberazione Nazionale.
Essi vengono come fratelli perchè non solo i territori slavi da essi liberati, ma anche quelli Italiani non saranno sottoposti al regime d'armistizio, ma considerati come territori liberi, con un proprio auto-governo rappresentato dagli organismi del movimento di liberazione, nei quali i diritti e le aspirazioni nazionali di ogni popolo o di ogni gruppo nazionale trovano immediata e sicura espressione democratica, in uno spirito di fraterna solidarietà. A presidio dei territori liberati staranno le forze popolari dell'Esercito di Tito e le formazioni partigiane italiane che avranno combattuto per la liberazione, e che saranno rispettate nella loro organizzazione e nelle loro caratteristiche, in riconoscimento dei loro meriti e a presidio delle conquistate libertà democratiche.
Grazie alla fraternità dei rapporti che legano già oggi i combattenti italiani e quelli jugoslavi e ai rapporti di più stretta collaborazione militare e politica che si stabiliranno nei prossimi mesi, nei territori liberati nei quali italiani e jugoslavi si troveranno a convivere in una nuova atmosfera di solidarietà e di democrazia, sarà tutto il popolo Italiano che si sentirà legato a tutti i popoli jugoslavi e balcanici sorti a nuova vita grazie agli sforzi e alle vittorie di Tito e dei suoi soldati, sarà tutto il popolo italiano che si collegherà, attraverso i popoli balcanici, alla grande Unione Sovietica che è stata, è e sempre sarà, faro di civiltà e di progresso per tutti i popoli, che col suo eroismo e i suoi sacrifici ha salvato l'Europa e il mondo dalla schiavitù nazi-fascista.
Solo questa unione con i popoli che più hanno combattuto e sofferto in questa guerra sarà garanzia di pace per l'avvenire e di sicura rinascita per il nostro paese. A questa unione noi dobbiamo dedicare tutti i nostri sforzi, tutte le nostre cure. I territori di confine che sono sempre stati nel passato oggetto di discordia e di conflitti rovinosi, devono diventare, nella nuova atmosfera di libertà e di fraternità, mezzi e occasioni di una più stretta e feconda collaborazione fra i popoli.
Per tutte queste ragioni il Partito Comunista Italiano invita i comunisti della Venezia Giulia e delle regioni che entreranno nel campo delle prossime operazioni militari dell'esercito di Tito, a fare appello a tutte le forze sinceramente democratiche e antifasciste delle loro località perchè appoggino con la più grande fiducia e il più grande entusiasmo tutte le iniziative, tutte le azioni, sia politiche che militari che l'O.F. [Osvobodilna Fronta = Fronte di Liberazione] intenderà intraprendere per la liberazione dei territori da loro abitati.
Il Partito Comunista Italiano fa appello a tutte le formazioni Italiane di intensificare la propria attività bellica contro i tedeschi e i fascisti, e in particolare, fa appello a quelle formazioni che si troveranno ad agire nel campo operativo delle unità patriottiche del Maresciallo Tito di mettersi disciplinatamente sotto il comando operativo di esse, per la necessaria unità di Comando che, naturalmente, spetta loro perchè le meglio inquadrate, e più esperte e le meglio dirette.
Il Partito Comunista Italiano impegna inoltre tutti i comunisti e invita tutti gli antifascisti a combattere come i peggiori nemici della liberazione nazionale del nostro paese e, quindi, come alleati dei tedeschi e dei fascisti quanti, con i soliti pretesti fascisti del "pericolo slavo" e del "pericolo comunista" lavorano a sabotare gli sforzi militari e politici dei nostri fratelli slavi  volti alla loro liberazione e alla liberazione del nostro paese, quanti, con dei pretesti, lavoreranno ad opporre italiani e slavi, non comunisti e comunisti, quanti cioè, con ogni sorta di manovra, di calunnia e di menzogna non intendono rinunciare alle mire imperialistiche e di oppressione fasciste.

[ tratto da "La nostra lotta",
organo del Partito Comunista Italiano, 13 ottobre 1944 ]




La nuova Jugoslavia

Il crollo del fronte nazista nei Balcani, l'entrata dell'Armata Rossa in Jugoslavia e le vittorie comuni delle armi sovietiche e jugoslave hanno mostrato ancora una volta -- ed oggi con evidenza inconfutabile -- il contributo grandioso che il movimento di liberazione jugoslavo ha portato -- sotto la guida dell'eroe leggendario dei popoli slavi, il Maresciallo Tito -- alla causa comune dell'umanità progressiva in lotta contro la barbarie e l'infamia naziste.

Ciò che era speranza ed augurio di un'avanguardia, il diretto contributo del popolo sovietico e del popolo jugoslavo alla nostra liberazione, diviene realtà e oggi ogni italiano vede nell'avanzata sovietica-jugoslava un valido, decisivo, aiuto allo sforzo degli Eserciti alleati e del popolo italiano in lotta per la cacciata dei tedeschi e lo sterminio dei fascisti.
Avanguardia degli eserciti sovietico-jugoslavi, il IX Corpo d'Armata del NOVJ (Esercito Nazionale della liberazione della Jugoslavia) ha già liberato quasi tutta la Slovenia, costringendo l'occupante a trincerarsi in qualche capoluogo di provincia e isolandolo colla distruzione sistematica delle linee di occupazione.
Nel Primorsko (Litorale giuliano) e in tutte le regioni che furono testimoni dei delitti dell'imperialismo fascista ferve oggi una nuova democrazia. Nel fuoco della guerra di liberazione, il popolo sloveno ricostruisce ciò che il fascismo ha distrutto, conquista, alfine, la sua libera vita nazionale.

Costituita alla fine della prima guerra mondiale, la Jugoslavia era il risultato di un compromesso tra le grandi potenze imperialistiche, decise ad asservirsi attraverso il ricatto dei territori incontestabilmente jugoslavi, il nuovo Stato, sulle rovine dell'Impero asburgico, sorgeva attorno alla vecchia Serbia e al Montenegro. Appena i due terzi del popolo sloveno venivano aggiudicati al nuovo Stato: fra gli Stati confinanti veniva diviso il resto; la fetta più grossa veniva assegnata all'imperialismo italiano, cui toccava anche tutto il popolo croato dell'Istria.
Privati della loro libertà nazionale, agli sloveni ed ai croati compresi nello stato italiano rimaneva ancora una precaria autonomia culturale, di gran lunga inferiore a quella che essi avevano goduto sotto la vecchia Austria.
Il misero straccio di libertà elargito dalla democrazia prefascista, veniva strappato al popolo sloveno dal fascismo. Proibiti i partiti sloveni e croati, soppressa la fiorente stampa libera così diffusa tra i contadini sloveni che vantavano una percentuale di analfabeti inferiore a quella di ogni altro paese europeo, chiuse le scuole nazionali e reso obbligatorio l'insegnamento nella sola lingua italiana, contestato ai sacerdoti il diritto di predicare nella lingua nazionale, sul popolo sloveno e croato si abbattè lo stuolo fascista dei funzionari statali, dei podestà, dei segretari comunali, dei ferrovieri, dei maestri e, come in un paese di occupazione militare, una quantità di carabinieri e di militi.
Il ricco patrimonio cooperativo, le banche popolari, le casse artigianali e le numerose iniziative sociali, caratteristiche dell'economia piccolo-contadina degli sloveni, venivano saccheggiate e distrutte, mentre si estendeva sulle campagne istriane e carsiche il predominio del capitale finanziario che, attraverso le grandi banche italiane, si sostituiva al piccolo capitale commerciale sloveno e croato. L'Istria e la Carsia divennero così le regioni sulle quali - proporzionalmente al reddito - gravava un debito ipotecario più forte che in ogni altra  regione italiana. I beni comunali così necessari ad un'economia in buona parte zootecnica venivano distribuiti secondo i soliti criteri dell'amministrazione  fascista, arricchendo i beni che i "signori" italiani avevano da lungo tempo usurpato al contadino istriano.

Chi di noi triestini non ricorda con orrore lo strazio che il fascismo ha fatto del popolo sloveno e del popolo croato, chi non ricorda la loro indomita volontà di liberazione che il regime di terrore non riusciva a fiaccare, chi non ricorda i martiri di Pola nel 1929, i martiri di Basovizza nel 1931 e tutti gli altri eroici caduti fino al compagno Tomasic e a tutti i fucilati di Trieste nel 1941? Ricordo un villaggio sloveno sulle pendici del Monte Nanos, poche case in mezzo alla rada boscaglia carsica, sulla cima di una collina; per arrivarci soltanto una mulattiera e cinque ore di cammino dalla stazione dell'autocorriera. Miseria nera, nessun commercio, tasse enormi schiacciano una miserrima economia essenzialmente naturale, fondata su qualche capo di bestiame e sui magri prodotti di un suolo sterile, sassoso, dove qui e li sul grigio rosseggia il magro campicello costruito faticosamente trasportando a spalla un pò di terriccio. Ogni tanto un pattuglione di carabinieri o di militi, armato, col moschetto carico, passava per il paese, davanti alle porte chiuse, nel silenzio dell'odio generale.
Il governo italiano, il fascismo non ha fatto niente per questo paese, lo ha soltanto derubato, oppresso, offeso nei più elementari sentimenti di dignità umana e nazionale. L'unico edificio civile è la scuola, una scuola che il fascismo non ha costruito, ma ha rubato al patrimonio nazionale del popolo sloveno per metterci dentro un maestro fascista che obbliga i figli del popolo sloveno a compitare in una lingua che non sarebbe loro mai servita. Municipio non c'è, perchè il municipio fascista è chissà dove in fondo alla vallata. E in uno di questi paesi la giustizia popolare raggiungeva un giorno un maestro fascista, un sadico criminale tubercolotico che seviziava i fanciulli e, con bestialità orrenda, sputava loro nella bocca la sua saliva infetta.
Dopo la scuola il servizio militare, con destinazioni speciali, in formazioni speciali, separati dai commilitoni italiani dalla diffidenza che l'imperialismo fascista aveva deliberatamente creato tra gli sloveni e noi. A migliaia i giovani croati e i giovani sloveni pur di sottrarsi all'ingiuria di un servizio militare odioso, abbandonavano, tutti gli anni, casa e famiglia, per rifugiarsi in Jugoslavia.
Questa è stata per vent'anni la vita del popolo sloveno e del popolo croato oppressi dall'imperialismo fascista.

* * *

Nel 1941, Hitler e Mussolini aggredivano brutalmente il popolo jugoslavo che già cercava nella lotta contro il nazi-fascismo e nell'alleanza con l'URSS la garanzia della propria indipendenza.

Le colonne corazzate dell'esercito nazista infransero la resistenza del regio esercito jugoslavo, minato, nei suoi stessi ranghi, dal tradimento e dalla collaborazione col nemico. Allo sfacelo dell'esercito regio rispose l'eroica sollevazione di tutti i popoli della Jugoslavia contro l'occupante. A decine di migliaia gli arditi combattenti del popolo, a migliaia le coraggiose donne del popolo jugoslavo venivano massacrati o seppelliti nei campi di concentramento.
Le truppe d'occupazione, ma anche truppe dell'esercito fascista, italiani vestiti dall'uniforme disonorante dell'aggressione e dell'infamia, distrussero villaggi, incendiarono case, decimarono intere regioni: ma per l'eroico popolo jugoslavo la brutalità, la barbarie scatenata dai nazi-fascisti furono la gran diana per la lotta di riscossa popolare. Sui resti sconfitti dell'esercito regio si
formarono i primi nuclei dell'esercito partigiano, che prendendo ben presto il carattere di un vero e proprio Esercito Nazionale Jugoslavo di Liberazione (NOVJ) gettò le fondamenta incrollabili per la nuova Jugoslavia, la Jugoslavia del popolo.

Alla base di questo vastissimo anelito di libertà e di vittoria era il movimento dell'O.F. (Fronte di Liberazione). Sorto per iniziativa del Partito comunista, nove giorni dopo l'invasione, esso raggruppò all'infuori di ogni distinzione politica o religiosa tutte le forze sane dei popoli della Jugoslavia. Fu questo vastissimo movimento popolare a garantire l'incessante sviluppo dell'Esercito di Liberazione, furono le migliaia di Comitati dell'O.F. che permisero all'Esercito di Liberazione di superare la prima grande crisi dovuta alla vasta offensiva nazi-fascista nella primavera del '42.
In ogni villaggio, in ogni borgata della Jugoslavia si costituì il Comitato dell'O.F. e, in forme il più possibile democratiche, i migliori figli del popolo furono chiamati a partecipare a questi organi di potere popolare. Questa colossale organizzazione capillare garantì i rifornimenti al NOVJ, fornì i contingenti sempre crescenti che permisero di superare le sei offensive del nemico e di forgiare un esercito di 300.000 uomini.

Capo geniale, creatore di un esercito che i Comandi alleati annoverarono tra i fattori principali nella strategia generale della guerra, è stato il Maresciallo Tito. Tito, militante comunista, figlio di un contadino croato e di madre slovena, simbolo di quell'unione che sorge dalla comunanza delle libere volontà di tutti i popoli della Jugoslavia. E oggi al maresciallo Tito guardano tutti i popoli dell'Europa balcanica come alla loro guida sulla via dell'indipendenza e della democrazia popolare.

Nel fuoco della guerra di liberazione i popoli della Jugoslavia gettano, così, le basi della nuova democrazia.
Premessa del movimento dell'O.F. era stata - tre anni fa - la cacciata dell'occupante, il non riconoscimento del vecchio stato reazionario, dimostratosi incapace di organizzare la difesa del paese, la lotta per la democrazia popolare che assicurasse, nell'eguaglianza di tutti i popoli della Jugoslavia, l'unità e l'indipendenza nazionale.
Sotto lo stimolo delle esigenze belliche, dopo la vittoriosa resistenza contro la grande prima offensiva nazi-fascista, si riuniva nell'ottobre del 1942 il primo congresso dell'O.F., l'AVNOJ, il quale riconosceva nei Comitati dell'O.F. gli organi fondamentali per la lotta di liberazione e per il nuovo potere popolare e investiva Tito del Comando e della guida di tutto il movimento di liberazione. Al consiglio dell'O.F., all'AVNOJ, spettava la direzione e la rappresentanza politica dei popoli della Jugoslavia, senza che fosse ancora sconfessato il governo fuggiasco.
Lo sviluppo della lotta di liberazione e l'acutizzarsi delle condizioni generali portavano intanto i circoli reazionari raggruppati attorno a Mihajlovic e attorno ai collaboratori tipo Macek, a posizioni sempre più apertamente collaborazioniste e quindi all'aperto tradimento.
Durante tutto il 1943 obiettivo essenziale della lotta politica per la chiarificazione della situazione interna, condotta dall'AVNOJ, fu la definitiva liquidazione di qualsiasi equivoco che intorbidasse la profonda linea che separava ed opponeva all'occupante nazista i popoli jugoslavi, liquidazione quindi di ogni forma di autorità che rappresentasse un compromesso col vecchio ordine reazionario.
Fu in quell'anno che la guardia bianco-blu dei reazionari sloveni venne liquidata e finì collo sparire dopo il crollo dell'alleato e padrone fascista; fu in quell'anno che divenne chiara a tutto il mondo la funzione provocatoria che Mihajlovic esercitava per conto dell'occupante. Aperta venne dichiarata la lotta contro Mihajlovic e i manutengoli del governo fuoriuscito e le vittoriose affermazioni del NOVJ, sottolineando il contributo portato alla causa comune delle Nazioni Unite, portarono al riconoscimento internazionale dell'AVNOJ come guida politica dell'insurrezione nazionale dei popoli della Jugoslavia.

Gli organi del movimento dell'O.F. conquistarono quindi sempre nuovi riconoscimenti in campo internazionale, appoggiati in questa loro azione dal valido aiuto dell'URSS, protettrice di tutti i popoli in lotta per la loro libertà e, in special modo, dei popoli slavi verso la costruzione di un nuovo mondo nei Balcani tormentati. Fu l'Unione Sovietica che per prima riconobbe nell'AVNOJ il legittimo governo jugoslavo e strinse con esso normali rapporti diplomatici.
Sulla base di questi successi, l'AVNOJ, nel suo secondo congresso della fine del 1943, decise quindi la trasformazione del Comitato jugoslavo dell'O.F. in Governo, riconoscendo nel popolo organizzato nei comitati dell'O.F. l'unica fonte di potere per la nuova Jugoslavia.
Espressione della concorde volontà dei popoli jugoslavi, l'AVNOJ, per sua formazione federativa, costituisce una prefigurazione del Governo di domani, Governo popolare di una Jugoslavia, federativa e democratica. Nella democrazia e nella vita federativa si garantisce così libera espressione alle caratteristiche sociali e storiche di ogni popolo della Jugoslavia.

Guida alla costruzione della nuova Jugoslavia è stato il Partito Comunista. E' stato possibile, grazie alla sua instancabile attività unitaria e alla sua vasta influenza, di trasformare i primi nuclei nel NOVJ, di creare in ogni villaggio il Comitato dell'O.F.  Vero Partito bolscevico, esso sa unire, alla decisione ed all'audacia, la comprensione delle esigenze dei più larghi strati popolari e ne è prova l'iniziativa presa da esso, per la costituzione di larghe organizzazioni di masse femminili e giovanili che vengono ad interessare alla suprema lotta nazionale tutti gli strati popolari. La crescente influenza del P.C. nell'O.F., la profonda crisi degli altri Partiti i cui dirigenti si sono in massima parte posti al servizio dell'occupante, ha determinato i residui gruppi politici non compromessi a riconoscere in Tito la loro guida nella lotta per la nuova Jugoslavia popolare. Alla testa di tutti i popoli della Jugoslavia, il popolo sloveno che ha realizzato una giusta politica unitaria, combatte per una Slovenia libera, unita e democratica e getta già oggi le fondamenta della libera vita democratica.
Il movimento dell'O.F. consolidato in efficente organismo di governo ha promosso vaste consultazioni popolari in tutti i paesi della Jugoslavia. Anche nel Litorale (Primorsko) si sono svolte, e molto recentemente, le elezioni generali: tale era l'interesse della popolazione che i contadini dei paesi ancora occupati facevano chilometri e chilometri per deporre la loro scheda, per partecipare al loro comizio elettorale.
Così rivivono a nuova coscienza nazionale e democratica le popolazioni che il fascismo ha avvilito per vent'anni.
 
Libera vita democratica, autogoverno delle masse popolari, pieno riconoscimento degli sforzi che i popoli hanno compiuto per la loro liberazione: queste sono le direttive che informano l'azione politica del NOVJ nei territori liberati. E per questo non sono soltanto le popolazioni slave, ma tutti i popoli a guardare a Tito come a un eroe leggendario, campione di libertà. Non soltanto i popoli balcanici vedono nel NOVJ una grande forza liberatrice, ma tutti i popoli confinanti e particolarmente le nostre popolazioni del Veneto.
L'Armata Rossa ha raggiunto Budapest, l'Esercito di Tito sta ripulendo la Jugoslavia dalle truppe di Hitler: grandioso è l'aiuto che l'esercito di Tito potrà dare alla nostra lotta di liberazione.
Tendere tutte le forze per  aiutare il popolo jugoslavo nella sua epica impresa; questo è il dovere di ogni italiano, questa è la via per avvicinare il giorno della liberazione, per dimostrare che non sul popolo italiano, ma solo sul fascismo ricadono le responsabilità e l'onta per i delitti commessi contro il libero popolo jugoslavo.
Ed è su questa chiara coscienza che già si fonda l'azione del popolo jugoslavo e delle sua avanguardia liberatrice. Gli italiani schiavi hanno ridotto in schiavitù il popolo sloveno e il popolo croato, ma gli sloveni e i croati liberi aprono oggi, con ampie libertà democratiche, nuovi orizzonti alla vita delle popolazioni che entrano nel raggio delle operazioni del NOVJ.
Lo spirito che informa le relazioni tra popoli liberi agli interessi progressivi di tutta l'umanità, è oggi, deve sempre più essere alla base delle nostre relazioni, della nostra amicizia per il popolo jugoslavo, araldo di libertà e costruttore nei Balcani della nuova Europa.
Dalla marcia sempre più rapida degli eserciti sovietici ed jugoslavi, facile è trarre l'augurio di prossime grandi operazioni per la liberazione della Venezia Giulia e dell'Italia nord-orientale dal nazi-fascismo.
Confidando nell'aiuto sovietico ed jugoslavo alla sua lotta, il popolo italiano, impegnato nella battaglia insurrezionale, rivolge - oggi, 7 novembre - il suo saluto augurale al popolo jugoslavo che l'U.R.S.S., guida dei popoli slavi, così validamente sostiene nella sua lotta per la riscossa e la libertà.

[Eugenio Curiel.
Tratto da "La nostra lotta",

organo del Partito Comunista Italiano, a. II, n.17, ottobre 1944 ]




I fondamenti democratici della Jugoslavia

Parole di un patriota sloveno agli italiani

Tre anni fa tutti i popoli di Jugoslavia, senza alcuna distinzione di
nazionalità, di ideologia politica, di credenze religiose, si sono
unanimemente levati per la guerra di Liberazione Nazionale.
Nei territori occupati, i nazi-fascisti hanno sterminato la nostra
popolazione civile. Migliaia e migliaia delle nostre donne, vecchi e
bambini sono rimasti nei campi di concentramento. Centinaia e centinaia
dei nostri connazionali sono caduti come ostaggi e vittime della furia
degli occupanti. Diecine e diecine dei nostri paesi e villaggi sono
stati completamente bruciati, la popolazione decimata ed i valori
rubati.
Più la situazione degli occupanti nazi-fascisti diventa disperata,
più essi diventano feroci. Ma sulle rovine e le stragi e sotto la
guida del nostro Partito Comunista si è creato un nuovo validissimo
esercito, terrore delle bande nazi-fasciste e garanzia della nostra
liberazione e del nostro avvenire democratico; si è temprata la
volontà combattiva dei nostri popoli affratellati; abbiamo giurato
fedeltà all'idea della nostra guerra di liberazione nazionale e di non
deporre le armi prima che il nemico sia cacciato e prima di essere
sicuri che nessuno dei politicanti fuggiaschi e sfruttatori
anti-popolari ritorneranno ad imporci il loro giogo.
All'inizio della fase decisiva della nostra lotta di liberazione
nazionale, si sono avuti, il novembre scorso, avvenimenti
importantissimi; si è riunito per la seconda volta il Comitato
antifascista di Liberazione Nazionale jugoslavo (Avnoj) con
rappresentanti democraticamente eletti nelle elezioni popolari,
malgrado lo stato di guerra.
In questa occasione i popoli di Jugoslavia hanno concretizzato, primo
fra i popoli soggiogati, il diritto di ogni popolo all'autodecisione
garantito anche dalla Carta Atlantica, cioè hanno deciso da soli la
loro sorte, scegliendo la loro futura vita nella Jugoslavia democratica
e federativa e costituendo l'organo supremo legislativo ed esecutivo,
espressione della sovranità dei popoli e dello Stato jugoslavo.
Sono stati tolti al governo fuggiasco e traditore di re Pietro II tutti
i diritti del governo legittimo, poichè colpevole della guerra
fratricida della nostra Patria, iniziata dal suo ministro Mihajlovic ed
alimentata dalle forze reazionarie riunite nel seno di codesto governo
anti-popolare. Al re stesso è stato proibito il ritorno nello Stato
dichiarando che la questione riguardante il re e la monarchia sarà
risolta dai popoli stessi dopo la liberazione di tutti i territori
nazionali. In tal modo, tutte le forze reazionarie sono state
condannate all'unanimità, mentre d'altra parte l'eguaglianza politica
di tutti i popoli jugoslavi, acquistata durante la durissima lotta di
liberazione viene solennemente confermata e garantita.
E' stato nominato il presidio dell'Avnoj, il Comitato nazionale di
Liberazione, il nostro governo provvisorio, per la durata della guerra.
D'ora innanzi le sorti del nuovo Stato sono nelle mani di questo
governo voluto da tutti i popoli democratici jugoslavi.
La più importante caratteristica del nuovo governo è la sua ampiezza
democratica e popolare. Ne fanno parte tutti i ceti, tutte le classi,
tutti i partiti politici antifascisti, coi rappresentanti di tutti i
popoli jugoslavi. La base federativa inoltre garantisce l'uguaglianza
politica di tutti i popoli di Jugoslavia, e facilita simultaneamente al
popolo fratello di Bulgaria di venire a far parte dello Stato potente
democratico e popolare di tutti gli slavi meridionali. E' proprio la
libertà federativa che fa sorgere fra i popoli di uguali diritti e di
uguali doveri l'unità e fraternità jugoslava, conquistata e
suggellata dalla guerra di liberazione.

Il governo è costituito dai figli migliori dei popoli di Jugoslavia.
Ne è capo Tito, primo maresciallo jugoslavo, comandante supremo
dell'esercito di liberazione e dei distaccamenti partigiani jugoslavi,
figlio cinquantaduenne di un contadino croato e di madre slovena,
tornitore di professione, combattente senza compromessi per i diritti
del popolo lavoratore. Nella sua persona è la garanzia che il potere
politico in Jugoslavia è e rimarrà veramente democratico. E' lui il
vero fondatore dell'unità di tutti i popoli jugoslavi e della
Jugoslavia democratica.
Tito non è solo il dirigente della lotta antifascista dei popoli
jugoslavi, ma è il rappresentante degli sforzi democratici di tutte le
masse popolari di questa parte di Europa. Nemmeno il popolo italiano
acquisterà la sua democrazia vera e propria, se non unificando la sua
lotta di liberazione con quella dei popoli di Jugoslavia.
Fra i nostri potentissimi alleati, il governo sovietico ha per primo
riconosciuto il governo di Tito approvando così in tal modo anche la
sua linea politica. I governi di Inghilterra e d'America hanno esteso
la legge prestito ed affitto anche alla Jugoslavia di Tito. Oggi i
popoli jugoslavi chiedono ai governi anglo-americani che neghino
ospitalità al governo fantasma anti-popolare di re Pietro, che lo
sconfessino, e riconoscano ufficialmente il governo democratico e
popolare di Tito.
Un entusiasmo senza limiti regna nella patria comune di tutti i popoli
jugoslavi. Si tengono congressi della gioventù, delle donne
antifasciste, dei contadini, degli operai, degli intellettuali, artisti
e scienziati. Da tutte le riunioni affluiscono al governo, ai partiti
comunisti ed ai Comitati di Liberazione Nazionale dichiarazioni ed
approvazioni di tutte le decisioni prese finora dal governo,
espressioni della fiducia nel P.C.J. dirigente esperto e sicuro della
lotta della nazione jugoslava verso la democrazia popolare, e di
devozione a Tito, eroe leggendario, e di condanna unanime della guardia
bianca, dei suoi dirigenti traditori e del governo di re Pietro.
Solo in provincia di Lubiana hanno avuto luogo fra il 1°  dicembre '43
e il 15 gennaio '44, nove grandi congressi, 137 riunioni popolari, 537
manifestazioni e centinaia  di riunioni locali.

Intanto l'esercito di liberazione nazionale jugoslavo ha
vittoriosamente respinto l'urto furioso della sesta offensiva
concentrica condotta dalle masse corazzate di fanteria naziste,
ustascie, bulgare, del generale Nevic e di Mihajlovic. Da oltre due
mesi e mezzo il nemico si sforza di ottenere qualche successo ma deve
sempre rinnovare le sue "offensive generali" lasciando sul terreno
migliaia di morti e una buona parte di materiale bellico delle sue ben
trenta divisioni attaccanti. Le Brigate e i Distaccamenti partigiani
appoggiano la lotta dell'esercito di liberazione ostruendo le strade,
distruggendo i ponti ed i mezzi di trasporto e facendo saltare linee
ferroviarie e i nodi nevralgici del traffico degli avversari,
attaccando ed annientando la forza viva del nemico senza sosta e
dappertutto. Respinta in parte l'offensiva nemica, il nostro esercito
si è lanciato subito all'attacco decisivo per realizzare lo scopo
della guerra di liberazione di tutti i popoli compreso nel nostro grido
di combattimento: MORTE AL FASCISMO, LIBERTA' AI POPOLI!
Ecco la situazione in Jugoslavia, Patria democratica di tutti i suoi
popoli. Su tale situazione è basata la risolutezza e l'orgoglio di
tutti, sloveni, croati, montenegrini, serbi e macedoni, riuniti nel
Comitato di Liberazione nella lotta comune e sotto la guida del Partito
Comunista Jugoslavo.


[ tratto da "La nostra lotta",
organo del Partito Comunista Italiano, novembre 1944 ]




(...) Oltre che nelle zone periferiche come la Benecia, l'Osvobodilna Fronta slovenskega naroda (O.F.) e il Partito Comunista Sloveno (PCS) svolgevano una vasta azione politica, oltre che militare, anche nelle maggiori città. Nel gennaio 1943 venne concluso un primo accordo di collaborazione con il PCI triestino, che contribuì alla formazione di particolari forme organizzative di operai italiani e sloveni denominate 'Unità operaia'.
Dopo la capitolazione italiana il Movimento di liberazione nazionale sloveno fece un ulteriore salto qualitativo. Il 16 settembre 1943 l'organo supremo dell'O.F. proclamò l'annessione del Litorale alla Slovenia libera e unita. Il mese seguente l'O.F. si proclamò unico rappresentante legittimo del popolo sloveno sul suo territorio, con poteri legislativi ed esecutivi.
Nel dicembre del 1944 l'unità organizzativa tra il PC italiano e quello sloveno raggiunse un livello superiore, nella formazione di un comitato provinciale unico. Già nell'agosto del 1944 l'esercito di Liberazione sloveno era in grado di fondare un proprio Comando nella città di Trieste in vista dei preparativi per una insurrezione armata. In città esisteva anche un CLN italiano (Comitato di liberazione nazionale) che non accettava l'orientamento politico della NOB [Narodno osvobodilni boj - Guerra di liberazione nazionale slovena: linea guida della lotta politica e militare della guerra di liberazione dal nazifascismo - n.d.jure] e in particolare si poneva come unico rappresentante della popolazione italiana. Questo atteggiamento portò alla fuoriuscita del PCI dal CLN triestino nel settembre del 1944 ed alla sua più stretta collaborazione con l'OF e il PCS.
L'organizzazione politica dell'OF scavalcò allora il CLN locale, mettendosi in contatto direttamente con il Comitato di Liberazione Nazionale - Alta Italia (CLN-AI), che riconobbe agli Sloveni il diritto all'autodeterminazione e si appellò alle unità partigiane italiane della zona perchè aderissero all'esercito di Tito. La questione dei confini fu rinviata al periodo post-bellico.
[Fonte: P. Stranj, La comunità sommersa - Gli Sloveni in Italia dalla A alla Z, 1989, ppgg.88 e ss.]



PROCLAMA

Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia

ALLE POPOLAZIONI ITALIANE DELLA VENEZIA GIULIA!

(...) Lo svolgersi degli avvenimenti militari e politici ed il precisarsi dei compiti che per noi ne derivano nella lotta di liberazione dei popoli, rende necessario che il CLNAI, rappresentante del pensiero e della volontà degli italiani delle regioni settentrionali del paese, vi dica la sua parola e vi indichi i compiti che vi spettano. (...) Gli innumerevoli episodi di sopraffazione rappresentano una vergogna per il governo fascista, e il CLNAI sa di interpretare la voce degli italiani nell'affermare alta e forte la condanna di tale sistema e modo di agire. Il maggiore delitto è costituito dalla vile aggressione armata dell'aprile 1941; ed allora si sono visti i popoli jugoslavi ergersi in piedi e disarmati, con la forza della loro fede e del buon diritto, contrastare con i loro petti la violenza della forza bruta ed iniziare una gloriosa epopea culminata nella conquista delle libertà democratiche e dell'unità e indipendenza nazionale.
(...) Per contro, anche in conseguenza dell'antica deleteria politica della monarchia asburgica, della quale in questo momento i naziasti sono i continuatori, tendente a contrapporre le varie nazionalità, una parte degli Italiani - specie fra le popolazioni di confine, ottenebrate dalla propaganda degli ultimi 20 anni e dall'attuale politica ingannatrice degli occupanti nazisti, che si appoggia indifferentemente sui fascisti italiani, sulle Guardie bianco-blu slovene e sugli ustascia - non vede con chiarezza la reale situazione ed ha ancora incomprensione e diffidenza presso le popolazioni slave. Deve oggi essere chiaramente affermato e deve diventare convincimento di ogni italiano che i problemi derivanti dalla vicinanza o dalla convivenza dei due popoli occorre siano affrontati e risolti in uno spirito di mutua fratellanza e fiducia, nel rispetto dei diritti nazionali di ciascuno. (...) Attraverso i primi contatti che il CLNAI ha avuto con i rappresentanti dei popoli vicini, si è potuto rilevare l'identità di vedute e di propositi in tale spirito di fratellanza e di fiducia per la risoluzione dei problemi che sono di fronte a noi. Tale identità comincia ad assumere forma concreta nell'affermazione fatta da ambo le parti che è prematuro ed inopportuno iniziare oggi qualsiasi discussione sulle soluzioni territoriali derivanti dall'esistenza di popolazioni di nazionalità mista, problemi che dovranno essere risolti sulla base del principio di nazionalità e di autodecisione. (...)

ITALIANI DELLA VENEZIA GIULIA!
Costituite senza indugio in ogni centro i vostri CLN e date vita ai comitati antifascisti italo-sloveni e italo-croati, i quali oltre ad organizzare la lotta contro i comuni oppressori, avranno lo scopo di armonizzare gli interessi dei due popoli.

ITALIANI DELLA VENEZIA GIULIA!
Il vostro dovere è quello di arruolarvi nei reparti italiani che combattono nelle vostre regioni al comando del maresciallo Tito la comune guerra di liberazione, di fare grande e forte la Brigata d'assalto "Garibaldi" di Trieste, di aiutare in tutti i modi i partigiani, di organizzare nelle città formazioni di combattimento antinaziste, di passare al sabotaggio ed alla resistenza armata contro l'occupante. Darete così il più luminoso esempio di vero patriottismo. Le armate del maresciallo Tito sono una parte dei grandi eserciti vittoriosi delle Nazioni Unite: voi lotterete al loro fianco come a fianco di fratelli liberatori; creerete le premesse necessarie alla concorde soluzione dei problemi esistentri fra i due popoli, iniziando il nuovo periodo di civile vita italiana e di armonica convivenza internazionale.

Il Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia

[a cura di Jure]


Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia - onlus
 
sito internet: https://www.cnj.it/
posta elettronica: jugocoord(a)tiscali.it
notiziario telematico JUGOINFO:
http://groups.yahoo.com/group/crj-mailinglist/messages