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Saluto ai nostri
amici e alleati Jugoslavi
In conseguenza dello sviluppo degli avvenimenti
militari in Italia e nei Balcani è da prevedersi
l'eventualità che a breve scadenza le forze
popolari del Maresciallo Tito, appoggiate dal
vittorioso Esercito Sovietico che ha liberato in
questi giorni la Rumenia, la Bulgaria e
l'Ungheria, inizino operazioni di grande respiro
per la cacciata dei tedeschi e dei fascisti
anche dalla Venezia Giulia e dai territori
dell'Italia Nord-Orientale.
Noi salutiamo quest'eventualità come una grande
fortuna per il nostro paese e un grande passo
sulla via della liberazione, perchè l'azione
congiunta, in Italia, delle forze
Anglo-Americane al Sud, delle forze Jugoslave
all'Est, alleate e unite alle forze partigiane
Italiane che si battono sugli Appennini, sulle
Alpi e nella pianura Padana non può che
accelerare la fine dell'oppressione
nazi-fascista in Italia, la fine delle
sofferenze, delle rovine e dei lutti per il
nostro popolo.
Noi dobbiamo accogliere i soldati di Tito non
solo come dei liberatori allo stesso titolo con
cui sono accolti nell'Italia liberata i soldati
Anglo-Americani, ma come dei fratelli maggiori
che ci hanno indicato la via della rivolta e
della vittoria contro l'occupante nazista e i
traditori fascisti e che ci apportano con il
loro eroismo e il loro sacrificio la
libertà malgrado le colpe di cui, nei loro
confronti, le nostre caste imperialiste e il
fascismo coprirono il popolo Italiano con la
loro più che ventennale opera di persecuzione e
di oppressione nazionale.
Noi dobbiamo accogliere in particolare i soldati
di Tito come i creatori di nuovi rapporti di
convivenza e di fratellanza, non solo fra i
popoli jugoslavi ma fra tutti i popoli, come i
creatori della nuova democrazia sorta nel fuoco
della guerra di Liberazione Nazionale.
Essi vengono come fratelli perchè non solo i
territori slavi da essi liberati, ma anche
quelli Italiani non saranno sottoposti al regime
d'armistizio, ma considerati come territori
liberi, con un proprio auto-governo
rappresentato dagli organismi del movimento di
liberazione, nei quali i diritti e le
aspirazioni nazionali di ogni popolo o di ogni
gruppo nazionale trovano immediata e sicura
espressione democratica, in uno spirito di
fraterna solidarietà. A presidio dei territori
liberati staranno le forze popolari
dell'Esercito di Tito e le formazioni partigiane
italiane che avranno combattuto per la
liberazione, e che saranno rispettate nella loro
organizzazione e nelle loro caratteristiche, in
riconoscimento dei loro meriti e a presidio
delle conquistate libertà democratiche.
Grazie alla fraternità dei rapporti che legano
già oggi i combattenti italiani e quelli
jugoslavi e ai rapporti di più stretta
collaborazione militare e politica che si
stabiliranno nei prossimi mesi, nei territori
liberati nei quali italiani e jugoslavi si
troveranno a convivere in una nuova atmosfera di
solidarietà e di democrazia, sarà tutto il
popolo Italiano che si sentirà legato a tutti i
popoli jugoslavi e balcanici sorti a nuova vita
grazie agli sforzi e alle vittorie di Tito e dei
suoi soldati, sarà tutto il popolo italiano che
si collegherà, attraverso i popoli balcanici,
alla grande Unione Sovietica che è stata, è e
sempre sarà, faro di civiltà e di progresso per
tutti i popoli, che col suo eroismo e i suoi
sacrifici ha salvato l'Europa e il mondo dalla
schiavitù nazi-fascista.
Solo questa unione con i popoli che più hanno
combattuto e sofferto in questa guerra sarà
garanzia di pace per l'avvenire e di sicura
rinascita per il nostro paese. A questa unione
noi dobbiamo dedicare tutti i nostri sforzi,
tutte le nostre cure. I territori di confine che
sono sempre stati nel passato oggetto di
discordia e di conflitti rovinosi, devono
diventare, nella nuova atmosfera di libertà e di
fraternità, mezzi e occasioni di una più stretta
e feconda collaborazione fra i popoli.
Per tutte queste ragioni il Partito Comunista
Italiano invita i comunisti della Venezia Giulia
e delle regioni che entreranno nel campo delle
prossime operazioni militari dell'esercito di
Tito, a fare appello a tutte le forze
sinceramente democratiche e antifasciste delle
loro località perchè appoggino con la più grande
fiducia e il più grande entusiasmo tutte le
iniziative, tutte le azioni, sia politiche che
militari che l'O.F. [Osvobodilna Fronta = Fronte
di Liberazione] intenderà intraprendere per la
liberazione dei territori da loro abitati.
Il Partito Comunista Italiano fa appello a
tutte le formazioni Italiane di intensificare
la propria attività bellica contro i tedeschi
e i fascisti, e in particolare, fa
appello a quelle formazioni che si troveranno
ad agire nel campo operativo delle unità
patriottiche del Maresciallo Tito di
mettersi disciplinatamente sotto il comando
operativo di esse, per la necessaria unità
di Comando che, naturalmente, spetta loro perchè
le meglio inquadrate, e più esperte e le meglio
dirette.
Il Partito Comunista Italiano impegna inoltre
tutti i comunisti e invita tutti gli
antifascisti a combattere come i peggiori nemici
della liberazione nazionale del nostro paese e,
quindi, come alleati dei tedeschi e dei fascisti
quanti, con i soliti pretesti fascisti del
"pericolo slavo" e del "pericolo comunista"
lavorano a sabotare gli sforzi militari e
politici dei nostri fratelli slavi volti
alla loro liberazione e alla liberazione del
nostro paese, quanti, con dei pretesti,
lavoreranno ad opporre italiani e slavi, non
comunisti e comunisti, quanti cioè, con ogni
sorta di manovra, di calunnia e di menzogna non
intendono rinunciare alle mire imperialistiche e
di oppressione fasciste.
[ tratto da
"La nostra lotta",
organo del
Partito Comunista Italiano, 13 ottobre 1944 ]
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La nuova
Jugoslavia
Il crollo del fronte nazista nei Balcani,
l'entrata dell'Armata Rossa in Jugoslavia e le
vittorie comuni delle armi sovietiche e
jugoslave hanno mostrato ancora una volta -- ed
oggi con evidenza inconfutabile -- il contributo
grandioso che il movimento di liberazione
jugoslavo ha portato -- sotto la guida dell'eroe
leggendario dei popoli slavi, il Maresciallo
Tito -- alla causa comune dell'umanità
progressiva in lotta contro la barbarie e
l'infamia naziste.
Ciò che era speranza ed augurio di
un'avanguardia, il diretto contributo del popolo
sovietico e del popolo jugoslavo alla nostra
liberazione, diviene realtà e oggi ogni italiano
vede nell'avanzata sovietica-jugoslava un
valido, decisivo, aiuto allo sforzo degli
Eserciti alleati e del popolo italiano in lotta
per la cacciata dei tedeschi e lo sterminio dei
fascisti.
Avanguardia degli eserciti sovietico-jugoslavi,
il IX Corpo d'Armata del NOVJ (Esercito
Nazionale della liberazione della Jugoslavia) ha
già liberato quasi tutta la Slovenia,
costringendo l'occupante a trincerarsi in
qualche capoluogo di provincia e isolandolo
colla distruzione sistematica delle linee di
occupazione.
Nel Primorsko (Litorale giuliano) e in tutte le
regioni che furono testimoni dei delitti
dell'imperialismo fascista ferve oggi una nuova
democrazia. Nel fuoco della guerra di
liberazione, il popolo sloveno ricostruisce ciò
che il fascismo ha distrutto, conquista, alfine,
la sua libera vita nazionale.
Costituita alla fine della prima guerra
mondiale, la Jugoslavia era il risultato di un
compromesso tra le grandi potenze
imperialistiche, decise ad asservirsi attraverso
il ricatto dei territori incontestabilmente
jugoslavi, il nuovo Stato, sulle rovine
dell'Impero asburgico, sorgeva attorno alla
vecchia Serbia e al Montenegro. Appena i due
terzi del popolo sloveno venivano aggiudicati al
nuovo Stato: fra gli Stati confinanti veniva
diviso il resto; la fetta più grossa veniva
assegnata all'imperialismo italiano, cui toccava
anche tutto il popolo croato dell'Istria.
Privati della loro libertà nazionale, agli
sloveni ed ai croati compresi nello stato
italiano rimaneva ancora una precaria autonomia
culturale, di gran lunga inferiore a quella che
essi avevano goduto sotto la vecchia Austria.
Il misero straccio di libertà elargito dalla
democrazia prefascista, veniva strappato al
popolo sloveno dal fascismo. Proibiti i partiti
sloveni e croati, soppressa la fiorente stampa
libera così diffusa tra i contadini sloveni che
vantavano una percentuale di analfabeti
inferiore a quella di ogni altro paese europeo,
chiuse le scuole nazionali e reso obbligatorio
l'insegnamento nella sola lingua italiana,
contestato ai sacerdoti il diritto di predicare
nella lingua nazionale, sul popolo sloveno e
croato si abbattè lo stuolo fascista dei
funzionari statali, dei podestà, dei segretari
comunali, dei ferrovieri, dei maestri e, come in
un paese di occupazione militare, una quantità
di carabinieri e di militi.
Il ricco patrimonio cooperativo, le banche
popolari, le casse artigianali e le numerose
iniziative sociali, caratteristiche
dell'economia piccolo-contadina degli sloveni,
venivano saccheggiate e distrutte, mentre si
estendeva sulle campagne istriane e carsiche il
predominio del capitale finanziario che,
attraverso le grandi banche italiane, si
sostituiva al piccolo capitale commerciale
sloveno e croato. L'Istria e la Carsia divennero
così le regioni sulle quali - proporzionalmente
al reddito - gravava un debito ipotecario più
forte che in ogni altra regione italiana.
I beni comunali così necessari ad un'economia in
buona parte zootecnica venivano distribuiti
secondo i soliti criteri
dell'amministrazione fascista, arricchendo
i beni che i "signori" italiani avevano da lungo
tempo usurpato al contadino istriano.
Chi di noi triestini non ricorda con orrore lo
strazio che il fascismo ha fatto del popolo
sloveno e del popolo croato, chi non ricorda la
loro indomita volontà di liberazione che il
regime di terrore non riusciva a fiaccare, chi
non ricorda i martiri di Pola nel 1929, i
martiri di Basovizza nel 1931 e tutti gli altri
eroici caduti fino al compagno Tomasic e a tutti
i fucilati di Trieste nel 1941? Ricordo un
villaggio sloveno sulle pendici del Monte Nanos,
poche case in mezzo alla rada boscaglia carsica,
sulla cima di una collina; per arrivarci
soltanto una mulattiera e cinque ore di cammino
dalla stazione dell'autocorriera. Miseria nera,
nessun commercio, tasse enormi schiacciano una
miserrima economia essenzialmente naturale,
fondata su qualche capo di bestiame e sui magri
prodotti di un suolo sterile, sassoso, dove qui
e li sul grigio rosseggia il magro campicello
costruito faticosamente trasportando a spalla un
pò di terriccio. Ogni tanto un pattuglione di
carabinieri o di militi, armato, col moschetto
carico, passava per il paese, davanti alle porte
chiuse, nel silenzio dell'odio generale.
Il governo italiano, il fascismo non ha fatto
niente per questo paese, lo ha soltanto
derubato, oppresso, offeso nei più elementari
sentimenti di dignità umana e nazionale. L'unico
edificio civile è la scuola, una scuola che il
fascismo non ha costruito, ma ha rubato al
patrimonio nazionale del popolo sloveno per
metterci dentro un maestro fascista che obbliga
i figli del popolo sloveno a compitare in una
lingua che non sarebbe loro mai servita.
Municipio non c'è, perchè il municipio fascista
è chissà dove in fondo alla vallata. E in uno di
questi paesi la giustizia popolare raggiungeva
un giorno un maestro fascista, un sadico
criminale tubercolotico che seviziava i
fanciulli e, con bestialità orrenda, sputava
loro nella bocca la sua saliva infetta.
Dopo la scuola il servizio militare, con
destinazioni speciali, in formazioni speciali,
separati dai commilitoni italiani dalla
diffidenza che l'imperialismo fascista aveva
deliberatamente creato tra gli sloveni e noi. A
migliaia i giovani croati e i giovani sloveni
pur di sottrarsi all'ingiuria di un servizio
militare odioso, abbandonavano, tutti gli anni,
casa e famiglia, per rifugiarsi in Jugoslavia.
Questa è stata per vent'anni la vita del popolo
sloveno e del popolo croato oppressi
dall'imperialismo fascista.
* * *
Nel 1941, Hitler e Mussolini aggredivano
brutalmente il popolo jugoslavo che già cercava
nella lotta contro il nazi-fascismo e
nell'alleanza con l'URSS la garanzia della
propria indipendenza.
Le colonne corazzate dell'esercito nazista
infransero la resistenza del regio esercito
jugoslavo, minato, nei suoi stessi ranghi, dal
tradimento e dalla collaborazione col nemico.
Allo sfacelo dell'esercito regio rispose
l'eroica sollevazione di tutti i popoli della
Jugoslavia contro l'occupante. A decine di
migliaia gli arditi combattenti del popolo, a
migliaia le coraggiose donne del popolo
jugoslavo venivano massacrati o seppelliti nei
campi di concentramento.
Le truppe d'occupazione, ma anche truppe
dell'esercito fascista, italiani vestiti
dall'uniforme disonorante dell'aggressione e
dell'infamia, distrussero villaggi, incendiarono
case, decimarono intere regioni: ma per l'eroico
popolo jugoslavo la brutalità, la barbarie
scatenata dai nazi-fascisti furono la gran diana
per la lotta di riscossa popolare. Sui resti
sconfitti dell'esercito regio si
formarono i primi nuclei dell'esercito
partigiano, che prendendo ben presto il
carattere di un vero e proprio Esercito
Nazionale Jugoslavo di Liberazione (NOVJ) gettò
le fondamenta incrollabili per la nuova
Jugoslavia, la Jugoslavia del popolo.
Alla base di questo vastissimo anelito di
libertà e di vittoria era il movimento dell'O.F.
(Fronte di Liberazione). Sorto per iniziativa
del Partito comunista, nove giorni dopo
l'invasione, esso raggruppò all'infuori di ogni
distinzione politica o religiosa tutte le forze
sane dei popoli della Jugoslavia. Fu questo
vastissimo movimento popolare a garantire
l'incessante sviluppo dell'Esercito di
Liberazione, furono le migliaia di Comitati
dell'O.F. che permisero all'Esercito di
Liberazione di superare la prima grande crisi
dovuta alla vasta offensiva nazi-fascista nella
primavera del '42.
In ogni villaggio, in ogni borgata della
Jugoslavia si costituì il Comitato dell'O.F. e,
in forme il più possibile democratiche, i
migliori figli del popolo furono chiamati a
partecipare a questi organi di potere popolare.
Questa colossale organizzazione capillare
garantì i rifornimenti al NOVJ, fornì i
contingenti sempre crescenti che permisero di
superare le sei offensive del nemico e di
forgiare un esercito di 300.000 uomini.
Capo geniale, creatore di un esercito che i
Comandi alleati annoverarono tra i fattori
principali nella strategia generale della
guerra, è stato il Maresciallo Tito. Tito,
militante comunista, figlio di un contadino
croato e di madre slovena, simbolo di
quell'unione che sorge dalla comunanza delle
libere volontà di tutti i popoli della
Jugoslavia. E oggi al maresciallo Tito guardano
tutti i popoli dell'Europa balcanica come alla
loro guida sulla via dell'indipendenza e della
democrazia popolare.
Nel fuoco della guerra di liberazione i popoli
della Jugoslavia gettano, così, le basi della
nuova democrazia.
Premessa del movimento dell'O.F. era stata - tre
anni fa - la cacciata dell'occupante, il non
riconoscimento del vecchio stato reazionario,
dimostratosi incapace di organizzare la difesa
del paese, la lotta per la democrazia popolare
che assicurasse, nell'eguaglianza di tutti i
popoli della Jugoslavia, l'unità e
l'indipendenza nazionale.
Sotto lo stimolo delle esigenze belliche, dopo
la vittoriosa resistenza contro la grande prima
offensiva nazi-fascista, si riuniva nell'ottobre
del 1942 il primo congresso dell'O.F., l'AVNOJ,
il quale riconosceva nei Comitati dell'O.F. gli
organi fondamentali per la lotta di liberazione
e per il nuovo potere popolare e investiva Tito
del Comando e della guida di tutto il movimento
di liberazione. Al consiglio dell'O.F.,
all'AVNOJ, spettava la direzione e la
rappresentanza politica dei popoli della
Jugoslavia, senza che fosse ancora sconfessato
il governo fuggiasco.
Lo sviluppo della lotta di liberazione e
l'acutizzarsi delle condizioni generali
portavano intanto i circoli reazionari
raggruppati attorno a Mihajlovic e attorno ai
collaboratori tipo Macek, a posizioni sempre più
apertamente collaborazioniste e quindi
all'aperto tradimento.
Durante tutto il 1943 obiettivo essenziale della
lotta politica per la chiarificazione della
situazione interna, condotta dall'AVNOJ, fu la
definitiva liquidazione di qualsiasi equivoco
che intorbidasse la profonda linea che separava
ed opponeva all'occupante nazista i popoli
jugoslavi, liquidazione quindi di ogni forma di
autorità che rappresentasse un compromesso col
vecchio ordine reazionario.
Fu in quell'anno che la guardia bianco-blu dei
reazionari sloveni venne liquidata e finì collo
sparire dopo il crollo dell'alleato e padrone
fascista; fu in quell'anno che divenne chiara a
tutto il mondo la funzione provocatoria che
Mihajlovic esercitava per conto dell'occupante.
Aperta venne dichiarata la lotta contro
Mihajlovic e i manutengoli del governo
fuoriuscito e le vittoriose affermazioni del
NOVJ, sottolineando il contributo portato alla
causa comune delle Nazioni Unite, portarono al
riconoscimento internazionale dell'AVNOJ come
guida politica dell'insurrezione nazionale dei
popoli della Jugoslavia.
Gli organi del movimento dell'O.F. conquistarono
quindi sempre nuovi riconoscimenti in campo
internazionale, appoggiati in questa loro azione
dal valido aiuto dell'URSS, protettrice di tutti
i popoli in lotta per la loro libertà e, in
special modo, dei popoli slavi verso la
costruzione di un nuovo mondo nei Balcani
tormentati. Fu l'Unione Sovietica che per prima
riconobbe nell'AVNOJ il legittimo governo
jugoslavo e strinse con esso normali rapporti
diplomatici.
Sulla base di questi successi, l'AVNOJ, nel suo
secondo congresso della fine del 1943, decise
quindi la trasformazione del Comitato jugoslavo
dell'O.F. in Governo, riconoscendo nel popolo
organizzato nei comitati dell'O.F. l'unica fonte
di potere per la nuova Jugoslavia.
Espressione della concorde volontà dei popoli
jugoslavi, l'AVNOJ, per sua formazione
federativa, costituisce una prefigurazione del
Governo di domani, Governo popolare di una
Jugoslavia, federativa e democratica. Nella
democrazia e nella vita federativa si garantisce
così libera espressione alle caratteristiche
sociali e storiche di ogni popolo della
Jugoslavia.
Guida alla costruzione della nuova Jugoslavia è
stato il Partito Comunista. E' stato possibile,
grazie alla sua instancabile attività unitaria e
alla sua vasta influenza, di trasformare i primi
nuclei nel NOVJ, di creare in ogni villaggio il
Comitato dell'O.F. Vero Partito
bolscevico, esso sa unire, alla decisione ed
all'audacia, la comprensione delle esigenze dei
più larghi strati popolari e ne è prova
l'iniziativa presa da esso, per la costituzione
di larghe organizzazioni di masse femminili e
giovanili che vengono ad interessare alla
suprema lotta nazionale tutti gli strati
popolari. La crescente influenza del P.C.
nell'O.F., la profonda crisi degli altri Partiti
i cui dirigenti si sono in massima parte posti
al servizio dell'occupante, ha determinato i
residui gruppi politici non compromessi a
riconoscere in Tito la loro guida nella lotta
per la nuova Jugoslavia popolare. Alla testa di
tutti i popoli della Jugoslavia, il popolo
sloveno che ha realizzato una giusta politica
unitaria, combatte per una Slovenia libera,
unita e democratica e getta già oggi le
fondamenta della libera vita democratica.
Il movimento dell'O.F. consolidato in efficente
organismo di governo ha promosso vaste
consultazioni popolari in tutti i paesi della
Jugoslavia. Anche nel Litorale (Primorsko) si
sono svolte, e molto recentemente, le elezioni
generali: tale era l'interesse della popolazione
che i contadini dei paesi ancora occupati
facevano chilometri e chilometri per deporre la
loro scheda, per partecipare al loro comizio
elettorale.
Così rivivono a nuova coscienza nazionale e
democratica le popolazioni che il fascismo ha
avvilito per vent'anni.
Libera vita democratica, autogoverno delle masse
popolari, pieno riconoscimento degli sforzi che
i popoli hanno compiuto per la loro liberazione:
queste sono le direttive che informano l'azione
politica del NOVJ nei territori liberati. E per
questo non sono soltanto le popolazioni slave,
ma tutti i popoli a guardare a Tito come a un
eroe leggendario, campione di libertà. Non
soltanto i popoli balcanici vedono nel NOVJ una
grande forza liberatrice, ma tutti i popoli
confinanti e particolarmente le nostre
popolazioni del Veneto.
L'Armata Rossa ha raggiunto Budapest, l'Esercito
di Tito sta ripulendo la Jugoslavia dalle truppe
di Hitler: grandioso è l'aiuto che l'esercito di
Tito potrà dare alla nostra lotta di
liberazione.
Tendere tutte le forze per aiutare il
popolo jugoslavo nella sua epica impresa; questo
è il dovere di ogni italiano, questa è la via
per avvicinare il giorno della liberazione, per
dimostrare che non sul popolo italiano, ma solo
sul fascismo ricadono le responsabilità e l'onta
per i delitti commessi contro il libero popolo
jugoslavo.
Ed è su questa chiara coscienza che già si fonda
l'azione del popolo jugoslavo e delle sua
avanguardia liberatrice. Gli italiani schiavi
hanno ridotto in schiavitù il popolo sloveno e
il popolo croato, ma gli sloveni e i croati
liberi aprono oggi, con ampie libertà
democratiche, nuovi orizzonti alla vita delle
popolazioni che entrano nel raggio delle
operazioni del NOVJ.
Lo spirito che informa le relazioni tra popoli
liberi agli interessi progressivi di tutta
l'umanità, è oggi, deve sempre più essere alla
base delle nostre relazioni, della nostra
amicizia per il popolo jugoslavo, araldo di
libertà e costruttore nei Balcani della nuova
Europa.
Dalla marcia sempre più rapida degli eserciti
sovietici ed jugoslavi, facile è trarre
l'augurio di prossime grandi operazioni per la
liberazione della Venezia Giulia e dell'Italia
nord-orientale dal nazi-fascismo.
Confidando nell'aiuto sovietico ed jugoslavo
alla sua lotta, il popolo italiano, impegnato
nella battaglia insurrezionale, rivolge - oggi,
7 novembre - il suo saluto augurale al popolo
jugoslavo che l'U.R.S.S., guida dei popoli
slavi, così validamente sostiene nella sua lotta
per la riscossa e la libertà.
[Eugenio
Curiel.
Tratto da "La nostra lotta",
organo del
Partito Comunista Italiano, a. II, n.17,
ottobre 1944 ]
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I fondamenti
democratici della Jugoslavia
Parole di un
patriota sloveno agli italiani
Tre anni fa tutti i popoli di Jugoslavia, senza
alcuna distinzione di
nazionalità, di ideologia politica, di credenze
religiose, si sono
unanimemente levati per la guerra di Liberazione
Nazionale.
Nei territori occupati, i nazi-fascisti hanno
sterminato la nostra
popolazione civile. Migliaia e migliaia delle
nostre donne, vecchi e
bambini sono rimasti nei campi di
concentramento. Centinaia e centinaia
dei nostri connazionali sono caduti come ostaggi
e vittime della furia
degli occupanti. Diecine e diecine dei nostri
paesi e villaggi sono
stati completamente bruciati, la popolazione
decimata ed i valori
rubati.
Più la situazione degli occupanti nazi-fascisti
diventa disperata,
più essi diventano feroci. Ma sulle rovine e le
stragi e sotto la
guida del nostro Partito Comunista si è creato
un nuovo validissimo
esercito, terrore delle bande nazi-fasciste e
garanzia della nostra
liberazione e del nostro avvenire democratico;
si è temprata la
volontà combattiva dei nostri popoli
affratellati; abbiamo giurato
fedeltà all'idea della nostra guerra di
liberazione nazionale e di non
deporre le armi prima che il nemico sia cacciato
e prima di essere
sicuri che nessuno dei politicanti fuggiaschi e
sfruttatori
anti-popolari ritorneranno ad imporci il loro
giogo.
All'inizio della fase decisiva della nostra
lotta di liberazione
nazionale, si sono avuti, il novembre scorso,
avvenimenti
importantissimi; si è riunito per la seconda
volta il Comitato
antifascista di Liberazione Nazionale jugoslavo
(Avnoj) con
rappresentanti democraticamente eletti nelle
elezioni popolari,
malgrado lo stato di guerra.
In questa occasione i popoli di Jugoslavia hanno
concretizzato, primo
fra i popoli soggiogati, il diritto di ogni
popolo all'autodecisione
garantito anche dalla Carta Atlantica, cioè
hanno deciso da soli la
loro sorte, scegliendo la loro futura vita nella
Jugoslavia democratica
e federativa e costituendo l'organo supremo
legislativo ed esecutivo,
espressione della sovranità dei popoli e dello
Stato jugoslavo.
Sono stati tolti al governo fuggiasco e
traditore di re Pietro II tutti
i diritti del governo legittimo, poichè
colpevole della guerra
fratricida della nostra Patria, iniziata dal suo
ministro Mihajlovic ed
alimentata dalle forze reazionarie riunite nel
seno di codesto governo
anti-popolare. Al re stesso è stato proibito il
ritorno nello Stato
dichiarando che la questione riguardante il re e
la monarchia sarà
risolta dai popoli stessi dopo la liberazione di
tutti i territori
nazionali. In tal modo, tutte le forze
reazionarie sono state
condannate all'unanimità, mentre d'altra parte
l'eguaglianza politica
di tutti i popoli jugoslavi, acquistata durante
la durissima lotta di
liberazione viene solennemente confermata e
garantita.
E' stato nominato il presidio dell'Avnoj, il
Comitato nazionale di
Liberazione, il nostro governo provvisorio, per
la durata della guerra.
D'ora innanzi le sorti del nuovo Stato sono
nelle mani di questo
governo voluto da tutti i popoli democratici
jugoslavi.
La più importante caratteristica del nuovo
governo è la sua ampiezza
democratica e popolare. Ne fanno parte tutti i
ceti, tutte le classi,
tutti i partiti politici antifascisti, coi
rappresentanti di tutti i
popoli jugoslavi. La base federativa inoltre
garantisce l'uguaglianza
politica di tutti i popoli di Jugoslavia, e
facilita simultaneamente al
popolo fratello di Bulgaria di venire a far
parte dello Stato potente
democratico e popolare di tutti gli slavi
meridionali. E' proprio la
libertà federativa che fa sorgere fra i popoli
di uguali diritti e di
uguali doveri l'unità e fraternità jugoslava,
conquistata e
suggellata dalla guerra di liberazione.
Il governo è costituito dai figli migliori dei
popoli di Jugoslavia.
Ne è capo Tito, primo maresciallo jugoslavo,
comandante supremo
dell'esercito di liberazione e dei distaccamenti
partigiani jugoslavi,
figlio cinquantaduenne di un contadino croato e
di madre slovena,
tornitore di professione, combattente senza
compromessi per i diritti
del popolo lavoratore. Nella sua persona è la
garanzia che il potere
politico in Jugoslavia è e rimarrà veramente
democratico. E' lui il
vero fondatore dell'unità di tutti i popoli
jugoslavi e della
Jugoslavia democratica.
Tito non è solo il dirigente della lotta
antifascista dei popoli
jugoslavi, ma è il rappresentante degli sforzi
democratici di tutte le
masse popolari di questa parte di Europa.
Nemmeno il popolo italiano
acquisterà la sua democrazia vera e propria, se
non unificando la sua
lotta di liberazione con quella dei popoli di
Jugoslavia.
Fra i nostri potentissimi alleati, il governo
sovietico ha per primo
riconosciuto il governo di Tito approvando così
in tal modo anche la
sua linea politica. I governi di Inghilterra e
d'America hanno esteso
la legge prestito ed affitto anche alla
Jugoslavia di Tito. Oggi i
popoli jugoslavi chiedono ai governi
anglo-americani che neghino
ospitalità al governo fantasma anti-popolare di
re Pietro, che lo
sconfessino, e riconoscano ufficialmente il
governo democratico e
popolare di Tito.
Un entusiasmo senza limiti regna nella patria
comune di tutti i popoli
jugoslavi. Si tengono congressi della gioventù,
delle donne
antifasciste, dei contadini, degli operai, degli
intellettuali, artisti
e scienziati. Da tutte le riunioni affluiscono
al governo, ai partiti
comunisti ed ai Comitati di Liberazione
Nazionale dichiarazioni ed
approvazioni di tutte le decisioni prese finora
dal governo,
espressioni della fiducia nel P.C.J. dirigente
esperto e sicuro della
lotta della nazione jugoslava verso la
democrazia popolare, e di
devozione a Tito, eroe leggendario, e di
condanna unanime della guardia
bianca, dei suoi dirigenti traditori e del
governo di re Pietro.
Solo in provincia di Lubiana hanno avuto luogo
fra il 1° dicembre '43
e il 15 gennaio '44, nove grandi congressi, 137
riunioni popolari, 537
manifestazioni e centinaia di riunioni
locali.
Intanto l'esercito di liberazione nazionale
jugoslavo ha
vittoriosamente respinto l'urto furioso della
sesta offensiva
concentrica condotta dalle masse corazzate di
fanteria naziste,
ustascie, bulgare, del generale Nevic e di
Mihajlovic. Da oltre due
mesi e mezzo il nemico si sforza di ottenere
qualche successo ma deve
sempre rinnovare le sue "offensive
generali" lasciando sul terreno
migliaia di morti e una buona parte di materiale
bellico delle sue ben
trenta divisioni attaccanti. Le Brigate e i
Distaccamenti partigiani
appoggiano la lotta dell'esercito di liberazione
ostruendo le strade,
distruggendo i ponti ed i mezzi di trasporto e
facendo saltare linee
ferroviarie e i nodi nevralgici del traffico
degli avversari,
attaccando ed annientando la forza viva del
nemico senza sosta e
dappertutto. Respinta in parte l'offensiva
nemica, il nostro esercito
si è lanciato subito all'attacco decisivo per
realizzare lo scopo
della guerra di liberazione di tutti i popoli
compreso nel nostro grido
di combattimento: MORTE AL FASCISMO, LIBERTA' AI
POPOLI!
Ecco la situazione in Jugoslavia, Patria
democratica di tutti i suoi
popoli. Su tale situazione è basata la
risolutezza e l'orgoglio di
tutti, sloveni, croati, montenegrini, serbi e
macedoni, riuniti nel
Comitato di Liberazione nella lotta comune e
sotto la guida del Partito
Comunista Jugoslavo.
[ tratto da "La nostra lotta",
organo del Partito Comunista Italiano,
novembre 1944 ]
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(...)
Oltre che
nelle zone periferiche come la Benecia,
l'Osvobodilna Fronta slovenskega naroda (O.F.) e il
Partito Comunista Sloveno (PCS) svolgevano
una vasta azione politica, oltre che militare, anche
nelle maggiori città. Nel gennaio 1943 venne
concluso un primo accordo di collaborazione
con il PCI triestino, che contribuì alla
formazione di particolari forme organizzative di
operai italiani e sloveni denominate 'Unità
operaia'.
Dopo la
capitolazione italiana il Movimento di
liberazione nazionale sloveno fece un
ulteriore salto qualitativo. Il 16 settembre
1943 l'organo supremo dell'O.F. proclamò
l'annessione del Litorale alla
Slovenia libera e unita. Il mese seguente
l'O.F. si proclamò unico rappresentante legittimo del
popolo sloveno sul suo territorio, con
poteri legislativi ed esecutivi.
Nel dicembre
del 1944 l'unità organizzativa tra il PC
italiano e quello sloveno raggiunse un livello
superiore, nella formazione di un comitato
provinciale unico. Già nell'agosto del 1944
l'esercito
di Liberazione sloveno era in grado di
fondare un proprio Comando nella città di Trieste in vista
dei preparativi per una insurrezione armata.
In città esisteva anche un CLN italiano
(Comitato di liberazione nazionale) che non
accettava l'orientamento politico della NOB [Narodno
osvobodilni boj - Guerra di liberazione
nazionale slovena: linea guida della lotta
politica e militare della guerra di
liberazione dal nazifascismo - n.d.jure] e in
particolare si poneva come unico rappresentante
della popolazione italiana. Questo
atteggiamento portò alla fuoriuscita
del PCI dal CLN triestino nel settembre del
1944 ed alla sua più stretta collaborazione
con l'OF e il PCS.
L'organizzazione
politica dell'OF scavalcò allora il CLN
locale, mettendosi in contatto direttamente
con il Comitato di Liberazione Nazionale -
Alta Italia (CLN-AI), che riconobbe agli Sloveni il
diritto all'autodeterminazione e si appellò
alle unità partigiane italiane della zona perchè
aderissero all'esercito di Tito. La
questione dei confini fu rinviata al periodo
post-bellico.
[Fonte: P. Stranj, La comunità
sommersa - Gli Sloveni in Italia dalla A
alla Z, 1989, ppgg.88 e ss.]
PROCLAMA
Comitato di
Liberazione Nazionale per l'Alta Italia
ALLE
POPOLAZIONI ITALIANE DELLA VENEZIA GIULIA!
(...) Lo svolgersi degli avvenimenti militari e
politici ed il precisarsi dei compiti che per
noi ne derivano nella lotta di liberazione dei
popoli, rende necessario che il CLNAI,
rappresentante del pensiero e della volontà
degli italiani delle regioni settentrionali del
paese, vi dica la sua parola e vi indichi i
compiti che vi spettano. (...) Gli innumerevoli
episodi di sopraffazione rappresentano una
vergogna per il governo fascista, e il CLNAI sa
di interpretare la voce degli italiani
nell'affermare alta e forte la condanna di tale
sistema e modo di agire. Il maggiore delitto è
costituito dalla vile aggressione armata
dell'aprile 1941; ed allora si sono visti i
popoli jugoslavi ergersi in piedi e disarmati,
con la forza della loro fede e del buon diritto,
contrastare con i loro petti la violenza della
forza bruta ed iniziare una gloriosa epopea
culminata nella conquista delle libertà
democratiche e dell'unità e indipendenza
nazionale.
(...) Per contro, anche in conseguenza
dell'antica deleteria politica della monarchia
asburgica, della quale in questo momento i
naziasti sono i continuatori, tendente a
contrapporre le varie nazionalità, una parte
degli Italiani - specie fra le popolazioni di
confine, ottenebrate dalla propaganda degli
ultimi 20 anni e dall'attuale politica
ingannatrice degli occupanti nazisti, che si
appoggia indifferentemente sui fascisti
italiani, sulle Guardie bianco-blu slovene e
sugli ustascia - non vede con chiarezza la reale
situazione ed ha ancora incomprensione e
diffidenza presso le popolazioni slave. Deve
oggi essere chiaramente affermato e deve
diventare convincimento di ogni italiano che i
problemi derivanti dalla vicinanza o dalla
convivenza dei due popoli occorre siano
affrontati e risolti in uno spirito di mutua
fratellanza e fiducia, nel rispetto dei diritti
nazionali di ciascuno. (...) Attraverso i primi
contatti che il CLNAI ha avuto con i
rappresentanti dei popoli vicini, si è potuto
rilevare l'identità di vedute e di propositi in
tale spirito di fratellanza e di fiducia per la
risoluzione dei problemi che sono di fronte a
noi. Tale identità comincia ad assumere forma
concreta nell'affermazione fatta da ambo le
parti che è prematuro ed inopportuno iniziare
oggi qualsiasi discussione sulle soluzioni
territoriali derivanti dall'esistenza di
popolazioni di nazionalità mista, problemi che
dovranno essere risolti sulla base del principio
di nazionalità e di autodecisione. (...)
ITALIANI DELLA
VENEZIA GIULIA!
Costituite senza indugio in ogni centro i vostri
CLN e date vita ai comitati antifascisti
italo-sloveni e italo-croati, i quali oltre ad
organizzare la lotta contro i comuni oppressori,
avranno lo scopo di armonizzare gli interessi
dei due popoli.
ITALIANI DELLA
VENEZIA GIULIA!
Il vostro dovere è quello di arruolarvi nei
reparti italiani che combattono nelle vostre
regioni al comando del maresciallo Tito la
comune guerra di liberazione, di fare grande e
forte la Brigata d'assalto "Garibaldi" di
Trieste, di aiutare in tutti i modi i
partigiani, di organizzare nelle città
formazioni di combattimento antinaziste, di
passare al sabotaggio ed alla resistenza armata
contro l'occupante. Darete così il più luminoso
esempio di vero patriottismo. Le armate del
maresciallo Tito sono una parte dei grandi
eserciti vittoriosi delle Nazioni Unite: voi
lotterete al loro fianco come a fianco di
fratelli liberatori; creerete le premesse
necessarie alla concorde soluzione dei problemi
esistentri fra i due popoli, iniziando il nuovo
periodo di civile vita italiana e di armonica
convivenza internazionale.
Il Comitato di
Liberazione Nazionale per l'Alta Italia
[a cura di Jure]
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